Il volo della civetta bianca

di maryfantastica_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una fine ***
Capitolo 2: *** Le decisioni un po' sbagliate ***
Capitolo 3: *** La richiesta di aiuto ***
Capitolo 4: *** Il padrone della civetta ***
Capitolo 5: *** I segreti di Daria ***
Capitolo 6: *** Trovare l'assassino ***
Capitolo 7: *** La felicità di Daria ***
Capitolo 8: *** Piccole dimenticanze ***
Capitolo 9: *** Una scoperta inaspettata ***
Capitolo 10: *** L'ultimo bacio ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L'inizio di una fine ***


Il volo della civetta bianca

Capitolo 1

L’inizio di una fine

Driiiiiiiiiiiiin.

La campanella annunciava l’inizio dell’intervallo.

Rachele aspettò che qualcuno uscisse dalla classe prima di farlo anche lei. Prese la solita strada per andare dalla sua amica Daria: fece tutto il corridoio davanti a lei e poi salì le scale di un piano. La classe di Daria era proprio davanti a lei. La porta era aperta e  la professoressa era già uscita. Rachele entrò in classe ma la sua amica dentro non c’era.

<< E’ già uscita >> le disse una ragazza vicino alla lavagna.

<< Dov’è andata? >> chiese Rachele sorpresa. Daria non si allontanava mai dalla classe senza di lei.

<< Non lo so. Prova a vedere da Massimo >>

Rachele annuì e poi si fiondò verso la 3°M, la classe di Massimo.

Massimo era il fidanzato di Daria. Occhi azzurri, capelli ricci color oro. Con un po’ di muscoli sulle braccia e una tartaruga appena accentuata. Frequentava il terzo anno di liceo scientifico e aveva sempre voti alti. Era il tipico ragazzo della porta accanto, solo con un abbigliamento casual e molto più sexy. Quella sua bellezza era il motivo per cui Rachele non capiva la sua relazione con Daria. La sua amica non era... molto bella. Anzi ad esseri sinceri era alquanto bruttina. Con quei suoi occhi e capelli marroni e la sua taglia 44 non era affatto all’altezza di Massimo. Questo Rachele non glielo aveva mai detto perché non voleva ferirla, ma comunque non perdeva occasione di chiederle come mai Massimo l’amasse così tanto. Stavano insieme da quasi un anno,ma si comportavano ancora come se fosse il primo giorno. Questo faceva confondere ancora di più Rachele.

<< Dove vai Rachel? >> chiese una voce alle sue spalle  che lei riconobbe subito. Era Massimo.

<< Non chiamarmi così Max >> fece lei. Odiava il suo nome con la pronuncia inglese, proprio come il ragazzo non sopportava essere chiamato Max, per questo si stuzzicavano sempre con quei due nomignoli ogni volta che potevano.

<< Daria è con te? >>  chiese lei.

<< Pensavo fosse con te >> rispose il ragazzo alzando un sopracciglio.

Rachele scosse la testa. “Forse sarà in palestra” pensò. Fece spallucce a Massimo e poi si girò verso la palestra. Durante l’intervallo non si dovrebbe andare lì, ma dato che non c’erano mai bidelli a controllare che nessuno ci andasse succedeva spesso che qualche studente si mettesse sugli spalchi per ripassare la lezione in pace, fumare o appartarsi con un altro studente.

Daria era una ragazza molto solitaria, le piaceva il silenzio e la tranquillità della palestra durante l’intervallo, quindi ci andava spesso con Rachele per stare un po’ in pace e per poter parlare tranquillamente con l’amica.

Rachele entrò in palestra di soppiatto facendo molta attenzione a non farsi vedere. La palestra era vuota e silenziosa come un cimitero. “Forse si sarà nascosta negli spalchi” pensò. Salì le scale per arrivare in cima per poi vedere meglio da quell’altezza.

Quello che vide alla fine della salita non se lo sarebbe mai aspettato. Un corpo inerme giaceva sul pavimento.  Rachele si avvicinò piano. Era una ragazza con il volto coperto da un quaderno blu. La maglia della ragazza era intrisa di sangue, non si riusciva neanche a capire quale fosse il colore iniziale della maglia. Il pantalone della vittima era stracciato sulle cosce e macchiato da un po’ di sangue sulle caviglie. C’erano intere ciocche ti capelli  scuri vicino alla faccia della ragazza. Rachele si inginocchiò vicino al corpo si fece coraggio e tolse il quaderno dal volto della vittima. Il suo cuore mancò un battito. Daria. Si alzò di scatto, mise una mano davanti alla bocca, poi la tolse.

Il grido che lanciò Rachele fece svegliare i morti dalle viscere della terra.

***

16 Aprile 2011. Era passata una settimana.

Tra interrogatori e condoglianze Rachele aveva saltato già una settimana di scuola, ancora non era pronta per andarci, era decisa di mancare ancora qualche giorno. Il funerale di Daria non era ancora stato fissato, la polizia voleva fare ancora qualche accertamento. L’autopsia non rilevò niente d’importante. Daria non era stata drogata per essere condotta in palestra. Era morta con una semplice pugnalata, che per Rachele tanto semplice non era. Come si spiegavano le macchie di sangue sulle caviglie? E le ciocche di capelli sul pavimento? La polizia parlava di queste cose solo con la madre e il padre di Daria, che per via dello shock  erano diventati talmente solitari che   non voleva dire niente né a Rachele, né alla sua famiglia, né a Massimo. Questo fece una visita di condoglianze che durò massimo un’ora, i genitori di Daria sapevano tutto della relazione delle figlia con Massimo, e lui veniva anche spesso a casa loro per qualche cena importante, si conoscevano bene, ma nel giorno di quella visita seppero dirsi solo: “Chi mai avrebbe potuto farle questo?” e “Era una ragazza straordinaria”.

La visita di Rachele a Massimo fu ancora più breve: una mezz’oretta appena, perché Massimo non aveva voglia di parlare di Daria a Rachele, e lei non voleva parlare di come l’aveva trovata. Infatti glielo disse subito:

<< Non ho alcuna intenzione di parlare del giorno della sua morte >> disse schietta sulla soglia di casa del ragazzo.

Massimo annuì e la invitò dentro. Le offrì dei biscotti al cioccolato e un succo di frutta all’arancia rossa.

Nonostante i due ragazzi non si sopportassero molto non c’era lo stesso imbarazzo nell’aria delle visita di Massimo ai genitori di Daria.

Parlarono solo esclusivamente di lei. Perché Massimo percepì che Rachele ne aveva un disperato bisogno. Infatti era vero. Rachele voleva parlare di Daria con qualcuno che la conoscesse veramente, voleva ricordarla anche attraverso i ricordi degli altri. In realtà era per questo che era andata a casa di Massimo.

<< Era... >> incominciò Rachele, ma fu interrotta bruscamente da Massimo.

<< ...una ragazza stupenda >>

Rachele sorrise. << Quando era in una stanza non si sentiva la sua presenza, ma quando non c’era... >> Massimo la interruppe di nuovo << ...si sentiva la sua assenza più di ogni altra cosa >>

Rachele avrebbe dovuto sentirsi offesa dalle continue interruzioni del ragazzo, invece sorrise nuovamente e continuò il suo elogio. << Portava con se un pezzettino di cuore quando se ne andava. Era una ragazza che si faceva amare facilmente. >>

Una lugubre lacrima rigò il volto di Massimo. << Però ritornava sempre. Adesso no. Lei non ritornerà.  >> disse con un singhiozzo alla fine << Si è portava via tutto il mio cuore  >>

Rachele era piena di compassione nei confronti di Massimo. Gli mise una manso su una spalle cercando di dargli tutto l’appoggio di cui aveva bisogno. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non le vene niente di confortante, solo i ricordi di Daria, allora pensò di usare quelli per aiutare il  ragazzo davanti a lei.

<< Ti ricordi quando mi fece una torta per il mio compleanno? >>

Massimo ridacchiò. << Come potrei scordarlo. Ho avuto il mal di pancia per una settimana! >>

Il resto del tempo lo passarono così: ricordando gli aneddoti legati a Daria e al suo particolare carattere.

***

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Capitolo 2
*** Le decisioni un po' sbagliate ***


Il volo della civetta bianca

Capitolo 2

La decisioni un po’ sbagliate

 

La professoressa parlava... ma Rachele non l’ascoltava. Parlava di storia... o geografia? Poco le importava.

All’improvviso  sentì un grido silenzioso. Fu silenzioso perché fu l’unica a sentirlo. Si alzò di scatto e in un attimo si ritrovò all’entrata della palestra. Da lì vedeva una civetta bianca svolazzare intorno alla finestra cha stava sopra gli spalti. Corse verso la civetta. Quella si fermò. Si guardarono negli occhi per un secondo che parve un secolo. Quei grandi occhi dorati si bruciarono davanti agli occhi di Rachele, neanche il tempo di soffiare sulle ceneri che trovò ai suoi piedi, di nuovo, il corpo senza vita di Daria.

<< Rachele svegliati! >> i richiami della madre nelle sue orecchie.  Oggi doveva ritornare a scuola...

La ragazza aprì gli occhi. La stanza ancora buia. Si guardò intorno e con riluttanza si alzò dal letto. Aprì le persiane e le si mozzò il respiro. La camera di Rachele aveva una bella vista sulla città. A destra vedeva la biblioteca della scuola e a sinistra c’erano una serie di palazzi tinti di verde, al centro c’era la scuola. Ed eccola lì una civetta bianca che appollaiata sul tetto la guardava . Rachele ricordò il sogno, e la civetta volò via lasciando Rachele con le sue paure e l’ansia di dover andare a scuola.

 

Mezz’ora dopo Rachele era già pronta. Si guardò nello specchio del bagno per un ultimo controllo e le venne da piangere.

Cosa le stava succedendo? In meno di un mese aveva perso la sua migliore amica e adesso stava perdendo anche la testa? Cosa significava quella civetta?  Se Daria fosse stata vicino a lei le avrebbe detto di stare calma e di non pensare ai piccoli dettagli. Ed è quello che fece. A scuola rimase in silenzio per tutta la giornata, rimase in bagno per tutto l’intervallo, a guardare i ragazzi che si divertivano e chiacchieravano dalla finestra, invidiava quelle anime così spensierate più di qualsiasi altra cosa in quel momento, avrebbe voluto essere insieme a Daria li in mezzo. Sorrise ripensando ai bei momenti che aveva passato con lei neanche un mese fa.  Una civetta bianca, forse la stessa di quella mattina, era nascosta tra i rami di un albero e guardava Rachele, e appena la ragazza se ne accorse scappò via, lasciandola nuovamente con tristi e amari pensieri.

***

Quella notte... lo stesso sogno. Rachele si svegliò madida di sudore. Si portò le mani sul viso. Guardò l’orologio: le quattro in punto.

Scivolò via dal letto per immergersi nell’acqua. Andò in bagno e fece una lunghissima doccia. Le piaceva fare la doccia la mattina prestissimo, le piaceva la sensazione di pensare al giorno prima ancora che cominciasse.

Ma Rachele quella mattina fece la doccia solo per sfogarsi.

I gocciolii dell’acqua si mischiavano con le sue lacrime. Non aveva mai pianto dalla morte di Daria. Mai. Tutta al più urlava. Urlava su come sarebbe stata la sua  vita senza di lei. Poi basta. Dopo il giorno della morte di Daria rimase in silenzio a vedere la sua vita che scorreva veloce senza di lei.  Le era diventato tutto indifferente, senza la sua migliore amica non era più niente. La verità era quella, ed altrettanto inutile piangersi addosso.

Finita la doccia si guardò direttamente allo specchio. Gli occhi arrossati per le lacrime la demoralizzarono ancora di più.  Tutti quei particolari del suo corpo che le piacevano molto le parvero insignificanti di fronte a quegli occhi rossi. I capelli castano chiaro che ricadevano in onde perfette sulle spalle, gli occhi color nocciola ereditati dalla madre, il naso piccolo a patatina, il viso privi do qualsiasi impurità. Sembrava perfetta, ma quelle lacrime appena versate la fecero sentire anche la persona più debole della Terra.

Tra lei e Daria era lei quella forte, e sicuramente la sua amica non avrebbe voluto vederla così.

“Devo farcela” pensò. << Devo farcela per te. Daria >> fu il suo sussurro.

Dopo essersi vestita alzò le persiane sperando che la civetta fosse lì ad osservarla.

 La civetta non c’era.

***

Non ce la faceva ad affrontare un’ ora di educazione fisica. La professoressa li lasciavi liberi di fare quello che volevano il martedì, ed era per quello che non ce la faceva. Come avrebbe potuto camminare su quei gradoni sapendo che furono l’ultimo suolo su cui camminò Daria?

Nonostante la paura ci andò lo stesso. Oltrepassò la porta della palestra con gli occhi bassi e quando li alzò lei era li.

La civetta bianca era dall’altro lato della finestra, era lontana ma si vedeva benissimo. Incurante delle parole della professoressa e dei richiami dei compagni salì i gradoni velocemente, era quasi arrivata alla civetta.                                                Un ultimo gradone e... non vide più nulla.

Senza sapere come si ritrovò a terra ai gradoni, con il viso per terra. Il sangue che le colava dal naso, la caviglia probabilmente slogata e il la pancia che le doleva da morire.

Prima di chiudere gli occhi vide la civetta volare via lontana lasciandola, ancora una volta, sola con i suoi dolori.

***

<< Tieni la testa alzata mi raccomando >> le raccomandò l’infermiera della scuola mentre la riaccompagnava in classe.

Arrivata alla sua classe, la 3° G, chiuse gli occhi ed entrò con riluttanza. C’era la professoressa di italiano in quell’ora, per donare ai sui alunni un “ interessantissima” lezione sul perché studiare filosofia fosse così importante. Appena Rachele entrò in classe alla prof. si illuminarono gli occhi. Aveva sempre avuto un debole per Rachele e per l’alunna era lo stesso, sembrava che le due si capissero al volo, condividevano la stessa filosofia di vita e da meno di un mese anche lo stesso dolore.  La professoressa Iazzetta aveva perso il marito da meno di un anno e Rachele le era stata acconto finché poté.

<< Come ti senti? >> chiese la professoressa.

<< Meglio...non so cosa mi è preso >> rispose Rachele.

La professoressa le sorrise e poi continuò a spiegare tante cose che a Rachele non interessavano in quel momento.

***

Sua madre l’aspettava fuori scuola, la macchina gialla si notava tra le altre come una pecora nera.

 Sua madre si chiamava Veronica. Occhi castani, capelli nero corvino e fisico robusto. Si vedeva che era molto preoccupata per la sua condizione, per questo Rachele le sorrise appena la vide. Quel sorriso, così lontano e falso, almeno in parte rassicurò Veronica.

Quando entrò in macchina Rachele si aspettava di essere travolta da una raffica di domande, invece no. Sua madre accese il motore in silenzio e in silenzio guidò per qualche minuto, finché la figlia non si accorse che la strada che stavano percorrendo non era quella di casa e le chiese dove fossero dirette.

<< A casa di Massimo >> disse neutra Veronica.

L’idea che fosse uno scherzo attraversò per un secondo la desta di Rachele, avrebbe voluto credere in quell’idea. Ma, come l’idea che Daria stesse solo dormendo, purtroppo non era uno scherzo. Sua madre sapeva che i due ragazzi non andavano molto d’accordo, ma purtroppo non sapeva che lei lo odiava, per questo evitò di fare scenate e si limitò a sussurrarle balbettando << P- perché ? >>

<< La madre di Massimo, Angela, è molto... molto preoccupata per lui >>

“E quindi? Cosa c’entro io?” le venne da chiedere, ma ovviamente non lo fece.

<< Mi ha chiesto di ... parlargli un po’ >> continuò Veronica.

Quel “parlargli un po’” non era affatto un buon segno. La madre di Rachele era una psicologa, aveva un posto fisso al liceo Classico di una città a pochi minuti da casa. I suoi “pazienti” erano sempre adolescenti con crisi adolescenziali  come la perdita di un amore, i capelli troppo fragili, o una media scolastica troppo bassa. Rachele sapeva che quando una madre voleva far parlare il figlio con la sua non era una bella cosa, lei sapeva che uno psicologo non doveva affatto essere visto come una figura negativo in quella situazione, ma per un adolescente che aveva appena perso una persona cara uno psicologo non era la persona migliore per affrontare il lutto.

<< Quindi adesso gli farai una seduta? >>

<< No >> Rachele alzò un sopracciglio. Veronica la guardò e le spiegò la sua idea: << Non credo che in questo momento voglia vedere uno psicologo. Credo che tutta al più avrebbe bisogno di un amico. >>

Rachele non capiva.

<< O meglio un’amica >> continuò Veronica dando il via alla tachicardia di Rachele.

La ragazza spalancò gli occhi attonita dalla notizia. Non voleva passare del tempo con lui. Non voleva fargli da psicologa. Ma soprattutto non voleva essere amica di quell’idiota.

<< In che senso? >> chiese la ragazza ancora incredula della notizia.

<< Ha perso la sua fidanzata Rachele! Ha bisogno di sfogarsi con qualcuno. Ha bisogno di parlarne! >> urlò piano << Come fai ad essere così insensibile nei suoi confronti? >>

<< Non sono insensibile mamma! >> negò Rachele << E’ che non capisco cosa c’entro io in questa situazione >> continuò la ragazza guardando con aria disinvolta fuori dal finestrino.

Veronica la guardò sconcertata. La persona accanto a lei non sembrava sua figlia in quel momento per il ragionamento appena fatto.

<< Perché tu ci sei dentro! Cazzo, hai perso anche tu Daria o no?! >> gridò Veronica. Vedendo che Rachele si era spaventata dal suo tono abbassò un po’ la voce. << No... per te è come se non se ne fosse andata, non è così? >>

<< No... non è così >> rispose lei con la voce incrinata. Aveva un nodo alla gola e la voglia di piangere. Ma non lo fece, ricacciò indietro le lacrime e si fece il più forte possibile per non piangere davanti alla madre. Odiava versar lacrime davanti a chi amava, per questo pianse in bagno.

Veronica non si accorse della tristezza della figlia per questo continuò a tempestarla di domande << E allora  com’è? Spiegami! >>

Un singhiozzo scappò involontario dalla bocca di Rachele.

Veronica capì che non era un argomento facile, ma era decisa a non cambiare discorso.

<< Lo so che per te è difficile aprirti con me. E lo comprendo benissimo. Anche se la nonne fosse stata psicologa io non le avrei parlato professionalmente. Ma Rachele... guardami >>

Rachele tolse gli occhi dalla strada e volto gli occhi verso quelli della madre che li aspettavano irrequieti come una madre che aspetta la figlia da una serata in discoteca.

<< Anche tu hai un... grande bisogno di parlarne >>

Rachele tornò a guardare la strada. Sua madre sospirò e fece lo stesso. La figlia ci pensò un secondo, in fondo quello era il momento giusto per dire tutto. Forse era meglio svuotare il rospo.

<< Di cosa dovrei parlare mamma? >> La voce si stava incrinando. << Del fatto che ho visto il cadavere di Daria? Del fatto che non sopporto Massimo? >> La voce era sempre più incrinata. << Devo parlarti del fatto che vedo una civetta bianca tutte le notti e che mi mette una paura tremenda? O devo parlare semplicemente di Daria? >> la forza di trattenere le lacrime l’abbandonò. << Devo parlare di quanto mi manca... ? di quanto la mia vita sia vuota senza di lei? >>

Ecco.

Era scoppiata a piangere.

Veronica accostò la macchina vicino al marciapiede e l’abbracciò. Tentava di dirle qualche parola di conforto mentre piangeva, ma Rachele sentiva soltanto il suono delle sue lacrime e dei suoi singhiozzi.

<< Hai tantissime cose di cui dovresti parlare >> Quelle parole così dolci si intrufolarono nelle orecchie della ragazza che si scostò dalle braccia della madre per guardarla

Veronica le sorrise dicendo : << Ma non sono io la persona con cui devi parlare >>

Rachele sorrise Si asciugò velocemente le lacrime con un fazzoletto che aveva in tasca e disse alla madre di partire.

Andavano verso quella che Veronica credeva fosse l’unica speranza per salvare la figlia.

Lo spazio della civetta xD

Salve! Ho voluto mettere questo piccolo spazietto per dirvi alcune cosette:

1.     Grazie per le recensioni, le ho apprezzate tanto, stavo quasi mandando un fascio di fiori per ogni recensione!

2.     Da questo capitolo inizierete un po’ a capire perché ho messo questo titolo

3.     Avete per caso qualche foto o immagine presa da internet di una bella civetta completamente bianca? Vorrei mettere una foto del genere all’inizio di ogni capitolo, ma non riesco a trovare niente che mi piaccia.

4.     Se volete contattarmi mi chiamo Maria Anna Perotta su face book, non ho twitter, contattatemi per qualsiasi cosa, però prima mandatemi un messaggio per farmi capire chi siete.

5.     Dato che credo nella forza dei numeri che ritengo fortunati 4,7,11, e 25 volevo mettere il capitolo ieri ma non ce l’ho fatta per via dei compiti, quindi fate finta che sia il 25.... scherzo xD

6.     Sono troppo punti eh? Comunque penso di metter il terzo capitolo verso aprile, perché devo ancora scrivere molto. Forse se siete fortunati lo metto l’11 Aprile, che è il giorno del mio compleanno.

7.     Sono arrivata a sette punti perché il sette porta fortuna, quindi Ciaooooo e lasciate una recensione se volete.

 

 

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Capitolo 3
*** La richiesta di aiuto ***


Il volo della civetta bianca

 

Capitolo 3

La richiesta d’aiuto

 

Massimo abitava molto lontano dalla scuola. In una zona di periferia sperduta tra le strade piene di querce e cipressi. Le case in quella zona erano tutte molto grandi e a due piani, con il giardino sul retro. Le solite case americane per ricconi. Infatti Massimo stava molto bene economicamente, suo padre insegnava greco e latino all’università. Aveva anche scritto qualche libro.

Rachele era stata a casa di Massimo solo una volta, per il suo compleanno, quello in cui  Daria aveva fatto una torta disgustosa. Si ricordava ben poco:  casa sua era molto grande e moderna. Molte librerie sparse per la casa e qualche foto a grandezza naturale appese alle pereti.

Veronica bussò al campanello. Rachele sperò per un secondo che Angela e Massimo non fossero in casa, ma il suo piccolo desidero non si avverò: Quando il ragazzo  le aprì la porta il suo cuore mancò un battito e il gelo regnava nel suo corpo e nei suoi pensieri. Le venne voglia di scappare.

Massimo esercitava una stana forza su di lei. La impauriva, ma allo stesso tempo la disgustava. E anche il ragazzo non simpatizzava molto per Rachele. Come c’erano arrivati ad odiarsi così tanto loro due? Per Daria. Massimo non l’amava veramente. I due ragazzi si conobbero nell’inverno del 2011 , in palestra. Daria non aveva mai visto Massimo, invece lui la conosceva eccome. Per Daria l’incontro in palestra fu puramente casule, ma per Massimo no. Pianificò ogni dettaglio, ogni minuto, ogni secondo di quell’incontro. Per via di una stupida, stupidissima scommessa fatta con il suo gruppo di amici.

 “Riuscire a conquistare la ragazza più strana di tutta la scuola”, questa era la scommessa che, purtroppo, vinse Massimo.

Ricordando quella scommessa si riaccese in lei l’odio per quel ragazzo così bello, ma si spense per via della paura che lui le suscitava. Non sapeva spiegarsi il perché, ma era così: Massimo le metteva paura. Tanta paura.

<< Volete entrare? >> chiese Massimo stupito. Sicuramente lui non sapeva nulla del piano della madre.

Veronica entrò con disinvoltura dirigendosi in cucina dove c’era Angela. Rachele seguì titubante la madre. Le tremavano i denti e non si sentiva le gambe.

Massimo si appoggiò alla porta della cucina mentre  Rachele salutò Angela.

<< Ragazzi perché non andate in camera? >> disse Veronica.

“Nella tana del lupo?” pensò Rachele

Massimo si diresse verso la sua camera al piano di sopra e Rachele lo seguì ad almeno un metro di distanza.

La stanza di Massimo era priva di luce. Le persiane erano completamente calate giù. Era una camera molto pulita per essere di un ragazzo: il  letto era perfettamente rifatto, anche se con un piumone nonostante il caldo d’Aprile. Appena Rachele  entrò in quella camera buia fu subito attratta da una vasta libreria, che si notava benissimo nell’oscurità per il suo colore bianco acceso

<< Scusa per la luce... è che la mattina guardo sempre qualche film in TV prima di andare a scuola >> Disse il ragazzo mentre alzava le persiane.

Appena ci fu luce Rachele andò verso la libreria, piena di film anziché libri come si era aspettata.

C’erano DVD di tutti i generi, tutti in versione originale. C’erano alcuni film che conosceva benissimo e che le piacevano molto, altri che non sapeva nemmeno l’esistenza.

<< E’ la mia piccola collezione personale >> disse Massimo spavaldo

Rachele non batté ciglio

<< V-vuoi vederne uno? >> chiese lui

<< Dovrei fare i compiti >>

<< Ah... va bene... cosa devi fare? >>

<< Devo imparare quattro pagine di storia >>

Massimo fece una smorfia e poi squillò il telefono.

 Prese il cellulare, guardò il display, uscì dalla stanza, chiuse la porta dietro le spalle e poi rispose.

Rachele si sentiva una stupida stando in quella camera. Era costretta a trascorrere un pomeriggio insieme a una persona che non gradiva la sua compagnia e che odiava proprio il giorno che doveva fare meno compiti.

Frustrata dalla programmazione del suo tempo libero guardò fuori dalla finestra. La vista non era un granché,  si vedeva solamente il ramo di un albero pieno di fiori di pesco. Se Rachele fosse stata una ragazza romantica come Daria, oppure fissata con il paesaggio e la natura avrebbe gradito senz’altro quel piccolo panorama. Ma Rachele non era nulla di tutto questo, perciò per lei quello era solo uno stupido ramo.

Fino a quando su quel ramo  si posò il volatile che la ragazza tanto conosceva.

La civetta bianca la fissava con i suoi ammalianti occhi dorati. Rachele si pietrificò quando quella iniziò a stridere. Prima lievemente come un sussurro.

Poi sempre più forte. Rachele guardava il becco del volatile aprirsi sempre più, provò l’impulso di otturarsi le orecchie, ma rimase immobile. Anche quando il volatile smise di cantare.

La porta si aprì all’improvviso. Rachele guardò la civetta chiudere gli occhi – quasi in segno di rassegnazione- e volare via prima di voltarsi.

Massimo aveva ancora il cellulare in mano, poi lo posò sulla scrivania dove c’era il suo diario scolastico.

Rachele guardò quei gesti stupita.

Era stata l’unica a vederla?

<< L’hai vista anche tu? >> chiese la ragazza supplicando con gli occhi una risposta affermativa.

<< Visto cosa? >>  disse Massimo con gli occhi incollati sul diario.

Rachele, frustrata dalla risposta, emise un gemito.

<< L-la civetta. Su-sul ramo! E-era b-bianca >> balbettò la ragazza indicando la finestra.

Massimo distolse gli occhi dal diario e inarcò un sopracciglio.

Guardò fuori dalla finestra: c’era solo un ramo vuoto.

Sbuffò e poi si rivolse a Rachele: << Non è il momento di pensare agli uccelli. Mi ha chiamato la madre di Daria >>

<< Che ha detto? >>

<< Fanno il funerale domani >>

Il cuore di Rachele mancò un battito. Non era ancora pronta per quello.

***

Rachele e Massimo andarono a riferire la notizia alle rispettive madri.

Veronica e Angela decisero di non mandare i figli a scuola. Ma la ragazza decise di fare comunque le quattro pagine di storia. A Massimo disse che le faceva per non rimanere indietro, ma sapeva benissimo che quella era solo una scusa per perdere una mezz’oretta. Meno tempo passava con Massimo meglio era.

Quattro pagine di storia dopo...

<< Bene abbiamo finito >> disse il ragazzo che aveva ascoltato tutta la spiegazione fatta da Rachele

<< Già... >> rispose lei chiudendo il libro << Allora... domani c’è il funerale >>

Voleva iniziare a parlare con lui, affinché la madre non la portasse più lì. Affinché non rivedesse più Massimo.

Il ragazzo accennò un sorrise e poi si avvicinò a Rachele.

<< Mi credi stupido? >> le chiese all’orecchio.

Rachele ebbe l’impulso di svenire, ma rimase ferma sulla sedia. Lentamente si voltò e lo guardò negli occhi.

<< So cosa ci fai qui >> disse Massimo con un sorriso molto maligno.

Le pulsavano le orecchie, il cuore le batteva a mille, i denti tremavano freneticamente:  era stata scoperta.

<< Non so di cosa stai parlando >> disse lei neutra con un coraggio trovato chissà dove e che non sapeva di avere.

<< Mia madre ha chiamato la tua per farmi una seduta, ma Veronica ha rifiutato. Ha preferito mandare la figlia >>  disse lui spavaldo mentre si sedeva sul letto.

Rachele si girò e lo guardò di nuovo. Un po’ le faceva pena.

<< I-io voglio aiutarti >>

<< Non ho bisogno di aiuto >> fece Massimo mentre si portava le mani sugli occhi.

Rachele si avvicinò piano al letto. Si sedette vicino a lui.

Guardò  fuori dalla finestra e capì.

Capì tutto.

<< Allora aiutami tu >> disse. << Ho bisogno del tuo aiuto >>

Massimo la guardò.

Quella piccola figura esile non poteva essere un pericolo. Poteva fidarsi di lei. E lei poteva fidarsi di lui.

Qualsiasi cosa volesse.

***

 

Bianco.

 Un enorme spazio bianco l’accecava gli occhi.

Rachele era distesa su un pavimento freddo e lucido completamente bianco.

Si alzò e iniziò a camminare.

Una figura lontana avanzava verso di lei. Piano piano si faceva più vicina.

Adesso Daria era di fronte a lei e la sorrideva felice.

Anche Rachele sorrise. Sembrava un angelo. Aveva un vestito bianco lungo fino alle ginocchia con le maniche lunghissime e larghe, molto simili a quelle di una strega. I capelli erano sciolti e sembravano anche più chiari con tutto quel bianco.

<< Daria... >> sussurrò Rachele.

<< Ascoltami. Guardami.  >> disse Daria con un sorriso.

<< Come? >>
Il sorriso era scomparso dal viso di Daria. I suoi occhi non guardavano più quelli di Rachele. Erano incollati su un punto fisso aldilà delle spalle dell’amica. Rachele si voltò e non vide niente, ma quando girò di nuovo la testa Daria non c’era più.

La paura l’assalì. Ma quello era solo l’inizio del suo incubo.

Uno stormo di avvoltoi la circondò. Non aveva idea di quanti fossero Non riusciva a gridare talmente che era scioccata. Non capiva cosa le stesse succedendo. Sopra la sua testa volava la civetta bianca e gli avvoltoi  sbattevano le ali in un modo spaventoso. Le piume nere cadevano sulla pelle di Rachele, terrorizzandola quasi fossero gocce di sangue.

Rachele lanciò un grido. Cadde a terra sui ginocchi.

Vide la civetta volare via prima di svegliarsi madida di sudore .

 

***

Questa è una foto che ho modificato da sola per farvi vedere un po’ la mia “civetta bianca” <3.

L’angolo della civetta:

1.     Graaaazie di cuore a tutte le persone che hanno recensito, non solo a lla mia storia ma anche alle mie poesie.

2.     Grazie soprattutto a Libera45 che l’ha indicata per le scelte <3

3.     Anche se  non c’entra manca precisamente 1 ora al mio compleanno <3 __ <3

4.     Pubblico la storia a mezzanotte perché non riuscirò a pubblicarla domani: la mia professoressa di greco mi vuole interrogare il 12 e voglio prepararmi bene, tanto non fa niente. Per me l’importante è che ci sia l’aggiornamento l’11 aprile, perché credo moltissimo in questo numero <3

5.     Troppi <3 eh?

6.     Recensite mi raccomando!

7.     Buona giornata/pomeriggio/sera/ a tutti e sogni di platino se state per andare a dormire.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Il padrone della civetta ***


Il volo della civetta bianca

L’angolo della civetta:

questa volta ho deciso di mettere lo spazio per le note alla fine... per darvi più suspance !! voglio dirvi solo che se non pubblico il 25 del mese allora pubblico  l’11. Sto già lavorando al capitolo 5 e vi dirò che sarà mooolto romantico e sarà incentrato soprattutto su Daria.

P.S. : perfavoreperfavoreperfavore RECENSITE!! *MUSSILLO*

Capitolo 4

Il padrone della civetta

<< Sei pronta? >> chiese Veronica con le chiavi della macchina in mano.

Rachele si guardò un’ ultima volta allo specchio.

Pantalone nero e camicia nera invernale per non mettere il giubbino, come scarpe delle Converse nere di cui non ricordava l’esistenza. Odiava il nero, ma in quel giorno avrebbe potuto mettere anche il più bel vestito del mondo e non sarebbe cambiato niente.

Guardò Veronica e annuì convinta.

Avrebbe voluto conservare per sempre quel momento nella sua memoria: quando mentì alla madre con una triste consapevolezza.

Sapeva di non essere per niente pronta. Sapeva di non poter vedere quella stupida  bara dove la sua migliore amica sarebbe stata per sempre. Ma sopra ogni cosa sapeva che la sua insicurezza non avrebbe fermato quella funzione, avrebbe dato qualsiasi cosa per fermare quel giorno, ma in fondo a cosa sarebbe servito? Daria era morta. Anche se non avesse un funerale Rachele avrebbe vissuto comunque senza di lei. Per sempre.

Nascose una lacrima alla madre prima di salire in macchina.

***

 

Il funerale era in una piccola chiesa devota  a San Francesco, Rachele l’aveva sempre vista solo dall’esterno. Era una chiesa moderna, con pochissime decorazioni, alle pareti bianche si alternavano delle frasi dai vangeli e dei disegni dei dieci comandamenti, perfino il crocifisso all’altare era il più semplice che avesse mai visto. Avrebbe voluto tenere gli occhi fissi sul soffitto per tutta la funzione, così non sarebbe stata costretta a vedere quella bara bianca. Si avvicinò lentamente all’altare. La guardò per un secondo e poi distolse lo sguardo. Daria aveva un vestito completamente bianco che aveva comprato appositamente per la festa di compleanno di Massimo, i capelli pieni di boccoli perfetti proprio come piacevano a lei, sicuramente la mamma aveva insistito per farglieli fare, dato che sapeva benissimo della passione per i boccoli della figlia. Rachele voleva piangere, urlare, scappare... voleva prendere la mano di Daria e sentire che  la stringeva. Voleva dirle che il vestito che indossava le piaceva moltissimo. Voleva vederla sbattere freneticamente le ciglia ancora un’ultima volta. Cercò con tutta la forza che aveva di trattenere le lacrime, ma alle fine non ce la fece più. Scappò via dalla chiesa con gli occhi arrossati, fece finta di non sentire le madre che la chiamava, con la remota speranza di non essere costretta ad assistere alla funzione.

A pochi passi dalla chiesa c’era una panchina, decise di sedersi lì per qualche secondo, ma questa era occupata da un ragazzo girato di spalle. Fece un po’ di rumore avvicinandosi e quello si voltò di scatto, appena vide Rachele spalancò gli occhi. Erano gli occhi più belli che la ragazza avesse mai visto, così verdi...così dolci... così impauriti... così belli.

Il ragazzo aveva i capelli ricci scurissimi e la pelle diafana. Rachele stava per parlargli ma quello si alzo all’improvviso e se ne andò correndo. Rachele lo guardò andare via mentre si domandava cosa avesse potuto spaventarlo così tanto. Si sedette sulla panchina e si accorse di un pezzo di carta incastrato tra i legnetti. Lo aprì lentamente e poi lesse il foglio scritto con una grafia sufficientemente comprensibile.

 

“La mia civetta bianca in uno stormo di avvoltoi” 

Pensando al sogno Rachele versò una lacrima che dolcemente cadde proprio sulla parola “civetta”

***

 

<< Rachele >> Massimo la chiamò piano. La ragazza si girò e nascose il foglio nelle tasche dei pantaloni. Stava per alzarsi ma Massimo si sedette vicino a lei.

<< Non ce la faccio >> disse Rachele per giustificare la sua mancanza in chiesa.

<< Neanche io >> Rachele si girò verso il ragazzo che aveva gli occhi fissi nel vuoto << Ma dobbiamo farlo >> disse Massimo alzandosi.

Rachele lo guardava ammirata. Dove lo aveva preso tutto quel coraggio? Quel senso di moralità? Poi le venne in mente: Daria...

Lei si preoccupava sempre di non ferire nessuno e di trattare tutti con rispetto. Entrambi avevano imparato molto da Daria, e Rachele gli doveva la sua presenza al suo funerale.

Strinse la mano di Massimo e si alzò. Si sentiva piena di coraggio, di forza.... di sicurezza.

 Adesso si sentiva pronta.

Per il resto della funzione Massimo tenne stretta la sua mano, e lei non ci pensava neanche a districarsi dalla presa.

Quando scorse una lacrima sul viso del ragazzo si rese conto di aver sbagliato tutto. Aveva sbagliato ad odiarlo per tutto quel tempo. E aveva sbagliato e crederlo così coraggioso. Anche lui aveva perso Daria per questo entrambi avevano bisogno dell’aiuto dell’altro. Da allora decise di provare con tutto il cuore ad essergli amica.

***

<< Ragazzi dovete essere divisi perché il professor Fiorino è assente >> disse un bidello entrando in classe.

La classe si comportò come ogni volta che mancava un professore: bordello generale.

Rachele si limitò a sorridere allegramente e a sbattere il cinque a qualche suo compagno.

<< Tu, là in fondo, vai in 3°A >> esclamò il bidello rivolgendosi a Rachele.

La ragazza andò con lui fino alla classe destinata, che si trovava molto vicina alla sua.

Il bussò alla porta e non sentendo nessun suono aprì la porta. La classe era vuota.

<< Sono già andati in palestra. Ti accompagno? >>

<< No, posso andarci da sola >>

Rachele pensò che avrebbe dovuto portarsi il libro di italiano per ripassare meglio le pagine che si portavano per l’ora seguente. Non percepì che qualcosa stava per cambiare...

***  

La professoressa della 3° A era la sua stessa prof. di educazione fisica, era abbastanza simpatica.

<< Sono stata divisa in 3° A, dove devo andare? >> chiese Rachele alla docente.

<< Oggi loro fanno lezione al chiuso, puoi sederti sugli spalti >> rispose quella con un sorriso raggiante.

La ragazza si diresse lì e decise di mettersi in fondo a tutto. Non conosceva nessuno di quella classe e anche se odiava la solitudine in quel momento non poteva fare altro che stare seduta a guardare i ragazzi che giocavano a palla a volo.

Ma a pensarci bene c’era qualcosa che poteva fare.  Si girò di scatto verso le finestre.  L’istinto la portò a raggiungere  la finestra dove aveva sempre visto la civetta.

Fece di tutto per non guardare il punto dove vide il cadavere di Daria, ma i suoi occhi avevano vita propria e si ritrovò a fissare quel punto per più di un minuto. Sembrava come instupidita da qualche sorta di gas che non la permetteva di voltarsi o di chiudere gli occhi. Non pensava a niente e non aspettava niente. Guardava solamente quel suolo vuoto. Ma poi alla fine lo vide: il corpo di Daria. Lo vide solo per un attimo, che però a lei sembrò un eternità. Forse il suo inconscio se lo aspettava, forse era stato proprio lui a guidarla in quel punto.

Rachele chiuse gli occhi per un secondo e le venne una voglia insopportabile di piangere. Guardò fuori dalla finestra e non fece in tempo a respingere una lacrima, che si posò sulla sua mano. Si chiese perché tutto questo doveva capitare a lei, perché non riusciva a voltare pagina, perché si sentiva ancora così male come se fosse il primo giorno, a distanza di quasi un mese.

Ovviamente la solita civetta bianca non voleva lasciarla sola neanche un mento, per questo il suo verso distrasse la ragazza dalle sue domande.

Istintivamente Rachele aprì la finestra e allungò la mano verso la civetta. Pregò tutti i santi che questa non la mordesse e non lo fece. La civetta si lascò accarezzare la testa senza spazientirsi. Rachele sorrise perché le sembrò che per un attimo i suoi problemi si fossero dileguati con una semplice carezza.

Ma i suoi problemi non erano finiti, anzi erano appena iniziati.

<< Hey tu! Non toccarla!! >> gridò una voce dietro di lei.

La ragazza si voltò e vide un ragazzo dietro di lei dall’aria molto preoccupata. Quello provò sicuramente la voglia di scappare, lo si vedeva dagli occhi, ma si rese conto che in quel momento non poteva farlo.

Il ragazzo mise le mani fuori dalla finestra la civetta si posò sul suo braccio destro, lui le bloccò le ali completamente bianche prima con la mano sinistra e poi anche con la destra. Posò un dolcissimo bacio sulla testa del volatile e poi sorrise allegramente.

<< Adesso vai subito a casa stupido uccello! >> disse il ragazzo amichevolmente buttando fuori la civetta che eseguì subito l’ordine.

Rachele si girò verso di lui e lo guardò stupefatta dalla scena appena vista.

<< Tu chi sei? >> chiese lei.

<< Alessandro Sorti. Sono il padrone di quella civetta >>

A Rachele venne in mente di dirgli tutto quello che le aveva fatto passare quel suo stupido animale, ma per qualche strana ragione non ci riuscì

<< Come si chiama? >> disse.

<< Daria >>

 

 

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Capitolo 5
*** I segreti di Daria ***


Il volo della civetta bianca

 

Scusate il ritardo spero di farmi perdonare con l’insolita lunghezza del capitolo. :P

A Ilaria...

Capitolo 5

I segreti di Daria

 

Gli occhi spalancati, i denti che tremavano, il suo corpo rigido come il marmo. Rachele non ci credeva... non voleva crederci. All’improvviso guardò il ragazzo dritto negli occhi. Li aveva già visti quei bellissimi occhi verdi. Lui era quello che era scappato dalla panchina appena l’aveva vista.

<< Tu la conoscevi. Tu conoscevi Daria Dominici >> esclamò Rachele con un tono accusatorio, mentre indietreggiava a piccoli passi da Alessandro.

<< Si la conoscevo >> disse lui neutro.

<< Come facevi a conoscerla? >>

<< Ci siamo conosciuti per caso qualche mese fa. >>

Gli occhi di lui stavano diventando più rossi ogni secondo che passava.

<< Perché stai piangendo? >> chiese Rachele con un tono più dolce.

<< Perché lei era tutta la mia vita. >>

<< Che cosa? >> gridò Rachele spalancando gli occhi per l’ennesima volta.

Il ragazzo si girò a guardare la finestra e Rachel e si avvicinò ancora di più a lui.

<< Come facevi a conoscere Daria? >> gridò ancora più forte Rachele.

<< Calmati... ora ti spiego >>

Alessandro cercava in tutti i modi di riunire i ricordi.. in modo che potesse spiegare al meglio quello che teoricamente fu solo un semplice incontro, ma che in pratica fu il momento in cui cambiò non solo la sua vita ma anche quella di Daria.

Il mercoledì tutte le classi della scuola escono regolarmente alle 12: 15, quel girono però Alessandro doveva fare un corso d’informatica e sarebbe uscito qualche ora più tardi. Finito il corso la professa andava sempre fuori al balcone della scuola per fumare una sigaretta, Alessandro non fumava, ma usciva comunque insieme alla prof. Per prendere un po’ d’aria prima che lo venissero a prendere i suoi genitori. All’improvviso gli sembrò di sentire un singhiozzo, guardò giù dal balcone e vide una ragazza sopra una bicicletta gialla, che si dirigeva probabilmente al cortile della scuola.

In alcuni momenti ci sono cose che per qualche inspiegabile ragione siamo destinati a fare. 

Alessandro, quel giorno, ebbe uno di quei momenti.

Si allontanò dalla professoressa e senza pensare nemmeno una volta scese le scale per andare nel cortile. Non la conosceva nemmeno quella ragazza, ma una parte di lui sapeva che doveva essere lì in quel preciso istante, e fu proprio quella parte di lui a spingerlo da lei. Però non arrivò al cortile, perché incontro la ragazza alle scale del terzo piano.

Il fatto è che la ragazza era in piedi sopra la ringhiera.

 Stava tentando di suicidarsi.

Il cuore di Alessandro perse un battito appena la vide.

<< Non lo fare >> disse lui con un coraggio che non sapeva di avere.

La ragazza girò un po’ la testa e poi tornò a guardare il vuoto davanti a sé.

<< Voglio farlo >> disse lei.

Alessandro le si avvicinò ancora di qualche passo. << Dai non fare sciocchezze. Perché mai dovresti farlo? >>

<< Ho le mie ragioni >> disse lei mettendo le mani nella tasca, da cui estrasse un foglio di carta <<  Eccone  una! >> urlò .

Alessandro la prese e ne lesse il contenuto.

<< E’ una lettera di rifiuto da parte della scuola Holden >> spiegò quella singhiozzando. << E’ una scuola dove ti insegnano a scrivere... >> continuò asciugandosi le lacrime.

<< Puoi sempre scegliere un’altra università >>

<< Non devo andare all’università! >> gridò girandosi << C’è un corso per ragazzi dai 14 ai 17 anni >> continuò con più calma . << E non mi hanno accetta... >>

Alessandro la guardò allibito.<< E vuoi ucciderti per una stronzata del genere? Ci sono tantissimi corsi di scrittura creativa in Italia! >> disse lui  mettendosi vicino alla ringhiera.

L a ragazza lo guardò per un secondo, e lui fece lo stesso.

Ci volle così poco per farli innamorare.  

Gli occhi di quella ragazza erano di un castano dorato decisamente bellissimo nonostante le lacrime, e appena incontrarono gli occhi di Alessandro i loro cuori si sciolsero. Lui fece molta fatica a trattenere un sorriso di fronte a quei bellissimi occhi.  Per un attimo entrambi si dimenticarono quello che stavano facendo.

Purtroppo quell’attimo durò poco.

La ragazza ricominciò a piangere guardando di nuovo il vuoto.

<< Non è solo questo... >>

<< Cos’è allora? >>

<< I miei genitori non mi ritengono normale! Il mio fidanzato non mi ama... e non mi ha mai amato secondo me... ho appena preso un brutto voto in latino che non riuscirò mai a recuperare, e poi... la mia migliore amica, anzi l’unica mia amica, non mi conosce... potrei essere morta e lei non se ne accorgerebbe neppure! >> La ragazza affondò il viso nelle maniche della felpa grigia che portava addosso.

<< Sarò io il tuo migliore amico! >> le gridò Alessandro senza pensarci una volta.

Lei  tolse le mani dalla faccia e si girò guardandolo stranita .<< Cosa? >>

<< Sarò il tuo migliore amico... il tuo fidanzato... tuo padre... te lo prometto! >> Alessandro le porse una mano sperando con tutto se stesso che lei l’avrebbe presa.

Questa lanciò un singhiozzo e poi allungò la mano esitando. << Me lo prometti? >> chiese lei guardandolo di nuovo negli occhi.

<< Sì. Te lo prometto >>

Alessandro le strinse la mano sorridendo e poi la prese in braccio come una principessa. Si guardarono negli occhi per un attimo e Daria gli buttò le braccia al collo,stingendolo in un dolce abbraccio. Singhiozzava ancora e Alessandro le diede istintivamente un bacio sulla guancia per calmarla.

<< Smettila di piangere >>disse con un leggero sorriso sulle labbra << Sei salva adesso. E’ tutto apposto >>

Daria annuì << Ora puoi anche lasciarmi scendere >>.

<< Oh. Sì... scusa >>esclamò lui con molto imbarazzo.

<< Ehm... grazie Alessandro >>disse Daria con un filo di voce

<< Alex. Gli amici mi chiamano Alex >>

<< Ah. Okay. Grazie Alex >> sussurrò Daria mentre si avvicinava alla sua bicicletta.

<< Aspetta ti accompagno >>

<< No...non ti preoccupare. Ho la bicicletta >> Daria indicò la bici gialla lasciata a terra.

<< Ti accompagno lo stesso. Ci  sono molte macchine che corrono a quest’ora. Non vorrei rischiare che cadessi nella tentazione >> disse Alex facendola ridere.

<< Okay, fai come vuoi. Ma la bici la porti tu. >>

***

<< Quindi la mia migliore amica stava cercando di suicidarsi >>

<< Esatto >>

<< E tu l’hai salvata in tempo >>

<< Esatto >>

<< E poi vi siete innamorati? >>

<< Bhe... sì >> rispose Alessandro a Rachele.

<< M-ma tu lo sapevi che era fidanzata >> disse Rachele guardandolo stranita. Non stava capendo proprio niente di tutta quella situazione.

<< Loro due non si amavano più >> Alex disse parole con una naturalezza che fece innervosire Rachele.

<< E allora perché Daria non lo lasciava? >>

<< Perché non poteva >> Alex alzò gli occhi al cielo << Massimo stava attraversando un brutto periodo a scuola e Daria non voleva stressarlo ulteriormente. Sai com’era fatta>> fece una pausa per cacciare indietro le lacrime <>

<< ...ferire nessuno >> completò Rachele

<< Già >>

Passarono due minuti avvolti in un silenzio triste e imbarazzante,ma poi Rachele non ce la fece più e iniziò a piangere.

<< La mia migliore amica aveva tentato di... suicidarsi. A-aveva un amante! E io non ne sapevo niente! >>

<< Shh... calmati. Ho una cosa per te >> disse Alex avvicinandosi al suo zaino.

<< Che cosa? >>

<< I-il diario di-di Daria >>disse balbettando mentre le porgeva un enorme diario con la copertina marrone chiaro. Sembrava proprio uno di quei vecchi taccuini che si usavano molto tempo fa per le proprie memorie.

<< Daria lo aggiornava ogni giorno. Ma può esserti d’aiuto >>

<< Come mai lo avevi tu? >>

<< Daria lo nascondeva sempre dietro quella finestra >> Alex la indicò.

Così a Rachele venne in mente la civetta.

<< Aspetta un attimo...poi perché la civetta si chiama Daria? >>

Alessandro si lasciò scappare un sorriso

<< Bhe quella è un’altra storia >>

***

Il giorno dopo al suo tentato suicidio Daria si presentò a casa di Alex. Alla porta aprì un signore dal viso appuntito,gli occhi di un verde brillante e le orecchie un po’ a sventola; indossava dei semplici jeans con i mocassini in tinta con la camicia viola chiaro.

<< Ehm...salve sono un’amica di Alessandro. E’ in casa? >> chiese Daria con un sorriso raggiante

Il signore la guardò un po’ stupito. Evidentemente credeva che fosse tutto uno scherzo << S-sì. Adesso te lo chiamo. Vuoi entrare? >> chiese

Daria ci pensò un attimo e realizzò che sarebbe stato davvero scortese rifiutare << Mmm...sì grazie >>

L’uomo la scortò alle scale principali della casa.

<< Ale! Vieni subito c’è una visita per te! >> gridò lui,poi si girò verso Daria << Comunque piacere io sono suo padre Aldo >> disse porgendole la mano destra,Daria la strinse << Piacere io sono Daria >>

Alex scese subito dopo con un’aria mol scocciata, ma si ricompose appena vide Daria vicino a suo padre.

<< Daria! Che ci fai qui? >>

La ragazza l’aveva proprio preso alla sprovvista con quella visita.

Daria stava per rispondere, ma Aldo la precedette.

<< Alex! Ma che modi sono?! >>

<< Scusa Daria. E che... non me l’aspettavo proprio che venissi a casa mia. A dire il vero non sapevo neanche che avessi il mio indirizzo >>

<< Mel’ha datola professoressa Melano,quella che gestisce il corso d’informatica >>

<< Vabbè  io vi lascio soli. Per qualsiasi cosa io sono nello studio >> si intromise Aldo. Appena se ne andò Alex chiese a Daria per quale motivo fosse venuta.

<< Devo parlarti >>

<< Ah allora vieni  ti accompagno in giardino. Vuoi toglierti la giacca? >> chiese il ragazzo indicando la sua giacca di pelle, lei rispose di no e si avviarono nel giardino sul retro.

Era un giardino davvero molto curato con tanti fiori colorati e un bellissimo cespuglio di rose bianche posizionato proprio al centro, ai lati di questo c’erano due sedie a dondolo, Alex si sedette e Daria fece lo stesso.

<< Quando mi hai accompagnato a casa non ci siamo detti praticamente niente >> cominciò la ragazza << E mi sembrava alquanto stupido chiederti questa cosa in quel momento >>

Alex la guardò fisso negli occhi,leggermente impaurito dalla “cosa” che lei stava per dire.

<< Tu non lo dirai ai miei genitori,vero? >>chiese Daria << O al mio fidanzato?O...ai professori? >>

Lui la guardò stupito. << No,non lo dirò a nessuno,ma...hai fatto tutta questa strada solo per chiedermi questo? >>

<< Bhe sì >> rispose lei con naturalezza.

Lui incrociò le braccia al petto.

<< Non ci credo >>

Daria si morse un labbro e poi continuò << Senti la situazione è questa: la mia migliore amica non mi sopporta e in classe poche persone sanno chi sono e ho un fidanzato che sinceramente odio e non mi ama... >>si spostò una ciocca di capelli dal viso << E inoltre ho appena scoperto di non saper scrivere... il che è una tragedia dato che è l’unica cosa che so fare >> fece una pausa per respirare e poi si corresse << Che credevo di saper fare >>

Alex si lasciò scappare di nuovo un sorriso anche se in quel momento non c’era nulla di divertente. E poi capì.<< Tu sei qui per chiedermi di mantenere la promessa,quella di diventare il tuo migliore amico >>

Daria chiuse gli occhi. << Lo so è squallido >>

Il ragazzo mise le mani  avanti. << No,non penso che sia sq... >> non riuscì a terminare la frase perché si ritrovò sul braccio un piccolo voltile.

Era la civetta. La civetta bianca.

Questa striò e Daria aprì gli occhi,impauritasi alzò anche dalla sedia.

<< Questa è una vera civetta o sto sognando? >>

Alex le accarezzò dolcemente un’ ala << E’ vera. Ma se ti fa paura la caccio via >>

La bocca spalancata di Daria divenne un ampio sorriso. << No-no-no. Io adoro i gufi e le civette. Posso toccarla? >>

Alex la guardò negli occhi << Certo che puoi >>

Daria si sedette e iniziò ad accarezzare la testa del volatile,poi il ragazzo le prese dolcemente la mano per farle accarezzare anche le ali.

<< Avete gli stessi occhi >> esclamò rompendo il silenzio che si era creato.

<< Non è vero >> disse Daria arrossendo un po’

<< Guarda:lei ha gli occhi dorati e tu di un castano dorato molto simile >>

<< Lei? Non ha un nome questa piccoletta? >> chiese Daria

<< Bhe no. So che è una femmina,ma non le ho dato ancora un nome >>Alex appoggiò la civetta al bracciolo della sua sedia << L’ho trovata con un’ala ferita qualche settimana fa. L’ho curata e poi l’ho aiutata a volare di nuovo,ma lei ritorna ancora qualche volta. Però non penso di tenerla >>

<< Perché? >>

<< Perché stavo pensando di darla a qualche zoo,o alla nostra scuola per metterla in giardino >>

Daria fece una smorfia << Quindi vuoi farla mettere in gabbia? >>

Alex si grattò la testa << Non è una buona idea,giusto? >>

Daria scosse il capo.

Il ragazzo immobilizzò la civetta bianca stringendola dolcemente con due mani e le diede un piccolo bacio sulla testa.<< Piccola Daria benvenuta in famiglia! >> esclamò con un ampio sorriso stampato in faccia.

<< Le hai dato veramente il mio nome? >> chiese Daria ridendo.

<< Sì. E’ un bellissimo nome,e poi questa piccoletta mi ricorda te >>Alex liberò la civetta dalla sua stretta che si posò sulle gambe di Daria desiderosa di altre coccole.

<< Dovrei comprarle qualcosa da mangiare. Ti và di accompagnarmi? >> chiese il riccio

Daria stava per rispondere,ma lui la interruppe << Oh no,scusa... è sabato,evidentemente hai degli impegni con il tuo ragazzo >>

Daria si lasciò scappare un sorriso << Non ho nessun impegno,e tu? Non devi uscire con la tua ragazza? >>

Alex prese la civetta << Non ho una ragazza >>

Daria si alzò dalla sedia e si mise le mani sui fianchi

<< Bene. Allora dove si và? >>

***

Si era creato un brutto silenzio tra Rachele e Alex appena lui finì di raccontare la storia. Il silenzio fu rotto dal rumore della campanella,che segnava l’inizio dell’intervallo.

Alex se ne stava andando senza dire una parola,ma Rachele lo fermò

<< Ho bisogno riparlarti ancora. Ci possiamo vedere domani sera? >>

Il ragazzo annuì  << Alle sei e mezza vicino alla statua del parco? >>

<< Okay >>

Rachele prese il diario e se ne andò in classe senza pensare a niente. Quando non capiva qualcosa faceva sempre degli schemi,era una specie di rituale che l’aiutava sempre,per questo appena entro in classe la prima cosa che fece fu prendere il suo Coolorbook verde. Poi iniziò a scrivere... e pensare:

Daria era fidanzata con Massimo.

Daria non amava Massimo

Daria non lasciava Massimo per non ferirlo

Daria amava Alessandro

Daria aveva tentato il suicidio

Daria non era stata ammessa alla scuola di scrittura.

Rachele rilesse i punti che aveva scritto e fece una smorfia... si rese conto che doveva ordinarli

1.     Daria era fidanzata con Massimo

2.     Daria non amava Massimo

3.     Daria non lasciava Massimo per non ferirlo

6.     Daria amava Alessandro

5.     Daria aveva tentato il suicidio

4.     Daria non era stata ammessa alla scuola di scrittura

 

 

Dopo aver messo i numeri sui punti era abbastanza soddisfatta, sentiva di aver capito la maggior parte degli avvenimenti,ma le mancava ancora qualcosa...

Allora mise un asterisco.

*6.Daria amava Alessandro

*Chi è Alessandro?

 

<< Che cosa stai scrivendo? >>chiese un ragazzo apparso improvvisamente davanti a lei

<< Niente >> rispose Rachele mentre alzava gli occhi.

Era Massimo

Rachele inarcò un sopracciglio << Che ci fai qui? >>

Massimo mise le mani in tasca.<< Niente...volevo solo vederti. Ti va di uscire stasera? >>

Avete presente cos’è la coscienza? E’ quella vocina che ti dice sempre se una cosa è sbagliata; solo che quella vocina è molto esile e non sempre riusciamo a sentirla. Oppure a volte la sentiamo pure,ma la ignoriamo decidendo di sbagliare.

In quel momento Rachele sapeva quello che la coscienza le stava dicendo: Rachele, non accettare. Tu lo sai che lui non esce mai il sabato sera,perché mai dovrebbe invitarti a uscire? Pensi che ti abbia invitato perché sua madre lo assilla dicendo che deve uscire un po’? Ti sbagli Rachele. Ti prego non accettare...

<< Va bene >> rispose Rachele.

Aveva deciso di sbagliare.

 

Angolo della civetta

Dire che questo capitolo è stato difficile da scrivere è un eufemismo!! XD

Sul serio si sono state moltissime cose che hanno ostacolato la pubblicazione di questo capitolo,lo so che non vi interessa sapere quali cose,ma io ve le dico lo stesso!

1.     La scoperta di una scrittrice bravissima su EFP. E’ una scrittrice di fan fiction su Glee,precisamente sulla coppia CrissColfer e ha scritto due storie da 30 capitoli l’una quindi ho letto prima le due storie e poi dopo ho iniziato a scrivere.( Sinceramente non so se scriverò molto dato che deve scrivere il trequel quest’estate XD)

2.     Il mese pieno di compiti e interrogazioni finali. (fortunatamente l’anno si è concluso senza debiti :D )

3.     Ultimo ma non meno importante: LA ROTTURA DELLA MIA TASTIERA! Mi si è rotta la barra spaziatrice  della tastiera!!!

 

Ragazzi buone vacanze anche se vi assicuro che le passerete con me perché credo di scrivere molto nei prossimi mesi: non credete a quello che ho detto prima... XD.

Fare una recensione non costa nulla...regalane una ad una povera depressa squilibrata!

P.S. Nel prossimo capitolo vi rivelerò come mi è venuta in mente la storia...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Trovare l'assassino ***


Iniziamo con le dediche!

Vorrei dedicar e questo capitolo alle mie cuginette Maria Laura e Maria Francesca, che oggi compiono un anno (Siete tutta la mia vita angeli miei ! <3).

E poi vorrei dedicarlo anche a lily976 e alessa7perchè hanno recensito ogni capitolo. Grazie <3.

E dato che oggi è il 25 giugno vorrei dedicare il capitolo anche al re del pop Michael Jackson perché precisamente 3 anni fa è morto lasciando un vuoto incolmabile nella storia della musica. L .

Ho finito con le dediche. Godetevi il capitolo

Il volo della civetta bianca

Capitolo 6

Trovare l’assassino

***

Quel giorno Rachele andò a casa a piedi, aveva bisogno di un po’ di tempo da sola per pensare. Lo schema era stato d’aiuto ma non aveva risolto la situazione; aveva appena scoperto che non conosceva gran parte della vita della sua migliore amica

Come si fa a risolvere tutto questo?

“Trovando l’assassino” pensò

Infatti proprio mentre camminava aveva realizzato che per mettersi l’anima in pace doveva scoprire chi aveva ucciso Daria. Sua madre aveva chiamato moltissime volte la madre dell’amica, ma quella diceva sempre che la polizia non era riuscita ancora a scoprire niente. Adesso toccava a lei. Oramai non si poteva fare più niente per il suo rapporto con Daria, non poteva certo tornare indietro nel tempo per essere più presente nella sua vita. Ma se c’era una cosa che poteva fare era quella di aiutare la famiglia di Daria e Massimo e poteva farlo solo scoprendo l’assassino.

Si ritrovò velocemente alla porta della sua casa, questa era socchiusa, evidentemente sua madre era appena arrivata a casa.

<< Mamma? >> la chiamò Rachele

<< Sono in cucina >>

La figlia andò nel posto indicato e si sedette sul tavolo. Appoggiò lo zaino su una sedia e guardò la madre mentre cucinava il pranzo.

<< Mamma ti devo parlare >>

Veronica si girò, guardò la faccia triste della figlia e si sedette su una sedia.

<< Cos’è successo? >> chiese

Rachele la guardò negli occhi << Tu che cosa faresti se scoprissi che qualcuno che amavi, che amavi molto, aveva una vita segreta? >>

<< Cercherei di scoprire il più possibile sulla sua vita segreta >> rispose  Veronica con naturalezza.

<< E perché? Era una vita dove non c’eri >> esclamò Rachele guardandola stranita

<< Se amavi veramente quella persona ti interesserà anche quella parte della sua vita dove non sei presente >> ormai Veronica l’aveva capito che si parlava di Daria, ma voleva aspettare ancora un po’ per dirlo alla figlia. Questa era rimasta un po’ delusa dalla risposta della madre, perché se ci pensava veramente quella parte di Daria non le interessava, anzi voleva del tutto dimenticarla o perfino distruggerla. Tutte le cose che l’amica le aveva nascosto erano la prova che loro due non si conoscevano bene come credevano.

Ma Rachele voleva dimostrare il contrario.

“Ti voglio tanto bene Daria. Te lo dimostrerò” pensò la ragazza prima di andarsene in camera sua.

Lasciando la madre con molte preoccupazioni per la figlia.

***

Per l’incontro con Massimo la ragazza aveva optato per un semplice jeans e una camicetta rossa. Aveva ricevuto un messaggio da lui dove diceva che sarebbe passato a prenderla alle sette e mezza.

Rachele guardò il display del suo cellulare che segnava le sette in punto. Poi guardò la sua cartella lasciata  sulla scrivania della sua stanza e si ricordò di aver messo il diario proprio lì. Era già truccata e aveva anche sistemato i capelli in una treccia laterale, quindi pensò di leggere qualche pagina nella mezz’ora che le rimaneva.

Si mise sul letto e prese il diario con molta cautela, aveva la strana paura che quell’oggetto potesse da un momento all’altro.

Quel diario era l’unica occasione che aveva per farsi perdonare da Daria, l’unico modo per “comunicare” con lei. Per questo aveva paura.

Rachele notò che non c’erano cuoricino o disegni del genere, ma solo scritte e date; pensò a quale pagina avrebbe potuto leggere per prima, ma poi decise di leggere dall’inizio.

25 Febbraio 2012

Caro diario,

mi sei stato regalato da almeno un mese, ma non ho mai sentito il bisogno di scriverti fino ad oggi. Ammetto che però quello che provo adesso non è proprio un “bisogno”, la verità è che voglio scrivere quello che è successo per non perderlo. Mi sembra ancora un sogno!

Il fatto è questo:

Non sono stata ammessa alla scuola Holden, è la scuola fondata da Alessandro Baricco, il mio scrittore preferito dopo J.K.Rowling.  Però per esprimere meglio la mia collera devo tornare indietro di qualche mese: precisamente il 25 ottobre la mia professoressa di italiano mi ha parlato un po’ di questa scuola e quindi appena sono tornata a casa ho cercato un po’ di informazioni sul sito. Per me è stato amore a prima visto. Ho subito pensato che quella scuola fosse tutto quello che cercavo dalla vita. Pochi giorni dopo  è stato pubblicato sul sito l’annuncio di un corso di scrittura creativa a Napoli, per entrarci bisognava scrivere una storia di 3000 parole in cui si parlava della propria passione per la scrittura. Io l’ho fatto e mi sono impegnata tantissimo. Era una storia fatta benissimo. Era il meglio che potessi fare.

Poi stamattina ho ricevuto la lettera dalla scuola, non l’ho aperta fino al pomeriggio. Ed è allora che mi è crollato il mondo addosso. Ho pensato che se quella storia era il meglio che potessi fare e non sono stata accettata  vuol dire che non sono brava a scrivere. Vuol dire che l’unica certezza della mia vita è svanita. Oggi ero letteralmente nel panico e sono andata a scuola con la lettera in mano. L’unica cosa a cui pensavo in quel momento era che potevo buttarmi dalla ringhiera delle scale.

Non sono stata stupida, sicuramente non avrei tentato il suicidio se di negativo ci fosse  stata solo la mancata ammissione, quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ho tantissimi problemi con la mia migliore amica e il mio fidanzato, di cui non voglio parlare, perché non ce la faccio più. Devo smetterla di elencare i problemi e iniziare a trovare delle soluzioni!

E credo di averne già trovata una...

Se adesso sono qui a scrivere queste righe è solo grazie ad un ragazzo che si trovava a scuola per caso  (o destino J) Si chiama Alessandro e ha degli occhi verdi belli da morire. Mi ha salvato la vita convincendomi a non buttarmi, per farlo ha promesso di diventare il mio migliore amico. Spero con tutto il cuore che mantenga la promessa. Ho bisogno di un amico.

Ho bisogno di non sentirmi sempre così sola. L

Rachele era sconvolta.

“Scusami Daria” fu l’unica cosa che riuscì a pensare.

Si alzò per sistemare il trucco e poi nascose il diario. Non voleva mai più vederlo quello stupido oggetto.

Massimo arrivò qualche minuto dopo.

Il cuore di Rachele accelerò  di 10 volte il battito appena lo vide sulla moto. Aveva ancora il casco, ma si vedevano comunque i suoi bellissimi occhi azzurri. Lui scese dalla moto e le porse un casco nero identico al suo, la ragazza se lo mise senza problemi e poi salì sulla moto con il cuore che le batteva a mille. Perché aveva appena realizzato che non poteva non abbracciarlo per stare su quel mezzo. E’ vero che aveva deciso di non odiarlo più, ma stringerlo le sembrava davvero troppo.

Massimo fece un sorriso malizioso.

<<  Tieniti forte. Io vado molto veloce >>

Rachele seguì il consiglio e nella sua mente non faceva che pensare: “Sa leggere il pensiero?”

Rimasero senza parlare per alcuni minuti, Rachele si godeva il panorama cercando di non pensare a quanto avesse paura della velocità della moto.

<< Dove andiamo? >> chiese alla fine

<< Al mare >> rispose lui con naturalezza.

La ragazza avrebbe voluto tempestarlo di domande sul perché avesse scelto proprio quel luogo. Ma rimase zitta.

Arrivarono a destinazione qualche minuto dopo, Massimo parcheggiò vicino a un lido chiamato “L’aragosta”e mise nel cruscotto del motorino i due caschi.

Poi si incamminarono per il lungomare.

<< Perché mi hai portato proprio qui? >> chiese lei rompendo il silenzio

<< Perché è qui che ho portato Daria la prima volta che siamo usciti >> riespose Massimo << Rachele tu puoi capirmi, lei mi manca tantissimo. Non so più che devo fare >> singhiozzò << Pensavo che tutto questo... dolore sarebbe diminuito col tempo >>

Lui si sedette su una panchina e affondò il viso nelle mani.

Rachele si sedette vicino a lui e iniziò a parlare guardando il vuoto << Il dolore viene adesso,Massimo. Quando devi iniziare una vita senza di lei, quando l’unica cosa che riesci a vedere è la sua assenza. I primi giorni non si soffre veramente perché ancora non si è elaborato il lutto >> lei gli tolse le mani degli occhi costringendolo a guardarla << E’ da adesso che soffrirai più che mai... >> gli strinse le mani

I due si guardarono, entrambi con gli occhi gonfissimi.

<< ... ma io ti aiuterò a superare tutto questo. >>

La ragazza gli regalò un piccolo sorriso per tranquillizzarlo e lui l’abbracciò

<< Grazie Rachel >> le sussurrò mentre la stringeva

<< Figurati Max >> disse lei prima di lasciarsi andare a quel bellissimo abbraccio.

 

 

Angolo della civetta :D

Scusaaaaaaaaaatemi se il capitolo è troppo corto L. Non ho mai avuto un capitolo così breve. Spero di farmi perdonare con il prossimo perché si prevede un bel colpo di scena che vi farà capire chi sarà l’assassino(anche se poi che ne sarà un altro che vi farà di nuovo cambiare idea)

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: Ho creato una pagina!

Ho creato una pagina dedicata alla storia, così posso farvi vedere le foto e i link delle canzoni (sto dicendo troppo!),

Ecco il link --à http://www.facebook.com/IlVoloDellaCivettaBianca.

Ho messo i capitoli in un album

E...per chi ha già visto l’album, se vi state chiedendo se il tizio della foto 4 è Darren Criss, Bhe....AVETE RAGIONE xD

E’ a lui che mi sono ispirata per il personaggio di Alex. :3

So che avevo promesso di dirvi come mi è venuta in mente la storia, però vorrei dirvelo nel prossimo capitolo. Spero che possiate perdonarmi anche per questo J.

Buon’estate a tutti!

E per favore Recensite! xD

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** La felicità di Daria ***


Ehm... buon salve! Come va tutto bene? Dove andate in vacanza? O già ci siete e state leggendo la mia storia dal telefono sotto l’ombrellone dato che siete molto affezionati a me?

(Mi immagino la vostra faccia quando dite: “NON CREDO PRORPIO!”)

XD

Oggi l’angolo della civetta lo metto all’inizio perché c’è una dedica importante che voglio mettere alla fine. J

Però mi sono appena accorta che ho solo una comunicazione di servizio: ossia mettete mi piace alla mia pagina facebook:  http://www.facebook.com/IlVoloDellaCivettaBianca?ref=hl

E in più se recensite mi fareste un altro grandissimo piacere.

Dato che ho 1001 visualizzazioni complessive... e solo 22 recensioni  -.-“ !

Il volo della civetta bianca

Capitolo 7

La felicità di Daria

 

Il giorno dopo Rachele fece tutti i compiti per il lunedì  la mattina, mentre lei era solita farli nel tardo pomeriggio. Comunque non doveva fare molto, solo una versione di latino da tradurre e qualche esercizio di matematica. Riuscì a finire tutto 5 minuti prima che la chiamasse sua madre per il pranzo.

Finito di mangiare andò in camera sua e si buttò sulla poltrona nera vicino alla televisione, voleva rilassarsi un po’ prima dell’incontro con Alex. Però subito dopo non ci riuscì, perché sentiva qualcosa di stranamente duro sotto la federa della poltrona. Si chiese cosa fosse e allora si ricordò. Era lì che aveva messo, o meglio nascosto, il diario dell’amica. Lo prese in mano e decise di leggere un’altra pagina.

Ne prese una a caso: 4/3/2012

Caro diario

Oggi sono andata da Alex.

E’ passata circa una settimana da quando l’ho incontrato. A me sembrano anni! E’ come se lo conoscessi da tutta la vita e secondo me per lui è lo stesso.

Abbiamo moltissime cose in comune, a partire dal cinema: GLI PIACE HARRY POTTER :D

Non ho mai incontrato qualcuno che amasse questa saga quanto me. Ha anche letto i libri <3 __ <3 ! E so che non  mi ha mentito perché li ho visti io con i miei occhi nella sua camera, insieme a tantissimi poster e... oddio... la bacchetta di Hermione ! Abbiamo parlato di Harry Potter per ore e ore e alla fine, quando avevo rivolto ogni complimento possibile alla sua bacchetta, lui me l’ha regalata! Ce l’ho proprio vicino a me adesso... è bellissima.

Nessun bacio Klaine potrebbe farmi stare bene come sono adesso.

A proposito

Indovina qual è la sua serie preferita?! GLEE!

L’ho scoperto perché aveva un bracciale con scritto Klaine e così gliel’ho chiesto. Mi ha detto che è un fanatico di quella serie, dice che non si perde mai una puntata e che ha anche una pagina su Facebook  (dopo ho scoperto che è la mia pagina preferita).

Avrebbe voluto regalarmelo però non riusciva a toglierselo e non ci pensava proprio a tagliarlo XD.

Mi ha confessato che è un ottimo cantante e (... mi sembra ancora un sogno) mi ha dedicato una canzone.

Lullaby dei Nickelback.

(Se magari non te l’ho detto è la mia canzone preferita)

Era ...così sincero quando cantava.

Ha detto che quando ha ascoltato questa canzone ha pensato che fosse perfetta per la mia situazione.

I suoi occhi erano così dolci, così... “innamorati”?.

Magari.

Ma lo escludo.

Lui non può esser innamorato di me, come io non posso esserlo di lui dato che ho un fidanzato.

.... ma lo sono....

Lo sento. Quello che provo per Alex è mille volte più intenso e puro di quello che ho mai provato per Massimo.

Lo so, sono una persona orribile, ma non ce la faccio più! Ogni momento che passo con Massimo mi sembra così falso... e stupido. Sembriamo una coppia innamorata quando siamo con gli altri, ma in realtà non lo siamo più. Forse non lo siamo mai stati.

Basta fo deciso di lasciarlo.

Per la prima volta nella mia vita so che sto per ferire qualcuno e non mi interessa .

Io ho il diritto di essere felice.

E la mia felicità porta il nome di Alessandro <3.

 

Rachele guardava  la pagina e sorrise mentre si posava su di essa una lacrima di dolore,perché la sua migliore amica stava passando utte quelle cose e lei non c’era, non ne sapeva niente. Ma era anche una lacrima di gioia perché almeno sapeva che quando lei non c’era Daria era felice.

***

Rachele andò al parco a piedi e trovò Alex già vicino alla statua. Aveva la testa bassa.

<< Ciao >> disse lei

Il ragazzo alzò la testa e la guardò negli occhi, i suoi erano terribilmente arrossati e si potava  vedere il segno di qualche lacrima che non aveva ancora asciugato.

<< Che ti è successo? Sembra che hai pianto per tutto il giorno >>

<< Perché è quello che è successo >> le rispose mentre si sbottonava un panciotto nero sopra una maglia gialla.

La ragazza non fece i tempo a chiedersi perché lo stesse facendo che lui se l’era già tolto, scoprendo la  scritta sulla sua maglia : NO H8

Che cosa voleva dire?

<< E’ arrivata stamattina. Insieme a quella di Daria >> disse concludendo con un singhiozzo.

<< Non capisco >>

<< Io e Daria avevamo ordinato queste maglie su un sito qualche mese fa. Volevamo metterle il 17 Maggio >>

<< Continuo a non capire >> Cos’era quella data per loro ?

<< Il 17 Maggio è la giornata internazionale contro l’omofobia e questa scritta che ho sulla maglia sarebbe una specie di simbolo. No Hate >>

Rachele lo guardò incredula << E come mai vi interessavate tanto? >>

Alex sospirò << Daria non sopportava l’omofobia e io sono sensibile all’argomento dato che ho due papà >>

<< Non ne sapevo niente >>

<< Di me o di Daria? >>

<< Entrambi >> rispose lei mordendosi il labbro inferiore.

<< Ehm... è strano perché vengo sempre preso in giro per questo... >>

La ragazza si spiegò così il mancato successo di Alex. Era impossibile che un ragazzo bello come lui non fosse popolare a scuola.

<< Hai detto che dovevi parlarmi. Ti ascolto >>

Rachele sospirò e poi incominciò il discorso che si era preparata mentre veniva al parco

<< In un primo momento volevo chiederti qualcosa di più sul vostro rapporto, ma adesso non mi interessa più molto. Ho letto un po’ il suo diario, parla davvero tanto di te. Era davvero innamorata. E felice. A me basta questo. Mi basta sapere che era felice quando stava con te...  >>

Rachele stava per concludere con un “E di questo ti ringrazio” ma Alex la interruppe.

<< Scriveva  davvero tanto su me? >>

<< Mmm... sì. Aspetta adesso ti faccio vedere >>

La ragazza prese il diario dalla sua borsa, mise la pagina che aveva letto poco fa e glielo porse.

Lui leggeva lentamente e man mano che andava avanti si accumulavano lacrime su lacrime nei suoi occhi.

<< Me  lo ricordo quel giorno >>disse lui tra un singhiozzo e l’altro

Lei lo guardò comprensiva. Non fece nessuna domande perché sapeva che lui volesse continuare a raccontare

<< ... il giorno dopo mi ha dedicato anche lei una canzone >>

<< Quale? >>

Daria corse fuori dalla classe appena senti la campanella dell’intervallo con un IPad  bianco sottobraccio.

Arrivò subito alla classe di Alex, dato che era molto vicina alla sua. Lui era ancora seduto , perché c’era il professore ancora in classe. Daria gli fece cenno di uscire e lui obbedì all’istante con un gran sorriso.

<< Seguimi >>

<< Perché? Dove andiamo? >>

<< Zitto e seguimi >> disse lei cercando di essere il più seria possibile, ma la ingannò un piccolo sorriso scappato al suo controllo. Non poteva fare a meno di sorridere quando era con lui.

Alex la seguì senza fare domande, ma capì subito che stavano andando nella palestra esterna.

Daria prese l’IPad e lo accese << Tu ieri mi hai dedicato una canzone e dato che, almeno nel nostro... “rapporto”, non voglio sia tu ad aver sempre l’ultima parola ho deciso di dedicarti una canzone anche io >>

Lui sorrise << Davvero? >>

<< Bhe... sì, ma non è proprio dedicata a te. E’ per Massimo per la maggior parte, però c’è un punto in cui è dedicata a te >>

<< Ah... okay >> esclamò evidentemente deluso.

<< Come mai hai l’IPad? >>

<< Ho bisogno di un video devo c’è il testo perché non mi ricordo tutte le parole >> disse lei mentr emetteva il video in questione << Puoi mantenerlo per favore? >>

<< Sì . Dammi >>

Daria iniziò a cantare Alone di Kelly Clarkson

When we're driving in your car
It's like I'm on my own, yeah
I can't ask you how you are
You're always on the phone, yeah
And when we kiss I feel so empty
I really wish you knew what's been on my mind
You're gonna miss me, so get ready
I'm about to tell you why


'Cause when I'm with you I'm alone
No matter what you say
I hope you know, woah
That I'm alone
You say you're gonna change
But I know you won't, woah oh

Alex pensò che fosse davvero incredibile il modo in cui la canzone rispecchiava esattamente le emozioni della ragazza.


When you look me in the eye
It's like you're far away, yeah
Some pretty legs go walking by
Your gaze is wandering, yeah
It's such a shame that you don't notice
The way that everybody's looking at me
Get off the train
This love is hopeless
Feeling like I'm gonna sink


'Cause when I'm with you I'm alone
No matter what you say
I hope you know, woah
That I'm alone
You say you're gonna change
But I know you won't, woah oh


But here's something you don't know about me
When you pushed me out
I found something better, you'll see
While you were paying no attention to me

I found somebody who can treat me right

When I'm with him I'm not alone
Gets better everyday
I hope you know, oh

I'm not alone

 A questi ultimi versi Daria si girò verso Alex e lo guardò negli occhi.
Quelle parole non bastavo nemmeno un po’ per esprimere ciò che lei provava, ma in quel momento non ci pensò. Perché era troppo occupata a guardare l’amore della sua vita.

And it's never gonna change
I hope you know
When I'm with you I'm alone
No matter what you say
I hope you know, woah
That I'm alone
You say you're gonna change
But I know you won't, woah oh

I'm not alone

Quando la canzone terminò Alex aveva una voglia matta di baciarla, però capì subito che non poteva. Ufficialmente lei era ancora fidanzata con Massimo; non poteva baciarla nella palestra esterna, che era sempre piena di ragazzi e ragazze.

Allora le diede un piccolo, veloce, e dolcissimo bacio sulla fronte.

Lei lo abbracciò e gli diede la notizia  << Ho deciso di lasciare Massimo >>

Alex voleva scoppiare in lacrima dalla gioia, ma prima c’era una domande che doveva assolutamente farle << Lo fai per me? >>

La ragazza non sapeva se Alex provava qualcosa per lei, ma doveva comunque dargli una risposta sincera.

<< Sì >>

Daria abbassò gli occhi, ancora accoccolata tra le braccia del suo amore, e poi li alzò

Vorrei tanto dirvi chi fu il primo ad avvicinarsi, ma non posso. Perché furono entrambi nello stesso istante, spinti dalla forza della loro piccolo amore, ad avvicinarsi per concedersi un bacio.

Si diedero il loro primo bacio.

Velocissimo.

Quasi un sussurro.

Ma a loro bastò.

***

Rachele Guardava Alex incredula. << E poi perché non lo ha lasciato? >>

Il ragazzo aveva in un sorriso stampato in faccia e gli occhi allegri; il ricordo del primo bacio con Daria l’avevo fatto stare bene, ma alla domanda di Rachele tutta l’ilarità nel suo corpo sparì in un attimo.

Si fece coraggio e decise di dirle tutto.

Lei aveva il diritto di sapere.

<< Massimo aveva minacciato di uccidere Daria >>

Dire che Rachele era scioccata è un eufemismo.

***

Daria bussò il campanello di casa Sorti.

La aprì Tommaso, l’altro papà di Alex.

<< Ciao Daria! Aspetto adesso ti chiamo Alex >>

<< Posso entrare >> chiese la ragazza con la voce incrinata, ma per fortuna lui non se ne accorse.

<< Certo che puoi. E’ in camera sua >>

Lei andò nel luogo indicato mentre sentiva già le lacrime scorrerle sulle guance.

Quando entrò il ragazzo era vicino al computer; appena la vide si alzò e si avvicinò a lei preoccupato. << Daria che ti è successo? >>

Daria non rispose. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, scioccata stava cercando di ricordare l’accaduto

Lui la scrollò << Daria rispondi >>

Ignorando la scrollata Daria si sedette sul letto.

<< Massimo...  >> mormorò

<< Che cosa ha fatto? >> Alex si sedette vicino a lei e le mise un braccio intorno alla vita.

<< Ha detto che mi ucciderà >> esclamò mentre affondava il viso nel petto del ragazzo.

<< Che cosa?! >>

Lei sospirò cercando di contenere i singhiozzi, e le lacrime. << Gli ho detto che secondo me dovevamo prenderci una pausa... vedere altre persone, e cose del genere, ma... >>

<< Ma...? >>

<< Lui ha detto che non potevamo perché... >> Daria emise un gemito << Perché ha detto che altrimenti mi avrebbe ucciso >>

I singhiozzi di Daria erano forti e insopportabili come i pianti dei bambini.

Alex spalancò gli occhi, sarebbe scoppiato in lacrime anche lui se non si fosse ricordato che Daria stava già male e non poteva scoraggiarla ulteriormente.

Lei era lì, tra le sue braccia che piangeva disperata per colpa di un bastardo. Avrebbe voluto stringerla finché non si fosse dimenticata di tutto, ma anche questo non poteva farlo.

La fece sedere sulle sue gambe e lei gli butto le braccia al collo.

<< Devi denunciarlo >>esclamò lui deciso

<< Non posso farlo Alex >>

<< Cosa intendi fare allora? >>

Un altro singhiozzo << Non ne ho idea. Ho paura >>

Alex la strinse ancora di più e iniziò ad accarezzarle i capelli.

<< Puoi continuare ad essere la sua fidanzata >>

<< Che cosa? >> Daria alzò gli occhi. Il suo viso non era altro che un enorme punto interrogativo.

<< Dico sul serio. Puoi far finta finché non si sarà calmato. Poi lo lascerai insieme ai tuoi genitori in modo che lui non dia di matto >>

Daria scosse la testa << Non posso ferirti così >>

<< Perché? >>

Daria girò la testa distogliendo lo sguardo dai suoi occhi. << Perché io amo te >> disse sperando che lui non avesse sentito.

Il cuore di Alex iniziò a battere freneticamente. Prese tra le sue mani il viso della ragazza ricreando il legame tra i loro occhi.

<< Anche io ti amo Daria >>

Lei sorrise. Un sorriso che non aveva mai rivolto a nessuno fino a quel giorno.

Alex posò le diede un bacio sulla fronte.

<< Non posso correre il rischio di perderti. Ti amo troppo >>

Fu in quel momento che si diedero il loro primo, vero, bacio.  Si baciarono come sanno fare solo pochi amanti. Con la voglia di consumare l’altro per paura che se ne vada.

<< Ti amo Alex >> disse Daria con le lacrime agli occhi.

Lacrime di gioia.

***

<< I-io n-non ci credo >> balbettò Rachele

Il ragazzo scrollò le spalle.

Rachele lo guardò stranita mentre a poco a poco focalizzava la situazione.

<< Quindi mi stai dicendo che Massimo aveva minacciato Daria di ucciderla >> la ragazza parlava lentamente per riuscire ad ammettere a se stessa la tragica notizia. Ma ancor più tragica fu la consapevolezza che quella notizia portava ad una solo, ovvia, conclusione...

<< E quindi l-l’ as- >> Non riusciva nemmeno a terminare la frase tanto che era sconvolta.

<< Sì Rachele ci sono buone probabilità che sia stato Massimo ad uccidere Daria >>  disse Alex con voce neutra. Sembrava che ci avesse fatto l’abitudine al concetto di quella frase, ma comunque trovò una gran difficoltà nel cacciare indietro le lacrime che premevano nei sui occhi.

Rachele non si preoccupò di respingere le lacrime e scoppiò in un pianto disperato e rumoroso anche. Da quando era morta Daria i suoi singhiozzi non erano mai stati così forti e le sue lacrime così abbondanti.

<< Rachele so che è difficile da accettare. Ma io ho bisogno del tuo aiuto adesso >>

Rachele si ricordò di quando ad aver bisogno di aiuto era lei. Massimo non glielo negò. L’aveva aiutata a superare leggermente la morte di Daria e le aveva fatto vivere anche una magnifica serata, anche se lei non gli doveva niente.

Ad Alex invece sì.

Gi doveva molto.

La felicità di Daria ad esempio.

Rachele smise subito di piangere << Cosa devo fare? >>

<< Devi aiutarmi a incastrare Massimo. Abbiamo bisogno di prove concrete per denunciarlo alla polizia e sono sicura che se lavoriamo insieme possiamo trovarle >> il tono di Alex era deciso, ma la sua voce si incrinò alla seconda frase. << Quel bastardo deve pagarla per aver fatto soffrire così dentro la mia Daria >>

Rachele accettò. Ma si sentiva come un verme nel sentire quelle parole.

C’erano tante cose su cui si poteva soffermare in quel momento, ma l’unica cosa che la turbò era “la mia Daria”.

L’amore di Alex non la infastidiva affatto, un po’ lo riteneva dolce, ma non capiva come quel ragazzo fosse tanto innamorato della sua amica nonostante la conoscesse da... così poco.

Sicuramente a turbarla era il fatto che quando aveva scoperto la verità su Massimo a Daria non ci aveva pensato neanche un secondo.

 

Vorrei dedicare questo capitolo ad una persona che è entrata nella mia vita precisamente 2 anni fa. E che... non ho idea del perché... ancora non mi pento di aver incontrato. Nonostante tutto.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Piccole dimenticanze ***


Il volo della civetta bianca

 

Dedico il capitolo alle mie piccole Laura e Francesca… che mi mancano tanto tanto! <3

                    

 

Capitolo 8

Piccole dimenticanze

 

 

 

“Ci vediamo all’intervallo in palestra. E’ importante”

Rachele rilesse più di cinque volte il messaggio mandatole da Alex.

Erano più di dieci minuti che aspettava e di lui non c’era nemmeno l’ombra.

“Menomale che era importante…” pensò.

 

<< Scusa il ritardo >> disse una voce alle sue spalle.

La ragazza alzò gli occhi al cielo << Che cavolo stavi facendo?! >>

 

<< Sono stato trattenuto dal professore di chimica. Mi dispiace >>

Lei sbuffò << Perché mi hai fatto venire? >>

<< Perché questo… >> lui indicò la palestra allargando le braccia << … è il luogo dove Daria è morta. Adesso dimmi una cosa… la polizia ha rilevato qualche oggetto dalla scena del delitto? Una collana per esempio? >>

Rachele incrociò le braccia al petto, infastidita dal tono di Alex. Chi si credeva di essere? Un’agente della polizia?

<< No. Non che io sappia >> rispose fredda

<< E hai visto se aveva un ciondolo quando l’hanno seppellita? >> chiese lui mentre incominciava a salire nel piano più alto degli spalti.

 

Rachele pensò alla domanda mentre lo seguiva. Dove cavolo voleva andare a parare quello lì?

 

<< No. Non  aveva niente >>

 

Alex sospirò << Come sospettavo. Sono più che sicuro che la collana sia qui >>

 

<< Posso sapere di quale collana stai parlando? >>

 

<< Non è niente di che. E’ un semplice ciondolo quadrato con la foto di una civetta bianca e una D incisa sul retro. Gliel’ho regalata io e non se la toglieva mai. >>

 

Rachele era molto confusa, ma decise di non dilungarsi con altre domande. << Su mettiamoci all’opera >>

 

Così iniziarono a perlustrare ogni centimetro del luogo. Alex si concentrava maggiormente sul pavimento e dietro alcuni armadi in cui c’era dell’attrezzatura varia. Rachele invece guardava tra le fessure delle finestre.

<< Era di mia madre >> esclamò Alex dopo circa un minuto di ricerca.

<< Tua madre? >>

<< Io non sono stato adottato. Uno dei miei papà è mio zio. I miei genitori sono morti in un incidente stradale. Fortunatamente non ero con loro, avevo appena un anno. >> Alex disse quelle parole con molta naturalezza.

<< Mi dispiace. Insomma morendo i tuoi genitori biologici ti hanno privato di avere una vita normale >> Rachele alludeva alla sua mancata popolarità.

<< Vita normale? >> Alex sorrise << Adoro Aldo e Tommaso, sono i migliori papà che avrei mai potuto desiderare >>

Detto questo il ragazzo si mise a gattoni e ricominciò a cercare. Rachele fece lo stesso, però a differenza del ragazzo le sue ricerche non furono vane. Tra una fessura degli spalti trovò ciò che cercavano.

Sicuramente di aspettava qualcosa di meglio. Invece il dono di Alex non era altro che un pezzetto di ceramica con una civetta bianca stampata sopra, non aveva nulla di particolare, eccetto la D incisa di cui parlava il ragazzo.

<< L’ho trovata >> esclamò neutra.

Lui si avvicinò e prese l’oggetto con cura, lo esaminò e poi iniziò ad accarezzare il disegno con la punta delle dita.

<< Mia madre si chiamava Dorotea. Adorava questo ciondolo. Aldo mi ha detto che non se lo toglieva mai perché era un regalo di mio padre quando erano fidanzati. Sono passati esattamente due mesi da quando l’ho regalato io a Daria >> Alex non pianse. Forse perché non aveva più lacrime.

<< E’ molto bello >> mentì Rachele non sapendo cosa dire.

<< Ed è anche molto prezioso >> aggiunse lui << Con questo possiamo incastrare Massimo >>

Rachele fece un passo indietro. << Perché dobbiamo incastrare Massimo? >>

Alex inarcò un sopracciglio stava per chiederle spiegazioni ma la campanella suonò la fine dell’intervallo, lasciando una grande questione in sospeso tra i due ragazzi.

***

La professoressa d’ italiano entrò nella classe della 4° ora, la classe di Rachele, con la solita aria scocciata. Non fece in tempo a sedersi che due ragazzi erano entrati in classe . Il primo era magrissimo e basso, il secondo era Alex.

“Che ci fa lui qui?” si chiese la ragazza.

Il ragazzo basso spiegò che erano stati divisi perché il professore di matematica si era dato malato.

L’insegnate pres ei nominativi e i due ragazzi si sedettero all’ultimo banco vicino alla finestra, proprio affianco a quello dalla  ragazza. Alex le rivolse un rapido saluto e lei ricambiò.

<< Iniziamo subito a interrogare. Ci sono volontari? >> che la prof. guardando la classe.

Rachele alzò la mano con convinzione << Posso essere interrogata? >>

 La prof. spalancò gli occhi << No >>

<< Come scusi? >> chiese incredula

<< Non puoi essere interrogata! Hai preso un 4 recentemente >>

<< Quattro? Q-quando? >>

<< Credo una settimana fa. Non fare la finta tonta che mi stai solo facendo innervosire. >>

<< M-mi scusi >> balbettò Rachele rinunciando ad avere altre informazioni.

 

Qualche secondo dopo le arrivò un bigliettino.

 

“ Non ricordavi di esser stata interrogata? :/

                                                       Alex”

La ragazza mandò il bigliettino al mittente con la risposta scritta sul retro.

 

Alex sussultò, quando lesse il grande NO scritto in stampatello.

 

Angolo della civetta J

Buon saaalve! Vi scrivo in diretta dal mio bel lettino della mia casa di La Spezia.

Scusatemi se il capitolo è troppo corto, ma non ho avuto il tempo di scrivere molto. Mi farò sicuramente perdonare con il penultimo capitolo (credo) che aggiornerò il 25 (spero)

Ieri era S.Lorenzo (A proposito… auguri ritardati a tutte le persone che si chiamano così) avete visto qualche stella cadente? Io NO! xD Vabbè se neanche voi avete visto qualche stella avete ancora tempo fino al 15 ;)

 

 Auguri a tutte le Chiara!

 

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Capitolo 9
*** Una scoperta inaspettata ***


Il volo della civetta bianca

 

 I ringraziamenti sono scritti alla fine dell’epilogo. Leggeteli.

 

 

Capitolo 9

Una scoperta inaspettata.

 

Alex era seduto sul suo motorino. In silenzio stava aspettando che Veronica uscisse dalla scuola in cui lavorava.

Dopo quelle che gli parvero ore finalmente la vide. Aveva visto una sua foto sul sito della sua scuola.

Si avvicinò a lei. << Salve! >> disse con un piccolo sorriso << Lei è la Dottoressa Baraldi? >>

Veronica guardò il ragazzo dall’alto in basso << Sì, sono io. E tu chi sei? >>

<< Sono un amico di sua figlia. E’ proprio di lei che dovrei parlarle >>

<< Vieni, sediamoci >> disse lei indicando una panchina.

Alex obbedì

<< E’ successo qualcosa? >> chiese Veronica preoccupata

Il ragazzo scosse la testa << No. Non è successo nulla di grave. Solo che Rachele ha dimenticato alcune cose… e mi sto un po’ preoccupando >>

<< Che genere di cose? >>

<< Per esempio ha dimenticato di aver preso un brutto voto .>> Alex decise di non dire altro. Rachele aveva anche dimenticato cosa aveva fatto Massimo, però gli sembrava un po’ stupido raccontare tutta la faccenda ad una quasi sconosciuta.

<< Oddio >> esclamò Veronica mettendosi una mano sulla fronte. << Hai fatto bene a preoccuparti. Non è la prima volta che succede >>

<< In che senso? >> chiese Alex confuso

<< Rachele ha una piccola malattia celebrale dovuta a un trauma. Nel suo caso è stato la morte del padre >> Veronica si meravigliò di se stessa per la naturalezza con cui diceva quelle parole.

<< Che malattia è? >>chiese Alex

Veronica guardò il ragazzo negli occhi << Non è proprio un malattia. E’ piuttosto una sua caratteristica. Ogni volta che le succede qualcosa di brutto lei lo dimentica volutamente >>

<< Credo di non aver capito >>

<< Quando aveva sei anni suo padre morì sul lavoro. Per lei fu un brutto colpo, ma il peggio venne dopo il funerale. >> Veronica singhiozzò. Non aveva la forza di continuare.

<< Cosa successe dopo il funerale? >>

<< Venne nella mia stanza e mi chiese dov’era suo padre. Immaginavo che fosse solo una piccola domanda sul Paradiso, ma non lo era. Rachele aveva completamente dimenticato la morte del padre. >>

<< Ne aveva cancellato il ricordo >> pensò Alex ad alta voce << E dopo cosa successe? >>

Veronica sembrò calmarsi << La feci ricoverare in una clinica psichiatrica. Lì i medici la curarono benissimo. Non dimenticava niente da anni. Pensavo che la morte della sua migliore amica fosse la prova che fosse completamente guarita. Hanno avuto i loro litigi quelle due, ma in fondo si amavano molto >>

Alex si alzò di scatto << Grazie di aver risposto alle mie domande, ma adesso devo assolutamente andarmene >> disse velocemente mentre si metteva il casco.

Raggiunse di corsa la sua scuola e inviò un messaggio.

 

“Dobbiamo parlare. Sono a scuola”

 

La risposta arrivò subito

 

“Infatti. Sto arrivando”

 

***

Alex si trovava nella palestra della scuola

Stava per mandare un messaggio a Rachele per dirle dov’era, ma non fece in tempo a prendere il telefono che lei era già vicino alla porta principale.

<< E così… hai parlato con mia madre >> disse Rachele mentre avanzava verso di lui.

<< Sì. E’ di questo che dovevo parlarti >>

<< Lo so. >> Fece lei fermandosi << A quanto pare “qualcuno” non si è fatto gli affari suoi e ha voluto indagare sulla vita di “qualcun altro” >>

<< Rachele… >>

Lei lo interruppe << Non ti preoccupare. Non sono affatto arrabbiata con te. Solo un po’ delusa >>

<< Smettila di parlare a vanvera! Forse hai dimenticato qualcosa del giorno in cui Daria è morta. E devi dirmelo, perché anche il più piccolo ricordo potrebbe essere utile per trovare chi l’hai uccisa >>

Rachele scosse la testa con uno malizioso sorriso sulla bocca << Non hai bisogno di cercare l’assassino… >>

 Alex sbarrò gli occhi

<< …perché ce l’hai davanti >>

Il ragazzo indietreggiò, con il cuore che poteva uscire dal petto talmente che batteva forte.

 << Che cosa? >>

La ragazza fece una risatina sciocca << Proprio così Alex. Sai l’avevo dimenticato >> rise di nuovo << Ma me lo sono ricordato quando mia madre mi ha detto che ti aveva incontrato >>

 

Alex salì d’istinto in cima agli spalti. Sentiva le lacrime rigargli il volto e le risatine di Rachele uccidergli il cuore, ma continuava a salire.

 

<< E’ inutile che scappi dalla verità >> cantilenò la ragazza.

<< Perché l’hai fatto?! >> gridò lui una volta arrivato in cima.

 

Rachele iniziò lentamente a salire mentre rispondeva alla domanda << Io e Daria  ci siamo conosciute quando avevo circa otto anni. Subito dopo esser stata TORTURATA in quella clinica psichiatrica. Ero piccola avevo solo bisogno di un’amica >> la ragazza rise ancora << Poi è venuto Massimo. Ho cercato di odiarlo con tutto il cuore >> Si mise le mani sul petto << Dico sul serio. Ci ho provato. >>

Rachele guardò il vuoto << Ma quando Daria mi ha parlato di te ho perso la testa. Era solo un’ingrata che non sapeva apprezzare appieno ciò che aveva >> Poi guardò ancora il ragazzo << E l’ho uccisa >>

 

Alex vide davanti agli occhi tutti i momenti che aveva trascorso con il suo amore in un solo istante. Il primo incontro, il primo bacio, il primo “Ti amo”, il primo pianto…

Si rese conto che non avrebbe avuto altri. Per un mese intero aveva odiato la persona che aveva ucciso Daria, ma non aveva idea di chi potesse essere il destinatario di tutto quell’odio.

Adesso ce l’aveva davanti.

La rabbia iniziò a ribollirgli e alla fine non riuscì a trattenersi dal dirle la verità.

 

<< Hai ucciso l’AMORE-DELLA-MIA-VITA! >> Gridò << E te ne sei pure dimenticata. Mi hai strappato dalle mani la possibilità di essere felice. NO!. Anzi: l’hai tolta a entrambi! >>

 Rachele non si scompose.

<< Perché credevi che volesse suicidarsi? Anche lei in fondo lo sapeva che la ragione principale eri solo TU! >>

Rachele roteò gli occhi << Calmati >> prese un grande oggetto dalla tasca << Sto per condurti da lei >>

Era una pistola.

 

Alex indietreggiò << Cosa pensi di ricavarne uccidendomi? Avrai solo un altro peso sulla coscienza >> disse con calma nonostante il suo corpo fosse un unico tremolio.

 

<< Non sarà un peso sulla coscienza per me. Cancellerò la tua morte dalla mia mente proprio come ho fatto con quella di Daria. Dopo tutti questi anni pensavo di essermi dimenticata come si faceva e invece ci sono riuscita brillantemente >> Fece lei concludendo con un ampio sorriso.

 

Rachele gli puntò la pistola sul petto << Siediti >> Disse indicando la finestra

Alex obbedì, la ragazza ci sedette a pochi centimetri di distanza da lui.

<< Dammi la pistola. >>

<< No. Era di mio padre, faceva il poliziotto >>

Le lacrime rigavano il viso di lui << Tu hai perso un padre. E per questo vuoi che i miei padri perdano un figlio?Non mi sembra molto giusto Rachele >>

La ragazza lo guardò dritto negli occhi.

<< E se un giorno la polizia scoprisse che sei stata tu a uccidere me e Daria? Cosa pensi che succederebbe a tua madre? >>

<< Se non ti uccido andrai dalla polizia e racconterai tutto >> Aveva iniziato a piangere << Non ho scelta >>

<< Ce l’hai una scelta, Rachele. Puoi scegliere se andare in un carcere minorile a scontare le tue colpe, oppure puoi scegliere di vivere una vita nella più estrema falsità. Con addosso alla coscienza l’aver ucciso due persone. La tua migliore amica… e il ragazzo che l’amava >>

 

Rachele sospirò e poi guardò Alex negli occhi.

Buttò giù la pistola.

Ma non sentì mai il suono del suo atterraggio.

Perché non appena ebbe la mano libera prese il braccio di Alex e lo attirò con sé fuori dalla finestra.

L’orrore negli occhi del ragazzo furono l’ultima cosa che vide.

Poi buio.

 

Ho diviso l’ultimo capitolo in due parti. Mi raccomando di leggere il 10 e l’Epilogo! ;)

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Capitolo 10
*** L'ultimo bacio ***


Il volo della civetta bianca

 

 

 

Capitolo 10

L’ultimo bacio

 

 

Bianco… oro… e ancora bianco.

Dopo pochi secondi Alex distinse i due colori.

Il bianco era ciò che lo circondava. Un enorme spazio bianco.

L’oro invece… erano gli occhi di Daria.

Lei era lì davanti a lui. E gli sorrideva. Alex ricordò cosa gli era successo e dal più tragico ricordo trasse un infinito sollievo.

<< Sono morto >> ammise

Daria scosse la testa << Sei vivo,amor mio. Sei solo in coma. Ti risveglierai tra poco >>

<< Rachele? >>

<< Non ce l’ha fatta. Ma tu continuerai a vivere per molto tempo… >>

Alex sospirò << La mia non è vita se non ho te al mio fianco. >>

Lei posò la mano sulla guanci di lui << Anche per me. Ma dobbiamo essere forti. >>

Si abbracciarono con la disperazione impressa nell’anima. Alex iniziava a singhiozzare.

<< Non piangere, amore mio. Sto per tornare >> gli sussurrò dolcemente all’orecchio.

Il ragazzo sciolse l’abbraccio e la guardò negli occhi. << Cosa vuoi dire? >>

Daria sorrise leggermente. << Il nostro è troppo forte per avere questa tragica fine. Troverò una soluzione per tornare viva tra le tue braccia. Potremo fare tutte quelle cose che volevamo fare insieme >>

<< Demetria >> mormorò Alex. Non si era affatto dimenticato il nome avrebbero voluto dare alla loro prima figlia.

Daria annuì << La nostra piccola Demetria >>

Uno strano formicolio pervase il corpo di Alex.

<< Sento che sto per svegliarmi >>

Daria annuì comprensiva.

Si baciarono con le labbra inumidite dalle lacrime.

Un bacio affiatato.

Con la consapevolezza che forse sarebbe stato l’ultimo, ma con l’inarrestabile desiderio che non lo fosse affatto.

<< Ti amerò per tutta la mia esistenza >> disse lei

<< Anche io, mia piccola civetta bianca >>

 

Leggete l’Epilogo

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Il volo della civetta bianca

 

Epilogo

 

Alex si era risvegliato da poco. Fortunatamente se l’era cavata solamente con un bracci ingessato e qualche costola rotta.

Dopo una settimana era già uscito dall’ospedale.

Il giorno dopo rivide Veronica.

Le spiegò che sua figlia non era un’assassina senza scrupoli come si potrebbe pensare, ma soltanto una ragazzina innamorata che credeva di non aver più possibilità per essere felice.

Veronica apprezzò molto la visita e qualche mese dopo decise di trasferirsi in un’altra città.

Poi Alex andò dai genitori di Daria.

Loro furono felici di conoscerlo ed altrettanto era per il ragazzo.

Alex mostrò il diario e parlo del loro incontro e anche dei bei momenti che avevano passato insieme.

I genitori di Daria gli regalarono la bicicletta appartenuta alla figlia, ormai non sapevano più che farsene e poi volevano ringraziare in qualche modo il ragazzo che salvò Daria.

Dopo quell’incontro Alex andò dall’unica persona che tra tutti aveva più bisogno di spiegazioni.

Massimo.

Gli parlò della relazione che aveva avuto con lei, ma Massimo non si arrabbiò. Disse che alla un po’ se l’aspettava che la sua ragazza vedesse un altro.

Alex chiese spiegazioni sulla minaccia di morte e … su Rachele.

Massimo era mortificato, gli riferì che non avrebbe mai voluto dire quelle parole, che per lui non erano nient’altro che il frutto della disperazione. In quando a Rachele lui non aveva nulla da dire. Forse avrebbe potuto amarla se non fosse stata così possessiva.

Alessandro perdonò gli sbagli del ragazzo e pensò che se non fosse stato per Daria si sarebbe anche potuta creare una bella amicizia con lui.

Ad un mese dal risveglio era rimasta solo una cosa da fare.

Liberare la civetta.

Andò al cimitero, vicino alla tomba di Daria.

In un braccio aveva una pala e nell’altro la collana. Daria la civetta lo seguiva svolazzando sopra la sua testa.

Fece una buca abbastanza profonda e ci seppellì la collana che evidentemente Daria si era tolta prima di essere uccisa.

Alex pensava che la ragazza volesse essere seppellita con il suo regalo, per questo gliel’aveva portata.

<< Ti amerò per tutta la mia esistenza >> disse una volta finito il lavoro.

Ormai non aveva più conti in sospeso. Tutto ciò che c’era da chiarire l’aveva chiarito e tutto ciò che aveva da spiegare l’aveva spiegato.

Si era affezionato moltissimo alla civetta , ma ogni volta che la vedeva le ricordava troppo il suo amore.

Ogni suo volo era come vedere la morte di Daria.

Daria era morta una volta sola e non sopportava di vederla morire ancora una volta, ogni giorno.

Era il momento di far volare via la civetta.

Alex era convinto che un giorno il suo amore sarebbe tornato e solo allora avrebbe desiderato il ritorno di quel piccolo volatile.

Il ragazzo le accarezzò le ali.

Le diede un bacio sulla testa.

E poi vide per l’ultima volta il volo della civetta bianca.

 

Angolo della civetta. L’ultimo.

Penso che sia impossibile descrivere come mi sento in questo momento.

Devastata, felice, triste, entusiasta…

Non lo so

Per me che voglio diventare una scrittrice… beh… scrivere il primo libro è davvero tanto!

Voglio ringraziare alcune persone che mi hanno sostenuto in mentre scrivevo questa “cosa” (ancora non ce la faccio a chiamarlo libro).

La mia migliore amica, tutta la mia famiglia, Luigi, Alessa_7, Sirius, i miei compagni di classe, alcuni miei amici, e naturalmente tutti voi che avete letto la storia!

Anche una sola visualizzazione per me è un grandissimo sostegno.

Come avete ben capito penso che ci sarà un seguito.

Ma non inizierò a scriverlo prima di aver pubblicato questo libro… libro poi…

Penso che non posso ancora chiamarlo libro perché ci sono ancora tantissime cose da fare:

Devo leggerlo e rileggerlo almeno 11 volte, CORREGGERLO, aggiungere moltissime parti, trovare un editore che mi pubblichi.

Beh…direi che sto proprio a zero!

Grazie ancora per avermi sostenuto durate il volo della civetta bianca.

Anche il solo fatto che avete letto la mia storia mi ha dato una gioia immensa!

 

 

 

 

 

 

 

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