Il cattivo Willy Wonka;

di Cristy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri catastroficamente speciali.. ***
Capitolo 2: *** Il potere dei sogni. ***
Capitolo 3: *** Fame di sogni! ***
Capitolo 4: *** L' indiscrezione sai cos'è? ***
Capitolo 5: *** Legati dal passato ancor prima di saperlo; ***
Capitolo 6: *** La speranza nella paura come la fiaba nell' incubo. ***
Capitolo 7: *** Orgoglio o semplice incomprensione? ***
Capitolo 8: *** L'amore ti troverà. ***
Capitolo 9: *** Love goes faster; ***
Capitolo 10: *** Tu eri il mio incubo, il mio sogno bellissimo e.. ***



Capitolo 1
*** Incontri catastroficamente speciali.. ***


 

                  Introduzione Cristina

 

Faceva molto freddo quella sera. Il vento soffiava gelido causando l' arrossamento del mio povero naso e delle mie guance. Con la mano mi strinsi nella mia sciarpa, e camminai affondando i piedi nella neve. Aveva nevicato tutto il giorno, e finalmente aveva smesso così che io potei uscire.
Come ogni giovedì, stavo andando a trovare mia nonna. Le avevo preso un tulipano, il suo fiore preferito. Ricordo che amava tanto il suo profumo.
I miei pensieri erano tristi e freddi come il cancello che aprii con le mie mani.
Tutto intorno a me era buio, c' erano solo poche luci ad illuminare la strada.

Mi tolsi il guanto dalla mano destra e la appoggiai sulla lapide. Il contatto con quella superficie fredda mi fece venire i brividi; appoggiai il tulipano sulla neve, e restai a fissare il vuoto persa nei miei pensieri.

 

“Quando ero piccola, amavo andare a trovare mia nonna. Mi preparava sempre dei dolcetti deliziosi, alla nocciola. Lei era tanto dolce, e adorava raccontarmi delle sue storie strampalate. La prima, fu quella di Peter Pan. A seguire tanti altri classici, fino a quando un giorno, quello del mio 10° compleanno, me ne raccontò una diversa dalle altre.. Ricordo che mi preparò una tazza di cioccolata calda, e coprendomi con una coperta iniziò a raccontare..

<< C' era una volta un ragazzo, suo padre era un dentista. Come puoi immaginare egli teneva molto che suo figlio avesse dei denti puliti e ben curati, e gli vietava di mangiare qualsiasi tipo di dolce! Alle feste, il ragazzo non poteva toccare neanche una caramella. >>

<< Nonna, ma come avrebbe fatto a crescere senza i dolci? >> feci io, con tutta l' innocenza di una bambina che crede alle storie degli adulti..
<< Oh, ma lui è cresciuto eccome! E appena lo ha fatto, si è ribellato a suo padre.. E' diventato il cioccolatiere più famoso del mondo.. >>
Interruppi ancora mia nonna, << Faceva i biscotti alla nocciola buoni come i tuoi, nonna? >> facendola sorridere.
<< Oh no, mia cara. I suoi dolci erano molto più speciali! Vedi, i suoi dolci erano il frutto di idee pazze, folli, geniali.. Erano magici! Per esempio.. aveva inventato il gelato che non si scioglieva al sole! .. Dunque, venendo al dunque.. Lui è cattivo, molto cattivo. >>
<< Esiste ancora, quindi?! >> feci io impaurita mettendomi le mani sulla bocca spalancata.
<< Certo che esiste ancora. >> Mia nonna si alzò e aprì le tende della sua finestra, anche quella sera nevicava molto.. << Quella è la sua fabbrica. La fabbrica più grande del mondo! E lui non ne esce mai. Dentro, c' è come un altro mondo! >> fece lei indicando quell' enorme grigio edificio circondato da degli alti cancelli neri.
<< Ma tu come fai a sapere queste cose, nonna?? >> le chiesi insistente. Lei mi rispose con un sorriso.
<< Perché ci sono entrata! E ora su, dormi. >> mi ricoprì stretta stretta nel letto, ma dopo quello che mi aveva raccontato non potevo dormire..

 

Ed eccomi qui, 10 anni dopo. Mi manchi tanto nonna. Non sai quanto vorrei poterti riabbracciare.. Sai una cosa? Qualche mese fa camminavo per strada, e  ho fatto veramente uno strano incontro..  Andavo di fretta così.. con la mia solita aria sognante..

“Narratore esterno.

Quel giorno nevicava senza sosta, Cristina aveva voglia di un bel libro. Quando le prendevano quelle fisse, niente gliele faceva passare se non accontentarle.
Camminava a passo svelto dirigendosi verso la biblioteca. I suoi boccoli castani saltellavano a passo dei suoi piedi, e il ciuffo le ricadeva davanti l' occhio destro coprendolo quasi definitivamente. Aveva la carnagione decisamente pallida, tranne per le guance e il naso che erano di un colore quasi vicino al porpora, per via del freddo.
Con fare indifferente sfrecciava in mezzo alla gente stringendosi nel suo cappotto celeste. Quel colore le donava molto, si intonava ai suoi occhi. Celesti, turchesi, color del cielo: chiari. Fin da piccola sua nonna le ripeteva che chiunque vi guardasse dentro, poteva vedere quello che lei provava.

A volte, a causa della sua timidezza, se ne vergognava.

Quando entrò nella biblioteca, sorrise gentilmente a tutti i presenti e li salutò con un “Buongiorno”. Dopo aver girato per gli scaffali scelse “La bella e la bestia”, che aveva riletto già un paio di volte. La sua storia preferita..
Quando aveva bisogno di calore, di sentirsi bene e meno sola.. lo rileggeva.
Uscì dalla biblioteca entusiasta. Forse lo era un po' troppo perché.. senza accorgersene e con la sua tipica aria sognante.. finì per sbattere a qualcosa e ruzzolare a terra.
<< Oh accidenti. >> Esclamò una voce piuttosto profonda. << Tutto bene cara ragazza? >> continuò.
Stordita, si rialzò da terra e il proprietario di quella voce le comparve davanti spaventandola.

<< Sì, credo di sì. >> Davanti ai suoi occhi si ritrovò una figura parecchio strana. Un uomo, anche lui dalla carnagione molto pallida ma che diversamente da lei, non aveva imperfezioni sul viso. Nessun accenno di rossore, né di qualsiasi tipo di cicatrice. Assolutamente uniforme, faceva spiccare i suoi occhi di un colore che lei avrebbe definito.. viola?! Aveva dei morbidi capelli color nocciola e lisci, lunghi fino al collo. Sulla sua testa un enorme cilindro nero, accessorio che faceva pandant con la sua maglia. Il cappotto era rosso prugna e finiva a due code. Indossava dei guanti viola che impugnavano uno strano bastone. A che cosa gli serviva se era giovane e poteva stare benissimo in piedi da solo??
<< Che strano.. >> esclamò Cristina a voce troppo alta, facendosi sentire da quell' uomo che non sembrò reagire bene  alla sua opinione..
<< Ti è caduto questo. >> egli si abbassò a raccogliere il libro di Cristina e leggendone il titolo fece una smorfia inorridita. Glielo porse tenendolo in mano con quattro dita, alzando il mignolo schifato.

<< Grazie. >> la ragazza lo prese e lo ripulì dalla neve.

 

                       Introduzione Willy.

Cinque notti e cinque giorni che non dormivo né toccavo cibo. Mi sentivo bloccato nel tempo, incapace di andare avanti. Avete presente un artista che non ha più ispirazione per alcuna canzone o poesia??
I miei dolci non venivano più buoni. Avevo provato anche con le pillole al cacao ma niente, non riuscivano a farmi ridere. Credevo di essere caduto in depressione! Erano passati 12 anni da quando non sentivo né vedevo mio padre, dopo averci litigato brutalmente per realizzare le mie idee. E se ora ne avessi di idee, mi sentirei molto meglio. O almeno smetterei di avere dubbi sull' aver fatto la cosa giusta o no.

Come avrei potuto rimanere lì, in una casa dove anche solo il pensiero del cioccolato era reato??

E poi le cose funzionavano molto meglio da quando avevo i miei amati Umpa- Lumpa. Non mi sentivo più così tanto solo, erano così divertenti!! Bastava una loro allegra canzoncina per rallegrare la giornata e darmi nuove frizzanti idee per i miei dolci!

Avevamo provato tutte le canzoni possibili e immaginabili. Io seduto davanti a loro e loro che cantavano e ballavano. Ma niente. Il buono umore non tornava.

Era possibile che fossi entrato in menopausa???

Una mattina, una fredda ma soleggiata mattina, il mio amato umpa- lumpa di fiducia mi consigliò di uscire a prendere un po' d' aria. Dapprima la sua idea mi sembrò folle, poi realizzai che le mie non erano da meno.. e avevano sempre funzionato; perciò decisi di dargli ascolto.

 

Uscii con il mio caldo ascensore trasparente, avevo bisogno dell' aria calda per sentirmi sempre a mio agio; indossai il mio affidato cilindro e diedi un' occhiata in giro. Da sopra la città si poteva vedere di tutto. Tante diverse storie s' intrecciavano.. un uomo gridava a squarciagola per riuscire a vendere delle copie di giornali, una donna camminava tenendo per mano la sua bambina quando una ragazza dai capelli lunghi fino le spalle castani, a boccoli, le andò a sbattere. Ignorandola essa riprese a camminare con fare indifferente. Non sapevo perché, ma mi ispirava.. così scesi a scoprirlo. Parcheggiai l' ascensore e uscii preparandomi ad affrontare il gelo.
Londra, d' inverno, era una delle città più fredde dell' Inghilterra.

Guardandomi intorno notai un negozio di dolciumi, e ci entrai con molta eleganza tintinnando col mio bastone. Vedendo che vendevano solo miei dolci ne rimasi deluso, e con una smorfia di disapprovazione uscii dal negozio. Avevo voglia di mangiare qualcosa di diverso, di più semplice.. chissà se rincominciando da zero, avrei riavuto l' ispirazione.
Proprio mentre uscii dal negozio vidi cascare per terra una ragazza. Rendendomi conto che era colpa del mio ascensore al quale aveva picchiato la testa, mi avvicinai per controllare i danni. Ci mancava solo un qualcuno che mi facesse perdere tempo adesso!

<< Oh, accidenti. >> Quando mi avvicinai, la riconobbi. Era quella che camminava con aria sognante e che aveva sbattuto contro quella signora con la bambina..
Certo, colpa del mio ascensore che era trasparente.. però pure lei.. poteva stare  più attenta!! << Tutto bene cara ragazza? >>

Si rialzò stordita battendo gli occhi più volte.

<< Sì credo di sì. >> mi rispose una voce flebile e imbarazzata; << Che strano.. >> continuò, quando si soffermò a guardarmi. Scossi il capo come per dimostrarle che non mi interessava quello che pensava di me, solo non vedevo l' ora di tornarmene a casa!

Dietro di lei notai un libro, per metà sprofondato nella neve.

Per sembrare gentile -Chissà se quel buon Dio mi avesse riconosciuto una buona azione e mi avesse ripagato della mia ispirazione- mi abbassai a raccoglierlo; di sfuggita ne lessi il titolo “La bella e la bestia” Au, che schifo. Odiavo le favole.

Così, per non tenerlo un solo secondo di più in mano glielo porsi, cercando di toccarlo il meno possibile:

<< Ti è caduto questo. >>
<< Grazie. >> fece lei prendendolo e stringendolo al petto.

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Capitolo 2
*** Il potere dei sogni. ***


A guardarla Willy avrebbe scommesso che fosse una di quelle ragazze che restavano sempre chiuse in casa a leggere, e ne uscivano solo per comprare altri libri. Ma i suoi occhi gli trasmettevano ben altro che monotonia, erano arzilli, correvano sul suo viso studiandolo per poi fissare il pavimento imbarazzati.

Sembrò passare un tempo infinito per la ragazza, e invece passarono solo pochi secondi. Non che volesse intrattenere una conversazione con lui, però voleva sentire ancora il suono della sua voce. La incuriosiva!

<< Per l' esattezza, a cosa ho sbattuto? >> chiese lei massaggiandosi la fronte.

<< Ooh, al mio ascensore. Il mio fedele mezzo di trasporto! Può sorvolare per l' intera città e inoltre.. >> prima di continuare si chiese se fosse saggio: la ragazza aveva spalancato gli occhi e lo guardava come se fosse un alieno a bordo di una navicella; mostrandole il suo ascensore l' aveva lasciata senza parole!

Cristina alzò una mano dove l' uomo le aveva appena indicato esserci il suo ascensore, e lo toccò. C' era davvero! Scorrendo con la mano trovò l' entrata e si voltò a guardare quella misteriosa persona. Lui le fece cenno di entrare con le mani, come se fosse stufato dalla sorpresa della ragazza. Certo! Come se per lui fosse una cosa completamente normale!!

In buona fede la ragazza vi entrò, e lui la seguì. Spinse un tasto e le porte si chiusero.

<< Hey! Che succede?? >> chiese lei allarmata.

<< Prendiamo il volo!!! >> rispose lui sorridendo maliziosamente.

<< Co..cosa? Lei si rende conto che non so neanche chi è lei e sto volando su un coso che lei definisce ascensore, ma è totalmente trasparente fatta eccezione per i tasti?? Mi riporti a terra!! >> partì in quarta, e si appoggiò al vetro osservando sotto i loro piedi.. Era bello! Prese a respirare e si calmò.

Osservando i suoi cambi d' umore lui se la rise, e con un po' di malignità nello sguardo spinse un altro tasto dell' ascensore. “Voglio proprio vedere come reagisce a questo!”, pensò. L' ascensore partì a tutta velocità in orizzontale, verso destra. Sorvolarono la zona del fiume, con gli occhi fuori dalle orbite della ragazza.

<< Tutto questo è  magnifico! >> esclamò lei. Con tutta quell' ansia non s' era accorta che l' interno dell' ascensore era molto caldo rispetto all' esterno.. Troppo molto!! Era forse aria condizionata??

<< Ma.. ma lei chi è? >> Cristina lo guardò come se stesse osservando un fantasma, e lui si limitò a lasciarle il suo biglietto da visita.

Ancor prima che lei potesse leggerlo, l' ascensore atterrò brutalmente davanti la fabbrica del cioccolato e le porte si aprirono. Lui la spinse fuori delicatamente giustificandosi con un << Vado di fretta! Piacere di averla conosciuta!! >> e ripartì salutandola allegramente.

Prima che si rendesse conto di quello che era appena successo il freddo la colpì in pieno viso. Abbassò la testa verso il bigliettino che le sue mani tremolanti reggevano a fatica, e lesse: “Willy Wonka. Per un qualsiasi contatto chiamare il numero verde 000 538.” Si portò una mano alla bocca lasciandosi sfuggire un gridolino, poi alzò la testa  verso la fabbrica e lui non c' era più.

 

“Cristina

Quando avevo letto il biglietto da visita, non ci potevo credere. Nella mia mente avevano iniziato a farsi spazio una serie di parole come “Cattivo”, “Cioccolataio”, o frasi come: “Quella è la sua fabbrica, lui non ne esce mai!” …

Mille punti interrogativi prendevano vita davanti ai miei occhi, lasciandomi spaesata. Mia nonna me lo aveva descritto come una persona spietata, e io ci avevo creduto.. Cosa avrebbe potuto fare una bambina di dieci anni?? Quella prima notte che venni a conoscenza della sua esistenza non potei a fare a meno di rimanerne affascinata, tormentata.. Solo crescendo l' avevo quasi dimenticato.. Anche perché, cavoli.. con un' allergia come la mia al cioccolato, non è che io potessi fare diversamente! Al solo pensiero, iniziavo a starnutire e a grattarmi..

Nell' ascensore ero stata molto vicina a lui, ne avevo avvertito il caldo profumo alla nocciola.. Forse per quello mi ero fidata di lui, quei pochi secondi  erano bastati a farmene pentire quando l' ascensore aveva sfrecciato verso destra! Il suo profumo mi aveva inconsciamente ricordato la mia infanzia, età nella quale credevo nei miei sogni.. E credevo che sarei riuscita a realizzarli!

Dopo essere uscita dallo stato di trance, decisi di tornare a casa.

Muovendomi come uno zombie, mi trascinai a casa. Accesi le luci e il riscaldamento, e buttai il libro sul tavolino del salotto. Rimasi ancora un po' di tempo a pensare, a riflettere.. La sera prima avevo sognato mia nonna e un altro di quei cavoli di incubi che mi provocava la sua storia, e il giorno dopo in volo per la città con Willy Wonka, il protagonista preferito dei suoi racconti!! Che cos' era? Un segno del destino?? …

 

“Narratore esterno

Avrebbe tanto voluto che sua nonna fosse ancora lì, a pregarla di essere razionale. O di non sognare troppo, che non le faceva bene.. Per una come lei poi diventava difficile riprendersi dalla realtà!!!

Tutto d' un tratto le venne un' idea! Ma quello non era un sogno.. era assolutamente la realtà!!!

Per anni la notte non era riuscita a dormire tormentata dagli incubi su quella persona, sua nonna l' aveva spaventata molto: come poteva un uomo che fabbricava cioccolato essere così cattivo come le diceva lei?? Ecco cosa si domandava in tenera età.. Adesso voleva scoprirlo.

La mattina seguente.

Se era così cattivo, perché l' aveva lasciata andare? Perché vedendo che fosse in difficoltà nell' ascensore, l' aveva lasciata scendere invece che continuare a divertirsi vedendola star male?? Era anche stato gentile con lei, raccogliendole il libro. Probabilmente queste erano solo illusioni che Cristina si faceva per tranquillizzarsi, davanti al cancello della fabbrica, e per smettere di tremare come una foglia. Paura? Ne aveva molta.. Ma era spinta e decisa dal suo sogno, ci era troppo dentro per uscirne! Così ripetendosi di respirare, mise una mano sul cancello. Si stava aggrappando a quelle sbarre per paura che le gambe le cedessero. Era troppo emotiva per vedere il suo sogno/ incubo diventare realtà!! Non reggeva le emozioni.. Alzò la mano e col dito suonò il citofono.

 

*Willy.

Chi osava disturbare durante il mio trattamento di bellezza mattutino??

Sembrava una cosa da niente, ma ci voleva veramente tanta pazienza per radersi, pettinarsi e improfumarsi tutte le Sante mattine! Credo che fossi affetto da un' ossessione per l' ordine e la pulizia. La vedevo come una cosa positiva.. almeno sarei stato sempre presentabile!

Borbottando infilai il mio cilindro e con il mio binocolo spiai dalla finestra per vedere chi fosse il ficcanaso che si era permesso di sporcare il tasto del mio citofono; una ragazza??? Bazzecoli, chi è questa sconosciuta? Pubblicità? Elemosina? Spasimante di uno dei miei cari umpa-lumpa???

<< LLLrrll! >> chiamai l' umpa-lumpa addetto alla sicurezza e lo mandai ad aprire il cancello. Ricontrollai col mio binocolo: quella sconosciuta se ne stava li a tremare di freddo, camminando avanti e dietro e gesticolando.

Finalmente il cancello si aprì e quella potè smettere di innervosirmi con la sua camminata goffa e svelta. La vidi esitare per qualche secondo, per poi camminare a passo svelto nel cortile.

 

“Cristina.

Quando arrivai al portone e vi poggiai su una mano, questo si aprì mostrandomi una lunga stanza bianca con il tappeto rosso. Vi entrai incuriosita. Regnava il silenzio.. e faceva anche qui un gran caldo! Mi tolsi la sciarpa e il cappotto, e li lasciai cadere sul pavimento. Camminai lentamente e aspettandomi che chissà quale trappola mortale comparisse davanti a me all' improvviso, mi guardavo a destra e a sinistra.. e ogni tanto anche dietro.

Inutile.. potevo camminare quanto volevo ma quella stanza non terminava mai!

D' improvviso sentii un rumore, come una porta che si apriva.. e la stanza cambiò aspetto. Comparve una seconda porta, esattamente pochi passi davanti a me.

Le pareti si accesero di un bel blu, e davanti ad esse comparvero anche dei mobili. La porta si aprì e facendomi prendere un infarto Willy Wonka gridò estasiato:

<< Buongiorno stella del cielo!! >>

<< Aaahh! >> balzai all' indietro beccandomi un suo sguardo accusatorio.

<< Vieni nella mia fabbrica e ti spaventi? Cos'è.. ti aspettavi che fosse disabitata?? >> mi rispose.

<< A-a..ssolutamente no è solo che mi ha colto di sorpresa.. >> risposi fissando il pavimento. Se non mi uccideva lui, sarei morta per mano mia pur di non sopportare un altro momento così carico di tensione!

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Capitolo 3
*** Fame di sogni! ***


 

Narratore esterno

Cosa può spingere una ragazza di 20 anni, ormai troppo cresciuta per le favole, a catapultarsi dentro uno dei suoi peggiori incubi?? Probabilmente l' aspetto così bello che il protagonista delle sue paure avesse.

Schiarendosi la voce Cristina alzò la testa pronta a sostenere uno sguardo penetrante come si ricordava fosse quello di Willy Wonka.

Guardandola negli occhi lui ebbe quasi un flash- back, e si ricordò che era la stessa ragazza che aveva incontrato la mattina prima, quando era uscito in cerca di ispirazione.. Ma, ahimè, non l' aveva trovata.

La guardò scrutandola per bene. Le sue guance erano di nuovo rosse, ma quel colorito le donava perfettamente. Il ciuffo, tagliato più corto rispetto agli altri capelli e liscio diversamente dagli altri persi in numerosi boccoli, le cadeva sull' occhio destro donandole un aspetto invitante.. Sotto al cappotto, non l' aveva mai vista. Era snella, slanciata.

Indossava un jeans e una felpa blu, con l' immagine di un orso fucsia ricamatoci sopra.. “Così poco elegante!” pensò Willy.

<< Perché sei venuta qui? >> fece finta di non essere interessato.

<< Ho perso il tuo biglietto da visita. >> rispose prontamente lei.

Willy schioccò le dita e il biglietto uscì dalle tasche di Cristina per andare sulla sua mano. Lui la guardò alzando un sopracciglio, scettico.

<< Guarda.. ecco dov' era..! >> cercò di riparare alla figura che aveva appena fatto!

Sorridendo, quasi ridendo e abbassando la testa per non farlo notare troppo.. Willy annuì con l' aria di uno che sa il fatto suo;

<< Ti va di fare un giro? >> la invitò.

Quasi quello che sperava Cristina!! A dire il vero lei sperava, temendo che le potesse succedere qualcosa di poco gradito, che lui la rimandasse a casa.

Malgrado ciò annuì sorridendo, perdendosi negli occhi viola di quell' uomo.

Willy si girò e spinse un pulsante, che fece aprire la porta. Poi sparì dietro di essa.

 

Cristina.

Quando la porta si aprì, venni accecata dalla luce. Era tutto così irreale.. proprio come lo era lui fino a pochi giorni prima. Ma adesso eccomi lì, a seguire l' antagonista della mia infanzia come un leone fa con la sua preda: affamata.

Affamata di sogni, affamata di emozioni..

Avevo accettato il suo invito di nuovo incantata dal suo profumo. Se era così buono, forse non era una coincidenza. Magari, era un altro meraviglioso segno del destino! Che ovviamente, mi pentii di aver colto al passo successivo a quello che mi portò dentro la stanza dietro quella porta..

 

Willy.

Uscivo cercando ispirazione, e mi ritrovavo a cercare di fare il gentile con quella ragazza.

Poi lei, con una scusa che non giustificava il suo essersi avventurata nella mia fabbrica, accettava il mio invito. C' era da divertirsi con una come lei che vedeva le meraviglie della mia fabbrica! Con l' ascensore aveva fatto una faccia assurda, morivo dal ridere ad immaginare cosa avrebbe fatto quando avrebbe visto un umpa-lumpa!

Abbandonando i miei pensieri perversi mi girai per accertarmi che mi seguisse.

Adesso, eravamo nella stanza della cioccolata. Con il fiume, la cascata, e il prato verde sul quale coltivavo i miei dolci.

La trovai con la bocca spalancata a guardarsi intorno. Poi, pochi secondi dopo, prese a starnutire come se avesse mangiato una licca- eppa. Le usavo per quando dovevo sembrare raffreddato, e non avevo voglia di andare a lavoro. (Ingannare l' umpa-medico era davvero difficile!!) Smise di starnutire e prese aria. Poi, iniziò a grattarsi istericamente gli avambracci e la pancia, per poi passare alla schiena. La mia bocca passò alla forma muso-di-gallina, sostenendo la mia espressione sconvolta.

<< Che ti succede?? >> le chiesi mettendo una mano tra me e lei, come per allontanare i microbi..

<< E'.. è.. la ci -prende aria- la ci -prende aria- la cììì! -starnutisce- occolata. Sono allergica! >> e mi guarda con quegli occhietti dolci, più dolci di ogni mio singolo dolce. Sembrava quasi chiedermi: “Posso restare??”

Socchiudendo gli occhi per studiarla meglio mentre rispolveravo nella mia mente il significato di una allergia, uscii un fazzolettino dal mio taschino e glielo porsi.

La vidi intenerirsi e sorridere come una bambina. << Grazie! >> e lo afferrò.

Guardandola con aria ancora interrogativa, allargai leggermente la bocca per prendere aria e prepararmi psicologicamente al rumore di altri fastidiosi starnuti. Con una mano le indicai la strada e lei sorridente mi passò avanti, sicuramente contenta di poter restare.

Notai degli umpa- lumpa guardarci incuriositi da dietro dei cespugli e feci loro cenno di no col dito capendo a cosa stavano pensando, ma non potendo fermarli..

Corsi davanti alla ragazza e mi piantai davanti a lei fermandola.

<< Hey, non mi hai ancora detto il tuo nome! >> camminavo all' indietro per non farle vedere dietro di me e lei si ostinava a voler guardare;

<< Cristina! >> mi guardò sorridente e poi tornò a sbirciare dietro di me.

Poi mi resi conto che quella fu una pessima idea..

Cristina.

Questo Willy Wonka faceva un sacco di facce buffe! C' erano momenti in cui stavo per scoppiargli a ridere in faccia e altri in cui avrei voluto sotterrarmi per scappare dai suoi sguardi. Adesso ci stavo prendendo gusto, e la mia paura diminuiva. Quando mi si era piantato davanti, era evidente che volesse nascondermi qualcosa. Così, mi ostinavo a scoprire cosa.. Quando qualcosa gli tirò la giacca facendolo fermare, mi fermai anch' io. Lo vidi chiudere gli occhi come qualcuno che è appena stato scoperto nel fare chissà quale reato.

Poi si spostò, e mi lasciò campo libero per vedere cosa nascondeva..

Se mi fossi ricordata come si faceva, avrei urlato. Ero troppo scioccata per dire qualsiasi cosa, perciò presi a fare starnuti a raffica.

In un secondo un tintinnio colorò l' atmosfera di quella sottospecie di stanza, e comparvero tanti altri cosi come quell' omino che stava davanti a me. Tutti uguali.

Iniziarono a ballare, e a canticchiare un qualcosa tipo..

<< Cristina Cri, Cristina Cri, è allergica, al cioccolato.. Cristina Cri, Cristina Cri, non può mangiarlo.. >> a sentire quelle parole mi tornò la paura, più forte di prima! Guardai la scena spaventata, desiderando di essere ad un manicomio piuttosto che lì..

 

Willy.

Devo ammettere che la canzone era piuttosto carina, ma come avevo pensato a Cristina non piacque.. Aspettavo questo momento da quando l' avevo invitata a fare un giro nella mia fabbrica, e ora che era arrivato temevo che la facesse scappare a gambe elevate. Ma in compenso me la spassavo!

Gli umpa- lumpa erano tanto carini, ma a primo impatto potevano sembrare inquietanti!

Osservavo l' espressione sbalordita di Cristina che accanto a me, cercava un collegamento tra gli umpa- lumpa e me, e facevo segno con le mani ai ragazzi di finirla di cantare o le sarebbe venuto un infarto. Continuando a cantare gli umpa mi guardavano cercando di capire i miei gestacci, e quando afferrarono si volatilizzarono nel nulla. Subito Cristina si volto a guardarmi e io misi le braccia dietro la spalla e la guardai con aria innocente. Sorrisi.

<< Coraggio, andiamo. >> mi ostinai a trascinarla via da lì mentre lei insisteva:

<< Cos' erano quei cosi? Erano nani? Perché erano tutti uguali? E come facevano a cantare una canzone su di me??? Signor Willy!!! >> Mi girai di scatto:

<< Dammi del tu >> e ripresi a correre.

 

Narratore Esterno.
Cristina era terrorizzata, ma attratta da quell' uomo. Dopo tutto, i lineamenti del suo viso erano dolci, anche se spesso si increspavano in espressioni maligne o dispettose.

Lo osservava camminare. Aveva un' andatura strana, tutta sua. Camminava sventolando il bastone per aria, quasi come se avesse dimenticato il suo scopo originario.

<< Hai parenti Willy? >> gli chiese lei, mentre si ricordava la versione della storia di sua nonna.

Mentre correva per stare al suo passo, lo vide fermarsi e osservare il vuoto con un' espressione disperata. Gli si mise accanto, incuriosita dalla sua reazione.

All' improvviso egli si smosse dai suoi pensieri e rincominciò a camminare.

Spaventata lei balzò, per poi continuare a seguirlo.

Eccoci qui! Al terzo capitolo finalmente! :D Spero che le visite aumentino e che questa categoria 'La fabbrica del cioccolato' non sia sottovalutata e sotterrata dalle altre.. Perché è veramente molto bella! -e non sto parlando della mia storia, sono troppo modesta per dire una cosa del genere xD- Ma non ci sono altre storie..! Quindi spero sinceramente che si riattivi e mi piacerebbe leggerne altre.. Ringrazio infine hermgrenger per aver recensito -è stata l'unica!- grazie mille! Mi hai davvero sopresa! Spero che almeno tu continui a seguirmi :D
Baci e al prossimo capitolo! :D

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Capitolo 4
*** L' indiscrezione sai cos'è? ***


 

Non soddisfatta della sua non risposta, si apprestò a fargli un' altra domanda.

Forse era troppo indiscreta.. forse eh.

<< Ma non ti sei mai sentito solo in una fabbrica così grande in dieci anni? >>

<< 12 per l' esattezza, e no. Ci sono sempre stati i miei umpa- lumpa a tenermi compagnia! >> rispose lui freddamente.

<< Quei cosi si chiamano umpa-lumpa? Umh, occhei. Memorizzato. >>

<< Non sembri più così tanto timida! >>

<< Etchiù! >> Cristina stringeva tra le mani il fazzolettino di Willy come se fosse una pietra preziosa, e ormai più curiosa che impaurita, era sempre più decisa ad andare a fondo di quella questione.

<< Hai una donna? >>

<< No! >>

<< Oh capisco.. ecco perché sei così tanto fissato con l' eleganza, e i tuoi capelli profumano sempre di nocciola! .. Scusa. Non avrei dovuto insistere! >> disse lei mortificata.

<< Non sono omosessuale! Sono solo troppo complicato. >> Rispose lui forse scaldandosi un po' troppo.

Cristina rimase a fissarlo studiandolo bene, non aveva ancora avuto la possibilità di farlo senza essere guardata per più di cinque secondi di seguito.

<< Quando ero piccola mia nonna mi raccontava favole. >>

<< Odio le favole. >>

<< Su di te. >>

<< Che dicevano? >> Lei rise, e lui si fermò di fronte a lei a guardarla. Si ricompose e riprese a camminare. << Odio le nonne. >>

<< La mia non la odieresti. >>

<< Perché no? >> Willy alzò le sopracciglia come se fosse la cosa più ovvia al mondo odiare le nonne, o ogni genere di parente.

Adesso fu il turno della ragazza di restare in silenzio, impalata a fissare il vuoto..

 

Stavano camminando da almeno dieci minuti, in un lungo corridoio viola con delle luci a destra e a sinistra. Sembrava un tunnel, e metteva i brividi a Cristina.

Non voleva confessare di stare tremando dalla paura, temendo che lui potesse approfittarne.

<< Eccoci. >> Willy aprì una porta bianca, e vi entrò. Cristina si voltò a guardare il tunnel, lungo e buio.. e si scaraventò dentro quella stanza, sbattendo a Willy e facendogli cadere il cilindro in terra.

Mortificata, si abbassò a prenderglielo, e quando si rialzò se lo ritrovò davanti, con un altro cilindro in testa.

<< Ne indossi uno di riserva? >>

<< Sempre. >> Rispose lui, prendendo il cilindro dalle mani della ragazza e mettendoselo sopra l'altro.

Cristina rise alla pazzia di quell' uomo e realizzò che molte volte doveva essersi sentito solo, per diventare così..

Guardandosi intorno, la ragazza notò un grande tavolo e delle pareti rosse.

Su quel tavolo era tutto apparecchiato. Willy battè le mani e un umpa-lumpa entrò correndo con due foglietti. Questo fece sedere Cristina che lo guardava come se fosse una fatina di un campo di fiori finita in città per sbaglio, e poi le porse uno dei due fogli.

Lei lo aprì e ne lesse: “Menù.” Sorpresa guardò Willy come a cercare una risposta. Lui fissava il menù con un sopracciglio alzato, come se stesse decidendo se gli andasse bene. Poi lo chiuse di scatto e ridendo disse: è ora di pranzo!

 

Cristina.
Questo mi avvelena. Mi avvelena e poi mi mangia insieme ai suoi amici umpa-lompi! E poi accende un bel fuoco delle mie ossa e ci balla intorno improvvisando una canzoncina con quei cosi! Oddio. O buon Dio. Salvatemi dalla mia incoscienza che mi ha trascinata fino qui!! Giuro che se me la cavo, la prossima volta ci penserò due volte prima di andare a casa di uno sconosciuto di cui so solo cose negative!!!

Stavo pregando quando uno di quei nani portò un piatto con due bicchieri d' acqua. Ne presi uno e me lo versai in faccia per riprendermi dall' ansia.

Notai Willy e il suo amico umpo fissarsi come in cerca di una spiegazione al mio comportamento.. Poi tornarono a guardarmi e io, educatamente, presi il tovagliolo che avevo sulle gambe e mi asciugai il viso. Stavo impazzendo, proprio come Willy Wonka!

Il nano corse via e ci lasciò soli. Willy mi fissava con un' espressione a metà tra la curiosità e lo stupore, e io non potei che fare lo stesso con lui.

Ripensando a tutto quello che era successo da quando mi ero spinta ad entrare nella sua fabbrica, non trovavo niente di assolutamente logico anzi, ero convinta di svegliarmi da un momento all' altro da uno dei miei soliti incubi pregando che qualcuno mi desse dell' acqua. Ci avevo già provato a versamela in faccia, ma non aveva funzionato.. Più tempo passavo lì dentro e più mi convincevo che non poteva essere vero. Ma, più tempo restavo fissa con lo sguardo sul viso di Willy, e meno volevo andarmene.

Da quando ero lì, non ci eravamo scambiati molte parole. Entrambi ci eravamo limitati ad osservare l' altro in silenzio notandone la stranezza.

<< Sì, ho dei parenti. >> disse lui all' improvviso, probabilmente rispondendo ad una delle mie domande con circa un' ora di ritardo; rimasi stupita non sapendo cosa rispondergli, ma appena trovai le parole fu difficile fermarci..

<< Dove sono? >>

<< Non qui. >>

<< Non li vedi da quando hai aperto la fabbrica? >>

<< Esatto. >>

<< Ti mancano? >>

<< No, mai. >>

<< Perché non li senti più? >>

<< Volevano dirmi cosa fare e cosa non fare, e io odio essere comandato. >>

<< Perciò, comandi. >>

<< Certo. >>

<< Non hanno mai provato a contattarti? >>

Il dialogo che si era instaurato tra di noi e che aveva proceduto ad una velocità flash, si interruppe..

<< Spero tu abbia fame. >> Mi disse dopo circa qualche minuto fissandomi come se fossi io il pranzo.

<< Hai intenzione di uccidermi? >> chiesi inespressiva.

<< Perché dovrei? >> mi chiese lui con fare sospetto.

<< Perché sei cattivo. >> risposi.

<< Questo è quello che pensi? >>

<< Questo lo pensava mia nonna. >>

<< E tu la pensi come lei? >>

<< Dovrei? >>

<< Non si risponde ad una domanda con un' altra domanda! >> insinuò lui indispettito.

Imbarazzata, mi feci piccola piccola sulla sedia.

<< Tu lo pensi davvero? >> mi richiese lui, questa volta triste. Sorprendenti i cambiamenti d' umore di quell' uomo!

Mi alzai di scatto: << Riportami a casa. >>

Dieci minuti dopo eravamo in marcia per tornare all' entrata/uscita.

Willy camminava silenzioso davanti a me, a testa basta. E io mi guardavo intorno studiando ogni più piccolo dettaglio per non dimenticarlo.

Avevo deciso di mettere fine a quella folle esperienza, e di tornare a casa per stare meno in ansia e più al sicuro. Una cosa era sognarlo, l' altro viverlo..

Quando arrivammo nella stanza con la cascata ripresi a starnutire e a grattarmi dappertutto.

Uscii il fazzolettino di Willy dalla tasca del jeans e mi ci grattai il naso.

Finalmente arrivammo alla porta da dove eravamo entrati, e Willy si fermò facendomi passare avanti a lui.

Con non curanza misi la mano sulla maniglia e aprii la porta. La stanza aveva ancora i mobili e il mio cappotto era esattamente dove l' avevo lasciato.

Mi girai a guardare Willy che fissava il prato con aria affranta.

<< Perché sei venuta qui? >> mi chiese senza battere un ciglio.

<< Volevo rivederti. Per confrontarti con le storie di mia nonna. >> risposi pregando che mi guardasse negli occhi e capisse che ero davvero dispiaciuta di tornarmene a casa, dispiaciuta che lui e tutta la sua fabbrica mi mettesse i brividi!

Alzò la testa e mi guardò con un sorriso sghembo. Risposi al suo sorriso con un sorriso tenero, non troppo esagerato..

<< E, sono come ti ha descritto lei? >> nei suoi occhi iniziò a brillare una luce;

<< No. Sei molto più pazzo. >> risposi ridendo. Ormai, avevo passato ogni limite!

Lui sorrise per qualche secondo, poi mi guardò serio.

<< Addio. >> Si tolse il suo cappello di riserva e me lo porse.

Incredula lo accettai. Poi, gli sorrisi e uscii da quella stanza. Raccolsi il cappotto e lo poggiai sul braccio destro dove tenevo il cappello. Mi girai a guardarlo e lui era ancora lì, probabilmente perso nel vuoto a pensare chissà cosa..

Mi rigirai verso l'uscita e iniziai a camminare. Aprii il portone e guardai indietro per l' ultima volta. La stanza era tornata bianca e lunga, infinita.

Mi misi il cappotto e uscii dal portone, facendolo chiudere alle mie spalle.

Fuori nevicava. Indossai il cilindro di Willy contenta che servisse a qualcosa. Affondai i piedi nella neve cercando di uscire più lentamente possibile da quella fabbrica.. Sembrava il mio sogno che si sfumava piano piano fino a diventare trasparente.. trasparente come l' ascensore di Willy Wonka.. trasparente come la neve sciolta tra i miei capelli... trasparente come lo sguardo di Willy che poco prima mi guardava ma non mi vedeva, trasparente come i miei occhi, che non avevano segreti.........

Eccomi!Sono riapparsa!! Dopo secoli, sono determinata a postare tutti i capitoli e lo farò tutto stasera! :D Spero vi piaccia come si sviluppa la storia!!

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Capitolo 5
*** Legati dal passato ancor prima di saperlo; ***


 

Willy.
I cespugli e le bacche al sapore di mirtillo. Gli orsetti gelatinosi che si tramutavano in gatti. La gomma da masticare comprendente primo, secondo e dessert.
Ero sdraiato sulla mia poltrona nera con le mani sul petto, e riordinavo la mia mente da tutti quei fastidiosi pensieri. C' era qualcosa che non andava, ma che mi sfuggiva. Mi sforzavo di ricordare cosa era successo nelle ultime due ore, quando starnutii provocando la fuoriuscita di puzzolenti
germi. Gridando come una femminuccia -la mia voce era acuta, mica era colpa mia!- agitai le mani davanti al naso per allontanare quei schifosi esseri e portai la destra al taschino, ma il fazzolettino non c' era. Spalancai gli occhi e la bocca, ricordandomi dov' era. Quella ragazza! Cristiana, Cristy.. Cristina!
Mi alzai di scatto dalla mia poltrona facendola rivoltare, infilai il cappello e corsi giù. L' umpa- lumpa incaricato delle mie relazioni con l' esterno, detto anche psicologo, mi aveva chiesto se sarebbe tornata. Io non sapevo che rispondergli! E sinceramente, preferivo di no. Non avevo voglia di visite, mi prendevano troppo tempo. Dovevo tornare ad occuparmi della mia fabbrica, o sarebbe caduta definitivamente in rovina! Ripensando alla conversazione che ebbi con quella ragazza ebbi un altro dei miei flash- back, riguardo mio padre..


<< Basta Willy! Vivi sotto il mio tetto e devi fare quello che ti dico io! In questa casa nessuno toccherà alcun tipo di dolce!!! >> gridò furioso lui.
<< Ma papà! Tutti possono mangiarli, perché io no?? >> obbiettai io.
<< Perché tu non sei come loro e devi avere dei denti che ti onorino! E devi sempre controllare l' igiene! E su questo.. non si discute!!! >>

Vidi la nuvoletta scomparire davanti ai miei occhi.
<< Presto presto è tardi! Dobbiamo metterci al lavoro! >> feci allarmato, correndo avanti e dietro sotto lo sguardo indagatore dei miei umpa- lumpa.

 

Cristina.
Frugando tra le scatole e la polvere, finalmente lo trovai. L' album delle storie di mia nonna.. Perché non ci avevo pensato prima??
La sua grafia era stupenda, tondeggiante abbastanza da riempire un quadratino per ogni lettera; in maiuscolo c' era scritto: “ Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato”.
Per anni non mi ero avvicinata a quella fabbrica, sforzandomi persino di non guardarla quando andavo a scuola, o quando ci fu il funerale di mia nonna.. mi ricordava troppo lei!
Seduta sul pavimento con l' album tra le mani cercai di ricordare altri dettagli su quello che lei sapeva di lui. Mi ricordai che mi disse di essere entrata nella sua fabbrica.. Questo si che era uno shock! Avrei dovuto chiedere a Willy se la conoscesse!! Ma, ormai era troppo tardi.. Ero stata spinta dalla mia folle curiosità ad entrare in quella fabbrica, e ad uscirne dalla mia razionalità.
Cosa credevo, che avrei vissuto in un sogno?? Dovevo aspettarmi che sarebbe stato un incubo!
… Avete mai provato attrazione per un qualcosa che vi terrorizza? Come quando la farfalla è attratta dalla luce e le vola intorno, sapendo che potrebbe farsi male.. Mi ero sentita esattamente così quando avevo accettato l' invito di Willy ad entrare con lui. Sembravamo una specie di coppietta al primo appuntamento, imbarazzati. Probabilmente andandomene via così non ero stata molto gentile.. ma chi se ne frega oh. Quel tipo era uno squilibrato, e rimanendo chiuso in quella specie di prigione era chiaro che non sarebbe cambiato!

Per non parlare di quei suoi cosi, omp.. imp.. umpa- lompa! Cantavano agitando le ditina come se fossero in un teatrino.. Tutto molto inquietante!!
Mi sdraiai sul letto continuando a rivivere i ricordi che avevo di Willy.
Mi aveva esplicitamente detto che odiava le favole, e le nonne. Perché, sua nonna non gliene raccontava mai??

Quando aveva raccolto il mio libro dalla neve e ne aveva letto il titolo aveva fatto una faccia inorridita. Cosa aveva contro la bella e la bestia? Io trovavo stupenda quella storia.. Lei che tornava da lui, nel suo castello, pur sapendo che lui fosse un mostro, convinta di poterne tirare fuori la dolcezza.. pur sapendo che c' erano delle stranezze in quel castello..

<< Oddio!! >> balzando in piedi con uno scatto inciampai nella coperta e caddi giù dal letto. La mia storia, era simile a quella di Bella!! La differenza era che io non sarei affatto tornata in quella fabbrica, e che io non amavo quella sottospeciedimostro! Tzè.
Due ore dopo..

Narratore esterno.
Eccola lì, di nuovo indecisa. Questa volta, non aveva paura. E allora perché non si muoveva?? Forse perché c' erano in gioco i sentimenti!!

Senza esitare un altro momento, portò il dito al citofono e con le altre dita della sua mano reggeva il cilindro di Willy. Prima di suonare, il cancello si aprì.

Guardò il cappello e si rese conto che c' era una specie di impronta digitale in funzione nel citofono. Poi, rientrò in quel cortile. Questa volta, sorridendo.

Arrivò al portone e lo riaprì. Non aveva idea di come avrebbe aperto la stanza bianca e infinita, e prima che ci potesse pensare si ritrovò davanti un umpa- lumpa, sceso, credendo che Willy fosse uscito e rimasto senza “Chiavi”. Vedendo lei, egli emise un verso spaventato. Poi, le alzò la gonna per controllare cosa avesse lì sotto.. Beccandosi uno schiaffo in pieno viso dalla ragazza, tutta rossa dall' imbarazzo. Lei incrociò le braccia e gli disse: << Portami da Willy. >> mostrandogli il cappello come “Pass”. Lui obbedì.

 

Willy.

Finalmente, mi era tornata l' ispirazione. Quando i flash- back colpivano, aiutavano parecchio a rimettermi di buono umore, grazie alla certezza che adesso potessi fare tutto quello che volevo senza nessuno a darmi ordini.

Mischiavo un po' di polverina di qua, e un po' di caramelline di là. Poi le trituravo, e le mettevo nell' acqua che bolliva in pentola. Con il mestolo, ne assaggiavo un po' e sorridendo continuavo con gli ingredienti.

Sentii un rumore provenire dal tavolino dietro di me, e abbassandomi di scatto mi girai nascondendo il viso dietro la sedia. Piano, ne uscii la testa per controllare chi fosse. Davanti al naso, mi ritrovai il mio cilindro. Mi portai velocemente una mano in testa rendendomi conto che quello era quello di riserva. Spostai il cilindro con la mano e vidi Cristina fissarmi come se fossi uno stupido. Schiarendomi la voce, mi ricomposi in fretta. Mi alzai e incrociai le braccia sul petto.

<< Che ci fai qui? >> dissi facendo l' offeso.

<< Non potevo più aspettare. >> lei mi si avvicinò e mi mise in testa il cilindro di riserva. Poi, mi sorrise timidamente. << Perché odi le favole, Willy Wonka? E le nonne? >>

Increspai il labbro inferiore, e poi la guardai analizzando bene la domanda.

Indeciso, risposi.

<< Mia nonna non me le voleva raccontare. >> la ragazza si mise a ridere a crepapelle, per poi schiarirsi la voce e tornare a fissarmi.

<< Perché sei scappato di casa 12 anni fa? >> continuò lei. La guardai negli occhi che si tramutarono in quelli scuri di mio padre fissarmi arrabbiati. E riecco un altro flash- back..

 

<< Non mi interessa. Che facesse quello che vuole. >> Mio padre, offeso, faceva il sostenuto con mia nonna.

<< Eddai, lo sai com' è. E' sensibile, non sopravviverà la fuori! >> le rispose lei.

<< Se la caverà. Se no, perché ti ho imposto di non raccontargli favole? Almeno, si abituerà alla realtà. >> rispose lui freddamente.

E poi io, ragazzo di 18 anni, con nessun soldo in tasca, avviarmi alla porta con la mia valigia. Senza voltarmi, la aprii e uscii sbattendola.

 

Cristina mi schioccò le dita davanti agli occhi riportandomi alla realtà. La guardai e le risposi.

<< Non sono scappato, mi hanno cacciato.. >>

Lei mi guardò comprensiva, << Ci credo, anche io l' avrei fatto se avessi avuto un figlio strano come te! >> poi seria. La fulminai con lo sguardo, facendola ridere.

Si divertiva eh?

<< Willy, tu non sei cattivo. Sei solo stato ferito. Mia nonna si sbagliava.. >>

<< Chi era tua nonna? >> le chiesi incuriosito.

<< Jasmine Connor. >>

Quelle due parole mi passarono davanti agli occhi come un fulmine, e mi ricordai di quando mia nonna mi venne a cercare, con la sua amica Jasmine.

L' avevo cacciata via, non volevo più vederla. Come aveva potuto permettere che mio padre mi cacciasse via così da casa? Diceva di volermi bene come un secondo figlio, e invece.. Perché era venuta a cercarmi? Perché ero diventato ricco e voleva carità? Ma per favore...

<< La conoscevi? L' hai conosciuta?? >> mi chiese lei impaziente, illuminandosi nello sguardo.

<< No! .. Si. >> Le spiegai tutto sotto il suo sguardo sorpreso.

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Capitolo 6
*** La speranza nella paura come la fiaba nell' incubo. ***


 

Mentre Willy parlava il mio stomaco iniziò a brontolare: stavo morendo di fame.

Si bloccò, guardandomi. Poi, nei suoi occhi intravidi un pizzico di folle entusiasmo:

<< Hai fame! Ma è fantastico!! Potresti assaggiare alcuni dei miei dolci! -mi prese la mano e iniziò a tirarmi da un tavolo all' altro- Li ho appena inventati! Potresti dirmi come sono! -parlava sempre più veloce- e poi potrei nominarti mia assaggiatrice ufficiale! Non fare caso all' umpa-lumpa, non si offenderà! E.. >> lo interruppi stroncando il suo entusiasmo:

<< Willy, io sono allergica al cioccolato. >>

Il suo sguardo sembrò spegnersi, poi prese a borbottare qualcosa..

<< Accidenti, dovevo ricordarmene! Ma allora, non posso lasciarti morire di fame!! >> poi mi tirò correndo verso un' altra stanza.

 

Cinque minuti dopo ero seduta al capo di un enorme tavolo con davanti i vassoi più invitanti che avessi mai visto. Per la fretta, non avevo fatto colazione.. E adesso, non ne ero assolutamente pentita.

<< Nessuno di questi dolci contiene una sola traccia di cioccolato. Puoi darci dentro senza temere di gonfiarti e diventare rossa come un pomodoro! >> rise.

Solo adesso mi accorsi che aveva dei denti sanissimi, e una risata contagiosa.

Risi anch' io, e decisi di seguire il suo consiglio. Un po' imbarazzata -mi fissava con la bocca aperta e le mani a mezz' aria aspettando che io facessi qualcosa, qualunque cosa- allungai la mano verso un bignè. Lo morsi, in buona fede. Poi, iniziai a tossire bolle di sapone. Mi girai a guardarlo e lui mi tolse il bignè di mano e lo lanciò all' indietro.

<< Sono.. mortificato. Prova quello, annulla l' effetto! >> tossendogli una bolla in faccia, assaggiai l' altro dolce.. era davvero buono. Tutto era buono!

Fermandomi solo per scegliere quello successivo, mangiai parecchi dolcetti fino a sentirmi sazia e mandai tutto giù con un bicchiere di latte: la colazione più buona di tutta la mia vita!!!
Willy era gentilissimo, e si offrì per farmi fare un giro a cavallo nei suoi boschi. Boschi?? Ma quanto era grande quella fabbrica??

Circa una mezz' oretta dopo eravamo in una grande stanza dove Willy aveva ricreato l' illusione ottica del sole, che però prendeva in giro anche le piante, che crescevano ornate da tanti bei fiori.

Lui era su di un cavallo bianco, e io su uno marroncino, tendente al beije.

Ci dirigevamo verso il campo di fiori, lui guardando me e io guardando il meraviglioso ruscello che correva alla mia destra.

Quell' uomo era davvero sorprendente, e secondo i miei calcoli, aveva 30 anni.

Io, ne avevo 20.

Dieci anni di differenza, che si facevano sentire per niente.

Entrambi avevamo l' entusiasmo infantile, ma lui era molto molto più sicuro di sé, rispetto a me.

Crescendo, io avevo smesso di credere nei miei sogni invece lui i suoi li aveva realizzati.

Mi chiedevo solo come facesse ad essere così in linea, chissà quanti dolci mangiava!!

E il suo sorriso.. così perfetto.

Adesso capivo come mai era così fissato con l' ordine, suo padre era un maniaco dell' igiene, e per quanto Willy volesse non darlo a vedere, questo lo aveva segnato.

Non sapevo se a Willy facesse piacere avermi nella sua fabbrica perché ero io, oppure perché non riceveva mai visite.

Quando arrivammo al campo di fiori scendemmo dai cavalli e li lasciammo liberi.

C' erano tantissimi fiori azzurri, lo stesso colore del mio vestito. L' avevo già detto che era il mio colore preferito?

 

Willy.

Quando mi era vicina sentivo le idee scoppiarmi dentro. Avevo voglia di creare, creare e creare tanti diversi dolci! Era come se fosse la mia musa ispiratrice, e io ne fossi contento.

Cristina.

Gli occhi viola, non credevo esistessero davvero.. A dir la verità, credevo che non esistesse nemmeno un uomo pazzo come lui, e credevo anche di non esserne attratta. Credevo..

Willy.

Mi fissava come se fossi speciale, lo stesso modo in cui guardavo i miei dolci usciti bene. Stava per caso per tirarmi un morso o cosa??

Narratore esterno.

Nessuno sa dire bene cosa successe quel giorno a Willy Wonka, ma i suoi umpa- lumpa lo descrissero come un giorno memorabile per la fabbrica del cioccolato.

Si dice che finalmente abbia aperto un po' il cuore alla dolcezza, ma non a quella delle sue creazioni.. Cristina era davvero speciale, gli faceva dimenticare tutti quegli anni passati in solitudine.

Negli occhi di lui lei vedeva quella pazzia che aveva sempre desiderato colorasse i suoi giorni; Cristina era molto dolce, ma anche curiosa. Quando una persona non riusciva più a stupirla, ahimè, se ne stancava..

Ma con Willy non era così: era talmente lunatico da stupirla ogni secondo che passavano insieme! Forse questo non era proprio un bene: come poteva fidarsi di lui se cambiava sempre idea o umore?

Comunque lui ci mise un pizzico di bontà, e da quel giorno Cristina tornava alla fabbrica tutte le mattine per fare colazione con lui.

Alle 7 in punto Willy si tirava a lucido e scendeva ad aspettarla. Ogni giorno con un dolce diverso, creato appositamente per lei! Ovviamente, senza neanche una briciola di cioccolata..

Ormai i due si frequentavano, per modo di dire, perciò Willy modificò la struttura della fabbrica. Piano piano, giorno dopo giorno, chiedeva agli umpa- lumpa di eliminare sempre più cose alla cioccolata dalle stanze: per la ragazza era diventato difficile entrare nella fabbrica, la sua allergia peggiorava maggiormente standoci più a contatto, e Willy invece si stava affezionando a lei. Litigavano spesso, finivano spesso per darsi le spalle imbronciati, per poi farsi i dispetti e rincominciare a ridere come bambini..

Insomma nulla di grave, fino a quando una mattina se ne dissero di Santa ragione..

<< Cosa dovrei fare io? Non posso abbandonare tutto per un tuo capriccio! >>

<< Capriccio Willy? E poi si tratta solo di un paio d' ore!! >>

<< Non se ne parla! Chi baderà ai miei umpa- lumpa??! >>

<< Eddai, se la caverebbero comunque senza di te! >>

<< No! Ho fatto togliere anche tutta la cioccolata da parecchie stanze, così potremmo stare lì! >>

<< Io non voglio che tu cambi la tua fabbrica per me, vorrei che cambiassi tu!! >>

Willy la guardò senza dire più una parola. Lei continuò:

<< No.. non fraintendermi.. -aveva abbassato i toni- io non voglio cambiarti. Io voglio che tu capisca che là fuori c' è un altro mondo, e che io non posso più stare qui. Mi fa troppo male, Willy.. a volte sento l' aria mancarmi e vorrei scoppiare per il fastidioso prurito.. >> aveva detto lei dispiaciuta.

Willy la guardò e le spostò il ciuffo dietro l' orecchio quando lei abbassò la testa.

<< Qui, nella mia fabbrica.. è questo il mio mondo. Ed è tutto come vorrei. Perché dovrei uscirne? >> le disse guardandola con occhi torvi.

Lei alzò la testa e lo fulminò con lo sguardo, come se lui desse per scontato qualcosa di estremamente importante.. lui la guardò afferrando il concetto ma non capendo a cosa si riferisse;

<< Perché io non faccio parte del tuo mondo, non più. Non posso più fingere che questa sia la realtà che fa per me, Willy. Ho 20 anni, è ora che io cresca.. e che lo faccia anche tu. >> poi, guardandolo come ad aspettarsi una risposta che non arrivò, si girò e corse via.
L' umpa- lumpa che mescolava del caramello nella cucina accanto alla stanza dove i due litigarono, fece finta di non sentire le urla dei due per lasciarli la loro privacy.. ma vedendo la ragazza piangere non potè fare a meno di correre da Willy a chiedere spiegazioni.

Arrivato da lui lo guardò tintinnando col piede in attesa di una risposta, e incrociò le braccia come a dire: “Non me ne vado finché non parli”, ma era tutto inutile. Willy era più nervoso del solito e sembrava non voler dar retta a nessuno.

Passarono i giorni, e i dolci di Willy tornarono a mancare.

Cristina faceva colazione a casa sua, tutta sola, fissando il vuoto. Aveva anche preso l' album delle favole di sua nonna e l' aveva riposto negli scatoloni sull' armadio, come a volersene disfare senza avere il coraggio di farlo definitivamente..

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Capitolo 7
*** Orgoglio o semplice incomprensione? ***


 

Cristina.

I giorni erano tremendamente tutti uguali. Colazione, tv, libro, pranzo, libro, tv, cena, letto. Non uscivo più, se non di giovedì per andare a trovare mia nonna al cimitero e portarle fiori freschi.

Litigando con Willy mi ero finalmente decisa a riportare l' ordine nella mia vita, la pace e la tranquillità.

In quel momento mi mancava come a un bambino manca la favola della buona notte. Ma testarda com' ero, non sarei mai tornata da lui. Non avrei rifatto lo stesso errore!

Adesso che sapevo di più sulla sua storia e su mia nonna, mi era più difficile dimenticare.. Già mi immaginavo a 40 anni a raccontare la mia esperienza ravvicinata con un uomo incondizionatamente matto ai miei figli sotto forma di favola della buonanotte.

Non avendolo più lì con me, mi erano rimasti solo i ricordi. I fedeli e ricorrenti ricordi che mi si presentavano a mo' di flash- back tutte le volte che chiudevo gli occhi...

Giorno 8:

Quella fu proprio una bella giornata. Arrivata da Willy un umpa- lumpa mi bendò gli occhi e mi cambiò le scarpe. Poi non so come mi trascinarono in una pista da pattinaggio di ghiaccio sorprendendomi più di sempre! Sfrecciando come due matti sulla pista ci divertimmo un sacco. Willy mi mostrò anche la sua specialità: la caduta a pesce!

Tutte le mattine passavamo insieme il tempo dalle 8 alle 11, e sembrava volare!
Dopo aver pattinato ci sedemmo sul ghiaccio e mangiammo insieme una torta priva di cioccolato. Ormai Willy ci aveva fatto l' abitudine, e aveva iniziato anche ad inventare dolci esclusivamente
per me!

Per inconorare quella mattinata lui fece nevicare, o meglio i suoi ompa- lumpa!

Alzai la testa osservando i fiocchi di neve e vidi sul tetto appesi a delle sbarre quegli esserini che strofinavano grandi zollette di zucchero con una grattuggia..

Scoppiai a ridere provocando la risata di tutti quanti, e io e Willy finimmo per fare a gara a chi mangiassè più “Neve”.

Giorno 14:

Quella mattina mi ero svegliata con un mal di testa assurdo e pigra più del solito. Avevo delle occhiaie che mi ricoprivano mezza faccia, e i capelli sembravano un gomitolo passato per le zampe di un gatto;

Dirigendomi alla fabbrica ( attraversando la strada cercando di non farmi investire nonostante i miei occhi si mantenessero appena aperti) avevo preso molto freddo. Quando entrai nel portone la stanza era già aperta, e trovai Willy in ansia ad aspettarmi.

<< Sono le 8 e cinque, perché hai tardato così tanto??! >> mi corse in contro allarmato. Lo guardai con l' aria di chi ha appena sentito parlare arabo, per poi tornare a socchiudere gli occhi.

<< Credo di stare per addormentarmi.. >> dissi, sentendomi crollare..

Lui mi spinse una poltrona dietro la spalla e mi ci fece sedere delicatamente –mi spinse sulla poltrona facendomi rimbalzare come una palla da basket- per poi sprofondarci..

<< Willy, spegni la luce? >> mi sentii abbracciare da una calda e morbida coperta e me la portai fino al naso, rilassandomi. Tornai a casa circa quattro ore dopo con l' aspetto di una che era appena uscita da un manicomio -colpa dei miei capelli- e del mio sonno pesante.. Ero davvero molto stanca perché non riuscivo più a dormire bene, in ansia per il mattino.. Pensavo a cosa avrei dovuto mettere, come sarebbe andato e a chissà cosa si sarebbe inventato Willy.. e finivo per addormentarmi alle prime luci del Sole..

Giorno 16:

<< Eddai ti prego ascoltami! >> gridai come una bambina capricciosa;

<< No! >> mi mise le mani sulla bocca ridendo, e facendomi ridere.

<< Mmh mmh! Mmh mm mh mh hm! >> cercavo di parlare ma era impossibile!

Scoppiammo entrambi a ridere per poi guardarci negli occhi. Seguì un silenzio che interruppi facendogli la linguaccia.

Giorno 17:

Eravamo seduti sul prato sfogliando l' album delle storie di mia nonna, quando arrivammo alla bella e la bestia. Lui si allontanò dal libro con aria scocciata, e io lo guardai chiedendomi cosa avesse contro quella favola! O ancora meglio, decisi di chiederglielo.

<< Cos' hai contro la bella e la bestia? E' una storia così bella!! >>

<< E' irreale. >> rispose velocemente.

<< E invece credo che sia una delle favole più vere sulla faccia di questo mondo! >> gli risposi gattonando verso di lui. Meraviglioso il modo in cui passando del tempo insieme riuscivamo a dimenticarci di tutto il resto!

<< .. E' impossibile che una ragazza si innamori di un uomo solo per quello che c'è dentro di lui. >> in tutti quei giorni a contatto con lui, quella fu la prima volta che fece un discorso serio.

<< Ma allora la conosci la storia! >> gli risposi sbalordita, spingendomi in avanti per dargli un colpetto sulla spalla, sfottendolo.

<< Pf.. per sentito dire.. >> si lasciò scappare un sorrisetto malizioso guardando altrove.

Narratore Esterno.

La verità era che Willy Wonka molto spesso avrebbe voluto provare a vedere come si sentissero i bambini quando i loro genitori leggevano loro le favole della buonanotte, e per ciò se ne fece leggere un paio dall' umpa- lumpa della buonanotte. Quella che si fece rileggere più volte fu proprio La bella e la bestia, come se si aspettasse che il finale cambiasse. Semplicemente non poteva credere una cosa del genere possibile, dimenticando che le favole erano storie non vere.

Ma non facevano per lui, il ragazzo che non sapeva immedesimarsi in un racconto o nei sentimenti degli altri.

Cristy.

Giorno 22:

<< Occhei, ssh! Pronti? E 1, e 2.. TANTI AUGURI A TEE! TANTI AUGURI A TEE! TANTI AUGURI CRISTINA, TANTI AUGURI A TEEE!! >> Dapprima sussurrava, poi Willy prese a cantare dopo avermi tolto la benda davanti ad una torta con sopra 21 candeline. Era stupenda!! E sicuramente anche buonissima!!

Tutto intorno a me c' erano tantissimi umpa- lumpa (finalmente dopo interi giorni passati a ripetere il loro nome ce l' avevo fatta!!) che battevano le mani felici.

Willy applaudiva guardando la torta sorridendo come un ebete! Quella fu una sorpresa bellissima! E dopo che gli umpa- lumpa ci deliziarono con una loro canzoncina correndo avanti e dietro per il prato, Willy mi regalò il suo libro di fiabe. Pare, che ad ogni parola che esprimesse qualcosa di profumato, si potesse sentirne l' odore! Ed era vero!!!

Tornai a casa sorridente più che mai!!

 

Il telefono squillò facendomi saltare dalla sedia. Cercando di non cadere e di fare lo slaloom tra i mobili mi decisi a rispondere. Dall' altro capo del telefono sentivo degli strani rumori, poi un << Mmmh! Mmh mh! >> in sottofondo.

<< Cristina! Torna! >> dissero tante vocine strane insieme, e, chissà perché diedi per scontato che fossero gli umpa- lumpa. Poi cadde la linea..

 

*Willy.

Quegli stupidi di umpa- lumpa mi avevano legato come un salame, e rubato il numero di Cristina dalle mie tasche. Mi sentivo proprio ridicolo ad essere sottomesso dai miei operai, ma poi capii che lo fecero per il mio bene.

Ma quale bene?? Cristina se n' era andata, ed era questa la cosa positiva, la cosa migliore per tutti! Io dovevo badare ai miei ragazzi, non li avrei mai abbandonati come fece mio padre con me! O peggio ancora, cacciati!!

La mia fabbrica era il risultato di dolore e impegno, con lo scopo di crearmi un mondo tutto mio dove nessuno imponeva le regole tranne me!

Quando Cristina vi si era catapultata dentro -sbattendo all' ascensore- avevo lasciato che entrasse a far parte della mia stessa vita.

Non avevo idea di cosa fossimo: amici, parenti.. conoscenti in confidenza.. bhà! Non avevo a che fare con le relazioni sociali da parecchio tempo.. Fatto sta che mi piaceva. Mi piaceva che lei venisse a trovarci tutte le mattine, a me e agli umpa- lumpa faceva bene un po' di compagnia!

Mi piaceva che con la sua fantasia e il suo entusiasmo mi aiutasse a creare i miei dolci.. che nonostante fossero privi di cioccolata riuscii a far diventare buoni!

Mi piaceva il fatto che fosse pazza quasi quanto me, la differenza era che lei non se ne rendeva conto.. diciamo che aveva quasi sepolto quel suo aspetto nel profondo del suo 'Io', e nascosto dalla sua timidezza veniva fuori solamente quando era in mia compagnia.

Non sapevo cosa fosse al di fuori di quelle tre ore che passavamo insieme tutte le mattine, non mi ero mai posto questo problema.

Da diversi giorni non avevo voglia di alzarmi, e continuavo a fare colazione a letto per evitare contatti umani. Una notte, ebbi un incubo. Sognai l' album delle storie della nonna di Cristina che andava a fuoco, nel cortile della mia fabbrica.

Mi svegliai di sopprassalto dopo aver scaraventato le coperte giù dal letto e credo che iniziai ad urlare qualcosa tipo “Acqua acqua acquaaaa!!” tanto che mi beccai una doccia fredda di prima mattina dall' umpa- pompiere!

La vita andava avanti, e io mi forzavo di andare al suo passo.

Una mattina mentre mischiavo fragola e pistacchio in una boccetta ebbi un' allucinazione, probabilmente causata dall'esplosione del contenitore -ci avevo messo anche un tipo di erba che fa delirare- ritrovandomi a fissare il vuoto con un' espressione sconcertata.

<< No.. non fraintendermi.. io non voglio cambiarti. Io voglio che tu capisca che là fuori c' è un altro mondo, e che io non posso più stare qui. Mi fa troppo male, Willy.. a volte sento l' aria mancarmi e vorrei scoppiare per il fastidioso prurito.. >>

<< Qui, nella mia fabbrica.. è questo il mio mondo. Ed è tutto come vorrei. Perché dovrei uscirne? >>

<< Perché io non faccio parte del tuo mondo, non più. Non posso più fingere che questa sia la realtà che fa per me, Willy. Ho 20 anni, è ora che io cresca.. e che lo faccia anche tu. >>”

Quel ricordo mi fece arrivare ad una conclusione che bruciava più della fragola spiaccicata sulla mia faccia: era un chiaro invito ad uscire dal mio mondo, dalla mia fabbrica, per entrare nel suo! Per giorni lei era venuta nel mio, e io avevo ignorato che avesse una sua vita.. E ne era rimasta ferita, tanto da andarsene via, senza più neanche chiamarmi.. Erano passati sei giorni e sette ore da quando gli umpa- lumpa l' avevano chiamata chiedendole di ritornare, ma lei non l' aveva ancora fatto.. Quindi adesso, dovevo andare io da lei.

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Capitolo 8
*** L'amore ti troverà. ***


 

Willy.

<< Permesso! Permesso! MI SCUSI! >> correvo agitando il mio bastone prima che me ne pentissi. Un paio di umpa- lumpa mi seguivano mentre altri cinque correvano avanti a me odorando la strada. Cristina mi aveva sempre detto che lei abitava vicina alla Fabbrica, e ora stavamo -o almeno gli umpa- cercando di rintracciarla sentendo il suo odore. Ma la neve era troppa, e scesa talmente tante volte che nel giro di un mese aveva cancellato le tracce..
Così mi sedetti su una panchina affiancato da alcuni umpa- lumpa. La gente ci guardava come se fossimo usciti da un circo, ma a me non importava niente.
Sono o non sono Willy Wonka, il più grande cioccolataio/ idiota ritardato del mondo?
Dovevo trovarla.
Un lampo di genio mi colpì in piena testa: quando era giù di morale amava leggere le sue vecchie favole preferite.. speravo davvero che adesso fosse la ragazza più triste del mondo!!
Ripresi a correre, attraversai le strade rischiando di farmi investire fino a quando eccola: la biblioteca generale!! Entrai spingendo la porta come se qualcuno mi stesse inseguendo. Poi mi avvicinai alla cassa e chiesi con la mia parlantina svelta:

<< Mi scusi per caso questa mattina è entrata una ragazza di nome Cristina alta capelli castani occhi colore del cielo e sorriso timidamente stupendo??! >>

Forse, dovevo averlo detto troppo in fretta perché la ragazza mi guardò con gli occhi sbarrati.

<< Cristina, ha... ha gli occhi celesti... grigi.. accesi, vivi.. >>

<< Cristina, si! E' uscita proprio qualche minuto fa. Lei intende la ragazza che compra favole e racconti per sua figlia vero? >>

Aggrappato al bancone come un disperato accennai capendo che quella era la scusa che usava.. e la ringraziai.
Uscii dalla biblioteca e lo dissi agli umpa- lumpa che rintracciarono il suo odore in meno di venti secondi. I cani da guardia gli fanno un baffo ai miei ragazzi!

Poi la vidi, camminava tenendo tra le mani un libro rosa, indossava un cappotto bianco e una sciarpa turchese.
Mi fermai a prendere fiato e quando stava per entrare in un portone porsi il mio bastone ad un umpa- lumpa e mi affrettai a raggiungerla.

<< Cristina, aspetta! >> le balzai davanti frenandola con un braccio.

<< Willy? Che ci fai qui? >> mi guardò spostandosi i capelli dal volto.

<< Non.. potevo più aspettare.. >> sorrisi timidamente, per poi abbracciarla. << Ti prego, dimentica quello che ti ho detto alla fabbrica.. il mio mondo è dove sei tu! >>

Piano, alzò le braccia per stringermi a sé. Forse il mio era stato un gesto troppo affrettato, ma desideravo farlo da sempre!
“Cristina.

<< Ti prego, dimentica quello che ti ho detto alla fabbrica.. il mio mondo è dove sei tu! >> e poi mi aveva abbracciato, lasciandomi senza parole.

Willy, 30 anni, pazzo e profumato alla nocciola.. Era proprio lui??
Smettendo di farmi mille domande e paranoie, mi lasciai andare all' abbraccio.

Tremavo di freddo, ma quando mi adagiò sul suo petto mi sentivo come in una bolla dove nessuno poteva entrare: c' eravamo solo io e lui, noi. Ed era perfetto.

<< Ascolta lo so quello che hai detto sulle favole, sui sogni, sulla realtà e sul dover crescere.. Io sono cresciuto! Guarda, stamattina non mi sono fatto la barba!! Non sono più fissato con l' ordine e infatti non ho neanche i guanti!! >>

Mi staccò dal suo petto e mi mostro le sue mani.

Lo osservai in silenzio e gli presi una mano con le mie due mani, molto più piccole rispetto alla sua. Era fredda, e tremava. Poi alzai lo sguardo sul suo volto e lo trovai a guardarmi in ansia perché io rispondessi.

<< Mi dispiace, non sbaglierò più. >> mi disse tremendamente dispiaciuto. << Ho aperto gli occhi sulla realtà, e fa molto male senza di te.. Vuoi restare con me? >>

<< Willy, tu sei la realtà dei miei sogni. >> riuscii a dirgli, emozionata. Sentivo il cuore che batteva come una batteria in una canzone rock. Stava per uscirmi dal petto!!

Poi, mi sorrise. Cancellò ogni mia paura. Restammo a guardarci e la neve prese a cadere, sotto lo sguardo compiaciuto degli umpa- lumpa nascosti dietro una panchina.

10 giorni dopo Willy si era trasferito da me, portando con sé un po' delle sue cose.

Avevamo modificato la storia nell' album di mia nonna, aggiungendoci me.
“Willy Wonka va in città!” ci avevamo aggiunto. Lui era seduto accanto a me e con un braccio intorno alla mia spalla appiccicava accanto a quella frase una nostra foto. Poi si girò a guardarmi sorridente, con il suo immancabile cappello!
Sarebbe stato un eufemismo dire che era bellissimo, e si intonava perfettamente alla dose di pazzia che volevo per la mia vita.

I giorni passarono in fretta, facevamo colazione guardandoci seri negli occhi per poi scoppiare a ridere da un capo all' altro del tavolo!
Willy beveva il tè alle cinque tutti i pomeriggi, e io con lui. Condividevamo tutto, anche le abitudini.
Si era comprato un cellulare e tutte le sere dava la buonanotte ai suoi amati umpa- lumpa che se la cavavano benissimo senza di lui!
Ogni giovedì andavo a trovare mia nonna, con lui. Mi restava accanto in silenzio con una mano sulla mia spalla. Sapeva rispettare i miei spazi.
E la notte.. la notte dormivamo insieme. Quella casa era troppo grande per restare in stanze separate! Però Willy mi aveva costretta a dormire con una mascherina sugli occhi per non vederlo in “Tenuta da notte”. Chissà quanto era buffo!

Non che facessimo chissà chè, ma semplicemente l' idea di avere l' altro accanto ci piaceva.

Una mattina mi svegliai trovandomi Willy già vestito, che mi portava la colazione a letto. Caddi giù dal letto quando vidi della cioccolata nel vassoio!
<< Willy sei pazzo?! >>

<< Si! Cioè no! Questa non è cioccolata! E' un' illusione che ho creato io! E' molto simile, pensavo che il suo sapore ti mancasse.. Guarda, toccala, non ti farà male! >> mi rispose raccogliendo il vassoio.

Che gentile!!

In buona fede.. NO! Non in buona fede.. tutte le volte che l' avevo pensato era finita poco bene! Perciò, timorosa, allungai la mano verso qualunque cosa fosse quel dolce, e lo toccai. Niente. Lo portai alla bocca lentamente, e poi lo morsi. Dava di cioccolata!! Ma non succedeva niente!! Sorrisi e lo finii, sotto lo sguardo entusiasta di Willy.

<< Ti piace? >> mi chiese illuminandosi negli occhi;

<< Molto! >> battè le mani contento e mi abbracciò.

Quando aveva quegli schizzi di dolcezza erano sempre ben accetti!!

Passammo circa un anno insieme così, senza stancarci mai.

Una sera mi costrinse ad andare a cena fuori, tutto felice.

<< Hanno chiamato quelli che comprano i miei prodotti e che hanno assaggiato la mia non-cioccolata.. ne vogliono altra!! >> mi annunciò serio per poi sorridere a trentadue denti. Sorrisi anch' io, davvero felice.

Poi avevamo passeggiato nel parco, camminando silenziosi uno accanto all' altro.

Willy aveva smesso di indossare i suoi guanti, e poco a poco si stava aprendo alle persone. Quella sera l' avevo sentito farsi sempre più vicino a me, per poi prendermi la mano in un gesto veloce. Aveva girato la testa verso destra per evitare di guardarmi negli occhi, e io mi ero girata verso sinistra.

Avevamo continuato a camminare in silenzio, fino ad aver fatto lo stesso giro del parco circa sei volte. Poi si era fermato e mi aveva lasciato la mano. Mi si era piantato davanti e mi aveva guardata terrorizzato.

<< Cosa c'è che non va? >> gli avevo chiesto spaventata.

Mi aveva messo le mani sulle guance e mi aveva avvicinato il viso al suo, appoggiando le sue labbra sulle mie. Delicatamente, dolcemente.. mi aveva lasciata senza parole. Poi mi aveva sorriso, ripreso la mano, e riportata a casa.

Quella notte non venne a letto, e io non dormii. Non ero più abituata a sentire il vuoto alla mia destra, così mi alzai e aprii piano la porta. Camminai nel corridoio buio, e vidi la luce della cucina accesa.
Seduto davanti al frigo c' era Willy, con ancora indosso gli abiti con cui era uscito, che si abbuffava di gelato.

Lo guardai sorpresa, quando starnutii e si girò a guardarmi spaventato.

<< Non dormi? >> mi chiese.

<< No. >> risposi.

<< Sono nervoso. >> fece, come per giustificarsi di starsi abbuffando di gelato.

<< Anche io. >> mi avvicinai a lui, presi un cucchiaio e dividemmo anche quella coppa di gelato.

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Capitolo 9
*** Love goes faster; ***


 

Willy.

Un anno volò in fretta, e c' erano sere in cui non chiamavo nemmeno gli umpa-lumpa. Sapevo che se la cavavano bene anche senza di me ed ero tranquillo.

Quella sera decisi di trascinarla a cena fuori, era una bella serata.. E poi nel parco mi ero lasciato andare. Non avevo mai provato sensazioni simili prima d' ora, e volevo scoprirle. Prima di pentirmene le presi la mano, ma poi facendomi prendere dalla timidezza evitai di guardarla negli occhi. Quando capii che prima o poi avrei dovuto farlo, decisi di farlo subito. Mi piantai davanti a lei terrorizzato da come potesse guardarmi, e le presi il viso tra le mani.

Non so quale folle istinto mi spinse a farlo ma la baciai.

Credevo di aver appena deciso di sputare il mio cuore quando lo sentii arrivarmi alla gola, ma poi venni invaso dalla pace.

Tornammo a casa, ma non andai a letto con lei. L' avevo baciata e qualcosa era cambiato.. Prima eravamo forse.. amici? Bene, qualunque cosa fossimo non lo eravamo più. Ma a me piaceva! E a lei? …

Ponendomi mille domande decisi di affondare i dubbi nel gelato, mi faceva stare sempre meglio. Nel frigo ce n' era di tutti i gusti possibili e immaginabili, e presi la nocciola. Il mio gusto e profumo preferito.

Poi la sentii starnutire e spaventato mi girai a guardarla. Si avvicinò e mangiò un po' di gelato con me.. Neanche lei riusciva a dormire. Era forse piena di dubbi anche lei?

Queste sensazioni.. non fanno parte di me”, continuavo a pensare. Ma più la guardavo, e più voleva abbracciarla, baciarla..

Cristina.

Dopo aver gustato un po' di gelato me ne tornai a letto senza Willy. Dormii molto male, in posizioni assurde cercando di prendere sonno.

Mi svegliai ancora più stanca della sera prima. Quando aprii gli occhi lui era lì a fissarmi. Cacciai un urlo e gli lanciai contro un cuscino colpendolo in pieno viso.

Lui rimase immobile, e quando il cuscino ricadde sul letto sbattè appena gli occhi. Sembrava una statua!

<< Perché mi fissi?! >> esclamai imbarazzata;

<< Sei bellissima. >> rispose lui. Piano si piegò in avanti e gattonò verso di me, per poi fermarsi a guardarmi da vicino.
Avevo i brividi.

Non lo riconoscevo più! Era diverso! Willy Wonka non avrebbe mai gattonato verso una ragazza sul suo letto matrimoniale dicendole che fosse bellissima!

Wow.. che progressi..

Restò lì a guardarmi senza fare nulla. Quella fu la prima volta che ricambiai il suo sguardo senza pregare che smettesse di guardarmi. Io volevo che mi guardasse. Volevo che guardasse soltanto me, e che mi apprezzasse.

L' ultima volta che mi ero sentita così non era finita molto bene..

Ma con Willy era mai iniziata? O stava iniziando solo adesso??

Stringevo mano nella mano nervosa, e sentivo il cuore battermi velocemente.

Restammo seri per più di venti minuti. Poi iniziai a giocare con il suo maglioncino. Glielo tiravo per alleviare la tensione e lui iniziò a tirarmi i capelli a piccole ciocche, entrambi sorridevamo.

Poi presi un cuscino dalle mie spalle senza farmi notare e glielo lanciai contro il braccio. Scoppiò a ridere e iniziò a colpirmi con un altro cuscino, e continuammo così ridendo per un paio di minuti fino a quando non finì per adagiarsi su di me molto delicatamente -cadde su di me e sbattemmo naso contro naso facendoci un male cane- e ridendo ci accorgemmo di essere distanti solo pochi centimetri.
Sotto sotto, mi accorsi che Willy era un uomo normale. Anche lui poteva essere attratto da una donna nonostante i suoi mille complessi mentali, ma che quella donna fossi io non riuscivo a spiegarmelo..

Probabilmente aveva scelto me solo perché ero l' unica con cui aveva passato così tanto tempo!

Pregavo che non fosse così.. e smisi di farlo quando avvicinava lentamente le sue labbra alle mie. In quel momento pregavo solo di non morire in apnea.

Poi smise di avvicinarmisi e mi guardò con gli occhi vicinissimi ai miei. Socchiuse un occhio come per studiarmi meglio ma ottenne solo una mia risata soffocata per la sua faccia buffa. Come potevo ridere in un momento simile?? Ahahahahah..

Mi guardò offeso. Che scema! Magari lui stava cercando di affrontare la sua timidezza, le sue paure.. e io? Gli scoppiavo a ridere in faccia senza pudore!!

Prese la mia mano e la strinse con la sua. Poi senza indugiare più mi baciò con passione che non mi aspettavo da lui..

[ … ]

Willy.
Che era bellissima era verissimo. Che mi faceva impazzire non volevo dirglielo.
Mi faceva sentire forte, riuscivo ad affrontare le mie debolezze ma riusciva anche a farmi sentire solo, nonostante fossi circondato da mille umpa- lumpa.

Per questo ero tornato da lei. Solo adesso l' avevo capito..

La mattina dopo mi svegliai sentendomi parecchio a disagio.. non indossavo il mio cilindro! Mi girai aspettandomi di trovarla lì a dormire, ma non c' era.

Scesi in cucina dopo essermi vestito e messo il mio cappotto e cilindro, e la trovai seduta sul tavolo a fissare il pavimento. Aveva i capelli legati in una coda di cavallo, e lo sguardo perso. Camminai verso di lei e le porsi una delle mie farfalle di caramella, che non appena aprii le mani volò via facendola sorridere.

Aprì le braccia verso di me e la guardai facendo il vago. Beccandomi uno sguardo accusatorio la abbracciai freddamente. Non sapevo cosa fare dopo quello che era successo...

<< Buongiorno. >> mi disse lei.

<< Buon pomeriggio! >> erano appena le tre di pomeriggio..

Mi strinse a sé e rise compiaciuta.

Cristina.
Sei del pomeriggio. Stavo gustando il sapore delle fragole seduta sul divano del salotto. Willy arrivò alle mie spalle togliendomele di mano per poi appoggiarle sul tavolino. Mi prese la mano e mi trascinò in camera..

 

Sette e trenta di mattina. Stavo bevendo il caffè, quel giorno dovevo uscire a fare un po' di servizi.. Willy camminò sicuro verso di me, mi prese sulla spalla e camminò verso la camera da letto. Scalciai e tirai pugni sulla sua spalla mentre ero a testa in giù ma me la ridevo come una matta, e mi fece cadere sul letto.

Mi guardò sorridendo e io gli tolsi il cappello lanciandolo nonsodove, non fece una piaga e mi spinse facendomi sdraiare.

 

Otto e trenta di sera, stavo preparando l' acqua calda per il bagno nella vasca.

Finalmente avrei potuto rilassarmi.. No niente. Willy aprì la porta del bagno e mi guardò invitante. Mi alzai e corsi da lui buttandomici addosso, per poi ritrovarci sul pavimento. Ridemmo come bambini e poi...

 

Una mattina restai chiusa in bagno per circa un paio d'ore.

Willy bussava insistentemente alla porta credendo che fossi morta, e avrei tanto desiderato esserlo. Respirando profondamente mi decisi ad aprire la porta e me lo trovai davanti a fissarmi con una faccia sconcertata.

Avevo gli occhi lucidi in preda al panico, e non riuscivo a guardarlo negli occhi.

Abbassai la testa perché non volevo piangere davanti a lui.

Si inginocchiò ai miei piedi e mi prese la mano ma con un gesto molto veloce gliela lasciai, e incrociai le braccia guardando dall' altra parte.

Sempre più serio mise le mani sulle mie gambe, come per aggrapparsi a me.. e con una dolcezza unica mi baciò la pancia. Allora mi girai a guardarlo e sentii le lacrime rigarmi il viso. Lui era lì, e aveva capito.. Mi fissava inginocchiato reggendomi dalle cosce, temendo che potessi cadere da un momento all' altro.

La sua dolcezza mi stupì, facendomi sentire un po' meglio..

Poco dopo discutevamo in cucina..

<< Willy ti rendi conto?? Non ci voleva proprio.. tu non puoi fare il padre!! >> gridavo mettendomi le mani tra i capelli; ero seduta sul tavolo e piangevo disperata.. Mi guardava in silenzio aspettando che mi calmassi.

<< Se pensi questo allora decidi tu. >> mi rispose freddo.

Alzai la testa e lo guardai. Stava per dire qualcosa ma si bloccò restando a bocca aperta, poi mi tirò a sé e mi strinse. Tremavo di paura!

Willy.

Incinta. IN-CINTA, INCINTA!!!

Come era possibile? Cosa significava? Sarei stato abbastanza responsabile da starle accanto e farle forza? L' avrebbe tenuto?

Non ci capivo niente di queste cose!! Avevo una confusione tremenda!!
Dagli umpa- lumpa i bambini nascevano sui cavoli.. accidenti!
32 anni e quasi padre. Questo voleva dire che adesso ci dovevamo sposare?

Non la volevo una famiglia! Volevo solo me e lei.

E se fosse nata una bambina? E se fosse stata brutta?

E se fosse nata allergica alla cioccolata come lei??!!

E se mi fossi ucciso? Magari avrei semplificato le cose.. Un po' di laranga e peperoncino e mi sarei tramutato in un palloncino in un batter d' occhio, poi sarebbe bastato uno spillo e..

La guardavo piangere disperata, non potevo vederla così.. Mi si era stretto il cuore quando aveva aperto la porta del bagno e mi aveva guardato senza parlare.

Capendo che anche lei fosse impaurita e spaventata le avevo baciato la pancia, cercando di essere dolce e rassicurarla..

Ma io non ero abbastanza maturo da fare il padre, e neanche lei!!

Cosa avremmo combinato?? …

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Capitolo 10
*** Tu eri il mio incubo, il mio sogno bellissimo e.. ***


 

Cristina.

<< Mi dispiace per quello che ho detto.. ce la faremo! >> gli dissi tenendogli il viso tra le mani. Era passato un mese..

Lui mi sorrise con un' espressione da beato e poi lo guardai.

<< DOVE VIVREMO?! >> gridai all' improvviso. Lui saltò e sbattè gli occhi, poi disse:

<< Alla mia fabbrica! E' grande, ci sono tantissimi spazi per farlo giocare! >>

<< Tu vuoi un maschio! >> lo accusai sentendo i nervi pulsarmi.

<< No assolutamente! A me va bene anche se nasce femm... >> lo interruppi scoppiando a piangere.

<< Sono sicura che non ce la faremo.. >> osservai le sue espressioni causate dai miei sbalzi d' umore..

 

Mangiavo come una matta: avevo sempre fame!
E poi Willy mi viziava.. Non-cioccolata di qui, gelato alla nocciola di lì, fragole frutta dolci.. Stavo ingrassando!

 

Camminavo scalza in un prato verde, poi mi ritrovai davanti mia nonna. La salutai sorridente e mi avvicinai a lei. Lei sembrava arrabbiata: appena mi avvicinai a lei uscì un coltello e me lo puntò alla pancia: << E' cattivoo! Cattiivo! >> mi disse e io, strillai spaventata.

Aprii gli occhi nel buio della camera da letto, rendendomi conto di stare strillando davvero. Willy era lì e mi guardò spaventato. Scoppiai a piangere e mi adagiò sul suo petto. Poi con un braccio mi coprì con una coperta e mi accarezzò i capelli.

Willy.

I suoi incubi erano sempre più frequenti, e non riuscivo più a sopportare i suoi sbalzi d' umore. Non vedevo l' ora che finisse tutto quel processo!!

Nel frattempo i miei cari umpa- lumpa lavoravano alla fabbrica, creando stanze per noi..

 

Un anno e mezzo dopo..

Cristina.

Jeremy era stupendo. Biondo, con gli occhi azzurri- viola, cambiavano al riflesso del sole.. E aveva una risata brillante. Willy lo teneva in braccio facendolo saltare borbottando qualcosa, come se si stesse rivolgendo ad uno stupido..

Erano tenerissimi. Gli umpa- lumpa gli stavano attorno incuriositi e io temevo che potessero farlo cadere, ma Jeremy era saldo tra le braccia di suo padre.

Sorridevo serena, accanto a Willy.

<< Guarda la mamma!! >> rise e mi indicò, Jeremy mi guardava a bocca aperta, poi scoppiò a ridere e si portò le mani alla bocca.

Appoggiai la testa sulla spalla di Willy e ridevo anch' io.

Era tutto perfetto. Eravamo una famiglia.. una grande famiglia! Gli umpa- lumpa guardavano Jeremy spaventati, ma poco a poco gli si affezionarono proprio come successe con me.

Willy aveva eliminato ogni minima traccia di cioccolata dalla fabbrica, sostituendola con non-cioccolata.

I giorni erano davvero felici adesso, ci divertivamo tantissimo a fare i genitori!

Però, ovviamente, avevamo anche le nostre responsabilità.

Jeremy era un bambino davvero tranquillo, la notte non ci dava assolutamente fastidio. E di mattina Willy ci giocava spensieratamente.

 

<< Wuuuu wu uh! >>

Willy e Jeremy sul go- gart che inseguono un umpa- lumpa su una bicicletta.

Jeremy che ride a crepapelle e Willy gli mette il suo cappello in testa.

Questa era la didascalia che aggiunsi sull' album delle MIE favole,-sul quale avevo scritto tutto di me e Willy- appiccicando la foto di Willy e Jeremy sul go- gart.

 

Willy ci viziava. Tutte le mattine mi svegliava in un modo diverso e stravagante!
Una mattina mi svegliai col profumo dei fiori sotto al mio naso, e un' altra con muffin alla non- cioccolata. La vita non era mai stata più dolce con me!

 

Una sera mi addormentai sul tavolo cercando di far mangiare Jeremy.

Aprii gli occhi in un prato verde, con della cioccolata che scorreva giù per una cascata. Camminai, ero di nuovo scalza. E faceva freddo.

<< Sei felice. >> mi girai di scatto e vidi mia nonna con in braccio Jeremy.

<< NOOO! >> corsi verso di lei, ma si faceva sempre più distante. Avevo paura che potesse fargli del male..

<< Mamma. >>

<< Jeremy! >> piangevo. Adesso ero seduta per terra con la testa tra le gambe, quando qualcuno mi mosse. Alzai la testa e vidi Jeremy gattonare verso di me. Lo presi tra le mie braccia e mi misi in piedi. C' era mia nonna di fronte a me.

<< E' bellissimo. >> mi sorrise dolcemente.

<< Stà lontana da noi! >> indietreggiai. Sbattei a qualcuno, Willy. Lui mi fermò, e mi guardò come se fosse uno psicopatico.

<< Willy..? >> gli dissi.

<< Non ti farà del male. Vieni. >> mi rispose lui. Ci avvicinammo a mia nonna e piano le porsi Jeremy. Lei lo prese tra le sue braccia e lo baciò in fronte. Poi tirò Willy e gli sussurrò qualcosa, lui sorrise e annuì.

Tutti e tre mi guardarono.

<< Cristina, sono felice per la tua famiglia. Willy ti ama davvero e Jeremy è stupendo! Mi manchi molto. >> mi disse lei teneramente.

La guardai incrociando le sopracciglia. << Anche tu mi manchi nonna. >>

Porse Jeremy a Willy e si avvicinò a me per abbracciarmi.

 

Mi svegliai con le lacrime che mi rigavano il viso. Guardai Jeremy che mi mostrò felice che aveva mangiato tutta la pastina. Willy mi arrivò alle spalle baciandomi sulla guancia da dietro di me, e quando si accorse che stavo piangendo mi guardò sorpreso.

<< Mi manca. >> gli misi le braccia intorno al collo e lo strinsi forte.

Senza dire niente mi strinse. Sapeva sempre cosa fare quando avevo bisogno di lui.

<< Sono sicuro che dovunque sia è felice per te. >>

Sorrisi sorpresa da quelle parole, come se lui avesse fatto il mio stesso sogno!
Risi, con le lacrime che scendevano giù a fontana.

Per me, quella era una sorta di benedizione da parte di mia nonna.

Da quando avevo gli incubi avevo smesso di andarla a trovare il giovedì, ma adesso avevo ricominciato.

 

Passeggiavamo per strada con il passeggino, e io con le buste. Amavo fare shopping con Willy, le sue smorfie davanti alle mie mille prove erano fantastiche!
Nel negozio se ne stava seduto con Jeremy in braccio ad aspettare che io smettessi di lamentarmi davanti allo specchio. Poi uscivo e lo guardavo.

Lui mi guardava e sorrideva.

<< Hai visto che bella la mamma?? >> e finiva che arrossivo come un pomodoro!
Tre anni insieme, e avevamo già costruito tutto questo: una famiglia stupenda.

Non lo credevo possibile. Per la verità, non avevo mai voluto figli. Anzi, rimanere incinta era uno dei miei peggiori incubi! A dir il vero anche Willy lo era, e adesso era il marito perfetto! Oh, non te l' ho detto nonna? Ci siamo sposati all' aperto, al lago. Jeremy sembrava un batuffolo bianco!
Avevo camminato verso di lui e il vescovo, nel mio vestito celeste.

Willy indossava giacca e cravatta, e il suo immancabile cilindro.

Quello non fu un matrimonio normale.. c' erano gli umpa- lumpa a fare da testimoni, e a riempire i due lati che mi circondavano. Jeremy aveva portato gli anelli, ed era anche inciampato due volte facendoci sorridere. Willy lo aveva alzato e tenendolo per mano lo aveva portato da me per farmi arrivare gli anelli.

Poi, riguardo la luna di miele.. partimmo alle away, lasciammo Jeremy agli umpa- lumpa che sapevano benissimo come trattarlo... da principe!! Lo viziavano più di me e Willy messi insieme!! Ahahahah..

Alle Away ci sentimmo di nuovo io e lui, quei due che spaventati e incuriositi si erano conosciuti alla fabbrica del cioccolato.

Gli stessi che facevano colazione insieme tutte le mattine per vedere l' altro anche solo per tre ore! Gli stessi spensierati, felici di allora..

E poi Willy in acqua era davvero divertente.. Nuotava cercando di non bagnarsi i capelli, e io ridevo guardandolo sul bagnasciuga. Poi correvo verso di lui e lo bagnavo spingendolo sott' acqua. Si dimenava come un matto ma poi mi tirava sott' acqua insieme a lui.. E sorridevamo, ed eravamo felici..

Alloggiavamo in una capanna sull' albero. Molto giovanile!

Tutte le sere salire era una tragedia. Arrivavamo su stanchi morti, e senza neanche farlo a posta finivamo per addormentarci sul tavolo mentre cenavamo.

Poi la mattina, mi prendeva in braccio e scivolavamo giù usando lo scivolo.

Quando tornammo alla fabbrica era tutto come l' avevamo lasciato..

Le vendite di Willy erano alle stelle, ed eravamo su tutti i giornali.

Milionario si sposa e ha un bambino” Ma non è così che definirei quei nostri tre meravigliosi anni.. C' è molto di più nonna, e tu lo sapevi, quando mi raccontavi quelle favole.. Sapevi che ero destinata a grandi cose, ed è grazie a te se è successo quel che è successo.”

 

 

Aprii gli occhi con il vento che mi soffiava contro. Era al cimitero, e mi ero addormentata appoggiata alla lapide di mia nonna. Mi asciugai una lacrima sulla guancia.

<< Oh, un altro dei miei stupidi incubi. Cavolo era così reale.. >>

Mi alzai e uscii. Era già mattina e molta gente camminava per strada.

Camminavo stordita, stropicciandomi gli occhi. Quando li riaprii sbattei a qualcosa e caddi per terra. Alzai la testa e sentii dirmi:

<< Oh accidenti. Tutto bene cara ragazza? >> Spalancai gli occhi quando mi ritrovai davanti Willy Wonka, o almeno quello che avevo sognato. Mi tirò su e lo guardai incredula. Iniziò a cadere la neve su di noi, rendendo quel momento eterno. Sorrisi, persa nei suoi meravigliosi occhi viola intenti a studiarmi.

<< Piacere, Willy Wonka. >>

FINE.

 

Bè, che dire.. ho scritto questa storia col cuore! L'ho amata fin da subito, e ancora oggi posso commuovermi mentre la rileggo.
Diciamo che grazia a Cristina, è come se avessi vissuto anch'io la mia avventura con Willy, provando le sue emozioni!
Questa storia è il riassunto di tutti i sogni che ho fatto da bambina quando quella singolare figura di Willy Wonka mi attirò e mi colpì; da adolescente, crescendo, mi sono resa conto di quanto poteva essere affascinante!
Spero che leggendola abbiate provato almeno un quarto delle mie emozioni e quelle di Cristina, perchè se fosse così, sarei soddisfatta. <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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