E se fosse tutto vero?

di SwallBeth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tra sogno e realtà. ***
Capitolo 2: *** Perfino nel mondo dei maghi sentire voci non è un buon segno. ***
Capitolo 3: *** Non siamo le sole, a quanto pare. ***
Capitolo 4: *** Tabù. ***
Capitolo 5: *** Un po' d'astuzia, soldi e fascino. ***
Capitolo 6: *** False speranze. ***
Capitolo 7: *** Incontro-scontro. ***
Capitolo 8: *** Chi non muore si ri ..sente. ***
Capitolo 9: *** Rivelazioni, scoperte, viaggi. ***
Capitolo 10: *** Piano, parte I. ***
Capitolo 11: *** Fratelli. ***
Capitolo 12: *** Alla buon'ora! ***
Capitolo 13: *** Datemi un tavolino, ho bisogno di sbattere la testa! ***
Capitolo 14: *** Lavori in corso: sciopero! ***
Capitolo 15: *** Pioggia. ***
Capitolo 16: *** Al solito bar, per il solito cappuccino. ***
Capitolo 17: *** Piano, parte II. ***
Capitolo 18: *** Pericolo! ***
Capitolo 19: *** Lo strano rumore. ***
Capitolo 20: *** Una lunga passeggiata. I ***
Capitolo 21: *** Una lunga passeggiata. II ***
Capitolo 22: *** Noi quattro e gli altri tre. ***
Capitolo 23: *** Sguardi indiscreti. ***
Capitolo 24: *** Quando la gente giudica, perché non può capire.. ***
Capitolo 25: *** Festa di Halloween con il.. botto! ***
Capitolo 26: *** Capatina alla Tana. ***
Capitolo 27: *** Novità? ***
Capitolo 28: *** 'Tiragli uno stramaledetto schiaffone!' ***



Capitolo 1
*** Tra sogno e realtà. ***


Tra sogno e realtà.




‘So che mi sentite.. so che percepite il cambiamento..’
 
Una voce stridula, serpeggiante, si insidiò all’improvviso nella mia testa.
 
‘So che non capite.. ma tranquilli.. presto tutto vi sarà molto più chiaro..’
 
Era insopportabile. Misi le mani sulle orecchie, quasi come a voler scacciar via quella voce mortale.
 
‘Siete tanti.. oh sì, davvero molti.. lo sento, ne percepisco la forza..’
 
Ma cosa mi sta succedendo? Deve essere un incubo. Ma è così reale..
Mi alzo dal letto ormai disfatto e mi precipito alla finestra. Apro completamente le persiane e butto fuori la testa, per vedere cosa diamine stesse succedendo. L’aria fresca della notte mi scompiglia un po’ i capelli e quello che mi si presenta davanti mi riempie completamente di terrore. Il cielo, ancora scuro, è illuminato da un qualcosa che no, non è la luna.. un enorme teschio e un serpente altrettanto grande, si stagliano tra le nuvole, strisciando in un cielo senza stelle.
Non è possibile.
 
Prendo il telefono.. ‘Ahh, cavolo Beth non è il momento di  tremare!’
Compilo il numero e aspetto. ‘Diamine rispondi!’
 
-Hai sentito anche tu?- una voce dall’altro capo mi risponde, schoccata
-Sei sveglia!-
-Come potrei non esserlo?!-
-Ma allora è tutto vero? Cosa significa?? Non è possibile!-
-Non è possibile?! Ah andiamo Beth, altroché se lo è! Una voce nella testa e quel.. quel coso nel cielo! E’ tutto vero.-
-Stiamo solo sognando, non c’è altra spiegazione.-
-Sognando? Lo stesso, identico, sogno? Andiamo..-
 
Sospiro. Ha ragione.
 
-Ma allora.. Senti, pensaci un po’. E’ logicamente impossibile!-
-Affacciati alla finestra, vediamo se ti sembra ancora così!-
-Ohh lo so, lo vedo! Vedo il teschio, il serpente, ho sentito la voce, ma ascoltami, come può essere??-
-Non chiedermelo, ne so quanto te. Ma la cosa è strana, solo noi abbiamo sentito e visto tutto quanto? I miei dormono ancora!-
-Non ha senso, ripeto.. è sicuramente un errore, un grossissimo errore.-
 
Guardo accanto a me. Mio fratello abbraccia un peluche rannicchiato tra le coperte, Bibo ronfa nella cuccia. E i miei genitori non si sono mossi di un millimetro.
 
-Ascoltami, dobbiamo scoprire cos’è successo. Domani a scuola ne parliamo, riposati..-
-Riposati? Spero tu stia scherzando.-
-No, non scherzo! Cos’altro potresti fare sennò?-
-Qualcosa! Di certo non starmene con le mani in mano!-
-Oh, certo, perché no! Ti consiglierei come prima cosa di bussare alle case delle gente e chiedere loro: “Scusi per l’orario signora, ma per caso anche lei ha sentito una voce lugubre nella testa e visto un teschio con un serpente fluttuare nell’aria, circa 5 minuti fa?”-
-Eh, okok. Proverò a dormire, tieni il telefono acceso.. non si sa mai. Buonanotte.-
-Certo, tranquilla.. ‘notte!-
 
Chiudo la cornetta e mi metto a sedere. La persiana ancora spalancata fa entrare un aria gelida nella stanza. ‘Meglio chiudere la finestra, prima di prendermi una broncopolmonite.’ Il gancio metallico dell’anta è ormai arrugginito e faccio una fatica assurda per sbloccarlo, ma dopo qualche tentativo riesco a smuoverlo un po’. Una figura incappucciata mi sta osservando, sospesa nell’aria.
Mi immobilizzo. Sbatto più volte gli occhi. E’ scomparso, non c’è più nulla sull’albero in cui ero sicura di averlo visto. ‘E’ tardi.. s-sono solo suggestionata. Non esistono f-fantasmi che fluttuano nel cielo. E’ meglio che vada a dormire.’
Entro nel letto e mi rimbocco le coperte. ‘Domani sarà tutto passato, ne sono certa.’
 
Avrei dovuto capire che il Marchio Nero nel cielo e un Dissennatore tra gli alberi non sono mai un buon segno.




 


Spazio autrice.
Bene, alla fine anche io ho scritto una ff! La prima, ma magari non l'ultima. (: Spero vi piaccia, non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate! **
 

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Capitolo 2
*** Perfino nel mondo dei maghi sentire voci non è un buon segno. ***


Perfino nel mondo dei maghi sentire voci non è un buon segno.



Dire di non aver dormito è dire poco. Con le occhiaie fin sotto le ginocchia mi precipito in bagno a lavarmi la faccia con l’acqua ghiacciata.
‘Che nottata, un sogno così non me lo scordo più.’ E pensata questa grande, enorme cavolata, mi dirigo in cucina e mi preparo la colazione.
 
***

-Beth! Ehiii? .. ehmm, mi sentii? ELIZABETH SVEGLIATI!-
Un dolore al fianco mi fa saltare all’improvviso, attirando le attenzioni su di me.
-Ohh, ma sei matta? Mi hai fatto male!- Mi giro di scatto e osservo, con la vista un po’ annebbiata, la mia compagna di banco.
-Questo perché DORMIVI!-
-Ma cosa dici Sam.. stavo solo riposando gli occhi. Ho sentito tutto, perfettamente!-
-Perfettamente? E allora dimmi, cos’ha appena detto la professoressa?-
Poggio la testa sul banco, rischiando di prendere una testata -Ehmm.. Ecco, stava rispiegando l’arte Rinascimentale della scorsa lezione.-
-Stiamo facendo latino, Bella Addormentata. E per quanto possa essere effemminato il nostro professore di arte, è un uomo, non una donna.-
 
Oops. Mi lancia un’occhiataccia piuttosto eloquente.
 
-Ascolta,  lo so che hai sonno. Guardami! Ho una faccia schifosa! Ma presta attenzione, almeno per altri 5 minuti!- afferma esasperata.
-Non hai idea di quanto vorrei dormire in questo momento, Sam.. Non ho chiuso occhio.-
-Oh sì che lo so. Hai chiamato me, alle tre del mattino ieri, se non ti ricordi. E poi a mente lucida non vorresti prendere l’insufficienza in una materia come questa! Lo faccio per te.-
 
E con una mezza occhiata soddisfatta si rigira dall’altra parte.
Ma per piacere! Semplicemente non vedeva l’ora di tirarmi un colpo per averla chiamata in piena notte! E in effetti ha fatto bene. Abbiamo perso ore di sonno preziose.. Per un semplice incubo poi..!
 
*DRIIIIN*
 
“..svolgete la versione per casa, che non vi si rammollisce la mano! E mi raccomando, vi aspetto al corso questo pomeriggio.. Soprattutto voi due” ci osserva, abbassando appena gli occhiali tondeggianti. “Vedete di dare il buon esempio a questa classe di scansafatiche”.
Sbuffiamo. “Certo professoressa, si figuri!”
Ci precipitiamo giù per le scale, rischiando anche di ruzzolare giù per colpa dei soliti giganti del quinto anno.
“Ma tu guarda questi! Ogni volta è sempre la stessa storia, si rischia di finire ammazz..”

 
‘Non pensate che sia meglio vincere, ottenere tutto ciò che si desidera?’
 
Oh, no. Io e Sam ci blocchiamo all’improvviso, causando un ingorgo nella rampa delle scale.
 
‘Vivere di eterna gloria ,sovrastare  ogni cosa e persona?’
“Oh ma ve volete dà una mossa?? Qua c’è gente che vuole andà a casa!!”
 
‘Con me, potrete ottenere tutto ciò che desiderate, tutto ciò che in questo Mondo volete ardentemente.’
“Ma almeno spostatevi invece di stà al centro! Non ci passiamo mica!”
 
Una mano mi tira via bruscamente e così anche Sam. Non ci capisco niente, sono stordita. La voce nella testa si mischia a quella degli studenti, ma rimane ancora chiara e comprensibile, e glaciale..
 
‘.. Provate a immaginare.. potenza, ricchezza.. vittoria e prestigio.. Tutto sarà vostro.. Unicamente per voi. Pensateci.’
 
Alzo lo sguardo. Siamo all’angolo di un pianerottolo accanto all’uscita, ormai sole. Mi guardo intorno.. Nessuno all’infuori di noi sembra aver sentito. La gente passa senza alcuna preoccupazione, sul volto una faccia serena e per niente turbata. Continuo a non capirci assolutamente niente.
 
-E tu credevi fosse solo un incubo, eh Beth?-






Spazio autrice.
Ecco il secondo capitolo! Credo sia un po' più lungo del precendente e credo sia anche piuttosto noiosetto, ma dovevo far capire alle due protagoniste che quello della sera prima non era per niente un sogno! (; Presto pubblicherò anche il terzo. Buona lettura! :3

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Capitolo 3
*** Non siamo le sole, a quanto pare. ***


Non siamo le sole, a quanto pare.



-Continuo a vederci storto.-  Ma per quale ignoto motivo devono succedermi sempre questo genere di cose? Ci mancavano solo le voci nella testa.
-E’ normale, non si capisce assolutamente niente!-
-E non possiamo neanche chiedere in giro..-
-Se non vuoi farti rinchiudere in qualche istituto psichiatrico direi proprio di no..- risponde con un espressione piuttosto spaventata.
-E allora? Come la mettiamo?-  mi massaggio la fronte. La testa ormai rischia di esplodermi.
-A questo punto direi di aspettare. No, non guardarmi in quel modo Beth. Lo sai anche tu che per questa volta è meglio non macchinare niente!-
-Ma non possiamo girarci i pollici per tutto il tempo!-
-Non dovremo. Infatti tra esattamente un paio d’ore abbiamo un corso con la professoressa Mason. Ohh! E smettila di guardarmi così male!-
-Le tue idee sono a dir poco scadenti.-  Come può pensare al latino in un momento come questo?!
-Ma intanto dobbiamo! Perciò pranziamo e ci vediamo davanti alla scuola verso le tre! Sùù, risolveremo questo piccolo problema.-
-Picc .. Ahh, lasciamo perdere. A dopo.-
 
***

Sinceramente, la voglia di fare latino in un momento come questo è paragonabile all’uscire per strada completamente nudi. Privo di ogni logica. Ma a questo punto.. Sempre meglio che rimanere a casa a fissare il soffitto.
Arrivo davanti l’edificio. Un palazzo di quattro piani ormai rovinato dal tempo, con un intonaco giallognolo e mangiucchiato dalla pioggia e dal vento. Salgo una rampa di scale e raggiungo il primo piano, mi siedo su un gradino e aspetto. Solo ora mi rendo conto di non essere sola. Al lato esterno, poggiato sulla ringhiera, c’è un ragazzo incantato ad osservare un punto indefinito verso l’alto.
Mi guarda. Cavolo, si sarà accorto che lo stavo fissando! Che figuraccia, meglio distogliere lo sguardo.
-Ehm ci conosciamo?- Si gira verso di me; sul volto un espressione incuriosita.
-No, non credo.- Ecco, ci mancava solo la figuraccia con l’estraneo di turno! Ah però, ha gli occhi verdi.
-No perché mi fissavi.. credevo.. ah vabbè, errore mio.- Si guarda intorno, per poi ritornare all’occupazione di prima. Bene, che figura.
-Ecco sì, ti stavo fissando perché non mi ero accorta ci fossi anche tu, pensavo di essere sola visto che mancano ancora trenta minuti al corso.- L’avrò scampata?
-Ah capisco. Be’, a questo punto piacere- si avvicina per porgermi la mano. –Mi chiamo Marc.-
Sarà tinto? E’ troppo biondo!
-Piacere, Elizabeth. Ma chiamami solo Beth.- Sento le guance scaldarsi; rettifico: oltre le voci nella testa c’è anche questo da aggiungere alla lista.
-Va bene, solo Beth.- Mi sorride. Maddai, ha anche un bel sorriso? Dovrà pur avercelo un difetto.
Magari è gay.. no ok, basta.
 
-Oh bene, noto con piacere che almeno due dei miei studenti hanno avuto la decenza morale di presentarsi al corso di potenziamento!-
Ed ecco arrivare la professoressa Mason, puntuale come un orologio svizzero. I capelli raccolti in una coda disordinata, indossa una lunga maglia viola, un paio di pantaloni neri e delle sneakers bianche e argentate. Sul naso il solito paio di occhiali tondeggianti.
-‘Giorno professoressa, Samantha sarà qui a momenti!-
-Salve prof.- Saluta il ragazzo; dal suo tono molto pimpante si capisce che anche lui preferirebbe essere altrove. 
-Quanto entusiasmo ragazzi! Va bene Elizabeth, aspetteremo gli altri dentro, qua l’aria inizia a diventare gelida!-
Mi guardo intorno; un deja-vu mi ricorda due notti fa, quando una ventata d’aria ghiacciata mi aveva congelato i polmoni, e quella figura incappucciata ..
No, basta fantasticare.
Anche Marc si guarda intorno, sfregandosi le braccia con le mani per riscaldarsi un po’.
-Sùsù muovetevi ad entrare, ci aspetta una versione da tradurre!-
 
***

“Ok ragazzi, mi raccomando.. se non ripassate i verbi al congiuntivo non riuscirete mai a tradurre le subordin ..”
-Ahhh oddio! Non riesco più a sopportarla! Quando inizia a parlare di verbi, declinazioni, complementi, non si blocca più!- Mi dice Sam, con un espressione fintamente esasperata.
-Oh sì, puoi dirlo forte! Ma ehi, come mai sei arrivata in ritardo oggi?- Ripensandoci non è quasi mai puntuale, ma oggi per poco non arrivava al termine della lezione.
-Ehm sì, ho litigato con mia sorella. In questo periodo mi dà proprio sui nervi!-
-Ma dai Sam, ha solo sette anni.. Un po’ di comprensione!- le rivolgo uno sguardo accusatore e un sorriso divertito. Vuole sempre averla vinta, anche con la sorellina più piccola.
-Eh no, stavolta se l’è meritato! Ha ridotto camera mia a un disordine assoluto. Non me ne sono andata finché non l’ho vista risplendere come prima! Certo che.. fa proprio freddo eh.-
Tiriamo su la zip della nostra felpa e incrociamo le braccia.
-Per essere settembre è una ghiacciaia! E’ quel vento gelido che precede una bella nevicata!-
 
E poi eccolo lì. Un essere alto, incappucciato. I suoi piedi non toccano terra, francamente non sembra neanche avere dei piedi, per quanto possa essere impossibile. Il suo volto è coperto, ma sentiamo un respiro affannato, nonostante ci separino qualche metro di distanza.
 
-Beth. B-Beth cosa diavolo è quella cosa?!- Dalla sua bocca escono delle spirali di condensa, i denti che tremano dal freddo.
Non riesco neanche a parlare, e l’unica cosa che riesco a fare è indietreggiare in fretta, afferrando il braccio teso della mia amica.
-Ok Sam.. CORRI!-
Iniziamo a correre a perdifiato, girandoci di tanto in tanto. Svoltiamo per le aiuole dei giardini accanto alla scuola, ma lui è lì dietro e congela ogni cosa che tocca. Non corre, scivola lentamente nell’aria e nonostante tutto ci sta alle calcagna.
-Non so dove andare, quello ci sta dietro! Non .. ehi! Ehi Marc!-
Davanti a noi, il ragazzo di prima, con un espressione di puro terrore sul viso.
-No! No! Beth non avvicinarti! Andate via, presto!-
-Sei tu quello che deve scappare! Abbiamo un.. un.. non è possibile che stia per dirlo .. Ti prego non prendermi per pazza, ma abbiamo un Dissennatore che ci sta inseguendo da circa cinque isolati!-
Marc si gira all’improvviso, ormai siamo accanto a lui. Faccio in tempo a guardare davanti a me per notare l’essere che si stava avvicinando verso la sua direzione.
-A-anche voi?- i suoi occhi sono sbarrati, la sua voce trema.
Non è possibile.

-Ragazzi, non vorrei mettervi fretta ma stanno arrivando!- Sam ci tira entrambi dalla giacca e ci direziona verso la strada laterale che porta alla grande fontana al centro della piazza. Ed eccone un altro, spuntato dall’alto, che ci blocca la nostra unica via d’uscita.
Ci fermiamo, tutti e tre. I nostri sguardi pieni di panico e paura; il freddo ci circonda, lo sentiamo sino all’osso, il terrore cresce, seguito da delusione, un senso di solitudine, tristezza. E più si avvicinano e più tutto questo si amplifica, la felicità scompare, l’allegria e l’entusiasmo vengono rimpiazzati da una profonda angoscia .. Ci attacchiamo l’un l’altra, le mani strette tra loro, come per cercare un appoggio, un qualcosa di concreto a tutta questa assurda situazione ..
Ormai sono vicini, tre Dissennatori putridi, rugosi e callosi con la loro bocca a pochi centimetri dalla nostra faccia, quando .. si bloccano.
Come presi alla sprovvista indietreggiano, anche con un po’ di rammarico, per poi andarsene svoltando verso l’alto e sparire all’improvviso così come erano arrivati.
-N-No, n-non è ass-ssolutamente p-possibile.- Io e Sam annuiamo a questa affermazione.
Ancora con le mani intrecciate tra noi, immobilizzate dalla paura.





Spazio autrice.
Tataan! Ed ecco anche il terzo! :DD Ho pensato di inserire un altro personaggio, Marc, che non sarà sicuramente l'ultimo, e di movimentare un po' la scena. Spero vi piaccia! :*
 
 
 

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Capitolo 4
*** Tabù. ***


Tabù.



L’aria intorno a noi è di nuovo calda, un vento leggero ci smuove i capelli. Noi, immobili, ancora non riusciamo a capacitarci dell’accaduto.
-Cioccolata calda?- Propongo con un filo di voce. La mia idea sembra essere condivisa, visto che vengo trascinata alla cioccolateria più vicina.
 
***

-Forse erano dei ragazzi travestiti.- Dice Sam, soffiando sulla sua cioccolata bollente.
-Certo, spiegami la loro capacità di volare, allora.- La guardo scocciata, tenendo in mano la mia tazza semi vuota.
-Ok, ehm .. forse eravamo tutti e tre suggestionati, ci siamo fatti prendere la mano!-
-Sam, erano Dissennatori.-
Entrambe ci blocchiamo per fissare Marc, rigido sulla sedia. Da quando eravamo arrivati lì dentro non si era mosso di un millimetro, non aveva ordinato niente, ma se ne stava immobile a fissarci con sguardo terrorizzato.
-E’ impossibile. Assolutamente impossibile.- Butto la tazza vuota sul tavolino di vetro, incrocio le braccia e li fisso entrambi, cercando mio malgrado di essere il più convincente possibile.
-Sì che lo è Beth. Come lo erano le voci nella testa e il Marchio Ner ..-
-Voci nella testa? A-anche voi le avete sentite?- Dice Marc, ritto sulla schiena, rivolgendoci sguardi carichi di speranza.
-Sì che le abbiamo sentite, eccome! Nel bel mezzo della notte, con tanto di teschio e serpente nel cielo!- Affermo non poco irritata.
-Ahhh, bene- Sospira. – Ho seriamente creduto di essere impazzito. Anche se dopo un’esperienza del genere la mia salute mentale è sull’orlo dell’esaurimento.- Detto questo si ributta a peso morto sulla sedia, le braccia poggiate sui braccioli.
-Eravamo a un passo dall’essere .. uccisi. Eppure, com’è possibile che siamo ancora vivi?-
-Non lamentarti! Abbiamo avuto una grandissima fortuna, accontentati!- mi risponde Sam, scaldandosi un po’.
-No che non mi accontento, hai notato il loro comportamento? Stavano per risucchiarci l’anima, erano a un passo da noi quando puff! Scomparsi! Non è un comportamento da Dissennatore.- Aggiungo scuotendo appena la testa.
-Hai ragione. Non si spiega questo loro cambiamento improvviso.. di certo non ci hanno risparmiati per pena. C’è sicuramente qualcosa sotto.- Risponde Marc, mettendosi un dito sul mento e iniziando a riflettere un po’.
-Che ci sia qualcosa sotto puoi dirlo forte e chiaro! Non è normale tutto questo ragazzi. L’abbiamo vista seriamente brutta. –
-Sì Sam, ma la domanda che dobbiamo porci è: perché? Perché la voce, perché il Marchio, perché i Dissennatori?-
-Perché sono scappati e perché tra tutte le persone sembra che solo noi vediamo e sentiamo tutto questo?- aggiunge Marc.
-Okok, una domanda alla volta!- Sam non regge la confusione, è risaputo. –La voce, allora. Uhm.. Di chi potrebbe essere?-
Io e Marc ci guardiamo. Entrambi probabilmente la pensiamo allo stesso modo.
-Presumo che.. e spero di sbagliarmi.. la voce sia dell’unico essere che in sette libri da noi letti sia stato in grado di parlare contemporaneamente nella testa della gente.-
Sam mi guarda spaventata. –Speravo dicessi qualcosa di diverso.-
Sospiro. –Ok allora.. mettiamo il caso che sia, che sia.. Lord Vold.. No ok, chiamiamolo Tu-Sai-Chi, non si sa mai. Santo Cielo, mi sento così fuori di testa a parlare in questo modo .. allora, prendiamo in considerazione la remota idea che possa essere lui. Vi ricordate cosa ci aveva detto?-
-Parlava di un cambiamento ..-
-.. di eterna gloria, di prestigio..-
-E se non sbaglio anche di ricchezza e potere..-
-Cerca di attirarci a lui!- afferma Sam con troppo entusiasmo, ricoprendoci degli sguardi di tutto il bar.
-Abbassa la voce! Ok allora.. sta cercando di portarci dalla sua parte, in poche parole.- mi massaggio la fronte. Riecco il mal di testa!
-Starà provando a creare un altro esercito?- ci dice Marc, con un tono poco sicuro.
-Sé, di babbani? Non saremmo nemmeno  in grado di sopravvivere a una rissa, figurati a uno scontro magico!-
-Ehi, parla per te! Con la lotta me la cavo abbastanza bene!- ribatte Marc, punto sul vivo.
-Oh certo, e magari ce la faresti anche con un Gigante, seguito da un paio di Inferi e qualche Mangiamorte! Eddai!-
-Oh al diavolo, non capisci proprio nulla.- incrocia le braccia e abbassa lo sguardo. –E sai una cosa? Credo me ne andrò via. Con voi non si arriverà a un bel niente.- Detto questo lascia i soldi sul tavolo, prende borsa, la giacca ed esce dall’edificio.
Bene, l’ho offeso.
-Perfetto Beth, complimenti vivissimi!- Mi dice Sam, con uno sguardo esasperato. –Potevi evitare di rispondergli in quel modo, dopo tutto siamo sulla stessa barca!-
-Ma se non ho detto niente! Andiamo a recuperarlo dai!- Scocciata prendo la mia roba, e dopo aver pagato esco a recuperare Marc là fuori. Ma vedi te se devo mettermi pure a chiedere scusa a uno sconosciuto che se la prende per niente!
E’ qualche metro da noi, che cammina a passo svelto, borsa in spalla e mani in tasca. Ma tu guarda, si prende anche il lusso di fare l’offeso. Col cavolo che mi scuso!
-Su dai, non litigate!- Urla Sam, in modo da farsi sentire anche da Marc. -Ci sono cose più importanti da capire.. Tipo.. Il perché Voldemort è reale e non un personaggio di un libro inventato!-
Crack. Un rumore improvviso rimbomba per la strada. Crack. Crack. Un’altra volta, e ancora e ancora. Fino a quando non ci ritroviamo circondati da cinque uomini, armati di bacchetta.
E adesso?






Spazio autrice.
Hi everybody! Ecco a voi il quarto capitolo. :D Stasera probabilmente pubblicherò il quinto! Alcuni dei prossimi non dico che saranno noiosi, ma più che altro i tipici 'capitoli di mezzo', quelli con l'intento di chiarire un po' di cose, magari lasciate in sospeso, e con pochi "colpi di scena". Spero comunque di non annoiare nessuno! u.u Buona lettura!

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Capitolo 5
*** Un po' d'astuzia, soldi e fascino. ***


Un po' d'astuzia, soldi e fascino.



-Cavolo Sam, hai pronunciato il nome!- Corro in avanti fino a raggiungerla.
-Ma io.. oh accidenti! Che facciamo?-
-Marc, non avevi detto di cavartela nella lotta?-
Mi lancia un’occhiata molto dura. -Ti sembra il momento di scherzare Elizabeth?-
-Bene, Mister Serietà, hai cinque Ghermidori davanti a te con tanto di bacchetta sguainata, cosa pensi di fare?- Iniziamo a indietreggiare, mentre quei tipi ci fissano e ridacchiano tra loro.
-Ghermidori? Ne sei certa?-
-Non hanno l’aria da Mangiamorte, Marc. Anzi, sembrano piuttosto tonti.- Aggiunge Sam abbastanza convinta.
-Bene, allora c’è solo una cosa da fare.-
-Ovvero? Oddio ma dove stai andando?! Vieni qua!-
Ci allontaniamo qualche passo in più, mentre Marc a differenza nostra si avvicina al branco di maghi.
-Buongiorno signori, posso rubarvi cinque minuti del vostro tempo?- Afferma, rivolgendo loro un sorriso smagliante.
‘Quello è matto, completamente andato!’- Sussurro all’orecchio di Sam.
-Non ci vorrà molto, davvero.- Continua, sorridendo di rimando.
-Tutto il tempo che vuoi babbano, tanto verrai con noi. E lo stesso le signorine lì infondo!- Risponde, ridendo sguaiatamente.
-Certo, è il vostro compito no? Catturare coloro che osano pronunciare il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. E dimmi un po’, quanto vi paga il Signore Oscuro per portare a termine un compito così pericoloso?- Aggiunge, con un tono esageratamente curioso.
-Troppo poco!- Risponde un uomo basso e tozzo, in fondo alla fila.
-Ohh, immaginavo. Bene, a questo punto avrei una proposta da farvi!-
‘Ma cosa crede di fare? Di contrattare la vendita di un immobile?! Quello è fulminato!’
‘Zitta e ascolta!’ Mi sussurra di rimando Sam.
-Oh no feccia, noi non contrattiamo con gente come te! Credi di farci fessi?- Risponde un Ghermidoro alto e rosso, robusto, e con in mano la bacchetta puntata in direzione di Marc.
-Ma come ti viene in mente! Sto semplicemente cercando di .. contrattare. Vorrei proporvi un’offerta.- Sorriso.
‘Ma cosa diavolo si sorride?? Questo ci farà ammazzare tutti!’
‘Beth, giuro che se non la smetti di blaterare ti spedisco dritta da quei pazzi e ti faccio uccidere!’
‘Ok, scusa.’
-Un’offerta?- Sussurra una vocina acuta nel gruppo davanti a noi.
-Esattamente. Avete detto che venite pagati poco, no? Bene, allora ecco.- Mette una mano in tasca, tira fuori qualche banconota e le sbatte in faccia al gruppo di maghi.
-Queste nel vostro Mondo valgono 1.000 galeoni l’una!- Un mormorio sovrasta la voce di Marc.  -Saranno vostre ..-
Gli occhi dell’uomo davanti a lui luccicano dall’entusiasmo.
- .. a una condizione.- Aggiunge, diventando improvvisamente serio.
-Ovvero?- Risponde con un grugnito un uomo alla nostra destra.
-Vi consegnerò questo  grande tesoro se .. non ci catturerete, né direte al vostro Signore di averci trovati. Come vedi ci guadagniamo entrambi, nessuno muore e voi vi arricchite. Semplice.-
Il Ghermidoro fissa Marc con uno sguardo penetrante. Sembra in conflitto con se stesso, ma almeno non ci ha uccisi .. per il momento.
-E-e poi- Aggiungo con voce tremante, mentre Marc si gira, intimandomi di stare in silenzio. -Cosa mai potrebbe volere il v-vostro Signore da tre semplici babbani?-
L’uomo davanti a Marc punta lo sguardo verso di me. Un guizzo parte dai suoi occhi e inizia a ghignare, seguito dai suoi compagni. Sento la mano di Sam aggrapparsi tremante al mio braccio.
-Oh ragazza, non hai neanche la minima idea di cosa abbia in mente il Signore Oscuro per tutti voi.-
Detto questo, distoglie lo sguardo da noi due, rivolgendolo di nuovo al ragazzo.
-Dammi quel denaro e toglietevi dai piedi, prima che cambi idea!-
Marc lascia le banconote nella mano dell’uomo che dopo qualche secondo si Smaterializza con gli altri Ghermidori.
Ci precipitiamo da Marc, abbracciandolo di colpo. Ricambia a questa improvvisa dimostrazione d’affetto e dopo qualche secondo ci stacchiamo tutti e tre.
-Scusa, è la tensione.- Dico in imbarazzo.
-Sì, infatti!- Mi sostiene Sam. -Ma sei stato incredibile! Come caspita ti è venuto in mente un piano del genere?-
-Semplice. Appena Beth mi ha detto che erano Ghermidori  ho capito subito che sarebbe bastato mettere in gioco un po’ di astuzia e qualche banconota, sperando che nessuno di quei brutti ceffi sapesse il loro effettivo valore in galeoni. E dettaglio fondamentale.. il mio estremo fascino.- Lasciandoci così in sospeso e con un sorriso, si allontana dalla piazzola.
Lancio un’occhiata in tralice a Sam.
-Beth, non puoi negare che sia vero.-
-E’ solo un buffone, andiamocene a casa che è meglio.-  






Spazio autrice.
Ed ecco a voi il quinto! :3 Diciamo che in questo capitolo ci tenevo a far valere Marc, che come avete notato, se l'è saputa cavare anche senza una bacchetta magica. E' un personaggio ben poco descritto fino in fondo, ma sicuramente nei prossimi capitoli riuscirete a farvi un'idea sul suo carattere.
Non lasciatevi incantare dal faccino d'angelo e dai capelli biondi insomma! (; 
Buona lettura!

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Capitolo 6
*** False speranze. ***


False speranze.



“Abbassa il volume!”
 
There are so many wars we fought.. There are so many things we’re not..
 
“Elizabeth non ho voglia di litigare con i vicini!”
 
But with what we have, I promise you that.. We’re marchin on, we’re marchin on..
 
“Ok, ora basta.”
La porta si apre all’improvviso, rivelando mia madre e la sua espressione furente. In una mano tiene la pezza da cucina, nell’altra il mestolo per il sugo.
-Lo sai che finiresti in prigione se mi uccidessi, vero?- Le dico, con ancora in mano la mia matita-microfono.
-Certo che lo so.- Mi risponde, ripiegando lo straccio.
-E scriverebbero di te, sul giornale locale.-
-Oh sì, immagino già le testate: “Sedicenne uccisa dalla madre. Causa: un mestolo infilato sù per il naso.”- Abbassa la testa, per guardarmi un po’ scettica.
-Saresti in grado di farlo, non fare quella faccia.- Le dico, indietreggiando fintamente spaventata.
-Potrei pensarci sopra se non abbassi questo maledetto volume! E visto che ci sei, apparecchia un po’ la tavola, è quasi l’ora di pranzo.- Detto questo si allontana, diretta in cucina.
Sono fortunata che la cosa non sia degenerata in un genocidio, dopo tutto.
 
Ora che noto si sente un delizioso odore di sugo appena fatto. ‘E’ domenica, avrà fatto le polpette. Quelle giganti  e buooonissime.’ Mi dirigo in cucina, confermando la mia ipotesi: una pentola  ne è piena zeppa, sino all’orlo. Prendo le posate, la tovaglia e tutto l’occorrente e mi dirigo verso la sala da pranzo.
-Ehi tu, lo sai che non dovresti mangiare la cioccolata a quest’ora?-
Seduto per terra, appoggiato a una gamba del tavolo, Dannie, e Bibo, si stanno palesemente ingozzando di caramelle e dolcetti. Mi rivolge uno sguardo indifferente.
-E tu lo sai che dovresti farti gli affaracci tuoi?-
-Da sorella maggiore è mio compito impicciarmi nella tua vita, privata e non.- Rispondo, sistemando per bene i bicchieri sul tavolo.
-Ah dici? Bene, Bibo: attacca!- Dice con entusiasmo e spingendo appena appena il mio piccolo meticcio. Questo si alza sulle zampe, traballa un po’ e dopo un grugnito si ributta per terra.
-Ecco, complimenti. Poi ti lamenti che sta sempre male!- Alzo gli occhi al cielo. Mio fratello e Bibo in fatto di cibo sono identici. Pozzi senza fondo. Mangerebbero anche me, se ne avessero l’occasione.
 
“Ragazzi a tavola, è pronto il pranzo!”
-Poooolpette!- Urla, alzando i pugni al cielo.
Come può essere così fastidioso un piccolo nanerottolo di soli sei anni?
 
***

-Mamma sto uscendo!- Urlo, con un piedi già fuori dalla porta.
-Hai lavato i piatti?- Risponde dal soggiorno.
-Sì mamma, è tutto pulito.- Le dico stancamente.
-E la camera? E’ in ordine?-
-Sìì mamma basta! Ci vediamo più tardi! Ciaoo!-
Non sento neanche la sua risposta che ho già chiuso la porta. Di solito non sono così frettolosa, ma questa volta è un’emergenza.

 
“Beth, vieni appena puoi alla fontana davanti casa mia. Ti aspetto qui, ma fai in fretta, è importante!”

 
Appena ricevuto il messaggio scritto da Sam mi sono precipitata fuori. Ho un brutto presentimento. Spero di sbagliarmi.
Percorso un lungo tratto di strada e svoltato un paio di volte, arrivo davanti casa di Sam. Un edificio alto, color pesca, con un portone color ciliegio e le finestre chiare ai lati. Volgo lo sguardo verso la fontanella in marmo difronte casa sua e la vedo. Seduta sul bordo, oscilla le gambe e guarda davanti a sé.
Ma, sta parlando? Mi avvicino, e mi rendo conto che la mia amica non è impazzita tutta d’un colpo.
Con le mani in tasca e uno sguardo concentrato, un ragazzo sta discutendo animatamente con lei.
Oh, perfetto,  Marc-Mister-Pallone gonfiato.
-Cosa ci fa lui qui?- affermo piuttosto irritata.
-Non sono venuto qui per te, se ti può interessare.- Risponde con poco interesse.
Che nervi.
-Be’, non m’interessa.- Ribatto. -Comunque Sam, cosa succede?-
-Oh, niente.- Risponde. -Ho pensato di riunirci tutti e tre e discutere un po’ dell’accaduto.-
Mi dice, continuando a oscillare le gambe.
Incrocio le braccia. -Non c’è molto da dire. Siamo sfuggiti a tre Dissennatori e scappati da un gruppo di Ghermidori.-
-Grazie a me, puntualizzerei.- Si gira per guardarmi. Sul volto un’espressione altezzosa e veramente molto, molto irritante.
-Con la tua mega forza ed estrema perspicacia, Super Marc. Bene, vuoi un applauso adesso?- Rispondo, con un’occhiata sarcastica.
-No, ma potresti almeno ringraziarmi. Dopotutto senza il mio aiuto a quest’ora probabilmente un Mangiamorte ti starebbe torturando.- Aggiunge incrociando le braccia.
Alzo gli occhi al cielo. -Grazie.- Rispondo. -Ma non montarti la testa, la tua è stata solo fortuna.-
-Certo, certo.- Aggiunge, sorridendo.
Erano delle fossette, quelle? Scuoto la testa e mi giro. Devo smetterla di fissare la gente!
-Ehm .. Ok, Sam. Analizziamo la situazione. Quei tipi di ieri sera hanno il palese compito di catturare i babbani. Ma perché?-
-Tu-Sai-Chi si annoia?- Dice Sam, grattandosi la testa con un dito.
-Escluderei un esercito, non abbiamo mica poteri magici.- Aggiunge Marc, con una nota malinconica nel suo tono.
-Non abbiamo neanche una bacchetta, e comunque sia non sapremmo usarla! Eppure avete visto, i Dissennatori ci pedinano e i Ghermidori per poco non ci catturano. E avete sentito cos’ha detto quel tipo ieri, no? ‘Non avete la più pallida idea di cosa Vold.. ehm, Tu-Sai-Chi, abbia in mente per tutti voi.’ Tutti voi, capito? Non ha detto noi tre. Penso si riferisca a un gruppo più ampio...-
-Intendi forse dire- Risponde Sam alzandosi in piedi. -Che non saremmo gli unici a sentire e vedere tutto questo?- Ci guardiamo tra noi tre.
-E’ possibile.. no?-
-Certo che lo è. Per non parlare della prima notte! Ricordate? ‘Siete tanti.. ne percepisco la forza!’-
Continua con entusiasmo Marc. –Probabilmente il messaggio l’abbiamo sentito noi e altre persone. Siamo stati .. selezionati?- La sua voce diventa titubante.
-Che volesse portarci dalla sua parte è ben chiaro; potenza, ricchezza, gloria, la solita solfa.- Sottolinea Sam.
-Evidentemente ha paura che ci schieriamo contro di lui.-
Credo di aver detto qualcosa d’intelligente perché alzando lo sguardo noto che entrambi mi stanno fissando con estrema convinzione.
-E se ha paura che ci schieriamo contro di lui significa che esiste un gruppo di gente che vuole combatterlo!- Marc è ormai in piedi di fronte a me, con le mani che fremono dall’entusiasmo.
-Che ha le capacità e i mezzi per fermare tutto quanto! Vuol dire che qualcuno è dalla nostra parte!- Saltello sul posto, davanti a un Marc che come me sembra avere la soluzione sulla punta della lingua.
-Un .. Ordine della Fenice?-
Ci blocchiamo di colpo. Sembra ancora tutto così strano, tutto così surreale. Eppure sì, la soluzione è palesemente quella. Chi altri nel corso di sette romanzi, ha cercato di combattere in ogni modo il Male e il Signore Oscuro? Guardo Sam, con un’espressione di sconforto. E’ questa la soluzione, ma preferirei sinceramente che fosse un’altra. Non impossibile, insomma.
-Sì Sam, l’Ordine della Fenice.- Mi allontano da Marc, che al mio sguardo triste si ferma all’improvviso, piuttosto sorpreso.
-Perché quella faccia Beth? Per lo meno non brancoliamo così tanto nel buio!-
Mi avvicino al bordo bianco della fontana e mi siedo. Lo stesso fa Sam, tirandomi dalla manica della giacca. -C’è qualcuno dalla nostra, c’è una possibilità di metter fine a tutto questo!- Aggiunge, con un barlume di speranza negli occhi.
-Ma non capite?!- Sbotto all’improvviso, alzandomi in piedi. -Non vi rendete conto che non c’è niente di positivo in tutto questo?! L’Ordine della Fenice.. Non sappiamo neanche se esiste davvero! E per quanto, credetemi, voglia che sia reale, come facciamo a saperlo con certezza? Sentiamo le voci, abbiamo le allucinazioni, forse siamo semplicemente malati! E-e..-
La voce trema. Diamine no, non devo piangere, non davanti a loro!
-Ah, cavolo, lasciate perdere. Ci vediamo domani.- E senza aspettare risposta mi allontano da Sam, che invano tenta di aggrapparsi al mio braccio, e da Marc, triste per il mio sfogo improvviso.

-Vado a cercarla.-
 







Spazio autrice.
Salve a tutti quanti! :3 Ecco il sesto! Stanno decisamente brancolando nel buio! xD Sicuramente, anche il prossimo capitolo sarà simile agli ultimi che ho pubblicato. Sto infatti cercando di introdurre personaggi, informazioni e determinate situazioni nel miglior modo possibile, non all'improvviso insomma!
Buona lettura. :*

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Capitolo 7
*** Incontro-scontro. ***


Incontro-scontro.



-Beth! Beth per favore fermati!-
Aumento il passo. Non mi va proprio di farmi veder piangere. Da nessuno! Figurarsi da un ragazzo.
-No Marc, lasciami perdere, non è il momento.-
-Ehi oh, sì che lo è!-
Mi  tira da un braccio per girarmi dalla sua parte. Con il respiro corto e la faccia un po’ rossa, mi fissa preoccupato.
-Non guardarmi così, mi fai sentire più patetica di quanto già non lo sono.- Rispondo, asciugandomi in fretta la guancia bagnata.
-Non credo tu sia patetica.- Dice, lasciandomi il gomito e inclinando la testa di lato. -Penso solo ti sia lasciata prendere dalla situazione.-
-Lasciata prendere dalla situazione?- Aggiungo. -Fosse solo quello! Siamo a un punto morto e voi cosa fate? Vi aggrappate a false speranze! Non sappiamo neanche per qualche motivo Tu-Sai-Chi sia in carne ed ossa che già immaginiamo Ordini e gente schierata dalla nostra. No Marc, non mi sono lasciata prendere dalla situazione.-
Abbassa la testa per qualche secondo, per poi rialzarla lasciando spazio a uno sguardo pieno di entusiasmo.
-E se invece esistesse? Se gente come Lupin, Sirius, Tonks.. Silente!- Aggiunge con più enfasi. -O il Trio, Harry, Ron ed Hermione, Beth, ti rendi conto? Se esistessero anche loro?- Si avvicina, per prendermi le braccia con le mani, scuotendomi appena.
-Io non credo ci sia solo il Male, a questo punto. Se ci è riuscito Lui, mezzo morto, seguito da Dissennatori e Ghermidori, non credo che i membri dell’Ordine abbiano avuto qualche problema ad arrivare sin qua.-
La sua è speranza, non fantasticheria. E mi sento una gran stupida per essere sbottata così, in maniera esagerata.
-Mi dispiace.- Aggiungo tristemente. –Non avrei dovuto.. ma è che.. Ahh, Santo Cielo! Com’è possibile? Io.. Io ancora non me ne capacito! Un giorno la mia vita è normale e ordinaria e quello dopo mi ritrovo l’esistenza completamente stravolta! E da cosa poi? Da gente che non sapevo neanche esistesse, non al di fuori di libro in realtà.- Metto una mano tra i capelli, massaggiandomi un po’ la testa. -Non è una cosa normale.- Continuo, esasperata.
-Guarda che lo so.- Aggiunge, tirandomi verso una panchina non molto distante e facendomi sedere. -Dopo quella notte, non ho più chiuso occhio. Ma sapere che non sono il solo, mi rende il problema meno pesante. Ho paura, Beth. Non lo nego.- Aggiunge all’ultimo, guardandomi serio. -Perché non è quasi possibile che tutto questo sia vero, perché potrei essere catturato e ucciso per non so quale pazzo motivo da un momento all’altro, ma cosa posso fare se non sperare che ci sia qualcuno che vuole aiutarci? E lo so che pensi lo stesso.- Aggiunge sorridendomi appena.  -Sotto sotto, i lati positivi li vedi anche tu.-
-Mi farebbe piacere incontrare un Ron Weasley in effetti, se dovesse realmente esistere.- Rispondo, accennando una risata.
-Non intendevo proprio questo.- Mi dice rabbuiandosi un po’. -Ma se proprio ci tieni..- Aggiunge, roteando gli occhi.
-Abbraccerei anche Harry se è per questo, e Draco! Per non dimenticare Fred e George..-
-Okok ho capito!- Risponde un po’ irritato. -Abbracceresti ogni essere maschile in circolazione, puoi anche fermarti adesso.-
Gli rivolgo un ampio sorriso, per poi alzarmi e guardarlo l’ultima volta. -Esattamente. A domani Marc!-
E mi allontano.
Ehi no, aspetta! Ritorno indietro e lo raggiungo, trovandolo ancora seduto sulla panchina.
Mi guarda interrogativo. -Hai dimenticato qualcosa?- Butta un’occhiata intorno a sé, per controllare lui stesso.
-Ecco no, volevo dirti.. Grazie. Per avermi raggiunta.- Mi sento le guance bollire. Uff, era meglio far finta di niente!
Si alza, mettendosi di fronte a me. Alza una mano, per poi asciugare un piccola lacrima sopra la guancia.
Ok, sto avvampando.
-Figurati.- Mi dice sorridendo. -Sei.. un po’ rossa.-  Ormai ride di gusto.
Alzo gli occhi al cielo e mi allontano appena. -Ciao Marc!-
Riprendo la strada verso casa, sentendolo ancora ridere in lontananza.
 
***

-Guarda che se moltiplichi la x con il 23 il risultato è giusto.-
-Ohh, il 23. Me l’ero scordata!- Mi dice Sam sorridendo. -Ok, adesso mi dà!-
-Perfetto!- Le rivolgo un’occhiata soddisfatta.
 
-‘Giorno ragazzi!- Col solito ritardo, ecco arrivare la professoressa Baker. Sciarpone scozzese, un cappottino blu e dei pinocchietti scamosciati. Diresti tutto di lei, tranne che sia un’insegnante di matematica. Poggia la grande borsa color kaki sulla cattedra, sistema il cerchietto rosso sopra i capelli marrone scuro e si butta pesantemente sulla sedia.
-Ah ragazzi che faticaccia.-
‘Appena entrata che già si lamenta?’ Mi sussurra Sam all’orecchio; trattengo una risata.
-Bene, l’appello lo farò dopo.- E preso il libro dalla borsa, rivolge uno sguardo nella nostra direzione.
-Signorina Jones, alla lavagna.-
‘Fantastico!’ Aggiunge, borbottando sotto voce. Ridacchio in silenzio, beccandomi una sua occhiataccia.
-Ecco il pennarello. Bene, uhm.. scriva la seguente equazione: 3x-15y .. uhm.. che moltiplica 27x, aperta tond ..-
 
*Toc toc*
 
-Avanti.- Risponde svogliata la Baker. Tutta la classe si gira sistematicamente a osservare la porta.
-Ehm.. Buongiorno.. è l’aula 13B?- Un ragazzo, alto e moro, piuttosto intimidito, rimane sull’uscio. Borsa a tracolla e giacca in spalla.
-Sì è questa, cosa posso fare per te?-
Intanto Sam lo scruta un po’, con un dito sul mento. A intervalli regolari annuisce un po’ con la testa. Un comportamento che sappiamo tutti cosa significa, se fatto da Sam.
-Sì ecco, sono il nuovo studente.-
Il pennarello cade dalle sue mani. Il ragazzo si gira, le rivolge un’occhiata interrogativa e alza un sopracciglio, per poi ritornare a guardare la professoressa.
Sam, tutta rossa, si abbassa per raccogliere quello che le era caduto dalla mani e rialzatasi mi rivolge uno sguardo imbarazzato seguito dal labiale ‘L’hai visto??’
Ecco, lo immaginavo! Trattengo un’altra risata coprendomi la bocca con la mano, per poi tornare a guardare il nuovo arrivato e la Baker.
-Oh ma certo! Prego, entra pure! Sistemati nel banco qui davanti. Non ti dispiace star da solo per il momento, vero?-
-Nono.- Risponde indifferente.
La professoressa prende una penna dal suo astuccio fucsia e dopo aver aperto il registro sino all’elenco rivolge uno sguardo d’attesa al nuovo arrivato.
-Ah sì, ehm.. Johnson, Luke Johnson.-
-Luuuke- Dice, scrivendo nome e cognome sul foglio. –Joooohnson. Bene, ecco fatto!- Richiude il registro con un tonfo. -Benvenuto.- Conclude rivolgendogli un sorriso.
-Grazie.- Risponde, senza neanche guardarla in faccia.
Mi sembra onestamente un po’ scorbutico.
Indossa una maglietta bianca e nera, un paio di jeans e delle Converse abbinate. Giocherella con il portachiavi poggiato sul banco e sembra veramente annoiato da tutta questa situazione.
-Comunque.. sì, stavo dicendo.. aperta tonda, 2y-31, chiusa tonda  ..-
 
***

-Dimmi che l’hai visto.- Sam mi ha presa a braccetto mentre, dopo il suono della campanella, ci dirigiamo verso l’aula di biologia.
-Ho più che altro visto l’occhiata che ti ha lanciato dopo che ti è caduto il pennarello.- Aggiungo di rimando.
-Uuuff! E dai, mi riferisco al suo aspetto!-
-Sì, ho notato.- Rispondo seccata, mentre mi fermo per guardarla. -Ma invece di farmi il terzo grado su un ragazzo che nemmeno conosco, dimmi Sam, come è sembrato a te?- Incrocio le braccia e la guardo soddisfatta con un sopracciglio alzato.
-Normale.- Dice in fretta, trascinandomi velocemente accanto a una rampa di scale.
-Normale? Ma ti vedi? Sei tutta rossa!- Rido di gusto, finché non mi arriva un quaderno in testa.
-Ehi!- Le urlo, massaggiandomi la fronte. -Però! Come siamo suscettibili!-
-Oh no, ti conosco sai? Mi ossessionerai finché non ti dirò un parere, ma sai cosa? Non ti dirò assolutamen .. AHIA!-
Senza neanche rendermene conto trovo Sam contro il pavimento, e accanto a lei un ragazzo che, con la testa bassa, si preme forte la testa.
-Dio che male!- Dice, continuando a toccarsi con insistenza la fronte.
-Il mio naso! Ah che dolore! Se sto perdendo sangue giuro che ti ammazz ..- Aggiunge Sam.
Ma non riesce a finire la frase che si rende conto contro chi ha appena avuto lo scontro.
-L-Luke?- Afferma un po’ titubante, massaggiandosi appena il naso un po’ rosso.
In risposta il ragazzo si alza in fretta, una mano sopra il sopracciglio, e uno sguardo glaciale.
-Vedi di guardare dove vai quando cammini, così magari eviteresti di far male alla gente.-
Detto questo la scavalca con un passo e raccolta la sua borsa, fa per allontanarsi.
-Ah e per la cronaca.- Aggiunge, rigirandosi all’improvviso e fissandola dritta negli occhi.
-Non chiamarmi per nome, la prossima volta.- E se ne va, diretto nella nostra stessa aula.
 
Sam, ancora per terra, mi guarda sbalordita. Mi sposto dalla ringhiera della scala e mi avvicino per darle una mano ad alzarsi; l’afferro e con una spinta la tiro su.
-Wow.- Dico spontaneamente, sul viso una faccia stupefatta.
-Dimmi Elizabeth, volevi un mio parere nei suoi confronti?- La testa bassa, mentre con le mani toglie la polvere dai suoi jeans scuri.
-S-sì. Ma guarda che puoi anche non ..- La sua faccia è nera di rabbia.
-Bene. L a prossima volta sarà fortunato se tornerà a casa senza un trauma cranico.-
E impugnati i libri e la cartella si allontana verso l’aula di biologia, lasciandomi sola e con un’espressione inquietata sul volto.
Quel ragazzo non avrebbe dovuto mettersi contro una come Sam. 






Spazio autrice.
Ecco il settimo capitolo! Un altro personaggio, ohoh. Dopotutto ci voleva un grattacapo anche per la nostra Sam! Molti di voi mi diranno "Ecco un'altra coppia stile Dramione!" Può essere, ma chissà! u.u Spero vi piaccia, e buona lettura a tutti! :* 

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Capitolo 8
*** Chi non muore si ri ..sente. ***


Chi non muore si ri ..sente.



E’ passata una settimana dall’incontro con i Ghermidori e né io, né Sam e neanche Marc, abbiamo avuto segni da parte di Tu-Sai-Chi o da qualsiasi altra persona, buona e non.
Sono sdraiata sul mio letto, la testa penzoloni e le gambe che poggiano sul legno marrone. La finestra è aperta e il vento leggero smuove un po’ le tende e gli scacciapensieri appesi al soffitto.
Decido di alzarmi e stiracchiatami un po’, mi dirigo alla mensola di fronte a me. Sopra, tra cornici, un vaso di primule bianche e un paio di peluches, spiccano una larga scatola marrone scuro e un lungo sacchettino in velluto rosso. Prendo quest’ultimo e sciolto il laccetto sottile ne tiro fuori  il contenuto.
Una bacchetta sintetica, delle stesse dimensioni e con le stesse caratteristiche di quella utilizzata nei sette film della saga da Harry Potter. La rigiro tra le mani, studiandola attentamente.
E se .. No, assolutamente no.
‘Ma dopotutto dicevi lo stesso anche dei Dissennatori e di Lord Voldemort!’  Penso tra me e me.
Faccio un respiro profondo. Giuro che se funziona mi metto ad urlare.
Ok, bene allora. Punto la bacchetta contro un cd a caso poggiato sul mobile, la mano ben stretta sull’impugnatura.
“Wingardium Leviosa!” Agito e colpisco, proprio come è scritto nel libro.
Niente. Il cd è fermo, non si è mosso né alzato di un centimetro.
‘Oh vabbè, io c’ho provato.’ Scrollo le spalle e risistemo la bacchetta all’interno del suo sacchettino, sopra la mensola chiara. Sfioro appena la scatola accanto. E’ chiusa con un gancio dorato e tutta la superfice marrone è decorata con dei dettagli tondeggianti. Decido di prenderla; sollevo il lucchetto e sposto il tessuto bordeaux che circonda una piccola clessidra. La mia Giratempo.
‘Ecco, magari mi facesse viaggiare nel tempo. Sarebbe tutto molto più facile.’ Decido di farla girare, solo una volta. ‘Ormai, visto che ci sono..’ Penso, prendendo un’estremità e ruotandola di 360 gradi.
Nulla. Sono esattamente dov’ero prima e intorno a me non è cambiato niente. 'A quanto pare in tutta questa situazione non c’è proprio niente di positivo. Farmi diventare una strega era chiedere troppo, eh?’
Risistemo la Giratempo nella scatolina, tra la stoffa, e la riposiziono vicino alla bacchetta.
Solo adesso mi rendo conto della collana appesa a un chiodino, accanto a uno scacciaspiriti blu notte.
La prendo tra le mani, sfiorando appena il ciondolo: i suoi tre lati, la linea verticale e per ultimo, il cerchio mobile al centro del triangolo.  
La rigiro tra le mani, fino ad afferrare la parte centrale. La ruoto due volte con attenzione, finché non arrivo al terzo giro.
‘No ok, meglio non rischiare.’ E rimetto a posto la collana dei Doni della Morte sul chiodino, dove l’avevo trovata.
 
***

-Non è possibile che la Mason abbiamo voluto uno come quello là nel suo corso! Non ho più la ben che minima intenzione di ri-andarci!- Al telefono, una Sam furiosa mi sta urlando contro con gran foga.
Quella mattina, per l’appunto, la nostra professoressa si è meravigliata dell’estrema bravura del nuovo arrivato, tanto da insistere sulla sua presenza al corso di potenziamento di latino che ci sarebbe stato quel pomeriggio, come ogni lunedì.
-Ok Sam calmati! Hai visto anche tu com’è stato bravo stamattina e non credo che ..-
-AH, NON CREDI CHE ..-
Allontano all’improvviso il telefono dall’orecchio. -Ma sei pazza?! Smettila di urlare o mi spaccherai un timpano!- Le rispondo innervosita.
Sbuffa. -Sì, ok, scusa. Ma non è giusto, fine.-
-Ma dai- Continuo, sperando di calmarla. –Magari non è così.. così..-
-Così deficiente?- Aggiunge con enfasi.
Roteo gli occhi. -SI’.- Le dico convinta. -Magari non è così deficiente come sembra.-
-Ah certamente. Uno che dopo esserti caduto addosso ti prende a male parole e ti guarda con superiorità non può essere così, figurati.-
Ok no, non sembra proprio in vena di calmarsi.
-Va bene Sam. Ma intanto devi andarci, anzi, dobbiamo. E non accetto storie! Tra trenta minuti ti voglio davanti casa mia, sia chiaro, PUNTUALE.-
-Uff .. Ok, a dopo.- E mi richiude il telefono in faccia, senza neanche lasciarmi rispondere.
E’ decisamente arrabbiata.
 
***

-Siamo ancora in tempo a tornare indietro, ho visto che sono arrivati ..-
-Nonono. Muoviti.-
Arriviamo davanti all’edificio ammuffito e saliamo la prima rampa di scale.
-Dai Beth.. Non mi va, davvero! Vederlo anche il pomerig  .. Non ci credo.-
Davanti a noi, Marc e Luke stanno parlando e scherzando tra loro. Appena arriviamo si girano, il primo sorridendoci appena e salutandoci con la mano, il secondo rivolgendoci un’ espressione stupita.
-Come sta il tuo naso?- Borbotta quest’ultimo, rivolto a una Sam nera di rabbia.
-Sicuramente meglio della tua testa.- Risponde, girandosi dall’altra parte senza degnarlo più di uno sguardo.
Roteo gli occhi. –Ciao Marc.- Gli sorrido. –E.. ehm..- Non è che se lo chiamo per nome mi prende a testate? -Posso chiamarti Luke?- Domando perplessa.
Alza le spalle.
-Lo prendo per un sì.- Ripeto: è decisamente scorbutico.
 
-Scusate ragazzi, potrei avere la vostra attenzione?- Noi quattro, e altri tre ragazzi distanti da noi, ci giriamo verso la signora bassa e grassottella vestita d’azzurro davanti alla porta d’ingresso.
-Quest’oggi la professoressa Mason non potrà svolgere il corso da lei organizzato, motivi di salute.-
‘Sì!’ Aggiunge Sam sottovoce, buttando verso il basso il gomito, in un gesto entusiasta.
-Perciò non siete più costretti a rimanere qui davanti. A meno che non vogliate aiutarmi a pulire le vostre aule, avete lasciato un disordine totale questa mattina. Ma che dico, non mi state più ascoltando.- Detto questo si allontana, rientrando dentro la scuola e chiudendosi la porta alle spalle.
Povera signora Hughes.
-Sarai soddisfatta.- Dico, rivolgendo a Sam che sembra aver recuperato il suo buon umore.
-Puoi dirlo forte e chiaro! E sai una cosa? Andiamo al bar, ti offro qualcosa.- Mi prende a braccetto, trascinandomi verso la strada.
-Ehi ragazze!- Poco lontano da noi, Marc sta cercando di attirare la nostra attenzione, mentre accanto a lui Luke se ne sta tranquillo con le braccia incrociate.
-Forza, andiamo a vedere cosa vuole.- Dico alla mia amica, poco contenta di questo cambiamento di rotta improvviso.
-Oh bene eccovi.- Continua, avvicinandosi un po’. -Volevo chiedervi se vi andava di venire con me.. cioè, con noi..-
-Se c’è anche lui io non vengo.- Aggiunge all’improvviso Sam.
-Dai, smettila! Fallo almeno finire di parlare!- Luke nel frattempo la fissa stralunato, ridacchiando appena.
-Ah, sì ehm.. Stavo dicendo, perché non venite con noi alla Cioccolateria qui vicino? Quella dove siamo andati l’ultima volta che .. L’ultima volta che ci siamo visti!-
-Sì, perché no!- Rispondo, sollevata del fatto che non si fosse lasciato scappare qualcosa di compromettente davanti a Luke.  -Tanto Sam aveva intenzione di offrirmi qualcosa, non è vero?- Mi giro verso di lei, con un sorriso molto più che soddisfatto.
-Okok, ma muoviamoci.- Mi tira via, riprendendomi a braccetto. –Questa me la paghi, Elizabeth.-

 
‘Se credevate fosse un semplice sogno, vi sbagliavate di grosso ..’
 
Ci fermiamo all’improvviso.
-E che rottura!- Eccolo, di nuovo.
 
‘Lo so che vi sembra tutto così assurdo, tutto così surreale.. ma è vero, ogni cosa è vera. Non è il semplice frutto della vostra immaginazione.’
 
Mi giro verso Marc. Con una mano si appoggia al muro accanto a sé, con l’altra è aggrappato alla spalla di Luke che .. a sua volta si tiene la testa.
Non sarà che ..
 
‘Avete incontrato qualche mio alleato.. Un paio di Ghermidori e se siete stati sfortunati, anche qualche Dissennatore..’
 
“Un paio e qualche? Minimizza un po’ troppo.” Aggiunge in un sussurro Sam, massaggiandosi le tempie.
 
‘Ma sono certo che non vi abbiano torto neanche un capello .. Non sia mai che moriate per mano sbagliata!’ Una risata lugubre, ora, riecheggia nella nostra testa.
 
‘Sempre se, ovviamente, non vogliate passare al lato.. più vantaggioso. Questa volta non troverete nessuno pronto a salvarvi, questa volta la scelta è semplice. Me .. o la morte. Avete sino a Natale, per pensarci. A presto.’
 
Natale. Appena tre mesi.
Mi tiro sù, cercando di mantenere un aspetto decente e passare inosservata agli occhi degli altri, e lo stesso Sam.
 
-Pensavo di essere l’unico, in questa città.- Con uno sguardo sorpreso, scompigliandosi un po’ i capelli, Luke ci guarda sorpreso.
-No aspetta, mi stai dicendo che anche tu hai ..?- Continua Sam stupefatta, indicandolo con un dito.
-Sì Sam, l’ho visto massaggiarsi la testa mentre Tu-Sai-Chi parlava.- Le rispondo, guardando lei e gli altri due davanti a me.
Luke mi guarda perplesso. -Quindi sai già che è lui a parlare.-
-Diciamo che dopo aver incontrato Dissennatori e Ghermidori di certo non  ho pensato fosse mia nonna a parlarmi nella testa nel cuore della notte.- Rispondo con un sorriso sarcastico.
-Ma immagino sappiate soltanto questo.- Dice, ignorando la mia ultima frase e guardandoci tutti quanti.
-Perché, tu cosa sapresti in più?- Continua Sam, incrociando le braccia.
 
-Sapete niente dei lingua di fata?-











Spazio autrice.
Ciao a tutti! :D Ecco l'ottavo capitolo. Come sapevate, non erano gli unici a sentire Voldie e compagnia bella, perciò mi era sembrato giusto (e mooolto prevedibile) fare lo stesso con Luke.. Più si è e meglio è, no? Haha be', comunque, a parte i soliti 'spero vi piaccia' e 'buona lettura' ci tenevo a informarvi che purtroppo la scrittura dei prossimi capitoli sarà più lenta.. Prima di tutto perché questi primi otto sono stati scritti in un momento di grande ispirazione, chiamiamolo così xD, e le scene, i dialoghi e i personaggi erano già dall'inizio abbastanza definiti nella mia testa. Adesso le cose sono un po' più complesse, sto cercando di capire bene dove e come concludere la ff e di certo non in un paio di capitoli! In secondo luogo, siamo ad ottobre, io studio e ormai compiti e verifiche iniziano a farsi sentire un bel po' .. anche troppo. -.- Comunque, basta divagare, spero vi sia piaciuto! A presto! :D

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Capitolo 9
*** Rivelazioni, scoperte, viaggi. ***


Rivelazioni, scoperte, viaggi.



-Lingua di che?- Dice Sam, togliendo le parole di bocca sicuramente sia a me che a Marc.
-I lingua di fata! Possibile che non ne abbiate mai sentito parlare? Ne hanno tratto anche qualche film. Ignoranti okay, ma non guardate nemmeno la televisione?-
-Ehi bello, vacci piano con le parole!- Rispondo, piuttosto offesa.
-Ok dai Beth, non credo e spero- Dice Marc, lanciando un’occhiata a Luke. -che non volesse insultare nessuno. Comunque, non ne sappiamo niente. Spiegaci.-
Intorno a noi la calma assoluta. Si sentono soltanto il rumore delle foglie al vento inglese ormai troppo fresco e un paio di bambini giocare poco distanti.
Sospira. -Va bene. Ma è una storia lunga, di certo raccontarla in piedi in mezzo la strada non è il massimo.-
-Ok!- Dico, alzando le braccia. -Andiamo in Cioccolateria allora, se ti piace stare comodo, magari te la offro io, così la smetti di spar ..-
-Va bene Beth, sì andiamo.. forza!- Marc mi prende da un braccio, non permettendomi di finire la frase.
-E’ un po’ troppo montato quel tipo eh!- Dico, ancora stizzita, mentre ci allontaniamo in fretta.
-Si dia il caso che quel tipo come lo definisci tu sia il mio fratellastro.-
Mi fermo all’improvviso, facendolo sbattere contro la mia schiena.
-Il tuo che cosa?!- No ok, è il colmo.
-Hai capito perfettamente.- Dice, lasciandomi il braccio e stendendo il suo lungo i fianchi.
-Ma.. fratelli fratelli o..-
-Nono.- Continua, scuotendo appena la testa e le mani. -Fratellastro. Abbiamo .. il padre in comune insomma.-
-Ah.. perciò..- Oscillo un po’ sul posto. -Sua madre.. e tua madre..-
-No Elizabeth, altrimenti saremmo fratelli carnali. E’ normale che la madre non sia in comunque, sai?-
Che stupida, mi sembra ovvio che non possa essere la stessa. Lo guardo un po’. E’ fermo davanti a me, con il viso girato dal lato opposto, le mani chiuse a pugni.
-Ehi è tutto okay?- Dico titubante. -Cioè sì, è ovvio che non sia la stessa.. è che per un attimo ho fatto un po’ di ..-
-Basta senti, lascia perdere.- Continua a non volersi girare.
-Ma non ti sarai mica arrabbiato? E’ stata una svista, non mi sembra di aver detto niente di male!-
-A te sembra sempre di non fare niente di male, eh? Te lo ripeto, lascia perdere.- Si gira, e i suoi occhi non sono di quel verde allegro come sempre. Sono ridotti a fessure, più scuri. Tristi.
‘Non ho detto niente di sbagliato; ho solo detto troppo.’ Penso, e capisco di averlo offeso, in un certo senso, per il poco tatto.
-Ok, scusami.- Mi rivolge un’ultima occhiata per poi continuare a camminare verso il bar, questa volta distante da me.
 
 
Nel frattempo ..
 

-Potresti anche non starmi a venti metri di distanza, sai, ci siamo solo noi in questo tratto di strada.- A bene, adesso mi rivolge anche la parola?
-Aggiungerei  un ‘purtroppo’.- Incrocio le braccia, ma mi avvicino di qualche passo verso la sua traiettoria, sempre continuando a camminare.
-Guarda che se ti avvicini di più non ti mangio mica!- Lo sento ridere appena. Guardo dritta davanti a me, osservando quei due che camminano distanti e in fretta. Me la pagheranno.
-Ma potresti tirarmi qualche testata!- Baaam, colpito e affondato.
Sbuffa. -Senti, io.. Mi dispiace per l’altra volta. Ero nervoso e tu hai proprio un naso di ferro, mi è uscito il bernoccolo qua sopra eh!- Mi giro istintivamente per guardarlo: si sta sfiorando la fronte con la mano, sul viso un sorriso sarcastico. Sforzo un po’ lo sguardo. Il verde, e che verde, dei suoi occhi.. l’ho già visto da qualche parte.
La sua espressione si fa un po’ perplessa, abbassa la mano e si ferma. -Perché mi guardi in quel modo?-
Mi blocco anche io, imbarazzatissima per quella domanda. -Io ecco.. No, è che il colore dei tuoi occhi mi è familiare.- Inarca le sopracciglia per poi dar spazio a un sorriso piuttosto divertito. E piuttosto bello, aggiungerei. Ohh diamine, Beth mi dà proprio una cattiva influenza.
-Be’, sempre meglio dei tuoi anonimi occhi azzurri.-
Spalanco la bocca. -Fino a prova contraria gli occhi azzurri non sono anonimi e un tempo erano molto atipici.- Ribatto, alzando il mento. -E ti ricordo che sono i tuoi quegli che mi sembra di aver già visto!- Continuo, sempre più convinta.
-Oh sì, certo.- Risponde, ancora divertito. -Fammi sapere quando capisci chi ha gli occhi come i miei, visto che ti piacciono tanto.-
-Ehi! Non l’ho mica detto!- Dannazione, dannazione, dannazione.
-Indirettamente .. l’hai fatto.- Si allontana, diretto da Marc e Beth ormai pochi passi lontani da noi, davanti la porta della Cioccolateria, facendomi l’occhiolino.
Non l’avrò detto, ma l’ho sicuramente pensato.
 
*
 
-Ok, entriamo?- Dico, appena vedo arrivare gli altri due. Perché Sam è così rossa? Dovrà dirmi un po’ di cose, sìsì.
-Ehm, certo!- Risponde, scansando Marc davanti a lei. Si ferma all’improvviso, tornando indietro e fissandolo intensamente.
-Sam.. Ma cosa stai facendo?- Dice quest’ultimo, piuttosto sorpreso e indietreggiando appena.
In tutta risposta, distoglie lo sguardo puntandolo più indietro, in direzione di Luke, e aprendosi in un ampio sorriso.
-Ecco! E’ lui! E’ lui che ha gli occhi dello stesso colore dei tuoi!- Conferma soddisfatta, alzando un dito al cielo.
Oh, diamine. Ci mancava solo questa.
Marc si allontana e si precipita dentro il bar, spalancando e sbattendosi rumorosamente la porta alla spalle.
Sam si gira, come osservando la scia che ha lasciato. -Ho detto qualcosa di sbagliato?-
Chiudo gli occhi e scuoto appena la testa. Meglio entrare dentro.
 
 
-Cosa vi porto ragazzi?- Una signora con i ricci biondi raccolti disordinati e un grembiule bianco sopra una mise nera, si avvicina con un blocchetto e una penna blu.
-Una .. anzi due cioccolate calde.- Dicono Sam e Luke.
-Un cappuccino.- Continuo io. La donna smette di scrivere, guardando Marc difronte a me.
-Ehm.. Marc, ci sei? Cosa prendi?- Aggiunge Sam, cercando di svegliarlo dai suoi sogni ad occhi aperti.
-Ah sì.- Risponde, ritornando in sé. -Un succo di frutta alla pesca, grazie.- Ce l’avrà ancora con me?
-Comunque, caro Luke. Dove eravamo rimasti?- Lo guardo, aspettando una spiegazione.
-Oh certo.- Si raddrizza sulla sua sedia. -Stavo dicendo. Lingue di fata.-
-Non c’entrano gli gnomi vero?- Dice Sam, aggrottando le sopracciglia. Luke rotea gli occhi.
-Assolutamente no. Sono ancora sorpreso che non ne sappiate niente. Insomma, i lingua di fata sono persone in grado di portare alla vita personaggi non esistenti semplicemente leggendo a voce alta il pezzo in cui, nel libro, vengono citati. Ovviamente devi volerlo davvero, o più che altro, devi essere travolto dalle emozioni. Nella maggior parte dei casi, soprattutto quando non hai il pieno controllo di questa tua capacità, puoi essere a tua volta catapultato all’interno del mondo fantastico che stavi leggendo, al posto del personaggio che così prenderà vita. Capito?-
Io, Sam e Marc, con la mano sotto il mento e lo sguardo attento, ci drizziamo sulla sedia, rivolgendo a Luke uno sguardo un po’ perplesso.
-Sì.- Rispondo titubante. -Ho capito. Ma.. Ne sei sicuro?- Sam annuisce, come appoggiando la mia domanda.
-Altroché.- Mi risponde. -Spero che non siate ottusi dal credere che non possano esistere, visti gli ultimi avvenimenti, sarebbe da idioti. Ma sì, ne ho le prove. Ed è qui che la situazione si fa delicata ..-
-Ecco pronte, ciccini. Due cioccolate calde per voi.. Un cappuccino per te e un succo di frutta alla pesca al giovanotto.-
Non ringraziamo neanche la signora, che un po’ sembra essersela presa, da quanto siamo attenti e concentrati sulle prossime parole di Luke.
-Continua.- Dico, prendendo quattro bustine di zucchero di canna e iniziando ad aprirle una a una, senza nemmeno degnarle di uno sguardo.
Luke guarda tutto quello zucchero cadere sulla schiuma del cappuccino, per poi affondare dentro il caffè latte. -Ma ce ne metti sempre così tante?- Mi chiede perplesso.
-Nella tua cioccolata probabilmente ce ne saranno altre sei. Perciò, vogliamo discutere su chi per primo si prenderà il diabete oppure ti decidi a proseguire?- Rispondo, con un ampio sorriso.
Sento Sam ridacchiare.
-Ok, va bene. Da quanto ho capito, voi sapete chi vi parla nella testa; di conseguenza, sapete anche per chi
lavorano Dissennatori, Ghermidori, Mangiamorte, Aragog e prole..-
-Aragog? Mangiamorte? Li hai incontrati?!- Domanda Sam all’improvviso.
-Altroché! Ma questa è un’altra storia.- Da quand’è che si parlano quei due? -Il punto della questione è un altro. Ho avuto modo di .. informarmi. E ho scoperto da chi è partito tutto questo.-
Poggio con un po’ troppa forza il cucchiaino sul tavolino in vetro. -Hai un nome?- Domando con convinzione.
-No.- Risponde. -Ma so dove trovarlo. E soprattutto, spiegarvi cosa è successo.-
-Muoviti, prima che mi si freddi la cioccolata.- Dice Sam, girandola con il cucchiaino.
-Allora.- Continua, mettendo le mani sulle cosce. -Come vi ho detto, i lingua di fata hanno la capacità di rendere reale un personaggio non vivo. Il nostro amico, preso dalle emozioni e incosciente della sua dote, ha letto il punto in cui Voi-Sapete-Chi veniva menzionato. O portato in vita, questo non so dirvelo con certezza. E a sua volta è stato.. come dire.. risucchiato, dal libro stesso.-
-Caspita.- Dico, guardandolo sorpresa. -Perciò non si hanno più notizie di questo ragazzo.- Luke annuisce. -Eppure.. una cosa del genere non passa inosservata. Non ho sentito nessun telegiornale parlare di questa scomparsa, e nemmeno letto niente sui giornali!-
-Questo perché non è successo in Inghilterra. Sono stupito soltanto che tu non mi abbia detto niente.- Parlando per la prima volta da quando eravamo entrati, sembra piuttosto irritato dalla notizia.
-Non mi sembra che tu l’abbia fatto, Marc!-
-Ma tu sapevi più di me! Io credevo solo di essere pazzo! Se non avessi incontrato loro, a quest’ora probabilmente sarei in qualche centro psichiatrico! E tu? Tu invece avevi capito persino da chi era partito tutto. Bastava chiamarmi.- La sua voce è dura, delusa.
Luke si raddrizza sulla sedia. -Certo Marc, per dirti cosa? “Ehi fratello, sai? Ho scoperto che per colpa di un lingua di fata Tu-Sai-Chi, sì il personaggio inventato da J.K.Rowling, mi parla nella testa!” Smettila una buona volta! Io non sapevo neanche che fossi nella mia stessa situazione!- Ormai sta urlando. Sam mi guarda e leggo il suo labiale: ‘Fratello?’ Metto un dito sulla bocca, intimandole il silenzio.
-Ovvio che non lo sapevi! Non ti fidi nemmeno di me! Io speravo.. speravo che nonostante tutto le cose non sarebbero cambiate. E cosa fai? Mi tieni nascosta una cosa di questa portata! Io- Continua, puntellandosi il petto con il dito. -stavo per dirtelo. Poi ho conosciuto Sam.. e Beth.. E ho capito che non ce ne sarebbe stato più bisogno, che non avrei dovuto sentirmi dire di essere pazzo.- La sua voce è triste; anche il suo sguardo lo è, ma continua a essere duro e fisso negli stessi occhi che gli stanno di fronte, quelli di Luke. -E magari mi sbaglio, magari non mi avresti mai giudicato. Io, non l’avrei fatto di certo. E lo sai.-
La tensione è tanta e si sente ormai, persino la cameriera che stava per avvicinarsi, al sentire Marc sbraitare, ha fatto retro front all’istante.
-Mi dispiace.- E’ la sua sola risposta, con la testa bassa, una mano nell’altra e sembra davvero, veramente sincero.
Marc sospira. Si ributta sulla sedia, poggiando le mani sui braccioli; davanti a lui, il succo di frutta ancora intatto.  -Lo so che ti dispiace. E il danno ormai è fatto. A questo punto, uniamo ciò che sappiamo.- Scrolla le spalle. Forse la tempesta è passata, e probabilmente il suo è stato solo un modo per sfogarsi.
Luke sembra contento dall’essere stato perdonato, tant’è che risolleva la testa lasciando spazio ad un ampio sorriso. -Perfetto!- Batte la mani, facendo spaventare Sam seduta accanto a lui. -Come vi avevo detto, so dove trovare il nostro uomo. O meglio.. so dove stava prima di essere risucchiato dal libro. Come ci ha fatto notare Marc, viveva all’estero. Lontanuccio rispetto alla nostra cara Newport inglese,  ma sempre nei confini europei. Dai, indovinate un po’.- Ormai è carico d’entusiasmo.
-Francia?- Afferma Sam felice.
Luke scuote la testa, sorridendo. -La Francia non dista così tanto da dove stiamo noi, se non te ne fossi accorta.- Aggiunge, prendendola in giro e ricevendo un colpo sulla spalla come risposta.
-Spagna!- Dice Marc puntando il dito.
-Naaa!-
-Germania?- Riprova perplesso.
Luke scuote la testa.

E se fosse.. -Ma non sarà mica l’Italia?- 










Spazio autrice.
Eccolo quaaa! Il nono capitolo! *applausi, piovono rose sul palco* Grazie, grazie, mi farete arrossire! Ok, basta. v.v' Ho iniziato un po' con una rivelazione alla Raffaella Carrà con questa storia di fratelli e fratellastri, ma tranquilli, nei prossimi capitoli tratterò nel dettaglio quest'argomento. SI', non siamo in Italia! xD Probabilmente non ve n'eravate accorti, giustamente, e se così non fosse complimenti per la perspicacia! Ma come avrete sicuramente notato alla fine, l'Italia mi serve per un progetto un po' più grande. (: Quindi, per il momento, lasciamoli nella bella Newport inglese fresca e poco soleggiata. Ho pensato anche di scrivere una piccola parte dal punto di vista di Sam, giusto per capirla di più. Sicuramente non sarà l'ultimo! Uhm, che dire.. Se ho scordato qualcosa, e volete dei chiarimenti, basta chiedere, rispondo sicuro! :D
Baci! :**

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Capitolo 10
*** Piano, parte I. ***


Piano, parte I.



-L’hai detto ragazza!- Luke annuisce con vigore, con un luccichio negli occhi.
-Italia?- Sam è perplessa. -Ma dimmi un po’, tu come fai a saperlo?-
-Ho le mie fonti.- Risponde, alzando il mento. -Anni fa sono andato in vacanza nella capitale, ho girato tutta la parte sud e ho fatto amicizia con dei ragazzi del posto, figli di conoscenti di mio padre. Ci teniamo in contatto e qualche giorno fa uno di loro mi ha detto di aver sentito un uomo parlargli nella testa. E di un ragazzo che è scomparso all’improvviso. Mi sono informato e alla fine abbiamo.. capito. Senza Alessandro probabilmente non sarei arrivato dove sono ora.-
Annuiamo, coscienti del fatto che anche noi se non ci fossimo incontrati non saremmo arrivati sino a questo punto, soprattutto Marc.
-Bene, ma l’Italia non è la Gran Bretagna. E soprattutto, non è dietro l’angolo. Precisamente, dove viveva quel ragazzo?- Domando curiosa.
-Mai sentito parlare di Agrigento?-
-Sicilia?- Chiedo titubante.
-Esatto!- Dice. -Ma come fai ad essere così informata?- Aggiunge Marc, prendendo in mano dopo quasi un’ora il suo bicchiere di succo di frutta, e sporgendosi in avanti verso di me.
-Oh be’..  Da quando abbiamo fatto l’arte greca e in generale le forme d’arte, mi sono interessata ai luoghi in cui erano presenti templi o musei in questione..- Come mai mi sento così imbarazzata?
-Ah, non pensavo t’interessasse questa materia.- Dice, portando il bicchiere alla bocca e poggiando la schiena sulla sedia.
Scrollo le spalle. -Ora lo sai.- Dico, fingendo indifferenza. Ridacchia di rimando.
-Ma comunque- Continua Luke, interrompendo questo scambio d’informazioni. -Non è di certo a due passi da qua. E arrivarci richiederebbe tempo, e soldi soprattutto! Io pensavo..-
-Pensavi?- Dice Sam, giocherellando con la manica della sua giacca.
-Pensavo che sarebbe bello andare là, informarci, capire qualcosa. Dopotutto è grazie ad Alessandro se so tutto quello che vi ho detto e sono certo che saprebbe darci una mano.-
-Mia madre non mi manderebbe mai da sola con altri tre sedicenni..-
-Diciassettenni.- Aggiungono Marc e Luke all’unisono.
-..con una sedicenne e due diciassettenni in ITALIA!- Dice, scandendo l’ultima parola. -E per quale motivo? “Vado a indagare sulla vita di un ragazzo scomparso dentro un libro.”- Ride, scuotendo la testa. -Neanche se le mentissi dicendo che vado in gita scolastica.-
-E se non ce ne fosse bisogno?- Le dico, accennando un sorriso.
-Che intendi?- Chiede Luke aggrottando le sopracciglia.
-E se in gita scolastica ci andassimo per davvero?- Mi sporgo in avanti, osservando tutti e tre con una luce negli occhi e il sorriso sempre più grande.
-Ad Agrigento è presente uno tra i più importanti siti archeologici italiani, e in particolare il Tempio della Concordia, nella Valle dei Templi. Sono sicura che la professoressa Mason sarebbe entusiasta di portare il suo estremamente dotato gruppo di potenziamento di latino a osservare i luoghi di culto greci.- Faccio un sorriso malizioso, buttando indietro i miei capelli marrone scuro.
-Sei un genio.- Risponde Sam seriamente, annuendo con Luke.
-Non continuate o si monterà la testa.- Dice Marc, poggiando il suo bicchiere ormai vuoto sul tovagliolo, sul viso un espressione sarcastica.
Sorrido. -Ammettilo, è una genialiata.- Rotea gli occhi ridacchiando. -Certo, come no! Convincila tu la Mason a portarci prima di Natale all’estero per vedere delle rovine greche!-
Mi sporgo in avanti, pochi centimetri dalla sua faccia. -Puoi starne certo.-
 
***

-Professoressa, potrei farle una domanda?-
Corso di potenziamento. Dieci studenti. Prima parte del piano.
-Certo Elizabeth, dimmi.-
-Ecco,  mi stavo domandando..- Inizio, alzandomi dalla mia sedia e rimanendo accanto al mio banco. -Se fosse possibile, come classe, compiere dei viaggi d’istruzione.-
La Mason sembra piuttosto colpita e presa alla sprovvista. -Uhm.. Sinceramente signorina Hall, non so darti una risposta. Non è mai successo che un gruppo di potenziamento, di qualsiasi materia trattasse, abbia compiuto un viaggio istruttivo.-
Raccolgo il mio zaino, lo apro e ne tiro fuori un plico e una cartellina azzurra. -Ohh, capisco. Mi sta quindi dicendo che noi dieci ragazzi agli occhi del preside non siamo.. una classe?- Continuo, con un tono molto dispiaciuto e uno sguardo che batterebbe un qualsiasi cane bastonato.
‘E’ incalcolabile il livello di faccia di culo che quella ragazza può avere in certe situazioni!’ Dice a voce bassissima Sam, in modo da farsi sentire solo da Luke, seduto accanto a lei.
-Non una ..classe?- La professoressa sembra scaldarsi.
-Be’, sì. Un gruppo di ragazzi che non possono approfondire i propri studi con un viaggio d’istruzione, agli occhi degli altri non sono una classe. Ma forse mi sbaglio.- La butto lì, ma ormai la miccia è accesa.
E sembra bruciare.
Perché la Mason all’improvviso si alza in piedi, facendomi arretrare dal colpo, e con un pugno al cuore sembra essere stata punta sul vivo.
-Voi siete assolutamente una classe, la MIA classe.- Dice, con un’estrema convinzione. -E che non si dica il contrario, nemmeno dal vostro caro preside. E se quello che volete è una gita, una gita avrete!-
 BAAAM!
La classe è soddisfatta; Sam e Luke sorridono entusiasti, Marc annuisce con convinzione.
-Ben detto professoressa!- Continuo e colgo la palla al balzo. -E per l’appunto, ho preparato una brevissima ricerca su una rovina estremamente bella. Ecco, guardi qua.- Le porgo tre foto, ognuna con una differente inquadratura del sito.
-E’ il Tempio della Concordia, nella Valle dei Templi. Corrisponde all’antica città di Akragas, una delle principali del mondo antico, economicamente, politicamente e culturalmente. Vi sono altri dieci templi- Continuo, dandole cinque foto illustrate. -anche se questo, come le ho già detto, è il meglio conservato.-
La vedo sorridere, facendo scorrere le foto. -Sappiamo entrambe però che queste meraviglie sono piuttosto.. distanti.-
-L’Italia non è così lontana come sembra.- Dico, sorridendole.
-Italia? Ma è fantastico professoressa! Dobbiamo andarci assolutamente!- Una ragazza bionda in fondo all’aula sorride, entusiasta della proposta. Accanto a lei il compagno di banco e tutti gli altri sembrano approvare.
-Per favore signora Mason, non vediamo l’ora di andarci!- Dico, cercando di smuoverla.
-Sì sarà fantastico!-
-Professoressa ci porti!- Continuano i miei compagni.
-Come classe, DOBBIAMO!- Conclude Sam, alzandosi in piedi e battendo il pugno sul banco. Luke la ributta giù spingendola dalle spalle, ridacchiando.
-Oh e va bene, va bene! Vedrò cosa posso fare!-
Mi precipito ad abbracciare la professoressa; ricambia il mio abbraccio sorpresa, prima di staccarmi imbarazzata. Lei non lo sa, ma sta per fare veramente tanto. Per noi, per tanti altri!
-Sappiamo che non accetterà un no come risposta.- Continuo, avvicinandomi al banco. -E sarebbe perfetto poter andare verso la fine di ottobre!- Annuisco, approvando le mie parole da sola.
-Oh no!- Aggiunge all’improvviso Sam, sporgendosi verso la bancata opposta per guardarmi. -E’ Halloween, c’è la festa!-  La festa?  -Meglio i primi di novembre, sìsì!-
-Certo signorina Jones, vedrò di accontentarla.- Risponde la professoressa, roteando appena gli occhi. -Ma adesso direi che il nostro Catullo ha aspettato abbastanza, aprite il libro a pagina venticinque, sù sù!-
Mi risiedo sulla sedia, sprofondandoci soddisfatta. Una parte è andata; ora tocca convincere il preside.
-Complimenti.- Mi sussurra all’orecchio Marc, accanto a me. Sobbalzo appena, per poi sorridere.
-Puoi ammetterlo adesso.- Dico, girandomi, e ritrovandomi anche troppo vicina alla punta del suo naso.
-Cosa?- Domanda aggrottando le sopracciglia. Gli occhi gli diventano più piccoli, ma sempre così luminosi .. Ah sì, la domanda.
-Che la mia è una genialata.- Rispondo, sorridendo. Se mi dice che sono arrossita, giuro, lo prendo a colpi.
-Oh, no. Ti monteresti la testa.- Sorride, per poi allontanarsi e tirar fuori il libro dalla borsa.
 
***

-Di quale festa parlavi prima?- Le lezioni sono terminate e io e Sam siamo al parco, sedute sulle altalene, pranzando con un sandwich e una lattina di Coca Cola.
-Quale festa?- Domanda sorpresa- -Ma parlo della festa in maschera, tonta!-
Ah, già. Halloween. Ogni anno la nostra scuola organizza una serata per tutti gli studenti, permettendoci di usare la grande palestra come luogo di ritrovo.
-Potremmo anche non ..-
Sam si ferma all’improvviso. -Oh, no. Non pensarci neanche per scherzo. Noi- continua, indicando se stessa e me. –Andremo a quella festa. Ci maschereremo. Ci divertiremo. Non voglio sentire ma, non voglio sentire forse.- Detto questo riprende a oscillare sulla sua altalena.
-Ma lo sai come finisce ogni anno: qualcuno rischia il coma etilico, gli insegnanti se ne lavano le mani e poi..- Abbasso la testa, un po’ giù.
-E poi cosa?- Mi incita Sam.
-Non mi va di andarci da sola, ecco.-
Si gira a guardarmi negli occhi, per poi ridere di gusto. Ecco, dovevo immaginarlo. -Non ci trovo niente di divertente! Anzi, è piuttosto mortificante da parte tua!-
-Ma non si deve andare in coppia, non è la festa di Natale o di fine anno!- Continua a ridacchiare.
-Oh, certo. Eppure ogni anno succede il contrario, lo sai!-
-Bene, vorrà dire che ci andremo insieme, come amiche! Anche se.. non credo ce ne sarà bisogno.-
Il suo tono è preoccupante e la sua espressione è chiara: ha in mente qualcosa.
-Cosa vorresti dire?- Inizio ad avere un po’ di paura.
-Intendo dire- Si alza, tirandomi via dall’altalena. -Che qualcuno che potrebbe accompagnarti.. c’è!-
Aggrotto le sopracciglia; ma di chi diavolo .. Oh no.
-NO!- Le urlo, tirandomi via dalla sua presa e diventando all’improvviso color pomodoro. -Non pensarci nemmeno!-
-Ma dai Beth! Ammettilo che ti farebbe piacere!- Sul suo viso un’espressione divertita. Gode nel mettermi in queste situazioni!
-Mai!- Le dico ridendo. -Tu vedi tutto nel niente! Me e Marc.. Non se ne parla proprio.-
-Ma.. Se te lo dovesse chiedere?-
Ci penso un po’. -Non succederà mai.- Rispondo convinta.
-E se così non fosse?-
-Ci penserò!- Le dico, buttando le mani al cielo. -Più che altro.. Dimmi di te e Luke.- Ora tocca a me divertirmi un po’.
-Non c’è nulla da dire, il solito insomma.- Tira su col mento. Come no!
-Certo, certo. E io sono bionda! Guarda che ho visto che è cambiato qualcosa, vi rivolgete persino la parola!-
-Sì va bene- Ammette. -L’ho rivalutato un po’, si è scusato per avermi tirato la testata quel giorno e il fatto che sia nella nostra stessa situazione ha aiutato molto. Ma nient’altro.- Conclude, cercando di essere convincente.
-Va bene Sam, quando ti deciderai ad ammettere che ti piace, il mio numero lo conosci!-
Mi lancia la lattina vuota sulla spalla. -Puoi aspettare allora!-  Ridiamo, godendoci al meglio questi momenti di pace.
Prima della tempesta.
 
 








Spazio autrice.
Salve a tutti! (: Inizio subito mettendo in chiaro un punto: il corso di potenziamento. Avrei potuto scegliere QUALSIASI altra materia, anche più adatta, ma ho preferito il latino anche e soprattutto in riferimento alla mia vera professoressa (il cognome non è lo stesso ovviamente), una donna che apprezzo molto e che inevitabilmente è stata la prima a venirmi in mente come possibile punto di riferimento. Non tutte le scuole inglesi, ammetto di non essermi formata nel dettaglio, aderiscono allo studio della lingua latina e non sono nemmeno certa che a Newport questo avvenga, ma dopotutto è una storia inventata, il mio scopo non è essere precisa nel dettaglio e spero che possiate capirmi. xD 
A presto! :D

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Capitolo 11
*** Fratelli. ***


Fratelli.



-Ciao.-
-Sei in anticipo.-
-Già, a casa mi annoiavo, sono uscito prima. Ma vedo che sei già qui.-
Perspicace.
-Anch’io mi annoiavo, ho pensato di fare una passeggiata.- Scrollo le spalle, fingendo indifferenza.
-Non pensavo che avresti voluto incontrarmi. Credevo che..-
-Cosa? Che avrei accettato il tuo ritorno così, senza chiedere niente?-
Luke abbassa la testa, le mani in tasca. -No, ed è giusto così.-
-Certo che è giusto così!- Urlo, ma non mi interessa. -Da quanto sei ritornato?-
-Quattro mesi. Dall’inizio dell’estate.- Risponde, guardandomi timoroso.
-Quattro.. oh, diamine Lucas!- Alzo le mani al cielo. -Dimmi che stai scherzando!-
-Io..-
-Tu cosa?! Sei qui, a due passi da me, per ben quattro mesi, e non ti degni nemmeno di informarmi?! Dovevo scoprirlo vedendoti ad un corso, ti sembra possibile?-
Era andata proprio così. Arrivato davanti la scuola, un ragazzo nuovo aveva attirato la mia attenzione. E non ci misi tanto a capire che sì, era proprio lui.
-Ascoltami.- Il suo sguardo è deciso. -Mi dispiace. Mi dispiace per tutto. Per ogni cosa che ho sbagliato dal primo momento in cui ho rimesso piede in Inghilterra. Mi dispiace così tanto che sono anche stufo di dire che mi dispiace. Ma devo, è il minimo. Quindi scusami Marc. Te lo dico sinceramente, non volevo. Sapevamo entrambi che sarei ritornato, ma non che ci sarebbero voluti tre anni. Tre anni di silenzio, nessuna chiamata, nessuna mail, niente. Non è stato facile senza di te, ci tengo a dirtelo.- Si avvicina. -Io.. Non è stato facile.- Porta una mano alla testa, buttando indietro i capelli. -E credimi, avrei voluto con tutto me stesso risentirti un’altra volta. Per il tuo compleanno.. o per Natale. Ma mio padre ..-
Suo padre.
-Lui NON..- Scuoto la testa, sto per esplodere. Come può ..
-Marc, è come se lo fosse!- Dice, con un tono angosciato.
No, non è così, non lo sarà mai. Suo padre è mio padre, come può dire diversamente? Come?!
-Sapevo che c’entrasse qualcosa, LUI e tua madre sono la causa di tutto, di te che te ne vai via per l’Europa, di me che resto solo come una cane.- Dico, indicandomi. La mia voce cede.. no, non adesso, non è il momento.
Eppure Luke sembra accorgersene;  mi poggia una mano sulla spalla, gli occhi lucidi.
-Marc, mi sei mancato più di quanto tu possa immaginare. Vivere lontano da un fratello è come vivere senza una parte di se stessi.-
Una lacrima scende sulla sua guancia sinistra.
Non reggo la scena, mi scaravento su di lui, abbracciandolo con tutta la forza che ho, con tutta la forza che posso metterci, per compensare tre anni di mancanza.
-Vale lo stesso per me Luke.-
E rimaniamo così, perché è questo quello che basta, è questo quello di cui avevamo bisogno. L’uno dell’altro.
Gli do una pacca sulla spalla, per poi distaccarmi lentamente. Mi asciugo un occhio con il palmo della mano e lo stesso fa Luke.
Sembra di essere ritornati bambini, quando piangevamo insieme dopo essere caduti dalla bicicletta. Un abbraccio, un cerotto, ed era tutto passato.
-Papà ha chiesto di te. Molto spesso, nell’ultimo anno.- La butto là, senza troppi rigiri di parole.
-Lo so.- Dice, riabbassando la testa. -Ha provato a contattare mio .. padre, più di una volta. Alla fine ha lasciato perdere. Le chiamate venivano deviate;  quando l’ho scoperto mi sono incavolato molto con loro.-
Scuoto la testa. Carogne. Adesso, come sempre.
-Dovevi restare con noi, Luke. Dopo la morte di mia madre, dovevi rimanere con noi. Avevamo bisogno di te, in quel momento.-
-Anche mia madre.- Continua, indicandosi il petto. -Anche lei aveva bisogno di me, dopotutto.-
-Ma tu no!- E’ ricca sfondata diamine, che si comprasse un cane invece di segregare mio fratello!
-Già, per niente.- Continua, ridacchiando appena. -Infatti sono qui. Ha fatto tanto per me? Sì, non posso negarlo. Ma è arrivato il momento di andare avanti e infatti l’ho convinta a farmi ritornare. Alloggio al Sambrook e ho intenzione di starci finché non sarà necessario. No- M’interrompe alzando una mano, prevedendo la mia prossima frase. -Non mi sembra il caso venire a stare da te, non .. ancora credo. Poi si vedrà. Per adesso va bene così, tanto non pago io!- Conclude, ridacchiando.
-Va bene.- Dico, accennando un sorriso, ricambiato, e riportando la mano sulla sua spalla.
E lo è davvero, basta che lui sia qui. E’ questo quello che conta adesso.
 
***

-Professoressa Mason?- Incrocio le dita.
-Oh! Buongiorno signorina Hall, cosa posso fare per lei?-
-Ecco.. Mi chiedevo se avesse parlato con il preside Serkinton.- Incrocio altre due dita.
-Sì ecco, per l’appunto.- Si rizza sulla schiena, mento all’insù, libri stretti tre le braccia. -Ne ho.. discusso, con il signor Serkinton, sì. -
'Discusso' non era proprio il termine più adatto; la sera prima, infatti, più che una discussione c’era stata una battaglia all’ultimo sangue tra i due insegnanti.
-E ha definito il nostro un ‘tentativo di truffa ai soldi dei contribuenti dell’istituto’.- Afferma, scaldandosi di tutto punto e diventando rossa come un peperone.
-Ma diciamo che..-
Viene interrotta dal suono della campana.
-Caspita, ho lezione di inglese nell’aula .. uhm- Apre l’agendina viola sotto il braccio destro. -14C. Cosa ti tocca questa mattina Elizabeth?-
-Un’interessantissima ora di economia domestica.- Affermo con un sorriso fintissimo.
La Mason rotea gli occhi. -Chiedi al signor Finson se può fare a meno di te, quest’oggi. Dì pure che sono io a chiedertelo. Adesso scappo, l’aula è al piano di sopra, terza porta a destra. A presto!- Detto questo si allontana in fretta in furia, rischiando di inciampare tra le frange della sua lunga sciarpa nera.
Sospiro, girandomi nella direzione opposta, diretta verso l’aula 5B.
 
 
-Professor Finson, la Mason ha bisogno di me questa mattina e mi chiedevo se potessi ..-
-Sese vai pure.- Il basso ometto seduto alla cattedra sta compilando dei fitti fogli e non mi degna neanche di uno sguardo. Non quanto Sam almeno, che cerca in tutti i modi di farsi notare da me e saperne di più.
-La ringrazio signore, arrivederci!- Saluto Sam e Luke con la mano, facendole segno che le avrei spiegato tutto al mio ritorno.
Mi precipito fuori dall’aula, faccio le due rampe di scale; svolto verso il corridoio e mi dirigo alla terza porta sul lato destro. Eccola: 14B. Busso due volte.
-Avanti!- Sento dall’interno. Apro la porta, un po’ titubante.
-Oh, Elizabeth prego entra!-
Varco la soglia e mi richiudo la porta alle spalle. Davanti a me, la professoressa è seduta sulla sua sedia girata verso il ragazzo che, con il pennarello nero, scrive una frase di grammatica.
Marc.
Si volta verso di me rivolgendomi un sorriso e uno dei suoi soliti occhiolini, per poi riconcentrarsi sul suo compito.
La Mason mi riporta sulla Terra. -Prendi quella sedia, avvicinati alla cattedra .. Ecco, perfetto, qui dietro. Signor White si faccia più in là, è in mezzo ai piedi!-
Dietro di me Marc è spiaccicato contro il muro, la testa che poggia alla lavagna.
-Certo, se la signorina Hall si spostasse, magari.- Risponde, con tono divertito.
Ridendo, tiro la sedia in avanti, permettendogli di passare. La sua mano mi scompiglia appena i capelli e lo vedo dirigersi verso il suo banco, nei posti davanti.
-Elizabeth, dove eravamo arrivate?-
-Ah, sì!- Dico, ricollegando il cervello. -La discussione con il preside.-
-Ecco, certamente.. Voi nel frattempo- Dice, rivolta alla classe. -Pagina 42, primi tre esercizi.- Si rigira verso di me. -Come ti dicevo, ne ho parlato con il vostro dirigente, che non mi è sembrato molto entusiasta dell’idea. Ma sì insomma.. Io non potrò fare più di tanto, ora come ora.. ma a questo punto, detto in confidenza..- Dice, sporgendosi con il busto più vicina a me. -Uno sciopero potrebbe.. aggiustare le cose, ecco.- Mi fa un sorrisetto compiaciuto.
-Mi sta forse dicendo che dovremmo protestare contro il signor Serkinton?- Domando divertita.
-Da signora che sa il fatto suo.. sì, fatelo ragazzi.- Aggiunge entusiasta.
-Ma professoressa- Continuo incerta. -Cosa vuole che importi al nostro preside se un gruppo di dieci studenti di un corso di potenziamento iniziasse a scioperare?- Non ha molto senso, a dirla tutta.
-Signorina, non ha la minima idea di cosa abbia in mente il signor Serkinton per tutti voi!- Un brivido mi percorre tutta la schiena. Il ricordo di quella frase detta da una voce glaciale, nella mia testa, non è niente di piacevole.
-Cosa intende dire?- Chiedo, cercando di essere il più naturale possibile. Mi guardo intorno; Marc sembra non perdersi una parola della conversazione e continua a fissarmi imperterrito. Sembra accorgersi di essere stato beccato in flagrante, eppure continua, ridacchiando un po’. 
-Intendo dire che..- Continua la Mason. -La vostra bravura e i crediti extra che ottenete non passano mica inosservati agli occhi della scuola! Voi siete utili.- Dice, dando enfasi all’ultima parola. -Fate decisamente comodo. Questo.. Be’ no, non avrei dovuto dirtelo, ma è diventata una questione piuttosto personale.-
Guardo la professoressa negli occhi; sono quasi tentata di confessarle tutto l’intero motivo che mi ha spinta a programmare la gita, di dirle che lo faccio per un qualcosa di molto più grande di me, di noi tutti, ma non posso, lo so. Quindi il massimo che mi è concesso è sorriderle, e ringraziarla di tutto quanto.
-Ce la faremo professoressa. Noi, tutta la classe. Ci faremo valere in un modo o nell’altro.-
-Ne sono certa!- Conclude la Mason; sbatte le mani per poi strofinarle e guardare infine l’orologio. -Le lezioni stanno per terminare, ti ho fatto perdere un’ora di economia molto interessante, mi spiace.-
Rido. -Già, proprio un vero peccato!- Mi alzo, afferro la sedia e la riporto dietro il banco vuoto da dove l’avevo presa. Marc continua a fissare ogni mio movimento, il libro chiuso sul banco, gli esercizi assegnati neanche iniziati.
La campanella suona. Mi dirigo verso la porta. -Buona giornata!- Faccio per uscire quando una mano afferra il mio braccio. -Ehi aspetta!-
Mi giro verso Marc, fermo davanti a me, intorno a noi un via vai di studenti che se ne vanno. Lo guardo e mi sento arrossire. Il mio comportamento non è normale, per niente.
-Dimmi.- Dico un po’ imbarazzata.
-Sì ecco..- Continua, fermo davanti a me. -..torniamo a casa insieme?-
Non mi aspettavo questa domanda, ma soprattutto non mi aspettavo di rimanerne così felice.
-Okay, sì.- Rispondo sorridendogli. -Il tempo di prendere la borsa, ci vediamo fuori dalla scuola?-
-Va bene.- Occhiolino. Cos’è, un vizio forse? O un tic nervoso? Ohh, smettila Beth!
Scendo in fretta le scale, dirigendomi nella mia classe. Varco la porta spalancata quando trovo davanti a me Sam e Luke, seduti sul banco a fare quello che sembra .. girarsi i pollici.
Mi blocco stupita, soprattutto dall’espressione arrabbiata di Sam. -Cosa ci fate ancora qui? La campanella è suonata da cinque minuti.-
-Appunto!- Risponde lei, piuttosto irritata. -Ti stavamo aspettando, ecco cosa facevamo! Anche perché vogliamo.. voglio- Si corregge, dopo l’occhiata eloquente di Luke. -..sapere perché hai saltato l’ora. Non che ti sia persa qualcosa, insomma, penso di aver dormito negli ultimi venti minuti.- Si strofina l’occhio sinistro.
Mi avvicino sorridendole e recuperando la borsa da sopra la sedia. -Sì ecco, facciamo che.. appena torno a casa ti chiamo, va bene?- Rispondo, piuttosto sbrigativa.
-Non faresti prima a dirmelo adesso?-
-Ecco.. Veramente.. Senti, devo tornare da Marc, ci sentiamo più tardi.- La sua espressione è palese: mento basso, sopracciglio alzato, sorrisetto malizioso. Roteo gli occhi. -Non guardarmi in quel modo, smettila!- Luke, accanto a lei, ridacchia sommessamente. Ah, sì?
-Hai poco da ridere tu!- Dico, rossa d’imbarazzo. -Dopotutto è stato tuo fratello a chiedermelo, non io.-
Sam si gira verso Luke, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. Lui è a disagio. Se potesse probabilmente mi ucciderebbe seduta stante.
-Ohh, non ne sapevi niente Sam?- Continuo con un tono fintamente innocente. -Ecco, adesso avete qualcosa di cui parlare, nella strada del ritorno.- Sulla mia faccia un sorriso luminoso. -Ciao, ciao!-
Mi precipito fuori dalla porta, uscendo in fretta dall’edificio e raggiungendo Marc davanti l’ultima scala, mani in tasca e borsa in spalla.
 
-Mi devi raccontare un po’ di cose.- Dice Sam, indicando Luke e uscendo dall’aula, diretta verso l’uscita.
Sospira, alzando le mani al cielo. -Fantastico.-








Spazio autrice.
'Sera a tutti! :) Ecco il nuovo capitolo! Non ho granché da aggiungere, le cose procedono lentamente, ma procedono, questo è l'importante! xD Spero vi sia piaciuto, e ne approfitto per ringraziare chi legge, chi recensiona e chi ha aggiunto la storia tra le preferite e\o da seguire. Grazie, grazie, grazie!
A presto! :*

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Capitolo 12
*** Alla buon'ora! ***


Alla buon'ora!



-Be’, da quanto ho capito la Mason non è riuscita a convincere il preside.- Io e Marc ci incamminiamo l’uno accanto all’altra nel viale subito dopo la scuola.
Sospiro. -Già. L’unica soluzione, secondo la professoressa, è quella di scioperare. Sinceramente, in tre anni non ho mai organizzato di mia iniziativa una cosa del genere.-
Anche perché non ho mai avuto motivo di aderire, se non per fare compagnia a Sam.
-Non saresti comunque sola.- Continua Marc. -Da dieci cervelli dovrà pur uscirne qualcosa! E con una mente come la mia, metà del lavoro è come se fosse già fatto.- Afferma sorridendo e continuando a guardare la strada davanti a sé.
Poco modesto il ragazzo!  -Perfetto!-  Dico. - Allora ci penserai tu a creare i cartelli, scrivere i discorsi, magari elaborare una scaletta con i motivi che hanno spinto un gruppo di ragazzi a..-
-No okay okay, fermati.- Dice, ridacchiando e scuotendo le mani. -Potrei fare qualsiasi, e sottolineo qualsiasi, cosa che verrà proposta. Non ho parlato di averne voglia però!-
Roteo gli occhi, per poi ridere insieme a lui. Rimaniamo qualche minuto in silenzio, ognuno con i propri pensieri.
-Siamo di poche parole stamattina, di solito non fai altro che parlare.-
-Mi stai forse dando della logorroica, Marc?-
-Nooo, non potrei mai!- Risponde con un tono sarcastico.
-Stavo semplicemente pensando.- Dico, alzando il mento.
-E a cosa?-
Eh, a cosa. Al fatto che tutt’a un tratto la mia vita si è capovolta come non mai e mi ritrovo in una situazione più grande di me, con persone che conosco appena.
E’ piuttosto triste come cosa, ad essere sincera.
-A un po’ di tutto. Allo sciopero, a come stessi per dire ogni cosa alla Mason, al ragazzo che è stato risucchiato dal libro.. per non parlare della paura che ho se non dovessimo riuscire ad andare in Italia prima di Natale, il terrore di incontrare un Mangiamorte magari adesso, girando l’angolo..-
-Okay, fermati.- Mi dice Marc, bloccandomi all’improvviso. -Una persona non può provare tutte queste emozioni tutte in una volta. O mi sbaglio?- Chiede perplesso, gli occhi verdi spalancati.
-Solo perché tu hai la sfera emotiva di un bradipo!- Sbotto, scegliendo non a caso questa frase.
-Ehi, qua ci sono i diritti d’autore!- Afferma, con tono fintamente indignato.
-Certo, la prossima volta che vedo Hermione le chiedo scusa per averle rubato la frase!-
-Non scherzarci troppo, potrebbe succedere davvero.-
Non ha mica tutti i torti.
-Sempre meglio lei che qualcun altro! Magari di potenzialmente pericoloso, come un Gigante!- Dico, aprendo le braccia all’improvviso e colpendo Marc in pieno petto.
-Qua quella potenzialmente pericolosa sei tu!- Dice, massaggiandosi appena il punto dove l’avevo colpito. -E per una piccoletta come te, comunque, anche un Folletto della Cornovaglia saprebbe darti del filo da torcere.-
Mi fermo di colpo, ritrovandomi davanti a lui. -Ah bene, oltre che logorroica sono anche bassa adesso? Siamo d’insulti gratuiti questa mattina!-  
-Ma guardati!- Dice, drizzando il più possibile la schiena. -Tra me e te ci passano come minimo cinquanta centimetri!-
Roteo gli occhi. -Esagerato! Sei tu quello alto! E poi, guarda.- Poggio le mie mani sulle spalle, per poi mettermi sulle punte. -Adesso sono almeno venti centimetri più alta.-
Marc mi fissa, il sorriso che a poco a poco si spegne. Poggia le mani sui miei fianchi, continuando a guardarmi. Lo vedo avvicinarsi sempre di più.
-Sì.-  Dice. -Dell’altezza giusta.-
Sento i suoi capelli biondi sfiorare la mia fronte, le sue labbra sulle mie.
 
‘Sì diamine, finalmente!’
 
 

Nel frattempo..


-Vai, sono tutta orecchi.- Non ha scampo questa volta, anche perché se prova a scappare o a cambiare discorso si ritroverebbe la borsa dritta in faccia.
-Non c’è molto da dire.- Risponde annoiato.
-Ancora meglio.- Continuo. -Farai più in fretta.- Crede di farmi fessa?
-Bene, perfetto.- Sospira. -Marc e io siamo fratellastri.-
Lo guardo irritata. -Sai, fin qui c’ero arrivata. Parti dall’inizio!-
-Okay, okay.- Dice, grattandosi la testa. -Suo padre, Tom White, è anche mio padre. Ha avuto una storia con mia madre, Marya, che è rimasta incinta di me. Ci tengo a precisare che- Si blocca, guardandomi serio. -Mio padre stava ancora con Judit, la madre di Marc. Era un momento un po’ così e niente, è successo.- Scrolla le spalle.
-Comunque- Dice continuando. -Judit era una grande donna, dolce, materna. E soprattutto una persona che nonostante tutto ha avuto la forza di crescere un figlio non suo. Sì perché mia madre non era molto.. contenta del mio arrivo. Aveva la sua attività, la sua vita, e un figlio imprevisto non era il massimo. Così, dopo la nascita, mi ha spedito da mio padre che ha dovuto confessare tutto alla moglie. Per il bene mio, e di Marc, è rimasta. Fino a quando..- Tossicchia appena; mi giro a guardarlo, sul suo viso un’espressione molto triste.
-Fino a quando..?- Chiedo titubante.
-Sì ammalò.- Abbassa la testa. -E’ stata con me fino all’età di tredici anni. Per lei ero come un vero figlio, non ha mai fatto preferenza tra noi due. Anzi, qualche volta sembrava essere più gentile con me che con Marc. Forse perché pensava che tutta questa situazione mi.. pesasse.. o non lo so, credeva mi sentissi a disagio in una famiglia non mia.- Sorride appena. -Non sapeva che era assolutamente il contrario. Come poteva mancarmi una madre che mi aveva rinnegato?- Sorride amaramente.
Mi sento crudele ad aver aperto l’argomento. Non avrei dovuto proprio. -Mi dispiace Luke.-
-E di cosa? Ormai è passata, storia vecchia.- Si gira, per sorridermi rassicurante.
-E come mai te ne sei andato?-
-Be’, non che lo volessi davvero.- Precisa. -Dopo la morte di Judit la situazione era molto.. tesa. E mi sembra anche comprensibile, se ci penso ora, con la mente di un diciassettenne. Ma ero piccolo allora, e molto condizionabile. La mia vera madre e il suo nuovo e attuale compagno, Carl- Dice, pronunciando il nome con una smorfia. -Hanno pensato bene di riprendermi sotto la loro ala. Quindi, dopo quasi un anno ho dovuto andarmene dai White. Ho girato un po’ l’Europa, tra le numerose residenze di mia madre, e per un po’ sono stato in America. Non fare quella faccia estasiata, era un inferno. Non facevo in tempo a creare un’amicizia che me ne dovevo subito andare. Uno schifo.- Continua, annuendo a se stesso.
-Quindi..- Penso ad alta voce. -Il tuo cognome, Johnson, è quello del compagno di tua madre, Carl.-
-Assolutamente no!- Dice, quasi indignato dalle mie parole. -Sarà anche mio padre, in un certo senso.. ma no, non è il suo. Anche perché altrimenti mi chiamerei Luke Parpenton. Puoi ridere, non mi offendo mica.-
Sto trattenendo le risate con una mano, l’espressione divertita. Nonostante tutto continuo, schiarendomi la gola. -Ma se non è il suo allora di chi è?-
-Di Judit.-
Ohh.
-Io.. non credevo..-
-Già, e non dico che non ci sia voluto tempo per cambiarlo da Kant, quello di mia madre, a White e infine a Johnson. Anzi, ora che mi ci fai pensare, c’è voluto proprio un bel po’.-
-E’ stato un bel gesto.- Dico, sorridendo appena. -Prendere il suo cognome, dico.-
-Sì.- Risponde, ricambiando il sorriso. -Ho pensato che le avrebbe fatto piacere, in fin dei conti. E poi, tra tutti era il cognome che mi piaceva di più!- Ridacchia.
Roteo gli occhi. -Eh già! Non tutti hanno questa fortuna, io per esempio, Jones avevo e Jones mi devo tenere!-
Ride. -Be’, non è mica male. Sempre meglio di Parpenton, non credi?-
-Assolutamente sì!- Rispondo, un’espressione schifata sul viso.
Continuiamo a camminare, diretti verso la strada principale. Alle nostre risate si mischia un frusciare improvviso proveniente da una siepe alla nostra sinistra.
Ci blocchiamo all’improvviso, guardandoci perplessi.
-Sarà un gatto.- Dico. -In questa zona ce ne sono molti, ogni tanto si incastrano tra i rami.-
Ci avviciniamo. -Aspetta, provo a dare un’occhiata. Magari riesco a liberarlo.- Mi avvicino al cespuglio; lo scuoto appena e tento di aprirlo, cercando di capire bene quale povero animale si fosse incastrato.
Solo che, appena scanso i rametti al centro della siepe, una massa indefinita e gelatinosa si scaraventa contro l’asfalto della strada.
-Ma cosa diavolo..- Ora, sospesa in aria, inizia a muoversi e a ondeggiare; si deforma, cambia colore, si allunga e a poco a poco sembra prendere forma.
La forma di una.. Oh santo cielo.
Indietreggio rapidamente, fino ad aggrapparmi a Luke che come me, non sa assolutamente cosa fare.
Intanto, un’enorme cavalletta color verde scuro si staglia davanti a noi, con le sue lunghe antenne a poca distanza dalla nostra faccia.
Mi sento svenire, il cuore batte all’impazzata, lo stomaco si chiude. Mi giro con le mani sulla faccia, poggiando la testa sul petto di Luke che dopo avermi presa dalle spalle mi trascina dietro di lui, avvicinandosi a sua volta alla cavalletta.
Questa guarda impassibile il ragazzo che le sta difronte. Le antenne iniziando a rimpicciolirsi, sino a scomparire; le zampe si accorciano, il corpo si rammollisce e inizia a modificarsi.
Tolgo le mani da davanti la faccia e mi rendo conto che l’insetto è scomparso. Davanti a noi, adesso, si staglia una figura umana.
Altissima, magra, le lunghe braccia terminanti in mani raggrinzite, coperto da capo a piedi con vestiti neri come la notte. Il suo viso è in ombra, nonostante il sole alto in cielo.
Si avvicina; Luke ora indietreggia, il respiro affannato, le gambe tremanti. La paura paralizza anche me, sono immobile dal terrore che quell’uomo è in grado di emanare anche solo standoci vicini. Lo sentiamo ridere, una risata acuta e terrificante.
E nel frattempo avanza, avanza, e noi siamo là, fermi.. Senza sapere che cosa fare..
 
-Riddikulus!-
 






Spazio autrice.
'Sera a tutti! Ecco il nuovo capitolo! :) E Marc si è fatto avanti, finalmenteee. E finalmente è arrivato qualcuno\a ad aiutare i nostri, mi sembra anche l'ora direi. Haha be', spero vi sia piaciuto! 
A presto! :*

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Capitolo 13
*** Datemi un tavolino, ho bisogno di sbattere la testa! ***


Datemi un tavolino, ho bisogno di sbattere la testa!



Il Molliccio di fronte a noi inizia a rimpicciolire, diventando talmente minuscolo da non vedersi quasi più, ed esplodendo poi con un lieve scoppio. Io e Luke, ancora vicino l’uno all’altra, ci giriamo verso chi ci aveva appena salvati, curiosi, soprattutto perché per farlo aveva usato la magia.
-State tutti bene?-
Una ragazza con dei vivacissimi capelli viola scuote il suo lungo cappotto e si sistema bene la maglietta nera. Stretta nella mano sinistra, la sua bacchetta.
-Oh. Mio. Dio.- Porto una mano alla bocca. -Ma tu sei..-
-No, non è possibile.- Luke scuote la testa.
-Oh, sì che lo è!- Risponde allegramente. -Mi avete riconosciuta allora!-
-Sì!- La mia voce è piuttosto stridula; annuisco convulsamente. -Tu sei.. Tu sei Nymph..-
Il suo sguardo si fa duro. -No cioè, volevo dire.. Tonks!-
-Esattamente!- Ci sorride contenta. -Cavolo però, stanno aumentando a vista d’occhio!- Si guarda intorno, la bacchetta ancora stretta nella mano.
-Di.. di cosa stai parlando?- Chiede Luke ancora meravigliato.
-Ma dei Mollicci!- Risponde, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. -Meno male che mi trovavo nei paraggi.. Sì insomma, non è proprio un caso..-
Chiudo gli occhi, porto una mano alla testa. -Stop, fermati. Ricomincia da capo, per favore.-
Si avvicina. Noi indietreggiamo. La sua espressione è piuttosto stupita, ma continua a parlare. -Vi stavo cercando, per questo ero in zona. Ed è stata una fortuna, vista la situazione. Ma siete solo in due, mi avevano informato foste in quattro..-
-Parla di Beth e Marc, Sam.- Luke mi guarda, con aspettativa.
-Oh, sì certo!- Metto una mano in tasca, alla ricerca del telefono. -Meglio chiamarla. Saranno ancora insieme, spero.-
Inserisco il numero e aspetto. Il telefono squilla quattro volte; sento la voce di Beth.
-Sì, ehm.. pronto?- Il suo tono è strano, sembra stia per mettersi a ridere.
-Dove sei?- Domando sbrigativa.
-Ecco.. Diretta verso casa, perché?-
-Marc è con te?-
-..-
-Oh ci sei?!- Sto quasi urlando.
-Sì è con me! Non urlare, cosa succede?-
-Ok, rimanete insieme, non separatevi. Ci vediamo tra dieci minuti alla piazzola davan.. No Tonks, non abbiamo qualcosa come ‘I Tre Manici di Scopa’ qua, al massimo trovi bar e pub. Sì, okay, Beth ci sei ancora?-
-Dimmi che non hai appena detto quello che credo di aver sentito.- La sua voce è terrorizzata. Sento Marc urlare “Che cosa ha detto?! Non è possibile!” dall’altro capo della cornetta.
 -Ci vediamo alla Cioccolateria il prima possibile, muovetevi!-
-SAM DIMMI CHE NON HAI APPENA DETT..-
Chiudo la chiamata. Luke e Tonks mi guardano perplessi. -Tranquilli, capiranno.- Scrollo le spalle. -Direi che è meglio incamminarci.- Sorrido imbarazzata, lanciando occhiate di panico a Luke che sembra come incantato a fissare la nuova arrivata.
-Ma riesci.. riesci davvero a..- Domanda, indicandosi i capelli con il dito.
Tonks ridacchia. -A fare questo?- La sua capigliatura viola in pochi secondi diventa dal verde acceso a un blu notte.
-Woo! Forte.- Sembra un bambino a cui è stato appena mostrato un gioco molto interessante che non aveva mai visto prima d’ora.
-Ok ragazzi, direi di andare, no?- Indico la strada davanti a noi.
-Sì, direi che è meglio. Prima ci sediamo, prima potremo.. parlare.- Continua Tonks, strofinando le mani. Un luminoso sorriso sul suo viso.
Ho paura, è normale?
 
***

 -Pronto? Pronto?! Oh, bene.- Guardo lo schermo del telefono. -Mi ha chiuso la chiamata in faccia!-
Marc davanti a me ride sornione. -Te l’avevo detto.-
-Eh?-
-Ci sono anche loro, me lo sentivo. E tu non mi hai dato retta.- Sulla sua faccia un’espressione soddisfatta.
Che odioso!
-Ma ti sembra il momento?!- Alzo le mani al cielo con ancora il telefono stretto. -Dico, c’è TONKS Marc, quella Tonks!-
-Ne conosci altre forse?- Dice, raccogliendo la borsa e portandosela in spalla.
-Ma non è questo il punto!- Sono esasperata. -Non so se ti rendi conto della situazione!- Prendo lo zaino e inizio a incamminarmi con passo svelto.
-Certo che mi rendo conto.- Risponde, standomi accanto.
-Sei troppo calmo per i miei gusti.-
-E tu troppo isterica! Calmati, è tutto a posto.-
Mi fermo all’improvviso. -Farò finta che tu non abbia detto che è ‘tutto a posto’ .- Riprendo a camminare.
Perché sono così dannatamente in ansia?
-Scusa Marc.- Dico scocciata, dopo qualche minuto di silenzio.
-Di cosa?- Domanda perplesso.
-Per come sto reagendo, me la sto prendendo con te che diciamo non c’entri niente.-
-Diciamo?- Domanda ridendo.
-Diciamo!- Rispondo.
-Ma non mi sono arrabbiato, capisco il tuo stato d’animo.- Scrolla le spalle.
-Ah. Allora ritiro le scuse.-
Scuote la testa, ridacchiando. -Dai, entra.- Apre la porta del bar davanti a noi. -Attenta a non svenire, eh.-
Roteo gli occhi. Varco la porta; guardo ogni tavolino alla ricerca di almeno una delle due.. tre.. facce conosciute. Eccone una: in fondo a destra, seduta cavalcioni su una sedia, Sam si sta legando i lunghi capelli marroni in una coda di cavallo disordinata mentre Luke guarda la persona davanti a sé. S’intravedono ciuffi color rosso fuoco..
Mi giro di scatto, bloccando Marc. -Ok, ho paura.-
-Andiamo Beth.- Dice, prendendomi dalle spalle e girandomi dall’altra parte. -Andrà tutto bene.-
Incominciamo a camminare, diretti verso il loro tavolo.
Ed eccola là, proprio come l’ho sempre immaginata.
Un viso tondo, il naso pieno e all’insù; gli occhi grandi e color nocciola, i capelli non troppo lunghi e viola, anche se in questo caso sono rosso corallo.
-Ciao, tu devi essere Beth!- Dice, rivolgendomi un caloroso sorriso.
-Ciao.- Sono paralizzata, è il massimo che riesco a dire. E’ già un passo avanti non essere svenuta, credetemi.
Marc mi tira un colpo al fianco. -Sì, cioè. Ciao, sono felicissima di conoscerti!- E lo ero davvero, messa da parte l’ansia e l’agitazione. Le rivolgo un sorriso timido, ma sincero.
Sembra capire; mi fa l’occhiolino per poi spostarsi più in là con la sedia. -Sedetevi ragazzi, ci son cose che dovete sapere.-
Ordiniamo il solito, dalla solita cameriera, e dopo aver convinto Tonks a prendere una semplice Torta della Casa visto che il bar non prepara né Burrobirra né tantomeno Zuccotti, ci prepariamo ad ascoltare le sue parole.
-Allora.- Inizia, dopo aver masticato il primo pezzo di torta. -Uhm.. molto buona, complimenti! Comunque.. Prima di iniziare a darvi spiegazioni, che vi avverto, non sono tante, voi cosa sapete?- Ci guarda uno a uno.
-Tu-Sai-Chi è tornato, con lui un seguito di Dissennatori, Mangiamorte e a quanto pare, anche Mollicci; se pronunciamo il suo nome  i Ghermidori vengono a prenderci e ogni tanto inizia a parlarci nella testa.- Dice Sam tutto d’un fiato.
-Altro?- Chiede, continuando a mangiare.
-Sappiamo che tutto è iniziato da un lingua di fata che ha portato alla vita Tu-Sai-Chi e che a sua volta è stato risucchiato dal libro.- Continuo io.
-Ah, il ragazzo viveva in Italia.- Aggiunge Luke.
-E ci siamo resi conto che non tutti sono nella nostra stessa situazione. Sì, insomma, per esempio, quella vecchietta laggiù che beve il suo.. non so che cosa.. non ha idea di chi tu sia, e se vedesse un Molliccio probabilmente lo confonderebbe con una grande gomma da masticare.- Conclude Marc.
-Perfetto. Complimenti comunque, per il momento siete il gruppo più ben informato. Pensate che i francesi credevano che le voci nella testa provenissero da un qualche slogan pubblicitario. Fleur ha impiegato un’ora intera solo per convincerli di essere una strega, con tanto di bacchetta e bellezza da Veela. Che bigotti.- Rotea gli occhi, concludendo il suo monologo.
-I francesi?- Domanda Luke.
-Certamente. Sarete i soli a Newport, o in tutta l’Inghilterra, ma nel resto del mondo ci sono altri come voi. Francia, Spagna, Grecia, America, e ovviamente anche l’Italia, da dove è iniziato tutto quanto. In effetti, create proprio un bell’esercito.-
-Ohh fermati, aspetta!- La interrompe Luke. -Esercito? Esercito di che? Perché a questo punto scusami eh, ma vi viene un po’ difficile credere di essere ‘solo Luke’. Soprattutto se ci sei tu, qui, davanti a me.-
Tonks ridacchia. -Siete assolutamente normali. Non siete pazzi, ma legati tutti da un filo comune che è.. indovinate un po’.- Dice, alzando gli occhi al cielo. -Harry Potter! Non vi dico l’imbarazzo che ha provato il vero Harry quando ha saputo tutto quanto. ‘Non bastava essere il Salvatore del Mondo Magico, dovevano mettermi in mezzo anche in un altro Mondo di cui non conoscevo l’esistenza!’ Il solito.-
Ho perso il filo del discorso a ‘il vero Harry’, ma dopotutto è bello vedere che c’è gente come Tonks che sembra prendere tutto con tranquillità.
-Ma se è solo questo il nesso ci saranno almeno milioni di fan in tutto il mondo!- Puntualizza Marc.
-Se la metti su questo piano hai perfettamente ragione; ma non basta solo aver letto tutti.. i libri.- Pronuncia l’ultima parola con incertezza. Deve essere strano parlare con persone che ti considerano un semplice personaggio inventato. E’ come se il protagonista della favola ‘Babbarabba e il Ceppo Ghignante’ uscendo dal suo libro scoprisse da maghi e streghe di essere frutto dell’immaginazione di un’altra persona.
-Siete intelligenti, capaci e tante altre cose insomma. Non sareste sfuggiti ai Ghermidori se così non fosse! A proposito, complimenti.-
-Grazie.- Risponde Marc, annuendo convinto. Ci giriamo tutti verso di lui, occhiate di fuoco sulle nostre facce. Abbassa la testa, a disagio.
-Okay, allora.. Ci sono altri come noi, siamo dotati e legati da un nesso comune. Però.. Tu sei qui. E anche Fleur da quanto ho capito. Ma come è possibile? Voglio dire, tutto è iniziato da quel ragazzo che ha fatto risorgere Tu-Sai-Chi.. Ma gli altri come sono arrivati nel nostro mondo?-
La tavola si fa silenziosa. Evidentemente è la domanda a cui tutti vorrebbero avere risposta.
-Semplice.- Dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. -L’arrivo di Tu-Sai-Chi ha causato come.. la formazione di un ponte. -Risponde, gesticolando. -Che ha causato il passaggio di, in ordine di avvistamento, Mangiamorte, Ghermidori, Giganti, Acromantule, svariate creature pericolose e non, qualche Molliccio.. Insomma, il vostro mondo non magico lo è diventato di colpo, anche fin troppo!-
-E voi siete qui perché..?- Prova a domandare Luke, bloccandosi alla fine a causa dell’occhiata di Tonks.
-Per capirci qualcosa ragazzi. E’ ovvio che Tu-Sai-Chi ha in mente qualcosa, dopotutto è di nuovo in vita. Le parole che vi ha detto non sono di certo niente di buono. Perciò dobbiamo cercare di riportare tutto alla normalità. Di farlo tornare nel.. libro, insomma.- Continua, grattandosi i capelli rosso fuoco.
-Ed è possibile?- Chiede Sam.
-Be’, se è riuscito ad uscirne ci sarà per forza un modo per farcelo rientrare. Per me, per chi lo vuole davvero, cosa da escludere da parte del Signore Oscuro, basta semplicemente Smaterializzarsi esattamente dove si desidera andare. Maghi e streghe che come me sono entrati in entrambi i Mondi possono spostarsi a piacimento da un Mondo all’altro perché ne conoscono entrambe le strutture. Per il momento, almeno finché non si sarà sistemata la situazione.-
E’ un ragionamento troppo complesso, Santo Cielo.
-Anche se, scusatemi- Continua, piuttosto perplessa. -Mi viene un po’ male capire il modo in cui ogni cosa successa nel mio Mondo sia stata trascritta in.. quanti libri?-
-Sette.- Risponde Marc.
-Ecco, per l’appunto. E’ tutto così strano.-
-Se è strano per te, figurati per noi! Se i lingua di fata esistono e sono in grado di fare tutto questo, allora cos’altro c’è che credevamo non ci fosse?- Alzo un sopracciglio. -Non mi sono capita neanche io, scusatemi.- Poggio la fronte sul tavolino, una mano dietro la nuca. Sto impazzendo!
-No, è chiaro quello che vuoi dire. Se un qualcosa di così impossibile esiste davvero allora c’è la possibilità che esistano altre cose o persone altrettanto.. impossibili.- Cerca di venirmi incontro Sam.
-Esatto.- Rispondo, la testa ancora poggiata sul tavolino, un dito puntato in aria in segno di assenso.
-Oh be’, certo, è una teoria plausibile.- Risponde sicura.
Bene. Perfetto.
-Insomma Tonks, cosa dobbiamo fare?- Domando alzando la testa.
-Niente.- Risponde semplicemente.
-Niente?!- Chiedo esasperata.
-Esattamente.-
Ributto la testa sul tavolino. Lo prenderei a testate, se potessi.
-Noi stavamo pensando a.. qualcosa.- Prova a dire Luke. -Un viaggio per l’Italia, noi, altri sei studenti e una professoressa. Ovviamente loro credono sia una gita scolastica.-
Tonks annuisce convinta. -Sì certo, ottima idea. A cui noi avevamo già pensato, ovviamente.-
-Be’, meno male.- Commenta Sam. -Insomma, voi potete Smaterializzarvi, noi no.-
-Avete scoperto qualcosa almeno?- Chiede Marc.
-Il nome del ragazzo.- Si arriccia una ciocca di capelli. -Nicola Macc.. Macciotti, sì, Macciotti. Credo.-
-E’ già qualcosa.- Rispondo. -E basta? Solo il nome? Niente contro il vostro modo di agire ma, cioè.. Avete la magia!-
-Sì, ehm.. Non sapevamo dove cercare! Non sappiamo neanche per quale motivo sia risorto, perché quel ragazzo abbia deciso di creare tutti questi casini e credetemi, per noi non è più facile solo perché abbiamo la magia.-
Sospiro. -Okay, scusami.- Faccio un respiro profondo. -Vediamo di fare ordine. Siamo tutti sulla stessa barca, maghi e.. babbani.- Sorrido appena. -Perciò possiamo mettere insieme i vostri mezzi con i nostri. Per esempio, il viaggio in Italia. Magari riusciremo a capirci più di voi, dopotutto sappiamo come si sentono quei ragazzi.-
-Sì, Beth ha ragione. Dovremmo capire chi sono, però. Agrigento, o comunque tutta la Sicilia, non sono posti così piccoli.- Commenta Marc.
-Posso dirvi con certezza che abitano nel quartiere principale del capoluogo e che sono gli unici nell’isola ad essere come voi. Certo, sanno che tutto è partito dal loro amico, ma non si capacitano di come questo sia potuto succedere. Lingua di fata a parte.- Risponde Tonks, giocherellando con gli avanzi di torta nel piattino.
-A questo punto- Interviene Sam. -Direi che dovremmo iniziare lo sciopero, andare in Italia, parlare con loro e capirci di più. E poi, visto che ci siete voi- Lancia un’occhiata a Tonks. -Vi basterà Smaterializzarvi in Sicilia e portarci voi stessi là dove vivono i ragazzi.- Scrolla le spalle.
-Sì, direi che è un’ottima idea.- Commenta Tonks. -Ne parlerò con gli altri. Noi cinque invece ci rincontriamo qui dopodomani, in questo modo ci terremo aggiornati.- Ci guarda uno a uno. -Va bene?-
-Sì, perfetto.- Commento, e lo stesso fanno gli altri.
-Benissimo!- Ci sorride, strofinando le mani. -Direi che è meglio che vada. Hermione mi sta aspettando, meglio non fare tardi.- Rotea gli occhi ridacchiando. -E’ stato un piacere conoscervi!- Ci rivolge un caloroso sorriso, per poi alzarsi dalla sedia.
-Ehi Tonks!- Luke la blocca all’improvviso; lei si gira, in attesa. -Ma.. cioè.. tecnicamente, tu, non saresti morta?- Mi giro verso di lui. Ma che domande sono?
-Sapevo che qualcuno me l’avrebbe chiesto! Per lo meno, il gruppo americano lo ha fatto con Sirius.- Guarda in alto, come pensandoci su.- Sì, comunque, sono morta solo per iscritto, nei vostri libri. Nel mio Mondo- Dice, indicandosi. -La concezione del tempo è un po’.. diversa. Non mi sembrate molto convinti. Okay, allora, diciamo che quella che vi sta parlando sia la Tonks del libro in cui è ancora viva! E’ un po’ più chiaro?-
-Diciamo.- No, non lo è. Ma meglio di niente.
-Be’, avrò modo di spiegarmi meglio, ora non mi sembra il momento. I soldi sono accanto al bicchiere, a presto!-
E con un cenno della mano se ne esce in fretta dal bar.
-Ma sono tre galeoni! Come facciamo a darli alla cameriera? Ci prenderà per matti.- Dice Marc, tenendo in mano le grosse monete dorate.
Sbatto la testa contro il tavolino, accasciandomici a peso morto.
Non pensavo che la situazione potesse diventare ancora più ingarbugliata di quanto già lo era.
Mi ricredo.










Spazio autrice.
Buoon pomeriggio! Ecco il tredicesimo capitolo. Per il momento è il più lungo che abbia scritto e probabilmente anche il meno chiaro, mi scuso con tutti i lettori. Sicuramente mi capirete; l'idea c'è, è l'articolarla in maniera compresibile il lavoraccio! Quindi spero sia sufficientemente chiaro, anche perché ho cercato di spiegarmi il meglio possibile. Ovviamente, se avete incertezze, chiedete pure senza problemi! (: Spero comunque che vi sia piaciuto! Al prossimo capitolo. :*

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Capitolo 14
*** Lavori in corso: sciopero! ***


Lavori in corso: sciopero!



‘Questo pomeriggio, ore sedici e trenta, piazza davanti alla scuola. Vedete di presentarvi TUTTI, o potete anche rinunciare all’Italia.’
 
Invio.
Ecco fatto. Facebook, dopo tutto non fai così schifo. Ho inviato il messaggio a tutta la classe, in modo da riunirci oggi stesso e discutere sull’organizzazione dello sciopero.
-Pensi che verranno?- Domanda Sam, seduta sul mio letto e sfogliando una rivista.
-Be’, lo spero per loro.- Rispondo, convinta.
Poggia il giornale sul comodino, scende dal letto e si avvicina a me.
-Posso farti una domanda?-
-Certo, dimmi.- Di solito quando Sam se ne esce con questa frase mi ritrovo in una situazione imbarazzante o complicata da spiegare. Ma magari esagero.
-Come mai quando ti ho chiamata ieri pomeriggio avevi un tono di voce strano?-
 
Diamine.
 
-Tono di voce strano? Non mi sembra.- Faccio spallucce.
-A me sì, invece.- Ribatte, prendendo una sedia e sedendocisi sopra. -Ed eri con Marc. Mi sono persa qualcosa?-
 
Diamineee.
 
-Nono, figurati.- Scorro le pagine internet sul pc; ma quanto sa essere perspicace a volte, maledizione.
-Ascolta.- Mi dice, avvicinandosi di più e guardandomi con un sorrisino. -Sappiamo entrambe che stai mentendo, o perché non sei capace a farlo, o perché sono un genio indiscusso, ma è così.- Mi puntella la spalla con il dito. -Perciò scegli: parlare ora, volontariamente, o tra due ore dopo che ti avrò torturata senza alcuna pietà.- Raddrizzo le spalle.
Nella mia mente il pensiero di quando, un giorno, era rimasta seduta sulla mia schiena per un quarto d’ora, braccia e gambe bloccate. Certo, mi ero saputa vendicare subito dopo, ma il dolore e i lividi rimasti avevano lasciato il segno.
-Okay. Va bene.- Rispondo. Annuisce, come si fa verso chi ha deciso di compiere la scelta giusta.
-Ma non è niente di che, cioè, ripeto, tu vedi il tutto nel niente.. E dopo averti detto questa cosa probabilmente mi farai una testa così!- Allargo le braccia per quanto mi è possibile.
-Questo lascialo decidere a me.- Il suo tono di voce così tranquillo e allo stesso tempo che non ammette repliche mi fa sempre un certo timore.
-Mi ha baciata.- Meglio dirlo subito, senza rigiri di parole insomma.
Mi giro per guardarla, la sua espressione.. no, non ha nessuna espressione. E’ impassibile. Sbatte un paio di volte le ciglia; apre la bocca, per poi richiuderla.
-Mi stai dicendo- Inizia. -Che ti ha.. baciata. E che.. NON E’ NIENTE DI CHE?!- Si alza in piedi all’improvviso, le mani in aria e un sorriso stampato in faccia.
Non posso che fare un salto dallo spavento e guardarla con preoccupazione. -Esattamente.- Rispondo convinta. -E’ evidentemente un semplice bacio, io non..-
No dai, cioè, è scappato. Non significa nulla.. per lui.
-No. Non iniziare Elizabeth. Sono stufa.- Mi punta un dito contro. -Qua non ci sono dubbi.. lui è..-
-Feeeerma! Ti sbagli!- Scuoto la testa, gli occhi chiusi.
-Lui è..- Cerca di proseguire, ma no, non glielo permetterò.
-Sam, basta, non è così!-
-..interessato!- Conclude, risedendosi tranquilla.
-Bene, ora che l’hai detto ti senti soddisfatta?- Le domando, senza degnarla neanche di uno sguardo.
-Certo, ma lo sarò di più quando te ne renderai conto tu!- Dice, con sguardo fiero.
-Puoi aspettare allora.- Rispondo, richiudendo il pc.
-Non hai ancora risposto alla mia domanda, comunque.-
-L’ho appena fatto.- Dico, girandomi stupita.
-No, per niente. Io ti ho chiesto il perché del tuo tono di voce, quindi prego. Sono tutta orecchi.-
Ma allora lo fa apposta.
-La tua chiamata ci aveva interrotti, ecco perché stavo per riderti in faccia.- Roteo gli occhi alzandomi dalla sedia, evitando la sua espressione imbarazzata. -E adesso, se non ti dispiace, vado in cucina. Vuoi qualcosa da mangiare? Anche se non te la meriteresti, sappilo.-
-Hai i muffin?-
-Ovviamente.- Ormai è diventata un’abitudine comprarne qualcuno in più da mangiare insieme.
-Perfetto!- Risponde compiaciuta.
Apro la porta della mia stanza, diretta verso la cucina. Mio fratello e Bibo giocano a palla nel giardino, sporchi di fango e terra; quasi quasi vado da loro a riempirmi di polvere e sporcizia.
Sempre meglio che subire il terzo grado da Sam!
-Ehiii, vuoi una mano a cercarli?- Urla quest’ultima dalla mia camera.
-No tranquilla, ho fatto.-
Non servirebbe a niente, mi prenderebbe ugualmente.
 
***

-Bene, ehm, ciao a tutti.- Riuniti nella piazza, al vento freddo, la classe di potenziamento.
Sam è davanti a tutti, in piedi e con le mani nelle tasche della felpa.
-Allora, ci siamo incontrati per decidere in che modo organizzare lo sciopero contro il preside Serkinton. Quest’ultimo, per chi non lo sapesse, non ha intenzione di concederci il viaggio scolastico in Italia. Poiché è un’evidente ingiustizia, abbiamo intenzione di protestare. E’ tutto chiaro?- Chiede, osservandoci uno a uno.
Un ragazzo corpulento, con un paio di occhiali da sole scuri, nonostante le evidenti nuvole scure nel cielo, e un berretto azzurro, alza la manona e inizia ad agitarla per farsi notare da Sam.
-Ehm sì, dimmi pure.-
-Hai il ragazzo te?- Domanda, con estrema tranquillità.
Luke inizia a ridere, seguito a ruota da Marc e un paio di ragazze accanto a loro. Sam, al contrario, è quasi indignata.
-No Paul, non ce l’ho. E tu non lo diventerai mai, sappilo.- Distoglie lo sguardo dal ragazzo un po’ deluso.  -Avete altre domande?- Chiede, un po’ scocciata.
Un biondino un po’ scorbutico alza la mano. -E io? Potrei essere il tuo tipo?- Domanda con un sorrisetto.
Luke ha le lacrime, e una mano sulla pancia.
Ora basta. -Sentite!- Urlo nera di rabbia. -Escluso il fatto che nessuna in questa piazza ha intenzione di uscire con voi due- Inizio, confortata dall’annuire convinto delle altre cinque ragazze presenti. -Vi sembra il momento? No! Siamo qua per parlare di una cosa importante, per me come per tutti, e voi cosa fate? Proposte d’uscita a Samantha! Se per colpa vostra non riuscirò ad andare in Italia, giuro che verrò a cercarvi. Non vedetela come una minaccia, vedetele come una promessa.- Indico quei due, entrambi con gli occhi sbarrati. -E adesso, avete altre domande?- Incrocio le braccia.
Davanti a me Marc alza le sopracciglia, per poi sollevare la mano.
-Spero sia inerente allo sciopero, o potrei anche saltarti addosso.-
Inizia a ridere.  -Per..?- Chiede divertito.
-Per picchiarti!- Aggiungo, imbarazzata. -Oh, diamine. Basta per favore, parliamo dello sciopero!  Luke giuro che se non la smetti di ridere ti arriva una testata!-
-Ma perché volete tutte rompermi la testa!- Dice, asciugandosi una lacrima sotto l’occhio. -Okay, okay. Ho io una domanda!-
-Bene!- Dico, massaggiandomi una tempia.
-Dove sciopereremo?- Chiede, ritornando serio.
-Be’, davanti alla scuola. Durante le ore di lezione.- Rispondo.
-Useremo cartelloni di protesta?- Domanda una ragazza mora accanto a Paul.
-Certo Stella, dovremo crearne almeno uno ciascuno. Serviranno pezzi di compensato, bombolette spray, teli bianchi e qualche frase da scriverci sopra!-
-Io ho un megafono!- Aggiunge la bionda vicina a Luke.
-Ottimo Meredith! Ci sarà molto utile!- Forse c’è speranza se andiamo avanti così.
-Beth quando metteremo tutto in atto?- Domanda Sam.
Poggio un dito sul mento. -E’ appena iniziato ottobre, dobbiamo partire entro i primi di novembre.. Direi che il prossimo lunedì sarebbe l’ideale! Prima forse dovremmo andare dal preside e provare a convincerlo un’altra volta, magari a noi darà ascolto! E comunque tentare non ci costerà nulla.- Scrollo le spalle.
-Sì infatti.- Aggiunge Marc. -E se così non fosse il giorno stesso ci riuniremo qui e prepareremo tutto il necessario.- Un lampo nel cielo, seguito da un tuono. -Anche con la pioggia.- Aggiunge. -Mi raccomando, ognuno porti qualcosa!-
Gocce iniziano a cadere per terra.
-Okay ragazzi, per oggi è tutto. Meglio andarcene adesso, prima di beccare l’acquazzone in pieno!-
Detto questo ci dividiamo, diretti ognuno per la propria strada. Solo io, Sam, Marc e Luke rimaniamo uno accanto all’altra, le mani sulla testa per proteggersi dalla pioggerellina che stava scendendo.
-Sentite, vi va di venire a.. casa mia? E’ qui vicino, almeno non ci prendiamo una broncopolmonite.-
-Sì direi che è meglio, andiamo!- Risponde Marc per tutti.
Ci spostiamo dalla piazza, salendo una piccola salita. Percorso un breve pezzo di strada, tra la pioggia ora diventata più fitta, arriviamo davanti a un grande edificio in mattoni, tetto a punta, grandi finestre ai lati e circondato da un curato prato verde.
-Ma questo è il Sambrook!- Affermo stupita.
-Tu vivi qua?- Chiede Sam meravigliata.
-Ci alloggio.- Risponde indifferente. -Adesso entriamo, forza. Qui si gela.-








Spazio autrice.
'Giorno e buona domenica a tutti! :D Sono mattiniera oggi e infatti ecco il nuovo capitolo. u.u Finalmente si organizza lo sciopero, Luke porta i suoi amici nel bellissimo Sambrook, che per chi non lo conoscesse è il Sambrook Manor Holiday Cottages a Newport, realmente esistente e anche molto bello, ed ecco anche un terzo grado alla nostra Beth da parte di una curiosissima Sam! 
Be', spero vi sia piaciuto. Al prossimo! :*

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Capitolo 15
*** Pioggia. ***


Pioggia.



Oltrepassiamo il portico a vetrate ed entriamo nel cottage. Subito ci ritroviamo circondati da un ambiente molto confortevole, l’aria fresca esterna sostituita da un piacevole calore.
Ci strofiniamo le braccia con le mani, completamente bagnati dalla testa ai piedi.
-Venite, saliamo in camera mia. Così potrete asciugarvi e magari bere qualcosa di caldo!-
Seguiamo Luke sino al piano di sopra, fermandoci davanti a una porta marrone scuro. Abbassa la maniglia antica, ritrovandoci tutti nella sua stanza: una grande finestra con delle tende avorio illumina l’ambiente; al centro, un grande letto con cuscinoni all’apparenza molto morbidi, un comodino al lato e una scrivania accanto. Tutto ovviamente abbinato e decorato con vasi, fiori e oggetti da arredamento. Una stanza degna di nota, insomma.
-Cavolo Luke, vivi in condizioni estreme.- Dico ironica.
-Sì infatti, potevi dircelo che eri costretto a stare in un posto così decadente.- Aggiunge Sam.
-Già, avete ragione. Ma qualcuno deve pur farlo.- Risponde, fintamente angosciato.
Ridacchiamo. - In questa catapecchia c’è un phon?- Chiedo.
-Certo, entra in questa porta qui a destra. E’ il bagno; l’asciugacapelli è accanto al lavandino.- Risponde mentre, aperto un armadio, cerca dei vestiti asciutti.
Entro nella stanza: piastrelle e sanitari color panna e beige, asciugamani intonati e ..perfino il phon è dello stesso colore! Piuttosto maniacale. Lo attacco alla corrente e inizio ad asciugare i miei capelli bagnati.
‘Sembrerò un leone, ma sempre meglio di una cervicale!’ Avevo impiegato un’ora buona quella mattina a lisciarli per bene e nonostante la lunghezza ero riuscita a fare un buon lavoro. Ci mancava solo la pioggia!
Terminata l’asciugatura stacco la presa, per poi ritornare dagli altri nell’altra stanza.
Davanti a me, Sam è seduta sul letto con addosso una giacca non sua, Luke è al telefono mentre Marc, dimenandosi, tenta di togliersi la felpa grigia bagnata.
-Finalmente!- Dice, riuscendoci. -Cavolo, se la strizzassi probabilmente uscirebbero due litri d’acqua. Ma perché l’Inghilterra deve essere così piovosa?- Domanda a se stesso, roteando gli occhi.
-Parli spesso da solo?- Domando ridacchiando.
Alza lo sguardo, accorgendosi della mia presenza. -A volte.- Risponde sarcastico. -E tu lo sai che mettere le dita nella corrente non fa bene?-
Mi scuoto i capelli con la mano. -Ehi, non è colpa mia se con la pioggia i miei ricci diventano ancora.. più ricci!- Ma cosa può saperne lui, è un maschio.
-Perché, sei riccia?- Domanda sorpreso. -Hai sempre i capelli lisci quando ti vedo.-
Lo guardo sottecchi. -Che t’importa, tanto è lo stesso. Riccia o liscia.- Alzo le spalle e raccolgo un giornale di sport buttato vicino al letto. Mi siedo accanto a Sam, rilassata sopra un cuscino.
-Certo, certo.- Risponde ridacchiando. Porta una mano alla testa. -Ho i capelli fradici.- Dice, scuotendoli un po’.
-Asciugali.- Rispondo scrollando le spalle, la testa buttata sul giornale.
-Sì, penso che andrò.- Detto questo, se ne esce dalla stanza.
-Perché vi comportate in questo modo?- Domanda all’improvviso Sam.
-In che modo?- Chiedo distrattamente.
-Come se non fosse successo niente.- Risponde perplessa.
-Forse perché non è successo niente?- Vedo il giornale allontanarsi dalle mia mani e finire per terra. -Ehi, lo stavo leggendo!- Mi giro a guardarla; sul suo viso un’espressione scocciata.
-Sei irritante quando fai così, fattelo dire.-
Mi alzo in piedi, allontanandomi da lei. -E tu sei un’impicciona! Ti ho detto che con Marc non..- Sbarra gli occhi, scuotendo la testa. -Cosa succ..?-
-Con Marc non..?- Oh no.
Mi giro davanti la porta del bagno. -No, niente niente.- Dico in fretta.
-Ma mi hai nominato. Di che stavate parlando?- Chiede con un sorriso.
-Figurati, nulla d’interessante. Pensa un po’, non me lo ricordo neanche più da quanto non era importante!- Se questa non è sfiga, però..!
-Stavate parlando di quando l’altro giorno ti ho, come dire..- Mette un dito sul mento. -Baciata?- Termina.
Lascio cadere le braccia sui fianchi; posso anche seppellirmi.
-Complimenti Marc, non credevo di avere un fratello così pieno d’iniziativa.- Luke si avvicina, un asciugamano sulle spalle. Si siede accanto a Sam, che nel frattempo aveva iniziato a ridere.
-Oh certo.- Dico rossa d’imbarazzo. -Ora, visto che ci siamo, perché non lo diciamo anche agli altri ospiti dell’hotel?- Ma perché nessuno pensa a me, e a come possa sentirmi in situazioni come questa?
-Non crederebbero mai che un bel giovane alto e con fascino come me abbia potuto baciare una alta un metro e venti con una criniera cotonata.- Aggiunge passandomi accanto e ridacchiando di gusto. Recupero il giornale, per poi lanciarglielo dritto in testa. -Divertente.- Rispondo, incrociando le braccia.
-Se avete finito, voi due.- Aggiunge Luke, tamponandosi la testa con l’asciugamano. -Potremmo scendere al bar qui sotto e prenderci qualcosa di caldo da bere; ho chiamato poco fa e la sala è quasi completamente vuota.- Si alza, e con lui Sam.
-Sì andiamo.- Rispondo, precipitandomi fuori dalla stanza, seguita dagli altri tre.
Scendiamo le scale fino ad arrivare davanti al salottino poco lontano dalla porta d’ingresso. Divanetti color panna, tavolini in vetro e fiori bianchi profumati. Una parola per descrivere il tutto? Classe.
-Desiderate? Oh, buongiorno Signor Johnson!- Un uomo elegante, dietro a un lustro bancone, si rivolge a noi e soprattutto a Luke.
-‘Giorno Lengton. Quattro cappuccini, grazie.- Risponde, con un cenno del capo.
-Certamente.- Si allontana, diretto alla macchina del caffe.
Ci sediamo nelle comode e alte sedie in legno; alla mia sinistra Sam, alla mia destra Marc.
Luke, in piedi, aspetta l’ordinazione.
-Ecco pronti, lo zucchero è proprio qui accanto.- Dice, dando uno a uno i quattro cappuccini ordinati.
-Grazie ancora.- Risponde, trascinandoceli di fronte. La mia tazza è bianca e dorata, persino il cucchiaino ha decorazioni dello stesso colore!
Butto lo zucchero e inizio a girare, per poi bere un sorso. -Cavolo Luke! E’ buonissimo!-
-Sì lo so, Lengton è molto bravo.- Sorride, ricevendo un cenno di ringraziamento dall’uomo davanti a noi.
-Marc!-
Una voce dietro di me ci fa girare tutti quanti; una ragazza, alta, mora e abbronzata, con un vestito di lana fucsia e un paio di stivaletti, saluta con la mano. Si avvicina, abbracciando Marc calorosamente.
Sam mi guarda, alzando un sopracciglio. -Ciao Claire, come stai?- Risponde, rivolgendole appena un sorriso.
-Oh, molto bene, grazie! E tu?- Risponde, staccandosi da lui.
-Si va avanti; divertita a Sharm?-
-Mmh, diciamo. Troppo caldo, speravo in un po’ di pioggia.- Aggrotto le sopracciglia. In Egitto cosa puoi aspettarti? Neve e grandine?
-Ma è stato abbastanza divertente.- Dice, arricciandosi una ciocca di capelli lisci. -Oh che sbadata!- Continua all’improvviso, girandosi verso di noi. -Non mi sono ancora presentata. Claire Sambrook, piacere di fare la vostra conoscenza.- Dal tono non sembrerebbe proprio, ad essere sincera.
-Un momento. Sambrook? Tutto questo- Domando, indicando l’ambiente intorno a me. -E’ tuo?-
Mi rivolge un’occhiata indifferente. -Ovviamente.- Si rigira verso Marc, di nuovo con il suo sorriso smagliante. -Be’, ci si rivede in classe domani mattina. Buon pomeriggio.- Lo saluta con un altro abbraccio. -Ciao anche a voi.- Aggiunge, senza degnarci neanche di uno sguardo e allontanandosi a grandi passi.
Marc sospira, massaggiandosi la fronte. -E chi la sopporterà per tutto l’anno come compagna di banco?-
Poggio la tazza sul piattino, forse con più forza del dovuto, visti gli sguardi che tutti loro mi stanno rivolgendo.
-Anche se, l’avete vista, magari dopotutto sarà un anno piacevole. Che dici, Beth?- Ridacchia; pff.
-Sì, infatti. Magari ti invita in Egitto ad aspettare che diluvi.- Rispondo sarcastica.
Luke scuote la testa, ridendo. -Una ragazza più stupida non penso di averla mai vista, fattelo dire Marc.-
-Ma dai.- Aggiunge, continuando a guardarmi strafottente. -Nel complesso non è niente male.-
Cosa sono questi? Tentativi per vedere se sono gelosa? Mi ha presa per una bambina?
-Sìsì.- Dico sorridendogli. -Potresti anche andare a cercarla, magari è sola e abbandonata da qualche parte, senza nessuno con cui stare.- Faccio una smorfia triste.
-Oh, che splendida idea! Hai proprio ragione Beth, grazie mille.-
-Oh, figurati!- Dico, incrociando le braccia e alzando gli occhi al cielo.
-No ma dico. Vi sentite?- Chiede Sam, perplessa. -Probabilmente un paio di bambini sarebbero più maturi di voi due.- Le lancio un’occhiataccia; guardo fuori dalla grande finestra dietro di me. Sembra abbia smesso di piovere.
-Sentite, direi di uscire e iniziare ad andare, finché il tempo è buono.-
-Andare dove?- Chiede Luke.
-Ma da Tonks!-
Sam si colpisce la fronte con una mano. -Caspita, me l’ero completamente dimenticato!-
Mi alzo dalla sedia, seguita da lei e Luke. Marc rimane ancora seduto.
-Va be’ dai.- Dico, guardandolo. -Vorrai sicuramente raggiungere Claire, ci vediamo appena hai finito. A dopo!- Mi giro, soddisfatta.
-Certamente.- Dice alzandosi, roteando gli occhi. -Proprio simpatica, davvero.-
 
Usciamo dal cottage. L’aria è fresca, l’odore della pioggia ci circonda. Iniziamo a incamminarci; superiamo la piazzola dove poche ore prima si era tenuta la riunione. Un gatto cammina su un muretto mentre un cagnone lo rincorre entusiasta.
-Povero, speriamo non lo sbrani!- Dice Sam, preoccupata. Se potesse sicuramente lo porterebbe a casa con sè, pur di non fargli correre il rischio di essere ucciso.
-Ma no, figurati. -Risponde Luke. -Probabilmente si arrampicherà su quell’albero e non si farà prendere!-
E infatti sembra tranquillo: si muove agile e noncurante della presenza del cane che con la lingua di fuori segue ogni suo movimento.
Quest’ultimo si gira all’improvviso, bloccandosi davanti a me. Mi fermo, per evitare di cadergli addosso.
-Maledizione, stavo per schiacciarti!- Dico al cane, seduto scodinzolante davanti a me. Sorrido e mi abbasso per accarezzargli il pelo nero. -Ma lo sai che sei proprio bello?- Dico, come se potesse anche solo rispondermi.
-Beth! Non toccarlo, potrebbe avere le pulci!- Sam ha una faccia disgustata sul viso; Luke si avvicina e a sua volta accarezza l’animale, con un sorrisone. -Pulci.- Alzo gli occhi al cielo. -Probabilmente è scappato dal padrone; guarda, ha il collare.-
Prendo il cordone rosso e afferro la targhetta sottile ed argentata.
-C’è un nome!- Dico, accorgendomi della presenza di una scritta. Mi avvicino, per leggere bene cosa ci fosse inciso.
 
‘Perché non c’ho pensato prima?’
 
Inizio a ridere, per la mia grande stupidità.
-Be’, qual è il nome?- Chiede Marc, inginocchiato accanto a Sam.
-Sai- Dico, rivolgendomi all’animale con un sorriso. -Sei proprio convincente come cane, Sirius.-  









Spazio autrice.
'Sera a tutti! Ecco il nuovo capitolo! :3 Niente di significativo, più o meno.. Ho introdotto un nuovo personaggio, Claire, che a dirla tutta serviva e come! Giusto per movimentare un po' le acque.. (;
E un bel Sirius, uno dei ruoli che più ho amato nella saga.. La sua morte è ancora una ferita aperta. T-T
Il prossimo capitolo, come questo e quello precedente, parlano di eventi che accadono tutti nello stesso giorno.
Spero vi sia piaciuto, a presto! :*

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Capitolo 16
*** Al solito bar, per il solito cappuccino. ***


Al solito bar, per il solito cappuccino.



Il grande cane nero davanti a noi si alza sulle due zampe anteriori per poi cambiare aspetto gradualmente e diventare un uomo in tutto e per tutto.
Si risistema i vestiti scuri e un po’ impolverati, scompigliandosi all’indietro i capelli neri e lunghi sin sotto le orecchie.
-Oh be’, speravo nell’effetto sorpresa ma la collana mi ha fatto scoprire.- Afferra il laccetto intorno al suo collo, prendendo la targhetta argentata con la scritta Felpato incisa sopra.
-Peccato, sarebbe stato un bel colpo di scena.- Rispondo emozionata.
Alle sue spalle, Marc e Sam con gli occhi sbarrati, accanto a me Luke altrettanto stupefatto.
Non ci si abitua mai a queste visite inaspettate. Anche se devo dire di averla presa abbastanza bene, questa volta.
-Cosa sono quelle facce spaventate? Non avete mai visto un cane trasformarsi in un uomo?- Chiede con un grande sorriso.
-Non è una cosa che accade tutti i giorni, no.- Risponde Marc, scuotendo lentamente la testa.
-Veramente non accade.. mai!- Continua Sam.
-Ma diciamo che è stato.. Wow!- Luke annuisce convinto, entusiasta. -Una forza!-
Sirius sorride, avvicinandosi a lui. -Stupefacente vero?-
-Altroché!- Risponde Luke sempre più convinto.
-Ohh, ciao gattino!- Dice Sam, con una vocina mielosa. Sulla sua caviglia l’animale di prima le fa le fusa, la lunga coda che si struscia sulla sua gamba.
-Andiamo Minerva, la copertura è saltata!-
Il docile gatto si blocca all’improvviso, indietreggiando appena. In un battito di ciglia, al suo posto, ora c’è un’alta donna, con una crocchia scura sopra la testa, un paio di occhiali sul naso e un giaccone verde smeraldo addosso.
Sam indietreggia forse di qualche metro, con il dito puntato contro quello che pochi secondi prima era un semplice gatto che faceva le fusa.
-Ma.. ma.. Ma la volete smettere di trasformarmi come se fosse la cosa più naturale del mondo?!- Urla esasperata.
-Ma per noi lo è, signorina.. Signorina?- Chiede la professoressa McGranitt, pulendo i pantaloni in velluto blu scuro.
-Jones.- Risponde, quasi intimorita e calmandosi un po’.
-Signorina Jones, per noi è come bere un bicchier d’acqua.- Termina, con un sorrisetto compiaciuto.
-E’ stato MIIIITICO!- Interviene Luke, saltellando sul posto.
Io avrò anche reagito bene, ma lui sembra aver scoperto Narnia dentro l’armadio.
-Questo ragazzo esplode d’entusiasmo, come ti chiami?- Gli domanda Sirius, una mano sulla spalla.
-Luke, mi chiamo Luke.- Risponde, ricambiando il sorriso.
-Bene, Luke. Complimenti, per ora sei il primo a non essere svenuto! Ah, e ovviamente anche voi, molto bravi.- Continua, guardandoci uno a uno. Marc si avvicina a me, lanciandomi un’occhiata tranquilla. Ha superato il momento, e sembra finalmente reagire bene. A differenza di Sam che se ne sta ancora lontana, guardandoci tutti piuttosto preoccupata.
Le faccio segno di avvicinarsi. -Stai bene?- Le domando. Annuisce, poco convinta. -Sto solo.. metabolizzando il tutto.- Risponde, quasi più a se stessa che a noi.
Povera. Sì insomma, prima il Molliccio, poi Tonks, ora Sirius e la McGranitt, che dalla sua caviglia si è trasformata da gatto in donna. E’ più che comprensibile la sua reazione.
-Bene, direi d’incamminarci. Tonks mi ha detto che nei vostri negozi vendono un’ottima Torta della Casa.- Aggiunge Minerva, strofinando un po’ le mani ossute.
Crack.
-Oh! Parlavamo proprio di te!- Vicina a noi ecco comparsa Nymphadora. Un bel caschetto sbarazzino color rosa chiaro, vestita alla meglio. Sicuramente avrà cercato di imitare lo stile babbano, con scarsi risultati.
Si scompiglia appena i capelli corti, un po’ stralunata. -Scusate il ritardo! E’ che mi ero completamente scordata.- Ci dice, con un sorriso di scuse.
-Non preoccuparti, ci siamo incontrati poco fa. - Risponde Sirius.
-Anche se un po’ di puntualità avresti potuta averla, in un’occasione come questa.- Aggiunge suo malgrado la McGranitt. -Ma non importa!- Continua, riprendendo l’entusiasmo. -Quella fetta di torta mi attende.-
Sorrido divertita.
Ci avviamo così al solito bar; Luke e Sam con Sirius, Tonks con Minerva e accanto a loro, io e Marc.
 
 
-Signora lei cosa prende?- La solita cameriera, questa volta con i ricci biondi sciolti sulle spalle, prende le ordinazioni. Si rivolge alla McGranitt, disorientata .
-Ah, ehm sì.. una Torta della Casa.- Dice scandendo le parole, quasi come se parlasse a un sordomuto.
La signora alza un sopracciglio per poi scrivere in fretta sul suo blocchetto. Se ne va, a grandi passi.
-Bene!- Sirius si gratta furiosamente la testa. -Queste le avrò prese qui fuori, prima non le avevo. Quanto prude!-
-Ecco, l’avevo detto io che ha le pulci.- Aggiunge Sam con una smorfia schifata.
-Colpa del tuo Mondo, nel mio sono meno mannare. Dovrò farmele togliere alla svelta.- Risponde, continuando a grattarsi con un’espressione irritata.
-Mettendo da parte i tuoi problemi da cane- Interrompe Tonks. -Dobbiamo parlare.-
-Siamo tutti orecchi.- Rispondo, sporgendomi più verso di lei.
-No aspettate, prima ditemi una cosa. Con lo sciopero a che punto siete?- Domanda.
-A metà.- Risponde Marc. -Ci siamo riuniti qualche ora fa e lunedì metteremo il piano in atto. Contiamo di farcela.-
-Male che vada, una Maledizione Imperius su chi non ..-
-Non pensarci nemmeno Sirius!- Lo interrompe interdetta la McGranitt. -Dobbiamo influire il meno possibile sulla vita di questa gente babbana. Un Imperius non causerebbe niente di buono!-
-E se non dovessero concedere il viaggio in Italia? Minerva, lo sai vero che è essenziale che riescano ad arrivarci?- Risponde lui, ticchettando le dita sul tavolino.
Gli rivolge un’occhiata eloquente. -Certo che lo so.- Si raddrizza sulla sedia. -Sarà la nostra ultima soluzione. Sono certa che riusciranno a cavarsela da soli, non sono mica degli incompetenti.-
Non puoi che sentirti lusingata se la professoressa Minerva McGranitt ti fa un complimento. Cioè, è lei caspita.
-La probabilità di riuscita è alta, dopotutto è un semplice sciopero.- Aggiunge Luke scrollando le spalle. -Tonks, puoi continuare.- Aggiunge.
-Oh certo!- Dice,ritornando in sè. -Mettiamo il caso che riusciate ad avere l’autorizzazione, che partiate e arriviate in Italia.- Mette una mano nella tasca del giaccone, estraendo quattro galeoni dorati. -Questi- Dice, porgendocene uno ciascuno. -Sono galeoni incantati. Sì esatto, gli stessi creati da Hermione per l’Esercito di Silente. Poiché non avete poteri magici, e quindi una bacchetta con cui evocare un Patronus per comunicare con noi, useremo questi. Sapete come funzionano vero?-
-Diventano rosso fuoco e bollenti quando sono stati decisi ora e data per un incontro, che compaiono sulla faccia della moneta.- Risponde Sam.
-Esattamente. Anche se in questo caso verranno aggiunti luogo e soprattutto eventuali messaggi da parte nostra. Non possiamo correre il rischio di Smaterializzarci davanti ai vostri genitori per avvertirvi su qualche novità.- Continua Tonks, con una faccia preoccupata.
-Mia madre probabilmente ne sarebbe entusiasta.- Penso ad alta voce ridacchiando.
-Io credo che sverrebbe!- Mi risponde. -Mi raccomando, non perdeteli. E non spezzate l’Incanto Proteus!-
-Come potremmo?- Domanda Marc perplesso. -Siamo.. babbani.-
-Proprio per quello, siete imprevedibili.- Aggiunge scherzando Sirius e indicandoci tutti con un dito.
-Ecco qua. Due cappuccini, una cioccolata calda e una.. Torta della Casa.- La cameriera poggia il grande vassoio sul tavolo, sul viso un’espressione perplessa.
Probabilmente si starà chiedendo per quale motivo veniamo in questo bar e ogni volta siamo in compagnia di gente sempre più strana. Fortunatamente è abbastanza intelligente da non fare domande.
-Oh bene, bene! Voglio proprio assaggiarla.- Prende la forchetta, tagliando un pezzo di torta e mangiandolo in un sol boccone. -Mmh.. Ohohoh ottima!-
-Fa sempre così quando mangia dolci?- Sussurra Marc a Tonks. Lei annuisce chiudendo gli occhi, come risposta.
-Bene, stavo dicendo!- Continua la ragazza, riprendendo da dove l’avevano interrotta. -Arrivati in Italia vi manderemo un messaggio con luogo e ora d’incontro e insieme andremo dal gruppo di ragazzi italiani. Fin qua tutto chiaro?-
-Certo.- Risponde Luke per tutti.
-Perché adesso le cose si fanno un po’ più complesse.- Sul nostro viso un’espressione sorpresa. -Non sappiamo cosa potremmo trovare, in Sicilia. Sì, siamo già andati a dare un’occhiata e sì, non abbiamo nulla di utile. Ma probabilmente Tu-Sai-Chi e l’allegra brigata che gli sta dietro sanno che tutto è iniziato dagli italiani. Dopotutto, hanno con loro Nicola.- Continua.
-Ne siete certi?- Domando. -E’ davvero con i Mangiamorte?-
-Sì.- Risponde la McGranitt. -Dopo essere entrato nel nostro Mondo, o per meglio dire, in quello che per voi è un libro, si è mostrato a noi. Ma soprattutto a Tu-Sai-Chi. Dopotutto sa che è rinato per opera sua, gli conviene non farlo allontanare dal suo raggio di azione. Il Signore Oscuro non rischierebbe mai la sua unica risorsa di salvezza.- Poggia la forchetta sul piattino vuoto.
-E allora? Che possiamo fare?- Chiede Sam.
-Per prima cosa.. attenzione. Non possiamo sapere cosa, o meglio, chi troverete ad aspettarvi. Preoccupatevi comunque relativamente di questo, dato che avrete Auror alle calcagna per tutta la durata del viaggio. Il vero vostro problema sarà capire.- Sirius scandisce l’ultima parola, con enfasi. Ci guarda uno a una. -E’ importante, è il vostro scopo. Se non capirete per quale motivo quel ragazzo ha causato tutto questo e cosa sanno i suoi amici, ogni nostro tentativo sarà inutile.-
Più va avanti la conversazione, più mi rendo conto di quanto sia essenziale arrivare in Italia. E che tutti contano su di noi.
-Posso farvi una domanda?- Chiede Marc all’improvviso. -Perché noi?- Incrocia le braccia, aspettando una risposta.
-Ve l’abbiamo già detto. Per le vostre capacità, e perché siete uniti da una grande passione comune.- Risponde Tonks.
-Nono.- Marc scuote la testa. -Perché noi- Ci indica in cerchio. -dobbiamo andare in Italia? Io non ci credo che nessun altro gruppo, nel mondo, abbia avuto la nostra stessa idea. C’è sotto qualcosa.-
Be’ in effetti, ha assolutamente ragione.
La professoressa McGranitt assottiglia le labbra, abbassando gli occhi. In egual modo si comportano gli altri due. Sirius è il primo a parlare.
-No Marc. Non c’è niente sotto, niente che non vi abbiamo già riferito.- Lo guarda rapido negli occhi, per poi buttarsi sulla sua sedia.
-Certo.- Risponde lui sarcastico. -Ci state mandando contro un’impresa suicida?-Inizia ad innervosirsi.
-Assolutamente no!- Interviene Tonks. -Non pensarlo neanche, non lo faremmo mai!-
Un ticchettio piuttosto fastidioso inizia a sentirsi da sotto il nostro tavolo.
Ci guardiamo tutti perplessi. Abbassiamo la testa contemporaneamente, oltre la tovaglia color pesca.
Un piccolo picchio argentato e dai contorni poco definiti colpisce appena la gamba centrale del tavolino. Appena nota le nostre teste osservarlo si blocca, muovendosi a mezz’aria per quel poco che gli è permesso.
Una voce profonda e irata parla in un sussurro dal piccolo animale. -Alla Tana, adesso.- Scompare, sparendo nel nulla.
Sirius, Tonks e Minerva si risollevano in fretta,  per poi alzarsi dalle loro sedie.
-Era un Patronus quello?- Domando entusiasta.
-E anche di Windingan! Sarà furioso.-
-Chi è Windingan?- Domanda Sam.
-Un membro dell’Ordine, non lo conoscete?- Continua sbrigativa Tonks mentre allaccia il suo cappotto.
-No.- Rispondo con le sopracciglia aggrottate. -Per niente.-
-Strano. Be’, avrete modo di farlo! Ora dobbiamo proprio andare. Controllate i galeoni, mi raccomando.-
-A presto ragazzi.- Ci saluta Sirius, mentre Minerva ci rivolge un piccolo sorriso. Escono dal bar, a grandi passi.
Ci ritroviamo seduti, tutti e quattro, storditi. Luke e Sam sono uno accanto all’altra, che condivido lo stesso bracciolo della sedia. Marc ha ancora le braccia incrociate, lo sguardo perso in un qualche suo contorto pensiero.
-Tutto bene?- Domando.
-Sì.- Dice, ritornando in sé e guardandomi negli occhi. -Ma stai certa che avrò delle risposte. O possono scordarsi la mia presenza in Italia.-
 
E ho come il netto presentimento che le sue non siano soltanto parole.








Spazio autrice.
Scusate il breve ritardo, ma alla fine ce l'ho fatta! Sirius ** e la grande Minerva, DOVEVO introdurli! Era proprio una necessità! :DD 
Windingan, ovviamente, è un personaggio inesistente nella saga. L'ho inventato io perché mi serviva e probabilmente, sarà presente anche in futuro. 
Spero vi sia piaciuto, baci! :*

P.S.: il prossimo capitolo tratterà lo sciopero; spero non arrivi troppo in ritardo. Se così dovesse essere avete il libero diritto di prendervela con la mia professoressa di fisica. v.v'

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Capitolo 17
*** Piano, parte II. ***


Piano, parte II.



-E se non dovesse funzionare?-
-Funzionerà!-
La mattina è gelida, il cielo nuvoloso. Io e gli altri siamo davanti al nostro istituto; cartelli, teli e megafono alle mani.
-Beth, ma come puoi esserne così certa? Voglio dire, siamo solo dieci ragazzi! E ci stiamo mettendo contro uno come Serkinton!-  La ragazza mora davanti a me, nel suo giubbotto grigio imbottito, mi guarda preoccupata con i suoi grandi occhioni chiari. Odio quando Stella si comporta così.
-Ascoltami.- Le dico, avvicinandomi a lei. -Preferisci entrare in classe, fare lezione e non andare in Italia o..- La guardo con un sorrisetto. -Provarci e farcela? No, non fare quella faccia. Ce la faremo sicuramente, in un modo.. o in un altro.-
Sospira. -Okay, va bene.- Si allontana, avvicinandosi a Meredith poco lontana.
-O in un altro?- Domanda Marc, arrivato accanto a me.
Alzo lo sguardo verso l’altro. -Cosa potevo dirle?-
Ridacchia. -Nono , hai fatto bene. Per lo meno l’hai tranquillizzata un po’. Gli altri sono carichi.- Strofina le mani. -Per quanto riguarda Sam e Luke, figurati se non daranno il meglio di loro.-
Sorrido, vedendoli arrivare vicini. -Sai se ci sono novità?-
-Di che tipo?- Mi domanda.
-Tra loro, intendo.- Lo vedo alzare un sopracciglio. -Luke è più timido di quanto possa sembrare. E aggiungerei anche orgoglioso, quindi..-
Sbuffo. -Dovresti spronarlo un po’. Dopotutto sei il fratello.- Lo guardo, per vedere la sua espressione.
-Vedrò cosa fare.- Dice, avvicinandosi un po’ di più. -E comunque non è così pieno d’iniziativa. Non quanto me di certo..-
-Ehi Marc!- Si allontana, togliendo la mano dal mio fianco.
No, ma dico.. chi diavolo è?
-Ciao Claire.- Risponde, non nascondendo l’irritazione.
E chi dovrebbe essere se non lei?
-Ciao.- Saluto. Senza ricevere risposta.
-Che avete intenzione di fare?- Chiede a Marc, con un grande sorriso. Indossa un cappotto bianco panna e un cappellino dello stesso colore. La sua presenza mi irrita, e non poco.
-Sciopero.- Risponde.
-Sciopero? Uhm, e per quale motivo?-
-Non vogliono concederci un viaggio d’istruzione. Così protestiamo.- Scrolla le spalle.
La ragazza mette un dito sul mento, con un espressione fintamente perplessa. -Capisco.-
Mha, non credo.
-Be’ scusatemi, ma vedo Sam chiamarmi, devo raggiungerla.- Dico, interrompendo quell’interessantissimo e particolarmente profondo scambio di battute. Marc butta lo sguardo su Sam in lontananza che, impegnata con le batterie del megafono, non si è neanche accorta delle mia presenza.  Si gira per guardarmi, irritato.
-Ciao Marc. Claire.- Dico, con un cenno del capo.
Mi allontano.
 
***

-Ascoltatemi!- Luke è in piedi, davanti a tutti. -Tra poco arriverà il preside. Vi voglio carichi, vi voglio pronti.-
La gente intorno a noi inizia ad accalcarsi, cercando di capire a cosa fosse dovuto tutto questo scompiglio.
Una macchina nera si avvicina al grande cancello. I vetri scuri non permettono di far vedere chi ci sia dentro, ma noi sappiamo chi c’è al volante.
-Ragazzi eccolo, iniziamo forza!-
“L’ISTRUZIONE E’ UN DIRITTO! E VOI CE LO STATE TOGLIENDO!”  Sam inizia ad urlare con gran foga nel megafono. Altri intorno a me sventolano teli bianchi con scritte rosse e nere, mentre io mi limito a scuotere su e giù un grosso cartello con su scritto “No gita, no scuola!”
Sembra una così grande pagliacciata. Voglio dire, non fanno per me questo genere di cose. Se non fosse per un motivo così importante probabilmente me ne sarei rimasta a casa, sotto le coperte a poltrire.
La macchina nera si ferma davanti all’entrata; la portiera si apre, rivelando un uomo in cappotto. Pochi ma folti capelli grigi sulla testa, aspetto e portamento rigidi e composti, sul viso un espressione irritata e piuttosto arrabbiata. Il preside Serkinton si avvicina a noi studenti, facendosi largo tra la folla di altra gente che cerca di capirne di più.
-Cosa diavolo sta succedendo qua, di prima mattina?- Pronuncia queste parole con estrema decisione, quasi a volerci incutere timore.
-Stiamo scioperando.- Risponde Luke, sottolineando l’ovvio, con un’espressione impertinente sul volto.
-E per quale motivo? Non sarete mica la classe di potenziamento..- Continua, leggendo i vari cartelli di protesta e soffermandosi per ultimo sul mio.
“SE SIAMO COME LE ALTRE CLASSI PERCHE’ NON CI E’ CONCESSA UNA GITA D’ISTRUZIONE? EH?!”
-Signorina spenga quel megafono per l’amor del cielo!- Urla il preside, sovrastando le molteplici urla e schiamazzi attorno a noi. Sam sorpresa, abbassa lo strumento, con un espressione delusa sul volto.
-Per favore.- Chiede a Luke, e a Marc, arrivato in quel momento. -Non ho la minima voglia di gestire anche questi nullafacenti qua fuori che perdono il loro tempo a guardare voi- Ci indica, tutti e dieci. -che decidete di scioperare per un’inutile gita. Perciò, entrate o vi sospendo seduta stante.- Incrocia le braccia, con il mento verso l’alto. Ricorda tanto quei bambini offesi che cercano di avere la meglio sugli altri.
-Non ci pensiamo proprio.- Risponde Marc riaggrappando il suo cartello e iniziando a puntarlo verso l’alto.
Sam riprende ad urlare nel megafono e noi, qua intorno, a muoverci armati di teli e proteste.
Il Signor Serkinton porta una mano allo fronte; massaggia le tempie mentre alla mano sinistra ha un tic nervoso. -Parliamone in maniera.. civile, almeno.- Tenta di dire ai due ragazzi, mentre il rumore diventa sempre più forte.
-C’è poco da parlarne.- Risponde Luke.
-Anche perché non ha altre alternative. O ci concede il viaggio, e noi ci fermiamo qui, oppure continueremo a farci sentire.- Conclude per lui Marc.
Abbassa la mano, guardando i due ragazzi che, entrambi con le braccia incrociate e un sorrisetto soddisfatto, attendono una sua risposta.
Sospira. -Non ho intenzione di permettervi più di cinque giorni. E se i costi dovessero essere troppo alti, anche di meno! Sono stato chiaro?-
Entrambi i due volti si aprono in un sorriso. -Assolutamente Signore, fantastico!- Risponde Marc.
-Ragazzi.. Saaam.. Samanthaa! Sì Samantha ascolta, dì agli altri di fermarsi!- Urla Luke.
-SILEEEEEEEENZIO!- La folla si ammutolisce.
Mi avvicino a Luke. -Ragazzi, abbiamo il permesso!- Dice quest’ultimo, alzando il pugno in segno di vincita. Urli d’approvazione riecheggiano per almeno tre isolati dalla scuola.
-HO DETTO SILEEEEENZIO!- Ripete Sam, anche fin troppo esaltata.
-Signorina, le ho detto di spegnere quel maledetto megafono!!- Urla il preside, ormai fuori di sé. -E tornatevene in classe voi! Avete ottenuto ciò che volevate, adesso filate dentro e non fatevi vedere per almeno tutto l’anno scolastico!- Si allontana a grandi passi dentro l’edificio, scansando la professoressa Mason accanto all’ingresso.
Sam abbassa il megafono a malincuore mentre si avvicina a me. -Perfetto, ce l’abbiamo fatta!- Dice, senza molto entusiasmo.
-Già.- Le rispondo, guardandomi le unghie della mano destra. Insomma, speravo in qualcosa di più.. movimentato, è stato fin troppo facile.
-Entriamo?- Chiede Luke, guardandosi intorno e vedendo che ormai eravamo rimasti solo noi, lì, al gelo.
-Direi.- Ci dirigiamo verso il grande portone d’ingresso. La professoressa è ancora là, poggiata contro il legno scuro e mangiucchiato dello porta, che ci guarda con un espressione molto soddisfatta.
-‘Giorno professoressa!- Saluta Sam, sorridendole.
-‘Giorno ragazzi!- Risponde. -Insomma.. devo dire che..-
-Oh sì! La sua idea è stata geniale!- Intervengo annuendo.
Scuote la testa, sorridendo. -Siete voi i geni ad averla messa in atto. E non è cosa da tutti, voglio dire, altri si sarebbero tirati indietro, per non correre il rischio di essere sospesi.- Dice, sempre più convinta.
Non posso che ricordarmi di Stella, e della sua grande preoccupazione. Ma alla fine è andata bene, ce l’abbiamo fatta.
-Be’, dovevamo farci valere. E’ un nostro diritto.- Continua Luke, varcando l’ingresso. Marc fa lo stesso, annuendo alle parole del fratello.
-Avete ragione.- Continua, spostandosi dal portone. -E vedrete che riuscirò ad ottenere una settimana intera.- Aggiunge, facendoci l’occhiolino.
Devo ricordarmi di farle un regalo; un cesto di frutta, un vaso di fiori.. che si regala a una professoressa? Be’, qualsiasi cosa, ma le devo davvero molto. E nemmeno se ne rende conto.
-Grazie professoressa.- Le dico, sorridendole.
-Ma adesso direi che è meglio se entrate, siete piuttosto in ritardo.-
Varco l’ingresso con Sam che si dirige da Luke e lo abbraccia calorosamente. Le rivolgo un’occhiata stupita che giustifica a sua volta con  un: “Che vuoi?”
Questa me la deve spiegare.
Marc mi fiancheggia, spintonandomi appena. -Questo è perché mi hai lasciato da solo con quella.-
Alzo un sopracciglio. -Cavoli tuoi, io stavo andando da Sam.-
-Che nemmeno ti aveva vista arrivare.- Incrocia le braccia.
Scrollo le spalle. -Questi sono solo dettagli. Oh guarda, questo il mio piano. Tu devi fare altre due rampe perciò.. ciao!- Sorrido sarcastica.
Mi rigira dalla sua parte. -Non è finita qua.-
-Questo è da vedere.- Rispondo, entrando nella mia aula.










Spazio autrice.
'Sera a tutti! Finalmente ho aggiornato! (: Sciopero fatto, gita approvata. E' stato abbastanza facile, non credete? (; Spero vi sia piaciuto, cercherò di scrivere il prossimo il più in fretta possibile! 
A presto! :**

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Capitolo 18
*** Pericolo! ***


Pericolo!



-Non ho voglia.-
-Dannie, avanti non fare i capricci.-
-Ho detto che non ne ho voglia!-
Stacco la presa dalla corrente; la tv diventa completamente scura. Incrocio le braccia. -Fallo. Adesso.-
Butta il joystick sul pavimento, con un grande tonfo.
-Non ti sopporto!- Dice alzandosi e uscendo dalla stanza a grandi passi.
-Tuo il cane, tua la responsabilità di portarlo fuori in giardino!- Urlo, ridacchiando.
Mi piace fare la sorella maggiore.
Voglio dire, rompere le scatole a tuo fratello, urlare ordini a destra e a manca e aspettarsi che vengano eseguiti. Finché non si ribella a questa dittatura familiare e decide di vendicarsi con i suoi soliti scherzetti idioti.
-Attenta questa sera, chissà che non ci sarà qualcosa ad aspettarti nel tuo letto.- Mi dice, con Bibo al guinzaglio.
Ecco, per l’appunto.
Roteo gli occhi, ridacchiando. -Certo, certo. Come l’ultima volta che avevi trovato una lucertola sulla finestra e hai ben deciso di infilarla tra le mie coperte?- Era stata un’esperienza poco piacevole, ad essere sincera. Ma non abbastanza come avrebbe voluto lui; anche perché, alla fine, era stato messo in punizione per una settimana.
-Questa volta sarà peggio!- E si allontana, con il cane zampettante.
Rido. Avrà solo sei anni, ma parlare con lui è a dir poco uno spasso.
Mi appoggio al termosifone tiepido del soggiorno, guardandomi intorno. La casa è in un silenzio piacevole. Si sentono soltanto il ticchettio dell’orologio e Bibo abbaiare dal giardino.
-Ahia!- Urlo. Mi allontano subito dal termosifone, improvvisamente bollente.
 Lo tocco con una mano; impossibile, è ancora tiepido. Aggrotto le sopracciglia. ‘Ero talmente sovrappensiero che ho creduto di essermi bruciata il sedere sul termosifone.’ Penso, roteando gli occhi per la mia infinita stupidità.
Un altro bruciore mi fa saltare dallo spavento.
-Ma basta, cosa diavolo è?!- Urlo, parlando da sola.
Infilo una mano nella tasca destra del jeans. Un galeone, rosso fuoco e caldo, lampeggia ad intermittenza.
-E io che credevo fosse colpa mia, era questo coso a bruciare.-
Lo rigiro tra le mani, fino a quando non compaiono una scritta e una serie di numeri.
 
 

Piazza .. ehm sì .. Quella davanti casa di Sam, insomma. Ore: 17 e 45. Puntuali, mi raccomando. Non ho voglia di litigare con Minerva per il vostro, e  mio, ritardo!
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Tonks.

 

Alzo lo sguardo verso il grande orologio a parete verde acqua. Sono le 17 e 30.
‘Maledizione!’Penso. ‘I miei arriveranno per l’ora di cena!’
Sento la porta del terrazzo sbattere appena.
-Bibo caspita, ne hai fatta tanta questa volta!- Dannie si toglie la giacca, accarezzando la testolina del cane, con la lingua penzoloni.
Fisso per un attimo i due, pensando a un modo per risolvere la situazione; dopotutto non posso lasciare mio fratello da solo in casa. Ha solo sei anni, e potrebbe combinare non pochi danni.
-Ti sei incantata?- Mi chiede, inclinando appena la testa.
-Nono.- Dico, scuotendo  il capo. -Senti, rimetti il giubbotto. Usciamo.-
 
***
 
-Ma cosa..-
-No Sam, non.. non fare domande, per favore.-
Bibo, in braccio a Dannie, ha una mise invernale stile ‘Studente-di-Hogwarts-mancato’. Con tanto di cappello a punta e stemma della scuola.
-Non puoi avergli permesso di.. indossare una cosa del genere. Oggi.-
-Credi forse che volessi?! Avrò perso dieci minuti interi solo per cercare di convincerlo a lasciare il cane a casa, ma a quanto pare si diverte a farmi uscire fuori di testa.-
Mio fratello ridacchia. Ride bene chi ride ultimo, brutto piccolo …
-Noo!- Segue una lunga risata.
-Luke, senti. Non è un buon momento.- Metto una mano sulla tempia. Mi giro per guardarlo, aspettandomi di trovarlo dietro di me, e  rimanendo un po’ stupita dal fatto che mi stia parlando dalla finestra della stanza di Sam.
-Mi sono persa qualcosa?- Domando, alzando lo sguardo verso Luke.
Scuote la testa indifferente. -No, per niente.-
-E cosa ci faresti là sopra?- Chiedo, strabuzzando gli occhi.
-Sono arrivato qua come deciso, ma non c’era ancora nessuno. Ho suonato da Sam e mi ha fatto entrare. Siamo andati in camera sua e poi.. sì dai, devo proprio spiegartelo?-
Mi giro verso di lei. -Ah.-
Rotea gli occhi. -Non è andata così. Ovviamente.- Risponde, lanciando un’occhiataccia a Luke che, ancora affacciato alla finestra, ridacchia e scuote la testa.
-E’ arrivato qua, ha suonato e ha preteso di entrare per mangiare qualcosa.-
Rialzo lo sguardo. -Molto divertente.-
-Avevo fame.-Risponde, con un sorriso largo e divertito.
-Ho fame anch’io, che si man.. Oh mio Dio.- Marc, appena arrivato, fissa il cane.
-Ti prego. Non una parola.-
-Lo sai vero che..-
-Sì che lo so!!- Rispondo esasperata.
-Ma perché non vi piace? Beth, l’hai comprato tu questo vestito!- Dannie sembra piuttosto indispettito e accarezza Bibo, quasi a confortarlo.
-Sì piccolo, ma per Halloween. Non per metterlo tutti i giorni, soprattutto oggi.- Rispondo, cercando di essere il più sintetica possibile.
-Non capisco.- Risponde, grattandosi la testa con la mano libera.
-E così deve essere.- Mi giro verso Sam, improvvisamente preoccupata.
-Ascolta.- Le sussurro, avvicinandomi. -Hai ancora..- Sospiro. -Quel vecchio videogioco che usava.. Insomma, l’avete buttato forse?-
Mi rivolge uno sguardo indecifrabile. -No. E’ in camera mia. Perché?-
-Non voglio che Dannie veda tre persone Smaterializzarsi dal nulla davanti a lui. Né tanto meno doverli spiegare il perché un cane e un gatto possano trasformarsi in un uomo e una donna.-
Sam annuisce appena.
-E mi chiedevo..- Continuo. -Se potesse usarlo lui. Giusto il tempo di far arrivare gli altri!-
-Sì.- Risponde in fretta, convinta. -Certo che può usarlo, figurati. Ehi Dannie?-
-Sì?- Risponde, mentre appoggia Bibo per terra.
-A casa ho un gioco molto bello di SuperMario. Ti va di giocarci per un po’? Qua ti annoieresti, e poi fa freddo!-
Alza lo sguardo. -SuperMario hai detto?-
-Esattamente. E’ un po’ vecchio, ma credo che ti piacerà ugualmente.- Lo guarda, con un sorriso accennato.
Dannie sembra rifletterci un po’ su. -Uhm, va bene. Hai i succhi di frutta?-
-Quanti ne vuoi!- Dice, accarezzandogli i capelli e dirigendosi con lui dentro casa.
Sospiro. -Okay, e un problema è risolto.-
-Avevi paura che tuo fratello potesse vedere.. un po’ troppo?- Domanda Marc.
Annuisco. -Non voglio dover rispondere a domande che preferirei non sentirmi fare.-
-Giusto.- Guarda verso la finestra dove Luke è ancora affacciato. -Non  pensi sia arrivato il momento di scendere?-
Fa un cenno col capo, per poi allontanarsi dalla finestra e scomparire.
Guardo l’ora sul mio cellulare. 17 e 40. Sbuffo. Ancora cinque minuti.
-Tutto okay?- Mi domanda Marc. E’ seduto sul bordo della fontanella, chiusa, di fronte casa di Sam.
-Sìsì.- Rispondo. Lo guardo. La sua espressione non sembra delle migliori; gli sorrido, cercando di essere per lo meno convincente.
-Okay.- Risponde, fissandomi, e probabilmente cercando di capire cosa c’è che non va.
-Dico davvero.- Sorrido. -E’ tutto.. okay.- Riabbasso lo sguardo, riguardando l’ora. 17 e 41.
-Non ti credo, ma va bene ugualmente.-
Roteo gli occhi, riprendendo il telefono.
-Però se non la smetti di guardare l’ora giuro che prendo il cellulare e lo fracasso sull’asfalto.-
Ridacchio. -Va bene, va bene. Scusa! Comunque dovrebbero arrivare a momenti.-
Annuisce, iniziando ad oscillare le gambe; la schiena curva, una mano nell’altra. Sbuffa.
-Tu.. tutto a posto?- Domando, titubante.
Si rigira, con un mezzo sorriso. -Il solito. Mi sto solo annoiando.- Riabbassa lo sguardo.
Sospiro. Perché le nostre conversazioni devono limitarsi a questo? Non ci capisco niente.
Lancio un sassolino, finché non sento un rumore provenire dalla casa di Sam.
-OH DIAMINE! SEI UN IDIOTA!-
-IO L’IDIOTA?! SEI TU QUELLA CHE AVEVA UN COLTELLO IN MANO!-
Coltello in mano?
Mi giro verso Marc che con me inizia a correre verso la porta.
Entriamo, precipitandoci in una stanza dietro l’altra finché non arriviamo nella cucina.
Luke, con in mano un grande fazzoletto bianco chiazzato di rosso si stringe la mano sanguinante; Sam, seduta con molta calma sulla sedia accanto al tavolo, maneggia un coltello dalla punta affilata.
-Ha fatto tutto lui.- Dice, rispondendo alle nostre facce di panico.
-Hai tentato di ucciderlo?- Domando, avvicinandomi a Luke.
-Sì, ma siete arrivati voi e non sono riuscita a portare a termine l’omicidio. Dannie poi mi avrebbe aiutato a liberarmi del corpo.- Risponde, con tranquillità.
-Fammi vedere.- Mi rivolgo a Luke.
-E’ pazza!!- Risponde esasperato e togliendo il tovagliolo dalla mano. Un taglio lungo ma poco profondo segna quasi tutto il palmo della mano.
-Oh andiamo!- Risponde Sam, alzandosi in piedi, con il coltello ancora in mano. Indietreggiamo tutti.
Guarda l’oggetto nella sua mano e poggiandolo in fretta sul ripiano della cucina alza le braccia in segno di resa. -Non penserete davvero che volessi farlo a posta! Luke, mi dispiace.- Dice, sincera.
-Mi spiegate come è successo? - Domanda Marc, ridacchiando, e osservando la mano di Luke.
-Questa pazza sclerata ha pensato bene di porgermi il coltello dalla parte della lama, invece che del manico.- Le rivolge un’occhiata carica d’irritazione. -Insomma, non mi aspetto che tu sia una cima, ma almeno capire da che verso porgere gli oggetti!-
Sam rotea gli occhi. -Ti ho chiesto scusa, brutto ingrato!-
-Ingrato?! Da piccola i tuoi genitori ti facevano correre con le forbici in mano?!- Risponde, in tono acido.
-Probabilmente tua madre ti avrà fatto cadere un po’ troppo spesso dal seggiolino, con danni molto seri!-
Sono faccia a faccia. Lui che si tiene una mano sanguinante con l’altra, lei con le braccia incrociate. Io e Marc, uno accanto all’altra, osserviamo impotenti la scena.
-Oh, molto divertente!- Replica lui. -Dimmi un po’, cos’altro non sono riusciti a farti capire, vista la tua poca intelligenza?-
Sam serra la mascella. -I tuo insulti non mi toccano.- Risponde, irritata.
-Mangi ancora con la bocca aperta?!- Domanda sarcastico.
-Ne abbiamo ancora per molto?!-Dico, alzando la voce.
-Magari metti ancora i braccioli, quando vai in piscina!- Afferma, con un’espressione fintamente stupita.
Sam rotea gli occhi. -Certo, certo! Molto simpatico, davvero!-
-E dimmi un po’, guardi a destra a sinistra prima di attraversare? O ti fai mettere sotto da una macchina?-
No. Non può averlo detto davvero.
 
SBAAM.
Sam, ancora con una mano alzata. Lui quella sana sulla guancia sinistra.
-Magari.- Risponde, con voce tremante. Si allontana a grandi passi dalla stanza, uscendo di casa e sbattendo fortemente la porta.
Luke è immobile. Gli occhi sbarrati, la bocca spalancata. Si gira verso di noi. -Io..-
Mi precipito verso la porta della cucina, ma non faccio in tempo ad uscire che un lupo argentato compare dalla finestra. Mi blocco, rigirandomi verso il Patronus di Tonks.
“Spero non ci sia nessun babbano nei paraggi, ma nel galeone il messaggio che sto per dirvi non ci sarebbe entrato. La riunione è saltata e voi siete in pericolo. Non uscite da questa casa finché non avrete un mio segnale. Vi prego. Non muovete da qui. E state tranquilli, vi spiegheremo ogni cosa. A presto.”
Il lupo inizia a zampettare appena, prende la rincorsa e salta fuori dalla finestra.
Ci guardiamo tra noi, ancora più sorpresi e ansiosi.
 
Un attimo ma..
-SAM!!-
 
 
 








Spazio autrice.
'Sera a tutti! Non c'è granché da dire; sto cercando di scrivere il più in fretta possibile e mi scuso in anticipo per i possibili ritardi. :\
Ci tengo comunque a ringraziare chi sta leggendo questa ff, mi rendete davvero molto felice. :)
Al prossimo! :*

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Capitolo 19
*** Lo strano rumore. ***


Lo strano rumore.



Apro la porta senza neanche prendermi il disturbo di richiuderla.
Sam, maledizione. Hai scelto decisamente il momento meno opportuno per uscirtene di casa!
Percorro il vialetto accanto la strada; l’aria è gelida.
Mi stringo nelle spalle, camminando lentamente e guardandomi intorno. Giro la testa, a destra e a sinistra; allo stomaco la sensazione di quando sai che sarebbe meglio non andare da quella parte, che sarebbe meglio tornare indietro, al sicuro.
Ma posso fare altrimenti? No.
Vado ancora avanti. Aumento il passo, svoltando e imboccando la strada principale, anch’essa deserta.
Sento dei passi dietro di me.
Un brivido mi percorre tutta la schiena. Concludo l’ultimo tratto a grandi passi, quasi correndo, finché non vengo bloccata da un mano che mi stringe il braccio.
-Beth!-
-Maledizione Marc!- Sussurro spaventatissima. Accanto a lui, Luke.
-Dobbiamo trovarla.- Dice quest’ultimo; la sua mano è fasciata stretta con lo stesso tovagliolo di prima.
-Certo che dobbiamo.- Rispondo, continuando a guardarmi intorno. -Ho paura ad andare avanti. Ho una brutta sensazione.-
Marc mi prende la  mano, stringendola alla sua; guarda dritto davanti a sé, scrutando l’ambiente. -Non preoccuparti. Vieni, andiamo.-
Riprendiamo a camminare. Vorrei urlare un “SAM MALEDIZIONE, ESCI FUORI!”
Ma so anch’io che non sarebbe una buona idea. La sto praticamente già dando in pasto a qualche Dissennatore, o nelle grinfie di qualche Mangiamorte.
-Andrà tutto bene Beth, davvero. Stai tranquilla.- Mi sussurra Marc.
Continuiamo ad andare avanti; controlliamo piazze, parchi, viali e cortili. Niente.
Mi blocco all’improvviso rigirandomi verso loro due, i miei occhi sbarrati.
-Dov’è Dannie?-
-Tranquilla, è con la madre di Sam.- Risponde Luke, affacciandosi in un vicolo secondario.
-La madre?! E’ tornata a casa? Vi ha chiesto di Samantha? Cose le avete risposto?!-
-Calmati!- Luke mi prende dalle spalle. -Le ho detto che era uscita con te e che noi vi stavamo per raggiungere. E’ stato più difficile spiegarle chi fossimo io e Marc che mentirle sulla figlia.-
Lo guardo preoccupata. -Okay.- Rispondo. Mi allontano, continuando a guardarmi intorno e senza spiccicare parola per qualche minuto.
Fino a quando un rumore non interrompe le nostre ricerche.
 
Toc … toc … toc …
 
Ritorno indietro, aggrappandomi alle braccia di Luke e Marc.
-Cosa diavolo è?- Domando con un filo di voce.
Indietreggiamo. Subito ritorniamo avanti. Cosa dobbiamo fare?
-Basta, muoviamoci.- Luke prende l’iniziativa.
Facciamo qualche passo; superiamo il primo viale. Niente.
Il secondo. Lo stesso.
E intanto il rumore aumenta.
 
Toc … toc … toc …
 
La strada è chiusa. Alla nostra destra un solo sbocco. Ci guardiamo tra noi, preoccupati.
Stiamo praticamente andando nelle braccia di qualsiasi cosa produca quel rumore, e non penso sia qualcosa di buono.
 
Toc … toc … toc …
 
Ci giriamo contemporaneamente verso il vicolo cieco.
Seduta su una staccionata, Sam sbatacchia contro  il muro di fronte un sassolino dietro l’altro.
Nota la nostra presenza alzando lo sguardo, ma ritorna a lanciare pietre con il piede.
Porto una mano sulla faccia. ‘Giuro che un giorno mi farà morire.’ Penso.
Mi avvicino, continuando a guardarmi intorno furtiva.
-Sam.- Le dico, appena le sono sufficientemente vicina.
-Uhm?- Mormora, senza neanche guardarmi.
-Il Patronus di Tonks è venuto a dirci che se usciamo di casa rischieremo grossi pericoli. E noi siamo fuori di casa.- Continuo, con un tono quasi da stupida, come se parlassi a un bambino troppo capriccioso che non ha intenzione di ascoltare le tue parole.
-Siete venuti a cercarmi.- Guarda dietro di sé; il suo viso diventa duro e ferito. Probabilmente avrà incrociato Luke.
-E ti stupisci?- Roteo gli occhi.
-No.- Continua a oscillare i piedi.
-Ecco. E direi di andare, adesso. Non abbiamo incontrato nessuno fin’ora, vorrei evitare di ricredermi.-
Annuisce, ancora con la testa bassa. Scende dalla staccionata, fiancheggiandomi. Camminiamo verso gli altri due, fermi e preoccupati.
-S..-
-Sta’ zitto.- Sam, con una mano alzata in segno di silenzio, non permette a Luke neanche di pronunciare il suo nome. Lo blocca, lasciandolo in sospeso. Marc dà una pacca al fratello in segno di conforto.
Mi sento prendere a braccetto e camminando più in fretta, supero i due ragazzi.
-Luke è dispiaciuto.- Dico, cercando di tenere il passo della mia amica.
-Chi?-
La guardo stupita. -Come chi?-
-Luke? Luke chi?-
Se non avessi la premura di rientrare a casa probabilmente mi sarei fermata di botto e l’avrei presa a ceffoni.
-Sam, lui non sa. Ha sbagliato, ma non condannarlo per questo. Non l’ha fatto con l’intenzione di offenderti.-
-Certo.- Risponde, sarcastica. -Gli insulti di prima erano un modo cortese di dimostrarmi il suo affetto, vero? Che stupida che sono per non averlo capito prima.-
-Anche tu non mi è sembrato ci sia andata leggera.-
-Questi sono dettagli. E poi, io rispondevo alle sue provocazioni, non avrei mai detto quelle cose se non ce ne fosse stato il bisogno.-
-Ti ricordo che gli hai tagliato mezzo palmo con un coltello da cucina.- Aggiungo, e forse avrei fatto meglio a non farlo.
Mi molla il braccio, aumentando il passo. -Quando deciderai di stare dalla mia parte- Si indica. -Sai dove trovarmi.-
Sospiro. Ritorno da Marc e Luke, che al mio arrivo smettono all’improvviso di parlare.
-Sono di troppo?- Domando.
-Nono.- Risponde Luke. -Parlavamo di Sam. Niente che tu non sappia, comunque.-
Poggio la mano sul suo braccio destro, continuando a camminare.
-Tranquillo. Vedrai che si sistemerà tutto. È che.. non avresti dovuto.. ma non potevi sapere..- Dico, cercando di confortarlo un po’.
-Il problema- Mi guarda, tristemente. -è che non so nemmeno che cosa ho fatto per meritarmi uno schiaffo e un odio del genere. Io.. sì, sono stato uno stronzo. L’ho presa in giro, ma insomma, mi ha mutilato un arto!- Alza la mano fasciata, con voce esasperata. Roteo gli occhi.
-Eppure niente di nuovo.- Continua. -Non è la prima volta che.. discutiamo così. Ho detto qualcosa di sbagliato. Ma cosa, Beth?-
Lo guardo, vedendo un aiuto nei suoi occhi che purtroppo non posso dare.
-Mi dispiace Luke. Non posso.-
Abbassa il viso, annuendo. -No, hai ragione. Sarà qualcosa di personale. Non avrei dovuto chiedertelo, scusami.-
-Dispiace a me non potertelo dire, credimi. Sarà lei a farlo, al momento giusto. Ed è per questo che devi riuscire a chiarirci, anche perché  non potete ignorarvi.-
Tra la scuola e le riunioni con l’Altro Mondo sarebbe comunque praticamente impossibile.
-Ti daremo una mano, è solo un malinteso.- Risponde Marc, facendo l’occhiolino al fratello.
Sorride, ancora con lo sguardo basso. -Grazie, davvero.-
Davanti a noi Sam che, dandoci le spalle, non si fa vedere in faccia. Ha le braccia incrociate, cammina in fretta e a grandi falcate verso quella che, ormai visibile, è casa sua.
Varco la soglia della porta d’ingresso diretta verso la camera da letto.
-Oh no! Bibo togliti dai! Non riesco.. non riesco a finire il livello.. ecco, bravo, sono morto!-
-Dannie!- Corro ad abbracciarlo, sollevata di vederlo là. In realtà, di vederlo e basta.
-Non ti ci mettere anche tu Beth! Ho già perso tre volte per colpa di quel bavoso di un cane! Ma perché mi stai abbracciando?-
Mi stacco, prendendo in braccio Bibo e avvicinandomi alla porta. -Ecco, scusaci.- Dico ridendo, mentre riprende a giocare tutto contento.
Ripercorro il corridoio fino al soggiorno. Seduti sul divano Marc e Luke, Sam in piedi poggiata alla parete del muro con la madre accanto che le parla preoccupata.
-E’ successo qualcosa?- Chiede dolcemente.
-Diana è colpa mia.- Dico in fretta, poggiando Bibo sul pavimento e avvicinandomi. -Ho litigato con Marc e sono uscita di casa. È venuta a cercarmi, l’ho fatta preoccupare. Scusami.- Le dico. -Vero, Sam?- Sbarro gli occhi, annuendo.
-S-sì.- Risponde, raddrizzando la schiena. -Ti perdono, comunque.-
La madre si rilassa, rivolgendosi poi a me con un sorriso confortante. -Capita piccola, litigare è normale a questa età. Ma alla fine le cose ritornano alla normalità. Dopotutto una bella amicizia è fatta anche di questo.- Mi accarezza la guancia per poi allontanarsi fuori dalla stanza.
La dolcezza di questa donna è quasi indescrivibile. Non direi mai che sia la madre di una come Sam.
Inclino la testa. -Prego.-
-Oh sì.- Dice, strofinandosi gli occhi. -Grazie. Avevo terminato le scuse.-
Le sorrido appena. -Vieni, sediamoci. Cammino verso il divano bluette, ma dietro di me non c’è nessuno.
-Io resto qua, ci sento lo stesso.- Incrocia le braccia, sorridendomi forzatamente.
Mi siedo accanto a Marc che mi fa spazio spostandosi un po’.
-Okay.- Inizia, a bassa voce. -Quando te ne sei andata l’orario dell’incontro con Tonks e gli altri era saltato da qualche minuto. Non ce ne siamo accorti, presi dalla situazione. Dopo qualche secondo un lupo è entrato dalla finestra, dicendoci di non muoverci di casa. Sì be’- Si gratta la testa. -Come hai ben notato siamo comunque venuti a cercarti. E abbiamo corso un bel rischio, a pensarci bene. Comunque sia, la prossima volta, e mi rivolgo a tutti, teniamoci pronti ed evitiamo.. ogni genere di litigata.-
-Non succederà, tranquillo.- Risponde Sam. -Anche perché con te e Beth ho un bellissimo rapporto.- Scrolla le spalle. Sento Luke sospirare dall’altro capo del divano.
-Bene.- Dice Marc un po’ perplesso. -Io.. sì.. non ho altro da dire.- Si ributta sul divano.
Lo vedo cadere lentamente contro il cuscino alla sua destra, non avendo più il sostegno della spalla di Luke che, alzatosi dal divano, è in piedi davanti a noi.
Fa qualche passo, arrivando faccia a faccia con Sam.
Lei alza lo sguardo, per poi riabbassarlo. -Non ho intenzione di ascoltare le tue parole, puoi anche risiederti e non sprecare fiato.-
Ma lui rimane là, fermo. -Non vuoi ascoltarmi, mi sta bene.-
-Non che m’importi, ad essere sincera.- Aggiunge, stizzita.
-Appena potremo spostarci da qua-
‘Spero per l’ora di cena, o chi la sente mia madre!’ Dico a Marc.
-ascolterai le mie scuse.- Continua. -E spero di avere una spiegazione sul perché del tuo comportamento.-
La sento sbuffare. Luke, rigiratosi, torna verso di noi, sedendosi in silenzio.
La tensione si sente e non è piacevole, per niente. Mi giro verso Marc, trovandolo già rivolto verso di me. Gli sorrido appena; tutto questo influenza anche il mio umore.
Il jeans inizia a scottare. Salto dal divano e lo stesso succede a Sam che sobbalza appena; Luke con la mano sana sulla tasca della felpa, Marc su quella del pantalone.
Tiriamo fuori il galeone rosso fuoco, ancora caldo, sulla cui faccia iniziano a comparire una parola dietro l’altra.
 

Via libera. Scusate l’attesa, ci spiace molto. Domani ci incontreremo, avrete risposta a ogni vostra domanda. Buonanotte.  
                                                                                                                          M. McGranitt.

 
Mi guardo intorno; ognuno con la propria moneta in mano, perso nei propri pensieri.
-Direi che è meglio andare, allora.- Dico, alzandomi per prima. -Ci vediamo domani.- Guardo ciascuno di loro, rivolgendo un sorriso. Mi avvicino a Sam, abbracciandola.
-Danniee! Andiamo che è tardi!- Prendo Bibo in braccio appena mio fratello mi raggiunge. Do un ultimo saluto a tutti, compresa Diana, per poi uscire al freddo serale. 








Spazio autrice.
Salve a tutti! Ecco il 19esimo! Ammetto che le cose stanno andando un po' per le lunghe e che all'inizio credevo di terminare la ff in almeno una ventina di capitoli .. come no.
Comunque, non penso sia un problema così grave dopotutto. xD Noto che non ci sono più recensioni! :\ Spero che questi nuovi capitoli vi piacciano, ogni commento è sempre ben gradito!
Ci tenevo a raccontarvi anche un piccolo episodio successo nella mia scuola.. La mia professoressa di latino, sì la mia "Mason personale" ha parlato di guerre e scontri, menzionando anche quello avvenuto ad Agrigento, nella Valle dei Templi. Io, e la mia amica che sa di questa ff, lei stessa ne scrive alcune (Sam Ladybird, passateci se vi va), non potevamo davvero crederci.. sarà una cavolata, ma ne siamo rimaste molto contente, soprattutto la sottoscritta u.u
Dopo questa mia miravolante avventuuuura, posso anche finirla qua! A presto! :DD

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Capitolo 20
*** Una lunga passeggiata. I ***


Una lunga passeggiata. I



-Avete parlato ieri sera?-
-Avremmo dovuto?-
Sbatto il libro sul banco,girandomi di scatto. Mi guarda indifferente, aspettando la mia solita reazione.
-Mi sono assolut…-
-..amente stancata, dobbiamo fare pace, non possiamo permetterci di non essere uniti in una situazione come questa, mi sto comportando da bambina e non è giusto nei suoi confronti.-
Rimango con la bocca aperta. La richiudo, alzando un sopracciglio.
-L’hai detto così tante volte che ormai lo ricordo a memoria.- Termina, scrollando le spalle.
-Eppure non mi sembra tu mi stia dando veramente ascolto.- Rispondo, stizzita.
-No, infatti.- Conclude, con tranquillità.
Mi ributto sulla sedia. La porta si spalanca all’improvviso: Marc e Luke entrano col fiatone e rendendosi conto della mancanza della Mason, si rilassano sui banchi accanto a noi.
-La prossima volta puoi scordarti di venire al corso con me.- Dice Luke, annaspando.
Marc ridacchia. -Non trovavo la maglietta.-
Il fratello si gira, rivolgendogli un’occhiata carica d’odio e facendo ridere di gusto il diretto interessato.
-Oh! Ciao Beth!- Dice, notandomi da dietro il fratello. Questo si gira, rivolgendomi un sorriso. -Ehi.-
-Ciao!- Dico, ricambiando con la mano.
Sam accanto a me è intenta a far finta di leggere una pagina del libro. In presenza di Luke non saluta neanche più Marc, per evitare di dover incrociare il fratello sbagliato.
-Sa.. salv.. Buongiorno ra-gazzi.- Ci giriamo tutti verso quella che dovrebbe essere la professoressa.
Una mano sul petto, il fiato corto e i capelli scompigliati. Sembra essere stata travolta da un tornado.
-Scu.. scusa…- Si blocca, prendendo un respiro profondo. -Scusate il ritardo. La macchina non partiva e ho dovuto farmela a piedi.-  Porta una mano sulla fronte, sedendosi sulla cattedra.
-Okay, sto meglio.- Dice alzandosi e portando la pesante borsa accanto alla sedia. -Prima di iniziare, avrei da darvi un annuncio.- Sul suo viso si apre un sorriso.
-Negli ultimi due giorni ho parlato con il vostro preside.. sulla durata del viaggio d’istruzione, i mezzi che utilizzeremo, la scaletta dei luoghi da visitare.. per non parlare dei preventivi, i costi..-
-E..?- Cerca di spronarla Luke, impaziente.
-Oh sì, e.. il 20 novembre partiremo!-
-SEEEEE’!-  Ops.  -Scusi.- Dico, rendendomi conto di aver urlato.
-E fino a quando resteremo?- Domanda Sam. Vedo Luke girarsi verso di lei, e guardarla con aria triste.
-Sino al 25. Avrete informazioni sul prezzo, nome dell’hotel e ogni cosa vi interessi il prima possibile. Ma tranquilli comunque, il grosso è risolto.-
Sospiro, sollevata. E’ già qualcosa, per lo meno è certo che partiremo. E questo significa che siamo un altro passo più vicini alla soluzione.
-Ma adesso- Dice la Mason prendendo in mano il suo spesso tomo scolastico. -Aprite il vostro libro a pagina 132, sùsù.

***
 
-Ahh, un po’ di sole!- Siamo fuori dalla scuola; la campanella è suonata da qualche minuto.
-Sentite, vorrei farvi notare una cosa.- Dico, seduta sul solito gradino grigiastro. -Sono passati due giorni. Dell’Ordine o di qualsiasi altra persona neanche l’ombra. Cosa ne pensate?- Poggio i gomiti sulle ginocchia piegate, la faccia tra le mani.
-Presumo se la stiano prendendo comoda.- Risponde Luke, seduto poco sopra di me.
-O forse si sono scordati di avvertirci.- Aggiunge Sam, poggiata al muro.
-Semplicemente- Conclude Marc, fermo davanti a me, con le mani in tasca. -Non hanno idea di cosa fare, e il venirci a trovare comporterebbe il dover rispondere a domande di cui.. non credo abbiano risposta.-
Alzo il viso verso di lui; mi osserva tranquillo, spostando lo sguardo dalla mia faccia alle scarpe blu che scuoto appena.  Inclino un po’ la testa.
-Lo sai che hai il vizio di fissare le persone?- Gli dico, senza neanche pensarci più di tanto.
Aggrotta le sopracciglia sorpreso, per poi rialzarle ammiccando un po’.
-Il mio osservarti è piuttosto palese. A differenza tua che credi di non farti notare quando guardi le persone.-
-Ma io non guardo le persone.- Dico con tranquillità, sorridendo.
-Ah no?- Poggia la mano sul muro poco lontano dalla faccia di Sam che, sovrappensiero, vedendosi un qualcosa arrivare a pochi centimetri da lei, sobbalza spaventata.
-Esatto.-
-Vorrei ricordarti come ci siamo conosciuti, noi due.-
Ops.  -Sì, be’, e allora?-
-E allora- continua, soddisfatto. -Qualcuna era impegnata ad osservarmi , da capo a piedi.-
Roteo gli occhi. -Una volta o due può capitare, non ti conoscevo ed ero curiosa.-
-Curiosa? Di cosa?- Ridacchia.
Riesce a rigirare le situazioni a suo piacimento, è una dote innata. Proverò a farmela insegnare un giorno.
-Della tua faccia di ..-
-Ehi ehi ehi, ragazzi, per favore.- Luke da dietro di me alza le mani come per calmarci un po’.
-Non intrometterti, Beth stava terminando un discorso molto interessante.- Alza le sopracciglia, spronandomi a continuare.
-Io invece direi di smetterla qua.- Insiste il fratello scendendo le scale, scuotendo la testa e ridendo un po’.
-Pienamente d’accordo con lui!- Dico, alzandomi dal gradino.
Marc davanti a me sbuffa. -Figurati.- Si gira verso Sam, in disparte e persa nei suoi pensieri.
Ritorna a guardarmi, sul volto un’espressione complice.
‘Ohhh!’ Penso.‘Non vorrà mica..’
-Sai cosa penso, Elizabeth?- Si posiziona davanti a me, per mascherare agli altri due la sua faccia divertita.
-Cosa, Marc?- Rispondo, trattenendo un risolino.
-Non me la racconti giusta, e non ho intenzione di far finta di niente questa volta! Perciò adesso tu vieni con me, e ci facciamo una bella chiacchierata.- Mi prende dal polso, tirandomi giù da tutta la rampa di scale.
-Ma.. Beth, io..- Sam, risvegliatasi dal tono troppo alto di Marc, è perplessa e un po’ confusa.
-Non credo accetterà un ‘no’ come risposta.- Dico, fintamente dispiaciuta.
-E io cosa faccio adesso?- Risponde, incrociando le braccia.
-Stai con Luke.- Interviene Marc, scrollando le spalle. -Avete un bel po’ di cose da dirvi, ad essere sincero.-
E mi tira via, senza dar tempo a una Sam irritata o a un Luke soddisfatto di proferir anche solo una parola.


-E’ stata una bella idea, dico davvero.-
-Lo so, ovviamente.-
Roteo gli occhi. -La tua poca modestia è seriamente irritante.-
Ridacchia. -E’ un dato di fatto, non mi sto mica vantando.-
Cammina accanto a me, diretti verso non so bene quale meta. Sulla spalla il solito zaino, un paio di jeans, le mani nelle tasche della felpa verde scura, aperta.
-Mi stai fissando.-
Scuoto appena la testa. -Ero incantata, stavo pensando.-
-Tu pensi?-
-Ah-ah. Simpatico, davvero.-
Sorride. -E a cosa stavi pensando?-
Lo  guardo, trasformando la mia espressione irritata in una curiosa ed allegra.
-Secondo te dove saresti stato Smistato dal Cappello Parlante?- Domando, saltellando un po’.
Inizia a ridere. -Pensavi a questo?-
-Sì.- Rispondo, con l’entusiasmo ormai spento. -Perché?-
-No è che.. sono stupito, mi hai preso in contropiede.- Scuote la testa, ridendo.
Scrollo le spalle. -Allora? -
-Uhm.- Porta indietro i capelli con la mano destra. -Ecco.. non ci avevo mai pensato.- Si gira verso di me, con le sopracciglia aggrottate.
-Vai per esclusione.- Rispondo. -Dopotutto sono quattro, non c’è molta scelta.-
-Di certo non sarei un Tassorosso.- Aggiunge con certezza.
Scuoto la testa. -Per niente. Loro suono buoni, a differenza tua.-
Mi spintona, scherzoso. -Non credo di essere un Grifondoro..- Continua.
-Assolutamente. Ti servirebbe il coraggio e soprattutto la cavalleria, che detto sinceramente, sono due caratteristiche che ti manc..-
-Ehii!- Mi massaggio un punto sulla spalla dove mi ha appena colpita.
-Insomma, ne restano solo due. Corvonero e Serpeverde.-
-Sei ambizioso?- Domando, interessata.
Scrolla le spalle. -Quando serve. Ma non mi ci vedo granché in questa Casa, ad essere sincero.-
Ci penso un po’ su. -Il verde ti sta bene però.-
Porto un dito sul mento, osservando la sua felpa. -Esteticamente parlando.-
Scoppia in una fragorosa risata.
-Che c’è? E’ un dato oggettivo!- Domando imbarazzata.
-Non rido per quello!- Scuote una mano, continuando a sorridere. -So che mi sta bene. Rido per te, e per il fatto che non stai scherzando, sei realmente seria! Il colore della felpa..!- Ha quasi le lacrime agli occhi.
Incrocio le braccia. -Insomma, smettila di prendermi in giro.-
-Ma dai, sto scherzando.- Risponde, allungando il braccio e tirandomi a lui dalla mia spalla. Mi abbraccia, ondeggiando sul posto.
-Va bene, ho capito, scherzi.- Dico, ricambiando l’improvviso gesto d’affetto. -Ma.. c’era bisogno di abbracciarmi?-
Si blocca all’improvviso, allontanandosi un po’ con nonchalance. Scrolla le spalle. -Dettagli.-
Sorrido, continuando a comminare. Arriviamo davanti a una casetta tutta azzurra, circondata dal verde delle siepi. Imbocchiamo la stradina alla sua destra.
-Corvonero o Serpeverde.- Dico, dopo un po’.
-Sicura?- Domanda, un po’ perplesso.
-Sì. Ti ricordo l’idea di oggi di allontanarci e lasciare Luke e Sam da soli e non tralasciamo il modo in cui hai aggirato i Ghermidori.- Dico, annuendo a me stessa.
-Come non dimenticare la mia eroica impresa contro quei poveracci senza cervello.- Osserva un punto indefinito verso l’altro, con sguardo fiero.
-Non faccio altro che incrementare il tuo ego, se continuo così.- Vedo il suo sguardo abbassarsi di colpo e fare una smorfia fintamente altezzosa.
-E aggiungerei di non dimenticare l’estremo grado di irritabilità che mi causa la tua vicinanza, il modo in cui ti atteggi e soprattutto- Indico la sua felpa. -Il verde!-
Ridiamo. Il discorso ha preso una piega curiosa, ad essere sincera.
-E tu in che Casa ti vedresti?- Domanda a un certo punto.
-Probabilmente sarei una Magonò. Una pecora nera anche nel Mondo Magico.- Rispondo, scherzando, ma con un tono che tradisce un po’ di serietà.
-Emarginata anche tra i non-babbani.- Aggiunge fintamente angosciato. -Povera te.-
Sorrido. -Tu che dici? Dove mi Smisterebbe il Cappello Parlante?-
-Non in Serpeverde, sicuramente. E probabilmente neanche in Grifondoro..-
Annuisco. Ambizione e coraggio non sono le mie doti più caratteristiche; sempre se si possa dire che io sia almeno un po’ entrambe le cose.
-Tassorosso o Corvonero.- Sentenzia alla fine.
Ci penso un po’ su. E’ nel mio carattere essere entrambi, dopotutto.
Credo sia un bene che un Cappello decida per te. Voglio dire, lui sa qual è la Casa adatta. Il tuo pensiero e le tue scelte influenzano la sua scelta solo se hai già le idee chiare, ma per una come me, che non ne avrebbe praticamente neanche una, è un grande aiuto che sia qualcun’altro, o meglio, qualcos’altro,  a decidere per te.
Annuisco, rivolgendogli un’occhiata. La strada è chiusa; a sinistra, una serie di porte e portoni; a destra, un paio di scalini che portano alle abitazioni vicine. Decidiamo di sederci. Poggio la schiena sul muretto dietro di me mentre Marc, buttato lo zaino a terra, è seduto cavalcioni.
Rimaniamo in silenzio. Ed eccoci che ci ritroviamo nelle nostre solite situazioni. Stiamo insieme pomeriggi interi, giorni interi. Scherziamo, parliamo, ci urliamo contro. Qualche volta il nostro non è un rapporto semplicemente d’amicizia, ma la maggior parte del tempo sì. Ed è questo il problema.
-Siamo quota a tre, Beth.-
Scuoto la testa, scacciando via quei pensieri. -Cosa? Di che parli?-
-Dovresti smetterla di incantarti a fissare le persone. Voglio dire, so che tutti si incantano a guardarmi ma.. un minimo di pudore.-
Gli tiro un pizzicotto sulla spalla più vicina. -Ahi! Permalosa.- Risponde, sfiorando appena il punto dove ho tentato di fargli male.
Rimaniamo, di nuovo, in silenzio.
Vorrei chiederli se solo a me questa situazione va un po’ stretta, se sono io a vedere cose non vere e ad avere aspettative troppo alte.
‘Beth, ti ha baciata maledizione!’ Mi direbbe Sam, e quasi mi sembra di sentire la sua voce.
Sbuffo, iniziando a giocare distrattamente con una ciocca di capelli. E’ normale stare così bene con una persona, ma allo stesso tempo sentirsi a disagio? A quanto pare, sì.
-Rischierai di tirarti via metà chioma se non la smetti eh.-
-Dall’ultima volta che mi hai baciata non ho idea di come comportarmi nei tuoi confronti.-
Cazzo.
Mollo la ciocca di capelli, preparandomi a una risposta che non credo proprio di voler sentire.
L’ho preso in contropiede. Sulla sua faccia un’espressione stupita, ma continua a guardarmi negli occhi, senza nessun accenno a cedere. Sono io ad abbassare lo sguardo, questa volta.
-Comportati normalmente.- Risponde, tranquillo. -Non voglio stare in compagnia di una ragazza che, per un bacio, si è rivoluzionata da capo a piedi. M’interessa la Beth che ho baciato, non una sua ipotetica trasformazione.-
‘M’interessa’, ‘Beth’ e ‘baciato’, nella stessa frase sono un colpo al petto.
Alzo gli occhi, probabilmente rossa in viso. Ma ho ancora un autocontrollo.. credo, così provo a ricompormi.
-Sì infatti, hai ragione.- Dico, diplomaticamente. -Mi sembra  più che giusto. Dopotutto tra scuola e riunioni, mi sembrava il minimo capire un po’ il modo in cui..- Scuoto la testa e chiudo gli occhi, interrompendomi a metà. -Basta Marc, hai capito cosa intendo dirti. E’ meglio se non aggiungo altro.-
Così magari evito di rendere questa conversazione ancora più imbarazzante di quanto già non lo sia.
Annuisce, iniziando a sorridermi. -Pensavo non me l’avresti più chiesto.- Aggiunge infine.
Cosa?
-Che intendi?- Domando perplessa.
Si raddrizza meglio, poggiano le braccia sulle ginocchia piegate. -Per un attimo ho.. creduto che il mio gesto non fosse così..- Si gratta un po’ la testa, in imbarazzo. -..significativo da meritare considerazione.-
Spalanco gli occhi. Ma allora i viaggi mentali non me li sono fatta solo io. Confortante.
-Così.. vedendo che non facevi nessuna domanda, non mostravi nessun interessamento, ho pensato: ‘Va be’, ci provo un’altra volta.’ Così allo sciopero ho tentato di baciarti ancora. Ma è arrivata Claire, e.. niente.-
Rido.
-Non mi aiuti se reagisci così, sai?- Risponde sorridendo, rosso in viso.
Continuo a ridere. -Pensavi che la prima volta non fosse andata bene, così hai tentato una seconda?- Chiedo, quasi con le lacrime agli occhi.
Si alza in piedi dandomi le spalle, una mano sulla faccia. Si rigira, cercando di nascondere una risata fragorosa.
-Dopo questa puoi scordarti di essere un Corvonero, davvero! Che idea.. stupida!-
E scoppiamo a ridere, sereni.
Non curanti di altre conversazioni che in quello stesso momento stavano avvenendo, al capo apposto.
Conversazioni più serie, senza il suono di alcuna risata.









Spazio autrice.
Buon pomeriggio! :) Finalmente sono riuscita a pubblicarlo! Haha Più della metà riguarda una chiacchierata tra Marc e Beth, e giustamente mi direte 'Quella tra Sam e Luke?' e avete ragione, ma potevo fare un capitolo lungo dieci pagine Word? Direi di no. xD Quindi e rimandato al prossimo! (;
Spero vi sia piaciuto comunque, bacioni e a presto! :** 

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Capitolo 21
*** Una lunga passeggiata. II ***


Una lunga passeggiata. II



Si è alzato il vento. È strano come il tempo possa cambiare così in fretta. Un attimo prima c’è il sole, quello dopo una coltre di nuvole copre il cielo.
-Mi disp..-
-No, per favore. Se ridici un’altra volta che ti dispiace perderò definitivamente il senso di queste parole!-
-Eppure non mi hai ancora perdonato.-
Non risponde. Tiene la testa bassa, e sembra pensare al modo giusto per rispondere alla mia frase.
-Già.- Dice, dopo qualche secondo.
-Va bene.- Alzo le mani al cielo. -Ce l’hai con me, e non hai intenzione di perdonarmi. Perfetto!- Dico, irritato. -Ma almeno spiegami il motivo. Per favore.- Chiedo, quasi esasperato.
Continua a tenere la testa bassa, così bassa che ancora un po’ e non riuscirò a vederla nemmeno più.
-E’ per..- Si blocca.
Mi giro verso di lei, spronandola. -Per..?-
-E’ per quello che hai detto.- Termina.
Sospiro. -Fin qui c’ero arrivato. Ma credo di aver detto tanto l’altro giorno. Cosa in particolare?-
Silenzio.
-Nell’insieme? Ho esagerato?-
Silenzio.
-Non ero in me, davvero! E’ stato il tono forse?
Silenzio.
Ora basta. Mi fermo, girandomi verso di lei. La prendo per le spalle. Ma lei non mi guarda, continua a tenere la testa bassa.
Aspetto, ma non sembra intenzionata ad alzarla.
-Guardami!- Quasi urlo. -Spiegami che cosa ho fatto di così grave da meritarmi tutto questo!-
Alza il viso. Mi guarda, con uno sguardo triste, velato di lacrime. E qualcosa mi si incrina nel petto.
Allento la presa dalle sue braccia, senza però mollarla. Apro la bocca un paio di volte, ma non so veramente che cosa dire. Le parole si sono perse ancora prima di uscire.
-Per quello che hai detto, per l’ultima frase.- Dice, e la sua voce è roca, trattenuta.
-L’ultima.. l’ultima frase?- Domando, e la voce manca un po’ anche a me. -Io non.. non ricordo che cosa ho detto..-
-La strada, il guardare a destra e a sinistra.- I suoi occhi sono ancora più lucidi.
-Sì ma.. -
-Della macchina.. del farsi investire.- Le trema il labbro e credo che ormai non riesca più a vedermi bene da quante lacrime ci sono nei suoi occhi.
-Una macchina ti ha forse..-
Scuote la testa. -No. Non a me.-
La guardo, ma continuo a non capire dove sia diretta la conversazione.
-Se non te allora chi è stato..?-
-Mia sorella.-
Maledizione.. -Ma adesso sta bene, no? L’ho vista giocare con Dannie l’altro giorno..-
-Lei è Julia.- Risponde. -Io parlo di Camille.-
-No, lei non l’ho mai vista.- Dico, aggrottando le sopracciglia.
-E non credo potrà mai succedere.- Un mezzo sorriso si apre sul suo volto. Glaciale.
Sento gli occhi sbarrarsi, la bocca spalancarsi, involontariamente. Non riesco a ricompormi perché.. Dio, quanto sono idiota.
-Non sarà..-
Chiude gli occhi, annuendo con convinzione, e due lacrime le scendono lungo le guance.
Il sorriso si spegne trasformandosi in una smorfia di dolore, un dolore a cui non posso porre rimedio.
La tiro verso di me e l’abbraccio. L’abbraccio più forte che posso e la sento singhiozzare. La schiena sussulta e la sua fronte è poggiata sulla mia spalla.
-Ti prego, perdonami.- E lo so che non avrei dovuto dirglielo ancora, ma non ce la faccio, non posso dire altrimenti. Lei sta piangendo e la colpa è mia. Sono solo un idiota.
Non risponde. Si limita ad aggrapparsi stretta alla mia maglietta, continuando a piangere.
E adesso, in questo momento, mi chiedo: a che livelli può arrivare la mia stupidità? A costo di avere la meglio in una stupida litigata, sono arrivato sino a questo punto. Ho oltrepassato il limite dell’accettabile, perché no, non è accettabile tutto questo. Piange, per le mie parole, per quello che sono riuscito a causare con una stupidissima frase. Ho tirato troppo la corda, ecco cosa. Non potevo sapere, va bene, ma è proprio per questo motivo che non avrei dovuto infierire così tanto. Sarebbe stato meglio non toccare questo genere di argomenti.
E io che mi lamentavo di un taglietto. Se le avessi infilzato il cuore  con quel coltello anziché con le mie parole probabilmente avrebbe sofferto di meno.
Allenta la presa, alzando la testa e allontanandosi un po’.
-E’ successo due anni fa.-
La blocco. -Non sei costretta, non devi, davvero.-
-Ma io voglio. Ti devo una spiegazione.- Risponde, portando indietro una ciocca di capelli.
-Eravamo nel parco poco lontano da casa mia. Aveva appena finito di dondolarsi sull’altalena, era una bambina molto.. esuberante.- Sorride. -Io ero impegnata a far giocare Julia mentre i miei genitori, accanto a me, chiacchieravano tra loro. E fin qui tutto normale.- Scrolla appena le spalle. -Alziamo lo sguardo, cercandola con gli occhi. Un secondo prima era là, su quell’altalena. Quello dopo, no. Vedo mia madre girare la testa a destra e a sinistra, cercandola, ma non riuscendo a trovarla. Fino a quando non ci voltiamo verso l’uscita del parco. La vediamo, ha appena oltrepassato il cancello verde, diretta verso il venditore di palloncini all’altro lato della strada. Non si è accorta della macchina che stava arrivando alla sua sinistra. Aveva solo sei anni.-
Si asciuga gli occhi con la manica della maglia, raddrizza la schiena, in un mal riuscito tentativo di ricomporsi. Tira su col naso, guardandomi sottecchi.
 Si ferma all’improvviso, aprendosi in un gran sorriso. Un bel sorriso. Bagnato, ma pur sempre bello.
-Sei sconvolto.- Dice, e ridacchia un po’.
Sbatto gli occhi un paio di volte. -Cosa ti aspettavi?- Dico, massaggiandomi la fronte.
-Sì ma, dovresti vedere la tua faccia!- Porta una mano alla bocca, iniziando a ridere di gusto.
La guardo, meravigliato. Se dovessi paragonarla a qualcosa la paragonerei proprio al tempo: tre secondi fa piangeva a dirotto e adesso? Ha persino la forza di prendermi in giro e ride come se non fosse successo niente.
E la sua è una risata contagiosa, perché mi ritrovo io stesso con un sorriso stampato sulla faccia.
-Scusami.- Mi dice, ritornando seria. -Mi dispiace, davvero.-
-Spero sia uno scherzo.-
-No, non lo è. Ti ho tenuto il muso per giorni, ti ho ignorato e non ho voluto sentir ragioni. Nonostante continuassi a scusarti, nonostante vedessi come ci stessi male.-
Abbasso lo sguardo. -Ma non c’è bisogno di..-
-Sì invece.- Mi guarda sicura; riecco la solita Sam determinata.
-Non sapevi, non potevi sapere! Non avresti dovuto, okay.. ma nello stesso modo in cui io non avrei dovuto squartarti metà mano.- Dice scuotendo la testa, esterrefatta dal suo stesso comportamento.
-Non è niente.- Alzo la mano. -Sotto questo cerotto il taglio è quasi rimarginato completamente. È tutta scena.-
Sorride. -Bene, è un sollievo.-
-Quindi.. perdonato?- Domando, giocando la miglior faccia da cane bastonato che esista sulla piazza.
-Mmh.. Devo ancora pensarci!- Risponde, tirandomi da un braccio e iniziando a camminare davanti a me.
-Ah davvero?- Dico, aumentando il passo. -Non ti conviene tenermi il muso ancora un altro giorno, potresti pentirtene!-
-Addirittura?- Mi spintona, scherzosamente. -Non stupirti se ti ritroverai presto infilzato un’altra volta!-
-Inizia a correre Samantha!-
Urla appena prendendo la rincorsa. La seguo, ridendo con lei, e felice che finalmente la situazione si sia risolta. 









Spazio autrice.
'Giorno a tutti! :) Ho avuto un po' più di tempo e ho pubblicato il prima possibile.. parla interamente, come avrete notato, della chiacchierata tra Luke e Sam e della sorellina di quest'ultima.. Sarò stata troppo dura forse, ma non ho potuto fare altrimenti. :\ 
E' moolto breve, e in realtà ci sarebbe un altro pezzo di circa due pagina da aggiungere, solo che rileggendolo mi sono resa conto che non era il caso di inserirlo in questo capitolo che volevo dedicare interamente a loro due. Così andrà nel prossimo!
Non tarderà ad essere pubblicato. :3 A prestoo! :*

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Capitolo 22
*** Noi quattro e gli altri tre. ***


Noi quattro e gli altri tre.



-Mancano due settimane.-
-Uhm..-
-Non abbiamo ancora né un tema né un accompagnatore.-
-Mmh..-
-Beth mi stai ascoltanto?-
-Sìsì..-
-Elizabeth Hall è una stupida idiota che puzza. E fa finta di ascoltarmi, ma in realtà è impegnata a fare la deficiente ed è anche brava. Sei d’accordo con me?-
-Sì certo..-
-ELIZABETH!- Mi giro, sobbalzando. E’ in piedi e tra le mani tiene il suo portatile.
-C’è bisogno di urlare?- Dico, mollando il giochino d’abilità trovato dopo secoli dentro un cassetto.
-Tu non mi stai ascoltando.- Risponde, sillabando ogni parola con tono irritato.
Mi alzo in piedi sedendomi sul mio letto, e lo stesso fa lei, con in grembo il pc.
Lo gira verso la mia parte. -Guarda.- Fa scorrere una serie di immagini. -Cinque temi, a te la scelta.-
Alzo lo sguardo, scettica. -Stai affidando a me la scelta del costume per Halloween?-
-Ti piacerebbe.- Risponde. -Accetto proposte..-
-Ma hai detto ‘a te la scelta’..- Dico, quasi offesa dalla poca fiducia che ha nei miei confronti.
-Mi sono sbagliata.- Afferma sbrigativa. -Scusami eh- Aggiunge. -Ma se dovessi  assecondarti probabilmente ci ritroveremmo a indossare un lenzuolo bianco con due buchi al posto degli occhi.-
Puoi dirlo forte.
-Okay, va bene.- Dico divertita. -Su, passami il computer.-
Prendo il pc tra le mani, sfogliando le cinque foto salvate. Intanto Sam mi fissa, con le braccia incrociate e sguardo speranzoso.
-Viste.- Dico, dopo qualche minuto.
-E..?-
-E niente, tanto alla fine decidi tu.- Le ridò il computer, tornando al mio giochino abbandonato.
-Beth, per favore..-
Mi rigiro verso di lei, ancora seduta nel mio comodo sgabello blu. -Facciamo così. Sam, da cosa ti piacerebbe mascherarti per Halloween?- Domando, con vocina stridula.
-Bambola assassina.- Risponde, entusiasta.
Sgrano gli occhi. -Oookay.- Dico. -E ora, da cosa vorresti che io mi mascherassi?- Chiedo con tono annoiato.
-Anche perché- Aggiungo. -Immagino tu abbia presupposto che non mi sarei vestita da bambola posseduta..-
-Assassina.- Puntualizza. -E comunque sì, ovviamente. Rispondendo alla tua domanda, io ti vedrei come un.. licantropo.-
Scoppio a ridere.
-Ovviamente non è un consiglio.-
Smetto subito. -Come scusa?-
-Nel senso che non è una tua scelta. È già stato deciso.- Scrolla le spalle.
Ridacchio, nervosamente. -Non.. no, sono io a dire se mi dovrò..-
-No.- Risponde decisa con un sorriso. -Tu- Mi indica. -Ti vestirai da licantropo. Fine.-
Prende il computer tra le mani, continuando a scorrere le immagini. La fisso, in preda a un’ansia pazzesca. Quella mi farà vestire da un cane che ulula, e nella sua mente bacata avrà già scelto il costume, la pettinatura, le scarpe.. Dio mio, uccidimi.
-Hai parlato di un accompagnatore.- Dico dopo un po’, cercando di non pensare alla mia futura trasformazione animalesca.
-Esattamente.- Risponde, con lo sguardo incollato allo schermo del computer.
-E ovviamente intendi Marc e Luke.- Continuo, con tono condiscendente.
-No, mio padre e tuo nonno.- Sbuffa. -Certo, chi altri sennò?-
-Ma non saremo noi a chiederlo, vero? Voglio dire, non mi costringerai ad andare da Marc e dirgli ‘Ehi, ad Halloween mi vesto da lupo mannaro, ti mascheri da luna così facciamo coppietta?-
Alza lo sguardo, sul viso un sorriso trattenuto.
-Ora-  Dice, quasi ridendo. -Ripensa a cosa hai appena detto e dimmi se non dovrei ridere. Ti senti mai quando parli?-
Sì, in effetti è una frase molto ambigua.
-Be’, tu potresti andare da Luke e dirgli se vuole fare ‘Barbie e Ken’ con te.- Dico, scrollando le spalle.
Sam, con ancora lo sguardo fisso nei miei occhi, inizia a ridere di gusto, piegata sul mio letto.
-Non puoi aver.. non puoi aver pensato una cosa così.. così..- Non riesce a trattenere le risate.
-Sì, lo so che glielo dirai. Non potrà risponderti di no, dopo una proposta così diret..-
Un cuscino sulla faccia non mi fa finire di parlare.
 
 
Nel frattempo..
 
 
-Oh ba.. ba è proprio buobo questo bollo..- Mastico in fretta. -Questo pollo è veramente buonissimo!-
-Te l’ho detto che Lengton è un mago ai fornelli!- Risponde, azzannando una coscia dorata.
Bevo un sorso d’acqua per poi alzarmi dalla sedia beige. Mi stiracchio un po’ e inizio a guardarmi intorno.
-E il fatto che ti portino il pranzo in camera è fantastico.- Aggiungo, annuendo convinto.
Sospira. -Cerco di godermi al meglio quello che ho a disposizione.- Risponde sorridendomi.
Mi sdraio sul letto, le mani dietro la nuca. Il piccolo lampadario di cristallo sopra la mia testa è così leggero e delicato che sembra stia per rompersi da un momento all’altro. O schiantarsi sulla mia faccia.
-Hai parlato con Samantha?- Domando, dopo qualche minuto di silenzio.
-Sì.- Risponde subito.
-E..?-
-E cosa?-
-Te l’ha detto perché ce l’aveva con te?-
-Sì.-
-Devo continuare a tirarti fuori le parole con le pinze o ti decidi a parlare?- Odio questa sua poca eloquenza; voglio dire, sono tuo fratello diamine. Dovresti dirmi tutto!
-Non è una cosa piacevole, ad essere sincero. Non so nemmeno se dovrei.- Risponde.
Ripeto: sono tuo fratello diamine. Dovresti dirmi tutto!
-Ascolta, lo sai che sarò come una tomba.-
-Certo che lo so.. ma..-
-Beth me lo dirà.- Dico sorridendo e interrompendolo.
Lo sento sbuffare. -Okay, va bene. Hai presente quando le ho detto se prima di attraversare la strada guarda a destra e a sinistra?-
-Certo. E allora?-
-Ecco.. Sam aveva una sorella, Camille, che è morta a sei anni investita da una macchina.-
Mi alzo all’istante, sedendomi e guardandolo con gli occhi sbarrati.
-Cazzo.-  Dico, stupefatto.
-Già.- Si massaggia la testa. -Poverina, l’ho fatta anche piangere.. Sono uno stupido idiota!-
-Sì lo sei.- Rispondo ridendo. -Ma l’importante è che le cose si siano sistemate. Anzi!- Aggiungo, alzandomi in piedi e avvicinandomi. -Tra qualche settimana è Halloween..-
-E allora?-
-E allora..- Oh, è anche tonto oltre che stupido ed idiota. -La nostra dolce Sam avrà bisogno di un accompagnatore per la festa della scuola.- Il mio viso si apre in un sorriso. Il suo si riempie di panico.
-Maledizione.- Porta le mani alla faccia iniziando a strofinarla forte.
-Ti tocca!- Dico, dandogli una pacca sulla spalla.
-Lo sai anche tu che non sono bravo in queste cose. Ci metterò secoli solo per dirle ‘Ciao, hai un attimo? Dovrei chiederti una cosa’!- Piagnucola a bassa voce.
-Preferisci essere preceduto da uno zoticone come Paul?- Domando guardandolo con eloquenza.
-NO, questo mai!- Risponde convinto.
-Ecco, appunto. Mi sembra che la decisione sia già stata presa.- Mi siedo a peso morto sulla sedia. Comoda.
-E tu chi inviterai, caro Marc?- Mi dice, con tono divertito.
-Secondo te Luke?- Ridacchio.
Rotea gli occhi. -Secondo me ti darà buca.-
Lo guardo, gli occhi come due fessure. Rido, scuotendo la testa. -Non lo farebbe mai.-
-Dovrebbe.-Dice. -Se ha un briciolo di cervello Beth dovrà risponderti con un ‘No Marc, non sei il mio tipo. Sei proprio uno stupido ad esserti illuso che potesse anche solo funzionare.’- Incrocia le braccia dietro la testa, con sguardo beffardo.
-Probabilmente ci rimarrei malissimo.- Rispondo, immaginandomi la scena. Scuoto la testa un’altra volta. -Ma non succederà.- Aggiungo all’ultimo, più a me che a Luke.
-Se ne sei convinto..- Dice, con le sopracciglia alzate e la soddisfazione di avermi toccato il nervo scoperto uscire da ogni poro.
A questo servono i fratelli, no? A crearti ansie e preoccupazioni  che sino a qualche secondo prima non immaginavi di poter provare.
 
***
 
 
-Ripetimelo un’altra volta.-
-Siamo reali qui, in quel Mondo no.-
Si massaggia la testa con un’espressione perplessa.
-Perché?-
-Perché per loro siamo frutto dell’immaginazione di una scrittrice.-
-E’ tutto troppo..strano.-
-Se è strano per te figurati per me, nel mondo che credevo reale e babbano c’ho vissuto per  11 anni!-
Chiude gli occhi, grattandosi la testa. -Ripetimelo ancora, per favore.-
-Oh, Ronald! Per l’amor del cielo, non ho intenzione di rifarlo! Ne capisco quanto te.-
-Impossibile.- Risponde. -Sei Hermione Granger, ne capisci sempre un po’ più di me.-
Roteo gli occhi, ma non posso trattenermi dal sorridere. Sempre il solito.
-Devi farmi capire una cosa però, una cosa importante.- Punzecchia il cuscino arancione scuro del divanetto di casa Weasley. Tiene gli occhi bassi. E presumo già cosa stia per chiedermi.
-Tonks, Sirius.. Lupin.. sono vivi.. E noi sappiamo per certo come e dove sono morti. Perché allora esistono ancora? Pensi che anche Fred possa..-
-Sì Ron, probabilmente sì. Se ci sono riusciti loro, non vedo perché non debba anche tuo fratello.-
-Questo ovviamente significa che anche gente come Bellatrix o Peter Minus può ripresentarsi da un momento all’altro.- Interviene Harry appena entrato con tre bicchieri di succo di zucca.
-Ma com’è possibile?!-  Ron porta le mani ai capelli per poi agguantare subito uno dei tre succhi e bevendoselo tutto d’un fiato.
-Perché- Inizio, esasperata. -Come ti ho già detto circa sei volte, per l’Altro Mondo noi siamo solo personaggi inventati. Inventati nello stesso modo di Cenerentola, Biancaneve o come Babbarabba e qualsiasi altra favola o storia! E’ normale che qui dentro noi siamo veri, reali. Usare i termini Nostro Mondo e Altro Mondo mi sembra l’idea più azzeccata.-
Gli altri due annuiscono, approvando le mie parole.
-Hermione.- Domanda dopo qualche secondo Harry. -Hai detto che è possibile che.. sì insomma.. i nostri amici possano ritornare. Credi che valga lo stesso anche per i miei genitori?-
-Sarebbe stupendo.- Rispondo triste, deviando la domanda.
-Non hai risposto.- Puntualizza, guardandomi da sotto il suo bicchiere.
Giocherello con le dita, evitando di guardarlo.
-Hermione. Parla.- Dice, con tono che non ammette repliche.
-E’ solo una teoria!- Rispondo, mettendo subito le mani avanti.
-Le tue teorie sono sempre esatte, alla fine.- Interviene Ron, stravaccato sullo schienale del divano.
-Ma questa volta è diverso.. Se parli di quando..-
-Hermione.- Harry ha finito il suo succo e mi guarda serio con il bicchiere tra le mani. -La teoria, dimmela.-
Sospiro. -No, secondo me non è possibile.-
Affloscia la schiena, poggiandosi di lato. E mascherando una forma di delusione.
-Perché no, secondo te?- Domanda con  tono più triste.
-Harry, è partito tutto da loro. Da tua madre, dal suo sacrificio per salvarti. Se non fosse stato per lei, niente di tutto questo sarebbe accaduto. Se invece Lily e James potessero in qualche modo.. ripresentarsi a te, a noi, si potrebbe addirittura evitare che Tu-Sai-Chi risorga, che si compia un’altra Guerra Magica, che ogni cosa avvenga nello stesso modo in cui è avvenuta in tutto questo tempo. Forse, non saremmo neanche amici.-
Un’idea inconcepibile.
Lo vedo annuire, con lo sguardo perso e pensieroso davanti a sé.
-Ma ovviamente questa è solo una teoria Harry.. non prenderla come oro colato.-
-No Hermione, hai ragione. È così, probabilmente. Bisognerà chiedere a Silente.- Risponde, grattandosi il mento.
-Ecco.- Interviene all’improvviso Ron. -Perché uno come lui può ripresentarsi dopo una morte a cui Harry ha assistito, perché c’eri Harry vero?- Lui  annuisce, ancora distratto. -Ecco sì, appunto, perché lui può tornare e altri non possono?- La sua espressione è isterica, il suo tono anche. Lo guardo perplessa, non so se più per la sua estrema tontaggine o per il modo in cui sta reagendo a tutto quanto.
-Anche questo- Rispondo, sospirando. -Te l’ho già spiegato.-
Rimane a guardarmi con la bocca aperta, pronto per aggiungere qualcosa, ma bloccatosi alle mie parole.
-Ah.- Riesce solo a dire. -Davvero?-
Annuisco.
-E cosa..?-
Porto le mani alla faccia, scuotendo appena i capelli sciolti. -Non posso farcela!!- Dico alla fine.
-Ti esaspero così tanto?- Mi chiede, ridacchiando un po’.
-E’ da quando ha undici anni che la esasperi, Ron. Dalle un attimo di tregua.-
-Perderei il mio passatempo preferito e questo non potrei proprio permettermelo!-
 









Spazio autrice.
Seeera a tutti! Bello pubblicare un capitolo alle 11 di sera, il massimo direi! :D Be', è stato diviso in tre parti come avete notato. Beth e Sam, dal punto di vista di Beth; Luke e Marc, dal punto di vista di Marc e infine, il nostro amato Trio dal punto di vista di Hermione. Scusatemi, ma ho sempre voluto scrivere un pezzo su loro tre e ora che mi si è presentata l'occasione sono troppo esaltata. ** Hahah, be', non sarà al livello della cara Jo, ma insomma, spero sia stato comunque di vostro gradimento. :3
Al prossimo! :*

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Capitolo 23
*** Sguardi indiscreti. ***


Sguardi indiscreti.



-Pronto?-
-Ehi Marc..-
-Beth?- Come fa ad avere il mio numero?
-Se ti chiedi come mi sia procurata il tuo numero.. è stato Luke, me l’ha dato lui.-
Ah, ecco. Sembra imbarazzata; sorrido.
-Certo sì, tranquilla. Dimmi.-
-Sì ecco, avevamo intenzione di andare a prenderci qualcosa al solito bar tra un’ora. Ho chiamato tuo fratello dal telefono di Sam dicendo di avvertire anche te ma..-
-Ma ti ha detto di chiamarmi tu stessa.-
-Esattamente.-
Il solito, c’era da aspettarselo da uno come lui.
-Allora? Verrai?- Mi domanda.
-Sì, certo che verrò.- Mi guardo intorno alla ricerca della mia maglietta blu lasciata sopra una delle sedie in camera mia, o sotto la scrivania. Alzo un sopracciglio, probabilmente sarà piena di polvere.
-Perfetto.- Risponde, e la sento ridere.
-Tutto okay?- Chiedo sorridendo a mia volta.
-Sì è che.. è che mio fratello è rimasto incastrato sotto il letto.- Ride e non sembra intenzionata a smettere.
Scuoto la testa divertito. -Povero, vai ad aiutarlo!-
-Credo andrò.- Risponde, smettendo di ridere. -A dopo Marc.-
-Ciao Beth.-  Chiudo la chiamata, continuando a guardare il display del telefono. Un sorriso ebete sulla faccia. Scuoto la testa. La maglietta, dopo diavolo l’ho messa?
 
***
 
-Cosa vi porto Beth?-
-Il solito Monique, grazie.-
Siamo seduti allo stesso tavolino, ed ordinato le stesse cose. Ormai abbiamo fatto anche amicizia con la cameriera bionda.
-E poi sono io la bambina, vero?- Dico, rivolta a Sam e Luke intenti a giocare a pollice di ferro. Si fermano, guardandomi impassibili.
-Comunque. Non so voi, ma io mi sono stancata di non ricevere più notizie da niente e nessuno. Il galeone è sempre con me, dorato e freddo. Sembra si siano scordati di noi!- Continuo, irritata.
-Hai ragione.- Risponde Sam. -E’ il 25 ottobre, tra meno di un mese partiremo. È passato veramente troppo tempo dall’ultima volta che abbiamo parlato con loro.-
Annuiamo.
-Ma arrivati là- Domanda Luke. -Cosa dovremo fare?-
Rimaniamo tutti in silenzio. In effetti, non è partita ancora nessun tipo di proposta.
-Incontrare gli amici di Nicola e capirci un  po’ di più.- Risponde Sam.
-Qualcuno ha preso in considerazione il fatto che noi siamo inglesi, loro italiani e che non parliamo la stessa lingua?- Domanda Marc, con voce ironica.
Ci giriamo tutti a guardarlo. No maledizione, certo che no.
-Sembra una cosa ovvia detta così.- Rispondo. -Ma credo che escluso tu ora, nessuno ci abbia pensato.-
-E’ un problema, se non ve ne foste accorti.- Continua.
Roteo gli occhi. -Troveremo una soluzione. Luke, tu non avevi un amico italiano nella nostra stessa situazione?-
-Sì, Alessandro.- Risponde annuendo.
-Ecco, non potrebbe farci da interprete?-
-Sì, credo si possa fare. Non vive in Sicilia, ma non penso sarà un problema per lui arrivare sino ad Agrigento. Proverò a sentirlo.- Scrolla le spalle.
-Perfetto.- Rispondo. -E anche questo enorme problema è risolto. Visto, Marc?- Dico, soddisfatta.
-Certo, certo.- Risponde, dando un morso alla brioche appena arrivata.
Inizio a girare il mio cappuccino, guardandomi intorno. Una signora davanti a me non smette di fissarmi. Cerco di capire meglio chi sia, rendendomi conto di averla già vista. Capelli di un biondo chiaro e tenue, portati lunghi sotto le spalle e fermati elegantemente. Occhi grandi e scrutatori, un naso prominente. E’ seduta tesa sulla sedia, ed indossa un cappotto pesante verde scuro.
Il fatto che ci stiamo guardando a vicenda sottolinea il fatto che o mi conosce e io non mi ricordo chi sia, oppure che mi stia sempre dietro dato che ogni volta che entro in questo bar c’è lei, seduta poco lontana da noi.
Sì, esatto. È sempre qua, ogni volta, ecco perché mi sembrava di averla già vista.
-Sentite.- Dico al mio tavolo con nonchalance. -Davanti a me c’è una signora, indossa un cappotto verde scuro. Ogni volta che veniamo in questo bar c’è anche lei. Credo ci segua.-
Senza farsi notare uno alla volta, chi facendo finta di stiracchiarsi, chi sistemando meglio il giubbotto sulla sedia, si girano ad osservare la donna dietro di loro.
-A me sembra una semplice signora seduta a bere una tazza di caffè.- Dice Sam, con tranquillità.
-Non sembra abbia niente, a parte un po’ di puzza sotto il naso.- Sentenzia Marc.
-Penso lo stesso anche io.- Risponde Luke, scrollando le spalle.
Sbuffo. -Okay, mi state dando della psicopatica insomma.-
-Io lo sapevo già.- Dice Sam con un sorriso smagliante.
Roteo gli occhi. -Tu sai sempre tutto vero?-
-Ovviamente.- Incrocia le braccia, alzando il mento.
-Perfetto.- Dico, pregustando la mia prossima soddisfazione. -Visto che sai tutto, dimmi un po’, hai già previsto chi sarà il tuo accompagnatore per la festa di Halloween?-
Due cucchiaini si posano rumorosamente contro le tazze di cioccolata calda. Uno sguardo imbarazzato e uno preso dal panico mi osservano con insistenza.
-No Beth, questo ancora non lo so.- Dice, con lo sguardo basso e rosso.
So che me la farà pagare cara, ma non posso fare a meno di sentirmi soddisfatta.
-E tu, Elizabeth? So che ti piacerebbe che sia qualcuno in particolare ad invitarti.- Mi dice dopo qualche secondo, e con la mano mi sprona a continuare.
Crede forse di mettermi in imbarazzo? Illusa!
Le sorrido. -Sì, ma se non si darà una mossa e mi inviterà con troppo ritardo probabilmente gli darò buca.-
-Beth ti va di venire con me alla festa di Halloween?-
Mi giro con gli occhi sbarrati verso un Marc, seduto accanto a me, che dopo avermi parlato con una velocità impressionante, mi guarda attendendo una risposta.
D’altro canto, Luke ride piegato sul tavolo.
-Sì!- Rispondo annuendo. Mi chiedevo se ci fosse bisogno di aspettare così tanto, poco mancava che mi avrebbe invitata per l’anno prossimo.
-Non ho idea per quale motivo tu stia ridendo in questo modo.- Dico, guardando perplessa Luke, steso sul tavolino, una mano sulla faccia.
-N-no.. niente, niente..- Si asciuga una lacrima. -Adesso non dovrai dare buca a nessuno Beth. Vero Marc?- Riprende a ridere convulsamente.
Mi giro per guardare Marc, e noto solo ora di quanto sia rosso e imbarazzato, con la testa bassa e un sorriso sulla faccia.
Scuoto la testa. -Non ho capito nulla, non credo di volerci capire qualcosa.- Sentenzio alla fine.
In tutto questo, Sam guarda Luke con un’ira in corpo senza eguali. Probabilmente lo prenderebbe a capate se non fosse per il suo autocontrollo.
-Lucas.- Dico dopo poco. -Usciresti fuori con me?-
-In che senso?- Mi chiede aggrottando le sopracciglia.
Porto una mano sulla faccia. -Fuori dal bar Luke, devo chiederti una cosa.-
-Ahhh. Sì, certo.- Risponde ridacchiando e alzandosi dalla sedia.
Oltrepassiamo la porta d’ingresso, lasciando soli Marc e Sam entrambi perplessi.
-Ascoltami.- Dico appena uscita fuori, stringendomi nelle spalle per il venticello freddo.
-Tu vuoi invitare Sam alla festa, lei vuole che tu la inviti. Manca meno di una settimana e lei vorrà avere il tempo di organizzare il tutto, capiscila, è una ragazza. Quindi, non per metterti fretta.. ma hai tempo fino a domani per farlo. Senza considerare il fatto che tuo fratello ti abbia preceduto e che quindi siate rimasti sistematicamente solo voi due senza accompagnatore e accompagnatrice. Non farti prendere dall’entusiasmo e non osare correre adesso da lei e invitarla, perché si mangerà la foglia e capirà che sono stata io a spronarti. Dalla tua faccia è evidente che tu non sia intenzionato a fare niente di tutto questo ora, anzi, sembri piuttosto spaventato.-
Annuisce, con gli occhi sbarrati. -Speravo mi avresti chiesto qualcosa su Marc. Non mi aspettavo un monologo su Sam.- Risponde spaventato.
-Questi sono solo consigli.- Dico, annuendo. -Tu sei timido, e non sarà certo lei ad invitarti.- Gli sorrido. -Il mio non è un modo per metterti paura, ci tenevo ad essere schietta. E poi, ora che ti ho detto che lei spera nel tuo invito non dovresti avere problemi. Non riceverai di certo un no come risposta.- Scrollo le spalle.
Annuisce ancora, stavolta più serio. -Domani mattina la chiamo. Ci incontreremo. Le chiederò di venire con me alla festa. Fine.- Risponde, più a lui che a me.
-Perfetto.- Gli do una pacca sulla spalla. -Entriamo ora, prima che vengano a cercarci.-
-Grazie comunque, davvero.-
-Figurati.- Gli sorrido, per poi varcare la porta insieme.
Ci avviciniamo a Sam e Marc, in piedi accanto a Monique.
-Stiamo andando via?- Chiedo perplessa.
-Sì, devo correre a casa, impegni con mio padre.- Risponde Marc. -Ho pagato io per tutti, tranquilla.-
Annuisco ringraziandolo. Mi avvicino alla sedia dove avevo lasciato giubbotto e borsa. Mi affretto a prendere la mia roba, per poi alzare lo sguardo.
E incrociando ancora una volta quello della strana signora.
Mi fissa con insistenza, e sembra quasi si stia per alzare verso di me.
-Avanti Beth, sei pronta?- Mi domanda Sam poco lontana.
La donna abbassa lo sguardo, ignorandomi totalmente.
-S-sì, eccomi.- Indosso il giubbotto e la borsa a spalla, uscendo dal bar e lasciando la signora misteriosa.
La prossima volta sarà là, ad aspettarmi. Ne sono certa.








Spazio autrice.
Buongiorno cari! Ecco il 23esimo, si è fatto attendere. Si parla ancora della festa, ma ecco una new  entry. Chi sarà mai questa misteriosa donna? Eheh dai, magari qualche idea ve la sarete già fatta! (; Tra pochi minuti pubblicherò il 24esimo e il 25esimo, non vi lascio aspettare insomma!
A tra poco! :3

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Capitolo 24
*** Quando la gente giudica, perché non può capire.. ***


Quando la gente giudica, perché non può capire..



Tra cinque minuti scendi sotto casa, devo parlati.
                                                                                            Luke
 
Chiudo il messaggio, guardando il telefono perplessa. Parlarmi? Spero non sia niente di grave.
Aspetta, cinque minuti? Ma io sono ancora in pigiama!
Entro subito in camera mia spogliandomi in fretta e infilandomi  un jeans e la prima maglia pulita a disposizione. Allaccio le scarpe da tennis, pettino i capelli e infilo il giubbotto.
-Mamma scendo un attimo sotto casa.- Le dico, entrando nel soggiorno. -Oh, ciao papà.- Aggrotto le sopracciglia perplessa. -La mamma dov’è?-
Abbassa il pezzo di compensato giallo che sta cercando di incollare al muro.
-E’ uscita con tua sorella, le loro solite passeggiate.- Rotea gli occhi, scuotendo la testa.
Ridacchio. Ormai è diventata un’abitudine.
-Va bene.- Rispondo, guardando l’orologio sulla parete. -Io vado, a tra poco!-
-Va bene piccola.- Riprende il compensato, continuando a scrutarlo con aria perplessa.
Mi dirigo alla porta e varcatala, scendo le scale. Eccolo, seduto alla solita fontana.
-Ehi, scusa il ritardo. Aspetti da tanto?- Gli chiedo appena arrivata accanto a lui.
-Nono, tranquilla.- Risponde, sorridendomi appena.
Ha l’aria tesa e giocherella con le mani. Inclino la testa. -E’ tutto okay? È successo qualcosa?-
Sbarra gli occhi. -No, assolutamente!-
-Dal tuo messaggio sembrava il contrario.- Dico, sorpresa.
Scuote la testa. -No, scusami. L’ho scritto di fretta, non volevo farti preoccupare.- Si massaggia la fronte.
Mi siedo accanto a lui. -Va bene allora. Cosa devi dirmi?-
Sospira, per poi alzarsi in piedi. -Hai già qualcuno con cui andare alla festa di Halloween?-
Lo guardo. Lui è in ansia, ma a me viene solo da sorridere.
-No.- Rispondo. -Nessuno, assolutamente.- Inizio a oscillare la gambe.
-Bene.- Dice, strofinando le mani più volte. -Ti piacerebbe venirci con me?-
Sorrido. -Certo che mi piacerebbe.-
Sospira. -Ok sì, bene. Perfetto.-
Rido. -Pensavi ti dicessi di no?- Chiedo con tranquillità.
-No.- Risponde. -Ma insomma, non si sa mai.-
È normale trovare dolce il fatto che sia così timido nei miei confronti?
-Da cosa ti maschererai?- Gli domando.
-Zombie.- Dice entusiasta. -E tu?-
-Bambola assassina.- E devo ancora organizzare tutto, ora che ci penso.
Sgrana gli occhi. -Insomma, come tutti i giorni.-  Risponde scrollando le spalle, con una serietà assurda.
Rido. -Per un attimo ho creduto dicessi davvero sai?-
Ricambia il sorriso. -Non potrei mai pensarlo Sam, lo sai.-
 
***
 
-Ascolta, fidati di me.-
-No Samantha, tu sei pericolosa!- Siamo dentro un negozio alla ricerca di qualche articolo da usare per la festa. E fin qui niente di strano, no? Certo, se non contiamo il fatto che Sam abbia con se pile e pile di vestiti, grucce attaccate alle dita e  accessori che escono da tutte le parti.
Adoro fare compere, ma con lei diventa più una questione di vita o di morte.
-Ecco. Un paio di calze bianche, questa camicia, la gonna e il cerchietto. Perché io ho già trovato tutto e tu ancora niente?- Domanda indaffarata.
-Perché non ne ho voglia! Licantropo.. ma come vuoi che possa essere un costume così? Non so neanche da dove iniziare a cercare! - Passo da un reparto all’altro, ma di un vestito decente neanche l’ombra.
-Cosa ne pensi di questo?-  Dico dopo quasi cinque minuti. Tiro fuori un completo nero tenuto da una gruccetta. Sam lo osserva un po’, per poi avvicinarsi con sguardo critico.
-E’ da stringere alla vita tesoro, e il pantalone va accorciato.- Sentenzia con un dito sul mento.
Ho paura.
-Per il resto è perfetto. Vedi che quando ti metti d’impegno ce la fai anche senza il mio aiuto?- E scappa via, diretta verso i suoi acquisti.
La commessa rossa di fronte a me mi guarda sorridendo. Forse le faccio pena.
Mi avvicino alla cassa, poggiando il completo e prendendo mano al portafoglio.
-No! Non ti permettere neanche lontanamente!- Sam si avvicina, bloccandomi all’improvviso.
Le rivolgo uno sguardo scioccato. -Cosa diavolo stai dicendo?-
-Le scarpe, gli accessori, e tu stai già pagando?-
Porto una mano alla faccia, sperando mentalmente che Dio mi scagli un lampo sulla testa e la faccia finita adesso.  -Ti do tempo mezzora Samantha.-
 
 
-Grazie mille per l’acquisto, tornate pure a trovarci.- La signorina ci rivolge un sorriso mentre varchiamo la porta del negozio.
Nelle mani tre grandi buste azzurre, lo stesso Sam.
-Finito? Abbiamo comprato tutto?- Chiedo speranzosa.
-No stella, manca il sangue finto per me e le lenti colorate per te.-
-Len.. Cosa?!- La guardo a bocca aperta.
-Oh, hai capito perfettamente. Un bel paio di lenti rosse saranno perfette.-
Sospiro. -Facciamo in fretta.-
Entriamo in un negozio alla ricerca di un piccolo flaconcino di sangue finto dolce, commestibile.
Dopo aver pagato ci dirigiamo dall’ottico, che in questo periodo ha una continua disponibilità di lenti colorate, viste le richieste in continuo aumento per Halloween.
-Buon pomerig..-
-Nonono! Oh per l’amor del cielo, ma siete capaci di trovarne un paio del colore giusto?! Bianche maledizione, bianche! Non grigie!-
-Signorina.. mi disp..-
-Non m’interessano le vostre scuse, se domani non saranno disponibili..- La ragazza mora si rigira, lasciando quella velata minaccia in sospeso. Claire Sambrook esce a grandi passi dal negozio.
Roteo gli occhi. Deve farsi notare ovunque e ad ogni costo. Mi avvicino al bancone, da cui dietro un ometto basso e intimorito è ancora un po’ scosso dalla precedente cliente.
-Buon pomeriggio. Vorrei acquistare un paio di lenti rosse, avete la disponibilità di questo colore?-
Il signore mi guarda un po’ tremante. -S-sì, vado a controllare.-
Ritorna dopo qualche secondo, con in mano una scatolina bianca.
-E-ecco. Mi raccomando, u-usa il collirio, e prima di metterle assicurati che le mani siano p-pulite.- Mi porge la custodia che afferro subito, per poi pagare l’acconto.
-Arrivederci.- Dico gentilmente, ricevendo come risposta un cenno della testa.
-Era terrorizzato!- Interviene Sam, appena uscite dal negozio.
-Sì!- Rispondo. -Tremava e balbettava. Quella ragazza è una strega.- Dico, annuendo convinta.
-Chissà che non si vesti proprio così ad Halloween!- Dice Sam sorridendo.
-Perché comprare le lenti se ha il costume già pronto e naturale?-
 
***
 
 
 
La stanza è illuminata dalla luce leggera del focolare. L’aria è calda e la sensazione è piacevole rispetto al vento gelido e alla neve che cade là fuori.
Sfoglio il giornale. Dalla Gazzetta niente di significante. Non mi sorprendo di certo. Quando mai hanno spifferato ai quattro venti quello che succede realmente nel Mondo Magico? Figurarsi informare la comunità su ciò che sta accadendo anche nell’Altro Mondo, di cui ignorano persino l’esistenza. Roteo gli occhi.
Ripiego il giornale sul tavolino afferrando la tazza di thé caldo.
Fino a quando un Patronus non si staglia dalla finestra entrando dentro la stanza.
 
Vieni alla Villa, ho bisogno di parlarti.
 
L’enorme pavone, elegante e con la sua ampia coda argentata aperta, esce dallo stesso punto da cui era entrato.
Mi alzo dalla sedia in velluto rosso e indosso il pesante cappotto scuro. Mi Smaterializzo all’istante.
Mi ritrovo davanti a un lussuoso edificio; oltrepasso il grande cancello in ferro battuto, iniziando a camminare per il viale circondato in entrambi i lati da un prato curato e rigoglioso. Oltrepasso il portone d’ingresso, aperto, dirigendomi alla solita stanza principale, il soggiorno della Villa.
-Hai fatto in fretta.- Una voce mi accoglie appena varcata la soglia.
-Non avevo altri impegni.- Rispondo brevemente.
-Sono lieta che tu sia venuto subito dopo la mia chiamata. Ho la necessità di parlarti.- E’ seduta su una poltrona in pelle nera, accanto al caminetto acceso in marmo scuro. -Prego, accomodati.-
Mi siedo di fronte a lei, una mano nell’altra.
-Cosa devo questa chiamata?-
-Sono andata. Li ho visti. Sono in quattro, qui in Gran Bretagna.-
Annuisco. -Non avresti dovuto, lo sai anche tu.-
-Non ho intenzione di schierarmi dalla parte sbagliata questa volta. E dovresti fare lo stesso.  Appoggiarci, senza doppi giochi, senza secondi fini.-
-Perché dovrei, Narcissa? Non ho motivo per comportarmi così. E lo sai perfettamente.-
-Hai ragione, io ce l’ho invece. Ho un figlio a cui badare, un figlio a cui descrivere la strada giusta dopo anni. A cui permettere le scelte che meglio crede, sbagliate o giuste che siano. È un Malfoy, e non mi aspetto niente di buono da lui. Dopotutto è figlio di suo padre. Ma mi aspetto cose grandi, soddisfazioni. Al di fuori dei Mangiamorte, al di fuori di un’altra Guerra Magica.-
Le mani sono strette lungo i braccioli della poltrona, le dita come artigli si aggrappano alla pelle lucida.
-Perché? Perché dopo tutto quello che è successo, nonostante ti abbia ucciso lui stesso, ti ostini a stare dalla sua parte? Spiegamelo Severus, perché ancora non riesco a capirti.-
La guardo impassibile, mentre mi rivolge un’occhiata carica di aspettativa.
-Non sono dalla sua parte. Non lo sono mai stato, e non lo diventerò di certo adesso.-
Non dopo quello che ha fatto a me, al Potter e soprattutto, a sua madre. Lily.
-Semplicemente non mi schiero, Narcissa. Non ne vedo alcun motivo. Della sorte di quei giovani babbani non può che non importarmene, tanto meno degli Auror che ho ingannato per tutto questo tempo. Ti direi che al massimo potrebbe dispiacermi per te e per tuo figlio, ma neanche più di tanto.-
Sospira. -Loro possono aiutarci. Possono sconfiggerlo, per sempre.-
-Se è riuscito a risorgere una volta grazie ad un lingua di  fata potrà tranquillamente risuccedere, in futuro.- Rispondo, senza mascherare una certa irritazione.
-Certo, figurati. Semplicemente non ti schieri perché non te ne verrebbe nulla. Vero Piton? Ammettilo! Perché ti faceva comodo stare alle dipendenze prima di uno e poi dell’altro. Essere comandato dal bene e dal male. E per quale scopo, eh? Per ritrovarti ucciso, sbranato da un lurido serpente. Complimenti, doppiogiochista nel sangue.- E’ in piedi, e mi guarda con disprezzo e odio.
Ma non m’importa. Non m’importa se anche lei come gli altri vede quello che tutti credono sia la verità, su di me. Non sa, e mai dovrà sapere. Che se l’ho fatto, l’ho fatto per lei. E basta.
Ogni cosa, ogni decisione, ogni mia azione. Il proteggere suo figlio, l’uccidere l’unica persona che mi abbia dato un briciolo di fiducia, appoggiare colui che aveva dato fine alla vita dell’unica mia ragione di esistere, e venire uccido da lui, a mia volta. Ma cosa può capirne lei? Cosa? Che rimanesse nella sua convinzione, che continuasse pure ad odiarmi e a disprezzarmi.
Mi alzo, pronto per andarmene.
-Mi spiace, ma non posso esserti d’aiuto.- Le volto le spalle, diretto verso l’uscita.
-Capirai.- Aggiunge, angosciata. -Un giorno, presto. Capirai, Severus.-
Mi Smaterializzo all’istante, non posso aspettare un secondo di più.
 






Spazio autrice.
Ta taaan. Ri-eccomi! :3 
Un capitolo ricco insomma.. Luke e Sam, Beth e Sam, mettiamoci in mezzo pure Claire e un ottico spaventato e concludiamo (per la felicità, sicuramente, di qualcuno (;) con il nostro amato\odiato Severus. Spero vi sia piaciuto! :D 

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Capitolo 25
*** Festa di Halloween con il.. botto! ***


Festa di Halloween con il.. botto!



-Mi raccomando ragazzi. Noi professori non ci saremo a supervisionare ogni vostro minimo comportamento e..-
-Ma sì professoressa, abbiamo già fatto questo genere di feste!- La donna viene interrotta da Finn, l’organizzatore della serata, come di ogni cosa possa essere festeggiata all’interno della scuola.
-Certo signor Green, devo ricordarle forse l’incidente dell’anno scorso?-
Il ragazzo inizia a muovere un po’ le mani, l’espressione irritata.
-No, non ce n’è assolutamente bisogno. Ed è stato solo un.. piccolo malinteso.-
Un ragazzo nudo e ubriaco che balla per la sala della palestra è sicuramente da considerarsi solo un piccolo malinteso.
-Lo spero per lei.- Risponde la Mason, con voce ferma. -Anche perché sappiamo bene chi sarebbe a pagarne le conseguenze.-
-Non si preoccupi. Tutto filerà liscio come l’olio.-
Si gira verso la classe, roteando appena gli occhi, nascosto alla vista della professoressa.
-Mi raccomando, ve lo ricordo un’altra volta, come ho fatto fin’ora in tutte le altre classi. Stasera, palestra, nove e trenta. Il programma è nel foglietto che vi ho distribuito, anche se lo trovavate già scritto nei numerosi cartelli appesi per i corridoi.-
Gialli, grandi, attaccati in ogni spazio disponibile. Odiosi.
-Mi raccomando, vedete di vestirvi il meglio possibile!- Ci sorride, per poi avvicinarsi alla porta. -Ciao ragazzi, arrivederci professoressa.-
-Arrivederci.- Risponde senza molto interesse.
-Vedete di pulire tutto appena finita la festa, eh.- Ci dice, indicandoci tutti con il dito.
Nonostante siano passati anni dalla prima festa organizzata in questa scuola, ancora si ostina e pretende che la palestra venga pulita al termine della serata. E nonostante veda che questo non viene assolutamente fatto, non demorde.
Il suono della campanella dell’intervallo mi riporta alla realtà. Sam accanto a me cerca la bottiglietta dell’acqua, mentre Luke ci aspetta accanto alla porta.
-Forza ragazze, Marc mi starà sicuramente aspettando!- Ci dice impaziente, scuotendo le mani.
Usciamo dalla classe e saliamo le scalinate, diretti due piani più su. Tanti studenti continuano a farsi strada tra di noi, chi per uscire nel cortile a prendere una boccata d’aria, chi correndo verso non so quale destinazione.
Vedo la porta della sua aula, e lo intravedo uscire con in mano il fogliettino giallo della festa di Halloween. Ci nota, salutandomi con la mano e facendoci segno di avvicinarci. Ma non è l’unico ad averci visti.
Una ragazza con dei lunghi capelli si fa strada tra la folla davanti alla sua classe, fiancheggiando Marc. Scuote appena la chioma con la mano, spostando la lunga sciarpa rosa. Ferma il suo compagno di classe, lo abbraccia con un sorriso smagliante e tanto tirato per poi, dopo avermi lanciato una rapida e intensa occhiata, baciarlo davanti a tutta la sua classe, Luke, Sam.. e me.
 
 
 
-Beth..-
-Samantha, non ho la minima intenzione di parlarne.- Guardo la lavagna, osservando il professore scrivere gli appunti di geografia.
-Ma almeno ascoltami..-
-Perché dovrei? Non voglio saperne più niente.- Dico con tranquillità.
-No, non hai visto tutta la scena! Appena te ne sei andata, l’ha subito allontanata.. e da quello che mi ha detto Luke, non è sembrato per niente contento di come si sia comportata Claire.-
Sì, ecco.. Dopo che quella gallina si era appiccicata a Marc, ho pensato bene di andarmene. Dopotutto non ci facevo niente là, ferma, a guardarli pomiciare. Con calma ho risceso le scale e sono entrata nella mia classe. No, niente corse disperate e pianti isterici. Per favore, ho una dignità io.
Alzo un sopracciglio.-Certo Sam, va bene.-
-Non mi credi eh?- Mi sussurra, più vicina.
-No.-
Bussano alla porta.
-Buongiorno.-Una voce fin troppo familiare.
Cos’è, parli del diavolo e spuntano le corna?
-La professoressa Mason mi ha chiesto di chiamare la signorina Hall, è urgente.-
Alzo un sopracciglio, osservando il professore che mi fa un consenso per uscire. Mi alzo dalla sedia e lentamente mi avvicino alla porta, mentre due occhi non smettono di fissarmi.
Esco, le braccia incrociate. Davanti a me Marc cammina, e io lo seguo; saliamo due rampe di scale, ma non svoltiamo verso la sua classe. Prendiamo il terzo corridoio, deserto. Della Mason neanche l’ombra.
Si scruta intorno e fermatosi davanti a me, mi scruta appena.
-Non è stata colpa mia.- Dice, guardandomi serio.
Spalanco la bocca. -Non avrai forse fatto finta di..-
-Sì.- Risponde irritato. -L’ho fatto e non pensare di andartene.-
Distolgo lo sguardo. Indifferenza totale, non merita neanche una risposta.
-Mi si è avventata addosso!- Dice, a voce contenuta appena.
-Ho notato, sì.- Rispondo.
-Se non te ne fossi andata avresti visto che..-
-Se non me ne fossi andata? Cosa dovevo fare? Rimanere lì davanti e guardarvi? C’era già metà scuola a farlo, la mia presenza era inutile.- Rispondo acidamente.
-Se non te ne fossi andata..- Continua, ignorandomi. -Avresti visto che l’ho allontanata subito. E mi sono unito a Luke e Sam, senza degnarla di uno sguardo.-
Sbuffo.
-E se ti chiedi per quale motivo non sia venuto a cercarti, è stata Samantha a dirmi di non farlo.-
Annuisco. È stato un bene, per lui, che non l’abbia fatto. Banchi e sedie sarebbero stati ottimi corpi contundenti.
-E poi..-
-Basta Marc.- Dico, interrompendolo. -Smettila di parlare, non ho proprio voglia di sentirti.- Mi allontano un po’. -Me ne ritorno in classe, a fare la lezione di geografia che mi stai facendo saltare.-
-Come se te ne importasse qualcosa.- Risponde sarcastico.
-In questo momento me ne importa molto più di te e delle tue stupide scuse. Perciò arrivederci Marc.-
Faccio qualche passo verso le scale, per poi rigirami e parlargli in lontananza.
-Ovviamente non aspettarti di venire con me alla festa, stasera. Ma tranquillo. Sicuramente troverai qualcuna da invitare all’ultimo momento.-
E me ne vado, senza nient’altro da aggiungere.
 
 
Qualche ora dopo..
 
-Devo per forza?-
-Sì. Dovevi anche evitare di comportarti in quel modo con Marc, dato che non ha nessuna colpa. Ma visto che non è nei tuoi piani, andrai alla festa con me.- Mi risponde Sam, indossando la gonna grigia e svolazzante.
-Certo, a fare la candela.-
Mi guarda accigliata. -Non dire cavolate!-
-Il terzo incomodo allora?-
Mi lancia la busta con il tutto il necessario per il costume da licantropo addosso. -Finiscila e inizia a vestirti.-
Roteo gli occhi.
Ma poi, sinceramente, chi se ne frega. Io ci vado e mi diverto, alla faccia di Claire, di Marc, di metà scuola e di chiunque altro.
Infilo una mano nella busta azzurra e afferro il completo nero. Mi spoglio e indosso leggins e top. Mi guardo allo specchio lungo accanto al letto nella mia stanza.
-Sono ancora in tempo a prendere un lenzuolo e mettermelo in testa.- Penso ad alta voce.
-Non ti permetterei di arrivare neanche al bagno con una coperta sulla faccia.- Risponde tranquillamente. -Okay, ora prendi l’occorrente per i capelli e il trucco. Inizia a prepararti, sono già le 8.-
La guardo scocciata: è alle prese con il fiocchetto bianco della sua camicetta sporca di sangue rosso e finto; alza lo sguardo. -Sei ancora qua? Datti una mossa!-
 
 
Arriviamo davanti all’edificio della palestra. L’esterno è decorato con un grande festone arancione e nero.
‘Qui Halloween Party!’
Arriccio il naso. Fantasia portami via.
-Andiamo Beth, Luke ci aspetta dentro.- Sam accanto a me è entusiasta.
Indossa una gonna grigia, una camicetta inizialmente bianca, sporca di sangue, e un paio di scarpe nere; ha un cerchietto e un paio di elastici fermano i lunghi capelli marrone chiaro in due codine. Il trucco rispecchia perfettamente il tema del costume. Quando vuole è un genio in queste cose.  E probabilmente, se non fosse stato per il suo aiuto, non sarei riuscita né ad ottenere una capigliatura decente né mettere le lenti a contatto rosse. Che per la cronaca, sono fastidiosissime.
Varchiamo la porta e una musica ci investe completamente. La sala è illuminata solo da qualche luce colorata; tavoli circondano la stanza, con sopra cibi, dolci e bevande. Alla destra, amplificatori e tutto il necessario, controllato da un paio di ragazzi vestiti da scheletri fosforescenti. Alla sinistra sedie e divanetti sbrindellati, presi chissà dove. L’unica cosa che più preferisco, la confusione. Non vedo niente, non distinguo le persone, posso tranquillamente far finta di non riconoscere nessuno ed eventualmente ignorare chi preferisco. Fantastico.
Ci avviniamo al primo tavolo, scansando la calca di gente.
-Ehi Luke!- Sam scuote la mano, facendosi notare da un ragazzo poco lontano da noi. Si avvicina, sorridente.
-Ehi ragazze!- Ci saluta una a una. Indossa una giacca nera sopra una maglia straccia e logora; ha un paio di occhiaie vistose, un colorito verdastro e i capelli scompigliati. Avrei voluto anche io mascherarmi in modo così semplice.
-Volete qualcosa da bere? C’è del punch verde limone decisamente corretto da quella parte.- Ci dice, indicando un tavolo accanto e il suo bicchiere semi vuoto.
-Vado io.- Dico, cercando di allontanarmi il più possibile da quei due.
Mi faccio strada tra la gente che balla o chiacchiera, arrivando davanti al tavolino. Prendo due bicchieri e mi avvicino verso il mestolo del punch. Una mano mi precede.
-Scusami.- Dico, per poi alzare le sguardo e rendermi conto a chi ho appena rivolto la parola.
-Ciao Beth.-
Ritraggo lentamente la mano, guardandolo sottecchi. -Ciao.- Rispondo, impassibile.
-Bel costume.- Dice, trattenendo un sorriso.
-Non metterti a ridere, per favore.- Anche se ne avrebbe tutto il diritto.
-Nono. Ti sta davvero bene, dico davvero. È solo che si vede che è tutta opera di Sam.-
Annuisco. Lo squadro un po’; jeans neri, camicia bianca, mantello scuro. Colorito pallido, sangue che cola, capelli disordinati
 -Dracula?- Domando perplessa.
Mi fa un inchino. -Ai vostri servigi.-
Ridacchio. -Costume scontato.- Ma perfetto.
Scrolla le spalle. -Non ho molta fantasia in queste cose, meglio di niente.-
-Giusto.- Annuisco.
Un momento, perché ci stiamo parlando?
-Io vado, Claire ti starà cercando.- Prendo i bicchieri, iniziando a riempirli in fretta.
-Sono solo, Beth.-
Alzo lo sguardo per qualche secondo, riabbassandolo subito. -Pensavo ci sareste venuti insieme alla fine.-
Sbuffa. -Non era con lei che intendevo andarci. Lo sai.-
Certo, dillo a quel bacio. -Va bene.-
-E se non potevo venirci con te, allora meglio da solo.- Continua, avvicinandoci.
-Mi dispiace.- Dice, stupendmi. -Non dovrei neanche scusarmi, visto che non è colpa mia se quella mi si è scaraventata addosso.- Puntualizza. La mia espressione lo fa ridacchiare. -Ma se serve questo per farti ritornare quella di sempre e non tenermi il muso, allora scusa. Davvero.-
Roteo gli occhi. -Non ti ho tenuto il muso.-
-No, assolutamente no, la tua era più un’espressione da ‘rivolgimi la parola e sarà l’ultima cosa che farai’.-
Sorrido. -Okay Marc. Facciamo finta che non sia successo niente.- Annuisco convinta.
-Perfetto.- Mi sorride contento.
Ci ritroviamo fermi come due stupidi, mentre intorno a noi tutti gli altri ballano, urlano e cantano. È stato un miracolo capirsi in questa confusione, ma ora non sento niente. Non sento nessuno intorno a me, ho altro su cui concentrarmi, e mi va bene così.
-Balliamo?- Domando.
-Uhm, perché no.-
Mi trascina verso il centro. -Potresti correre il rischio di essere morsa e diventare per sempre un vampiro.- Dice, maliziosamente.
-Ti ricordo che sono un licantropo.- Rispondo ridendo. -Il mio sangue a voi non piace!-
-Vedremo.- Dice sorridendo.
 La musica è allegra e invogliante. Poco lontano, Luke fa fare due giravolte a Sam che ride insieme a lui.
-Lo sai che è anche grazie a me se alla fine l’ha invitata?-
-Tranquilla, è anche merito mio. Erano giorni che non smettevo di spronarlo, alla fine si sarebbe arreso.-
-In un modo o nell’altro.-
-Mi sembra anche giusto.- Aggiunge, sorridendo.
La musica cambia, e ci prepariamo a ballare un lento.
Ma non facciamo in tempo.
Un tubo poco lontano dalla porta del bagno sembra si sia rotto perché l’acqua scende a catinelle, la sala inizia ad allagarsi.
-Ragazzi, c’è qualche problema, stiamo cercando di sal- salvare l’attrezz- elettric- prima che vada in corto circui..- Troppo tardi.
La sala si fa improvvisamente buia, la gente inizia a lamentarsi con cori di protesta. L’unica fonte di luce sono le insegne d’uscita d’emergenza accanto alle porte e sui quattro lati.
Ed eccoli.
-Marc.. Marc..-
-Cosa c’è? Dove sei?-
-Sono qui.- Mi aggrappo al suo braccio. -Guarda là, accanto alle casse..-
Una luce rossa intensa e un divanetto esplode.
-Oh ma cosa..-
-Chi cazzo è stato?!-
Un’altra luce e un tavolo crolla, facendo esplodere lattine e bevande.
-Marc, dobbiamo trovare Sam e Luke!-
-Con questo buio è impossibile! E se la gente non se ne va rischia di farsi male!-
Camminiamo a tentoni, sbattendo contro le persone, ma degli altri due neanche l’ombra.
Intanto intorno a noi gli invitati urlano proteste, insulti, mentre luci partono dalle bacchette e distruggono quello che incontrano.
Mentre Mark continua a trascinarmi da una parte all’altra, intravedo uno dei più vicini alla luce di servizio puntarsi la bacchetta contro la gola.
-Salve studenti.- E’ lui. Il Ghermidoro. -Scusateci l’interruzione, vi avremo sicuramente rovinato la festicciola. Ma tranquilli, andate pure.- Ci fermiamo, ascoltando perplessi le loro parole.
-Chi deve rimanere, lo sa.- Termina.
Iniziamo a correre, mentre la gente inizia ad uscire brontolando.
-Sam! Sam dove sei?!- Inizio ad urlare, tra il rumore.
-Luke, siamo qua vieni!- Marc deve averli avvistati. Ci avviciniamo a un gruppo di ragazzi che uno a uno si allontanano diretti fuori dalla palestra; eccoli, poggiati al muro.
-Cosa dobbiamo fare?- Domanda Sam in ansia.
-Andarcene!- Rispondo convinta.
-No Beth, rischiamo di farli arrabbiare seriamente questa volta.-
Ci guardiamo intorno, la sala è quasi del tutto deserta. Un luccichio azzurrognolo parte da una bacchetta per poi giungere sino al soffitto e diventare sempre più grande, sempre più abbagliante, illuminando tutta la palestra.
-Salve.- Dice una vocina acuta accanto all’uscita.
-Ci si rivede.- L’uomo, con cui Marc aveva contrattato, si avvicina verso il centro della sala, mentre noi ci allontaniamo sempre di più.
-Dispiace noi di avere rovinato vostra serata.- Continua un Ghermidoro, probabilmente il più tonto e brutto di tutti.
-Non c’è problema, stavamo pensando di andarcene proprio adesso.- Rispondo stizzita.
L’uomo davanti a tutti ridacchia. -Sono rammaricato dal dovervi rovinare i piani, ragazzi. Ma..- Spalanca le braccia, nella mano stringe ancora la bacchetta. -.. voi stasera andrete via con noi.-
-E noi siamo desolati- Luke pronuncia queste parole con enfasi, ma tanto timore. -Che non succederà mai.-
Vengo spinta verso la porta dello spogliatoio a poco passi da noi mentre Schiantesimi ci piovono sulla testa.
Iniziamo a correre, salire le scale, varcare una porta dietro l’altra.
-Avanti, volete giocare a nascondino babbani?- Ci urla un Ghermidoro dopo aver rotto quello che doveva essere il vetro di una porta.
È un vicolo cieco. Ci ritroviamo chiusi in una stanza, senza via d’uscita.
-Merda!- Urla Sam, portando le mani tra i capelli.
Sentiamo i loro passi in lontananza.
-Cosa facciamo? Cosa facciamo?!- Inizio a camminare avanti e indietro.
Pensa Beth, pensa.. Tiro fuori il galeone dorato.
-Perché non possiamo chiamarvi anche noi, eh?! Abbiamo bisogno del vostro aiuto, e non ci siete! Moriremo, ecco cosa!-
 
Track.
 
-Avevi ragione tu, Remus.-
-Sì, impossibile ma vero. -
Ci guardano timorosi. -State bene?- Domanda Tonks.
Annuiamo all’unisono.
-Auror.- Un Ghermidoro arriva con il fiatone davanti alla porta. -Buonasera.. Stupeficium!-
-Protego!- Remus risponde allo Schiantesimo, dandoci le spalle e spingendoci verso il muro.
-Tonks, Smaterializzatevi. Vi raggiungo il prima possibile.-
-Ma sono babbani Remus!-
-Fallo e basta!-
Luci rosse e scudi scalfiscono l’aria.
-Aggrappatevi alla mia mano, non lasciatela per nessun motivo.-
Ci aggrappiamo tutti alla ragazza, mentre Lupin continua a proteggerci dalla banda di Ghermidori, dei quali solo due su cinque sono armati.
-Sto andando. Fa’ attenzione Remus.-
 
Track.







Spazio autrice.
Ecco il 25esimo! Finalmente questa festa con cui vi ho assillato per tipo quattro capitoli minimo, e che si è rivelata il campo di battaglia per il conosciuto gruppo di Ghermidori! Avranno Schiantato Claire, presi dall'euforia? u.ù
Abbiamo anche scoperto che il galeone incantato può essere utilizzato da maghi e non. Ma ne capiremo meglio nel prossimo, tranquilli! 
A presto! :*

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Capitolo 26
*** Capatina alla Tana. ***


Capatina alla Tana.



Una stranissima sensazione si diffonde su per la pancia, mentre tutto intorno a me vortica e cambia. Dopo pochi secondi ci fermiamo e mi ritrovo buttata per terra con un grande tonfo, e dolorosamente.
Tossicchio appena mente un senso di nausea mi prende allo stomaco. Accanto a me sento Sam aggrappata al mio braccio. Apro gli occhi, ritrovandomene tre paia fissi su di me.
Mi alzo di soprassalto, pentendomene subito per via del conato seguente.
-No tesoro siediti, non muoverti così in fretta.- Una signora rossa e paffuta mi accompagna sino al divano non molto lontano. Mi siedo con una mano sulla pancia, l’altra aggrappata al bracciolo arancione.
-Ci siamo Smaterializzati, vero?- Luke è il secondo ad alzarsi. Scuote appena la testa, probabilmente per scacciare anche lui quella brutta voglia dovuta al ‘viaggio’.
-Esatto ragazzo e direi che è meglio se ti siedi un po’.- Un altro rosso, un uomo alto con un caldo maglione verde smeraldo, lo accompagna accanto a me.
-Vieni, aggrappati.- Marc porge la mano a Sam, ancora disorientata e pallida in viso.
-E’ già qualcosa se non avete sboccato, sapete?-
-No Tonks.- Scuoto la mano, chiudendo gli occhi. -Non parlare di vomito, né di qualsiasi altra cosa che possa peggiorare la mia nausea.-
-Oh già, scusami.- Trascina una sedia in legno dal tavolo fin davanti al divano. Ci si butta sopra, e nervosamente inizia a oscillare la gamba.
-Sei in ansia tesoro?- Le domanda la signora, accarezzandole i capelli adesso di un nero pece.
-Remus è rimasto nella par..pala..-
-Palestra.- Conclude Marc per lei; mi faccio più in là, permettendogli di sedersi.
-Sì, quello che è insomma. Stava combattendo contro due Ghermidori, non è ancora tornato.-
Molly fa comparire altre tre sedie, permettendo anche a Sam e al marito Arthur di sedersi.
-Non credevo fosse possibile.- Interviene Luke, guardandosi intorno. -Smaterializzarsi dico. Siamo babbani dopo tutto.-
Tonks annuisce. -Infatti non ero certa che ce l’avremmo fatta. Insomma.. ho corso il rischio solo perché era l’unica alternativa alla morte o alla cattura.-
Annuisco. -Sarebbe potuta andare molto male?- Domando, stringendo un cuscino accanto a me.
-Sì.- Risponde il signor Weasley. -Probabilmente vi sareste potuti Spaccare in maniera irreversibile. E intendo dire, metà da una parte e metà dall’altra.-
-Niente che si sarebbe potuto guarire con un po’ di Dittamo od Ossofast.- Aggiunge Molly.
Rabbrividiamo al sol pensiero.
La stanza si fa silenziosa. La tensione si sente, e probabilmente è scaturita non soltanto dal pensiero di Lupin lontano da casa; tutti in questa stanza si staranno ponendo la stessa identica domanda. Chi con interesse, chi con il terrore di non avere una risposta da poter dare.
 
Track.
 
Un rumore improvviso rompe il silenzio.
Un uomo alto è in piedi davanti a noi, con dei capelli castani scompigliati, un mantello scuro un po’ sgualcito, e la bacchetta ancora stretta in mano.
-Remus!- La ragazza si alza di soprassalto e a grandi passi arriva davanti al compagno, abbracciandolo brevemente e calorosamente.
-E’ stata una passeggiata.- Scrolla le spalle, ricambiando il saluto affettuoso.
-Oh Remus, grazie al cielo.- La signora Weasley gli rivolge un dolce sorriso e, ancora seduta, fa apparire un’altra sedia per il nuovo arrivato.
Ci si butta di peso, rilassandosi con un sospiro. La stanza si rifà di nuovo silenziosa e tesa.
-Avete intenzione di parlare o dobbiamo anche chiedervelo?- Domanda Marc, fintamente tranquillo.
Nessuno risponde.
-Okay, bene.- Continua, sempre più irritato. -Diteci per quale assurdo motivo un gruppo di Ghermidori siano arrivati a noi. Perché sapessero dove e quando trovarci tutti e quattro insieme nello stesso posto. Come, fortunatamente, sia stato possibile metterci in contatto con uno stupido medaglione incantato che tecnicamente noi non dovremmo essere in grado di usare e visto che ci siamo, spiegateci anche perché non vi siete fatti vivi per tutto questo tempo.- Incrocia le braccia, rivolgendo occhiate di fuoco a ogni mago presente in quella stanza.
-Non saremo in grado di rispondere a tutto, Marc.- Dice dopo qualche secondo Tonks. -Sicuramente non sappiamo dirvi come sapessero dove trovarvi, e quando, così precisamente.-
Lo sento sbuffare accanto a me.
-Per quanto riguarda il motivo- Continua la ragazza. -è sempre lo stesso. Voi servite al Signore Oscuro, e siete riusciti a ingannare quei Ghermidori già una volta.-
‘Chissà come saranno infuriati adesso.’ Penso, perplessa.
-Sul medaglione..-
-Rispondo io a questo.- Lupin si avvicina a noi, i gomiti sulle ginocchia. -Dovete sapere che tempo fa, all’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, erano arrivati una serie di monete incantate grazie ai quali molti non-maghi erano riusciti a comunicare con un gruppo di streghe intenzionate a giocar loro un brutto scherzo.-
-Già- Interviene Arthur. -Ricordo il duro lavoro che gli Obliviatori dovettero fare a quel gruppo di ragazzi..- Scuote la testa.
-Il punto è- Continua Remus. -che avevamo la prova che ci potesse essere una comunicazione reciproca tramite questi oggetti incantati. Ma la voce era andata ad affievolirsi, e più nessuno parlava di questa scoperta non così importante. In molti credevano potesse essere soltanti un caso.- Rotea gli occhi, quasi stizzito da una così stupida idea. -Insomma, così non è. Ti ho sentita, Beth.- Mi rivolge un sorriso accennato. -E subito mi sono Smaterializzato con Tonks. E’ stato un bene che tu abbia comunque tentato una richiesta d’aiuto, non sapendo di potercela fare davvero.-
Scuoto la testa. -Non stavo cercando un modo per parlarvi. Il mio era più che altro uno sfogo.- Sorrido. -Stavamo per morire, non avevamo nessuna forma di difesa, nessun modo per metterci in contatto con voi. Ero disperata in effetti.- Ridacchio, accompagnata da Sam.
-E’ stato comunque un bene.- Continua Molly, sorridendoci.
-E poi? - Interviene Marc senza perdere tempo, cupo in viso.
-Non c’è altro da aggiungere..- Risponde Tonks, indifferente.
-Sì, invece.- Si sporge verso la coppia di maghi, con una risata amara. -Meritiamo una spiegazione.-
Lupin scrocchia il collo con due rapidi scatti laterali, si stiracchia un po’ e con la stessa tranquillità di quando era arrivato, si sistema meglio sulla sedia.
-Vuoi sapere perché non ci siamo fatti sentire per tutto questo tempo, eh?- Domanda.
-Sì!- Conferma annuendo.
-Non siamo venuti semplicemente perché non avrebbe avuto senso farlo.- Scrolla le spalle.
Il ragazzo biondo accanto a me sbatte gli occhi un paio di volte. -Ah.-
-Ascoltami.- Lupin si sporge un’altra volta in avanti, faccia a faccia con lui. -Ho il presentimento che tu non sia molto propenso a fidarti di noi. Pensi nascondiamo qualcosa, che ci sia del marcio sotto tutto questo, ma sai cosa posso dirti? Che probabilmente hai ragione.- Alza appena le mani verso l’alto. -Il fatto è che stiamo cercando noi stessi di capirlo. E venire a informarvi su ogni nostro piccolo spostamento non ci porterà a nulla. Ti ricordo che non siete i soli, ci sono almeno altri venti piccoli gruppetti sparsi per il mondo. E che proprio come voi cercano risposte.- Riappoggia la schiena sulla sedia.  -Certo, voi state avendo un.. trattamento speciale, se così si può chiamare. Siete alla Tana, chiunque vorrebbe essere al vostro posto, da quanto ne so io.-
-E non capisco il perché, sinceramente.- Si domanda ad alta voce Molly.
-Il punto è che siamo sulla stessa barca, non avremmo motivo di mentirvi o di tenervi all’oscuro.- Termina Lupin, guardandoci tutti.
Marc accanto a me si rilassa. -Mi spiace.- Dice all’ultimo. -E’ che.. sì, hai ragione, cerco risposte. E poi.. avrei dovuto capire che non siete contro di noi, ma con noi. Vi conosco abbastanza ed è così, assolutamente. Per un attimo credo di averlo dimenticato.- Risponde quasi mortificato.
-Conosci abbastanza?- Domanda Tonks, curiosa.
-Certo, da poter dire che non ci avreste mai ingannati perché, dopotutto, per noi siete dei personaggi di un libro. Un’autrice ha raccontato storie su di voi, ha descritto il vostro carattere.- Dico, cercando di rendere più chiaro il concetto di Marc.
-Oh già, tecnicamente non esistiamo.- Risponde, con un piccolo cipiglio.
-No!- Sam fa girare tutti verso la sua direzione. Trovandosi sette paia di occhi addosso inizia ad arrossire. -Voglio dire.. per noi non siete immaginari.- Termina, con un filo di voce.
-Sì, infatti.- Continua Luke. -Le vostre storie, quelle di Harry, sono state scritte in ben sette libri. Ci hanno accompagnato per anni.-
-Una cosa così bella è difficile pensare sia semplicemente frutto dell’immaginazione di un’altra persona, e per quanto ci sforzassimo di credere il contrario, sotto sotto abbiamo sempre sperato in una realtà più.. magica. E alla fine non ci sbagliavamo così tanto.- Sorrido appena.
Ricevo sguardi carichi di gratitudine, e noto solo ora la faccia rossa di Arthur.
-Per non parlare degli otto film!- Aggiunge Marc dopo un po’.
-Film?- Domanda sorpresa Tonks.
Annuiamo.
-E che attori hanno scelto per il mio ruolo? E per Remus? O Santo Cielo, chissà chi ha interpretato Harry!- La sua faccia sconvolta ci fa ridere di gusto.
L’orologio rintocca la mezzanotte.
-Ragazzi, credo sia arrivata l’ora di portarvi a casa, non vorrei che i vostri genitori si preoccupassero.- Interviene Molly alzandosi dalla sedia e facendola scomparire.
Ci avviciniamo tutti insieme al centro della sala, sopra un tappeto persiano un po’ sgualcito.
-Ognuno di noi porterà a casa ciascuno ragazzo. Non è salutare farli Smaterializzare più volte in un arco di tempo così ristretto.- Dice Remus, annuendo alle sue parole.
-Sì, credo sia la soluzione migliore.- Conferma Tonks. -Bene, allora io accompagno Sam.-
-Beth, vieni con me?- Molly mi porge la mano. La afferro, avvicinandomi con un sorriso.
-Io andrò con Marc.- Continua Lupin, dando una pacca sulla spalla del ragazzo.
-Be’, siamo rimasti noi due giovanotto.- Luke si avvicina al signor Weasley, un po’ paonazzo. -Dove abiti?-
-Sambrook Manor.- Risponde, grattandosi la testa.
-Un hotel! Meraviglioso! Sono molto curioso di vedere il vostro metodo di organizzazione babbano!- Risponde entusiasta e porgendo il braccio a Luke.
Ridacchio, per poi aggrapparmi alla mano tesa di Molly.
-Siete pronti?- Domanda Remus a tutti quanti.
I tre maghi annuiscono.
-Bene, a presto ragazzi.-
 
Track.









Spazio autrice.
Cavolo, scusate scusate scusate! Per fortuna non ho raggiunto le due settimane, ma ho comunque ritardato un po'! D: 
Insomma, sono stati (fortunatamente) salvati dalla coppia di maghi, Smaterializzati e portati alla Tana interi. E hanno avuto anche l'onore di incontrare Signora e Signor Weasley. **
Per quanto riguarda la Smaterializzazione con babbaaaani, allora, spiegato in parole povere, penso sarebbe MITICO poterlo fare davvero. Già quando guardavo Goku di Dragon Ball che si teletrasportava come cavolo pareva a lui era stupendo. ** Non c'entrerà nulla (sono comunque le nove del mattino di domenica, concedetemelo), ma ci tenevo molto a farlo.. Mi sono documentata un po' in giro, ho cercato pareri e non ho trovato niente nella saga che parlasse dell'argomento.. Idem con i galeoni incantati.. Perciò, prendiamola come licenza poetica. lol
Spero vi sia piaciuto, al prossimo! :*

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Capitolo 27
*** Novità? ***


*Avete il diritto di uccidermi, occultare il mio cadavere e buttarlo nel fondo del mare. Scusate per l'attesa, per questo capitolo raggrinzito e del 'blocco della scrittice' che mi è preso in questi mesi! ç-ç*





Novità?



-Nel nostro Mondo la gente inizia a mormorare, le voci stanno girando.-
-E non potete farle smettere?-
-Prova tu a zittire un numero incredibile di maghi e streghe nel loro tentativo di saperne di più su una cosa che potrebbe ucciderli tutti.-
Sam annuisce. -Probabilmente qui sarebbe successa la stessa cosa.- Taglia un pezzo di torta alle ciliegie.
-Vediamo di non permetterlo.- Termina Sirius grattandosi con forza la testa.
-Ascolta, vorrei evitare di trovarmi qualche insetto dentro il mio succo, spulciati da un’altra parte.- Remus rivolge una faccia disgustata all’amico.
-Con tutto quello che ti mangi da licantropo un paio di pulci non ti faranno che bene.- Risponde sorridendo.
Ridacchio. -Posso farvi una domanda?- Dico, rivolgendomi ai due maghi.
-Certo.-  Lupin porta il bicchiere di vetro alla bocca.
-Come mai venite sempre voi a trovarci? Escluse Tonks e Minerva ovviamente.-
Sembrano pensarci un po’ su.
-Non c’è un motivo ben preciso.- Inizia Lupin. -In realtà, è un caso. Chi si trova disponibile, viene. Anche perché non farebbe alcuna differenza se al nostro posto ci fossero Malocchio, o Fleur, o anche Harry Potter.- Scrolla le spalle.
-Questo perché vi riferite ogni cosa?- Domanda Marc.
-Esatto.- Continua. -Ci riuniamo il prima possibile dopo aver incontrato un gruppo di voi babbani. Ogni novità, ogni possibile piano o strategia, vengono riferiti agli altri membri dell’Ordine.-
-Non credete sia pericoloso?- Interviene Luke, con le sopracciglia aggrottate.
-Pericoloso?- Domanda Sirius perplesso.
-Sì, voglio dire.. siete stati traditi proprio da chi vi fidavate. E se ci fosse qualche infiltrato che fa il doppio gioco?-
Sirius sorride. -Diciamo che questa volta ci siamo organizzati meglio.-
-Siamo noi, e basta. Abbiamo alleati e sostenitori, ma le informazioni essenziali le sanno solo i membri dell’Ordine originario. Qualche Mangiamorte potrebbe prendere le sembianze di uno di noi, certo, ma dobbiamo correre il rischio. Non abbiamo altra scelta, ad essere sinceri.- Termina Lupin.
 -Anche perché ricadere tre volte nello stesso errore sarebbe da idioti.- Risponde Sirius aggrottando le sopracciglia.
-Be’.. non per sembrare scortese ma.. perché siete qui?- Domanda Sam.
-Uhm.. ba.. ba ber niente.. era giusto ber sentire se abebate..-
-Felpato per favore. Mastica, poi parla.-
Ingoia l’ultimo boccone di un bel muffin al cioccolato. Lupin porta una mano alla faccia, scuotendo la testa.
-Siamo passati a vedere come vanno le cose, se la situazione è sotto controllo.. certo, avreste potuto dircelo eventualmente con il galeone.. ma insomma, venire non ci costa nulla.- Scrolla le spalle.
-Voleva provare un po’ di cucina babbana, ecco.-
Sirius rivolge uno sguardo imbarazzato e pieno d’astio all’amico. -Grazie.-
-Oh, figurati, è un piacere.-
Scuoto la testa ridendo. -Ad essere sincera non ci sono molte novità. Nessuna apparizione sospetta, le voci sono scomparse. Se non fosse per voi che venite a trovarci di tanto in tanto sembrerebbe che le cose siano tornate alla normalità.-
-Non sperarci troppo.- Commenta Lupin. -Stanno solo facendo un buon lavoro nel nostro mondo.-
-Un buon lavoro? Ovvero?- Domanda Marc.
-Controlli continui, passaggi bloccati, Mangiamorte e creature che già in passato hanno prestato servizio al Signore Oscuro braccate ovunque. È un lavoraccio, ed è anche per questo se la gente inizia a lamentarsi e a capire qualcosa. Dobbiamo muoverci, e in fretta.- Risponde Remus, serio e sicuro.
-Ok, direi che può bastare.- Mi giro verso Sam con sguardo eloquente. Lei non sembra capire.
Vedo spuntarle un enorme punto interrogativo sopra la fronte e mi rendo conto che in effetti non l’ho informata proprio di niente.
-Non.. non te l’ho detto?- Alzo le sopracciglia. Come ho fatto a dimenticarmene?
-Qualsiasi cosa tu stia pensando.. è un no in partenza.- Mi sorride accondiscendente. Accanto a noi tutti con espressione ebete in faccia.
Alzo le mani. -Ok, va bene. Diciamo che Sam adesso verrà con me.. Voi però traaanquilli, continuate a mangiare. Ciao.- Lancio loro un sorriso, trascino Sam da un braccio e dopo aver lasciato i soldi sul tavolino, la scaravento fuori dal bar.
-Sei impazzita?- Fuori l’aria è fresca.
-Oh, come la fai tragica, ti ho soltanto portata fuori.. trascinandoti. Di peso.- Alzo le spalle sorridendo.
-Spero sia importante almeno.- Rotea gli occhi.
-Lo è, perciò ascoltami e non interrompermi.-












Spazio autrice.
Ho iniziato questo capitolo (esattamente il giorno dopo aver pubblicato il precedente) e mi sono come bloccata, nel vero senso della parola. Son passate le vacanze di Natale, Capodanno, Epifania.. zero totale. E oggi non lo so, mi si è come riaccesa una lampadina (?). Spero che rimanga brillante ancora per un po', DEVO ultimare questa ff e spero di cuore di iniziarne altre :) Un abbraccio a tutti, e a quelli che leggeranno questo capitolo, il prima possibile scriverò il seguito :')

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Capitolo 28
*** 'Tiragli uno stramaledetto schiaffone!' ***


'Tiragli uno stramaledetto schiaffone!'



-Avrei bisogno del tuo aiuto..-
La guardo con un sopracciglio alzato. Se Beth sta per chiedermi qualcosa d’importante e imbarazzante lo si capisce subito. E infatti..
-Ti ascolto.-
-Ecco.. allora. Sì.- Alza lo sguardo, per poi riabbassarlo subito e sollevando le braccia. -No Sam non ridere,è una cosa seria!-
Porto una mano davanti alla bocca cercando di mascherare il sorriso. -No ma dovresti vederti Beth, dico davvero. Hai una faccia che chiede pietà e sei rossa come un peperone!-
Rotea gli occhi. -Certo, appunto, e tu non mi sei d’aiuto!-
Faccio un respiro profondo. -Ok, forza. Sono seria e t’ascolto, ma spicciati per favore che inizio a sentire freddo.-
-La gita. Marc mi ha.. ho parlato con Marc.- Dice, come cercando di creare un suo ordine degli avvenimenti. Le faccio segno di continuare. -E’.. è carinissimo..- Le si apre un leggero sorrisetto sulle labbra. -E stavo pensando che sarebbe bello se..-
-No! E sai che ti dico? Fottiti Marc!-
-Eddai Luke..-
-No Marc, me lo avevi promesso!
-Lo so, lo so! Ma..-
-Marc.-
-Sì?-
-FOTTITI!-
Ci giriamo, interrotte dai due ragazzi appena usciti dal bar. -Tutto bene?-
-Assolutamente!- Risponde Luke con le braccia incrociate e distante dal fratello che, scocciato, ha iniziato a sbuffare sonoramente.
-Be’, non sembrerebbe.- Aggiunge Beth. -Cos’è successo?-
-Devi sapere che Luke si è mooolto offeso perché..- Inizia irritato, indicando il fratello.
-No!- Urla all’improvviso. -Marc, tappati quella bocca!-
Aggrotto le sopracciglia. -Perché non può dircelo?- Domando guardandolo.
-Perché.. è una storia lunga, non abbiamo mica tempo da perdere noi!- Risponde, e il suo viso inizia lentamente a colorarsi di rosso.
-In realtà non abbiamo niente di meglio da fare questo pomeriggio, vero Beth?-  Dico, e la vedo annuire malefica. -Perciò.. prego, inizia.-
Mi guarda preso dal panico e dall’agitazione; lo vedo strofinare le mani e girarsi con un’espressione di puro odio verso il fratello per averlo fatto cacciare in quella situazione. Fa un respiro profondo, svelando poi la sua migliore faccia da sbruffone.
-Quel deficiente che vedi a venti metri da me perché ha giustamente paura che io lo possa squartare, mi aveva promesso che per questa gita avremmo passato un po’ di tempo insieme, per riguadagnare quello perso. Ma a quanto pare..- Dice, buttando un’occhiata a Beth che vedo farsi piccola piccola dall’imbarazzo. -.. preferisce qualcun'altra. Vorrà dire che anche io mi cercherò un’altra persona!- Mi porge la mano, quasi più ad indicarmi che a fare un gesto di cortesia. Mi ritrovo a spalancare la bocca, mentre sento salire la rabbia.
-Puoi decisamente togliertelo dalla testa!-
Mi guarda piuttosto confuso. -Come? Non.. ?-
-No!- Quasi urlo. -Ma che ti sembro io? Una ruota di scorta? Ho forse le sembianze di un pneumatico?!- Vedo Beth scuotere la testa e ridacchiare appena per l’umorismo di patata che mi esce quando mi trovo in situazioni come questa.
-Ma vista così sembra una cosa brutta..-
-Lo è infatti.- Incrocio le braccia. Mi fissa un po’, perplesso sul da farsi.
-Non devi vederla in questo modo! Sarei stato con un maschio Sam. Con un maschio che è MIO fratello, tra l’altro. Sebbene stupido, idiota e che dovrebbe rivedere le sue priorità*.-
Roteo gli occhi. -Ci penserò.-
 No, per niente.
-Non credi di esagerare?- Continua, stizzito.
Ti piacerebbe che esagerassi.. -Certo che no, è il minimo.- Rispondo, con convinzione. Sento Beth tossire forzatamente.. dovrei smetterla?
‘No Sam, fatti valere da brava!’ Direi che ascoltare la mia vocina interiore orgogliosa sia la scelta giusta. Dopo tutto è lui quello in torto!
-Sai, a dirla tutta forse è un bene che te la sia presa.- Scrolla le spalle innervosito. -Non mi andrebbe per niente passare il viaggio accanto a una bambina come te.-
Spalanco la bocca teatralmente.
‘Samantha è arrivato il momento di sfoderare la tua arma migliore!’
‘Ovvero?’
‘Tiragli uno stramaledetto schiaffone!!’
La mano trema, si sta avvicinando ma .. no. Meglio non degenerare la situazione.
-Perfetto. Credo che a questo punto abbia cose migliori da fare che starmene qui, davanti a un cafone come te. Beth, andiamocene.-
Mi giro verso la mia amica che ha in faccia un’espressione annoiata. -Uff..-
-Cosa c’è, ti scoccia?-
-No, mi irrita il fatto che riusciate a litigare anche per una cosa come questa. Proporrei una tregua, per voi ma soprattutto per me.- Sorride e scrolla le spalle, non credendo lei stessa alle parole che ha appena detto.
-Una tregua.- Le sorrido ironica. -Non è una battuta divertente, ne hai dette di migliori.-
-Forse perché non è una battuta?- Risponde, con una faccia che sottolinea l’ovvietà della situazione.
Scrollo le spalle e mi giro verso Luke che già era impegnato a fissarmi. Stringo gli occhi e sì, per quanto mi piaccia, merita il mio broncio e le mie polemiche.
Un momento.
Ho appena detto che Luke mi piace?
‘Sì, lo hai fatto, come lo stai continuando a fissare con la bocca spalancata e la testa fra le nuvole!’
Scuoto la testa, ritrovandolo sempre di fronte a me, con un espressione questa volta confusa.
-Hai ancora molto da fissare?- Dico, senza neanche pensarci. Sono probabilmente rossa, ma che dico, bordeaux, così mi dirigo verso Beth prendendola da un braccio e trascinandola via senza neanche sentire la risposta di Luke.
La sento puntare i piedi e fermarsi con tutta la forza possibile dopo aver percorso qualche metro.
-Sam ma.. Lupin e Sirius?-
La mollo. In effetti non ci sono.
Torno indietro , rivolgendomi direttamente a Marc. -Non eravamo in sei noi?-
Devo averlo preso alla sprovvista, anche se dopo qualche secondo capisce a chi mi stessi riferendo.
-Ahh! Sirius e Remus! Si sono Smaterializzati non appena siamo usciti a raggiungervi. Hanno ricevuto una chiamata urgente e sono dovuti correre via.- Scrolla le spalle, e io annuisco. -Comunque sia- continua. -hanno detto che si faranno sentire tramite i galeoni e qualche Patronus, se sarà possibile.-
-Va bene.- Rispondo. Tiro fuori il cellulare: sono le 18 e 57. E io devo correre a preparare la valigia.
-Ok Marc, ci vediamo domani mattina con il gruppo. Buonanotte!- Gli rivolgo un sorriso, che ricambia, per poi girarmi verso Beth. Luke è accanto a lei, con le braccia incrociate e uno sguardo carico di aspettativa.
Sbuffo. -‘Notte anche a te.- E passo dritta, diretta verso il vicolo di fronte a me.
 
-Dici che mi terrà il muso per molto tempo?- Domanda Luke.
-No, le passerà.- Beth sorride, poggiando una mano sulla sua spalla. Si gira davanti a sé, cercando  lo sguardo del ragazzo biondo poco distante da lei. -Notte Luke, a domani!- Dice sfuggente.
-Notte, notte!- Risponde, sapendo di non essere assolutamente ascoltato.
Fa qualche passetto in fretta per poi ritrovarsi davanti a Marc, che le sorride appena. -Credo di aver combinato un casino.- Dice lui ridacchiando e prendendo Beth dalla vita. Lei rotea gli occhi, divertita. -Sì, lo hai fatto.- Ammette. -Ma non è niente di irreparabile. Anzi.. credo che dopotutto tu abbia fatto una doppia azione positiva.- Annuisce convinta.
-Davvero?- Domanda perplesso. -Ovvero?-
-Be’- inizia, avvicinando al ragazzo. -Quei due faranno pace e si divertiranno ad Agrigento. E poi..- gli da un bacio, sorridendogli. -Staremo insieme.-
-E mi sta più che bene.- Risponde lui, stritolandola in un abbraccio.
 


-MAAAAAARC, datti una mossa maledizione! Sto congelandooo! -  










*cit. Hermione Granger. Qui rispettiamo il copyright eh u.u

Spazio autrice.
Ed eccoci qua! Ho continuato questo capitolo tra una pubblicità e un'altra di 'Harry Potter e il Principe Mezzosangue' che la Mediaset ha gentilmente (e mi sembra anche giusto) voluto mandare in onda questo sabato.. Spero sia di vostro gradimeeento, ci sentiamo al prossimo! ;)
Mini spoiler: si va in gita, finalmente!
Bacii! :*

P.S. 'E' stato avvelenato, asina giuliva! E per la cronaca l'ho sempre trovato interessante!' HERMIONE RULES, spacca il culo di Lavanda! GOOO! 

Ah, scusate l'aggiunta haha Ecco il link della mia pagina e quella della mia amica http://www.facebook.com/pages/Its-important-to-remember-that-we-all-have-magic-inside-of-us/112428582188087 Tema HP, ovviamente :) Spero passiate, a presto!

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