Glass Heart: la Leggenda del Cuore di Vetro

di Cyborg22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perchè il prossimo obiettivo è sempre più ambizioso del precedente ***
Capitolo 2: *** Parole bugiarde ***
Capitolo 3: *** Due Hunter alla corte di Lady Ainne ***
Capitolo 4: *** Chi ha paura dei fantasmi? (1° parte) ***
Capitolo 5: *** Chi ha paura dei fantasmi? (2° parte) ***



Capitolo 1
*** Perchè il prossimo obiettivo è sempre più ambizioso del precedente ***


Prologo, ovvero:

"Perchè il prossimo obiettivo è sempre più ambizioso del precedente"

Gon osservò distrattamente la figura di Satotsu salutare lui e Killua prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione all'amico.
- Ehi Gon, ma mi stai ascoltando?- Killua gli stava sventolando una mano davanti agli occhi mentre lo osservava con un'espressione scocciata.
- Certo. Piuttosto tu hai un idea di dove dovremo dirigerci?-
Quella domanda gli costò un'occhiataccia dall'amico, che si rassegnò a ripetere tutto ciò che aveva appena detto.
- E' da dieci minuti che sto cercando di ricordarti che non sappiamo dove cercare questo hunter, dovremo inventarci qualcosa per raggiungerlo al più presto- borbottò Killua, ancora arrabiato con l'altro. Gon ignorò il malumore dell'albino ed invece di deprimersi come lui alzò il viso verso il limpido cielo di maggio e sorrise.
Suo padre era lontano ma, se lo sentiva, presto lui lo avrebbe incontrato di nuovo ed allora avrebbe ottenuto le sue risposte.
- Scommetto che qualcuno come lei non può non comparire sul sito degli hunter, chissà magari lì c'è scritto anche il suo indirizzo- ragionò il moro sotto lo sguardo dubbioso dell'altro.
- Appunto perchè è molto forte dubito che sia stata così sventata da fornire un'informazione del genere a qualunque hunter- replicò con tono saccente Killua, deciso a mettere l'altro in difficoltà.
Se lo meritava dopo averlo snobbato per ben dieci minuti!
- Non credo. In fondo anche tu e la tua famiglia dite a chiunque dove abitate no? Avete persino dei biglietti da visita-
- E questo che c'entra? Noi siamo mercenari, abbiamo bisogno di far sapere ai nostri possibili clienti come rintracciarci in fretta, invece questo hunter non deve farsi assoldare da nessuno-
- Anche lei ha bisogno di clienti no? Ce lo ha detto Satotsu, per questo pensò che non sarà difficile sapere dove abita-
- E va bene, facciamo una prova, ma se non risulta niente sarà colpa tua averci fatto perdere tempo chiaro?- capitolò Killua, decidendo che per il momento aveva pungolato Gon abbastanza.
Non era quello il momento per litigare ma l'albino si ripromise di riprendere la questione con il moro quanto prima.
Perdonare tanto facilmente non faceva parte della sua natura capricciosa e testarda.
- Ok, ricevuto-

              ***

- Guarda qua Gon! Penso di aver trovato qualcosa!- annunciò festante Killua, cliccando su un nome in particolare nella lunga lista di hunter.
Erano entrati in un Internet Cafe più di un'ora prima ma per tutto quel tempo nessuno dei due aveva trovato nulla di interessante.
Poi improvvisamente l'albino aveva trovato quella lunga lista di nomi e tra di essi proprio quello del loro obiettivo.
- Che cosa hai trovato?-
Il tono ansioso di Gon fece accarezzare all'albino l'idea di fargli uno scherzo dicendogli che non aveva trovato un bel niente, giusto per vendicarsi del torto subito poco prima, ma il suo entusiasmo ebbe alla fine la meglio sui propositi di vendetta e dunque non si fece pregare nel rivelare all'amico la sua scoperta.
- A quanto pare ci sono degli hunter che hanno inserito delle schede di identificazione nel sito. Non sono tanti, solo una ventina, ma tra di essi c'è anche la nostra vittima- gongolò l'albino osservando con attenzione la scheda appartenente alla suddetta vittima.
- Fa vedere! Che cosa dice?- chiese eccitato il moro, guardando anche lui la pagina internet visualizzata dall'amico.
- Eccola qua. Ainne Van Roel, double hunter- annunciò solennemente Killua.
Gon sorrise soddisfatto.
L'avevano trovata.
Era stato Satostsu a parlargli di lei per la prima volta.
(Flash-back)
- Allora, avete già deciso quale sarà la vostra prossima tappa?-
Gon era sobbalzato sulla comoda poltrona di velluto blu sulla quale si era seduto, forse, una mezz'ora prima.
Si era perso nei suoi pensieri già da un pò e non aveva notato l'avvicinarsi della figura silenziosa dell'altro hunter.
In ogni caso il moro si riprese subito e sfoderò uno dei suoi sorrisi.
Era appena scampato alla morte grazie al fratello di Killua e non aveva nessuna intenzione di essere triste in quel momento.
Anche se suo padre l'aveva ignorato in un modo orribilmente palese solo il giorno prima, ferendolo in modo profondo.
A dirla tutta nemmeno Gon si era aspettato che una qualunque azione di suo padre potesse toccarlo così tanto.
Era vero che lo aveva cercato per molto tempo, tuttavia razionalmente Gon sapeva di non conoscerlo affatto, e che forse tutto ciò che voleva da lui era solo una spiegazione sulla ragione del suo abbandono. Invece l'indifferenza di quell'uomo gli aveva provocato una fitta al cuore che il ragazzo non riusciva a dimenticare.
Aveva bisogno di tempo per pensare, per elaborare.
Ed anche di iniziare subito un nuovo allenamento, in modo da diventare più forte.
- In realtà no, ma io e Killua stavamo pensando di iniziare un nuovo allenamento per migliorare ancora, solo che dobbiamo ancora decidere dove-
- Capisco. Posso sedermi?- aveva chiesto con impeccabile cortesia l'uomo, indicando la poltrona di fronte a quella del moro.
- Certo!-
- Devo ammettere che in questi giorni ho osservato molto attentamente i vostri progressi e penso che forse abbiate diritto ad un pò di riposo adesso- disse con tono conciliante il maggiore, sedendosi tuttavia in maniera piuttosto rigida.
Quelle parole non ebbero il potere di scalfire la sicurezza del moro, tranquillamente deciso a fare di testa sua.
- No, io e Killua vogliamo migliorare.
Se non troveremo nessun maestro che possa insegnarci ciò che ancora non sappiamo rintracceremo i nostri ex-sensei, oppure impareremo da soli-
La sicurezza con cui il giovane aveva pronunciato quelle parole spazzò via qualunque dubbio la mente dell'uomo avesse nutrito fino a quel momento, e lo fece giungere all'inaspettata conclusione di voler aiutare quel bambino così sicuro di sè.
- Mi ascolti allora, forse non avrei il diritto di impicciarmi nei suoi affari ma voglio darle un consiglio-
Satotsu interpretò l'occhiata curiosa che Gon gli rivolse a quelle parole come un permesso a parlare e quindi fornì la sua soluzione al problema.
- Lei ed il suo amico siete migliorati molto nell'uso del nen, questo è innegabile, ma ancora non riuscite ad applicarlo in maniera ottimale, e ciò vi è stato dimostrato ampiamente dalle condizioni in cui vi ha ridotto la battaglia che le Formichimere-
Nel ricordarsi del miserevole stato a cui quella battaglia lo aveva portato Gon distolse lo sguardo dagli occhi dell'altro, ancora piuttosto imbarazzato nel ricordare la sua debolezza.
- Non deve vergognarsi, si è dimostrato molto coraggioso nell'affrontare un nemico a lei così superiore, ed anche se lo ha vinto in un modo pericoloso ha comunque affermato la sua superiorità.
In ogni caso penso che sia il momento che vi vengano insegnati non solo i modi di usare il nen ma anche quelli alternativi ad esso-
- Non capisco. Che significa che ci sono modi alternativi al nen?-
- Vede Gon ci saranno delle situazioni in cui il nen invece di favorirla la potrebbe mettere in situazioni difficili, ed allora potrà ricorrere solo a delle altre sue abilità, che devono essere opportunamente sviluppate per poter sostituire il nen-
- Continuo a non capire- borbottò il più piccolo, osservando confuso l'uomo.
- Mi scusi, ammetto di non essermi espresso bene. Ma questo è un concetto un pò difficile da spiegare, bisogna trovarsi in una situazione del genere per comprendere veramente.
Diciamo che un buon hunter, ed in generale un buon combattente, non deve affidare ogni sua possibilità di vittoria al nen, ma deve essere capace di vincere anche senza di esso-
Quelle parole riportarono bruscamente alla mente di Gon la spiegazione di Kurapika sul potere delle sue catene.
Ricordava bene il terribile potere della catena imprigionante, capace di ridurre il suo obiettivo ad uno zetsu forzato.
Che cosa avrebbe fatto se avesse incontrato un avversario con un potere simile che lo avrebbe privato del nen?
Avrebbe perso sicuramente.
Si rimproverò per non aver pensato prima ad un'eventualità simile, era stato fortunato a non incontrare nessuno con un potere del genere.
- Ha compreso cosa intendevo dirle?- domandò l'uomo, vedendo lo sguardo assorto del ragazzo.
- Credo di sì. In effetti non ci avevo mai pensato ma hai ragione, nel caso in cui io sia impossibilitato ad usare il nen devo essere abbastanza forte da sconfiggere un nemico armato invece di aura a mani nude-
- Già. Per questo credo che dovreste chiedere aiuto ad un hunter esperto, ed in particolare a qualcuno che possa insegnarvi oltre a delle tecniche di combattimento anche altre abilità, come quella nei travestimenti, o nei depistaggi-
- Ed avresti già in mente qualcuno in particolare, Satotsu?- insinuò con un espressione furba Gon, avendo già intuito che era esattamente così.
- In verità sì. So che fate parte della scuola Sorgente dello Spirito, per questo ho pensato ad un'insegnante che appartenesse a quella scuola. C'è una persona che può aiutarvi, ma prima devo sapere quanto tu e Killua siete disposti a rischiare per migliorare-
- Non posso parlare anche per Killua ma io sono pronto a migliorare ad ogni costo-
Se avesse potuto Satotsu avrebbe sorriso.
Neppure di fronte alla possibilità di trovarsi nelle grinfie di chissà chi la testardaggine di Gon cedeva il passo alla ragionevolezza.
- La persona in questione è un Double Hunter ed è il capo della sua categoria. Il suo nome è Ainne Van Roel ed è un Hunter dei Dispersi-
- E' una donna?-
- Sì, ma la pregherei di non sottovalutarla per questo. D'altronde lei ha già fatto la conoscenza di miss Krueger, per cui dovrebbe capire quanto in realtà possano essere pericolose le donne- Un'espressione di sano terrore si dipinse sul volto di Gon nell'immaginare una seconda Biscuit a piede libero.
- Non è mica stata un allieva di Biscuit vero?-
- No, non so precisamente da chi sia stata addestrata ma sta di fatto che è molto brava in quello che fa, per cui penso che potrebbe insegnarvi cose molto utili se riuscirete ad entrare nelle sue grazie- - E come dovremmo entrarci?- domandò Gon iniziando a preoccuparsi.
Il suo sesto senso gli stava urlando nelle orecchie che quella di contattare un hunter del genere non era un idea per niente buona.
O favorevole alla sua salute.
- Non saprei, ci siamo incontrati poche volte ma ci sono molte voci che la descrivono come una persona bizzarra, qualità estremamente comune tra gli hunter non trova?-
- Purtroppo- mormorò Gon, ricordando le sue molteplici esperienze alla mercè di qualche folle con la licenza di hunter.
- Ma quanti anni ha?-
- Non so rispondere neanche a questa domanda, ma credo che si aggiri attorno ai trenta. In ogni caso, fossi in lei, non le chiederei delucidazioni sull'argomento-
Gon annuì, per dimostrare che aveva capito e poi pose l'ultima domanda, quella che al momento era più importante, - Dove vive?-.
- Anche questo è un mistero su cui non ho mai indagato, dato che non ho ma avuto necessità di contattarla. In ogni caso credo che voi ed il vostro amico sarete più che in grado di trovarla-
(Fine flash-back)

Satotsu aveva avuto ragione.
Davanti ai suoi occhi c'era in quel momento l'indirizzo della casa della sua prossima maestra e Gon sentì solo voglia di esultare.
L'espressione trionfante di Killua esprimeva la sua stessa voglia di mettersi in gioco ancora una volta.
Era il momento di dimostrare ad Ainne Van Roel chi erano Gon Freecs e Killua Zaoldyeck.


Ecco qui il prologo, sarà forse un pò troppo lungo?
Non so, sono secoli che non scrivo più nulla, e questa storia sarà piuttosto lunga, per cui preparatevi a sopportarmi per un bel pò. .
Vorrei precisare che gli eventi si svolgono dopo l'elezione del nuovo capo degli hunter, per cui ci potrebbero essere molti spoiler per chi segue la versione animata.
Il personaggio di Ainne è solo il primo di una serie di personaggi inventati da me che introdurrò nella storia, ma non proccupatevi, non è una Mary Sue, o per lo meno spero che non lo sia.
Gli altri personaggi principali, come Kurapika e Leorio, dovranno aspettare un pò per entrare in scena, dato che per il momento sta per iniziare una specie di mini-saga che mi piace chiamare "Alla ricerca della sensei" e che occuperà (almeno) un paio di capitoli.
Se vi sembra strano che Gon e Killua l'abbiano trovata così facilmente dovrete attendere le risposte che saranno nel capitolo in cui Ainne spiegherà come mai ha reso così facile essere trovata, anche se quella di Gon è una spiegazione già abbastanza valida.
Spero di non avervi annoiati con queste spiegazioni.
Concludo qui il prologo sperando che almeno un pò questa storia vi abbia interessato, se vorrete mandarmi qualche recensione sarò felice di leggerla.
Tenterò di aggiornare presto ma ammetto di essere purtroppo una gran ritardataria.....
 

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Capitolo 2
*** Parole bugiarde ***


 Parole bugiarde

Essere immersi tra le nuvole al tramonto era un'esperienza magnifica, tuttavia Killua Zaoldyeck, un metro e cinquantotto di astuzia criminale e abilità omicida, non l'aveva mai trovata particolarmente interessante.
Durante la sua vita aveva visto decine di tramonti nei posti più diversi, ma l'idea di fermarsi a guardare la lenta discesa del sole non lo aveva mai sfiorato.
Però c'era sempre una prima volta, o per lo meno era quello che suo nonno gli aveva ripetuto per anni quando, con un espressione scocciata, ignorava le sue proteste riguardo le torture "educative" che gli toccava subire ogni giorno.
E quella particolare prima volta si rivelò parecchio deprimente per Killua.
Infatti, mentre osservava quella sfera infuocata, che sembrava così assurdamente vicina, i suoi pensieri iniziarono a scorrere senza controllo.
I suoi dubbi sull'umore di Gon erano stati i primi su cui si era trovato ad arrovellarsi per interi minuti.
Il suo amico sembrava felice, apperentemente dimentico dei rischi corsi durante il terribile periodo appena trascorso e del rifiuto di suo padre di parlare con lui.
Sapeva bene che il moro era stato colpito in qualche modo da quell'avvenimento, ma si rifiutava categoricamente di parlarne con lui.
Sia padre che figlio erano due idioti, uno più dell'altro, si era ritrovato a pensare un'esasperato Killua, davanti all'euforia esagerata di Gon.
Aveva capito subito che, per quanto fosse contento di aver trovanto un indizio su Van Roel, quella sua entusiastica felicità era decisamente fasulla.
Che fosse solo un modo per sublimare ciò che stava realmente provando?
E poi aveva visto quella nuova consapevolezza brillare in fondo alle iridi castane dell'altro, dopo la loro ultima avventura.
Gon era cresciuto, maturato in qualche modo, ma lui non riusciva a capire in quale.
E tutta l'inaspettata razionalità che aveva sfoggiato nel momento in cui avevano dovuto scovare la loro prossima sensei ne era una prova.
Il Gon di pochi mesi prima avrebbe sicuramente pensato di andare a chiedere un aiutino a qualche pezzo grosso dell’Associazione Hunter, magari trovandosi di fronte anche un bel pò di battaglie contro chissà quali potenti guardie del corpo.
Invece il Gon attuale aveva cercato la soluzione più rapida e meno plateale.
Che nervi! Di questo passo avrò una fotocopia di quello psicopatico di un Kuruta come amico. Insomma un represso sempre calmo ma soggetto poi a momentanei attacchi di follia.
Arrivato a quel punto morto le sue riflessioni avevano quindi bruscamente cambiato soggetto, riportandogli alla mente perchè stava appoggiato ad una ringhiera di un aerostato a guardare il sole.
Ovviamente la loro prossima maestra non si era presa il disturbo di abitare vicino alla bese principale dell'Associazione, ma si trovava ad un continente di distanza.
Killua sospirò, cercando nelle tasche il foglio su cui aveva stampato i dati della donna scritti nel sito.
Lo aveva letto almeno una decina di volte, e si era subito accorto che in realtà non diceva nulla di così importante da poter costituire un pericolo per la donna, non c'era una foto e l'unica informazione di una certa rilevanza era l'indirizzo.
Una parte di lui si era quasi sentita presa in giro nel momento in cui insieme a Gon avevano trovato così facilmente ciò che stavano cercando.
Come se il messaggio che si celava dietro quella scheda fosse: "Visto che siete così cretini da non avere ancora uno straccio di indizio su di me dovrò aiutarvi io".
L'albino sospirò di nuovo, accartocciando distrattamente il foglio e riponendolo di nuovo nella tasca destra.
Non era il caso di continuare a rimuginare su ipotesi campate in aria.
Quello era il momento di pensare alle cose serie.
Per esempio, dove accidenti era finito Gon?

*** 

Personalmente Gon non aveva mai visitato Saitre, ma gli era bastato trascorrere lì pochi minuti per capire che non gli sarebbe piaciuto molto viverci.
Saitre era un piccolo borgo frequentato quasi esclusivamente da persone in cerca di oggetti antichi, reperibili in maniera assurdamente facile da quelle parti poiché i paesini che si trovavano in quei luoghi costituivano il cosiddetto “Asse degli Antichi”.
Più di dieci anni prima un gruppo di archeologi avevano rinvenuto antichi templi e villaggi perfettamente allineati nello spazio, tanto da costituire una lunga linea densa di costruzioni che sembrava spaccare a metà il territorio per quasi otto chilometri.
Ed in mezzo a queste antiche costruzioni c’erano alcuni piccoli paesi sconosciuti ai più, tra i quali Saitre e Valdes sarebbero diventati i più famosi.
Valdes, distante non più di un paio di chilometri da Saitre, era sorto cinquant’anni prima su una parte di quello che era stato un monumentale cimitero
Le lapidi che ne facevano parte erano costituite da enormi statue lavorate in maniera squisita, e le enormi cappelle in pietra smaltata erano state incise con degli incredibili bassorilievi.
La maggior parte di queste incredibili costruzioni era ancora intatta, come se il tempo stesso si fosse commosso davanti ad un così toccante esempio di affetto verso i propri familiari deceduti, ed avesse deciso di non scalfire con il suo lento avanzare quelle opere d’arte.
Diametralmente opposta a Valdes c’era Saitre, luogo che una volta era stato invece di vita.
Uno dei più grandi villaggi si trovava poco distante da essa, e nonostante l’architettura delle case non potesse lontanamente reggere il confronto con quella delle tombe, anche queste si erano conservate in maniera eccezionale, rendendo possibile la comprensione delle abitudini di vita ed anche delle classi sociali di coloro che un tempo erano vissuti lì.
Ma né a Gon, né tantomeno a Killua interessava la storia di quel posto.
Il loro obiettivo era trovare il luogo a cui corrispondeva quel maledetto indirizzo, che a quanto sembrava era intenzionato a farli perdere nella cittadina.
Nonostante avessero incontrato una donna del luogo che parlava la loro lingua, nessuno era stato in grado di dirgli a che cosa corrispondesse la sigla “Cancpa 17”.
L’idea che non fosse un indirizzo aveva iniziato a sfiorare le menti dei due ragazzi quando si erano ritrovati a girare per ore tra le strette vie di quella cittadina, confusi dalle indicazioni contraddittorie degli abitanti e dal caldo del sole, che rifletteva impietosamente i suoi raggi sui muri giallastri delle case.
- Gon, penso proprio che siamo già passati di qua- sbottò Killua osservando con attenzione l’incrocio che si erano trovati davanti dopo aver percorso l’ennesima, anonima stradina.
L’odore secco di terra bruciata gli riempiva le narici nauseandolo, mentre i vestiti, bagnati di sudore gli si appiccicavano addosso infastidendolo.
Il suo amico però non se la stava passando meglio, aveva il respiro mozzato a causa dell’opprimente calura di quel luogo, e l’unica cosa che lo spingeva a cercare ancora era la sua ostinazione.
- Penso che tu abbia ragione Killua, e comincio a credere che ci siamo persi-
- Questo è sicuro, non ricordo nemmeno da dove siamo passati per arrivare fin qui. Eppure abbiamo un indirizzo accidenti, non può essere  così difficile trovare questo stupido posto!-
- E se l’indirizzo fosse falso?- ipotizzò il moro, rivelando infine la teoria che ormai avevano elaborato entrambi parecchi minuti prima ma di cui nessuno dei due aveva ancora parlato.
La risposta di Killua fu un ringhio che prometteva vendetta ed un’occhiataccia verso quello stupido foglio che teneva in mano.
- Se così fosse questa tizia dovrà preoccuparsi per la sua salute perché noi Zaolyeck siamo lenti a dimenticare e prima o poi ci prendiamo sempre la nostra rivincita-
- Però questo non ci sarà molto utile adesso- si lamentò Gon, sentendo la stanchezza iniziare ad attentare alla sua lucidità mentale.
- Concentriamoci Killua. Scommetto che quelle parole corrispondono a qualcosa. Solo che noi non sappiamo cosa-
L’occhiata esasperata dell’albino gli comunicò chiaramente quanto anche lui fosse arrivato a quella conclusione ma non riuscisse ad andare oltre.
- Vediamo un po’. Cosa potrebbe essere “Cancpa 176” se non un indirizzo?-
- Forse una sigla?- buttò lì Killua, appoggiandosi ad uno di quei muri così troppogialli e cercando di vincere quell’improvviso desiderio di dormire che si stava impossessando del suo corpo.
- E di che cosa? Se non di un luogo…..forse di una persona?-
- Questa ipotesi è decisamente inverosimile. Mica stiamo cercando un robot-
- Va bene, va bene. Allora che cos’è?-
- …………..non me ne frega niente- sbottò con rabbia l’albino, staccandosi improvvisamente dalla sua fonte di sostegno.
- Eh?-
- Hai capito bene. Non ho voglia di correre dietro ad un hunter fantasma con manie di protagonismo ed un talento irritante per i rebus. Io vado a cercare una bottiglia d’acqua e poi comprerò un biglietto per un luogo freddo. Con tanta neve!- spiegò Killua all’amico, mentre si dirigeva a passo di marcia verso la strada da cui erano arrivati.
Ovviamente invece di trovarsi di fronte a questa si ritrovò a fissare il volto di Gon, che gli sie era piazzato davanti e lo guardava con l’espressione di uno che non si sarebbe arreso neanche davanti alla lapide di quella hunter.
Probabilmente si sarebbe suicidato pur di ottenere quell’addestramento a cui teneva tanto, per  poi trovare un modo per tornare in vita e ricominciare a ficcare il naso negli affari altrui.
E quindi era totalmente fuori discussione che il moro lasciasse perdere quella ricerca con una scrollata di spalle ed un semplice – Ok Killua, andiamocene al Polo nord a fare una nuotata con i pinguini-.
Infatti le parole di Gon furono piuttosto – Noi non ci arrenderemo così, perché dovremmo farlo? Io e te troveremo questa donna e basta-
- E come conti di farlo Gon? Vuoi chiedere ai muri se per caso l’hanno incontrata di recente?- sbuffò l’albino gurdando torvo il suo cocciuto compagni di viaggio.
- Forse sì!-
E forse fu a causa della sicurezza di Gon, o forse a causa di quella sua affermazione così assurda, che i muri risposero.
O meglio, risero.
I due si voltarono rapidi verso la loro destra, cercando il muro incriminato e trovando invece la figura minuta di una bambina ridacchiante.
Rapidamente analizzarono la loro inattesa spettatrice, era una bambina abbronzata, alta nemmeno un metro, con i capelli disordinati che le oscuravano la fronte e gli occhi neri lucidi per le lacrime causate dal troppo ridere.
Le manine le coprivano la bocca e stavano tentando di soffocare quelle risatine che i due avevano sentito, ma vistasi scoperta la piccola abbassò le mani e si lasciò andare ad una lunga, liberatoria serie di risate inframmezzate da parole straniere che i due hunter non capirono.
Sentirsi preso in giro da una nanetta non piacque all’albino già seccato, che scattò immediatamente.
- E tu che vuoi gnoma?-
A quelle parole la bambina parve iniziare a calmarsi, per poi scoccare un’occhiata divertita ai due stranieri che la stavano fissando.
- Killua piantala. Probabilmente non ha capito una sola parola di quello che le hai detto, e poi non è colpa sua se siamo senza nessuna traccia- lo rimproverò Gon, sicuramente il più calmo tra i due.
E quelle furono le ultime parole famose.
- Io vi capire. Voi hanno cercando qualcosa e io so cosa- esclamò improvvisamente la piccola, scandendo le parole come se le riuscisse difficile pronunciarle.
Gli occhi di Gon brillarono nel sentire quelle frasi sgrammaticate.
La reazione di Killua fu invece molto più contenuta, ovvero scoccò un’occhiata ammonitrice alla loro informatrice improvvisata, in un modo che trascendeva la lingua e che significava universalmente prova-a-fregarci-e-ti-capiterà-qualcosa-di-brutto.
Quando era irritato non gli importava se ad intralciarlo fossero vecchi o bambini, semplicemente era meglio che non lo facessero.
Il moro ignorò lo scetticismo del suo amico e si avvicinò alla bambina, piegandosi sulle ginocchia per essere alla sua stessa altezza.
- Cos’è che sai?- domandò Gon con lentezza, scandendo bene ogni lettera per essere sicuro che l’altra la capisse.
Il guizzo di comprensione che attraversò gli occhi scuri della bambina fu il segnale che il suo tentativo era andato a buon fine.
- A me una uoma detto che se uno viene per trovare cancpa io doveva dire cose-
- Uoma? Cioè una donna?- la incalzò Gon, pendendo letteralmente dalle sue labbra.
- Ci. Voi deve sapere che “cancpa” è il nome della terra- affermò con solennità la bambina, sfidando con sicurezza lo sguardo scettico di Killua ed indicando con un ditino calloso il terreno sotto i suoi piedi.
 - C’è terra fuori da casa, di là- continuò puntando il dito verso nord-est – e grandi danno lei numeri. Numero di uoma è di là-
Il volto di Gon, nel momento in cui riuscì a decifrare le parole della bambina, si girò verso la direzione indicata dalla piccola, e Killua riconobbe le fiamme della speranza ardere nei suoi occhi.
Inutile, Gon era un pollo fatto e finito.
Non aveva dubitato per un attimo della veridicità delle parole di quella bambina e, se non fosse stato così stanco di girare a vuoto, Killua gli avrebbe rifilato un sonoro calcio nel sedere.
Quando avrebbe acquistato un po’ di sana diffidenza verso il genere umano?
Tuttavia valeva la pena di fare un’ultimo tentativo, anche solo per far rassegnare il moro all’impossibilità di quella ricerca, perché Killua sapeva benissimo che dopo aver ricevuto quella soffiata da una spia alta mezzo metro e uno sputo il suo amico non si sarebbe mai rassegnato alla sconfitta.
- Andiamo Killua!-
Come volevasi dimostrare, il più giovane era saltato su con una ritrovata esultanza, e lo aveva afferrato poco gentilmente per un braccio, con il chiaro intento di trascinarlo nel posto in cui “i grandi davano numeri alla terra”.
La bambina li salutò agitando soddisfatta la manina nella loro direzione, e ridendo di nuovo.
Killua sentì chiaramente il suo odio nei confronti dei mocciosi aumentare esponenzialmente.
Gon invece strillò un saluto alla nanetta e proseguì inperterrito nella sua avanzata in quel labirinto giallo, proccupandosi solo di trascinare a peso morto un recalcitrante Killua e di continuare a seguire la direzione giusta.
E dovettero averla seguita perché poco tempo dopo i due sbucarono in uno spiazzo fuori dalla città.
Lo spiazzo era enorme, e nessuna rovina deturpava il paesaggio, composto da una uno strato di erba incolta e radi alberi.
Ciò che attirò l’attenzione dei due hunter furono però i profondi solchi che dividevano ampie porzioni di terra le una dalle altre, e le pietre messe all’inizio di ognuno di essi, su cui c’erano incisi dei numeri.
A quella vista Gon esultò e strappò dalle mani di Killua il foglio su cui c’era scritto quello che non era esattamenteun idirizzo.
L’albino da parte sua aveva smesso di protestare su quanto fosse stupido seguire i suggerimenti di una gnoma che conosceva a malapena la loro lingua, ed arrivò alla stessa conclusione di Gon.
- Dobbiamo cercare il numero 17!- esclamarono all’unisono, correndo alla ricerca della zona giusta.
I numeri non erano stati messi in ordine, ma erano sparsi un po’ a caso, per cui i due si divisero le zone da controllare ed iniziarono a cercare.
- Killua, vieni, è qui!- urlò Gon, solo dopo parecchi minuti di affannosa ricerca.
L’albino raggiunse subito l’altro e lo trovò mentre stava leggendo un cartello piantato proprio in mezzo alla proprietà numero 17.
Peccato che a parte quello non ci fosse nulla.
- Ma che scherzo è questo? Non c’è niente qui!- sbottò Killua, osservando attentamente la zona.
- Leggi qua- gli rispose Gon, indicando il cartello che aveva assorbito tutta la sua attenzione ed a cui l’altro non aveva fatto molta attenzione.
Il legno era piuttosto vecchio ma le parole si leggevano ancora benissimo.
 

Siate contenti, arrivati a questo punto la strada è breve e tutta in discesa!
Finalmente ci siete riusciti, anche se grazie a me, e almeno sono sicura che vi è rimasto un po’ di cervello.
Ma, in ogni caso, non abbattetevi, vi assicuro che la sua dipartita non camporterà mai un danno particolare all’umanità.
E vi informo che il vostro viaggio è finito.
Pensavate davvero che avessi messo su quel sito il mio vero indirizzo?
Scemi
Trovatevi un cervello nuovo.
Scemi.
 

I lineamenti dei due giovani hunters si pietrificarono nel leggere quelle poche righe.
Gon sembrava non saper bene che espressione fare, mentre Killua si sentiva un vero idiota.
Avevano passato giorni preziosi alla ricerca di un cartello pieno di insulti.
Sentiva l’umiliazione e la rabbia ribollire dentro di se e dovette trattenersi dal fare a pezzi quel cartello solo per fare un dispetto a quella donna così irritante.
- Andiamocene Gon. Ho chiuso con la ricerca di questa qua- ringhiò infuriato l’albino, afferrando l’amico.
- Aspetta Killua. Non capisci? E’ una prova, guarda con il gyo la scritta- spiegò Gon continuando ad osservare il cartello con espressione attenta.
L’albino lanciò un’occhiata scettica all’amico, non percependo alcuna aura provenire dal cartello.
Tuttavia attivò il suo nen, chiedendosi come mai non avesse notato che il moro lo aveva già manifestato da un paio di minuti.
Probabilmente era solo a causa della sua stanchezza.
In ogni caso fece come gli era stato detto ed allora lo vide.
Alcune lettere erano state tracciate in modo da essere intrise di nen, e dunque si illuminarono nel momento in cui lui usò il gyo.
C’era dunque un messaggio segreto che poteva leggere solo qualcuno che conosceva il nen.
Gon aveva ragione.
Quello era un test.

Siatecontenti, arrivati a questopunto la strada è breve e tutta in discesa!
Finalmente ci siete riusciti, anche se grazie a me, e almeno sono sicura che vi è rimastoun po’ di cervello.
Ma, in ogni caso, non abbattetevi, vi assicuro che la sua dipartita non comporterà mai un dannno particolareall’umanità.
E vi informoche ilvostro viaggio è finito.
Pensavate davvero che avessi messosu quelsito il mio vero indirizzo?
Scemi
Trovatevi un cervello nuovo.
Scemi.
 
 

Ci volle poco perché i due ricostruissero il messaggio e mettessero a posto gli accenti.
Se volete trovarmi andate a Nolin sarò lì. Scemi.
- …….Gon?-
- Sì?
- Ricordami di ammazzare Satotsu la prossima volta che lo vedo-
- ……..sono perfettamente d’accordo con te-
 
 
 
 
Ed anche il primo capitolo è finito.
Chiedo scusa per avervi fatto aspettare ma spero che questo capitolo vi compensi per l’attesa.
Aveva già anticipato che Ainne non sarebbe entrata in scena subito, e quindi non dovrebbe avervi sorpresi questa parte introduttiva.
Gon e Killua la troveranno presto, non preoccupatevi ( purtroppo per loro dovrei aggiungere), ma non è ancora arrivato il momento dell’incontro.
Ormai avrete capito il motivo per cui è così reperibile “l’indirizzo” dell’hunter, in realtà è tutta una fregatura per mettere alla prova la gente che la cerca.
Ed ora rispondiamo ai miei recensori.
Intanto vi ringrazio infinitamente per avermi scritto le vostre opinioni, mi avete reso davvero molto felice.
Faith Yoite: la mia storia segue il manga, per questo ho messo l’avvertimento spoiler, più precisamente è ambientata dopo l’elezione del nuovo presidente.
Tuttavia dato che questa non è ancora finita ne altererò il la conclusione, e presto saprete chi è il nuovo presidente degli hunter.
Sì Ainne è molto simpatica, ma solo se non ti ritrovi nelle sue grinfie, e presto capirei il perché!
Spero che questo nuovo capitolo ti piaccia e che continuerai a seguirmi.
LenShiro:anche a me piace molto il personaggio di Kurapika ma penso che lui finirà presto con l’odiarmi perché ho in mente per lui molte idee che di sicuro non approverà.
I misteri saranno il pane quotidiano degli allievi di Ainne, anche perché posso tranquillamente rivelare che questa hunter è una grande impicciona se si tratta dei segreti altrui.
In questo capitolo non ci sono grandi colpi di scena ma spero che avrai apprezzato le prime sofferenza che Gon e Killua subiranno per mano della hunter.
E con questo concludo, promettendo di aggiornare in fretta per narrarvi ancora le disgrazie del duo Gon-Killua.
A presto!

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Capitolo 3
*** Due Hunter alla corte di Lady Ainne ***


 Due Hunter alla corte di Lady Ainne


Ci sono città in cui si respira un’aria di festa ogni giorno, e persino durante i periodi di pioggia sembra splendere il sole.
Nolin era una di queste.
Coloro che trascorrevano una vancanza lì ne decantavano l’atmosfera di gioia ed aspettativa che vi respiravano ogni giorno.
Tuttavia, in quel giorno di metà maggio, due persone non sfoggiavano un sorriso mentre si facevano largo tra la folla.
Per essere più precisi l’umore di Gon e Killua, ovvero i due visitatori non proprio felici, stava oscillando tra il rassegnato e l’infastidito.
In particolare i pensieri dell’albino mentre osservava quelle persone correre affannosamente da una parte all’altra della città, come se fosse il Giorno del Giudizio, non erano molto positivi.
La faceva facile quella hunter.
Scriveva su un cartello "andate a Nolin", e non prendeva minimamente in considerazione il fatto che la suddetta città fosse una delle più affollate del mondo.
Gon e Killua si erano quindi ritrovati sperduti e senza un idea su dove iniziare le ricerche della hunter.
Che Nolin fosse il luogo dove i più grandi stilisti si rifugiavano nei momenti di ispirazione, era in fondo una realtà universalmente conosciuta e decisamente attrattiva per i turisti.
Questo particolare,insieme alla sua eccentrica architettura, le aveva fatto attribuire il soprannome di “Città delle Bambole”.
Inoltre, prorpio a causa della massiccia presenza di stilisti rinomati, a Nolin si trovavano anche  molti dei negozi di abiti più famosi al mondo, di cui alcuni non avevano nessuna filiale e si trovavano solo lì.
E quindi era quasi scontato che quello fosse un luogo molto frequentato da ricchi in cerca di abiti esclusivi o semplici visitatori ansiosi di ammirare la raffinata eleganza che ogni cosa sembrava possedere in quella città.
Eleganza che, in verità, non tutti sapevano apprezzare.
- Questo posto fa schifo- esordì infine Killua, esprimendo il suo poco lunsinghiero parere mentre stava guardando con ripugnanza la fontana decorata con piccoli puttini armati di arco e frecce che si trovava davanti a lui.
Lui e Gon erano arrivati la sera prima, dopo aver rischiato una denuncia per molestie all'aeroporto perchè avevano erroneamente travolto una graziosa hostess, e aver minacciato mezzo personale di morte se non avessero ottenuto i biglietti per il primo volo disponibile.
Tutta fatica buttata, dato che era più di mezza giornata che giravano per il centro di Nolin senza avere la più pallida idea di dove cercare la hunter.
Infine, come colpo di grazia, Killua aveva trovato la particolare architettura della città non proprio di suo gusto.
Per fare un esempio calzante potremo dire che la città sembrava essersi fermata al periodo barocco.
I palazzi, dei negozi e persino delle case erano piene di pesanti decorazioni, ed in particolar modo c'era una assurda abbondanza di putti grassocci che tendevano le loro frecce cuoriformi ovunque.
Ma le loro armi avevano presto incontrato un ostacolo piuttosto difficile da scalfire, ovvero il cuore di pietra di Killua, indifferente ai loro zuccherosi sorrisi.
L'albino, ben lungi dall'apprezzare i bouquet di fiori di marmo che spuntavano un pò ovunque sulle architetture, continuò imperterrito nell'esprimere i suoi pensieri.
- Sembra una bomboniera. Una grossa, enorme, infiocchettata bomboniera.
Una orribile, disgustosa bomba di cose grasse e costose.
Io detesto questo posto. E' esattamente come mia madre voleva ricostruire la villa-
Al ricordo del tentativo fallito della genitrice, il giovane hunter rabbrividì.
- Forse non dovresti essere così disfattista. In fondo questo posto ha un certo fascino- tentò di mediare Gon, osservando con curiosità uno scintillante vestito da sera esposto in una vetrina.
- Secondo te questo vestito potrebbe piacere a zia Mito?-
- Se tua zia ha un minimo di stile, penso proprio di no. E poi non credo che tu voglia spendere i venticinque milioni che servono per comprarlo-
- Ven-venticinque milioni?!?! Ma dove l'hai letto?- urlò il moro, osservando incredulo il vestito in cerca del cartellino, ma non trovandolo.
- Guarda che mica i commessi sono così fessi da scrivere un prezzo del genere sul cartellino del vestito che vogliono esporre in vetrina. Io lo so perchè quella strega di mia madre ha voluto comprare questo orrore un paio di mesi fa e poi iomi sono dovuto subire la predica di nonno sul risparmio quando la cosa è venuta fuori-
- E perchè?-
- Il nonno ci fa sempre una predica sul valore del denaro quando un membro della famiglia lo dilapida in modo così palese. Una volta ha avuto il coraggio di chiamarmi alle tre di notte mentre ero in missione per ripetermi quella lagna, e solo perchè Alluka si era comprato* una fabbrica di biscotti. Che vecchio taccagno-
Gon non ebbe il coraggio di dire niente dopo quell’ultimo, astioso commento, ben conoscendo la reazione esagerata che l’albino avrebbe avuto se lui avesse osato difenderne il nonno. Tuttavia ricordava bene l’assurda facilità con cui i membri della famiglia Zaolyeck spendevano il loro denaro, e dunque si era ritrovato, seppur silenziosamente, a dare ragione all’attento Zeno.
Però, per la sua salute, sarebbe stato meglio riportare subito la conversazione su un territorio più neutro, prima che l’altro si fosse lasciato trasportare dal malcontento.
-  Questo non ci aiuta Killua. La nostra sensei rimane ancora introvabile-
- Hai ragione, ma noi a Nolin ci siamo venuti. E’ colpa sua se non era qui ad aspettarci-
Entrambi si lasciarono sfuggire un sospiro sconsolato davanti all’evidente mancanza di nuovi indizi.
Troppo presi dal compatirsi a vicenda, notarono in ritardo le figure di due giovani donne che, sedute su una panchina vicina alla fontana, li stavano fissando insistentemente.
Gon fu il primo a notarle, e lanciò all’altro una eloquente occhiata, in modo da portare quelle due figure all’attenzione alla sua attenzione.
I quattro si osservarono per alcuni secondi prima che le due donne sorridessero quasi in contemporanea, per poi alzarsi ed iniziare ad avvicinarsi.
I due hunter non ebbero bisogno di dirsi nulla per concordare su come dovessero comportarsi.
Entrambi si spostarono in posizione di difesa ed osservarono rapidamente lo spazio intorno a loro per elaborare una qualche strategia, pronti a rispondere ad un qualsiasi attacco.
Le due donne sembrarono non fare caso al loro atteggiamento minaccioso, e continuarono a camminare come se nulla fosse.
Quella di destra era di parecchi centimetri più alta della sua compagna, aveva gli le iridi ed i capelli neri, e non faceva nulla per nascondere la lieve curiosità che le animava i grandi occhi puntati su di loro.
L’altra aveva un’aspressione più indifferente di quella della mora ed il sorriso di prima sparito chissà dove, ma era più carina della sua amica, con gli occhi azzurri ed i capelli di un delicato colore castano-dorato.
Entrambe indossavano due vaporosi completi da cameriera, composti da una corta gonna che sfiorava le ginocchia, una camicia dalle maniche a sbuffo che gli circondavano le spalle, ed un grembiule della stessa lunghezza della gonna, pieno di merletti.
Solo i colori cambiavano, verde bottiglia per la castana e blu scuro per la mora.
Le due percorsero in pochi istanti lo spazio che le separava dagli hunter, e poi si fermarono di fronte a loro, apparentemente senza avere intenzione di attaccarli.
La prima a parlare fu la donna più alta, e dal suo tono di voce sembrava che trovasse qualcosa di estremamente divertente in quella situazione.
- Voi siete i due che volevano incontrare miss Van Roel?-
Gon si affrettò ad annuire, sperando che le due donne fossero state mandate proprio dalla double hunter.
- Molto bene. In questo caso ci è stato affidato il compito di condurvi da lei. Prego vogliate seguirci-
Il tono professionale con cui la donna in verde pronunciò quelle parole non sembrava nascondere alcun tranello, e fece rilassare leggermente i due hunter, che però non avevano ancora abbassato la guardia.
Fidarsi di due sconosciute in una città altrettanto sconosciuta sarebbe stato semplicemente assurdo, anche visto il precedente test che avevano dovuto affrontare.
Quelle due potevano benissimo essere delle mercenarie assunte da Van Roel per misurare il loro livello di combattimento.
Quindi era meglio non lasciare alcun punto debole nella loro difesa così da non farsi fregare in nessun caso.
- Il mio nome è Tahra, e lei è Sif, potremo sapere i vostri nomi?- chiese la castana, presentando in maniera impeccabile lei e la sua compagna.
In risposta Gon le rivolse un ampio sorriso, dettato però forse più dall’eccitazione per l’imminente incontraro con Ainne, che da una vera gioia nel conoscere i nomi delle due donne.
- Io sono Gon, ed il mio amico è Killua, sono felice di fare la vostra conoscenza-
L’albino invece non disse nulla, ne tantomeno lasciò che dal suo viso trasparissero i sentimenti che stava provando.
- Molto bene signor Gon, spero che non siate stanchi perché la dimora di miss Van Roel è piuttosto distante da qui. Preferireste dunque riposare prima di essere condotti là?-
Il tono vivace con cui Sif si era rivolta al moro non aveva nulla in comune con quello piatto usato poco prima dalla sua compagna, ed istintivamente il bambino sentì una certa simpatia per lei.
- No, io e Killua stiamo benissimo, possiamo andare anche subito-
- Bene, allora sarà il caso di muoversi, tra un po’ sarà ora di cena e la nostra signora non sopporta i ritardi-
Le due donne si voltarono, dando le spalle a Gon e Killua ma, prima che potessero procedere, l’albino richiamò la loro attenzione.
- Aspettate un attimo, non dovremo prendere i nostri bagagli?-
Solamente la mora si voltò per rispondergli, sorridendo appena nell’osservare lo sguardo cauto e sospettoso del hunter.
Killua non si fidava per niente di quelle due, ma non sembravano pericolose né capaci di sostenere un combattimento vero e proprio, per cui aveva deciso di attendere per vedere dove li avrebero portati.
- Prima di permettervi di alloggiare in casa sua la nostra signora vuole sapere chi siete e perché l’avete cercata, e forse dopo vi permetterà di passare il tempo che vorrete nella sua dimora-
Quelle parole misero immediatamente Killua e Gon in allarme.
Dunque non era scontato che Ainne li avrebbe accolti come discepoli, ma forse avrebbero dovuto superare altri test prima.
I due si scambiarono un’occhiata, per essere certi che l’altro avesse capito cosa significavano le parole di Sif, e poi si scambiarono un cenno d’intesa.
Avrebbero fatto attenzione ad ogni cosa da quel momento, soprattutto perché visto il precedente test, quella hunter avrebbe potuto volerli sottoporre ad altre sfide a trabocchetto.
Nel vedere l’intesa tra i due un lampo di sorpresa attraversò gli occhi scuri di Sif.
Era rimasta colpita da quanto quei due bambini fossero in sintonia, e la sicurezza con cui agivano era piuttosto insolita per due ragazzini tanto giovani.
La donna si girò verso la compagna, incontrandone lo sguardo azzurro, anche l’altra pareva essersi accorta del legame che c’era tra i due, ma più che incuriosirla la cosa sembrava averla irritata.
A quella vista Sif si lasciò scappare un altro sorriso mentre iniziava a muoversi tra la folla, certa che l’insofferenza di Tahra verso quei due sarebbe durata per parecchio tempo.
Un silenzio piuttosto pesante cadde durante tutta la camminata, le due donne sembravano aver fatto quel percorso centinaia di volte mentre sicure scivolavano tra la folla, e li guidavano attraverso le vie della città.
Gon iniziò a perdere la cognizione del tempo dopo essere sfuggito all’ennesimo branco di turisti entusiasti che non faceva altro che scattare foto ad ogni cosa.
L’idea di stare per raggiungere la meta lo rendeva felice, però sentiva anche una certa agitazione serpeggiargli lungo il corpo, pensando a cosa lo aspettava.
Una hunter sconosciuta gli avrebbe insegnato come comportarsi, come agire, forse anche come vivere.
Non era sicuro di volere una cosa del genere.
Durante il tempo passato sull’aerostato aveva avuto modo di riflettere su come i suoi maestri precedenti avessero influenzato la persona che era diventata, accorgendosi con timore che molte delle sue scelte precedenti erano state il risultato di una serie di insegnamenti che avevano plasmato una parte di lui.
Si era chiesto quante delle sue passate azioni fossero derivate da ciò in cui lui aveva deciso autonomamente di credere, e non da ciò che i suoi maestri lo avevano portato a credere.
Peccato che alla fine di quel tortuoso ragionamento gli fosse venuto solo un gran malditesta e non avesse ottenuto altro che dubbi e paure.
Il Gon che stava cercando Van Roel era veramente lui?
O era solo un bambino a cui era stato detto di migliorare sempre di più e che si stava limitando a fare come ciò che gli era stato suggerito?
L’incontro con suo padre aveva rimesso tutto in discussione, e lo aveva portato a chiedersi se il suo più grande maestro e manipolatore non fosse stato proprio quell’uomo di cui aveva sempre seguito le orme.
Prima era sicuro che diventare forte per proteggere gli altri fosse stato un desiderio dettato dalla sua natura così portata a legarsi agli altri, ma in quel momento gli era sembrato che fosse solo un modo per dimostrarsi all’altezza di una fotografia.
Lui non aveva mai desiderato partire all’avventura prima di sapere che suo padre era un hunter, e solo dopo aver incontrato Kaito aveva deciso che quella del cacciatore sarebbe stata anche la sua strada.
Ma allora chi aveva deciso di essere un hunter? Era stato Gon Freecs o piuttosto quell’idea, derivata dagli insegnamenti della sua prima maestra, la dolce zia Mito, di voler riscattare il nome di suo padre?
- Gon?-
L’espressione preoccupata dell’albino fu la prima cosa che Gon vide dopo essere riemerso dalle sue riflessioni.
Non si era accorto che gli altri tre si erano fermati e lo stavano guardando proseguire lungo l’ampia strada su cui le due donne li avevano condotti, con l’espressione di un sonnanbulo.
- Oh, scusate, mi ero distratto un attimo, allora siamo arrivati?-
Lo sguardo perplesso delle due donne lasciò la sua figura a quella domanda, mentre entrambe annuivano puntando gli occhi sull’unico cancello presente nella strada, che bloccava l’accesso ad una specie di parco.
Killua invece lo osservò per qualche altro secondo, facendogli capire che avrebbero riparlato del suo recente comportamento in un altro momento.
Non era da lui abbassare in quel modo la guardia in una situazione in cui avrebbero potuto trovarsi in pericolo in ogni momento, e Killua lo sapeva bene.
A volte avere per amico una persona intuitiva come l’albino era veramente stressante.
Tuttavia l’attenzione di entrambi si spostò su quel cancello nel momento in cui Tahra spiegò loro dove fossero.
- Questa è l’entrata principale della dimora di miss Van Roel, dobbiamo sbrigarci dato che sono già le sei, o lei non potrà ricevervi oggi-
- In che senso?- domandò piuttosto sorpreso Gon, osservando ansiosamente le due.
- La nostra signora non riceve nessuno dopo l’ora di cena, e qui si mangia alle sette e mezza in punto- spiegò Sif mentre si avvicinava all’elaborato cancello.
Quest’ultimo rispecchiava pienamente lo stile così decorativo della città.
Sulle sue lunghe aste nere si arrampicavano edere di ferro dalle mille tonalità di verde, gli spuntoni sulla loro sommità erano foglie affilate, e la lunga banda che lo attraversava a metà presentava un lavoro di bassorilievi raffiguranti animali che si nascondevano tra i cespugli, per osservare indisturbati con il loro sguardo immobile.
La parte del cancello più particolare era però la serratura, a forma di serpente con le fauci spalancate ed in procinto di attaccare.
L’animale scendeva dalla sommità dell’asta centrale ed avvolgeva le sue lunghe spire candide intorno all’oscuro palo ed al colorato rampicante.
In fondo alla sua gola, dopo i suoi lunghi denti sporgenti, Gon intravide il buco della serratura.
Un brivido lo attraversò nel momento in cui vide la mora cameriera infilare la mano che impugnava una piccola chiave tra i denti del serpente, e, per un attimo, temette che quella bocca spalancata potesse davvero richiudersi con voracia sull’arto della donna.
Invece non successe nulla del genere, semplicemente i quattro udirono un lieve schiocco e Sif ritirò la mano dalle fauci di quel predatore.
Il cancello non emise nessun rumore nel momento in cui la donna lo aprì, mentre si infilava nuovamente la chiave in una tasca della gonna che Gon non aveva notato prima.
Le prime ad entrare furono le due cameriere, seguite quasi subito da Killua e Gon.
Killua non sembrava particolarmente turbato da quel guardiano di ferro, ed entrò senza esitazioni nella proprietà.
Il moro invece lanciò un’ultima occhiata all’inquietante serpente albino, prima di inseguire il suo amico.
Una semplice strada acciottolata si snodava lungo il piccolo bosco in cui si accedeva dopo aver passato il cancello, ma non era molto lunga e dopo pochi minuti i quattro uscirono dal bosco, entrando quindi in un giardino e vedendo infine una casa dopo di esso.
Casa forse non è il termine migliore per descrivere la dimora di Ainne Van Roel.
In realtà quella in cui la hunter abitava sembrava più il frutto di un incidente frontale tra un castello ed una cattedrale.
Si ergeva su due piani ed il suo intonaco bianco rifletteva fiocamente la luce del sole.
La grande dimora si trovava al centro di un enorme parco, composto da siepi dalle forme bizzarre, e da una grande fontana piena di figure umanoidi, che se ne stava solitaria alla loro destra.
Il primo piano era caratterizzato da una lunga successione di finestre rettangolari, sormontate da stucchi colorati di forma triangolare, e, spostate verso la sinistra, c’erano due colonne ioniche che si ergevano davanti  alla grande, lucida porta d’ingresso, con i battenti bianchi.
In netto contrasto al secondo piano c’erano poche finestre, ma erano enormi, dalla struttura gotica e riempite da vetri colorati, i cui disegni erano impossibili da vedere dall’esterno.
Un’alta torre affusolata si ergeva poi a sinistra, con poche finestre bifore sui muri, che dovevano servire ad illuminarla all’interno.
Era indubbiamente strana, ma possedeva un suo fascino particolare anche se nessuno dei due hunter trovò qualcosa di sufficientemente coerente da dire su quella abitazione, così entrambi rimasero in uno sconcertato silenzio.
Tahra e Sif gli lasciarono osservare quel luogo per qualche minuto, per poi fargli segno di seguirle lungo il curato vialetto fino alla porta di ingresso.
Una volta giunti lì Tahra bussò con uno dei battenti, e solo a quel punto Gon potè notare che essi non erano delle semplici circonferenze, ma piuttosto due serpenti che si mordevano la coda.
La porta fu aperta quasi immediatamente da un uomo piuttosto giovane, vestito da maggiordomo.
- Tahra, Sif, avete recuperato gli ospiti?-
La voce dell’uomo era grave e seria, ma i suoi occhi di un azzurro scuro esprimevano una vitalità prorompente, tenuta a freno da una perfetta educazione.
- Certamente, eccoli qui-
Sif gli mostrò i due hunter, che si ritrovarono improvvisamente ad essere analizzati quello sguardo attento e tagliente.
Killua lo sfidò apertamente, sostenendo una dura battaglia con quegli occhi per alcuni minuti, prima che questi scivolassero rapidi dalla sua figura a quella del moro.
Gon invece si ritrovò arrossire davanti a quello sguardo, sentiva che l’uomo stava cercando di catturare ogni sua emozione e reazione, tuttavia non abbassò gli occhi nocciola, deciso a dimostrare di non avere niente da nascondere.
Dopo molti istanti il maggiordomo parve ritenersi soddisfatto, perché la sua attenzione si spostò nuovamente sulle due donne.
- Molto bene, la signora li sta aspettando. Voi sapete cosa dovete fare, mentre io accompagnerò i nostri ospiti alla sala-
Dopo aver detto ciò l’uomo fece segno ai due hunter di entrare e di seguirlo, mentre, dopo essere a loro volta entrate, Sif chiudeva con attenzione la porta e Tahra si avviava lungo il corridoio di sinistra.
Gon e Killua invece si avviarono lungo il corridoio di destra, in religioso silenzio mentre un senso di agitazione iniziava a farsi strada dentro di loro.
Non avevano bisogno di parlare per sapere come stava l’altro, e per quel motivo i lunghi silenzi a cui erano stati sottoposti quel giorno non li avevano turbati minimamente, ma in quel momento entrambi sentirono di voler parlare all’altro, anche solo per potersi assicurare di essere finalmente davanti alla soluzione del mistero.
L’uomo li scortò lungo il corridoio, passando davanti a mobili lussuosi ma sobri, che non si addicevano molto all’esterno grandioso della casa.
Quel particolare fu però trascurato dai due, i quali si ritrovarono pochi istanti dopo davanti ad una porta di mogano scuro, l’ultima del corridoio, davanti alla quale il maggiordomo si fermò.
L’uomo bussò alla porta, e poi fece segno ai due hunter di entrare con lui, nel momento in cui una voce gli disse che gli era consentito l’accesso.
Un attimo prima di entrare Gon sentì il suo cuore battere con violenza, ed il suo respiro accorciarsi, mentre la curiosità lo stava divorando, ed anche Killua sembrava trovarsi nelle sue condizioni, eccitato all’idea di conoscere finalmente la loro nuova sensei.
Entrarono insieme.
L’ambiente in cui si ritrovarono era piuttosto grande ed illuminato dalla rossastra luce del tramonto, che si specchiava sul parquet scuro e sui mobili di legno.
Il rosso scuro sembrava essere il colore dominante nella stanza, a partire dalle pesanti tende appese alle finestre sui lati nord ed ovest della stanza, fino ai due enormi divani posti al centro della sala.
Forse era prorpio per questo motivo che la figura dell’unica occupante della stanza colpì i loro occhi come un pugno.
In tutto quel trionfo di rosso, la donna seduta sul divano indossava un pigiama verde fosforescente.
Lo sguardo di entrambi gli hunter si soffermò con malcelato orrore su quel completo così vistoso, che stonava in maniera spaventosa con l’atmosfera calda e quasi soffocante della stanza.
Gon fu il primo a riuscire a distogliere lo sguardo da quella macchia di colore per focalizzare tutta la sua attenzione sulla donna che la indossava.
Ainne Van Roel non sembrava aver compiuto ancora i trent’anni, anzi la sua figura agile e scattante avrebbe potuto appartenere ad una giovane di neanche venticinque anni.
I capelli di un biondo pallido le arrivavano fino alle spalle, lisci e luminosi, e le addolcivano un po’ il viso dai tratti decisi, quasi spigolosi.
La pelle di un tenue rosa ed i suoi capelli facevano a pugni con il terribile colore dei suoi vestiti, portando i suoi osservatori a chiedersi perché mai avesse indossato qualcosa del genere.
I suoi occhi avevano una forma leggermente allungata e le ciglia scure le ombreggiavano le iridi di un viola chiaro che, se Gon ne avesse saputo di più sulla gamma di colori esistenti, avrebbe potuto identificare come lilla.
Nel complesso Gon trovò quella donna piuttosto bella, anche se c’era un qualcosa nello sguardo violetto con cui lo stava osservando, che lo spaventava.
Intanto anche Killua era riuscito a focalizzare la sua attenzione sulla donna, e notò alcuni particolari che al moro erano sfuggiti.
Per esempio osservò la grande espressività degli occhi, che in quel momento esprimevano una tenue curiosità, o la piega severa delle labbra, nascosta dalla loro morbida pienezza, oppure la muscolatura piuttosto evidente delle braccia, lasciate scoperte dalla maglietta senza maniche, cosa che lo portò a chiedersi se non avesse alterato in qualche modo le sue sembianze come Biscuit.
- Puoi andare Cedric-
Il tono tranquillo della donna fece rilassare inconsapevolmente i due, attenuando l’imbarazzo che avevano avvertito durante quei primi minuti di osservazione reciproca.
L’uomo fece come gli era stato detto, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle, ed i quel momento i tre rimasero soli.
Fu Ainne la prima a rompere il silenzio che era caduto nella stanza.
- Prego, accomodatevi-
Al suono di quelle parole i due parvero risvegliarsi da una lunga riflessione, e si sedettero sul divano di fronte alla donna.
Tra loro c’era solo un grazioso tavolo dalle gambe intagliate.
Ed ovviamente era di legno anche quello.
La donna li osservò per lunghi minuti, ricambiata, prima di lasciare che un sorriso di chiaro divertimento le piegasse le labbra.
- Dunque, per cominciare potreste presentarvi- esordì quasi allegramente la hunter, la piega severa che Killua aveva intravisto prima era scomparsa, ed i suoi occhi esprimevano il divertimento di chi gioca con due prede ignare del suo piano.
Davanti a quella reazione Killua sentì crescere dentro di lui il fastidioso sospetto che quella donna li stesse prendendo in giro, e ritrovò così, in un attimo, tutta la sua sfacciataggine.
- Io sono Killua Zaolyeck, e sono un hunter- affermò sicuro di sé, osservando attentamente la reazione della donna al suono del suo cognome.
La hunter però non parve far caso a quel particolare, e spostò invece la sua attenzione sul moro, in attesa.
- Il mio nome è Gon Freecss, e sono anch’io un hunter-
La presentazione di Gon non fu intrisa di orgoglio come quella del suo amico, ma stavolta, nel sentire il suo nome, la donna non riuscì a nascondere il guizzo d’interesse che le aveva attraversato le sue iridi.
Gon si chiese quale parte della sua presentazione potesse averla in qualche modo incuriosita. Che Ainne conoscesse suo padre?
- Gon e Killua- ripetè la hunter, guardandoli con un rinnovato interesse, che non si premurò di nascondere in nessun modo.
- Credo che voi conosciate già il mio nome, tuttavia sono una persona educata, quindi mi presenterò personalmente. Sono Ainne Van Roel, Double Hunter, cosa posso fare per voi?-
Il tono semi serio con cui pronunciò quella frase fece sospettare a Killua che lei avesse già un’idea piuttosto chiara di cosa volessero, ed avesse dunque già pensato anche alla sua risposta.
La situazione non si stava mettendo bene per loro.
Aveva la brutto presentimento che quella donna li considerasse alla stregua di un passatempo, ed in quel modo non avrebbero ottenuto nulla da lei.
- Noi siamo qui perché vogliamo diventare tuoi allievi-
Ovviamente Gon non aveva perso tempo ed aveva subito chiarito la situazione.
Peccato che, nel modo trionfante con cui la donna sorrise, Killua trovò il fondamento dei suoi sospetti, e comprese che tutta quella scenetta fosse realmente ciò che lei aveva previsto.
Dunque lei si stava semplicemente divertendo nel manovrarli a suo piacimento, certa della direzione in cui sarebbe andata la conversazione.
In realtà Ainne non aveva nessuna intenzione di prendere in considerazione la loro richiesta.
- Mi dispiace Signor Freecs, ma io non prendo allievi così giovani-
Eccola, la subdola, falsa risposta che si era preparata!
Ma Killua non aveva nessuna intenzione di fare il suo gioco.
- Noi siamo forti, se vuole delle conferme può chiederlo ai nostri precedenti maestri, e Biscuit Krueger è una di essi-
Ancora una volta la hunter non parve lasciarsi impressionare dal nome fatto da Killua, e continuò a mantenere quel sorriso così irritante.
- Biscuit vi ha fatto da maestra? Questo è un motivo in più per non farvi diventare miei allievi, io e quel dinosauro siamo completamente in disaccordo sul metodo da far seguire agli allievi per addestrarli-
- Non ci interessa che metodo usi il nostro maestro, noi vogliamo solo diventare più forti- si intromise Gon, cercando di salvare la situazione.
In realtà parve solo peggiorarla perché quelle parole parvero infastidire Ainne, dal cui viso scomparve il sorriso, e rimise il moro al suo posto con una sola occhiataccia.
- Il metodo non conta? Non so chi vi abbia addestrati fino ad ora ma sappiate che il metodo conta molto, ed il fatto che abbiate avuto più maestri non è un bene come voi sembrate credere-
L’espressione severa che aveva assunto in quel momento non impedì a Killua di continuare a ribattere con ostinazione.
Lui e quel testardo di Gon erano arrivati fino a lì e quindi sarebbero diventati degli allievi della hunter, anche a costo di accamparsi nel giardino fino a quando lei non li avesse accettati.
- Gon non voleva dire che non ci interessa il metodo, ma il nostro obiettivo è diventare più forti, e abbiamo abilità e volontà a sufficienza per riuscirci-
Invece di replicare a quelle parole, Ainne cambiò improvvisamente discorso, spostando nello stesso momento il suo sguardo da un mortificato Gon, alla finestra alla sua sinistra
- Chi vi ha parlato di me?-
Killua non comprese il perché di quella azione, ma non si lasciò sfuggire l’occasione per  tentare di riacquistare il favore della donna.
- E’ stato Satotsu, forse non lo conosci di persona ma è un hunter senza bocca e con dei capelli ridicoli-
- Mai visto. Chi altro è stato un vostro insegnante?-
- Un ex-allievo di Biscuit che si chiama Wing, e poi Biscuit. Non ce ne sono stati altri-
- A che gruppo di hunter appartenete?-
- Siamo dei Blacklist Hunter*-
L’espressione insofferente che assunse Ainne dopo quella risposta, fece temere a Killua di aver fatto un nuovo passo falso.
- Dei Cacciatori della Lista Nera? E vorreste essere addestrati da me? Ma lo sapete che sono una Hunter dei Dispersi?-
Vista la precaria situazione in cui si trovavano, Killua decise di essere cauto nel dare la risposta a quella domanda, incerto su cosa la donna volesse esattamente sentire.
- Sì, Satotsu ce lo ha detto, ma noi non vogliamo imparare solo a catturare dei criminali, ma vogliamo acquisire anche altre abilità-
Era la cosa più neutra che gli fosse venuta in mente, ed era anche la verità.
Tuttavia non si aspettava l’acida frase che ottenne con quelle parole.
- Te lo dirò chiaramente Killua Zaolyeck, a me i Blacklist Hunter non piacciono nemmeno un po’. Siete egocentrici, imprudenti, egoisti ed esaltati. Non affiderei la mia vita a nessuno di voi-
Quella replica confuse definitivamente l’albino, ormai sicuro di trovarsi in un campo minato dall’astratta forma discorsiva.
Improvvisamente però gli giunse un aiuto dall’ultima persona da cui se lo sarebbe aspettato.
Gon infatti parve risvegliarsi dal suo stato di ascoltatore passivo, tanto che si alzò con uno scatto dal divano, con lo sguardo duro ed arrabbiato di chi si sente ingiustamente accusato.
- Questo non è vero! Non hai alcun diritto di giudicarci in questo modo, e se proprio vuoi saperlo penso che sarei IO che non affiderei la mia vita a te ed al tuo orribile pigiama neanche se fossi sull’orlo di un baratro, circondato da Formichimere e su una montagna sospesa nel vuoto!-
Quello sfogo ebbe il potere di far riportare tutta l’attenzione della donna su di loro, e di spiazzare sia lei che il suo amico.
Un pesante silenzio cadde tra i tre.
A romperlo fu un discreto rumore che, dopo qualche secondo di confusione, Killua comprese essere qualcuno che bussava alla porta.
La voce del maggiordomo, forte e chiara, seguì la realizzazzione dell’albino.
- Miss va tutto bene? Ho sentito qualcuno urlare-
La donna non si scompose a quella domanda posta in maniera discreta, e si limitò a spostare lo sguardo sulla porta, come se potesse vedere l’uomo attraverso il legno.
- Non ti preoccupare Cedric, è tutto a posto-
- Capisco, in ogni caso volevo informarla che la cena sarà servita tra tre minuti, sarebbe meglio che concludeste i vostri affari entro questo tempo, o il cibo si raffredderà-
- Va bene, grazie per avermi avvertito-
- Di nulla miss-
Dopo quell’ultima frase i tre poterono sentire i passi dell’uomo allontanarsi dalla stanza, e gli occhi di Ainne si spostarono dalla porta alla figura di Gon, ancora in piedi di fronte a lei.
Per qualche istante non disse nulla, e l’albino pensò che stesse riflettendo sul metodo più efficace per cacciarli a calci da casa sua quando, in maniera del tutto inaspettata, il viso della donna si distese nuovamente in un grande sorriso.
Davvero, Killua iniziava a non capirci più niente.
- E così dietro la faccia da bambini ben educati ci sono dei diavoletti eh? Dubito seriamente che non mi affideresti la tua vita in un caso del genere, ma per stavolta non voglio mettermi a discutere su metafore così divertenti-
- Eh?- fu l’intelligente replica di Gon, troppo sorpreso dall’improvviso cambio di umore della donna per rendersi veramente conto del significato di quelle parole.
- Dato che siete riusciti ad arrivare fino a qui, in fondo è giusto che io vi dia una possibilità. Se accetterete di fare ciò che vi dirò, e sarete sufficientemente bravi da portere a termine il vostro compito, allora diventerete miei allievi. Accettate questa proposta?-
- In che cosa consisterebbe questo compito?- chiese con sospetto Killua, per niente convinto da quel cambio radicale di idea.
- Questa sarà una sorpresa, ma scommetto che non avete mai fatto nulla di simile. Se davvero il vostro obiettivo è quello di migliorarvi ad ogni costo, allora dimostratemelo!-
Quella suonava tanto come una sfida.
E loro non potevano di certo tirarsi indietro, non dopo aver fatto tutta quella fatica per ottenere una possibilità.
Quella possibilità.
- Ci sto!- esclamarono insieme, recuperando il perduto entusiasmo.
La piega leggermente inquietante che aveva preso il sorriso della donna a quelle parole, avrebbe dovuto metterli in allerta, ma in quel momento erano sicuri che sarebbero riusciti a superare qualunque prova.
- In questo caso credo che la cena ci stia aspettando, vi basterà proseguire lungo il corridoio e troverete Sif, lei vi porterà nella stanza dove sarà servita la cena. Ditele che io arriverò subito-
- Significa che possiamo restare qui a mangiare?-
La speranza che brillava negli occhi di Gon fece allargare il sorriso di Ainne, che gli indicò con aria complice la porta.
- Ovvio Gon Freecss, ma Cedric è un tipo piuttosto pignolo sugli orari, vi conviene sbrigarvi, o vi lascerà a stecchetto-
- Ok, Killua andiamo!- esclamò Gon, afferrando con una mossa fulminea il braccio destro dell’amico e trascinandolo fuori dalla stanza.
- Ehi Gon, piantala di trascinarmi, ma ti sembro un pelouche?-
Le proteste dell’albino si persero nel corridoio, mentre la donna si stiracchiava felice sul divano.
Aveva trovato due interessanti passatempi, e chissà se avessero retto all’interessante prova che aveva in mente…..
In quel momento qualcuno bussò alla porta interrompendo le sue riflessioni.
- Sì?-
- Miss Van Roel posso entrare?-
Ainne riconobbe subito la proprietaria di quella voce, e le diede il permesso di entrare.
Tahra comparve sulla soglia della porta, ed osservò attentamente la stanza prima di parlare, come per assicurarsi che non ci fosse nessuno dentro a parte la hunter.
- Signora, ha appena chiamato Fan, ha detto che un'altra persona è arrivata a Saitre cercandovi-
- E chi sarebbe?-
- Fan mi ha riferito che sembrava un ragazzo, biondo, occhi azzurri, con delle catene al braccio destro-
- Ha decifrato il cartello?-
- Sì, mi sono già informata, ha comprato un biglietto per Nolin, partirà domani sera-
- Allora avverti Sif, tra due giorni dovrete scortare qui un nuovo ospite-
- Come desidera- mormorò Tahra prima di uscire dalla stanza.
Ainne si alzò, pronta per la cena.
Dopo settimane di noia assoluta, avrebbe avuto per le mani ben tre bamboline con cui poter passare il tempo.
Ma sarebbero state all’altezza dei suoi giochi?
 
 
 
 
E’ fatta, il terzo capitolo è finito.
Mi scuso infinitamente per il ritardo, ma questo è un periodo molto incasinato per me e temo che per un po’ continuerò ad essere piuttosto incostante.
Che dite, mi sono fatta perdonare con questo capitolo? Ben 12 pagine, mi sorprendo da sola.
Avete capito chi è il misterioso ( ma mica tanto) ragazzo biondo? Ebbene sì, sta arrivando anche lui, prossimamente su questo schermo.
Nello scorso capitolo mi sono dimenticata di ringraziare coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite, tenterò di rimediare ora: grazie Asmita, Faith Yoite, giaggia, kirauchiha97, e LenShiro.
Grazie soprattutto a Queen of the Nightche ha messo Glass Heart tra le preferite.
Inoltre voglio chiedere ancora scusa ai miei recensori per aver risporto loro così tardi, ma come ho già detto questo è un periodo un po’ complicato.
Vi ringrazio per i vostri commenti così belli Asmita, Queen of the Nighte LenShiro.
Volevo chiarire alcune cose riguardanti il capitolo, ovvero quando parlo di Alluka come se fosse un maschio e quando ho dato per scontata l’appartenenza di Gon e Killua al gruppo dei Blacklist Hunter.
Per quanto riguarda Alluka non è ancora ben chiaro il suo sesso, per cui ho scelto di considerarlo un maschio, mentre per quanto riguarda il Gruppo di Hunter non viene mai specificato a quale appartengano Killua e Gon, quindi anche in questo caso ho fatto una scelta arbitraria assegnandoli nel gruppo della lista nera.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che il personaggio di Ainne vi abbia incuriosito almeno un po’.
Alla prossima puntata!

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Capitolo 4
*** Chi ha paura dei fantasmi? (1° parte) ***


Chi ha paura dei fantasmi?

(1°parte)
  

Essere un bambino curioso ed ingenuo, in un luogo abitato per lo più da vecchi, aveva fatto collezionare molto presto a Gon un numero incredibile di figuracce imbarazzanti.
Come quella volta in cui chiese alla vecchia moglie del dottore perché si fosse messa dei sassi all’interno dei vestiti, e le aveva pure palpato il seno cadente nel tentativo di aiutarla a liberarsi da quei pesi.
Tuttavia la situazione in cui si trovava da dieci minuti a quella parte si era guadagnata in poco tempo l’entrata nella sua top ten delle Epiche Figure di Merda.
Il luogo nella quale si trovavano era uno dei più soffocanti nel quale il moro era mai stato.
Apparentemente era un atrio, ma era terribilmente piccolo, con le pareti colorate con uno splendente arancione e quasi troppo illuminato da un pacchianissimo lampadario-candelabro esageratamente grande.
Le uniche vie d’uscita da quel posto erano tre claustrofobici corridoi, che sembravano essere stati ideati da un qualche architetto sadico ed anoressico.
Da quasi quindici minuti i due stavano aspettando, completamente ignari del loro destino, l’uomo che li aveva piantati in asso in quell’atrio borbottando qualcosa sull’avvertire il suo capo del loro arrivo.
Inoltre, da quando avevano messo piede in quel posto così un gruppo di tre uominili stavano fissando dal corridoio di destra, ridacchiando mentre li indicavano.
Il fatto che questi fossero più simili a dei motociclisti che stavano smaltendo una sbronza, che a dei gentleman, non aiutava poi a metterli a loro agio.
- Sai Killua, ho l'impressione che quei tizi ci stiano osservando-
L'occhiata velenosa che Gon si guadagnò con quella frase,fu un chiaro monito a tenere la bocca chiusa,in futuro.
Killua era, tanto per cambiare, di pessimo umore.
- E la cosa ti sorprende? Forse non te ne sei ancora accorto ma hai i capelli verdi!- ringhiò acido l'assassino, continuando a guardarsi nervosamente intorno.
Quell'osservazione ebbe però il potere di offendere Gon, ricordandogli il motivo per cui quel momento era attualmente classificato alla posizione numero sei della sua top ten.
- E tu allora? Se non sbaglio adesso hai un cespuglio rosa al posto dei capelli!-
A quelle parole l'ormai ex-albino si trattenne a stento dall'avere una crisi isterica.
Purtroppo era tutto vero, i suoi adorati capelli erano stati orribilmente trasformati da quella strega che avrebbe dovuto essere la loro insegnante.
Ora, al posto del suo solito caschetto bianco, faceva bella mostra di sè una folta capigliatura rosa shocking.
Killua non aveva mai desiderato nulla così intensamente come la possibilità di diventarecalvoin quel momento.
Ma nemmeno a Gon era andata tanto bene, dato che i suoi capelli avevano invece assunto un inquietante colore verde fosforescente, sospettosamente simile a quello del pigiama della hunter da lui criticato.
- Se non altro abbiamo trovato subito il posto della nostra prova-
- Certo, lo abbiamo trovato subito, peccato che sia una maledetta sfilata di moda!-
Ebbene sì, la misteriosa prova di Ainne li aveva portati ad una delle più esclusive sfilate che si teneva nella città di Medyri, la capitale della moda in nero.
E di certo non perché la maggior parte delle collezioni lì presentate avessero abiti destinati a vedove inconsolabili.
La verità era che lì potevi trovare di tutto, da celebri vestiti rubati, a tessuti illegali fatti di materiali tossici o allucinogeni, e persino linee di moda dedicate esclusivamente agli assassini ed ai ladri, con le più svariate proprietà.
Killua ne aveva già sentito parlare, ma la sua famiglia non era mai stata attratta da quel genere di frivolezze, già perfettamente certa della sua abilità nell’arte dell’omicidio.
Tuttavia il finirci in mezzo era tutta un’altra storia.
Nessuno dei due sapeva cosa li aspettava fino a qualche minuto prima, durante il quale il tizio della reception (quello che poi era scomparso in uno di quei corridoi minuscoli) non si era degnato di spiegargli dove accidenti fossero capitati.
In realtà (quella grandissima bastarda di ) Ainne aveva solo dato loro due biglietti ed un foglio piegato la sera prima, invitandoli piuttosto minacciosamente a recarsi all’indirizzo scritto là soprasenzafare alcun genere di ricerca sulla città in questione.
Per assicurarsi che i due raggiungessero il posto aveva poi fatto quella cosa di cambiargli il colore dei capelli.
Nessuno dei due hunters aveva ancora capito che tipo di tecnica la hunter potesse aver usato, ma una cosa era chiara ad entrambi: quella era stata una chiara manifestazione del suo nen.
Le loro furibonde proteste riguardo il look scelto dalla donna non l’avevano poi particolarmente interessata, infatti tutto quello che aveva fatto in risposta era stato cacciarli non proprio gentilmente da casa sua.
E così i due si erano dovuti imbarcare un’altra volta ed attendere cinque ore prima di arrivare nella vivace metropoli.
L’odio che stavano iniziando a maturare per le compagnie aeree era una chiara testimonianza di quanto iniziassero a tenerci a rimanere con i piedi per terra.
Ovviamente poi non avevano trovato l’indirizzo sulle cartine del luogo,e solo per pura fortuna (Gon era stato così sventato da chiedere informazioni all’elegante moglie di un boss della droga che Killua aveva incotrato una sola volta, ma con cui non voleva più avere alcun genere di contatto) erano riusciti a risalire ad un vecchio complesso commerciale, ristrutturato dalla potente mafia di Medyri per farne il luogo di spaccio di vestiti illegali.
Che cosa centrasse Ainne Van Roel in tutto quel commercio,per i due rimaneva ancora un mistero.
La situazione inoltre non parve migliorare neanche un po’ quando,infine,si materializzò all’imboccatura dal corridoio di destra un uomo alto e dall’aria snob, chiaramente alla ricerca di qualcuno.
Ed a giudicare da come gli si avvicinò, con il suo passo rapido e strascicato, quel qualcuno, o meglio quei qualcuni, erano proprio loro.
- Voi siete le due guardie della collezione di Lynn?- domandò loro,continuando però a guardare qualcosa scritto sul primo foglio di un enorme pila che si trascinava dietro.
Inoltre, grazie alla vicinanza maggiore, Gon si accorse anche del coltello che l’uomo esibiva attaccato alla cintura dei pantaloni.
Il fatto che non avessero una risposta coerente da dargli,la presenza sospetta di quell’arma, e la sua chiara indifferenza a qualunque cosa non fosse fatta di inchiostro, spinsero i due a rimanere in un imbarazzante silenzio, forse in attesa di un qualunque segnale divino che dicesse loro cosa fare.
Ed il segnale ci fu, anche se a darlo non fu Dio, ma qualcuno di molto più umano.
- Che domande, certo che sì. Basta vedere i loro capelli per intuirlo- intervenne una scocciatissima donna di mezz’età, con un severo chignon a stritolarle i capelli rossicci striati di grigio e le braccia piene di abiti da sera svolazzanti.
Era sbucata improvvisamente dal minuscolo corridoio di destra, lo stesso da cui era arrivato l’uomo, e si avvicinò con espressione minacciosa al loro interlocutore.
Che stesse aspettando che lui la seguisse?
Tuttavia la sua apparizione non sembrò attirare minimamente l’attenzione dello snob, che invece si concentrò completamente sulle loro chiome variopinte.
Più la sua osservazione continuava, e più la sua espressione si avvicinavaad un educata smorfia di orrore.
- Hai ragione Tia, quei colori terribili possono essere stati scelti solo da Lynn. Perché quella invece di venire qua e presentarci il suo staff ci manda ognianno tizi diversi?- si lamentò l’uomo, iniziando nuovamente a cercare qualcosa tra tutti i fogli che teneva tra le mani.
In tutto quel discorso i due interessati erano rimasti completamente in silenzio, cercando di trovare un senso nei discorsi di quei sconosciuti.
Chi era Lynn? Forse la persona per cui Ainne lavorava e che le aveva dato i biglietti?
- Allora, ecco qua, stanza 37, il vostro turno è alle 19.30, mi raccomando non fate danni- sciorinò rapidamente lo snob, porgendogli uno dei suoi preziosi fogli.
Questo era statoscritto con una calligrafia minuscola e precisa, tanto che a fatica i due hunter ne decifrarono le frasi.
- Ah, ecco, non per distrurbarla, ma cos’è che dovremmo fare esattamente?-
La domanda di Gon risuonò in maniera imbarazzante in quel luogo davvero troppo stretto, guadagnandosi un’occhiataccia da entrambi i loro ascoltatori.
- Non ditemi che siete dei pivelli. E’ impossibile lavorare così, io non ci riesco più a sopportare i capricci di quella stilista, ogni anno ci manda qualche idiota e poi si lamenta se succede qualcosa ai suoi vestiti-
La scenata dello snob in ogni caso non parve commuovere la rossa, ancora al suo fianco, ed ancora intenta a guardare male il povero Gon.
- Quanti anni hai ragazzino?-
- Ho dodici anni-
- CHE COSA?- strillò improvvisamentel’uomo, riportato alla realtà della candida risposta del hunter.
Killua si chiese affranto quando Gon avrebbe imparato a mentire per non aggiungere altri problemi ai loro guai.
- Come ha potuto pensare quella idiota di mandare due mocciosi ignoranti come voi? Che ne sapete voi di moda? No, non è possibile, dobbiamo escluderla dalla sfilata, io vado a chiamare il capo e gli dico che è arrivato il momento di piantarla…..-
Lo snob continuò a dire cose del genere mentre si allontanava rapidamente dai tre, percorrendo quasi di corsa il corridoio centrale e gesticolando in maniera preoccupante.
Tutto ciò non suscitò il minimo interesse nella donna, che parve solo più scocciata di prima per aver perso di nuovo la persona che era venuta a cercare.
I due hunter invece erano rimasti fermi e confusi al loro posto, incerti se doversi sentire colpevoli del prossimo suicidio dello snob.
- Che state facendo ancora qui? Dovete andare prima che qualcuno faccia sparire la linea del vostro capo, e qui cose del genere accadono piuttosto in fretta- li informò sbuffando la rossa, iniziando velocemente ad incamminarsi verso la direzione in cui l’altro era sparito.
- Aspetti, noi non sappiamo dove dobbiamo andare!-
Le parole di Gon, a metà tra una supplica ed una richiesta cortese, fecero fermare la donna, che si girò nuovamente verso i due.
Killua ipotizzò, in base allo sguardo di sorpresa e rassegnazione che lanciò loro, che Gon fosse riuscito a smuovere qualcosa nel cuore di quella stalker di snob matti.
Qualcosa tra la compassione e l’interesse pietoso di un umano verso un cucciolo di cane stupido e abbandonato.
- Il vostro capo non vi ha detto proprio nulla?-
I due amici scossero la testa in perfetta sincronia, sperando di aver trovato un’alleata.
- In questo caso vi aggiornerò io. Su seguitemi- gli ordinò in tono marziale la donna, camminando rapidamente verso il corridoio al centro.
Gon e Killua obbedirono prontamente, intravedendo forse una via di salvezza.
- Il vostro capo è una degli stilisti più esclusivi di abiti pericolosi. Esclusivi nel senso che le sue creazioni costano una fortuna, ma sono anche i più efficaci in circolazione. Bhe, ha la sua fetta di mercato ovviamente, ma per mostrare al pubblico roba del genere bisogna aspettare che quelli meno facoltosi abbiano già fatto i loro acquisti e se ne siano andati-
- Scusi, ma che intende per “pericolosi”?- borbottò Gon, lanciando occhiate sospette agli abiti tra le mani della rossa.
- Ovviamente che sono fatti in modo da procurare la morte a chi li indossa. L’anno scorso il suo modello di punta era un vestito da sera di setae diamanti, ma in realtà il tessuto era formato da un intreccio di seta ed una rara pianta la cui linfa produce un enzima capace di distruggerele cellule del cervello. Divenne piuttosto popolare tra i quartieri alti-
Quelle parole ebbero il potere di ridurre al silenzio Gon.
- Ma stiamo divagando. Lynn può essere brava nel suo mestiere, ma è una tale lunatica! Non si è mai presentata qui, e di lei conosciamo solo i suoi modelli. E quelli che li controllano- concluse lanciando un’occhiata eloquente ai due hunter.
- Cioè noi?- domandò Gon, lasciando trapelare una buona dose di incredulità.
- Evidentemente. L’unico modo con cui quella rende riconoscibili i suoi guardiani sono gli assurdi colori di capelli che gli propina. E voi avete questo requisito, quindi non ci sono dubbi. In ogni caso Lynn chiede sempre che le sia assegnato la stanza 37, anche se ogni anno accadono sempre le stesse cose-
- Cose? Cose di che genere?- chiese con espressione scettica Killua.
- Oh, bhe, cose. Fantasmi più che altro-
Le ultime quattro parole ebbero il potere di bloccare Gon e Killua sul posto.
Quando se ne accorse, ovvero parecchi metri più in avanti, la rossa si fermò a sua volta e lanciò un’occhiata annoiata ai due stoccafissi.
- Che vi prende? Non avete mai visto un fantasma?-
 
 

***
 

 

Kurapika si mosse nervosamente sul divano sul quale era stato fatto sedere.
La stanza in cui si trovava era un piccolo salotto arredato in modo che l’unico colore presente fosse il blu.
Sulla sua sinistra una libreria occupava tutto il muro disponibile, mentre gli unici altri oggetti presenti erano due eleganti divani ed il morbido tappeto su cui essi erano poggiati, probabilmente per non rovinare il pavimento fatto di lucide piastre smaltate.
Nonostante la pacifica calma che quel luogo sembrava trasmettere, lui si sentiva piuttosto agitato.
Il rumore di passi in avvicinamento lo strappò dalla sua osservazione dei tomi presenti nella libreria, facendogli rivolgere tutta la sua attenzione sulla porta che si era appena aperta.
- Buongiorno, tu devi essere il mio ospite- esclamò la donna appena entrata, rivolgendogli un sorrisoallegro.
Quella allegria quasi esagerata non riusciva però a nascondere lo scintillio predatorio che animava i suoi occhi viola.
La sua espressionecontraddittoria, ed il suo aspettocosì disarmonicodato dalla corta e provocante gonna di volant che mostrava le lunghe gambe, mentre un’enorme camicia le nascondeva completamente le forme del busto, lo spinsero ad assumere da subito un attegiamento difensivo.
Quella donna si aspettava chiaramente qualcosa da lui, e non era certo di volerla accontentare.
L’altra non parve accorgersi di nulla, mentre si sedeva di fronte a lui.
A quel gesto la gonna si accorciò ancora di più, spingendo il biondo a piantare il suo sguardo sul viso dell’altra, per tentare di ignorare l’imbarazzo.
Ne incontrò subito gliocchi attenti, mentre il suo sorriso diventava più ampio.
- Allora, non ti presenti?- iniziò con tono vivace la donna, per niente intenzionata a ridurre la rigida compostezza dell’altro con un po’ di chiacchiere informali,
- Mi chiamo Kurapika. Sono un amico di Gon e Killua, e vorrei vederli, se per lei non è un problema- espose in tono tranquillo il ragazzo, celando la sua diffidenza ed il suo disagio dietro la cortesia.
- In realtà èun problema. Sei un hunter?-
Il fatto che avesse risposto in maniera così evasiva suggerì a Kurapika che non gli avrebbe detto di più se lui non avesse risposto alla sua domanda.
Stava forse tentando di giocare ad un “Se tu mi dai, io ti do”?
- Sì sono un hunter, perché è un problema?- domandò il biondo, accettando implicitamente di giocare con quella donna.
- Perché non sono qui. Che tipo di hunter sei?-
- Sono un Black List Hunter. Dove sono allora?-
- Sono in missione. Tu non lo vuoi sapere il mio nome?-
L’ultima domanda della donna confermòal ragazzo che il momento del gioco era passato, anche se non sapeva con quali esiti.
- Sì, non mi dispiacerebbe sepresentaste- affermò cercando di guadagnare tempo ed informazioni sulla sua interlocutrice.
- Il mio nome è Ainne Van Roel, sono una Double Hunter ed appartengo alla categoria degli Hunter dei Dispersi. E mi piacerebbe che tu non mi dessi del voi. Mi fa sentire vecchia-
Kurapika si chiese se quella sua pomposa presentazione sarebbe dovuta servire ad intimidirlo o a farlo irritare.
In ogni caso era palese che Ainne stesse tentando di manipolare la discussione a suo vantaggio, e ci stava anche riuscendo.
- Allora, Kurapika, il mio maggiordomo sta per portarci il the, ma intanto perché non mi dici come mai vuoi incontrare quei due bambini?-
Il tono anche troppo interessato usato dalla donna portò Kurapika a pensare di dire una bugia, o rivelare il minimo necessario.
Tuttavia lui sapeva troppe poche cose sul conto di quella Ainne per potersi giocare in quel modo la possibilità di poter avere il suo permesso di vedere i due amici.
L’idea di scontrarsi con una double hunter offesa,per ottenere quello che avrebbe potuto avere con un discorso gentile, non lo allettava particolarmente.
D’altro canto lei sembrava invece conoscerlo abbastanza da intrappolarlo in una conversazione botta e risposta, dove non esistevano fatti tra le righe da interpretare, ma solo le parole dette.
Perciò decise di essere sincero, ma cauto.
- Vorrei parlare con loro di alcuni eventi che sono accaduti da poco-
- In maniera più specifica?-
Quella domanda aveva il preciso scopo di metterlo in trappola, e costringerlo a rivelare cose che avrebbe preferito tacere.
Ainne si stava solo divertendo a vederlo sottomesso alle sue regole, e questa cosa non gli piaceva nemmeno un po’.
- Voglio parlare con loro di ciò che è accaduto durante l’elezione del nuovo capo degli hunter-
- Ohoh, capisco. Argomento piuttosto interessante Kurapika. Quindi non sei qui per diventare mio allievo?-
L’assurdità dell’ultima domanda della bionda fece sollevare di scatto le soppracciglia del ragazzo.
Che storia era quella?
- No, io ho saputo che loro stavano cercando una certa Van Roel, e ho seguito la pista piazzata da te per trovarli. Non ho nessuna intenzione di diventare un tuo allievo- spiegò con orgoglio Kurapika, certo di non aver bisogno dell’aiuto di una donna del genere per migliorare.
Il sorriso dell’altra a quella parole si affievolì leggermente, ma solo per poi assumere una piega quasi crudele che spiazzò il biondo.
Probabilmente aveva appena risvegliato l’istinto vendicativo di quella donna.
- Bene, bene. Oltre che a due monelli da rieducare, dovrò insegnare un po’ di buone maniere anche ad un tronfio tacchino dalle penne gialle-
Il modo con cui la hunter lo descrisse sarebbe stato offensivo anche se lui fosse stata la persona più tollerante del mondo.
Per questo Kurapika non ci pensò più di tanto prima di mandare al diavolo la sua gelida posizione difensiva, e passare invece all’attacco.
- Ma come si permet…..-
- Zitto moccioso. La tua spocchiosità è già sufficientemente irritante senza che tu ti impegni per trovare qualche insulto nel tuo forbito vocabolario. Ora ti siedi e mi ascolti- sibilò in tono minaccioso Ainne, senza però perdere il suo sorriso quasi gentile.
Ma Kurapika non aveva alcuna intenzione di darle retta, anzi si alzò rapidamente dalla sua posizione, cercando di controllare la sua espressione per non lasciar trapelare l’ira che stava provocando in lui l’orgoglio ferito, dirigendosi con passo rapido ma fiero verso la porta.
Era assolutamente certo di non voler sprecare in quel luogo neanche un minuto in più.
Però, nel momento in cui stava per aprire la porta, questa si spalancò da sola, o meglio a causa del maggiordomo.
Il biondo lo aveva già conosciuto al suo arrivo, e la sua austera figura non l’aveva intimidito prima e non lo intimidiva in quel momento, ma c’era qualcosa nello sguardo d’acciaio che l’altro gli rivolse che lo spinse a rimanere fermo dov’era.
Ogni cosa nell’atteggiamento attuale dell’uomo esprimeva un solo concetto: pericolo!
- Cedric, sei arrivato proprio al momento giusto- esclamò Ainne,nuovamente allegra,invitando con un gesto l’altro ad entrare.
Solo in quel momento Kurapika notò che l’uomo reggeva un vassoio con due tazze di the ed un piatto pieno di dolci.
Il suo corpo si mosse automaticamente nel momento in cui l’altro si mosse per entrare, scostandosi senza neanche pensarci.
Con gesti impeccabili l’uomo servì il the alla sua signora, ed attese il momento in cui il biondo si sarebbe seduto per fare lo stesso con lui.
Il fatto che lui sembrasse invece sul punto di percipitarsi fuori da quella specie di camera marina, era un dettaglio che sembrava voler ostinatamente ignorare.
Il suo istinto gli stava sussurrando di fare attenzione, perché la donna dall’umore lunatico, che in quel momento stava mangiando un pasticcino come se non ne avesse mai mangato uno prima, aveva in mente qualcosa che non avrebbe esitato a realizzare.
E se le informazioni che aveva raccolto avevano un fondo di verità, Ainne quando voleva qualcosa,non esitava mai prima di tentare di ottenerla.
- Non ti siedi? Pensavo che volessi anche tu un po’ di the-
La sfacciata tranquillità di quella hunter, che prima lo provocava e poi faceva la perfetta padrona di casa, gli fece concludere che doveva immediatamente cambiare tattica contro di lei.
Non poteva capire con certezza quanto fossero realmente pericolosi lei e la sua servitù, ma non doveva lasciarsi distogliere dal suo obiettivo.
Incontrare Gon e Killua.
Con qul proposito in mente, Kurapika tornò al suo posto, con i nervi tesi ma un’espressione di forzata cortesia sul volto.
Non aveva alcuna intenzione di fingere di provare una qualche simpatia per la hunter, ma conosceva le buone maniere, probabilmente in maniera migliore della bionda, e le avrebbe rispettate.
Rapidamente fu servito anche lui dal maggiordomo.
Dopo aver compiuto il suo dovere l’uomo li lasciò nuovamente soli senza dire una parola.
Come prima fu Ainne ad incominciare il discorso.
- Allora, tu vuoi incontrare i miei allievi?-
Il rigido segno di assenso che ricevette da Kurapika la fece ridacchiare.
- Sembri una bambola mossa da un burattinaio inesperto. In ogni caso per incontrarli dovrai diventare anche tu un mio allievo-
- Prego?- sbottò leggermente incredulo il biondo, totalmente spiazzato da quella richiesta.
Sapeva che Ainne era una brava hunter, a capo della sua categoria, e che aveva già avuto qualche discepolo.
Tuttavia si diceva che non avesse usato una grande tolleranza verso quei pochi apprendisti, al contrario pareva che poco sopportasse i giovani che chiedevano di essere addestrati da lei.
Dunque,quel suo ricatto mascherato da proposta non coincideva con l’idea che si era fatto di lei.
Perché voleva avere un terzo allievo quando aveva affermato di aver già accettato le richieste di Gon e Killua?
Come poteva poi dare per scontato che lui non avesse già un altro insegnate, o non ne avesse addirittura più bisogno?
- Perché dovrei fare una cosa simile? Lei non sa niente di me, ed io non voglio un insegnante. So già tutto ciò che mi serve sapere-
La sensatezza delle sue parole fu distrutta da Ainne con una semplice scrollata di spalle.
- Già solo dal modo in cui hai reagito quando hai attraversato il mio giardino ho capito che tu non sai un bel po’ di cose. Quindi ho deciso di farti diventare un mio allievo-
L’allusione al giardino portò Kurapika a ripercorrere mentalmente la strada che aveva percorso nel parco di quella casa.
Non aveva notato nulla di strano in esso, né avvertito un qualche pericolo minacciarlo in quei momenti.
Checosaintendeva allora Ainne?
- Se proprio vuoi dare un motivo alla mia decisione, potrei dirti che mi diverte l’idea di addestrare te e i tuoi amici. Ho sentito parlare molto bene di voi, ed avete tutti un nome da difendere. Il permaloso albino dovrà dimostrarmidi essere un vero Zaoldyeck, quel buffo bimbo con la canna da pesca mi dovrà far vedere cosa ha ereditato dal suo seccante papino, e tu mi interessi per via delle tue sanguinose referenze-
- Sanguinose?-
- Hai ucciso un membro della Brigata dell’Illusione, sventato il fallimento di un boss mafioso, eppure sei ancora così immaturo da tanti punti di vista! Voglio sapere quanto riuscirai a migliorare con un insegnante che non ti lasci decidere tutto da solo cosa fare della tua immotivata esistenza-
Se le ultime frasi della hunter lo avevano lasciato quanto meno offeso, tutte le informazioni che aveva rivelato di possederesu di lui spiegavano infine il modo con cui era riuscita a gestirlo.
Per qualche motivo di cui era ignaro, la hunter si era accuratamente informata su di lui, venendo così a conoscenza di gran parte di ciò che aveva fatto da quando era diventato un hunter.
Però sembrava non sapere la storia del suo clan, o forse non era proprio a conoscenza del fatto che fosse un Kuruta.
Questo escludeva che lei stesse puntando ai suoi occhi, ma era impossibile che le sue ragioni si riducessero veramente ad un mero capriccio.
In ogni caso, poteva momentaneamente tralasciare i ragionamente tortuosi eseguiti dall’altra,per concentrarsi sul suo vero problema.
Ovvero, come riuscire a non farsi coinvolgere dalle sue idee.
- E se decidessi di dirti di no?-
- Allora potrai salutare i tuoi amici solo tra una cinquantina d’anni, più o meno-
- Cinquanta?!?- esclamò incredulo il biondo, cercando di capire dall’espressione dell’altra se stesse solo scherzando, o fosse seria.
Il modo soddisfato con cui questa sorseggiò il suo the, gli diede una risposta alquanto chiara.
- Non è mica colpa mia se sono due ignoranti- affermò con tono angelico, che sarebbe risultato fasullo anche ad una mummia ancora chiusa nel suo sarcofagoe sepolta nella sua piramide.
- Quindi non ce l’ho una scelta, in realtà- borbottò Kurapika, iniziando ad avvertire sempre di più la sensazione di essere stato messo in trappola daquella lunga, e per buona parte incomprensibile,discussione.
- No!- trillò entusiasta Ainne, con un sorriso talmente luminoso da far quasi paura.
Kurapika non aveva nessuna intenzione di diventare il prossimo divertimento di quella donna, ma era anche assolutamente deciso ad incontrare Killua e Gon.
Pagare il prezzo che quella hunter gli stava chiedendo sarebbe stato assurdo, e non c’era alcun reale motivo per farlo.
A parte l’indubbia minaccia di ritorsioni nel caso in cui avesse veramente voluto fare di testa sua.
Lui non voleva perdere il suo lavoro, né diventare l’allievo di una hunter semi-sconosciuta e manipolatrice, ma c’era qualcosa nella sicurezza che l’altra stava dimostrando davanti a lui, che lo faceva dubitare della sua decisione.
Sapeva bene che doveva ancora fare molta strada nello studio del nen, ma aveva sempre pensato che l’avrebbe fatto da autodidatta.
Non c’era alcun bisogno di affidarsi a quella donna.
Però c’era sempre quel qualcosa che incrinava le sue convinzioni.
Possibile che fosse una specie di abilità della donna? Che Ainne stesse usando il suo nen su di lui senza che lui se ne accorgesse?
- Io ho un lavoro. Ed un obiettivo da raggiungere. Quindi temo di non poter accettare la sua offerta-
Conciso e cortese, il biondo non aveva alcuna voglia di dare ancora retta ai vaneggiamenti della donna.
L’espressione vittoriosa che ebbe come risposta gli fece capire che aveva fatto una immensa sciocchezza.
- Oh, non devi preoccuparti. Un mio amico ha fatto in modo che tu ti licenziassi, e per quanto riguarda il tuo obiettivo, se riterrai ancora uno scopo importante quello di far fuorii membridella Brigata, il mio addestramento non potrà che aiutartinel realizzarlo-
Il rumore della tazza e del suo piattino che si infrangevano per terra rimbombò nella stanza, al posto della risposta di Kurapika.
Il biondo non poteva credere che ciò che aveva appena sentito potesse anche solo avvicinarsi alla realtà.
- Che cosa?- mormorò, troppo spiazzato per poter riuscire a contestare in maniera adeguata le affermazioni di Ainne.
- Hai capito. Sta pure sicuro che non hai più un lavoro, per cui puoi tranquillamente rimanere qui. Allora, vuoi ripensare alla tua risposta?-
L’aria sicura che sfoggiava la hunter non aiutava certamente Kurapika a mantenere la calma, ma il biondo si impose comunque di tentare di cercare di capire che accidenti stesse succedendo.
- Non ti credo. E’ impossibile che qualcuno si sia fatto passare per me ed i miei compagni di lavoro non se ne siano accorti-
- Forse avresti dovuto intrattenere un po’ più di rapporti sociali con loro. Così magari avrebbero saputo distinguere un te vero da uno falso. Dovremo lavorare parecchio su questo punto- riflettè la donna, lanciando un’occhiata critica fuori dalle finestre della stanza.
Sembrava che qualcosa avesse attirato la sua attenzione, proprio quando Kurapika avrebbe gradito averla più concentrata che mai su ciò che lui aveva da dire.
- Se non mi credi puoi sempre chiamare il tuo ex capo e chiedere a lui. Ma non pensare che in questo modo potresti tentare di sitemare le cose, perchè ho già preso tutte le precauzioni per fare in modo che ciò non avvenga- spiegò rapidamente, alzandosi con una certa fretta dal divano ed ignorando l’espressione battagliera del suo ospite.
- Aspetta un attimo, dove st….-
- Sì, sì, le domande me le farai dopo. Dirò a Cedric di venire a prenderti tra quindici minuti. Visto che è un sacco di tempo, ti consiglio di usarlo anche per accettare di essere stato fregato. Dopo non te ne darò altro. Ci vediamo- lo salutò frettolosamente Ainne, sparendo dietro la porta.
Kurapika si lasciò scivolare tra i cuscini di quel divano, confuso e frustrato.
Ebbe appena il tempo di rilassarsi un po’, che la porta si splancò di nuovo, con un irruenza che lo fece quasi sobbalzare.
- Comunque dovrai sostenere una prova per diventare ufficialmente un mio allievo. Non pensavi mica di potertela cavare grazie alla tua discutibile fama, eh?-
Dopo aver detto ciò Ainne scomparì di nuovo, questa volta definitivamente.
Ora Kurapika, finalmente solo, aveva un problema.
Come accidenti avrebbe fatto a tirarsi fuori da quel casino? 
 
 

***
 

 
Killua si sistemò meglio sulla scomoda sedia che aveva trovato nella stanza 37.
Gon invece continuò a passeggiare nervosamente, lanciando ogni tanto occhiate curiose e spaventate alla lunga fila di vestiti ordinatamente appesi con cui dividevano la stanza.
Lo Zaolyeck non avrebbe saputo dire se l’exmoro fosse più eccitato dall’idea di stare per assistere ad una manifestazione di ectoplasmi, o più incuriosito dai terribili poteri che avevano quelle delicate opere di stoffa.
In ogni caso quella prova aveva attirato la sua attenzione, anche se in realtà nessuno dei due aveva ancora capito se quest’ultima consistesse nell’affrontare quei fantasmi che si diceva infestassero la stanza, o piuttosto nel difendere gli abiti.
Difenderli da chi, poi? Nessuno aveva osato neanche sfiorare la porta della stanza, e tutti quelli che ci passavano davanti si appiattivano contro il muro opposto, pur di mantenere una certa distanza da quel luogo.
E, dopo più di due ore di noiosa guardia, Killua iniziava a pensare che tutte le storie che gli aveva raccontato quell’acida rossa fossero solouna serie di pettegolezzi da vecchie comari.
A detta della donna, ogni volta che c’era una sfilata, gli occupanti della stanza 37 subivano le visite di fantasmi, che indossavano gli abiti destinati all’evento ed attaccavano chiunque si opponesse al loro discutibile hobby.
Ovviamenteche Gon aveva creduto ad ogni parola, mettendosi subito a frugare ovunque nella stanza, tentando di rilevare tracce di quei disturbatori paranormali.
Ed altrettanto ovviamente non aveva trovato niente.
Tuttavia non si era ancora rassegnato, perché i leggendari scocciatori di sfilate non apparivano mai in un orario preciso.
E così Killua aveva passato le ultime ore apollici,osservando Gon che invece tentava di scavare un tunnel nel pavimento a forza di correre di qua e di là.
Ed intanto Freecs intratteneva un soliloquio con se stesso, interrogandosi sul modo migliore di accogliere quelle future visite.
Il tutto era così deprimente che Killua non ebbe nemmeno la forza di fargli comprenderel’assurdità di quelle sue speranze.
- Ehi Killua, ho sentito qualcosa- esclamò ad un certo punto, fermandosi di botto e guardando con attenzione il lato destro della stanza.
Proprio dove c’erano gli abiti, ed esattamente alle spalle del depresso Killua.
- Sono due ore che dici di aver sentito qualcosa Gon. Piantala e rassegnati all’evidenza che hanno cercato di prenderci in giro-
Gli occhi di Gon si spalancarono, mentre le parole dell’assassinoerano state chiaramente disperse da una qualche misteriosa forza prima di giungere alle orecchie, e soprattutto al cervello, dell’altro.
- Killua guarda!- strillò quasi isterico Gon, puntando con tutta la forza che aveva il dito in un punto preciso.
Il sospiro disperato dell’ex albino dichiarò la sua resa davanti all’evidente follia del suo amico.
- Va bene Gon. Adesso io mi giro, ma se non c’è niente poi per passare il tempo ti userò come sacco da boxe, chiaro?-
L’improbabile arrivo di una risposta da Gon gli fece borbottare un paio di insulti prima di girarsi.
E pietrificarsi.
Perché qualcosa di invisibile aveva appena staccato un elegante abito verde dalla sua stampella e lo stava tenendo sospeso a mezz’aria.
- I fantasmi!- urlò Gon,con un tono di giubilo che non fece dubitare neanche per un attimo a Killua che il suo amico fosse ormai completamente esaltato.
Ed in verità anche lui sentiva la depressione di qualche momento prima sparire rapidamente, sostituita da un’euforia sempre più grande.
- I fantasmi!- ripetè con la stessa enfasi dell’altro, saltando giù dalla sedia e piazzandosi vicino all’amico.
Nello stesso momento altri due abiti iniziarono a fluttuare, mentre il primo si muoveva in modo strano, come se qualcuno stesse cercando di indossarlo.
- Ehi voi, noi siamo i guardiani di quegli abiti, quindi togliete le vostre mani invisibili da loro!-
I tre non diedero retta a quell’avvertimento di Killua, anzi sembravano non averproprio notato la loro presenza.
- E va bene, ve la siete voluta. Sei pronto Gon?-
- Puoi scommetterci! E’ ora di superare la nostra prova!-
 
 
 
 
Vi prego, non uccidetemi per il mio ritardo, sono stata praticamente sequestrata senza diritto di appello.
Voglio ringraziare Asmita, ChibiRoby, Faith Yoite, giaggia, kirauchiha97, e Red_Harmonie per aver messo Glass Heart tra le seguite, e Lenshiro per averla messa tra le preferite.
In particolare mi scuso con te e con Asmita per non aver risposto alle vostre recensioni, ma ho avuto davvero troppo da fare.   
Non mi perdonate neanche dopo ben sei pagine dedicate a Kurapika?
Spero di non avervi deluse nel caratterizzarlo, e soprattutto che adesso non odiate a morte Ainne!
Anche lui ha finalmente conosciuto questa hunter, ed anche lui è stato fregato da lei.
A mia discolpa posso dire che Ainne ha fatto solo quello che voleva, io non c’entro niente nelle sue provocazioni al povero Kuruta.
Però anche lui dovrà sostenere un esame, che vedrete nel prossimo capitolo.
Per quanto riguarda Gon e Killua la loro prova è appena cominciata, dopo un inizio non proprio entusiasmante.
Avete capito cosa lega Lynn, la misteriosa stilista, ed Ainne? Non è poi molto difficile.
In ogni caso tutti i nodi verranno al pettine nel prossimo capitolo, in cui vedremo come i nostri tre hunter si confronteranno con le loro prove.
Ce la faranno? Kurapika accetterà di diventare un allievo di Ainne? E cosa ha visto Ainne dalla finestra?
Ma non dimentichiamoci del problema più "vistoso", riusciranno Gon e Killua a riavere i loro vecchi capelli?
 Questo, e molto altro nella seconda parte di: “Chi ha paura dei fantasmi?” 
 

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Capitolo 5
*** Chi ha paura dei fantasmi? (2° parte) ***


 Vorrei dedicare questo capitolo a tre persone, le cui recensioni mi hanno spronata a non lasciarmi vincere dalla mia solita pigrizia.
LenShiro, Asmita e Faith Yoite, questo capitolo è dedicato a voi.

 

   Chi ha paura dei fantasmi?

(2°parte)
 

    

 
Nella maggior parte del mondo c’è una certa tendenza a pensare che ogni storia abbia in sé una morale.
Che si tratti di una favola, o del racconto di una vita vera, la gente ascoltandolo saprà sicuramente trarne ogni volta qualche strano insegnamento.
Ripensando a quella che era stata la storia della sua vita fino a quel momento, Kurapika Kuruta aveva creduto di poter scorgere un'unica legge che l’aveva dominata fin dal principio.
Il più forte domina su tutti gli altri.
Ed in base a questo principio aveva pianificato tutta la sua vita futura.
Tuttavia doveva esserci una pecca da qualche parte del suo ragionamento.
Infatti da quando seguiva quella filosofia di vita i suoi problemi, invece che diminuire, erano esponenzialmente aumentati.
Aveva creduto che una volta ottenuta la licenza di hunter sarebbe stato abbastanza forte da scovare i membri del ragno, ma la scoperta del nen aveva completamente sconvolto i suoi parametri di valutazione, ponendolo davanti alla sconcertante scoperta che un hunter novizio non peccava solo in esperienza rispetto agli altri, ma anche in forza.
Allora aveva provato ad impegnarsi al massimo in quella nuova sfida, affinando contemporaneamente la sua forza, i suoi sensi e le sue abilità nen.
Tutto quello sforzo gli aveva garantito dei risultati eccezionali, portandolo alla vittoria negli scontri contro alcuni dei suoi potenti avversari.
Sì, Kurapika pensava di essere infine diventato il più forte, compensando la sua lacunosa esperienza con la sua intelligenza ed il suo talento.
Ma quella irritante pecca, quella mancanza era tornata ancora ad infastidirlo, stavolta assumendo sembianze vere e proprie.
Poco meno di sei minuti prima, Kurapika era stato sconfitto da una hunter, e si era così ritrovato di nuovo davanti la consapevolezza di non essere il più forte.
Neanche in una battaglia verbale, dove la sua mente acuta e la sua capacità di analisi avrebbero dovuto portarlo sempre alla vittoria.
Nuovamente qualcuno lo aveva sottomesso ai suoi voleri, e lui non poteva farci nulla.
Alla fine, come gli aveva suggerito Ainne, aveva chiamato il suo capo.
Ciò che l'uomo gli aveva raccontato aveva però avuto il potere di rompere definitivamente quella poca calma che stava cercando di recuperare.
Secondo il capo della famiglia Nostrado lui stesso si era presentato il giorno prima pretendendo di essere licenziato e esigendo che il suo capo garantisse nero su bianco di non riassumerlo in nessun caso.
Pena un enorme somma di denaro.
A quanto sembrava Ainne aveva alleati piuttosto abili, e sicuramente fedeli.
L’idea che il falso Kurapika potesse essere uno dei due domestici della donna che aveva visto non era del tutto improbabile, ma il biondo aveva il sospetto che Ainne avesse incaricato qualcun altro di quel compito.
In ogni caso la hunter lo aveva incastrato per bene, infatti un’altra rapida chiamata alla sede centrale dell’Associazione Hunter lo aveva portato a conoscenza della sua esclusione da ogni tipo di lavoro.
Secondo i dati lui si era ritirato dal servizio attivo per un tempo indeterminato, ed aveva stabilito una parola d’ordine da comunicare all’Associazione nel caso in cui avesse voluto riprendere a lavorare.
Nemmeno per un attimo Kurapika aveva dubitato che dietro tutto quello ci fosse lo zampino di Ainne, e l’idea di tentare di indovinare la parola d’ordine non lo aveva neanche sfiorato.
Ormai era piuttosto chiaro che la hunter avesse scelto qualcosa di impossibile da indovinare, per essere sicura del suo ritiro.
Scoprire tutto ciò costò a Kurapika quasi tutto il tempo che gli era stato concesso, e quello rimanente lo passò a cercare una possibile soluzione a quell'intricato puzzle di cui gli mancavano troppi pezzi.
Purtroppo non sembravano esserci altre vie d’uscita da quella situazione, se non l’accettazione.
Ainne doveva aver fatto di tutto per scoprire così tante cose su di lui, e sembrava aver preso ogni misura necessaria perché lui non potesse rifiutare.
Così, quando Cedric aprì la porta della stanza in blu esattamente quindici minuti dopo l’uscita della sua signora, trovò il biondo ad attenderlo con espressione risoluta.
Kurapika aveva fatto la sua scelta.
 

***

 
Gon si era spesso trovato nella situazione di dover elaborare rapidamente una strategia in una situazione sfavorevole, ma sinceramente dubitava che ci fosse un modo di affrontare un ectoplasma con il pallino dei vestiti.
Lui e Killua si erano lanciati contro le tre presenze, cercando un modo per attaccarle.
Non gli ci erano voluti più di due secondi per capire però che gli attacchi fisici non avevano nessun effetto.
- Gon penso che dovremmo provare ad usare il nen- aveva suggerito Killua, mentre entrambi osservavano la canna da pesca con cui Gon aveva tentato il suo ultimo attacco, colpire rumorosamente il muro.
L’altro non si prese neanche il disturbo di rispondergli, attivando subito il suo nen.
Quella azione sembrò attirare improvvisamente l’attenzione dei loro avversari.
I vestiti che avevano rubato infatti smisero di muoversi nell’aria, come se i loro ladri si fossero bloccati.
I due hunter, sorpresi da quel improvviso cambio si atteggiamento, distanziarono leggermente i fantasmi ed attesero il loro attacco.
Senza alcun preavviso gli eleganti abiti fluttuanti smisero di volteggiare, ricadendo con un sommesso fruscio sul pavimento sporco.
In contemporanea un’ondata di aspettativa e paura invase l’anima dei due hunter.
I fantasmi stavano per sferrare il loro primo attacco, e loro non avevano più punti di riferimento per capire la loro posizione.
- Killua riesci a percepirli?- 
- No- sibilò l’altro, tendendosi nella sua posizione di difesa.
I suoi occhi guizzavano da una parte all’altra della stanza, ma non riuscì in alcun modo ad intuire l’attacco che lo colpì pochi secondi dopo.
Qualcosa invase rapidamente lo spazio occupato dalla sua aura, distorcendola e colpendolo con la forza di un calcio in pieno stomaco.
Il rumore della schiena dell’assassino che si scontrava con il muro fu un segnale di allarme per Gon, che si spostò rapidamente dalla sua precedente posizione, tentando così di eludere un possibile secondo attacco ai suoi danni.
Quel movimento fu però inutile, perché prima che potesse reagire in qualunque modo la sua aura fu distorta ed anche lui si ritrovò a sbattere contro una solida superficie verticale.
- Ma che cosa…?- borbottò confuso Gon, tentando di ristabilire il suo nen.
- Non lo so, ma è stato terribile- sbottò Killua, mentre cercava di riprendere a respirare normalmente.
Nel momento in cui quei cosi lo avevano attaccato aveva sentito in un secondo il suo corpo indebolirsi, i polmoni svuotarsi e la sensazione che ogni muscolo del suo corpo avesse improvvisamente iniziato a bruciare.
- Perché non continuano ad attaccarci?- domandò preoccupato Gon, rialzandosi faticosamente in piedi.
Il suo nen era appena visibile, e continuava ad essere fortemente instabile.
- Forse sono fantasmi d’onore- rispose Killua con un’espressione sarcastica che fece sfuggire una risatina all’altro.
La risata di Gon si spense immediatamente quando la sua aura si distorse nuovamente nello spazio di fianco a lui.
Il ragazzo si girò di scatto in quella direzione, percependo la stessa sensazione di dolore di prima, ma nessun altro colpo.
La sua aura però impazzì di nuovo.
Killua notò i movimenti dell’altro, ed in quello stesso istante la sua aura si stabilizzò.
Il suo sollievo per quel miglioramento scomparì nel momento in cui sentì il suo nemico attaccarlo di nuovo senza che lui potesse difendersi in alcun modo.
- Killua!- lo chiamò l’altro, vedendolo sbattere per la seconda volta contro il muro.
Non ebbe però il tempo di preoccuparsi per l'amico dato che lui stesso non ci mise molto a ritrovarsi nuovamente vicino a lui.
L’imprevedibilità e la velocità degli attacchi dei loro avversari li avevano resi completamente inermi.
Gon annaspò per parecchi secondi, prima di riuscire a respirare normalmente, scacciando l’orribile sensazione che gli fosse stato strappato un pezzo di carne viva.
Il dolore che quei fantasmi riuscivano a procurargli era lacerante.
Si sentiva debilitato e sofferente, oltre che terribilmente debole.
Che tipo di potere era quello? Come potevano i fantasmi interferire con l’aura?
- Gon, disattiva il nen- gli ordinò Killua, mentre con una smorfia faceva lo stesso.
- Eh?-
- Ormai è chiaro che è la nostra aura ad attirarli. Non so come facciano a manipolarla in quel modo prima di attaccarci, ma non c’è dubbio che il motivo del loro interesse nei nostri confronti è solo il nostro nen-
La spiegazione di Killua era piuttosto ragionevole, considerando il comportamento indifferente tenuto dai loro nemici prima che attivassero il loro potere, ed il timore di dover subire di nuovo un attacco del genere spinse Gon a fare come gli era stato detto.
Soffocò quello che era rimasto della sua aura, e si rimise faticosamente in piedi.
Soffocò quello che era rimasto della sua aura, e si rimise faticosamente in piedi.nere spinse Gon a fare come gli era stato detNessuna presenza ultraterrena lo attaccò, nè lo sfiorò nuovamente.
Invece, dopo un paio di secondi pieni di ansia, ad essere nuovamente presi di mira dagli ectoplasmi furono i vestiti che giacevano abbandonati sul pavimento.
Tutti e tre si sollevarono nuovamente, volteggiando di fronte agli occhi dei due hunter malconci.
- Che facciamo adesso? Non so più come attaccarli- sbuffò rassegnato Killua, seguendo sospettoso le eleganti acrobazie degli esseri invisibili.
- Dobbiamo fare qualcosa! Ne va del nostro addestramento-
- Fai presto a parlare. Come li convinciamo a sparire se non possimo neache fargli lo sgambetto?-
La polemica dell'assassino fu interrotta dal suono di una canzone molto ritmata proveniente da qualche parte fuori dalla stanza.
Nello stesso momento in cui le prime note aggressive si facevano spazio nella stanza, i costosi vestiti scivolarono nuovamente a terra, e qualunque cosa avesse fatto compagnia negli ultimi minuti ai due hunter scomparve nello stesso modo con cui era comparsa.
Senza lasciare alcuna traccia.
 

***

 
La figura di Ainne che stava congedando qualcuno fu la prima cosa che Kurapika vide una volta arrivato nel gigantesco giardino di quella casa.
Era lì che Cedric lo aveva portato, e nello stesso silenzioso modo con cui lo aveva scortato, il maggiordomo scomparve nuovamente nella casa.
Kurapika si segnò mentalmente di indagare il più presto possibile su quel discreto ed inquietante uomo.
- Vedo che non stai cercando di scappare. Mi fa piacere, i fifoni non mi sono mai stati molto simpatici- disse la donna, arrivata alle sue spalle senza che se ne accorgesse.
Ma da quelle parti avevano tutti seguito un corso da ninja? Insomma che cos'era quella abitudine di apparire e scomparire alle spalle della gente?
- Immagino che non avessi scelta. Ho avuto modo di sapere tutti gli sforzi da voi compiuti per avermi qui, e non dubito che abbiate un piano anche nel caso in cui io tenti semplicemente di andarmene- disse con tono glaciale Kurapika, cercando di trasmettere tramite il suo attegiamento la sua intenzione di mostrarsi l'unico adulto presente nella proprietà.
- Oh, fai bene a non dubitarne. E usa il tu, Kurapika, ti ho già detto che il voi non mi piace-
Il tono quasi amichevole che la donna aveva riacquistato mise subito in allarme il biondo, che iniziò a scrutare attentamente il giardino in cui si trovavano.
Poco prima la donna aveva accennato che c'era qualcosa nel suo giardino che lui non aveva percepito, ed il fatto che fosse proprio lì che il maggiordomo lo aveva condotto non gli sembrava minimamente una coicidenza.
- Che ci facciamo qui?- chiese con tono sospettoso, guardando con un certo disagio un sorriso di sincero divertimento affiorare sulle labbra di Ainne.
- Questo è il luogo della tua prova. Gli altri due li ho mandati in un posto un pò speciale, e per non fare torti devo mettere anche te alla prova in un luogo particolare-
L'espressione di convinto compiacimento della donna ebbe il solo effetto di irritare di più Kurapika, che iniziò a temere per l'incolumità dei suoi amici.
Che significava che Ainne li aveva mandati in un posto speciale?
- E che cosa avrebbe il tuo giardino di tanto particolare?- ribattè subito il biondo, analizzando con un pò di ansia i verdeggianti cespugli che popolavano quel luogo.
Il fatto di dover usare il tu con quella antipatica non gli piaceva per niente, avrebbe preferito continuare ad usare un distaccato voi.
Però quello non era di certo il momento di fare il pignolo.
Il ghigno in cui sfociò il sorriso della donna gli fece inoltre intuire che la risposta non gli sarebbe piaciuta molto.
- Questo lo vedrai tra poco, non voglio di certo rovinarti la sorpresa-
Se Kurapika avesse voluto ribattere a quelle sibilline parole con una battutina acida degna di Killua non lo diede a vedere, seguendo senza fiatare la donna.
Ainne lo condusse nella parte destra* del giardino, in cui una moltitudine di alte siepi tagliate in maniera da sembrare degli animali creavano quasi un piccolo labirinto.
Il biondo ammirò per lunghi secondi il lavoro magistrale fatto dalla persona che aveva creato quelle strutture, chiaramente molto recenti.
Non una foglia era fuori posto o morta, e il realismo delle figure rappresentate lo affascinò.
Chissà se era stato il maggiordomo a fare quel lavoro così accurato? O forse quelle verdi creature erano opera della silenziosa cameriera bionda che aveva intravisto per un attimo in uno dei corridoi della villa?
- Siamo arrivati!- annunciò con eccitazione Ainne, distogliendolo dai suoi pensieri alquanto inopportuni in quel momento.
Kurapika si rimproverò silenziosamente per non aver prestato più attenzione a quella imprevedibile hunter una volta entrato nel labirinto.
Sperò per lo meno di ricordarsi la strada per uscire di lì.
Il labirinto non doveva essere molto grande se ci avevano messo così poco tempo per attraversarlo, no?
- Quella è la tua prova- spiegò la donna, indicando con chiaro orgoglio una pianta che si ergeva solitaria al centro di uno spiazzo vuoto.
Tutte le altre siepi la circondavano in modo simile ad una barriera adorante, come pronte a difendere quell'unica loro sorella solitaria.
Una sottile delusione attraversò l'animo confuso del biondo, notando la semplice forma squadrata di quella pianta.
Era in qualche modo sbagliata, così troppo diversa dalle vivide creature verdi che aveva prima ammirato.
A parte la sua forma, quella pianta non sembrava avere nulla di speciale, ed il biondo non comprese che cosa avrebbe dovuto farsene di quell'ammasso di foglie.
- Cosa dovrei fare?-
Lo sguardo confuso del ragazzo fu per Ainne la conferma alle sue supposizioni sulla sua ignoranza.
Come sospettava nessuno di quei tre che l'avevano contatta poteva aspirare al raggiungimento di un livello più alto nell'uso del nen.
- Devi spezzare un ramo di quella pianta entro tre ore da adesso- gli spiegò pazientemente la donna, osservando come l'incredulità prendeva il posto della confusione sul viso del suo prossimo allievo.
Era decisamente un ignorante.
- Manderò Cedric a prenderti quando il tuo tempo sarà finito. Buona fortuna-
Dopo avergli dato una pacca di incoraggiamento, che al biondo sembrò più un modo non verbale di prenderlo in giro, Ainne scomparve dietro un grosso squalo verde in procinto di saltare fuori dall'acqua.
Kurapika osservò la sua schiena svanire tra le foglie, per poi rivolgere tutta la sua attenzione alla pianta indicata dalla donna.
Sembrava piuttosto innocua, poco più alta di lui ma molto più grossa, lussureggiante e saldamente piantata al suolo.
Con il sole che le accarezzava le foglie assomigliava ad un grosso gatto addormentato dopo un pranzo soddisfacente.
Non gli trasmetteva nessuna sensazione negativa, ma a giudicare dal comportamento della Double Hunter quella pianta doveva nascondere un qualche segreto.
O forse Ainne si stava solo divertendo a prenderlo in giro mettendolo in guardia nei confronti di un povero vegetale indifeso.
In ogni caso sarebbe stato meglio essere cauti, per sicurezza.
Per questo motivo il ragazzo si avvicinò con passo lento alla pianta, cercando di percepire qualunque pericolo nascosto.
Fu però solo quando entrò nel cerchio solitario che la circondava, che qualcosa effettivamente accadde.
Immediatamente una strana sensazione attraversò il suo corpo, mandandogli un brivido lungo la schiena, e facendolo irrigidire.
Cos'era quella strana percezione che l'aveva colpito? Era come se qualcuno gli avesse dato una scossa elettrica a bassa potenza.
Kurapika acuì al massimo i suoi sensi, cercando di individuare la fonte di quella sensazione, ma l'unica cosa che riuscì a percepire fu un leggero cambiamento nella sensazione che quel posto gli dava.
Era come se ora qualcosa si fosse svegliato, e, seppur pigramente, gli stesse prestando la sua attenzione.
Un brivido, stavolta di paura, scosse i nervi del ragazzo.
C'era qualcosa di strano in quel posto, e l'idea che qualcos'altro fosse presente lì con lui divenne una certezza.
Non gli piaceva per niente.
- E' solo un albero, di cosa hai paura?- borbottò tra se e se, cercando di recuperare la sicurezza perduta.
No, lì non c'era un bel niente, si era solo fatto influenzare da tutte le allusioni di Ainne.
Con fermezza scacciò i suoi dubbi, decidendo di finire rapidamente quella ridicola prova.
In pochi passi si portò davanti a quella siepe, e con decisione allungò la mano destra cercando di afferrare un ramo della pianta.
Tuttavia, nel momento in cui la sua mano fu sprofondata fino al polso tra le foglie, queste si attaccarono con voracità alla sua carne, intrappolandolo.
Nello stesso momento Kurapika percepì la sgradevole sensazione che qualcosa gli stesse succhiando via tutte le sue forze.
Gli occhi del Kuruta si spalancarono dalla sorpresa ed un'ondata di paura lo travolse.
Immediatamente tentò di estrarre ciò che gli era stato sottratto, senza però appoggiare nessun altro arto a quella trappola vegetale.
Gli ci volle quasi un minuto prima di riuscire ad avere indietro la mano.
Confuso e spiazzato, il biondo cadde sull'erba, afferrando con la mano sinistra l'arto appena recuperato, per assicurarsi che fosse tutto intero.
I suoi occhi lo analizzarono febbrilmente per lunghi secondi, ma sembrava tutto intero.
Con un sospiro di sollievo il biondo si tranquillizzò, cercando di ritornare a ragionare lucidamente.
Che cosa era successo? La sua mano era tutta intera, ma lui sentiva una sgradevole debolezza che stava rapidamente prendendo possesso del suo corpo.
Cercando di analizzare razionalmente i fatti si distese completamente sul letto di erba che lo circondava.
Da quando in qua esistevano piante con volontà propria? E come aveva fatto a risucchiare tutta quella energia?
La paura irrazionale che lo aveva dominato in quel lungo minuto lo aveva completamente spiazzato, perchè solo poche altre volte aveva lasciato che un sentimento tanto potente interferisse con le sue azioni.
Lo sguardo perplesso del ragazzo si fermò sulla sua mano, su cui erano ancora ben visibili le catene di nen.
Non era riuscito ad usare nessuna di quelle nel momento in cui si trovavano all'interno della pianta, e non riusciva a capire il motivo di quella inattività.
Lanciò uno sguardo incerto alla siepe, che non sembrava aver subito il minimo cambiamento, e poi osservò nuovamente la sua mano.
Possibile che il problema fosse stato causato dal suo nen attivo?
In fondo la pianta sembrava cercare quello, per cui forse, se lo avesse disattivato, sarebbe riuscito ad infilare nuovamente la mano tra quelle foglie senza che gli succedesse nulla di male.
L'idea di riprovarci non gli sorrideva molto, ma doveva prendere un ramo di quella siepe, e così avrebbe fatto.
Con un sospiro Kurapika si rialzò, e disattivò il suo nen, senza tuttavia riuscire a d assorbirlo del tutto.
Era come se non riuscisse a non manifestare il suo nen in quel posto.
Le sue catene però scomparvero, e lui decise di ignorare quel particolare.
Il nen da lui emesso era comunque troppo poco perchè fosse percepito da quella siepe.
Rapidamente inserì nuovamente la mano nella siepe, anche se per sicurezza usò la sinistra, e afferrò saldamente il primo ramo con cui si scontrò.
Immediatamente, con un'elasticità che aveva dell'incredibile, quello gli avvolse le dita, e come poco prima la mano fu catturata dalla siepe.
La sue energie iniziarono subito a dissiparsi, e solo grazie al sangue freddo che riuscì a mantenere questa volta potè  liberarsi relativamente in fretta.
Barcollò indietro, allontanandosi da quell'infido vegetale, sentendosi come svuotato.
Probabilmente non sarebbe riuscito a reggere un'altro prelievo del suo nen senza svenire.
Come avrebbe fatto a recuperare quello stupido ramo adesso?
 

***

 
Sif sospirò mentre apriva il grande cancello con il serpente che dava l'accesso alla villa di Van Roel.
A volte non riusciva proprio a capire la sua signora.
Per esempio, il suo comportamento nei confronti di quei ragazzini che stava scortando era piuttosto strano.
Li aveva mandati a Medyri con un volo diretto, in modo da farli arrivare in tempo alla sfilata, ma poi li aveva costretti a prendere un aereo che faceva scalo praticamente ovunque per fargli perdere tempo.
Forse era perchè voleva che quei due bambini arrivassero solo quando anche l'ultimo arrivato avesse finito la sua prova?
Tahra le aveva detto che l'ultimo non era molto più grande di quei due piccoli hunter che stava scortando di nuovo a casa della sua signora.
Lei non lo aveva ancora incontrato, ma la spietata ed acida descrizione che Tahra le aveva fatto riguardo il suo aspetto le faceva presumere che fosse piuttosto carino.
Sif osservò con indulgenza i due bambini che la seguivano.
Quello con i capelli verdi aveva un aria mogia e triste che la portava a sospettare che non avesse superato la prova di Ainne.
Che creature innocenti che erano quei due! Sif sperò che la sua Lady non fosse stata troppo severa con loro.
La cameriera scortò i due hunter all'interno della casa, fino alla porta che dava l'accesso alla sala rossa in cui i due erano già stati.
Bussò con discrezione, attendendo il permesso di entrare.
- Entrate pure-
La fioca voce di Ainne diede ai tre il suo benestare, e solo allora la mora aprì la porta, e lasciò che gli ultimi due ospiti entrassero.
Poi richiuse, ben sapendo la prassi che Miss Van Roel applicava in quei momenti, e si incamminò verso la cucina.
Invece all'interno della stanza Gon e Killua stavano osservando increduli il terzo ospite di Ainne.
- Kurapika!- strillò Gon, sorpreso e felice di rivedere il suo amico.
Killua invece rivolse al biondo un'occhiataccia, memore della sua irrintracciabilità durante il periodo delle elezioni del nuovo capo degli hunter.
Il Kuruta guardò esterrefatto le bizzarre chiome dei suoi compagni, chiedendosi se il suo recente scontro con una pianta non gli avesse causato qualche serio danno agli occhi.
- Che ci fai qui?- chiese acidamente Killua, mentre Gon si era subito precipitato a stritolare Kurapika in un abbraccio.
Tutti e tre parevano essersi completamente dimenticati di Ainne, che seduta al suo solito posto osservava in silenzio i loro comportamenti.
- Gon mi stai soffocando, anche io sono felice di vederti, ma mi piacerebbe continuare a vivere- disse Kurapika, ignorando momentaneamente la scontrosità dello Zaoldyeck.
- Kurapika, temevo che ti fossi dimenticato di noi!- continuò imperterrito Gon, stringendosi sempre di più al biondo.
- Beh, anche io sono contenta di vedervi. Perchè a me niente abbraccio?- si inserì polemica Ainne.
Le tre teste dei suoi allievi si voltarono in contemporanea verso la sua espressione imbronciata, ed i due appena entrati puntarono nello stesso momento il dito verso di lei.
- TU!- urlarono in perfetta sincronia.
- Sì? Avete qualcosa da dirmi?- fece con aria innocente l'altra, osservando con particolare interesse le ciocche di disordinati capelli verdi di Gon.
- I nostri capelli! Riportali subito al loro colore originario!- ordinò infuriato Killua.
Anche se erano in pochi a saperolo lui ci teneva parecchio ai suoi bei capelli, e li rivoleva assolutamente indietro!
- E se vi dicessi che non ne sono capace?-  
Killua rischiò di avere un infarto a quelle parole e barcollò verso il divano in cui era seduto Kurapika, sedendocisi con un tonfo.
- Non puoi non saperlo fare! Io rivoglio i miei capelli!- piagnucolò Gon, temendo di dover attuare la Soluzione Finale, ovvero rasarsi a zero.
- Allora puoi stare calmo, perchè sono perfettamente in grado di rimettere a posto le cose-
- Davvero?-
- Sì, piccolo alieno con una canna da pesca, ma ora siediti con gli altri e fai rinvenire il tuo amico, così iniziamo a fare le cose serie-
Gon le obbedì immediatamente, buttandosi sul divano e scrollando malamente il povero Killua.
Una volta che la donna ebbe avuto l'attenzione di tutti e tre, si alzò dal suo posto ed iniziò a parlare.
- Tutti e tre mi avete chiesto di addestrarvi- cominciò Ainne, ignorando i borbottii di protesta di Kurapika, ancora troppo debole per contrastarla veramente - ma tutti e tre avete fallito miseramente nelle prove che vi sono state assegnate, e per un solo motivo-
- Cioè?- la interruppe scocciato Killua, a cui i giri di parole non erano mai piaciuti.
Ainne però non parve prendere bene la cosa.
- La prossima volta che mi interrompi ti lascio i capelli rosa, ragazzino. Edio non minaccio mai la gente per scherzo, ricordatelo. Allora dicevo, a tutti voi mancano le basi. Questo significa che probabilmente avete fatto un addestramento rapido, forse neppure particolarmente approfondito da un punto di vista teorico-
- Sì, ma tutto questo che c'entra con l'esistenza dei fantasmi?- mugolò Gon, per niente spaventato dalla minaccia fatta dalla donna a Killua.
Il sibilo di avvertimento che ricevette in risposta gli diede un buon motivo per tacere.
- Ci. Sto. Arrivando. Allora, voi due avete affrontato dei "fantasmi", mentre tu biondino te la sei dovuta vedere con la mia piccola Julie-
- Julie?- domandarono Gon e Killua, guardando curiosi Kurapika.
- Fantasmi?- chiese a sua volta il Kuruta, ricambiando i loro sguardi.
- E BASTA! Ascoltatemi e state zitti, che cavolo- esplose Ainne, stufa di essere puntualmente ignorata da quei tre.
Nella stanza calò un silenzio un pò inquietante.
- Dicevo, entrambe le vostre prove hanno origini simili, e me ne sono servita per mostrarvi qualcosa che viene insegnato subito ai nuovi allievi, ma che a voi deve essere sfuggito. Ovvero la differenza tra il nen e l'energia. Non è vero che questi sono la stessa cosa, o che il nen è soltanto energia dominata con la volontà, e questo spiega l'esistenza dei "fantasmi" di Medyri-
Le espressioni confuse di Gon e Killua, per non parlare di quella completamente persa di Kurapika, fecero intuire alla donna di dover approfondire la sua spiegazione.
- L'energia è ciò che ci tiene in vita, che ci fa muovere, e ciò che compone la nostra aura. In una persona normale questa viene guidata solo dai sentimenti che proviamo, ma questi non sono quasi mai abbastanza potenti da far manifestare chiaramente l'aura. Tuttavia, nel momento in cui i qualcuno riesce ad associare in maniera cosciente la volontà ai sentimenti, si genera il nen-
- Ovviamente il nen, una volta scoperto, è più facile da evocare dell'energia pura. Per far comprendere la differenza tra queste due forme energetiche di solito si lasciava che l'allievo riuscisse ad attivare il proprio nen dopo mesi e mesi di esercizi, in modo che poi avesse saputo dosare le percentuali di nen, sentimenti e volontà da usare di volta in volta, generando così una percentuale quasi illimitata di abbinamenti tra le tre varianti-
Le espressioni ancora confuse dei suoi nuovi allievi lasciarono intendere ad Ainne che ancora non avevano capito perchè gli stesse dicendo quelle cose.
- Quindi, ignoranti, è ovvio che anche le cose inanimate possiedano energia, anche se in una forma inattiva, che non si manifesta mai come nen. Nel momento in cui un nen particolarmente forte nella volontà viene in contatto con l'energia di questi oggetti, in un certo modo questo la "corrompe", portando quell'energia inattiva allo stato di nen-
- Ma che c'entra tutto questo con i fantasmi?-
- Ma tu la parola zitto la conosci Freecs? Se stessi lì buono ad ascoltarmi ci sarei già arrivata da un pezzo. Allora, vi hanno forse assegnato la stanza 37?-
Un imbarazzante silenzio rispose al posto dei due hunter.
Ad Ainne venne improvvisamente voglia di lanciare addosso alle loro faccette innocenti il primo sopramobile pesante che le fosse capitato tra le mani.
Ma si impose di mantenere la calma, almeno per un altro pò.
- Adesso potete rispondere- precisò con un tono scocciato che fece perfettamente intuire ai tre quanto quella situazione stesse mettendo a dura prova i suoi nervi.
- Sì, era la 37- sbuffò Killua, lanciandole un'occhiataccia.
La sua maleducazione fu ignorata dalla donna, ma Gon intravide un inquietante guizzo d'ira mal trattenuta attraversare le iridi violette di Ainne.
Avrebbe potuto scommettere che presto o tardi il suo amico avrebbe dovuto pagare per essere stato così sgarbato.
- Bene. Dovete sapere che quella stanza veniva sempre occupata da persone importanti, celebri modelli o stilisti, la cui volontà era stata forgiata da anni passati nell'insidioso business della moda, e tutti profondamente devoti al proprio mestiere-
- Alcuni di essi sapevano usare il nen, altri no. In ogni caso la loro forte volontà ha finito con l'impregnare l'energia delle pareti, che si comporta esattamente come avrebbero fatto loro in all'interno della stanza-
- Insomma, i fantasmi esistono, o no?-
Questa volta l'interruzione di Killua non fu perdonata.
Infatti un violento pugno si abbattè sulla testolina rosa del giovane assassino, che annoiato da quella lunga spiegazione aveva abbassato la guardia.
- AHIO! Ma sei impazzita?!?!- strillò terribilmente offeso, ed ormai anche perfettamente sveglio.
- Te lo avevo detto e ripetuto di non interrompermi. Se il vostro primo maestro è stato Mister Ricotta non sono affari miei, ma adesso è a me che dovete dare retta, capito?-
Il tono furente non riuscì comunque a far trattenere Gon, che ben lungi dall'aver intuito il sarcasmo contenuto nella frase della donna si era messo a protestare.
- Ma veramente il nostro primo maestro si chiamava......-
- Zitto! Muto, fino a nuovo ordine, o fino a che non ti interpello di nuovo, altrimenti ne subirai le conseguenze. Ed un pugno non è una conseguenza, ma un tenero avvertimento-
I commenti poco educati che Killua avrebbe voluto fare a quella frase si spensero davanti l'agghiacciante prospettiva di quali punizioni una come quella potesse aver ideato per loro.
- Spero che abbiate infine afferrato il concetto. Per voi, ovviamente. Riprendendo il discorso di prima, sì i fantasmi esistono-
Quella frase ebbe il potere di ravvivare tutto l'interesse dei tre, che fissarono quasi contemporaneamente i loro sguardi increduli su di lei.
- E non guardatemi così, sembrate più scemi del solito. In realtà i fantasmi esistono e non esistono. Tutto dipende dal mondo in cui li considerate. I "fantasmi" che avete incontrato erano veramente la proiezione dei desideri e della volontà di coloro che sono stati nella stanza 37, ma essi sono stati resi manifesti dal nen delle pareti precedentemente corrotte da queste persone. Erano, insomma, solo delle masse di nen con un obiettivo da realizzare. Vi hanno attaccati?-
- Sì! Ma solo dopo che avevamo attivato il nostro nen- esclamò Gon, ormai completamente assorto nella spiegazione della hunter.
- E' ovvio. I fantasmi hanno percepito la vostra forza ed hanno cercato di impossessarsene-
Kurapika stava provando ad immaginare il tipo di situazione in cui i suoi due amici si erano trovati, ma stava iniziando a pensare che per comprendere veramente avrebbe dovuto dare un'occhiata a quegli ectoplasmi.
Tuttavia il pensiero di esporre questa sua ultima idea alla donna gli sembrava un'idea, come minimo, masochista.
- A dire la verità sembrava più che stessero cercando di mangiarci vivi. E poi hanno influenzato in qualche modo il nostro nen, come hanno fatto?- si inserì bruscamente Killua, chiedendo infine ciò che lo aveva tormentato per tutto quel tempo.
- Ve l'ho già spiegato, i fantasmi hanno tentato di impossessarsi della vostra energia, che voi gli avete reso palese attivandola sotto forma di nen. Una forma del genere di apparizione ha bisogno di molta energia per manifestarsi, e l'unico motivo per cui quei fantasmi sono sopravvissuti per qusi vent'anni è che quei mafiosi sono dei tirchi tremendi. Nel momento in cui più nessuno frequenterà i magazzini, i fantasmi potranno vivere, forse, solo per un anno-
- Quindi quei cosi alla fine non erano che nen. E come avrebbero potuto rubarci l'energia?- chiese Killua, iniziando seriamente a sentirsi in colpa per aver sottovalutato la situazione così tanto.
- Il simile va con il simile. L'energia richiama energia, ed una manifestazione di nen può assorbire altro nen. Tutto qui-
- Quindi non erano esseri veri. Cioè, non erano veri fantasmi con una mente vera?- chiese Gon, ripensando alle azioni dei suoi nemici.
- No, quel genere di energia non può pensare, ma solo fare ciò per cui è stata creata, anche se involontariamente. Probabilmente il desiderio più forte che è stato trasmesso a quelle cose era quello di rimanere per sempre lì, nella camera 37, a provare vestiti- spiegò Ainne, guardando le facce pensierose dei suoi nuovi allievi.
- E che razza di desiderio è quello di stare per sempre accanto a dei vestiti?- sbottò Killua, non trovando alcuna logica in un comportamento del genere.
- Non ho detto che dovete cercare di capire le ragioni di un tale desiderio. Dovevate solo distruggerlo. E non ci siete riusciti-
L'espressione colpevole che di dipinse sul volto di Gon a quelle parole valse più di una chiara ammissione.
Era vero, avevano fallito.
La sconfitta ricevuta bruciava ancora così tanto nei loro animi che persino Killua non potè impedirsi di mostrare un certo rammarico.
Non che Kurapika si sentisse molto meglio di loro, dato che nemmeno lui era uscito vincitore dalla prova affrontata poco tempo prima.
- Ok, ho capito che vi dispiace tanto, ora levatevi quell'espressione patetica dalla faccia. E poi non ho ancora finito di spiegare. Ci sono delle eccezioni alla regola, ovviamente. Non sempre una manifestazione di nen è senza volontà propria. In alcuni casi potreste trovarvi di fronte ad una cosa capace di pensare, organizzarsi e cercare alleati. Tu stesso ne hai sperimentato la pericolosità, Kurapika-
Il biondo ripensò alla strana pianta che aveva affrontato.
L'idea che le altre siepi che la circondavano fossero sue alleate non gli era neanche venuta in mente.
Come poteva un essere inanimato avere dei compagni ugualmente senza anima?
- Julie, la mia pianta, è speciale. La persona che ha attivato il suo nen le era così attaccata che ha finito per legare la sua energia a quella della pianta, ed ogni suo desiderio è diventato quello della mia piccola siepe. Per dirla in maniera semplice, è come se avesse trasferito la sua anima ad un oggetto inanimato-
- Ma è una cosa possibile?- chiese confuso il biondo.
- Certo, anche se i casi in cui ciò avviene sono così pochi che difficilmente un maestro ne parla ai suoi allievi. In ogni caso un nemico simile è molto difficile da sconfiggere, perchè di solito, per sopravvivere, corrompe il nen di ciò che gli sta vicino, per avere un nutrimento regolare-
- Ehm, nutrimento?-
Nonostante quella fosse la sua prima spiegazione come nuova Sensei Ufficiale, Ainne si sentiva già molto stanca dell'ottusità dei suoi allievi.
Come potevano essere così tonti?
- Come per i fantasmi, anche questa manifestazione non può sopravvivere senza generare nuovo nen al posto di quello consumato. Ma non può generarlo chimicamente come gli esseri umani, che usano il cibo per avere energia. Per questo essi assorbono l'energia degli esseri umani-
Adesso le espressioni dei suoi allievi si erano ribaltate.
Kurapika sembrava stare capendo qualcosa, mentre Gon e Killua guardavano a turno lei ed il biondo con un'espressione che non esprimeva esattamente intelligenza.
- Ma io ho disattivato il mio nen, prima di avvicinarmi alla pianta- riflettè a voce alta Kurapika, ripensando alla sua seconda prova.
- Julie è furba, e chiaramente molto più furba di voi. Come ho detto questo genere di "cose" corrompe l'energia di ciò che le è vicino, a patto che sia inanimato. Ebbene Julie ha creato un'area intorno a lei così densa di energia carica da riuscire ad attivare anche solo in piccola parte il nen di chiunque entri in quella zona-
Kurapika ricordò come non fosse riuscito a disattivare completamente il suo nen, ed infine capì anche come mai ci fosse quello spazio vuoto intorno a quella pianta.
Era la sua ragnatela, il suo territorio di caccia ed allo stesso tempo la sua trappola.
- Ma una cosa del genere può difendersi se attaccata?-
Ainne a quella domanda scosse le spalle, come se non ci fosse una risposta particolarmente valida da dare.
- Dipende da ciò che la "cosa" vuole, insomma dalla ragione della sua esistenza. Julie, per esempio, esiste con il solo scopo di continuare la sua esistenza, per cui se qualcuno tentasse di distruggerla, sì, attaccherebbe. E con il preciso scopo di annientare la sua minaccia, per cui vi consiglio di non provare a farle del male-
Nella mente di Gon si formò l'immagine di lui inseguito da una pianta con istinti omicidi, mentre Ainne rideva di lui rotolandosi sul prato e Killua e Kurapika si dondolavano su delle altalene fatte di liane cantando canzoncine demenziali sulla sua triste fine.
A quel pensiero Gon non seppe se essere più orripilato dall'assurdità della scena, o più preoccupato per il chiaro vaneggiamento a cui la sua mente lo stava sottoponendo.
Tendeva decisamente a distrarsi troppo spesso ultimamente.
Quel pensiero gli fece ricordare una questione che Ainne non aveva ancora affrontato.
- Io ho un'altra domanda. Perchè i fantasmi se ne sono andati spontanenamente? Noi non siamo riusciti a fare praticamente nulla per cacciarli-
- Buona domanda, anche se ci saresti potuto anche arrivare alla risposta, se avessi capito tutta la mia spiegazione. Creature del genere rispettano alcune regole, per esempio non possono fare altro che eseguire all'infinito quell'unico desiderio che le ha create. I fantasmi possono manifestarsi solo durante quel breve periodo tra il momento in cui gli abiti vengono portati nella camera, a quando la sfilata inizia. Uno stilista non sarebbe mai rimasto in camerino mentre le sue creazioni venivano date in pasto al pubblico-
Dopo aver detto questo Ainne tacque, lasciando qualche minuto ai suoi allievi per riprendersi da quella marea di nuove informazioni.
Ovviamente il primo a riprendersi da tanto sapere fu Gon.
C'era un'ultima, infima questione irrisolta che non poteva più tralasciare.
- Ok. Però, insomma, siamo tuoi allievi ora? Questo mica ce lo hai detto-
Sfacciato ed ingenuo.
Se lo sentiva, Ainne, che invece di dare lezioni sul combattimento, avrebbe dovuto fare presto un corso di buone maniere.
- Sì, Freecs, siete tutti e tre miei allievi. Ma se provi a fare un qualunque tentativo di festeggiare vi spedisco a dormire con Julie. E lei ha sempre fame, te lo assicuro-
La secca minaccia della donna non smorzò minimamente l'urlo di gioia emesso da un Gon ipereccitato, che saltò al collo di un Killua troppo stordito dalla novità per poterlo respingere.
- Ehi, che significa tutti e tre?!?- squittì lo Zaolyeck, dopo parecchi secondi di apnea a cui era stato costretto dal terribile abbraccio di Gon.
- Esattamente quello che ho detto. Ed ora tutti a nanna, mocciosi. Chiedete a Cedric per le vostre sistemazioni, io ho da fare- lo liquidò Ainne, uscendo rapidamente dalla stanza.
Tuttavia non si risparmiò un'ultima occhiatina irriverente lanciata agli assurdi capelli che aveva appioppato a quei due.
E ciò risvegliò l'attenzione di Killua su quel terrificante particolare di cui si era dimenticato.
- I MIEI CAPELLI!!!! TORNA QUI BAKA-SENSEI!!!-
 
 
 
 
 
 
 
 

*ovviamente il riferimento spaziale è opposto rispetto a quello del terzo capitolo, per via della diversa posizione di Kurapika e Gon al momento della loro descrizione.
 
 
Oh yes, sono di nuovo qui.
Speravo di riuscire ad aggiornare un pò prima, ma questo capitolo mi ha quasi uccisa, e non ne sono ancora del tutto soddisfatta.
Ora, facciamo le cose con ordine.
Volevo prima di tutto ringraziare tutti coloro che continuano a seguire Glass Heart, che hanno inserito questa storia tra le seguite, o che la stanno anche solo leggendo.
Purtroppo non ho di nuovo risposto alle tre meravogliose recensioni di LenShiro, Asmita e Faith Yoite che mi hanno dato la spinta per completare questo lungo capitolo (come forse potreste aver vagamente intuito dalle prime righe).
Sigh, mi dispiace, ma mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto, e che siate soddisfatte della difficoltà delle prove affrontate dai tre Hunter.
E purtroppo no, LenShiro, per quanto io possa essere sfaticata non penso che avrò mai il cuore di abbandonare questa storia, che quindi continuerà fino alla sua conclusione, con vostra IMMENSA gioia, suppongo. ^_^
Quindi puoi stare tranquilla!
Seconda, importante, cosa: questo capitolo è più lungo perchè non sono riuscita a rispettare la mia solita lunghezza, ed infatti questa volta ho l'onore di offrirvi un capitolo di 14 pagine invece che 12.
Ciò mi ha fatto riflettere, e quindi ho deciso di rivolgere a voi un'importante domanda: Preferireste avere dei capitoli più corti ma che siano pubblicati prima, o vi va bene questo ritmo di aggiornamento?
Io accetterò ogni vostro consiglio, dato che non saprei cosa sarebbe meglio, a questo punto.
Per incuriosirvi un pò vi annuncio subito che nel prossimo capitolo entrerà in scena un nuovo personaggio.
Ed Ainne inizierà ad allenare i suoi allievi volenterosi (?), a modo suo ovviamente.
Tutti vi state chiedendo quale sia l'obiettivo di Ainne in tutto questo, ed io vi farò soffrire parecchio prima di rivelarvelo.
Aspettatevi di tutto!!!
Ed ora, le domande irrisolte: riusciranno Killua e Gon a riavere dei capelli normali? Cos'altro tenterà di insegnargli Ainne? E quali altri segreti nascondono la dimora della Hunter ed i suoi abitanti?
 

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