In Line.

di Reghina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Debiti. ***
Capitolo 2: *** 2. Fortuna. ***
Capitolo 3: *** 3. Regalo. ***
Capitolo 4: *** 4. Incontro. ***
Capitolo 5: *** 5. Ciurma. ***
Capitolo 6: *** 6. Nakama. ***
Capitolo 7: *** 7. Tutti. ***
Capitolo 8: *** 8. Aiutami. ***
Capitolo 9: *** 9. Stanza. ***
Capitolo 10: *** 10. Riflessioni. ***



Capitolo 1
*** 1. Debiti. ***


 

Note & Spiegazioni a fine capitolo.

1. Debiti.

“Allora Zoro?”.
“Allora cosa?”.
“Lo sai”.
“No, io non credo”.
“Non fare il finto tonto. I soldi, ce li hai?”.
“Te l'ho detto e ripetuto Sanji: le ho già ridato fino all'ultimo berry”.
“Se tu l'avessi fatto io non sarei qui”.
“Cazzo, dovresti conoscermi! Io non lascio un debito aperto, non l'ho mai fatto!”.
“Quanto hai chiesto sta volta?”.
“Il solito, quando vuoi che abbia chiesto?”.
“E?”.
“Quell'arpia vuole cinque volte tanto”.
“Non dare dell'arpia a Nami-san”.
“Le do dell'arpia anche fino a domani, se mi va!”.
“Conosci le regole, ci sono gli interessi”.
“Vuole 750.000.000 di berry, Sanji! Neanche fossero soldi suoi, poi!”.
“Cosa?”.
“Quando le ho chiesto il prestito mi disse che non poteva darmi soldi suoi per non so che motivo, così il prestito me l'ha fatto con i soldi di un altro tizio”.
“Che strano, di solito Nami-san ha sempre soldi e non si rifiuta mai di prestarteli”.
“Soprattutto perché poi pretende il triplo!”.
“Non questo il punto! Di chi sono i soldi che ti ha prestato?”.
“Cosa vuoi che ne sappia?!”.
“Non te l'ha detto?”.
“Sì, me l'ha detto, ma non puoi pretendere che mi ricordi tutto quello che dice la strega!”.
“Ti ho già detto di non insultare Nami-san, alga con la memoria a breve termine!”.
“Io la insulto quanto mi pare! E comunque ricordo solo che ha detto che erano di una famiglia importante che conosceva”.
“Non ci sono molte famiglie importanti che potrebbero conoscere Nami-san”.
“Potrebbe essere uno delle quattro famiglie Imperiali, in fondo sono Pirati, non sarebbe strano conoscessero una strozzina”.
“E perché dei Pirati dovrebbero dare dei soldi a Nami-san? E non chiamarla strozzina!
“Ma sentiti, in fondo quello il suo lavoro! E che vuoi che ne sappia io, magari sono in crisi pure loro!”.
“Nah, non regge”.
“E che altre famiglie nobili ti vengono in mente?”.
“Quelle ai vertici non ne parliamo proprio. Sono contro le cose illegali come il lavoro di Nami-san”.
“Ne sono rimaste altre?”.
“Beh, una, la peggiore che ti poteva capitare in realtà”.
“La peggiore?”.
“La famiglia Monkey D”.

La fiammella del cerino ondeggiò lievemente, illuminando appena il viso di Sanji, che s'accese la sigaretta tenuta tra le labbra.
Ondeggiò il fiammifero, fin quando non si spense, lasciando levare una nuvoletta di fumo grigio-violaceo.
Afferrò tra due dita la cicca, espirando la prima boccata con classe, lasciando che il lieve rosso risplendesse nell'appartamento buio.
A dire il vero era uno squallido scantinato spacciato per monolocale senza elettricità o gas che riceveva l'acqua da un collegamento mal fatto e illegale con una fontanella proprio davanti il palazzo.
Era praticamente vuoto, se non per un lungo mobile su cui stava solo il fornello alimentato dalla bombola, un tavolino dalle gambe tutte di diverse altezze, due sedie totalmente differenti tra loro e una poltrona completamente sgangherata.
L'unica altra stanza era il bagno, un posticino minuscolo e gelido in cui Zoro cercava di entrare il meno possibile, giusto per non morire assiderato.
C'era una sola finestra quasi sempre chiusa, così l'ambiente puzzava di chiuso e di muffa, finendo per impregnarsi facilmente di qualsiasi odore.
Adesso tutto sapeva di fumo, quasi vi vivesse un'amante accanito del tabacco.
In effetti da quando era arrivato Sanji aveva già spento e acceso ben due pacchetti interi di sigarette e quella che aveva in bocca era la prima del terzo.
Zoro non sopportava il vizio di quel dannato strozzino di quinta categoria che almeno una volta al mese, alle volte due, veniva nel suo appartamento infestandolo di quell'odore terribile.
Avrebbe dovuto aprire la finestra, ma decisamente ne aveva poca voglia, quindi rimaneva seduto a terra sotto il davanzale, lasciando la poltrona libera all'ospite, che comunque sicuramente non ne avrebbe usufruito.
Non tanto per timidezza, quanto perché di certo non era una visita di cortesia.
Da quando il sovrano di Line era stato assassinato ed il potere era passato illegalmente ai Nobili le cose andavano in picchiata per chiunque non facesse parte della cerchia o delle quattro famiglie Imperiali.
Line era sempre stato un paese di Pirati che sotto la guida di Gol D Roger viveva pacificamente e prosperoso, senza mai perdere una guerra che fosse una.
Poi, trentuno anni prima, di punto in bianco il sovrano aveva preso una malattia mortale senza apparente motivo.
Erano stati chiamati i migliori medici da ogni parte del mondo, ma nessuno era riuscito a trovare una cura al malore di Roger.
L'agitazione era cresciuta in breve tra il popolo che non si sentiva più al sicuro da un'eventuale morbo che avrebbe potuto infettarli tutti.
Non ci volle molto perché la notizia si diffondesse e le nazioni rivali di Line si precipitassero in guerra per poter finalmente conquistarla.
Dopo nemmeno un anno di guerra, il Re Gol D Roger veniva giustiziato in pubblica piazza dai nuovi padroni di Line, gente che si faceva chiamare Gorōsei.
Essi conquistarono il potere, relegandosi poi in un castello sulla sommità di un monte, lasciando il potere ai loro figli, chiamati Tenryūbito.
La moglie di Roger fu costretta alla fuga; tutti ben sapevano che era incinta e se fosse stata presa sicuramente non vi sarebbe stata bella fine per lei e per il bambino, unico e legittimo erede al trono dei Gol.
Dopo ormai trent'anni dalla morte di Roger, la plebe viveva nella miseria come non mai.
Chi era stato vicino al sovrano nella vita fu costretto a passare dalla parte del Governo o ad allearsi con esso.
Fu così che nacquero le quattro famiglie Imperiali: uomini che un tempo erano stati i più fedeli del sovrano adesso per non rischiare la vita loro e dei loro compagni si trovavano a dover abbassare il capo di fronte ai Tenryūbito o a chi per loro.
Per controllare tutto il vasto territorio, infatti, i nuovi padroni utilizzavano sette persone.
Inizialmente erano stati in tre, coloro che avevano assistito alla dipartita del sovrano, poi se ne erano aggiunti altri quattro per alleanze che avrebbero dovuto servire a mantenere la pace e invece erano solo un pretesto per mantenere più sottomessa la popolazione.
Ognuno dei Sette aveva un possedimento da amministrare, sotto l'occhio vigile degli Imperatori, che a loro volta erano sottoposti ai controlli del Governo che veniva informata di ogni cosa proprio dai Sette.
Chi avesse più potere era quindi impossibile da definire, ma ben poco importava alla gente comune che non aveva quasi più da vivere a causa dei tributi che era costretta a pagare.
Fare i Pirati era diventato illegale dal momento stesso in cui i Tenryūbito avevano messo piede a Line, formando un corpo di polizia che dava caccia spietata e indistinta a chiunque.
Quando Zoro era nato, undici anni dopo la morte di Roger, la situazione era già talmente critica da aver spinto molti a lasciare Line alla ricerca di luoghi migliori in cui vivere.
Per questo era stato costruito un'enorme muro che impediva a chiunque di uscire dal paese per fuggire, mentre l'accesso era consentito solo dopo controlli esasperanti che non venivano quasi mai superati.
Line era diventata una enorme prigione dove sopravvivere pareva quasi un'utopia a cui solo pochi eletti potevano aspirare.
Molti si rivolgevano agli strozzini, che altri non erano se non scagnozzi di Pirati raccomandati e quindi protetti dalla Marina e dal Governo, anche se solo ufficiosamente.
Nami era una di queste e con lei lavorava Sanji.
Era da loro che Zoro ogni mese andava, per chiedere 150.000.000 di berry, la cifra che gli serviva per sopravvivere, restituendola in seguito.
Il suo era un lavoro che rendeva a scatti, solo se si aveva fortuna e tanta pazienza.
Fare il cacciatore di pirati in una terra come Line era tradimento dei più palesi, ma in fondo nessuno avrebbe osato giudicare, non dopo che avevano rinnegato la loro stessa natura abbassando il capo e bruciando la bandiera pur di sopravvivere.
Si conoscevano fin da quando non erano che bambini ignari delle difficoltà del mondo che si preoccupavano solo di giocare nelle strade schiamazzando, senza preoccuparsi dei morti di fame e dei criminali che girovagavano per quei vicoli ormai non più sicuri da anni.
Erano in otto, ma era ormai da tempo che Zoro aveva perso i contatti con molti di loro.
Gli unici che non erano spariti erano proprio Nami e Sanji.
E se quelli con lei erano incontri sporadici solo per chiedere o ridare soldi, l'altro stava praticamente a pianta fissa nell'appartamento di Zoro.
Era il cuoco in un piccolo ristorante all'angolo della strada, Sanji, di quei luoghi che puzzano sempre di fritto e chiassosi fino ad essere insopportabile.
Purtroppo i Marine se ne erano impossessati, costringendo i dipendenti a lavorare per loro praticamente tutto il giorno con un salario da fame.
Era per questo che Sanji si era messo in affari con Nami e da allora era praticamente l'ombra di Zoro.
Passava nell'appartamento solo una volta al mese, questo era vero, ma non c'era occasione in cui i due non si ritrovassero per caso invischiati in una qualche faccenda insieme.
Non lo facevano di proposito e Zoro l'avrebbe volentieri evitato, preferendo la compagnia delle sue tre spade e di un bicchiere di sake a quella delle persone, ma il cuoco appariva magicamente al suo fianco ogni volta che era leggermente in difficoltà brandendo calci in ogni dove con maestria.
La cosa che risultava più divertente era perché, dopo aver messo al tappeto gli avversari in poche mosse, scoppiassero a litigare tra di loro ignorando il mondo esterno.
Fin da bambini era sempre stato così dalla prima volta che li avevano presentati.
Dopo dieci anni, nemmeno ricordavano il volto del bambino che teneva unito il loro gruppo ma il giorno in cui tutti loro si erano visti era invece ben presente nei ricordi.

“Dovresti vederlo Zoro! Ha le sopracciglia a ricciolo!
“Me l'hai già detto dieci volte. Quando posso tornare ad allenarmi?
“Insomma Rufy! Dobbiamo aspettare tutto il giorno?”
“Ma Nami! Io voglio presentarvi Sanji!
“Però..”
“C-ce ne andiamo? A me questo posto non piace nemmeno un po'..”.
“Hai paura?”.
“Eh? Io sono Capitan Usopp! Non ho paura di nulla e di nessuno! Vi ho mai raccontato di quando ho affrontato da solo un'intera banda di corvi giganti?”.
“Davvero?”.
“Chopper, non credergli sempre!”.
“Eh? Era una bugia?!”.
“Fufufufu”.
“Cos'hai da ridere Robin? Io trovo SUUUUPER le storie di Usopp!”.
“Tu sì che mi capisci Franky!”.
“Insomma? Cosa vogliamo fare?”.
“Hai sempre così tanta fretta tu, marimo?”.
“Sanji!”.
“Ehilà! Rufy!”.
“Chi hai chiamato marimo tu, ricciolino?!”.
“Hai osato dire qualcosa, tappetto?”.
“A chi hai dato del tappo, imbranato!?”.
“SMETTETELA DI LITIGARE!”.
“Fatti gli affaracci tuoi Nami!”.
“Oooh. Chi è questa magnifica sirena dalla voce flautata?”.
“Eeh?”.
“Ma..chi questa stupenda musa dai capelli neri? Ah, i miei occhi non hanno mai visto cotanto splendore!”.
“È scemo o cosa?”.
“No, solo un pervertito”.
“Pervertito a chi, marimo?!”.
“Vedi qualche altro ricciolo qui?!”.
“Rufy non mi aveva detto di girare in compagnia di ortaggi!”.
“E a me non aveva detto di girare in compagnia di idioti!”.
“Shishishishishi”.
“E TU NON RIDERE, IDIOTA!”.

Quel giorno erano iniziati i loro battibecchi, per un ritardo di un bambinetto di nove anni che non si decideva ad arrivare in un vicolo poco rassicurante atteso dai suoi futuri compagni di gioco non molto più grandi.
Le risate di Rufy non erano più cessate, così come Nami non aveva mai smesso di rimproverare entrambi per i loro modi di fare tra i sorrisi nascosti di Robin ed i commenti di Franky ed Usopp ad uno spaventato Chopper.
Avevano passato insieme tre anni, forse, poco pi
Poi Rufy non si era più presentato all'appuntamento giornaliero e con lui non erano più venuti gli altri, dividendosi man mano.
Forse solo per gli scopi comuni Nami e Zoro erano rimasti in contatto, entrambi intenti a sopravvivere in ogni modo possibile che fosse legale o illegale.
Ed era proprio grazie a questo che poi era rientrato in gioco Sanji, quasi che un buffo gioco del Destino volesse nuovamente riunire quel gruppetto scatenato di bambini che urlavano e giocavano per le strade passando tra le gambe della polizia e rubacchiando il cibo ovunque capitasse senza neanche preoccuparsi di chi fosse.
A dire il vero non era nemmeno un anno che avevano ripreso i contatti, ma dopo aver passato l'infanzia insieme gli ci era voluto meno di un secondo per tornare a comportarsi come non si fossero mai separati.
Nami era solita prendere a pugni entrambi, ogni volta che i due si mettevano a litigare davanti a lei per qualche assurdo motivo che poteva essere anche semplicemente stabilire che tempo facesse, ma interiormente era piche felice di passare il suo tempo con quei due piuttosto che circondata da gentaglia come quella del Governo.
Le mettevano addosso i brividi ed un odore di marcio, quasi sapessero di tradimento, facendole venire voglia di lavarsi insistentemente per mesi.
Proprio per questo si mostrava spesso gelida, come non le interessasse minimamente la vita o la morte dell'intera Line, se lei poteva salvarsi la pelle e magari portarsi via un bel gruzzolo.
Non avendone mai avuti, era sempre stata molto attaccata ai soldi e lo era diventata ancor di più quando un Pirata era venuto a pretendere 100.000.000 di berry da tutto il loro quartiere, o li avrebbe uccisi tutti.
Era da quel giorno che lei lavorava per Arlong, tentando di accumulare i soldi necessari a mandarlo via una volta per tutte e poter tornare a vivere in pace.
Quando ancora era bambina non aveva avuto remore a parlarne con il 'capo' del suo gruppetto di amici, senza poter prevedere ciò che sarebbe successo.
Rufy si era buttato contro il Pirata ben deciso ad aiutare la sua amica, ma aveva solo sette anni all'epoca e non era finita bene.
Nami aveva finto si fosse tutto risolto e non aveva più aperto bocca sui soprusi di Arlong, timorosa delle conseguenze.
Adesso estorceva soldi senza un briciolo di pietà chiunque le si parasse davanti e se Zoro non aveva ricevuto lo stesso trattamento era solo perché in fondo la giovane non era mai stata veramente dal cuore duro, per quanto lo fingesse, non se l'era sentita d'ingannare un vecchio amico.
Solo che ultimamente le cose stavano andando male anche per lei, specie da quando erano ricominciate le scorribande di Pirati.
Forse perché erano passati trent'anni dalla morte di Roger, ma molti sembravano convinti che ormai il Governo non gli avrebbe fatto più del male.
Questo aveva causato un trambusto di dimensioni epocali tra chi voleva a tutti i costi redento il proprio nome di filibustiere, chi ormai si era abituato alla vita tranquilla e chi ancora era ormai un Marine che catturava i Pirati.
Si aggiungeva l'intervento sporadico dei Sette e degli scagnozzi delle famiglie Imperiali, le continue guerriglie tra gente dello stesso quartiere, a volte anche dello stesso palazzo.
In sintesi, non v'era più nessuno che avesse un soldo tranne i Nobili che di certo non andavano a prestarli in giro.
Nami era già sicura di dover tornare al caro vecchio rubare e rinunciare a prestare i soldi a Zoro quando aveva sentito una notizia praticamente incredibile.

“L'avete saputo? Pare che la famiglia Monkey D faccia prestiti”.
“Cosa? Perché dovrebbero?”.
“Non so, si dice che stiano festeggiando i diciassette anni del loro unico erede”.
“E per questo buttano soldi?”.
“Una dimostrazione di potenza. Inoltre non li regalano di certo..”.
“Prestiti di che tipo?”.
“E tu cosa vuoi ragazzina? Questo un discorso da adulti!”.
“Mi chiedevo solo di cosa voi signori steste parlando”.
“Pare che i Monkey D facciano prestiti a tutti indistintamente”.
“Quanto vogliono d'interessi?”.
“Cosa sei, della Marina per caso? Fai troppe domande, bambina...”.
“Oh, no, io...avrei bisogno di soldi! Sì ecco! Mi servirebbero soldi!”.
“Ah, beata gioventù. Mi 'spiace piccoletta, vogliono cinque volte tanto il prestito”.
“Eeeeh? Cinque volte tanto?! Ma un'enormità”.
“Sono nobili, non gli interessa la povera gente, lo fanno solo per dimostrare che hanno i soldi”.
“Se t'interessa provare, le richieste sono per di là dopo l'incrocio. Non dovresti trovare molta fila, ragazzina. Io, per non te lo consiglio”.

E nemmeno il suo buon senso glielo consigliava, ma Nami aveva pensato a Zoro e al fatto che sicuramente non sarebbe arrivato a fine mese senza i suoi soldi.
Sanji in un modo o nell'altro se la cavava sempre, lavorando in un ristorante raccattare cibo era l'ultimo dei suoi problemi, ma Zoro non avrebbe mai chiesto a lui senza pagare, sebbene il cuoco non si sarebbe mai rifiutato di nutrire qualcuno che aveva fame.
Così si era presentata ed effettivamente come le avevano detto non c'era molta fila, solo qualche povera donna che pareva davvero più disperata di quanto lei potesse immaginare.
Al bancone aveva trovato una giovane dai capelli azzurri e i tratti gentili che pareva fuori posto nello squallore di quel luogo, come fosse adatta a castelli e palazzi piche alle viuzze di una stradina secondaria dimenticata da tutti.
Era stato facile ottenere i suoi soldi, peccato che Nami poi si fosse trovata nella brutta situazione di doverli restituire, o fuggire in eterno dalla Marina.
Probabilmente si fosse trattato di lei non avrebbe esitato a scappare da Arlong appellandosi alla sua protezione, per quanto lo detestasse, solo che si era scoperto per chi erano quei soldi.
Nami conosceva troppo Zoro per non essere certa che piuttosto che fuggire si sarebbe fatto lapidare in pubblica piazza dai Tenryūbito in persona.
Cosa aveva mandato Sanji per chiedere i suoi interessi.
Il cuoco stesso era rimasto sorpreso nel sentire la somma che quella volta l'altro ragazzo doveva alla strozzina, ma quando aveva capito che c'erano di mezzo i Monkey D tutto era risultato più chiaro.
Schiacciò l'ennesima cicca sotto il piede, infilando le mani in tasca.
Era certo che Zoro non avesse idea di chi fosse quella famiglia così famosa a Line, ma conoscendo lo spadaccino piuttosto che chiederlo a lui si sarebbe buttato da un ponte.
Non rimaneva che lasciarlo solo in quello spoglio appartamento e aspettare che venisse a capo della faccenda chissà come, sperando ne uscisse anche incolume e con i soldi per la ragazza.
Per il momento, in attesa di un miracolo poco probabile se non impossibile, Sanji sarebbe andato a cucinare qualcosa per la sua adorata Nami-san.
 


Note & Spiegazioni.

 

1. Roger è morto da trent'anni, Zoro è nato undici anni dopo la sua morte. Zoro ha diciannove anni.

2. Il nome 'Line' viene ovviamente dalla Grand Line.

3. Tenryūbito è il nome originale dei Draghi Celesti e Gorōsei quello degli Astri di saggezza.

4. I Monkey D e i Sette sono chi state pensando.

5. Ci sono accenni ZoSan, non ve li state sognando.


6. Le Quattro famiglie Imperiali, Quattro Imperatori o Quattro: Sono gli stessi di One Piece. Shanks, Kaido, Barbabianca e Big Mom. Vengono controllati da quattro dei Sette in modo che sottostiano al Governo, chi volontariamente e chi tramite ricatto Ulteriori spiegazioni nei prossimi capitoli xD

Allora, vi presento la mia nuova fic. Una AU. Forse dovreste sapere che io non scrivo AU, nella mia vita. Però questa non l'ho scritta io, si è scritta da sola. Lo stile che ho adottato in questo capitolo è di prova e potrebbe mutare da un secondo all'altro. Aggiornerò, prima o poi, ma non vi so dire quando. Sappiate solo che lo farò <3

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Capitolo 2
*** 2. Fortuna. ***


Note & Chiarimenti a fine capitolo.

2. Fortuna.

“Nami-san, sono tornato!”.
“Sanji-kun! Cosa ti ha detto Zoro?”.
“Che ti ha ridato fino all'ultimo berry”.
“Idiota! Mi deve ancora 300.000.00 e lo sa!”.
“Nami-san, ho una domanda. Conosci i Monkey D?”.
“Uh?”.
“Sono l'unica famiglia ricca che mi è venuta in mente per una cosa come questa”.
“No, non li conosco. Ma quell'idiota non ci metterebbe mai nei guai. Se avesse pensato che potevamo essere indiziati dalla Marina non avrebbe accettato i soldi”.
“Stanno cercando lui, quindi, giusto?”.
“Penso abbiano la lista dei miei clienti. E Zoro è l'unico ad aver ricevuto soldi quando i Monkey D facevano prestiti”.
“Quindi cosa facciamo?”.
“Non lo so. Lui cosa pensa di fare?”.
“Credo voglia informarsi. Anche solo per poterli ammazzare tutti”.
“Sarebbe tipico di lui. Fammi un piacere, Sanji. Cerca di impedirgli catastrofi”.
“Penso sia quasi impossibile...”.
“S-a-n-j-i-k-u-n”.
“Per te questo e altro mia dolce Nami-san!”.

La giovane sospirò, poggiandosi contro la parete appena la porta venne chiusa.
Era tutto un'enorme casino ed era iniziato a causa sua e di quella situazione che non era stata in grado di gestire.
Sarebbe stato dannatamente più facile rifiutare il prestito a Zoro e lasciare se la cavasse da solo fin quando non avrebbe trovato una preda che gli procurasse i soldi per mangiare e pagare l'affitto.
Nami alzò gli occhi al soffitto, ben consapevole che non sarebbe mai stata capace di lasciare allo sbando chi per anni era stato al suo fianco.
Sapeva fingersi dura e dal cuore di pietra, ma non riusciva seriamente a far del male alle persone a cui teneva e spesso neanche a sconosciuti incontrati per caso.
Eppure nonostante l'avesse fatto per il bene del giovane, Nami non poteva evitare di sentirsi in colpa.
Se lei non avesse prestato al ragazzo i soldi dei Monkey D, la Marina non sarebbe mai andato a cercarlo per riaverli.
La zona in cui la giovane abitava non era tra le più controllate, anzi, era abbandonata a se stessa fin da quando i Tenryūbito avevano diviso il territorio tra le quattro famiglie Imperiali.
Un tempo erano stati fedeli di Gol D Roger, coloro a lui più vicini, che però avevano dovuto chinare il capo davanti al nuovo governo per non rischiare la vita dei loro uomini.
Così Line era stata divisa tra i capi delle famiglie e ad ognuna era stato affiancato un membro dei Sette.
Ufficialmente questi erano sottoposti degli Imperatori, eseguendo nei territori quello che loro non facevano di persona, ma in realtà riferivano al Governo ogni azione della famiglia in modo da tenerla sotto controllo.
Il territorio dove ora viveva Nami era stato affidato alla famiglia del Nero, l'Imperatore Kaido.
Era una presenza oscura, che non aveva mai mostrato il suo volto in pubblico, abbandonando la popolazione a se stessa nel giro di una settimana.
Il componente dei Sette che lo controllava non era stato d'aiuto.
Doflamingo non era interessato a nulla e a nessuno che non fosse se stesso e a divertirsi con giochetti sadici, quali amputare arti grazie al potere del suo frutto del diavolo.
Probabile che fosse rimasto traumatizzato vedendo da ragazzino l'esecuzione di Roger, ma agli abitanti della zona importava poco e niente.
Avevano potuto continuare le loro vite senza intoppi, fino all'arrivo di Arlong.
Essendo supportato dalla Marina e non trovando contro un Imperatore o uno dei Sette interessati aveva facilmente potuto prendere il controllo.
Da allora quella zona era l'Impero dell'uomo-pesce Arlong.
Era una razza particolare, quella del Pirata, che da tempi immemori viveva in un lago al centro di Line.
A metà dello specchio d'acqua, a 10.000 metri di profondità, si trovava l'isola dove vivevano le sirene e degli umanoidi dotati sia di polmoni che di branchie, insieme a caratteristiche tipiche dei pesci.
Era proprio intorno a questo lago che crescevano i frutti del diavolo, rari manufatti in grado di conferire un potere speciale a chi li ingoiava togliendogli però la capacità di nuotare.
Nami ricordava bene che tre dei suoi amici di giochi possedevano uno di quei frutti, anche se ognuno di loro l'aveva trovato per caso, quasi per sbaglio.
Rufy, il capo del loro piccolo gruppo, aveva trovato proprio a sette anni il frutto gom gom, che l'aveva reso di gomma.
I primi tempi rimaneva impigliato nei luoghi più assurdi, allungando disinvoltamente gli arti a dismisura, per poi spaventarsi lui stesso tra le risa dei suoi compagni bambini.
Quel frutto causava un sacco di inconvenienti, però, nonostante loro li vedessero come divertenti giochi.
Il bambino soffriva fino allo sfinimento il caldo, perché il suo corpo di gomma lo assorbiva e lo rendeva bollente, facendogli quindi percepire il freddo con ritardo sproporzionato.
Consumava moltissimo, mangiando per almeno venti persone adulte, perché il suo stomaco si allargava a dismisura e non si riempiva mai.
Nami scivolò lungo la parete, ricordando quanto scioccamente avevano riso di quella caratteristica di Rufy.
Anche Chopper aveva parecchi problemi a causa del suo frutto.
In origine era una renna, con un buffo naso blu, ma dopo aver mangiato il frutto si era trasformato in una specie di ominide in grado di parlare e camminare eretto.
Tutti lo indicavano sempre come mostro ed era solo grazie a loro che non era cresciuto scacciato da tutto e tutti come diverso.
L'unica che non aveva mai mostrato problemi con il suo frutto era Robin, che per divertimento faceva spuntare mani o occhi ovunque, quasi fosse un gioco avere le parti del corpo moltiplicabili.
Rufy, Chopper, Robin.
Nami si sorprese di ricordarli così bene.
L'ultima volta che li aveva visti era stato sette anni prima, eppure li vedeva davanti gli occhi nemmeno li avesse incontrati il giorno prima.
Era stata per pura fortuna che da quasi un anno avesse ricominciato a frequentare Zoro e Sanji, mentre scappava da una banda a cui aveva rubato dei soldi.
Si era imbattuta nel giovane cuoco e da quel momento lui era diventato la sua guardia del corpo.
In seguito Zoro si era presentato spontaneamente, avendo sentito parlare di una strozzina che faceva prestiti lì nei dintorni.
Nami cercava di stare il meno possibile nella sua zona, anche se sarebbe stata più al sicuro.
Però rimanendo nel territorio di Arlong le sarebbe stato impossibile lavorare, perché l'uomo-pesce non le avrebbe mai permesso di portare a termine la sua raccolta.
In fondo era stato proprio il Pirata a indirizzare la Marina da Zoro.
Certo Arlong non sapeva che legami la ragazza avesse con il giovane ma Nami era sicura sospettasse qualcosa.
Lei non era tipa da arrischiarsi con la Marina per qualche Berry, men che meno se non poteva risparmiare i soldi per darli all'uomo-pesce.
Ogni mese nell'Impero bisognava pagare 100.000.000 per ogni adulto e 50.000.000 per ogni bambino.
Chi poteva se la cavava da solo, faticando giorno dopo giorno, mentre chi non riusciva riceveva i soldi da Nami.
Era solo per impedire che la gente morisse che la ragazza ancora non era riuscita a raggiungere la cifra che le serviva, ma non avrebbe mai permesso che qualcuno si facesse davvero del male.
Decise di rialzarsi e prendersi una giornata di pausa, per quella volta.
Nessuno avrebbe girato per le strade, il giorno del compleanno di una famiglia come la Monkey D, anche solo per dire di aver visto l'erede di quella fortuna.
Arlong, Kaido e Doflamingo non potevano mancare ad un evento come quello, come non sarebbe mancato nessuno che volesse farsi notare o appartenente alla nobiltà.
Nami non ne sapeva niente, e poco le interessava, quindi ne avrebbe approfittato per tornare un po' a casa sua.
Sospirò, sistemandosi la gonna corta con le mani.
Era davvero parecchio che non andava a trovare Bellemere-san.

Sanji sputò la cicca della sigaretta, pestandola con il tacco della scarpa.
Era da un po' che aspettava davanti alla libreria l'arrivo di Zoro, ma ancora non l'aveva visto giungere.
Lo spadaccino camminava guardando il cielo per le strade semi-vuote della sua zona.
Quel giorno erano tutti esaltati, perché a quanto pareva il loro Imperatore aveva deciso di aprire i cancelli in modo che la gente potesse assistere al compleanno del suo protetto.
La famiglia del Rosso era sicuramente la più strana alla quale si poteva sottostare, ma chiunque vivesse lì dubitava seriamente ve ne fosse una migliore.
Il capo famiglia, Shanks, si presentava come un bambino un po' malinconico che anche avendo perso l'amico di giochi prediletto continua a godersi la vita sperando nel meglio.
Fosse dipeso da lui, era ben probabile che in tutto il territorio non ci sarebbe stato nessuno a subire la fame o ad abitare in luoghi disadattati come Zoro, ma purtroppo il Rosso tendeva a non uscire mai dalla sua dimora se non per eventi di capitale importanza.
Per quel che riguardava il componente dei Sette che controllava il territorio, la faccenda non era molto diversa.
Sembrava essenzialmente una persona menefreghista, Drakul Mihawk, con i suoi occhi dorati impenetrabili e la sua spada nera inquietante.
Non si scomodava mai e se qualcuno osava infastidirlo, era ben probabile che venisse ucciso piuttosto che il suo problema fosse risolto.
Questo solo se lo si svegliava mentre dormiva.
Ad onor del vero, se lo si trovava in un momento in cui non stava riposando, il componente dei Sette svolgeva il suo lavoro con velocità e in silenzio quasi religioso, come una parola di troppo costasse fatica.
In un modo o nell'altro bisognava comunque sbrigarsela da soli, perché era raro trovare Mihawk sveglio e comunque nessuno voleva davvero avvicinarsi a uno come lui.
Zoro sospirò, trovando alquanto fastidiose le strade deserte e il chiasso che andava ad affluire tutto in una direzione.
Se aveva capito bene era il compleanno di un pezzo grosso che voleva dare dimostrazione di quanto fosse potente.
Avvistò la libreria in lontananza e, infilando le mani in tasca, decise di infischiarsene di tutto e pensare solo a come risolvere quella scocciatura con Nami.

“Sanji?”.
“T'ho guarda! Com'è che non ti sei perso?”.
“Cosa?! Non è..vero! Ti stai sbagliando!”.
“Ohoh, spadaccino-man, non avrai ritrovato il senso dell'orientamento?”.
“Cuoco pervertito!”.
“Cosa? Marimo!”.
“Ricciolo!”.
“Spadaccino di quinta categoria!”.
“Non ho tempo di litigare, cuoco di merda!”.
“E allora non provocare, specie di alga!”.

La libreria in cui erano entrati senza neanche interrompere il loro litigio era un luogo piccolo e in penombra, con un silenzio irreale spezzato improvvisamente dal loro punzecchiarsi.
Era il loro modo di fare e non si erano mai comportati diversamente fin dal primo incontro sette anni prima, o quando si erano rivisti dopo tanto tempo.
Calci e colpi di spade che s'incrociavano ed insulti più o meno pesanti ringhiati in una confusione che poco si adattava al luogo di studio in cui erano.
I richiami non servivano, perché nessuno dei due li udiva e non ci volle molto perché tutti i rari clienti cominciassero a lamentarsi di loro.
Fu un lampo; un secondo prima stavano litigando tra loro e il secondo dopo fuggivano da una marea di libri che gli venivano scagliati addosso con violenza per cacciarli.
Rotolarono entrambi fuori, finendo seduti a terra circondati da decine di volumi di ogni tipo aperti sulla strada.
Cuoco e spadaccino si guardarono perplessi, quasi non capissero il motivo per il quale erano stati così brutalmente cacciati da lì.
Si rialzarono, scrollandosi i vestiti come nulla fosse successo.
Era davvero particolare quel loro modo di fare, che passava dal litigare furioso che pareva dovessero eliminarsi a vicenda ed arrivava ad un tranquillo stare fianco a fianco, Sanji con la sigaretta accesa in bocca e Zoro con le spade ben sistemate nel fodero.
Non ne avevano cavato niente, a quanto pareva, anche se probabilmente non avrebbero saputo nemmeno cosa cercare di preciso.
Zoro abbassò lo sguardo, osservando i libri a terra che gli erano stati tirati contro.
Spalancò gli occhi, notando il titolo della pagina “Le famiglie nobili: I Monkey D”.
Il cuoco si voltò, non capendo l'improvvisa aria tesa che pareva essere calata magicamente.
Guardò attentamente il libro e la sigaretta gli cadde dalle labbra.
A quanto pareva, non erano leggende che per trovare i Monkey D ci voleva solo tanta fortuna.


Note & Chiarimenti

1. Questa fiction è un esperimento di coppie ed eventi. Questo significa che se volete proporre un pairing (yaoi, yuri, etero) o un avvenimento sarò ben lieta di ascoltarli e, se possibile dalla trama, inserirli.

2. Per il motivo spiegato sopra, potrei inserire di mia scelta coppie sballate a cui comunque tenterò di dare una motivazione che si regga in piedi. Ma essendo appunto un esperimento potranno esserci tradimenti, triangoli, colpi di fulmine e via discorrendo.

3. Quello che voglio cercare di fare, è affrontare anche i 'misteri' di One Piece (la D, i Cento anni di vuoto, le armi ancestrali etc) basandomi sui capitoli del manga spoiler e non. Quindi qualsiasi informazione è ben accetta.

4. A ripensarci, qualsiasi cosa è ben accetta. Critiche, consigli e via dicendo. È un esperimento, quindi tutto può essere rimesso in discussione nel giro di due capitoli. Certo vorrei rimanere coerente alla trama, ma non penso mi chiederete un'invasione aliena, no? <3

Il capitolo sta volta è diviso in due parti, perché non sapevo come collegarle ma farne due capitoli era parecchio insensato, visto che è tutta una cosa e soprattutto sono troppo corti per stare divisi ù.ù

Ho cercato di spiegare un po' meglio la politica di Line e roba così, in modo che si chiarisca come sta sistemato questo benedetto paese. Come vedete è l'AU meno AU del mondo, è tutto come in One Piece xD

Se avete domande o consigli fate pure ù.ù
Vi ricordo che essendo la fic un esperimento, potete suggerire avvenimenti e coppie e magari potrei inserirle <3

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Capitolo 3
*** 3. Regalo. ***


 

Note & Spiegazioni a fine capitolo.

3. Regalo.

I suoni di oggetti spostati si sentiva fin dalla sua stanza.
Nel salone principale parevano tutti intenti a sistemare ogni cosa in modo che fosse perfetta per la festa di quella sera.
Il suo compleanno.
Monkey D Rufy sbuffò, calandosi il cappello di paglia sugli occhi, poggiando le braccia sul morbido cuscino, cercando di ignorare quei rumori.
Suo nonno aveva voluto fare le cose in grande, per quello che era il suo diciottesimo compleanno, invitando alla festa tutti i pezzi grossi di Line.
Non che non sarebbero venuti comunque.
Shanks non si sarebbe perso il compleanno del suo pupillo nemmeno se lo avessero ordinato i Tenryūbito in persona.
E in fondo, essendo il capo di una delle Quattro famiglie Imperiali, aveva tutto il diritto di partecipare all'evento.
Sicuramente avrebbe portato con sé tutti gli abitanti della sua zona, oltre a chi viveva a palazzo con lui.
Ace sarebbe venuto, a costo di scappare dalla finestra, visto quanto sapeva essere apprensivo il suo protettore.
Edward Newgate potendo probabilmente si sarebbe evitato di mandare i suoi 'figli' – i componenti di un'altra famiglia Imperiale – chissà dove, ma Ace non sarebbe stato sicuramente d'accordo.
Non avrebbe mai voluto perdersi il compleanno del suo fratellino.
Quindi anche loro ci sarebbero stati.
Non che al giovane dispiacesse, visto che raramente aveva l'occasione di vedere il fratello maggiore, che passava tutto il suo tempo nella zona del suo protettore.
Newgate aveva tutte le ragioni d'essere apprensivo, d'altronde, visto che Ace era il figlio legittimo di Gol D Roger.
In giro non si sapeva, ovviamente, se non per una cerchia ristretta di persone, ma questo non impediva al 'Bianco' di preoccuparsi per il pupillo.
Se venivano Shanks ed Ace, con famiglie e amici dietro, sicuramente ci sarebbero stati anche Drakul, Crocodile e Jimbe.
Erano tre membri dei Sette, di cui in realtà solo due avrebbero dovuto essere presenti e il terzo era un'imbucato bello e buono.
Drakul 'Occhi di falco' Mihawk faceva parte della formazione originaria dei Sette, era stato tra i primi membri ad essere arruolato come cane del Governo e controllava la famiglia di Shanks, del 'Rosso'.
I due fin dall'adolescenza o poco meno erano sempre stati rivali e forse i Tenryūbito avevano pensato fosse un'ottima idea far controllare il Rosso da un suo nemico, ma evidentemente non sapevano che Shanks e Drakul avevano in comune un paio di punti per cui nemmeno morti avrebbero accusato l'altro.
Il primo era che si rispettavano a vicenda, ovviamente, e adoravano sfidarsi in duelli di spada infiniti e mozzafiato che decretavano vincitori entrambi.
Il secondo, più importante, si chiamava Benn Beckman.
La famiglia di Shanks, come quasi tutte le più importanti, un tempo era una ciurma di pirati che per impedire al Governo di far del male alle persone care era passata dalla loro parte.
Sul Rosso o – il soprannome da Pirata di Shanks, che dava nome alla sua famiglia – giravano le più disparate voci, tra cui che era stato a corte, nella cerchia di persone che Roger definiva 'ciurma'.
Finché Shanks era stato un pirata, Benn era stato il suo Vice.
Si erano conosciuti poco più che ragazzini e non si erano più allontanati l'uno dall'altro.
Mihawk era il fidanzato storico di Benn.
Shanks alle volte scherzava dicendo che i due stavano insieme fin dalla culla, e probabilmente non era nemmeno troppo ironico.
Quindi visto che entrambi tenevano a Benn e che Benn teneva alla pelle sua e dei suoi compagni, era poco probabile che Mihawk li denunciasse a chissà chi.
Per quel che riguardava gli altri due dei Sette, venivano ovviamente per Barbabianca.
Jimbe era un uomo-pesce che dall'alba dei tempi viveva nell'indecisione se essere nella famiglia del Bianco oppure continuare il suo ruolo di controllore della famiglia di Big Mom, la 'Gialla', con cui Newgate divideva il dominio dell'isola degli uomini-pesce.
Ace aveva fatto amicizia a modo suo con il 'Cavaliere' – come amava definirsi Jimbe – combattendoci fin quando entrambi non erano collassati al suolo ed erano diventati praticamente indivisibili.
Crocodile, invece, era colui che avrebbe dovuto controllare la famiglia del Bianco.
Era un altro dei membri originari dei Sette e aveva sempre ammirato quell'uomo che considerava tutti i componenti di quella che una volta era una ciurma dei figli.
Quando Roger era morto, molti dei sogni di Crocodile si erano frantumati, portandolo a desiderare il dominio di Line per tornare allo splendore di un tempo.
Aveva provato a cercare delle leggendarie armi le cui locazioni però erano scritte in una lingua indecifrabile, che solo eletti di un'isola ormai distrutta potevano leggere.
Sebbene avesse trovato una ragazza in grado di farlo, il suo piano organizzato di tutto punto era saltato in poco meno di due minuti.
La rivolta che aveva scatenato nel paese dove si trovava una delle armi – Alabasta, se non errava – era stata sedata dalla Principessa Bibi e dal Rivoluzionario Koza, aiutati da un misterioso rivoluzionario che poi aveva portato la ragazza a casa sua e il giovane nelle sue fila.
Ora Bibi viveva in casa Monkey D e faceva di tutto per rendersi utile.
Era stata lei a offrirsi volontaria per rilasciare i prestiti che la famiglia aveva deciso di elargire in festeggiamento del compleanno del giovane Rufy.
Un gesto fin troppo generoso smentito dagli interessi stratosferici che bisognava restituire entro quella sera.
Le offerte erano iniziate ben un mese prima del cinque maggio, e quel giorno, il giorno del suo compleanno, era l'ultimo prima che i Marine andassero e catturassero chiunque non avesse restituito la somma.
Rufy poteva scommettere che molti erano già stati catturati o in quel momento stavano venendo pedinati senza pietà dai sottoposti di suo nonno, che non per nulla era un Vice-Ammiraglio.
Si chiese se davvero qualcuno avesse domandato dei prestiti conoscendo le conseguenze, ma la risposta era un ovvio e triste 'sì', vista la situazione di Line.
Visto che apparteneva ad una famiglia nobile, ne avrebbe dovuto sapere poco o niente di tutte quelle cose adatte solo ad un rivoluzionario o ad un pirata, ma non era così.
Shanks e suo padre, Dragon, l'avevano tenuto più possibile in strada, cercando di insegnargli che la libertà era sacra ed importante, più della posizione sociale di nobile.
Erano stati onnipresenti nella sua vita, fino a che non aveva compiuto dieci anni.
Allora, per qualche motivo che tutt'ora Rufy non conosceva, suo padre era scomparso dalla sua vita senza una spiegazione, per dedicarsi anima e corpo alla rivoluzione che voleva eliminare i Tenryūbito.
Non lo aveva più visto né sentito, se non tramite giornali e tv o i racconti di Bibi, che risalivano comunque ad un anno prima o poco meno.
Shanks invece era rimasto, anche se meno di prima, vivendo in una reggia a forma di nave – o meglio, che era una nave – con tutta la sua famiglia.
Veniva a trovarlo, di tanto in tanto, ma sembrava a sua volta preso da un'attesa frenetica di qualcosa di non meglio definito che doveva assolutamente arrivare.
Così, a dieci anni, Rufy era stato strappato dalla strada e dai suoi amici per iniziare l'addestramento nobiliare.

“Ohi! Rufy!”.
“Uh? Usopp!”.
“Cosa stai facendo lì? Scendi!”.
“Scendere? Stanno preparando festa giù!”.
“Non nella sala scemo! Vieni qui in giardino!”.
“Oh..perché?”.
“Quante domande che fai! Fidati di Capitan Usopp!”.
“Shishishi...mh! Arrivo!”.

Beh, non da tutti i suoi amici.
Usopp era il figlio di uno della famiglia di Shanks.
Yasopp e sua moglie Bianchina non parlavano che di lui ogni singolo secondo della loro vita e a loro due si era unita anche Kaya, la moglie di Usopp.
Una ragazza che studiava medicina insieme a Chopper, decisa a divenire medico di bordo una volta che Usopp sarebbe diventato pirata.
Rufy si lanciò dalla finestra, atterrando senza problemi di sorta.
Essere di gomma portava qualche vantaggio, alle volte, anche se l'acqua di mare era il suo punto debole conosciuto da tutti.
Quelli meno conosciuti erano i problemi dovuti al fatto che la gomma di surriscalda presto e si raffredda tardi, più viene riempita più e si dilata e si taglia facilmente.
Sia Shanks che Ace lo prendevano spesso in giro per quel frutto, ma lui ne era davvero orgoglioso e amava usarlo per inventare nuove tecniche di combattimento.
Era stato fortunato, in un certo senso, ad avere Garp come nonno.
Vista la sua fissazione di farlo entrare in Marina non aveva esitato a dargli un'educazione di tutto punto in fatto di lotta e d'altro canto Rufy non si era mai fatto sfuggire l'occasione di fare a pugni fin dalla più tenera età.
Ricordava che a sette anni, per difendere una sua amica d'allora, aveva tentato di malmenare un uomo-pesce circa venti volte lui.
Non c'era riuscito, ovviamente, ed anche adesso che erano passati undici anni covava un rancore per nulla velato verso Arlong.
A dire il vero da quel giorno non l'aveva più sentito nominare, ma non riusciva a credere che avesse lasciato in pace la sua amica senza motivo.
Poi però lui non li aveva più visti e non ne aveva più saputo nulla.
Quella che aveva incontrato per prima era stata Robin.
Era stata portata a casa del Bianco insieme a Crocodile in catene.
Rufy ancora non capiva bene come mai da pericolo pubblico fosse diventato il controllore della famiglia di Ace, ma a quanto pare anche Robin andava nascosta.
Quando si è bambini non si presta attenzione a cognomi e provenienza, tant'era che né Robin né nessuno dei suoi vecchi compagni sapeva che lui era un nobile, come lui non sapeva altro di loro tranne il nome.
Quando aveva riconosciuto Robin, aveva smosso mari e monti per fare in modo fosse al sicuro e alla fine l'aveva ottenuto.
La ragazza era diventata la moglie di suo fratello, cambiando totalmente identità.
Da compagna di un criminale a sposa di un pupillo Imperiale.
Non che Crocodile avesse fatto un cambiamento peggiore, passando da conquistatore a membro dei Sette e controllore del Bianco.
Per quel che riguardava Usopp, era passato poco più di un mese da quando aveva rivisto lui e Chopper.
Era stato invitato al matrimonio del ragazzo, che si era tenuto il giorno del suo diciottesimo compleanno.
Chopper aveva imparato a gestire a piacimento il suo frutto del diavolo e con la sua forma intermedia, metà renna e metà uomo, insegnava medicina a Kaya.
La renna e Usopp non si erano mai separati, forse erano gli unici a non aver passato nemmeno un mese lontani e Rufy era stato contentissimo di avere di nuovo tre dei suoi migliori amici di sempre.
Alle volte si era chiesto che fine avessero fatto Zoro, Sanji, Nami e Franky ma conoscendoli era sicuro che stessero tutti magnificamente.
Non contava più le volte in cui aveva provato a scappare da camera sua senza successo a causa dei controlli in ogni dove.
Da quando però aveva incontrato nuovamente Usopp tutto era diventato più facile.
In fondo ufficialmente il ragazzo faceva parte della famiglia del Rosso, che proteggeva Rufy, quindi le guardie non avevano problemi a farlo entrare nella villa.
Poi per uscire bastavano le abilità di fuga e del frutto del diavolo di Rufy.

“Dove andiamo?”.
“Insomma, è una sorpresa!”.
“E Chopper?”.
“Sta trattenendo il nemico”.
“Quindi andiamo all'avventura?”.
“Con Capitan Usopp tutto è un'avventura! Per chi mi hai preso? Ti ricordo che io ho sconfitto un calamaro gigante con la forza del mignolo a solo cinque anni!”.
“Ma come? Io non ti ho mai visto fare una cosa simile!”.
“Vuoi dire che non mi credi?!”.
“Waaah! Non è giusto! Tu vivevi tante avventure e ci lasciavi senza!”.
“...”.
“Che c'è?”.
“Niente. Allora, Rufy, qual'è il regalo che hai sempre sognato?”.
“Un castello di carne!”.
“...No, non quello”.
“Allora una statua di carne!”.
“SMETTILA CON LA CARNE!”.
“E cosa allora?”.
“Una nave! Te lo devo dire io?!”.
“Una nave di carne?”.
“NON DI CARNE IDIOTA!!”.
“Super! Non siete cambiati per nulla ragazzi!”.
“Franky?!”.
“Buon SUPER compleanno, Rufy!”.
“Fico! Usopp, c'è Franky!”.
“Te l'avevo detto che ti sarebbe piaciuto. Allora, cos'hai da dire a Capitan Usopp?”.

Il figlio di Yasopp fece appena in tempo a girarsi per godersi la sua vittoria, che vide sia Rufy che Franky lontani da lui, che osservavano la nave.
Lo avevano ignorato.
Si avvicinò ai due.
Il Monkey saltellava da una parte all'altra dell'imbarcazione, sbucando in ogni angolo e considerando tutto 'fantastico', 'fighissimo', 'stupendo'.
Ogni tanto continuava anche a cercare della carne, ma ovviamente la nave era vuota, a parte per per lo stretto necessario.
Franky osservava compiaciuto il ragazzetto andare in ogni dove.
Quando si era trovato davanti Usopp, quasi una settimana prima, non ci aveva creduto.
Dopo che il gruppo si era diviso, lui aveva vagato per le varie zone di Line fino a ritrovarsi in quella di Kaido, il 'Nero'.
La realtà era che gran parte di quella zona era controllata da un uomo-pesce di nome Arlong, ma Franky si era ritrovato invece in un cantiere dove venivano accumulati scarti di metalli, legni e attrezzi provenienti da un piccolo quartiere che pareva aver mantenuto l'indipendenza, oltre che l'ordine.
Fin da ragazzo gli era stato insegnato a fare il carpentiere.
Il suo stesso corpo, nella parte anteriore, era quella di un cyborg alimentato a cola, che aveva costruito da solo dopo un incidente.
Molto prima di finire a Line, aveva cercato di bloccare a mani nude un treno con a bordo il suo maestro ed era finito scagliato chissà dove, trovando miracolosamente pezzi di carpenteria.
Dopo aver perso di vista Rufy e gli altri gli era parso di essere tornato a quei tempi, quando non era riuscito a proteggere il suo istruttore.
Così si era dedicato alla costruzione di oggetti di ogni tipo, radunando attorno a sé chiunque avesse voglia.
E poi dal nulla era spuntato Usopp, che gli aveva chiesto una nave per il compleanno di Rufy.
Franky non aveva idea di come il figlio di Yasopp l'avesse trovato, ma non gli dispiaceva affatto essere di nuovo con due dei suoi migliori amici d'infanzia.
Rufy saltò giù.

“È stupenda! Come si chiama?”.
“Come si chiama?”.
“Non ha un nome?”.
“È tua, devi darglielo tu il nome”.
“Neh, Usopp! Come si chiama?”.
“Eeeh? Ma hai ascoltato?”.
“Sì, ma l'hai comprata tu, no?”.
“Beh..ecco..veramente..”.
“È un SUPER regalo”.
“Kyah! Davvero? Allora la chiamerò Niku*!”.
“Bocciato!”.
“Ma avevate detto che dovevo decidere io!”.
“Che ne dite di 'Il veliero di Usopp'?”.
“Bocciato!”.
“Una persona mi ha proposto...Sunny”.
“Sunny?”.
“Però è un idiota, quindi...”.
“E SUNNY SIA!”.

Rufy e Usopp risero contenti, correndo ad esplorare la nave, mentre Franky proponeva un altro nome che nessuno stava ascoltando.
In realtà da solo non sarebbe mai riuscito a costruire una nave in meno di una settimana, ma non era stato un problema.
La città in cui era finito era di carpentieri, e il sindaco era Iceburg.
Franky quasi non c'aveva creduto di aver incontrato l'altro allievo del suo maestro proprio dopo aver perso Rufy.
Per un motivo o per l'altro, il cyborg e il sindaco si erano trovati a litigare e così Franky si era stabilito nel quartiere, come un perfetto gangster che si occupava di chi non era all'altezza di fare il carpentiere per Iceburg e di smantellatori.
Grazie al suo vecchio amico e alle loro due bande combinate, la nave era stata ultimata entro cinque giorni senza problemi.
Una perfetta nave pirata per il sogno di Rufy.
Diventare il nuovo Re.



Note & Spiegazioni.

*: Niku significa Carne.

1. Come forse si capisce, o forse no, i componenti delle famiglie Imperiali non sono altro che i componenti della Ciurma. Con qualche aggiunta dovuta a matrimoni e al fatto che ufficialmente non sono pirati ma nobili.

2. Sì, Ace e Robin sono sposati. No, non credo resteranno sposati. Sì, anche Usopp e Kaya, che invece penso lo resteranno. Sì, Mihawk e Benn hanno una relazione. Sì, anche io sono convinta sia un triangolo con Shanks.

3. Rufy ha conosciuto Dragon, non si fosse capito. Fino ai dieci anni, ma l'ha conosciuto. Ed è stato allenato da Garp, come in One Piece. E vuole fare il Re dei Pirati.

4. No, non sono del tutto sicura sia una AU XD

5. Franky è OC. Mi viene da schifo. Consigli ben accetti <3

Orbene, dopo aver chiarito cose semi-inutili o quasi, sappiate che essendo un bell'esperimento accetto suggerimenti di coppie, di avvenimenti, di parentele, di quello-che-cavolo-vi-pare. Spero vi piaccia <3

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Capitolo 4
*** 4. Incontro. ***




Questa qui è un'approssimativa cartina di Line. Ulteriori informazioni, insieme agli Appunti & Chiarimenti, a fine capitolo <3

4. Incontro.

Non si erano detti molto, per essere tre amici che non si vedevano da otto anni.
Si sarebbe potuto pensare all'imbarazzo dovuto ad una così lunga lontananza, ma l'aria che li circondava era festosa e tranquilla.
Rufy ci aveva riflettuto circa tre secondi prima di decidere di invitare anche Franky alla sua festa di compleanno.
Sapeva che avrebbero dovuto parteciparvi solo i nobili e le persone influenti di Line, ma sapeva anche che Shanks aveva lasciato libera l'entrata a chiunque.
Quindi tutto sommato nessuno avrebbe notato se vi fosse stato qualcuno in più.
E visto che era il 'suo' compleanno, il giovane Monkey D voleva almeno passarlo con le persone a cui teneva, oltre che con noiosi e pomposi nobilotti sposati solo per interessi.
A dire il vero quello era stato il destino anche di Ace e sarebbe stato anche il suo.
Qualche incontro prima del matrimonio, stabilire se conveniva o no e poi convogliare a nozze.
Con Robin e suo fratello era successo niente di più e niente di meno.
Entrambi dovevano nascondersi dal Governo e non erano totalmente sicuri di avere diritto di vivere, uno a causa del padre e l'altra a causa delle voci della gente.
Per poter nascondere la ragazza, il matrimonio e il cambio di cognome erano state l'unico metodo, visto che comportava anche avere la protezione di Newgate, che non a caso era considerato l'uomo più forte del mondo.
Rufy invece avrebbe dovuto sposare una componente dei Sette, Imperatrice di un popolo di Amazzoni su un'isola poco lontano da Line, circondata perennemente da un mare calmo e senza vento che pareva proteggerla.
Hancock era entrata nei Sette in modo da proteggere la sua isola, come aveva sempre sognato di fare da bambina, ma il suo odio per gli uomini e per il Governo facevano sì che non collaborasse praticamente mai alle azioni che si svolgevano a Line.
I Tenryūbito avevano pensato che sarebbe stata più sotto controllo se sposata ad un nobile e la scelta era ricaduta su Rufy circa un anno prima dei diciotto anni del ragazzo.
Si era pensato di ottenere un risultato doppio, domando l'animo tipico di un Monkey D e di un'Amazzone nello stesso momento.
Nessuno avrebbe immaginato che Hancock s'innamorasse sul serio del ragazzo, senza per altro essere ricambiata da lui, che la vedeva come una gentile amica che si prestava ad aiutarlo come poteva ogni volta che si trovava a Line con le sue Amazzoni.
In ogni caso, checché ne dicessero i Tenryūbito, Rufy aveva già deciso di non sposarsi per nessun motivo al mondo.
E ora che stava recuperando i suoi amici, la sua 'ciurma' di quando era bambino, la voglia di rimanere chiuso in casa come ogni nobile era totalmente svanita, se mai ne avesse avuta.
Cresciuto con gli ideali di libertà di Dragon e i racconti dei tempi della pirateria di Shanks la situazione in cui adesso si trovava il paese gli suonava pressoché insopportabile.
Proprio come non riusciva a rimanere nel suo castello a crogiolarsi nei gioielli come vedeva fare a tutti quelli che conosceva, esclusa la famiglia del Rosso.
Aveva deciso di 'liberarsi'.
Per questo sarebbe diventato il Re dei Pirati, che era l'uomo più libero di tutti.
Le incombenze che derivavano da quel titolo, come il dominio su Line o sui paesi a lei alleati, Rufy non le aveva mai prese in considerazione.
Spettavano a suo fratello Ace per diritto di nascita e inoltre al Monkey D non interessava altro che il titolo e quella 'libertà'.

“Ohi, Rufy, ti svegli? Dobbiamo attraversare il confine!”.
“Uh?”.
“Cosa?! Non dirmi che non te n'eri accorto!”.
“Eh?”.
“Dannazione, quanto sei scemo”.
“Io non abito nel vostro stesso supeeer territorio!”.
“Oh..davvero?”.
“Ho capito, eri così concentrato sulla carne che non hai notato altro”.
“Ma come potevo vederlo! Non c'è mica un cartello!”.

Usopp sospirò sonoramente.
Il suo migliore amico non si era accorto che erano entrati nel territorio di Big Mom, la 'Gialla', per andare da Franky.
Non tutti potevano avere la fortuna di vivere nel territorio di Shanks, dove entrata e uscita erano totalmente libere.
Il mezzo-cyborg abitava nei pressi di Water Seven, una piccola cittadina autonoma situata proprio nel territorio di Big Mom.
Entrare era gratuito come in tutti i territori, ma se si voleva uscire bisognava pagare in caramelle, prodotte esclusivamente dalle fabbriche della Gialla.
Il luogo d'incontro dei quattro territori era un piccolo puntino dove bisognava necessariamente passare se si voleva andare dalla terra del Rosso a quella della Gialla o dalla terra di Newgate il 'Bianco' a quella di Kaido il 'Nero'.
Si passava da quel tratto di terra e si girava intorno al lago sotto cui, a 10.000 metri, si trovava l'Isola degli Uomini-Pesce.
Ai bordi dello specchio d'acqua crescevano rigogliose piantagioni di frutti del diavolo dalle forme e dimensioni tutte diverse, a cui però raramente qualcuno si avvicinava.
Era fin troppo facile notare il cambio da territorio a territorio, anche solo per il clima che vi vigeva.
Senza contare che nel territorio di Kaido e di Big Mom bisognava pagare per uscire, quindi tutti i loro confini erano tappezzati di guardie.
Le giacche bianche dei Marine svolazzavano al vento, raggruppate tutte in uno stesso punto come a circondare qualche criminale pericoloso.
Era bizzarro non fossero a controllare chi cercava di uscire dal territorio, anche se nessuno si azzardava ad avvicinarsi al confine con così tanta nonchalance, tranne se non si doveva passare dalla terra del Bianco a quella del Rosso, dove non era necessario pagare.
Usopp lanciò un'occhiata veloce, deciso a passare senza attendere oltre, in modo da evitare anche il pagamento che sennò non sapevano dove trovare.
Nonostante Rufy fosse nobile, non avevano portato con loro nemmeno un centesimo e se probabilmente visto il titolo del Monkey D lui sarebbe potuto passare, gli altri due ragazzi non avrebbero potuto farlo.
Ma quando si usciva con Rufy bisognava già mettere in conto che si sarebbe finiti in situazioni paradossali da cui ci si cavava solo a pugni.
E a quanto pare non era l'unico che pensava che una scazzottata fosse il metodo più veloce per mettere fine a tutti i conflitti, anche se non molto efficace per passare inosservato.
Il figlio di Yasopp dovette spostarsi di corsa, rotolando a terra, per schivare dei Marine che parevano essere stati scaraventati via da un tornado.
Rufy si tenne il cappello e Franky si riparò dietro le sue braccia meccaniche, osservando lo spettacolo con perplessità.
Si vedevano giacche bianche volare ovunque, con segni di tagli o calci, mentre gli uomini rimanevano stesi a terra semi-svenuti.
Il giovane Monkey D ebbe la seria impressione di riconoscere lo stile e senza pensarci due volte si gettò tra le truppe, proprio al centro.

“Cos..”.
“Ruf...”.
“State giù!”
“Ma da dove sei sbucato?!”.
“Shishishi...è da tanto che non ci si vede neh?”.

Era stato velocissimo, Nami nascosta dietro il muro di una casa nemmeno se ne era accorta.
Zoro e Sanji dopo essere andati in biblioteca erano tornati da lei con l'intenzione di informarla dei nuovi sviluppi della faccenda, per ragionare insieme su come ripagare l'enorme debito che adesso lo spadaccino aveva con quella famiglia nobile di cui non sapeva nulla.
Fosse dipeso solo da Zoro, probabilmente nemmeno l'avrebbe fatto, ma tra una litigata e qualche scambio di colpi il cuoco l'aveva condotto dal territorio del Rosso fino a quello di Kaido, dove lui e Nami abitavano.
A dire il vero Sanji era abusivo nelle proprietà del Nero, vivendo ufficialmente in quelle di Shanks, ma questo gli permetteva di entrare e uscire a piacimento e continuare il suo lavoro di tramite tra Nami e Zoro.
Quando erano arrivati dalla ragazza, lei non aveva nemmeno fatto in tempo a dirgli di non rimanere lì a lungo a causa della possibilità di essere catturati che la Marina era arrivata.
E due secondi dopo era arrivato Rufy, che saltando in mezzo al cerchio di soldati li aveva stesi tutti allungando la gamba in un immenso sgambetto.
Zoro e Sanji non avevano dovuto nemmeno riflettere per eseguire l'ordine improvviso di quello che per tre anni era stato oltre che loro amico il loro Capitano.
Gli era venuto istintivo, quasi normale, abbassarsi per permettere al minore di eseguire la sua tecnica.

“Rufy! Non posso crederci!”.
“Oh, Nami!”.
“Dannazione, lo dici come ci fossimo visti ieri”.
“Te lo aspettavi cambiato?”.
“Usopp! E c'è anche Franky! Ragazzi, è bello rivedervi!”.
“Ohi, Rufy, come mai da queste parti?”.
“Stavamo tornando a casa. Voi che combinate con quei tizi?”.
“Noi niente. Ci hanno aggredito loro”.
“In realtà è tutta colpa di Zoro”.
“Cos..ripetilo, stregaccia!”.
“Non osare dare della strega a Nami-san, marimo!”.
“Lo ripeto eccome! Se tu non fossi uno squattrinato non saremo nei guai!”.
“Uh? Zoro ha problemi di soldi?”.
“Non ti ci mettere anche tu Rufy!”.
“Shishi..a chi devi ridarli?”.
“Mh? Ai Monkey D”.
“EEEEEEEEEEEEH?!”.
“Che ho detto?”.
“Sei un'idiota, marimo!”.
“Cosa? Non insultarmi senza motivo, ricciolo!”.
“Non serve un motivo, spadaccino di merda!”.
“Su, su, smettetela! Ho una bella notizia per te, Zoro!”.
“Mi auguro lo sia sul serio, Usopp”.
“Fidati di me Nami! Capitan Usopp ha la soluzione per voi! Vi presento...Monkey D Rufy!”.
“EEEEEEEH?!”.

Zoro, Sanji e Nami guardarono sorpresi il giovane nobile.
Era lui il famoso rampollo che quel giorno compiva gli anni e che a breve si sarebbe sposato con una componente dei Sette in un matrimonio organizzato.
Nami aveva chiesto in prestito i soldi alla famiglia di Rufy e nemmeno lo sapeva.
Era stata così vicina a rivederlo e invece ora si trovava a dover restituire dei soldi proprio a lui.
La cosa la sollevò parecchio, sicura che il suo amico, se non era cambiato come sembrava, non li avrebbe mai rivoluti.
Il solo problema era Zoro e il suo senso dell'onore che gli imponeva di ripagare sempre un debito anche quando non serviva affatto.
Rufy sporse il labbro imbronciandosi, come se quella rivelazione non gli fosse gradita affatto, quasi che i suoi vecchi compagni di gioco potessero cambiare atteggiamento nei suoi confronti per quello.
Li conosceva e sapeva che per loro certe cose non erano mai importate, ma visti gli anni di lontananza e la situazione di povertà critica in cui viveva un po' tutta Line temeva seriamente qualcosa potesse mutare e gli sarebbe dispiaciuto, visto che li aveva appena ritrovati.

“Bene. Allora vieni con me”.
“Uh? Dove Zoro?”.
“A casa mia”.
“Eh? Perché?”.
“Devo ripagare questo benedetto debito”.
“Lo sapevo io..”.
“Marimo, ma sei cretino?”.
“Uno spadaccino ripaga sempre i suoi debiti. Chiaro cuoco di merda?”.
“Non c'è motivo per...”.
“Usopp, per una volta l'alga ha ragione. È dovere di ogni uomo ripagare i suoi debiti”.
“Tutto questo è supeeer commovente!”.
“Cosa c'è di commovente, idiota?!
“Dannazione, lo sapevo sarebbe finita così. Rufy?”.
“Beh, se Zoro ci tiene per me va bene”.
“Sentite, voi...”.
“Allora andiamo”.
“Non interrompere Nami-san, marimo!”.
“È lei che parla inutilmente!”.
“Cosa stai osando dire sulla mia Nami-san?!”.
“Ma smettila, cuoco pervertito!”.

La giovane sospirò, scuotendo il capo esasperata.
A quanto pareva gli anni non avevano cambiato di una virgola i suoi amici, come davvero fossero passati pochi minuti.
Tutto il gruppo seguì quindi Sanji, Zoro e Rufy, che guidavano gli altri tre verso la dimora dello spadaccino, dove avrebbe potuto ripagare il debito.
Si fermarono davanti alle scalinate, nei marciapiedi semi-deserti a causa della festa aperta al pubblico e della fame che toglieva alla gente la voglia di camminare o anche solo vivere.
Non si dissero nulla, ma non servì.
Gli unici ad entrare furono Zoro e Rufy.
Sanji si accese una sigaretta e si accomodò su uno scalino insieme agli altri tre ragazzi, in attesa che i due uscissero, sicuri che nulla fosse cambiato.

 



Cartina.

Inizio con lo spiegare la cartina. Come vedete è divisa in quattro, un territorio per ogni Famiglia Imperiale, per ogni Imperatore. Le ho colorate per ricordarvi i soprannomi dei padroni del luogo. L'ho anche scritto, specificando se si paga per entrare e uscire. Inoltre ho aggiunto anche i principali abitanti, quelli che interessano alla nostra storia. Come potete vedere il lago che porta all'isola degli Uomini-Pesce è a metà del territorio tra il Bianco e la Gialla. Ho segnato il modo per passare dalle terre del Rosso a quelle della Gialla e da quelle del Nero a quelle del Bianco. Quello al centro è ovviamente il punto d'incontro tra i quattro territori. Line è circondata sopra e sotto dal mare pieno di Isole, mentre a destra e sinistra confina con vari territori, tra cui Alabasta. Non so dove si trovi Marijoa, ma credo sia da qualche parte nel paese, probabilmente in un territorio non segnato nelle cartine per impedire attacchi o attentati.

Appunti & Chiarimenti.

1. A me la coppia LuffyHancock non piace molto, ma se sei un nobile è ovvio che ti facciano sposare con una nobile e organizzino gli altri il matrimonio. Comunque Rufy non vuole saperne di sposarsi, né con Hancock, né con nessun'altra.

2. Come spero si sia capito, Ace e Robin non si sono sposati per amore folle, ma perché era un modo per tenere lei al sicuro e far avere una buona facciata da nobile anche a Ace.

3. Io sono convinta che Zoro ripagherebbe sempre un debito, anche se non ha nulla. Questo Sanji lo capisce e perciò non dice nulla, anche se potrebbero fregarsene visto che si tratta di Rufy.

4. È stato fatto tutto un po' di corsa, ma il ritmo è quello di One Piece, c'è poco da fare. In ogni caso per qualsiasi perplessità chiedete pure.

5. Vi ricordo che potete consigliare quello che volete, sia in fatto di coppie sia in fatto di avvenimenti all'interno della storia.

Il capitolo cinque è sorprendentemente già pronto ed ho stranamente qualche vaga idea anche per il sei. Aspettatevi che inizino gli intrecci sentimentali e i guai, ché di politica se n'è parlato abbastanza XD
Al prossimo quindi <3

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Capitolo 5
*** 5. Ciurma. ***


Appunti & Chiarimenti a fine capitolo.

5. Ciurma.

L'appartamento di Zoro era davvero piccolo e per un nobile abituato al lusso dei palazzi doveva sembrarlo ancora di più.
A Rufy non diede fastidio.
Lo trovò familiare, immerso nell'odore delle sigarette di Sanji e del sudore di Zoro.
Erano stranamente conosciuti.
Il cuoco aveva sempre avuto l'insano vizio di fumare e lo spadaccino passava da sempre le sue giornate in massacranti allenamenti, ogni volta che non finivano in qualche guaio colossale.
Non che capitasse spesso che non finissero nel bel mezzo di una rissa, o che non la scatenassero, in effetti.
Erano tutti bambini e nessuno di loro aveva i soldi per comprare da mangiare.
Franky, dall'alto dei suoi ventiquattro anni non dimostrati sotto nessun punto di vista, avrebbe potuto trovarsi una qualche occupazione, ma l'unica cosa che sapeva fare e che tutt'ora gli riusciva era costruire navi e armi.
E naturalmente non avrebbe mai accettato di costruirne per il Governo, che gli aveva portato via Tom e lo aveva separato da Iceburg, il suo maestro e il suo migliore amico prima che arrivasse a Line e conoscesse Rufy e gli altri.
Senza contare che trovare lavoro non era facile come sembrava e, anche lo fosse stato, non sarebbe mai bastato a sfamare otto ragazzini uno più piccolo dell'altro.
Robin aveva sedici anni, ma nessuno di loro avrebbe mai pensato di esporla tanto da farla lavorare.
Aveva raccontato loro di come fin dall'infanzia il Governo le desse la caccia.
Tutto era iniziato dalla morte di Roger.
Dopo aver giustiziato il Re di Line, la prima preoccupazione dei Tenryūbito era stata distruggere la terra di Ohara per dimostrare alle famiglie vicine alla corona 'chi' comandava e 'cosa' avrebbero fatto se non fossero passati dalla loro parte.
Robin era stata l'unica a riuscire a scappare e si era trovata a Line, proprio sotto gli occhi del nemico, ma allo stesso tempo nel luogo che veniva meno controllato proprio perché troppo ovvio.
Trovare un lavoro avrebbe significato per lei esporsi come vittima del Governo e venire messa al rogo com'era successo alla sua gente e alla sua isola.
Nessuno di loro l'avrebbe mai permesso e Rufy in prima linea, nonostante i suoi sette anni.
Ritrovare cose così familiari come gli odori dei suoi compagni, e riconoscerli subito, era una cosa che gli dava una strana sensazione.
Non aveva pensato di rivedere più Zoro, Sanji, Nami o Franky ed invece li incontrava all'improvviso, di punto in bianco, proprio il giorno del suo compleanno, quasi qualcuno gli stesse facendo un magnifico regalo.
Tutti i suoi migliori amici al completo che non erano cambiati per nulla.
Rufy abbandonò l'unica finestra della stanza, dove si era affacciato curioso.
Le strade di Line non erano più un bello spettacolo da anni ormai, abbandonate a loro stesse proprio come la popolazione.
Il giovane scacciò il pensiero, avvicinandosi a Zoro seduto a terra, che gli dava le spalle.
Lo spadaccino sembrava davvero tenerci a saldare in qualche modo quel debito che aveva contratto, ma Rufy non era molto sicuro riguardo la questione.
Si piegò in avanti, osservando a testa in giù il vecchio amico.
Lo vide alzare il capo con cipiglio corrucciato e si sollevò un po', sorridendo.
Non gli sembrava cambiato affatto e di questo era contento.

“Allora? Hai finito?”.
“Ma è davvero necessario?”.
“Devo ripagare il mio debito”.
“Sei più antipatico di quanto mi ricordavo!”.
“Non sono del tutto sicuro che tu sia il 'Rufy' che conoscevamo”.
“Cosa?”.
“Tu sai cosa eri per noi?”.
“Cosa..ero..per..voi?”.
“Tu eri e sei rimasto in tutti questi anni...il nostro stupido, energetico, Capitano”.

La sensazione di soddisfazione nel sentire qualcuno rivolgersi a lui con quel termine Rufy la conosceva, ma non aveva pensato di provarla ancora, a distanza d'anni, e con un pizzico di dolce malinconia.
Lo ricordava, non l'aveva mai dimenticato.
Fin da bambino sia suo padre Dragon che Shanks avevano fatto di tutto per insegnargli quanto quel mondo fosse corrotto ed era per questo che già a sei anni veniva lasciato da solo nelle strade di quei territori insicuri.
Le terre del Rosso erano tra le più tranquille, ma non di meno rischiose e capaci di far intendere la tragica situazione in cui viveva il paese, diviso tra un passato piratesco e un presente in cui gli veniva negata la loro stessa natura.
Inoltre un bambino non è controllabile, quando viene lasciato libero di vagare, e se un secondo prima Rufy poteva essere sotto casa sua, il momento dopo sarebbe stato sicuramente nel luogo dove si trovavano più guai.
Questa era in fondo una delle caratteristiche dei Monkey D, insieme alla capacità di attirare a sé molte persone speciali e una fortuna che aveva del vergognoso alle volte, per come li salvava sempre all'ultimo secondo.
Le qualità più spiccate in Rufy erano sicuramente l'intuito e l'impulsività.
Gli bastava pensare a come aveva conosciuto i suoi primi amici e compagni.

“Ehi! Ferma!”.
“Acc..mi ha beccata”.
“Ehi! Ahi!”.
“Ah! Mi sei venuto a salvare, grazie mille!”.
“Cos...”.
“Ehi, tu conosci quella tipa?”.
“Cosa? No che non la conosco!”.
“Ma lei ha detto che sei venuto a salvarla”.
“Ti dico che non la conosco! Piuttosto, ti sei fatto male?”.
“Uh? No. Sono di gomma”.
“Eh?”.
“Shishishi. Beh, in ogni caso, visto che la conosci, aiutami a trovarla!”.
“Cos..ti ho detto che non la conosco!”.

Nami era sempre stata una vera e propria ladra e ad otto anni rubava meglio di quanto camminasse.
Aveva visto il piccolo Rufy, dall'altezza dei suoi sette anni, tirare un pugno ad un adulto che per sbaglio aveva calpestato un buffo cappello di paglia grande almeno quanto il bambino.
Subito la ragazzina aveva pensato fosse un tesoro di inestimabile valore e considerando che la sua famiglia era povera, l'aveva rubato.
Non si era aspettata di essere non solo scoperta, ma anche inseguita di vicolo in vicolo da quel bambinetto che pareva rivolere a tutti i costi il copricapo, convincendola sempre di più valesse una fortuna.
Era così che Rufy era finito addosso a Zoro e Nami ne aveva approfittato per fingere di conoscerlo, nella speranza di tenere impegnato il giovane Monkey D e poter fuggire finalmente in pace.
Il risultato non era stato esattamente quello sperato ed invece di un solo bambino, la ragazzina se ne era trovati dietro due.

“Ora ridammi il mio cappello!”.
“Neanche per sogno!”.
“Senti mocciosa, ridagli quell'affare e finiamola”.
“No! Se vale davvero così tanto lo venderò e potrò avere dei soldi!”.
“Cos..shishishishi. Penso non ti darebbero un berry”.
“In effetti sembra parecchio mal ridotto..”.
“Se non vale nulla allora perché ci tenete tanto?!”.
“Ci? Ehi, è colpa tua se questo marmocchio mi ha trascinato qui!”.
“Quel cappello me l'ha regalato una persona importante..quindi per me è un tesoro”.
“Una..persona importante?”.
“Sì”.
“Io..non mi fido! Però tieni”.
“Grazie!”.
“Bene, allora addio”.
“Ehi, aspetta! Non ci siamo presentati!”.
“Ma tu attacchi bottone con tutti?”.
“Io sono Monkey D Rufy!”.
“Roronoa Zoro...Non ignorarmi però!!”.
“..Io sono Nami”.
“Ehi, vi va di fare parte della mia ciurma?”.
“Ciurma?”.
“Ssssh! Sei scemo? I pirati sono vietati!”.
“E allora?”.
“COME SAREBBE A DIRE 'E ALLORA?', BRUTTO CRETINO!”.
“Non me ne frega niente. Io devo diventare il Re dei Pirati”.
“Il Re dei..io me ne vado”.
“Io ci sto”.
“Cosa? Sei scemo pure tu?!”.
“Devo diventare lo spadaccino più forte del mondo. Mi pare il minimo”.
“Ma voi siete tutti matti!”.
“Tu non ce l'hai un sogno, Nami?”.
“Sì che ce l'ho! Ma non ti riguarda”.
“Il mio papà dice che in questo regno ormai non si possono più seguire i sogni. Per questo voglio diventare Re dei Pirati, così potrò fare quello che voglio!”.
“Se diventassi una pirata lo farei solo per oro e gioielli!”.
“Oh..beh, le persone così non m'interessano. Tu vieni con me, Zoro?”.
“Finché non mi metti i bastoni tra le ruote. E se lo fai, ti ammazzo”.
“Mi sembra il minimo! Shishishishi!”.
“Aspetta! Io...”.
“Cosa, Nami?”.
“Io disegnerò la cartina di tutto il mondo!”.

Rufy sorrise.
Erano tre bambini ingenui che non avevano problemi a fare amicizia o parlare con gli sconosciuti, per quanto si mostrassero adulti e capaci di cavarsela da soli.
Nami non era da meno.
Ancora nessun uomo-pesce era entrato nella sua giovane vita, ma lei era già convinta che rubare fosse l'unico modo per cavarsela e che essere ricchi fosse ciò che di meglio esistesse al mondo.
Zoro invece dava la sensazione di un uomo adulto che già conosce tutto della vita, quindi non ha bisogno di niente e di nessuno.
Però aveva accettato di unirsi a lui, forse perché di pazzi che vogliono diventare Re dei Pirati non se ne incontravano molti in quel paese in cui la sola parola era diventata eresia pura.
E Rufy era stato particolarmente contento di vedere qualcuno disposto a scommettere il tutto per tutto pur di realizzare il suo sogno.
Che poi Zoro l'avesse minacciato non era stato così importante, e il più piccolo non aveva potuto che ammirarlo ancora di più.
Era tranquillo perché non si sarebbe mai permesso d'intralciare il sogno di un suo amico.
Ora, dopo ormai otto anni in cui non si vedevano, Zoro non gli sembrava cambiato affatto.
Rudemente seduto a terra che lo guardava in quella maniera intensa, quasi stesse cercando di capire se con il passare del tempo lui fosse mutato o avesse perso fede in quel sogno.
Una persona d'onore, che pur non possedendo nulla che potesse avere valore e stentando ad arrivare a fine mese, voleva ripagare il suo debito ad ogni costo e non accettava compromessi.
Rufy sorrise all'idea improvvisa che gli venne in mente.
Era quasi certo che lo spadaccino l'avrebbe picchiato, ma non poteva evitarlo.

“Zoro?”.
“Mnh?”.
“Ho deciso”.
“Cosa?”.
“Neh, Zoro..vuoi essere il mio Vice?”.
“Eh?!”.
“Io diventerò il Re dei Pirati. Tu sei disposto a diventare lo spadaccino più forte al mondo?”.
“Tu sei..un dannatissimo idiota!”.

Il minore non si era aspettato quello scatto, e forse nemmeno Zoro stesso.
Si era sporto, baciando le labbra sottili del suo Capitano perennemente schiuse in un sorriso infantile.
Rufy si era arcuato un po' di più verso il basso, e non si era nemmeno chiesto per quale assurdo motivo fossero in quella strana posizione con le bocche così vicine, ma aperte solo di poco, come un bacio tra amiche.
Sapeva soltanto che Zoro aveva accettato la sua proposta, perché aveva capito che non era cambiato nulla in quegli anni.
Per nessuno di loro era mutato niente, come fosse passato un giorno o poco più, quasi potessero tornare ai dieci anni e a giocare nelle strade sognando il momento in cui sarebbero stati abbastanza grandi da procurarsi una nave con una bandiera.
Avevano sempre avuto in comune, tutti e otto, di non avere la minima idea di come fare a realizzare quello che desideravano.
Rufy voleva diventare Re dei Pirati, ma l'unica cosa di cui era a conoscenza era che il Re dei Pirati era l'uomo più libero di tutti.
Zoro voleva diventare lo spadaccino più forte al mondo, ma non aveva la minima idea di chi sfidare per riuscirci.
Nami voleva disegnare la cartina di tutto il mondo, ma non sapeva come poter uscire da Line per farlo.
Sanji voleva trovare l'All Blue, un mare leggendario, ma non poteva avere la certezza che esistesse né dove fosse.
Usopp voleva diventare un coraggioso guerriero del mare, ma il modo per riuscirci senza mare a portata di mano era un mistero.
Chopper voleva trovare la cura a tutti i mali del mondo, ma non era sicuro nemmeno di conoscere tutte le malattie esistenti né di poterle mai sapere tutte.
Robin voleva scoprire la vera storia, il motivo per cui la sua gente era stata uccisa, ma l'unico indizio che aveva era che si trovava scritta su Poignee Griffe sparsi chissà dove.
Franky voleva costruire una nave capace di viaggiare ovunque, in memoria del suo maestro, ma non sapeva come poteva avere la prova che vi riuscisse, se non potevano uscire da Line.
Tanti se, tanti ma, eppure fin da bambini nessuno di loro aveva mai dubitato che ci sarebbero riusciti, un giorno, da grandi, quando sarebbero stati abbastanza forti da difendere tutti i loro amici e le persone care.
E adesso quel giorno era arrivato, senza farsi notare, riunendoli quasi per caso e quasi per ironia.

“Rufy?”.
“Uh?”.
“Questo non ripaga il mio debito. Non sono mai uscito dalla tua ciurma, Re dei Pirati”.

Il giovane Capitano sorrise solare, osservando dall'alto Zoro.
Si erano baciati a fior di labbra con la stessa naturalezza di due bambini che giocano semplicemente.
Non suonava tesa, l'aria intorno a loro, come non avessero fatto nulla di male e Rufy sapeva che era così.
Zoro sospirò sonoramente, alzandosi in piedi.
Non aveva trovato nulla da dare a Rufy per saldare il suo debito, ed anzi aveva ottenuto di avere nuovamente il suo Capitano.
Infilò una mano in tasca, l'altra pronta ad afferrare in ogni secondo la spada.
Non ci fu bisogno di dire niente.
Uscirono insieme dall'appartamento, come insieme c'erano entrati.

 

Appunti & Chiarimenti a fine capitolo.

1. Non temete, lo ZoLu non sarà la coppia canon. Solo che lo amo. Devo metterlo sempre, comunque e ovunque. E basta.

2. Le scene da bambini sono molto ZoNamiLu, perché i triangoli sono cose buone e giuste.

3. Ho pensato che Zoro sia un uomo d'onore. Ripagherebbe sempre e comunque un debito, anche se non ha un soldo bucato xD

4. I loro sogni sono li stessi, sempre. Non possono cambiare nemmeno in una Au, anche perché questa è la fict meno Au del mondo xD

5. Consigli di coppie e avvenimenti sempre ben accetti <3

Bene, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ci sentiamo al prossimo!

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Capitolo 6
*** 6. Nakama. ***


AVVISO: Causa mancanza internet non potrò aggiornare per un mese circa!!

Appunti & Chiarimenti a fine capitolo.

6. Nakama.

Sanji si alzò di scatto, voltandosi velocemente quando sentì un suono di passi fin troppo famigliare.
La camminata di Rufy era facilmente individuabile, con il suo avanzare quasi saltellasse, e quella di Zoro la conosceva da troppo tempo per non saperla distinguere tra mille.
Forse avrebbe dovuto sorprendersi nel vedere il Monkey D sorridere raggiante con le braccia dietro la testa, il capo leggermente voltato verso lo spadaccino che un passo dietro di lui sorrideva appena, con la mano nei pressi delle sue fidate lame.
Avrebbe dovuto, ma il cuoco davvero non vi riuscì.
Nami, Usopp e Franky nemmeno, a dire il vero.
Sembrava così normale vederli vicini, come Vice e Capitano, che la lontananza di anni e anni improvvisamente parve nulla a tutti e quattro, se mai fosse veramente contata qualcosa.
Il giovane cuoco sputò la sigaretta a terra, schiacciandola con il piede, posizionandosi all'altro lato del giovane che avanzava verso di loro, di fianco a Zoro.
La ragazza sospirò, abbandonando le braccia lungo i fianchi, posizionandosi al centro, sentendosi improvvisamente al sicuro dietro la schiena del giovane nobile e tra i suoi due migliori amici.
Il cecchino allargò il sorriso, affiancandosi al neo-diciottenne, di fronte a Sanji.
Franky unì le braccia entusiasta, per poi mettersi dietro Zoro.
Rufy allargò ancor di più il sorriso, trovandosi nuovamente circondato dai suoi migliori amici, sapendo che a casa avrebbe trovato gli ultimi due che mancavano al loro gruppo per essere di nuovo al completo.

“Allora? Quest'idiota ti ha pagato?”.
“Sta zitta strega”.
“Non insultare Nami-san, marimo!”.
“Shishishi..tranquilla, Nami! Zoro mi ha dato un bacio!”.
“Cosa?!”.
“Potevi evitartela questa, Rufy”.
“Uh? Ma è vero!”.
“N..non sto dicendo che non è vero..”.
“T-tu..voi..”.
“Che c'è Nami?”.
“Hai capito l'Okama-Marimo”.
“Fa silenzio cuocastro!”.
“È così super commovente”.
“Cosa ci trovi di commovente?! Insomma, Rufy!”.
“Io non capisco perché vi agitate tanto”.
“Dovresti vergognarti di aver baciato un'idiota simile, spadaccino di quarta categoria”.
“Io ti ammazzo, Rufy”.
“Ma Zoro!”.
“Santo cielo, siete tutti degli idioti”.

Nami sospirò, scuotendo il capo.
L'idea che qualcuno avesse baciato Rufy le dava un certo fastidio, ma se pensava che a farlo era stato Zoro, lo trovava solo imbarazzante.
Non riusciva a immaginare come dal ripagare un debito i due fossero finiti con le labbra unite, ma conoscendo il giovane Monkey D, era sicura fosse tutta colpa sua.
Forse avrebbe dovuto suonarle strano il modo in cui il discorso era già passato in secondo piano, come fosse una cosa di poco conto.
Le parve invece naturale che Sanji e Zoro stessero litigando tra loro, che Usopp e Franky si fossero messi a parlare di nuove straordinarie armi e che Rufy ridesse dello spadaccino e del cuoco.
Pensò in quel momento che nessuno di loro aveva chiesto al nobile dove stessero andando, ma immaginarlo non fu complicato, quando si trovarono davanti un castello che pareva preso da un libro di favole.
Non vi era nessuna guardia al cancello, ma il neo-diciottenne non ne parve sorpreso, quando sull'uscio scorse tre ragazzi.

“Ehi, fratellino, sei tornato”.
“Ace! Scusa, Usopp mi aveva portato fuori!”.
“Che? Non dirlo come ti avessi costretto!”.
“Non preoccuparti, non l'ha notato nessuno, abbiamo 'congedato' le guardie. Piuttosto, questi chi sono?”.
“Loro sono i miei Nakama!”.
“Ah? E da quando avresti dei Nakama, mocciosetto?”.
“Da sempre, capelli ad Ananas!”.
“Cos...!”.
“Io amo come Rufy riesce sempre a zittirti”.
“Satch, inizia a correre!”.
“Eddai Marco, così agiti i piccoli”.
“Io?!”.
“Non è gentile nei confronti dei Nakama di Rufy!”.
“A proposito, perché non ce li presenti fratellino?”.
“Mnh! Lui è Zoro, poi ci sono Sanji, Nami e Franky!”.
“Ehi, ehi, aspetta! Io non faccio parte della tua ciurma!”.
“Cosa? Ma Nami..”.
“Pretendi di tornare dopo otto anni e trovare tutto come prima?! Io ormai..faccio parte della ciurma di Arlong!”.

Sanji spalancò gli occhi, lasciando che il mozzicone di sigaretta acceso lungo il percorso cadesse a terra ancora acceso.
I tre componenti della famiglia del Bianco osservarono perplessi la scena.
Ace era arrivato a casa del Monkey D insieme alla moglie e ai suoi compagni, andando a cercare immediatamente il fratello nella sua stanza.
Non trovandolo, aveva chiamato Marco e Satch per farsi aiutare nello stendere le guardie che avrebbero dovuto controllare il cancello.
Era stato più che entusiasta di scoprire che Rufy aveva una ciurma sua, ma non capiva perché improvvisamente l'aria fosse diventata tesa, quasi fosse stata rivelata una notizia eretica, che non poteva essere pronunciata.
I componenti della famiglia del Bianco nemmeno sapevano chi fosse questo 'Arlong' della cui ciurma Nami diceva di far parte.
D'altronde, nonostante la pirateria fosse vietata, erano rimaste più ciurme clandestine di quante ci si aspettasse e Rufy stesso dichiarava senza problemi fin dai sette anni di volere dei Nakama per diventare il Re dei Pirati ed essere l'uomo più libero di tutti.
Era evidente però che nessuno sapesse che la ragazza fosse dalla parte di Arlong, per come la guardavano stupiti.
Rufy non poteva crederci.
Anni prima, quando ancora passavano le intere giornate insieme sognando di fare i pirati e lottando per la sopravvivenza nelle strade, Nami gli aveva parlato dell'Uomo-pesce.
Era stato un giorno all'improvviso, era arrivata da loro in lacrime e si era buttata tra le braccia di Rufy, singhiozzando che avevano ucciso Bellemere.
Il bambino non se l'era fatto ridire due volte, infuriato che qualcuno avesse osato far piangere la 'sua' Navigatrice.
Senza aspettare l'arrivo degli altri amichetti, si era diretto immediatamente nel territorio di Kaido, ora di possesso di Arlong.
Non ricordava cosa fosse successo, sapeva solo che l'Uomo-pesce l'aveva messo KO, facendolo svenire a terra ricoperto di sangue.
Quello di cui non era a conoscenza consisteva nel fatto che Nami, per salvare lui e tutto il villaggio, si era unita alla ciurma di quell'essere, per poi mentire all'amico dicendogli che Arlong aveva cambiato zona.
Dopo anni, invece, il Monkey D scopriva che non solo la ragazza all'epoca gli aveva mentito, ma anche che aveva perso la sua Navigatrice a causa di quel mezzo pesce.
Si calcò il cappello di paglia sugli occhi, facendo dietro-front, dirigendosi verso l'uscita.

 
“R-Rufy?”.
“Usopp. Io vado”.
“Eh? Dove?”.
“A prendere a calci nel sedere Arlong!”.
“NON IMMISCHIARTI!”.
“L'altra volta non sono riuscito a batterlo..ma nessuno tocca la mia Navigatrice”.
“Te la cavi da solo, fratellino?”.
“Nessun problema”.
“Ohi, ohi, aspetta un attimo, vengo con te”.
“Sta tranquillo Sanji”.
“Muoviti, Rufy”.
“Zoro?”.
“Super! Vengo anche io!”.
“B-beh, allora..anche Capitan Usopp verrà con voi!”.
“NESSUNO VI HA CHIESTO NIENTE!”.
“Tu sei una mia compagna. Non mi serve altro”.

Nami cadde in ginocchio.
Le schiene di Rufy, Zoro, Usopp, Sanji e Franky si stavano allontanando, senza dire nulla di più.
Non serviva altro, erano stati amici troppo a lungo da bambini perché servissero davvero delle spiegazioni o ulteriori motivazioni.
La giovane guardò in terra, il tempo le pareva fermato, come nemmeno un soffio di vento osasse interrompere quell'istante.
I suoi compagni stavano andando a combattere un'intera comunità di Uomini-pesce appena si erano incontrati come fosse normale, quasi il tempo non fosse trascorso e loro non fossero stati distanti otto anni.
Stavano andando per lei, Rufy stava andando per lei, perché era una sua compagna, la sua Navigatrice e di nessun altro.
Quel bambino che fin dai sei anni aveva avuto le idee chiare su cosa avrebbe voluto fare, senza mai dubitarne nemmeno un secondo, fidandosi dei suoi compagni e pronto a tutto per loro.
Lo stesso che quando lei era andata in lacrime non aveva esitato a gettarsi contro un Uomo-pesce adulto, nonostante avesse sette anni e un frutto del diavolo che non sapeva minimamente gestire.
E l'aveva fatto solo perché nessuno doveva permettersi di far piangere la sua Navigatrice, che si chiamasse Arlong o in qualsiasi altro modo, lei era una sua compagna e nessuno doveva toccarla.
Incredibile come nonostante il passare del tempo tutto fosse rimasto immutato.
Per Rufy lei era sempre la sua Navigatrice, la compagna che nessuno doveva osare far piangere, per cui camminare a testa alta sfidando senza esitazione un gruppo di almeno una cinquantina di Uomini-pesce, abitanti per di più nei pressi di una piscina salata costruita appositamente per loro con i soldi dei cittadini sfruttati.
Come sempre il nobile aveva ignorato i suoi avvertimenti, le sue urla, le sue bugie e le sue proteste, non l'aveva ascoltata quando gli aveva detto di non mettersi in mezzo, o quando ancora lo aveva accusato di essere stato via.
Semplicemente era andato, e con lui gli altri.
Una mano si poggiò sulla sua spalla.
Ace era dietro di lei, che la guardava dall'alto con aria sicura di sé, come non fosse minimamente preoccupato per il fratellino.
Gli altri due uomini di Newgate avevano un'aria altrettanto tranquilla, le sorridevano appena come fosse tutto apposto.

“Se ti sbrighi, li raggiungi ancora”.

Una sola frase, ma la ragazza non ebbe bisogno d'altro per rialzarsi in piedi.
Guardò i tre, e il castello enorme, per un solo secondo.
Pensò al sorriso di Rufy e improvvisamente capì.
Corse verso il territorio di Kaido, afferrando da sotto la gonna i tre pezzi del suo bastone smontabile.
Se voleva ancora essere una compagna di Rufy, doveva dimostrare di avere il fegato di combattere.

 

Appunti & Chiarimenti.

1. Okama-marimo sarebbe qualcosa tipo Alga marina Gay xD

2. Nakama significa Compagni/Compagno/Compagne/Compagna.

3. Questo capitolo è un po' più corto degli altri. Però ho voluto cercare di fare le cose bene, ed è meglio un po' più corto che un po' più lungo.

4. Volevo mettere accenni LuNami, ma non credo mi sia riuscito molto. Beh, abbiate pazienza, è una coppia che mi piace tanto, ma non riesco a scriverci. Tanto visto che andiamo da Arlong, il LuNami dovrebbe venir naturale, neh? XD

5. Ace, Satch e Marco nel capitolo sono praticamente inutili, ma ho voluto metterceli lo stesso perché erano fighi. E poi c'è tanta gente da presentare ed inserire, se non lo faccio nei primi capitoli, quando? XD

6. Questo è – probabilmente – l'ultimo capitolo in cui uso questo metodo per i dialoghi. Dal prossimo tornerà al modo di fare standard. Dico 'probabilmente' perché può essere che userò questo sistema di nuovo per i dialoghi 'a due'.

7. Se avete suggerimenti per coppie, avvenimenti o qualsiasi cosa, dite pure <3

Ok, anche questa è fatta. Per qualsiasi cosa ditemi pure, sarò molto felice di accontentarvi, se possibile <3

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Capitolo 7
*** 7. Tutti. ***


Note & Chiarimenti a fine capitolo.

7. Tutti.

Il territorio di Kaido non le era mai sembrato lontano come in quel momento.
Correva più velocemente possibile nelle strade.
Quando era piccola e percorreva quella strada con i suoi amici, come quel giorno, i due territori le erano sembrati vicinissimi.
Adesso che invece le serviva arrivare il più in fretta possibile, pareva che Line fosse infinita.
Le rade persone che ancora percorrevano le strade dei possedimenti del Rosso le sembravano farlo apposta a stare tra lei e i suoi amici.
Riuscire a non inciampare con le altissime zeppe che portava era difficile, ma continuava a correre senza fermarsi.
Non guardava più nemmeno davanti a sé, pensava soltanto a raggiungere Rufy.
Voleva fermarlo.
Quelli non erano affari che lo riguardavano, lui non centrava in quella storia.
Forse otto anni prima erano stati anche affari del giovane e degli altri ragazzi, ma ora non lo erano più, erano cose che riguardavano solo lei.
Non era importante la considerassero parte della loro ciurma, non era importante che Rufy la considerasse la 'sua' Navigatrice.
Lei non voleva gli accadesse qualcosa come era successo in passato.

Rufy non riusciva a capire perché Nami fosse arrivata in lacrime, né come avesse fatto a trovarlo.
Il bambino strinse forte a sé la più grande.
Come suo solito aveva dormito al Dojo dove Zoro viveva, insieme al giovane spadaccino e alla migliore amica di quest'ultimo.
Poi era andato a mangiare nel ristorante di Zeff, dove Sanji gli aveva servito il cibo.
Rufy si stava quindi tranquillamente dirigendo dove sapeva di trovare Usopp, Chopper, Robin e Franky quando si era visto correre incontro la sua piccola futura Navigatrice.
Lei lo aveva abbracciato e si era stretta a lui, piangendo senza tregua.
Il più piccolo ci aveva pensato a lungo, ma l'unica volta che lui aveva pianto a quel modo era stato quando Shanks aveva perso un braccio per difenderlo.
Era successo un anno prima, mentre era nel territorio del Bianco con il Rosso e Dragon.
Stava giocando con Ace nei pressi del lago sotto cui si trovava l'isola degli Uomini-Pesce.
Lì intorno crescevano i frutti del diavolo.
Suo fratello gli aveva raccomandato di non toccarli, perché Satch diceva sempre che erano pericolosi, ma Rufy appena Ace si era girato ne aveva messo in bocca uno.
Non era successo nulla, e nessuno se ne accorse, fin quando i due bambini non presero a giocare nei pressi del lago.
Ace, che all'epoca aveva nove anni, nella foga della corsa aveva senza volerlo spinto il fratellino nell'acqua.
Non si era preoccupato, visto che avevano fatto il bagno lì molte volte e sempre erano usciti prima che qualche mostro marino li prendesse di mira.
Quando però non vide Rufy riemergere, corse a chiamare Shanks.
Il resto era stato un secondo, questione di poco più che un battito di ciglia.
L'uomo si era tuffato di scatto, immergendosi per recuperare il bambino.
Una volta tornati in superficie stavano per nuotare verso la riva, quando un mostro marino era apparso come dal nulla e li aveva puntati.
Shanks aveva fatto da scudo al piccolo con il suo corpo e il mostro aveva divorato il braccio dell'Imperatore.
Né Rufy né Ace si spiegavano come poi il Rosso fosse riuscito a far fuggire la creatura e tornare a riva con il sorriso sulle labbra, ma quel giorno stesso Shanks aveva regalato a Rufy il suo tesoro e il bambino gli aveva promesso, in lacrime, di diventare il Re dei Pirati.
Da allora Rufy non aveva più visto il padre, e l'Imperatore era diventato sempre più distante, come quel giorno li avesse segnati per sempre, in un cambiamento inevitabile.
Questo però era successo quasi un anno prima.
Il bambino lo stesso intuiva che, se Nami piangeva come lui quel giorno, doveva esserle successo qualcosa di grave.
E qualsiasi cosa fosse, lui avrebbe fatto in modo che la 'sua' Navigatrice non piangesse più.
“Cos'è successo, Nami?” le chiese, quando vide che iniziava a calmarsi.
“Un Uomo-Pesce..si fa chiamare Arlong” tirò su col naso lei “Ha sparato a Bellemere..e Nojiko mi ha detto di scappare..” si strinse di più a lui “Io ho corso..e ti ho trovato” concluse, cercando quasi di svanire contro il bambino.
Rufy batté gli occhi perplesso.
Non conosceva Bellemere, anche se Nami spesso aveva portato loro le aranciate che la donna preparava, ma aveva conosciuto Nojiko.
Bellemere aveva trovato le due bambine da sole, con Nojiko che teneva in braccio Nami anche senza sapere chi la neonata fosse.
Pur essendo praticamente senza soldi, Bellemere le aveva prese entrambe con sé e cresciute come fossero figlie sue.
Nojiko aveva sei anni più di Nami e si era sempre occupato della bambina, quindi Rufy non si sorprendeva che le avesse detto di scappare.
Quello che lo rendeva perplesso era che una come Bellemere fosse morta.
Nojiko gli raccontava spesso, quando li andava a trovare, che loro 'madre' era stata una Marine ed era la migliore di tutte.
Il giovane Monkey D da suo nonno Garp aveva appreso che i Marine erano senza dubbio molto più forti dei comuni cittadini, quindi se Bellemere era stata uccisa da questo 'Arlong' lui non doveva essere una persona comune.
E Rufy conosceva solo un'altra categoria di persone.
Pirata.
“Non piangere, Nami” disse, asciugandole con il ditino una lacrima “Ci penserò io”.
E senza aggiungere altro, era andato avanti lasciandola lì.

Come allora.
Anche quando era bambina Rufy era andato senza di lei da Arlong, sicuro di sé, con l'unica preoccupazione che la sua Navigatrice non piangesse.
E anche quella volta lei era corsa per raggiungerlo, trovando la distanza che separava il territorio del Rosso e quello del Nero immensa.
Improvvisamente si trovò travolta da gente che correva nella direzione a lei opposta, come cercasse disperatamente di fuggire da 'qualcosa'.
Nami spalancò gli occhi, facendo a spallate con la folla in corsa, cercando di farsi spazio.
C'era un'unica motivazione possibile e si bloccò nel mezzo della strada quando vide che aveva ragione.
Le guardie che proteggevano il confine erano state sconfitte.
Per entrare nel territorio di Kaido non si doveva pagare, ma nessuno con un po' di buon senso avrebbe lasciato passare chi solo pochi minuti prima aveva steso dei Marine ed era uscito senza lasciare il contributo.
Ma senza le guardie, non c'era nessuno da pagare e tutti scappavano verso i territori di Shanks o Newgate.
Era l'ultimo confine, l'ultimo passo prima di rientrare nel territorio di Kaido senza sapere cosa avrebbe trovato una volta arrivata nel quartiere dove a comandare era Arlong.
Più di dieci anni prima, quando lei aveva ancora otto anni e Rufy sette, tornando aveva trovato case distrutte e gente terrorizzata che nascondeva se stessa e soprattutto i bambini nei detriti lontano dall'Uomo-Pesce, per non farsi vedere e non farsi coinvolgere.
Non aveva trovato Nojiko, e aveva trovato il suo 'Capitano' svenuto tra le mani palmate dell'Uomo-pesce.
A quel punto aveva proposto uno scambio.
Lasciare andare Rufy e in cambio lei avrebbe fatto la cartografa per loro.
Inoltre, avrebbe guadagnato 100.000.000 di berry con cui 'riscattare' il suo quartiere.
Arlong aveva accettato, aggiungendo però che finché Nami non avrebbe pagato il suo debito i cittadini avrebbero dovuto pagare per le loro vite.
E così era stato, fino a quel momento almeno.
Adesso tutti gli abitanti della terra di Kaido parevano in fuga, ma la Navigatrice non riusciva a vedere nessuno di quelli che conosceva.
Girava su se stessa, smarrita nella folla di gente, non riuscendo più a localizzare in che direzione doveva andare.
Sentì un dito picchiettarle sulla spalla e si voltò, vedendo una mano uscire proprio da dietro la sua schiena.
“AAAAH!!”.
Nami fece un balzo all'indietro, sbiancando dal terrore.
“Fufufufu...Sei sempre uguale, Nami”.
La Navigatrice alzò lo sguardo e spalancò gli occhi.
Robin le sorrise, mostrando i polsi incrociati tra loro, capaci di far scaturire arti di qualsiasi tipo dove lei voleva.
Nami batté le palpebre un paio di volte.
“Cosa..come hai fatto a..” provò a chiedere.
“A trovarti?” completò la più grande “Mio marito Ace mi ha detto che una bella ragazza dai capelli arancioni aveva urlato contro Rufy. E ho pensato che non potessi essere che tu”.
“Ace?” la Navigatrice ci rifletté “Intendi quello col cappello?”.
Robin rise.
“Sì, puoi chiamarlo così, se vuoi”.
Nami scosse appena il capo, dando le spalle alla più grande.
“L'ho già detto a Rufy. Non faccio più parte della vostra ciurma. Sto andando a fermare quell'idiota”.
“Pensi davvero di riuscire a fermarci tutti, Nami?” le chiese l'archeologa.
La più piccola si voltò sorpresa, non capendo.
'Tutti'.
Le bastò scendere oltre la gonna cortissima della mora e oltre gli stivali che coprivano tutte le gambe per notare l'ultimo membro della loro ciurma.
Chopper stava lì nascosto, attento a non farsi schiacciare dagli uomini in fuga.
Erano di nuovo tutti riuniti.
Tutti e sette insieme.
“...Perché?” sussurrò, non riuscendo ad evitarsi di abbassare il capo, frustrata.
Dopo tutto quel tempo, perché?
“Perché tu sei la 'sua' Navigatrice”.
Nami spalancò gli occhi.
Un'esplosione proveniente dal territorio di Kaido, lì dove si trovava il quartiere di Arlong.
La giovane trattenne il respiro.
Guardò un secondo i due compagni, che annuirono in contemporanea e cominciò nuovamente a correre.
Verso il suo unico Capitano.

 

Note & Chiarimenti

1. Siamo passati al vecchio stile con disse e domandò vari. Forse è stato un po' fuori luogo, da un capitolo all'altro, ma avevo avvisato. Che ne dite? Così va bene o provo altro? A me non convince molto, sinceramente.

2. Il ricordo è gestito da schifo, volevo fare una cosa completa ma credo non ci si sia capito un ciufolo. Nel caso, è andata così: Rufy vedendo Nami piangere pensa a quando lui ha pianto perché Shanks aveva perso un braccio per salvarlo, così arriva alla conclusione che anche all'amichetta è successo qualcosa di brutto. Và da Arlong, viene quasi ucciso e Nami per salvare lui e il villaggio diventa 'schiava' dell'Uomo-pesce fino ai 100.000.000 di berry. Verrà spiegato meglio, ovviamente, ma era per darvi un'idea.

3. Nojiko e Bellemere non me le ero dimenticata, no. Io adoro quelle due, e mi dispiace che Bellemere debba sempre morire. Ma se quella donna non fosse morta, sono sicura che Nami non avrebbe mai lavorato per Arlong, nemmeno tra mille anni. E per quanto per Nami sarebbe stato positivo, per me non lo sarebbe stato XD

4. Se vi pare di intravedere dello shoujio-ai, va tutto bene. La coppia NojikoNami mi piace moltissimo e anche la RobinNami non mi dispiace. Quindi degli accenni cercherò di metterli.

5. Se vi pare di vedere del LuNami, beh, allora sono riuscita nello scopo del capitolo XD

6. Se vi state chiedendo che fine ha fatto Nojiko, sappiate che non ne ho idea nemmeno io. Provate a chiedere ad Arlong, se Rufy ne ha lasciato qualcosa.

7. Anche questo capitolo è un po' corto. Scusate, ho l'influenza e poche idee. Comunque, preferisco capitoli corti e lontanamente sensati a capitoli lunghi senza capo né coda. Prima o poi imparerò a fare capitoli lunghi E sensati. Quando succederà, sarete i primi a saperlo.

8. Suggerimenti di coppie, avvenimenti e quello che vi pare sempre ben accetti. Siamo in un esperimento, qui, tutto può succedere <3

Bene, anche questa è andata. Non è quello che vi aspettavate, lo sto percependo, ma è quello che passa il convento e che sono riuscita a fare. I prossimi capitoli saranno parecchio interessanti, con Arlong e tutto – almeno credo, li devo ancora scrivere – quindi il ritmo si farà più veloce e cercherò di essere meno...boh. Più brava, ecco. Quindi, al prossimo e fatemi sapere <3

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Capitolo 8
*** 8. Aiutami. ***


 

Note & Chiarimenti a fine capitolo.

8. Aiutami.

Nami spalancò gli occhi.
Rallentò lentamente, si fermò, spalancò gli occhi e si portò una mano alla bocca.
L'altra ragazza si sporse da dietro la minore, guardò il quartiere.
Pezzi di legno e mattoni ornavano le strade ripiene di buche, le porte delle case mezze distrutte spalancate, nemmeno un soffio di vento in quello che ormai pareva un deserto.
“Cosa è successo?” domandò.
Guardò Nami, osservò nuovamente le case a pezzi, poggiò una mano sulla spalla della Navigatrice.
Chopper zampetto fuori da dietro le gambe di Robin, si guardò intorni, annusò l'aria.
“Non c'è odore di sangue troppo forte” disse.
Sorrise a Nami.
“Va tutto bene, non c'è nessun morto”.
La ragazza si portò una mano al petto, tirò un sospiro di sollievo.
Eppure continuava a non vedere nessuno.
< Dove potranno essere? > pensò.
Robin le strinse appena la spalla.
“Sicuramente da Arlong” le disse.
Nami sbiancò, spalancò appena gli occhi.
< È pazzo..non può averlo fatto sul serio..non di nuovo >.
Guardò l'archeologa, la maggiore le sorrise dolcemente.
“Andiamo” le propose.
Nami scosse il capo, guardò a terra con gli occhi quasi bianchi.

“Bene marmocchia”.
Arlong squadrò la bambina davanti a lui dalla testa ai piedi, sogghignò.
“Visto che ci tieni tanto, lavorerai per me”.
Nami deglutì, si guardò appena intorno.
Gli abitanti del villaggio erano lontani, nascosti tra le case, tenendo stretti a sé i figli.
Rufy era svenuto, a terra, una piccola pozza di sangue sotto il suo petto e il cappello di paglia in terra.
“E quando avrò raccolto 100.000.000 tu lascerai in pace il quartiere!” disse Nami.
Arlong rise, le poggiò la mano palmata sul capo.
“Non te ne vorrai più andare, avrai tutto quello che vorrai”.
La bambina sudò freddo, deglutì, continuò a fissare l'uomo-pesce.
Questi rise, la sollevò per un polso.
“Bene..con i soldi raccolti, daremo il benvenuto alla nostra nuova compagna!”.

Un esplosione.
La Navigatrice rialzò di scatto gli occhi, del fumo proveniva da davanti a loro.
“Arlong Park” mormorò.
Robin la guardò senza capire, le lasciò la spalla, spostò lo sguardo su Chopper, il medico scosse il capo ornato dalle corna.
“Nami?” chiese.
La ragazza si voltò di scatto.
“Dobbiamo andare subito a fermare Rufy!” disse.
Corse via.
Robin allungò la mano.
“Aspetta!” la chiamò.
Sospirò.
“Non si fida di Rufy?” chiese Chopper.
L'archeologa scosse il capo.
“Sicuramente..Nami vuole solo che il Capitano non si faccia del male”.
Il medico annuì, i due si guardarono un secondo, corsero dietro a Nami.
Una folla era accalcata davanti a delle mura enormi.
Robin e Chopper si fecero strada tra la gente armata di falci e picconi.
Uomini, donne, bambini, tutti avevano in mano qualcosa e parevano decisi a combattere.
La Navigatrice stava in prima fila, pallida come una statua di cera, osservava la scena che si svolgeva dalle porte aperte.
Cadaveri di Uomini-Pesce erano sparsi a terra in ogni luogo, riversi sui bordi delle tre piscine o del palazzo, a terra o sui muri.
Franky, con il ciuffo all'ingiù, stava in disparte a causa dell'energia che ormai era terminata.
Di Usopp non c'era traccia, Sanji e Zoro stavano combattendo contro due scagnozzi di Arlong, mentre Rufy contro il Capitano stesso di quel gruppo.
Il moro tirò indietro un pugno, strinse i denti preparandosi a colpire.
Nami spalancò gli occhi.
“RUFYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!”.
Il ragazzo si bloccò, atterrò di scatto, ansimò, si voltò.
“Nami?”.
La giovane strinse i pugni, gli occhi fuori dalle orbite, pallida, fece un passo avanti.
“CHI TI HA DETTO DI IMPICCIARTI?! MI PAREVA D'AVER DETTO CHE NON SONO AFFARI TUOI!”.
Si voltò verso la folla, allargò le gambe e le braccia.
“COSA STATE FACENDO?! IO STO DALLA PARTE DI ARLONG PER MIA SCELTA!”.
L'Uomo-pesce scoppiò a ridere, tirando il capo all'indietro, sguaiatamente.
“Tanta fatica e alla fine ti senti ripetere quello che ti ho già detto io”.
Rise più forte, fino a far rimbombare il suono nell'aria, che parve tremare.
Il giovane Monkey D abbassò il capo, strinse i pugni.
“Ohi, Nami. Hai paura che io muoia?”.
La ragazza spalancò gli occhi, il cuore le saltò un battito, deglutì, una goccia di sudore le scivolò lungo il volto.
“Questi non sono affari tuoi. Vattene da qui!”.
Rufy diede le spalle ad Arlong.
Zoro e Sanji si erano bloccati, tutti guardavano la scena in silenzio, solo un lieve venticello increspava le onde producendo un rumore delicato a sottofondo.
“Sai, non ho capito perché tu sia entrata nella ciurma di Arlong. O perché da bambini mi hai mentito dicendo che se n'era andato. E nemmeno perché adesso ti comporti come se non ti importasse nulla”.
La guardò, Nami trattenne il fiato, gli occhi neri di Rufy erano intensi, la fissavano nei suoi marroni come a leggerle dentro.
“Però so che la mia Navigatrice una volta ha pianto ha causa di questo essere schifoso e quindi io lo prenderò a calci in culo”.
Arlong rise sguaiatamente.
“Che scena commovente” ironizzò “Forse dovrei dirti io perché la mia Nami è entrata in ciurma, mnh?”.
Nami alzò lo sguardo, fulminò furiosa l'Uomo-pesce.
“STA ZITTO!”.
Tornò a guardare Rufy, respirò affondo un paio di volte.
“Vai via. Non voglio il tuo aiuto. Non voglio l'aiuto di nessuno”.
Il ragazzo sorrise, si tolse il cappello di paglia dal capo.
“Sei sempre la solita Nami” le disse.
Le premette il copricapo sui capelli arancioni.

“Ora ridammi il mio cappello!”.
“Neanche per sogno!”.
Strinse più forte la presa sull'oggetto.
Era stata un'impresa rubarlo al bambino, non aveva alcuna intenzione di ridarglielo.
Se quel ragazzino ci teneva così tanto, sicuramente conteneva una mappa del tesoro e a lei dei soldi servivano.
Non avrebbe permesso a quel moccioso di riprendere il cappello.
L'aveva beccata proprio mentre gliel'aveva preso, e non aveva smesso di inseguirla per tutta la città.
Questo significava che era davvero prezioso, il tesoro che celava quel cappello.

Nami strinse la presa sulla paglia, gli occhi le si riempirono di lacrime a ricordare la prima volta che aveva preso quell'oggetto in mano, tentando di rubarlo a Rufy, convinta contenesse oro e gioielli.
Alla fine era stata costretta a ridarglielo, ed era diventata la sua prima compagna d'avventura insieme a Zoro.
Un pugno scaraventò il Marine dall'altra parte del locale.
Rufy strinse più forte il cappello contro il petto, fece la linguaccia all'uomo.
“Non provare più a toccare il mio tesoro tu!”.
Sanji sbuffò una nuvoletta di fumo.
“Non pensi di avere esagerato? Non credo volesse schiacciarlo di proposito”.
Il bambino di nove anni si premette il cappello sul capo, incrociò le braccia.
“Certo che no! Nessuno deve toccare il mio tesoro!”.
Nami scosse il capo.
“Tu uccideresti per quell'affare”.
Rufy sorrise.
“Lo sai. È il mio più grande tesoro!”.

Le lacrime cominciarono a solcarle le guance, cadde in ginocchio stringendo i lembi del cappello.
Rufy lo teneva sempre stretto, non l'aveva mai fatto toccare a nessuno, se qualcuno provava a rovinarlo veniva massacrato a suon di pugni fin tanto che non era incosciente.
E ora gliel'aveva messo sul capo, così, senza una vera motivazione, solo perché lei dieci anni prima aveva pianto.
Quello stupido sembrava seriamente convinto bastasse così poco per non far contare più niente gli anni di prigionia.
E bastava, in effetti.
Bastava davvero.
Tenne più stretta la paglia tra le dita, la sentiva calda, come rassicurante.
Pareva che anche il cappello volesse proteggerla.
“Rufy” mormorò la ragazza.
Alzò lo sguardo, il volto rigato dalle lacrime, gli occhi leggermente rossi e lucidi, le mani strette sul cappello, in ginocchio a terra davanti al Capitano, con alle spalle tutto il suo quartiere.
Ma in quel momento Arlong, i suoi cari, il resto della ciurma, l'intera Lina, le pareva insignificante.
Insignificante di fronte al fatto che Rufy le aveva dato il suo tesoro.
“Aiutami”.
Rufy sorrise, scosse appena il capo, le diede le spalle, avanzò di qualche passo.
“Ci penso io”.
Ghignò, guardò Arlong, alzò la guardia, Zoro e Sanji sospirarono in contemporanea, Franky incrociò le braccia, Robin e Chopper si sorrisero a vicenda.
Il loro Capitano adesso avrebbe fatto sul serio.

Usopp si asciugò la fronte con la mano, sospirò soddisfatto.
“Lo sapevo che il grande Capitan Usopp ce l'avrebbe fatta anche sta volta!”.
Rise, battendo leggermente il martello sulla propria spalla.
Lo puntò verso un Uomo-pesce pieno di bernoccoli riverso a terra.
“Hai visto che succede a sfidare il più grande guerriero di tutta Line?!”.
L'avversario mosse un piede un paio di volte, Usopp lanciò un urlo, saltò, i capelli neri gli si drizzarono sul capo, il lungo naso tremò.
Strinse il martello tra le dita, iniziò e colpire ripetutamente l'essere.
Ansimò, si portò una mano al petto, si rimise dritto.
“Beh? Non ne hai ancora abbastanza?!” domandò.
Rimase in attesa, non vide nulla muoversi, rise con fare superiore, diede la schiena all'Uomo-pesce.
< Chissà come se la staranno cavando gli altri > pensò < Sicuramente sono stato il più rapido di tutti! >.
Prese a camminare verso Arlong Park a gambe larghe, sorridendo sicuro di sé.

 

Note & Chiarimenti.

1. I capitoli si stanno man mano accorciando, ma meglio quattro paginette semi-decenti che otto illeggibili, neh? XD

2. C'è tanto LuNami, o almeno quella era l'idea. Prossimamente si scoprirà anche che fine ha fatto Nojiko, e se mi girerà ce la porteremo pure, che io amo quel personaggio alla follia, senza un vero perché XD

3. Io e gli scontri non sappiamo convivere insieme. Cercherò di descrivere quello contro Arlong al meglio possibile, come cercherò di fare pure con quelli di Zoro e Sanji. Non prometto niente, vi avviso da ora.

4. Ci sarà il Baratie, prossimamente. Non potete davvero pensare che mi lascerò scappare l'occasione di shippare ZoLu, ZoSan, SanLu e MiZo. In fondo i nostri eroi avranno bisogno di mangiare, e sapete già che il Baratie è sotto controllo dei Marine. Non sarà certo difficile creare caos, considerando che è il giorno del compleanno di Luffy e quindi sono tutti riuniti nel territorio del Rosso.

5. No, non mi sono scordata che la giornata dura 24 ore, e nemmeno che è appunto il compleanno di Luffy. Ci sarà la festa, durante la quale verrà introdotta Hancock, che verrà presentata come fidanzata ufficiale di Luffy. Sì, anche io mi sto chiedendo chi sarà il primo a strozzare Hancock: Luffy, Zoro o Nami? XD

6. Ace, Marco e Satch ricompariranno, se ve lo state chiedendo. Ci saranno anche gli altri della famiglia del Bianco – Teach compreso, purtroppo non si può lasciare a casa – e comparirà pure Shanks con ciurma inclusa nel prezzo.

7. Consigli per avvenimenti, coppie, personaggi da inserire e via discorrendo ben accetti. Tranne se mi chiedete di far arrivare navicelle spaziali da Marte. Al massimo dalla luna, sono stata chiara? XD

Bene, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, cercherò di aggiornare il prossimo più velocemente, ma non prometto niente visto che tra qualche giorno parto, che devo ancora finire i regali di Natale e via discorrendo. Detto questo, fatemi sapere ^^

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Capitolo 9
*** 9. Stanza. ***


 

Note e Chiarimenti a fine capitolo.

9. Stanza.

Rufy ansimò passandosi la mano sulle labbra, lì dove del liquido cremisi macchiava la pelle.
Zoro e Sanji si scambiarono un'occhiata preoccupata, tornando a fissare il giovane Monkey D intento a rimettersi in piedi.
Fosse dipeso da loro due, avrebbero immediatamente aiutato quell'idiota che ormai era il loro Capitano a tutti gli effetti come quando erano bambini, ma erano quasi certi che il nobile li avrebbe presi a calci se c'avessero provato.
E inoltre, per quanto fosse dura ammetterlo, non avevano la forza di muoversi nemmeno per finta.
Robin e Chopper invece erano appena arrivati e forse avrebbero potuto combattere, ma l'archeologa non avrebbe potuto usare i suoi poteri visto che Arlong era ricoperto di acqua di mare e il medico aveva le zampette che tremavano terrorizzate.
Franky stava ripiegato su se stesso tentava di non farsi finire il ciuffo azzurro davanti gli occhi, Sanji leggermente accucciato con la sigaretta in bocca e Zoro appoggiato ad una delle sue spade piantata in terra.
Avevano tutti e tre combattuto contro decine e decine di uomini-pesce, non ce l'avrebbero fatta a continuare e Arlong non sembrava debole come i suoi subordinati.
E anche lo fosse sembrato, ebbero subito la prova che non lo era quando si gettò nuovamente su Rufy cercando di addentarlo.
Il ragazzo attese fino all'ultimo momento per spostarsi, facendo mordere una colonna che si frantumò in mille pezzi rischiando di seppellirlo.
Ruotò a mezz'aria atterrando in piedi e allungò la gamba per poi tentare di tirare un calcio all'uomo-pesce che però si gettò nella piscina.
Il Capitano ringhiò osservando l'acqua con le gambe divaricate e la schiena sporta leggermente in avanti, attento però a non avvicinarsi troppo al bordo della piscina.
Chi mangiava un frutto del diavolo non poteva nuotare e lui non voleva certo rischiare di affogare.
Doveva eliminare quel dannato uomo-pesce che aveva fatto piangere la sua Navigatrice.
Non gli importava un bel niente se erano passati dieci anni o più da quando lei era diventata parte della ciurma di Arlong, non gli interessava se da bambino non era riuscito a fare niente e l'aveva condannata, non gli importava se lei non voleva che tutto quello succedesse.
Era la sua Navigatrice e di nessun altro, non avrebbe permesso al primo pesciolino dal naso a zig zag che capitava di portargliela via.
Avvertì l'acqua della piscina muoversi e sentì tutti gli sguardi puntati sulla massa azzurro chiarissima.
Gli pareva di percepire i suoi compagni trattenere il fiato e gli abitanti del villaggio stringere la presa su picconi e attrezzi vari da lavoro.
Sentì un brivido percorrergli la schiena e capì che era quello il momento dell'attacco di Arlong.
Prima ancora che l'acqua si aprisse per far passare l'uomo-pesce lanciato a tutta velocità Rufy saltò.
Lo spostamento d'aria causato dall'attacco fu talmente potete che il giovane nobile finì comunque contro il palazzo di Arlong, battendo la schiena.
Si aggrappò alla parete, poggiando i piedi su un piccolo tetto che sporgeva da una delle finestre.
Un solo secondo di esitazione e sarebbe stato preso in pieno e anche schivando il colpo aveva rischiato di spezzarsi la schiena battendo contro il castello.
Guardò verso il basso, notò Arlong immergersi nuovamente quindi divaricò le gambe cercando stabilità e assottigliò lo sguardo.
Sogghignò e si buttò giù dal tetto avvicinandosi al bordo della piscina, sotto gli sguardi stralunati dei suoi compagni.
“Levati di lì!” gli urlò Sanji.
“Quell'idiota” borbottò Zoro.
Nami strinse maggiormente il cappello di paglia sul suo capo e trattenne il fiato.
< Rufy > pensò.
L'archeologa osservava cercando di mostrarsi indifferente, ma le iridi azzurre leggermente dilatate smentivano quella sua aria composta.
Chopper si era nascosto dietro di lei e sbirciava il combattimento nascondendosi ogni volta che Arlong entrava nel suo campo visivo.
Quando l'uomo-pesce uscì nuovamente dall'acqua a tutta velocità e Rufy ancora non si muoveva tutti trattennero il fiato ma il ragazzo saltò all'ultimo momento unendo le dita tra loro allungandole come a formare una rete.
Prese Arlong per il naso e ruotò su se stesso gettandolo lontano dalla piscina.
L'uomo-pesce si schiantò sulla finestra del castello sfondandola e finendoci dentro e il giovane nobile allungò un braccio afferrando il bordo di uno dei piccoli tetti per lanciarsi a sua volta all'interno.
Nami spalancò gli occhi riconoscendo il punto in cui i due erano entrati sfondando la finestra e si portò una mano alla bocca stringendo con l'altra più forte il copricapo di paglia cercando di nascondere gli occhi che andavano riempendosi di lacrime.
Proprio quella camera...la sua camera.

L'aveva trascinata fino a delle mura di cinta che la bambina avrebbe giurato non esserci, fino ad una settimana prima.
Era stata portata dentro e l'odore salmastro di acqua di mare improvviso le aveva mozzato il respiro così come i suoi occhi si erano spalancati.
Delle immense piscine d'acqua salata costeggiavano una costruzione gigantesca con i piani rettangolari che andavano man mano restringendosi fino al tetto appunta di mattonelle rosse, a buccia di banana.
Ogni piano aveva uno di quei tetti e innumerevoli finestre.
La bambina deglutì e desiderò ardentemente avere lì Nojiko per stringerle la mano, ma non l'aveva vista da nessuna parte.
Dopo che Arlong aveva sparato a Bellemere la sorella aveva invitato la più piccola a scappare ed era così che Nami era arrivata fino a Rufy.
Solo che poi il bambino era andato ad affrontare l'uomo-pesce e lei si era trovata da capo a dodici, sta volta costretta a lavorare per Arlong.
Doveva trovare 100.000.000 in modo da pagare il debito del suo quartiere e liberarlo, quel debito che aveva contratto più per salvare la vita del suo giovane amico che degli abitanti del posto.
Si lasciò trascinare passivamente su per le scale fino a quando non venne scaraventata dentro una stanza ripiena di fogli bianchi, fili per appenderli, mollette, librerie, una scrivania con tutto l'occorrente per disegnare, una sedia e una finestra.
Guardò Arlong che ghignò.
“Qui hai tutto quello che ti serve...quindi mettiti pure al lavoro, 'Navigatrice'!”.

Forse perché era così vivido nella sua mente, ma riconobbe immediatamente la pioggia di fogli che precipitò giù dalla stanza.
Svolazzavano tranquilli cadendo e ben visibili erano i disegni tracciati con la matita.
Anche se non li avesse visti, Nami li conosceva troppo per non saperli riprodurre anche ad occhi chiusi.
Quelle erano le 'sue' cartine, le cartine che aveva disegnato per Arlong.
Soffocò con la mano un suono che voleva uscirle dalle labbra, ma non riuscì ad evitare di mormorare il nome del suo salvatore.
“Rufy” chiamò appena.
Nemmeno lui l'avesse sentita, il muro precipitò e insieme ad esso la scrivania su cui aveva tanto lavorato, senza mai volerlo davvero, facendolo solo perché costretta e per paura di quelle creature.
Si sporse istintivamente in avanti, cercando di vedere attraverso le macerie come stava andando lo scontro e anche il resto dei compagni di Rufy non esitò a fare lo stesso.
Gocce di sudore imperlavano i volti di Sanji e Zoro, vicini l'uno all'altro, incapaci di muoversi per avvicinarsi al luogo dello scontro ma mai troppo esausti per chiedersi come stesse il loro Capitano.
Franky buttò con violenza il ciuffo di lato per impedire gli oscurasse la visuale come già stava facendo da troppo, da quando aveva esaurito la scorta di coca cola.
Robin incrociò le braccia tra loro alla ricerca di un luogo stabile dove fosse possibile far spuntare un occhio supplementare per seguire la lotta e Chopper annusava furtivamente l'aria alla ricerca di un odore di sangue più o meno umano, più o meno forte.
Nessuno riuscì a vedere niente, perché l'edificio crollò su se stesso immediatamente dopo l'abbattimento del muro.
O almeno questa fu l'impressione.
Rufy, da dentro, invece aveva continuato a distruggere tutto ciò che gli capitava a tiro.
Cartine, mobili, penne, libri, mura.
Non si stava più preoccupando del combattimento con l'uomo-pesce che stava immobile a terra allucinato dal comportamento del ragazzo.
Pensava solo a radere al suolo quel posto che aveva fatto soffrire Nami.
Forse si sbagliava, poteva anche essere che non fosse causa di quella stanza, ma lui sentiva che doveva raderla al suolo, che nessuna di quelle mappe era davvero della sua Navigatrice e che lei lì dentro non era mai stata felice nonostante avesse a disposizione tutti gli strumenti per lavorare al meglio possibile.
Sapeva solo di aver visto una piuma d'oca sporca di sangue e non averci capito più niente quando Arlong gli aveva detto che Nami era una 'sua cosa'.
Perché il giovane nobile non considerava certo la ragazza una sua proprietà, ma la sua preziosa compagna.
Aveva trovato la forza di alzarsi ma non per uccidere quel pesce dal naso strano, semplicemente per distruggere quel posto.
L'inizio era stato il muro di lato, poi aveva alzato il piede allungandolo oltre il tetto in maniera da sfondarlo e infine con foga l'aveva abbattuto contro Arlong e contro il pavimento.
E tutto era crollato con lui dentro, davanti gli occhi dei suoi compagni e di un intero quartiere che adesso tratteneva il fiato.
“Ohi! Che succede?”.
Usopp arrivò camminando a gambe larghe con tranquillità, sorridendo.
“Cosa? Non ditemi che tutta questa folla è per me!”.
Avanzò fino a raggiungere le spalle degli abitanti del quartiere, che però nemmeno si girarono ad ascoltarlo.
Il ragazzo sporse il labbro e assottigliò lo sguardo.
“Ohi, mi sentite?”.
Cercò di farsi largo tra la gente spintonando a destra e a manca, riuscendo a emergere al fianco di Robin.
L'Archeologa fissava davanti a sé con gli occhi spalancati e attaccato alla sua gamba Chopper aveva la stessa espressione terrorizzata.
“Ehi, Robin! Chopper! Che succede qui?” chiese il Cecchino.
Sporse la testa e notò Nami con il volto totalmente coperto dal cappello di paglia di Rufy che stava in piedi leggermente isolata dagli altri.
Usopp si grattò il capo e fece scorrere lo sguardo fino al piazzale ricoperto di uomini-pesce.
Sanji e Zoro fissavano le macerie di un'enorme edificio ondeggiando su loro stessi come se da un secondo all'altro dovessero svenire, parevano incapaci di respirare o parlare oltre che di muoversi.
Franky era in ginocchio poco più di lato che osservava lo stesso punto con il capo riverso all'indietro per non farsi finire il ciuffo davanti gli occhi, l'espressione però era la stessa dei due più piccoli.
Usopp cercò di osservare con più attenzione l'edificio ma non vi vide nulla di particolare.
“Ohi, dov'è Rufy?” domandò a Robin.
L'Archeologa stava per aprire bocca quando le macerie si mossero e rotolarono di lato tutte insieme e sulla sommità, coperto di polvere rimasta appiccicata a causa del sangue, il giovane Capitano stava in piedi.
“NAMI! TU SEI LA MIA NAVIGATRICE, CHIARO?” urlò.
La ragazza strinse maggiormente il cappello e annuì forte, senza riuscire a pronunciare una sola parola, ma non servì, perché il nobile sorrise solare.
Usopp piegò il capo di lato perplesso.
“Qualcuno mi spiega cos'è successo?” domandò.
Intorno a loro erano scoppiate grida di festeggiamento e tutti si abbracciavano cantando finalmente alla ritrovata libertà.

 

Note e Chiarimenti.

1. Credo di essere in ritardo stroboscopico e credo che questo capitolo non sia un granché, ma era per 'concludere' la faccenda Arlong e spero sia abbastanza 'RuNamoso'.

2. Usopp a me ha abbastanza divertito, spero abbia fatto lo stesso effetto anche a voi XD

3. Nel prossimo penso inizierò 'Il Baratie'. Tanto devono tornare nel territorio del Rosso e non esiste che Rufy non abbia fame dopo una battaglia u.u

4. Se vi state chiedendo quando dura un singolo giorno a Line, sappiate che 24 ore non sono ancora esaurite. Non è la giornata infinita, sono loro che fanno tremila cose in dieci minuti XD

5. Qualsiasi richiesta è ben accetta <3

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Capitolo 10
*** 10. Riflessioni. ***


10. Riflessioni.

Zoro sorrise appena e incrociò le braccia, inarcò un sopracciglio guardando Rufy e infine scosse il capo.
“Non sei cambiato” borbottò.
Il ragazzo si voltò verso il suo Vice, gli sorrise solare e chiuse gli occhi ridacchiando.
“Zoro!” chiamò.
Lo spadaccino si poggiò allo stipite della porta, lanciò un'occhiata verso l'esterno.
Sanji si stava gustando la cucina del villaggio, girava con penna e taccuino appuntandosi tutte le ricette che potevano interessarlo per dirigersi da Robin e offrirle alla ragazza seduta con Chopper sulle gambe, vicino a Nami.
Franky ballava su un palco improvvisato mentre Usopp cantava inni di lode a se stesso per aver sconfitto gli Uomini-pesce.
Zoro tornò a guardare all'interno della casetta, Rufy era su un letto coperto dalle lenzuola che si muoveva lievemente, il petto e le braccia erano bendate ma il ragazzo sorrideva guardando l'amico.
“Chopper ha detto di non muovermi per almeno dieci minuti, altrimenti perdo troppo sangue” disse il moretto.
Gonfiò le guance guardando fuori, poi tornò allo spadaccino.
“Neh, Zoro...mi prendi del cibo? Sto morendo di fame! Se non mangio della carne, non guarirò mai!” si lamentò.
Il maggiore inarcò un sopracciglio e scosse il capo, si avvicinò al letto e si mise seduto sullo sgabello lì di fianco.
“Ascolta, Chopper ha detto che mangerai dopo. Quindi resisti, ok?” disse.
Rufy gonfiò le guance, mosse le gambe nelle coperte stringendole tra le mani.
“Ma io ho fame!” si lamentò.
Si bloccò, sorrise come illuminato.
“Ah! E poi non posso rimanere fermo. Oggi è il mio compleanno!” si ricordò.
Lo spadaccino aprì la bocca sorpreso, s'alzò in piedi di scatto.
Certo, era ovvio, come aveva fatto a non pensarci prima.
Tra la sorpresa di ritrovarsi tutti insieme dopo anni e la faccenda di Arlong che era spuntata dal nulla come un fungo, non era arrivato al concetto che Rufy faceva gli anni quel giorno.
A stento era riuscito a capire che era con lui che aveva un debito, debito che doveva ancora ripagare checché ne dicesse il ragazzo, ma il fatto che fosse il compleanno del giovane nobile l'aveva totalmente rimosso.
Se era vero – e se Rufy l'aveva detto così candidamente era sicuramente vero – allora significava che probabilmente in tutta Line era pieno di Marine che cercavano il ragazzo disperso che invece di essere in casa sua al suo compleanno si trovava in una catapecchia adibita ad infermeria.
Certo probabilmente Ace e i suoi amici avevano provato a fare qualcosa, ma per quanto tempo si poteva rimandare l'entrata in scena del festeggiato, proprio il giorno del suo diciottesimo compleanno?
Zoro non s'intendeva di nobili e nobiltà ma il fatto che Rufy ne facesse parte gli sembrava molto strano.
Aveva sempre sentito dire che erano persone spocchiose che si credevano superiori a tutti e tutto, che pensavano di poter giocare con la povera gente come volevano e consideravano tutti alla pari di pupazzi da poter buttare appena si erano stancati o erano rotti.
Nelle strade di Line aveva visto spesso scene che dimostravano quelle voci che in fondo non erano di meno che lo specchio della realtà.
I nobili trascinavano al guinzaglio persone semi-nude, che strusciavano il corpo sull'asfalto in qualsiasi stagione; sia quando era rovente per l'estate che quando era gelido per l'inverno; quando era bagnato di pioggia e anche se era ricoperto di vetri ed oggetti pungenti che potevano ferirli.
Si muovevano strisciando o a quattro zampe dietro i padroni, li osservavano mangiare e bere senza prendere nulla e per sfamarsi mangiavano da terra, quello che scartavano i nobili davanti a loro buttandolo nelle strade.
A volte non avevano il permesso nemmeno di far quello e se non obbedivano agli ordini esplodevano in mille pezzi a causa del collare che portavano.
Zoro aveva visto molti preferire la morte all'umiliazione ed era sicuro che anche lui avrebbe scelto una simile fine piuttosto che vivere come schiavo di quella gente schifosa.
Era questo uno dei motivi che aveva spinto molti a tornare pirati nonostante il pericolo, la voglia di libertà e la pretesa che Line tornasse la terra pacifica che era un tempo, dove tutti potevano fare ciò che volevano e i nobili non esistevano.
Roger non avrebbe mai reso nessuno schiavo, gli anziani di Line che l'avevano conosciuto quando si radunavano insieme ai giovani vogliosi di vendetta verso le ingiustizie raccontavano spesso come l'Ex Re del paese fosse una persona che odiava quel genere di cose, che odiava perfino le classi sociali nonostante lui fosse il sovrano assoluto del regno.
Non aveva mai prevaricato il suo popolo, spesso anzi girava per le vie di Line insieme alla sua sposa e s'interessava che le leggi venissero rispettati da tutti e più che da chiunque dai suoi favoriti.
Se non avessero dato l'esempio loro che governavano, diceva, allora il popolo sarebbe andato allo sbaraglio.
Zoro non sapeva se era vero, ma aveva partecipato a quelle riunioni e capiva che anche fossero state bugie servivano semplicemente ad aizzare maggiormente i ragazzi contro il governo dei Tenryūbito.
Lui era un Cacciatore, ufficialmente proprio dalla parte dei nobili e della Marina, uno di coloro che aiutavano l'ordine a catturare i rivoltosi che si definivano Pirati.
Era vero, molte volte aveva portato gente di quel tipo per averne la taglia e sopravvivere fino alla successiva caccia ma erano più frequenti le volte in cui chiedeva i soldi a Nami che quelle in cui catturava Pirati.
Perché in fondo anche lui odiava i nobili.
E Rufy era un nobile, ma se non gliel'avesse detto il ragazzo Zoro probabilmente non c'avrebbe mai creduto, perché il suo Capitano di quelle creature che trattavano tutti come bambolotti non aveva niente.
I nobili che lo spadaccino tante volte aveva visto erano grassi, vivevano nell'abbondanza e nell'ozio, la loro mole stringeva i vestiti che indossavano simili a quelli di un sub; per non entrare in contatto con la gente comune.
Rufy era esile, aveva muscoli ben definiti che spiccavano quando si toglieva la camicia rossa ed era agile come una scimmia che si arrampica sugli alberi; sorrideva a chiunque gli capitasse a tiro.
I nobili erano spocchiosi e se avevi un debito con loro, ti conveniva spararti in bocca perché sicuramente ti avrebbero reso uno schiavo e avrebbero torturato fino a spezzare la tua volontà, fin quando non saresti vissuto solo per loro e nient'altro.
Rufy scrollava le spalle, allargava il sorriso e qualsiasi debito avessi con lui lo liquidava con un semplice “Siamo compagni, no?” che pareva non esistesse problema al mondo.
Quindi il fatto che il suo Capitano fosse un nobile era una cosa così strana, che Zoro non era veramente sicuro di averla totalmente accettata.
Non che gli interessasse veramente, però era una cosa così assurda paragonare quel ragazzino ai Tenryūbito che sarebbe venuto difficile a chiunque.
In fondo, però, si trattava di Rufy.
Era ovvio fosse unico nel suo genere.
Quindi loro avevano praticamente rapito un nobile.
Non era andata così, in realtà, ma chi mai avrebbe ammesso che un Monkey D era andato di sua spontanea volontà in giro, aveva raccattato ragazzacci di strada ed infine era entrato nel territorio di Kaido mettendolo sottosopra per una di questi?
Assolutamente nessuno, ecco chi.
Ed invece erano loro che avevano seguito Rufy, non certo lui che era stato rapito.
Questo però almeno spiegava perché ancora il Nero non era venuto a punire chi era nel suo territorio impunemente, o non aveva mandato il componente dei Sette che doveva occuparsene.
Sicuramente erano entrambi alla festa del ragazzo, insieme alla Gialla e a tutti i pezzi grossi di Line e dintorni.
Faceva diciotto anni, in fondo, Rufy.
Zoro non era sicuro di cosa volesse dire, però diventava maggiorenne e probabilmente essendo nobile avrebbe dovuto sposarsi con una ragazza che nemmeno conosceva.
Ce lo vedeva poco il suo Capitano a fare una cosa del genere e immaginava già che avrebbe trovato un modo per evitarlo.
A costo di scappare di casa trascinandoseli dietro, perché ormai era certo che non li avrebbe mai più lasciati andare.
Era diventato abbastanza forte da difenderli e la faccenda di Arlong dimostrava che era pronto a rischiare il tutto per tutto per loro.
“Rufy...tu non muoverti, torno subito” disse al ragazzo.
Il giovane Capitano spalancò gli occhi vedendo Zoro uscire di corsa.
“Non muoverti? ZORO!!” urlò disperato.
Si stese pesantemente sul letto e chiuse gli occhi, gonfiò le guance sbuffando.
“Come faccio a non muovermi se sto morendo di fame?” si chiese.
Premette il cappello di paglia sul capo e sorrise appena.
Aveva di nuovo la sua Navigatrice, era una cosa che lo faceva davvero felice.
Non era sicuro di aver capito bene cosa fosse successo, in realtà, l'unica cosa che gli era chiara è che la sua Nami aveva sofferto moltissimo a causa di quel pesce mal riuscito che ora era sepolto sotto le macerie del suo stesso castello.
Pensò che forse avrebbe dovuto farsi dire il motivo per cui lei era stata male, ma scartò immediatamente l'idea.
Non era importante, la cosa che contava era che ora nessuno le avrebbe più fatto del male perché lui non l'avrebbe mai permesso.
Non permetteva mai a nessuno di fare del male alla sua ciurma e non avrebbe certo iniziato adesso che era quasi maggiorenne.
Sospirò all'idea, incupendosi.
Erano passati tanti anni senza che rivedesse molto dei suoi compagni ma anche così tutti loro si erano comportati come non contasse niente.
Soprattutto Zoro, che era tornato a camminare appena un passo dietro di lui con in mezzo Nami e al fianco Sanji, quasi quella fosse la loro posizione naturale e non sapessero mettersi in nessun altro modo.
Il suo Vice era rimasto lo stesso, il suo cuoco e il suo carpentiere non erano cambiati di una virgola e perfino Nami si era dimostrata sempre la stessa orgogliosa che non voleva l'aiuto di nessuno, ma capace di fidarsi di lui quando ce n'era veramente bisogno.
Per questo non aveva esitato ad affidarle il suo preziosissimo cappello di paglia, il tesoro che gli aveva regalato Shanks poco dopo averlo salvato dall'annegamento perdendo un braccio e poco prima che il Rosso si allontanasse lentamente da lui, quasi fosse risucchiato in un vortice che non gli permetteva più di passare il tempo con l'adorato bambino che aveva sempre cresciuto.
Il primo a sparire era stato Dragon, il padre che fino al giorno prima gli stava accanto e lo prendeva in braccio mostrandogli oltre il balcone le meraviglie del mondo e il giorno dopo non c'era più e non era mai più tornato.
Poi era toccato a lui separarsi dai suoi compagni, rimanendo in contatto solo con Usopp, Chopper grazie al fatto che vivevano lì vicino a lui, abbastanza da permettergli di andarli a trovare e a loro di recarsi da lui.
Era ricomparsa Robin, anni dopo, quando si era sposata con suo fratello Ace per puro scopo di sopravvivenza, con l'unico interesse di non essere perseguitata dai Tenryūbito e poter stare vicino al suo Capitano, cosa che il figlio del Bianco aveva approvato in pieno.
Ora era riuscito a riavere i suoi compagni, tutti quanti insieme che lo seguivano fedelmente senza aspettarsi da lui niente di meno e niente di più di quanto si fossero sempre aspettati, ma nonostante tutto Rufy si rendeva conto che la persona che era stata il suo punto fermo per tutti quegli anni, il suo mentore e la sua guida, se ne stava lentamente andando senza spiegargli il motivo proprio come aveva fatto Dragon.
Ed era una cosa che Rufy non riusciva davvero a sopportare, specie se considerava il fatto che di lì a poco probabilmente avrebbe anche lui dovuto prendere una moglie che non amava e che invece probabilmente avrebbe odiato perché se fosse stato sposato, non avrebbe potuto conquistare la cosa a cui teneva di più al mondo.
Il titolo di Re dei Pirati e la libertà che ne conseguiva.
Non sapeva chi suo nonno e gli altri avessero scelto come sua futura sposa, non lo aveva mai chiesto e sapeva che se anche l'avesse fatto probabilmente Garp non gliel'avrebbe detto e non per cattiveria ma perché era contrario quanto lui a quel genere di cose.
Si era sposato per amore, il Marine, all'epoca di Roger e della Line splendente e folgorante, all'epoca d'oro di un paese che ormai era libero solo di nome e presto forse non lo sarebbe stato più nemmeno per quello.
Quindi l'avrebbe conosciuta quel giorno stesso, la sua futura sposa.
Era sicuro che fosse qualche nobile, magari una proprietaria di molte ricchezze e senza scrupoli come tutte quelle che aveva incontrato per caso o di malavoglia alle feste che venivano periodicamente organizzate e a cui lui partecipava recitando un copione perfetto che poi andava a vomitare appena finita la festa.
Lui non sarebbe sottostato a quella messinscena, lo sapevano tutti quelli che lo conoscevano veramente appena un poco che non avrebbe mai accettato di sposarsi con nessuna, nemmeno se avesse provato per quella donna un'amore smisurato.
Perché aveva un sogno importante da seguire e non l'avrebbe messo da parte per niente al mondo, mai e poi mai.
Si sistemò meglio sul letto e sospirò.
Doveva solo aspettare che Zoro tornasse, poi qualcosa sarebbe sicuramente successo.
Non poteva davvero sperare che suo nonno avesse dimenticato che quello era il giorno del compleanno del suo prezioso nipotino.

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