Gerard, I miss you

di Ciulla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cadogan West - la vendetta ***
Capitolo 2: *** Dal diario di Mycroft ***
Capitolo 3: *** Ricordi ***
Capitolo 4: *** Dal diario di Mycroft - Che cosa centra Greg? ***
Capitolo 5: *** Quando Sherlock ammise di aver sbagliato. ***
Capitolo 6: *** Vissero tutti felici e... Idioti? ***



Capitolo 1
*** Cadogan West - la vendetta ***


:-) Ciao a tutti voi! Spero che questa lettura - altamente drammatica - vi faccia sorridere almeno un poco :-)





 Era un giorno come tanti altri. Sherlock non aveva casi particolari tra le mani, si annoiava, e io, il suo povero coinquilino, ne subivo le conseguenze. Sopportavo i suoni stonati emessi dal violino, sopportavo il rumore dei colpi della pistola e l’odore della polvere da sparo, sopportavo gli improvvisi sbalzi d’umore, sopportavo tutto, ma sempre sperando l’arrivo di qualcosa che distrasse quello psicopatico che porta il nome di Sherlock Holmes.
Ero quasi giunto al mio limite di sopportazione. Ero addirittura arrivato a pregare, pur sapendo che sarebbe stato inutile. Quante volte, da giovane, ho pregato che mia sorella trovasse la forza di smettere di bere? Quante volte, in Afghanistan, ho pregato che un mio amico non morisse? Quante volte ho pregato che Sherlock non rischiasse costantemente la vita?
Eppure la situazione era talmente stressante che ero arrivato a rivolgermi a un Dio che non ero certo esistesse. E, nel caso esistesse, sapevo non m’avrebbe ascoltato.
Eppure, quella volta, mi sbagliavo. Un bussare agitato alla porta del nostro appartamento ruppe a metà una nota di violino. Sherlock, come me, aveva riconosciuto quel rumore. Era il rumore di un cliente sull’orlo del panico, il rumore di una persona disperata, il rumore che, ogni volta che s’era fatto sentire, aveva portato casi eccitanti e problemi che mettevano a dura prova persino le capacità intellettive di quel genio di Sherlock Holmes. Niente di meglio poteva egli chiedere, in questo momento.
Il consulente investigativo, in pochi istanti, aveva posato il violino e si era alzato in piedi, pronto ad accogliere l’ospite. “Avanti”, disse, troppo in fretta per sembrare educato, troppo luminoso in viso per sembrare indifferente.
E improvvisamente, all’entrare del cliente, quella maschera di attesa gioiosa che l’aveva reso tanto bello si ruppe. Ripiombò pesantemente sulla poltrona, riprendendo in mano il violino e ricominciando a suonare annoiato. “Mycroft”, disse intanto. “Non ho molto tempo da dedicarti, sono molto impegnato.”
“Lo vedo”, mormorò il fratello, un volto angoscioso al posto della sua solita espressione tranquilla. “Ma... Devi assolutamente aiutarmi, Sherlock. Questo è un caso d’estrema importanza nazionale! Lascia stare i tuoi soliti giochetti di polizia...”
“Ho un certo qual senso di dejà vu”, commentò Sherlock con un ghigno indolente sulle labbra. “Di cosa si tratta? ‘I piani missilistici rubati - il ritorno’? O ‘Cadogan West - la vendetta’?”
“Non scherzare, Sherlock! E’ un rapimento che potrebbe avere gravissime ripercussioni sul governo inglese fino a farlo crollare! Dimmi che non sei così insensibile! Che tieni almeno un minimo al tuo stato! Potrei offrirti enormi ricompense, ma so che non ti attirerebbero quanto un caso con risvolti particolari. Permettimi di spiegarti tutto...”
“Ho già ascoltato abbastanza, Mycroft, e ti conosco abbastanza per sapere che hai la mania dell’esagerazione. Mi hai rubato troppo tempo, sei pregato di uscire dalla stanza.” Sherlock sollevò lo sguardo sul fratello, osservandolo veramente per la prima volta, e, per qualche motivo a me allora ignoto, sbiancò improvvisamente. Scosse la testa ricomponendosi quasi subito, mentre Mycroft si rilassava visibilmente, ormai praticamente certo della sua futura resa. Non capii cosa avesse sconvolto tanto Sherlock da fargli perdere il controllo sulle reazioni emotive del suo corpo, ma ripensandoci in seguito pensai che ci sarei potuto arrivare anche con un cervello come il mio.
“Mycroft!” Esclamò Sherlock. “Deve essere una cosa gravissima. Ti concedo ben due minuti per farmene comprendere l’entità. Poi potrei pensare di occuparmene.”
Qualcosa nell’aspetto di Mycroft l’aveva convinto della pericolosità della situazione, ma cosa? Ancora non lo capivo. Certo, c’era qualcosa di strano, qualcosa che mancava...
Capii cosa nello stesso momento in cui Mycroft mormorava: “Hanno rapito Gerard.”
Sherlock sgranò gli occhi, annuì piano, diede qualche pacca di cui non capii la compassione sul braccio del fratello. Abbandonò i contrasti che aveva con lui, e per la prima volta intravidi una specie di affetto verso Mycroft nel duro cuore del freddo consulente investigativo.
Io, però, non riuscivo ancora a capire.
“Scusate... Chi è Gerard? E Mycroft, perché oggi non hai l’ombrello? Te lo porti dietro sempre.”
Gli occhi del maggiore degli Holmes si velarono di tristezza, mentre Sherlock mi scoccava un’occhiata velenosa commentando: “Fai due più due, idiota.”
La verità mi piombò davanti agli occhi, e, anche se oggi mi pento di essere stato tanto insensibile, scoppiai a ridere.
“Gerard è un ombrello! Hanno rapito il tuo ombrello! Non ci credo, Mycroft, non puoi essere così... Afflitto per un ombrello!”
Mi aspettavo quasi che Sherlock mi seguisse nell’ilarità, invece la mia risata fu congelata dai freddi sguardi di entrambi gli Holmes. “John, non è una cosa su cui scherzare”, disse Sherlock, all’unisono col commento di Mycroft: “Non  mi stupisco che mio fratello vada d’accordo con una persona tanto insensibile.”
Passai il mio sguardo incredulo dall’uno all’altro, il divertimento totalmente esaurito. Tentai di difendermi. “Insomma! Lui ha parlato di un rapimento che avrebbe avuto gravissime ripercussioni sul governo inglese!”
“Infatti io sono il governo inglese.”
“Ha parlato di crollo!”
“Mi riferivo a un crollo emotivo!”
“John, basta discutere! In piedi, dobbiamo iniziare le indagini. Mycroft, dicci tutto quello che sai sul rapito e sui suoi spostamenti prima della tragedia.”
“Ho portato Gerard con me ovunque, questa mattina. Mi sono accorto che era stato rapito quando entrando in un caffè tentai di appoggiare il mio peso ad esso ma caddi rovinosamente a terra. Mi accorsi di star stringendo il vuoto... Non so dire altro. Sherlock, devi assolutamente aiutarmi! Tu sai quanto valga Gerard per me! E’ come un figlio!”
Sherlock, stupendomi nuovamente, abbracciò il fratello, dandogli qualche pacca sulla schiena. “So che ruolo ha avuto nella tua vita, fratello mio. Lo salverò, te lo prometto.”
Si avviò verso le scale trascinandomi con sé. Giunto al piano terra, prima di uscire, urlò: “Mrs Hudson! Nell’appartamento c’è mio fratello in evidente stato di shock. Gli faccia un tè.”
“D’accordo, ma non sono la governante!”
Ma Sherlock aveva già sbattuto la porta.



 

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Capitolo 2
*** Dal diario di Mycroft ***


DAL DIARIO DI MYCROFT

14.00
Inizio questo diario per appuntare i progressi che mio fratello fa nelle indagini. Normalmente li terrei a mente, ma il mio cervello risente degli effetti negativi dell’angoscia e la sezione dedicata alla memoria non funziona come dovrebbe.

14.30
Non ci sono stati progressi.

15.00
Trovato un solco nel fango e una traccia di punta d’ombrello su un sentiero di ghiaia. Purtroppo Sherlock non sa distinguere le impronte di Gerard dalle impronte degli altri ombrelli, perciò non sa dirmi se si tratta o no di un indizio.

16.00
Mrs Hudson mi ha preparato un tè. Le ho fatto cortesemente notare che l’orario esatto del tè è alle cinque, ma che se non se lo è ricordato non è grave, si sa che la vecchiaia fa brutti scherzi. Credevo di essere stato carino, ma lei mi ha rovesciato addosso il tè. Non c’è più rispetto per le autorità.

16.43
Ho fatto una doccia per ripulirmi dal tè, ma mentre cercavo nell’armadio di mio fratello dei vestiti che potessero andarmi bene è entrata Mrs Hudson per scusarsi della doccia di prima e portarmi un altro tè. Appena mi ha visto nudo ha gridato e mi ha rovesciato addosso anche quello.
Cosa ci sarà di strano in un uomo nudo, mi chiedo. Non ne ha mai visto uno?

17.22
Seconda doccia finita, vestiti trovati, questione risolta con Mrs Hudson. Ha già visto degli uomini nudi.

17.43
Mio fratello è tornato a casa con un’aria sconsolata che sembrava dire: nessuna traccia. Si è fatto un tè, ne ha fatto uno a John.
Mi ha chiesto cosa ci facevo con indosso i suoi vestiti. Gli ho risposto che la colpa è di Mrs Hudson che non vuole vedere in giro uomini nudi. Mi sono informato su come facessero John e Sherlock a non farsi mai beccare nudi dalla donna durante “l’atto”, più comunemente noto come “scopata.” Altri due tè in testa. Siamo a quattro.

18.00
Mi manca Gerard.

19.00
Gerard torna da me.

19.30
Chi potrebbe essere così crudele da rapirti?

20.00
Accetterò qualunque riscatto.

22.00
 Non riesco a dormire, appena chiudo gli occhi vedo Gerard che mi parla con voce profonda e mi accusa di averlo abbandonato. Gerard, perdonami. Ci riuniremo presto.

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Capitolo 3
*** Ricordi ***


“Sherlock... Sherlock, frena! Perché tanta fretta?”
Siamo al secondo giorno di indagini, e io non ho ancora capito per quale sacrosanto motivo i due Holmes pensano che valga la pena di tanta fatica per recuperare uno stupidissimo ombrello.
“Non è uno stupidissimo ombrello, John. Non pensarci nemmeno.”
Fantastico! La capacità di Sherlock di dedurre i pensieri non si è mai rivelata così utile. Almeno posso evitare di esprimergli a parole il mio disappunto: sono sfinito.
“John, tu tieni a me?”
Ma che razza di domanda è? Sento il mio viso imporporarsi mentre mormoro un sì appena udibile.
“Ma quanto?” Insiste lui.
Cosa dovrei rispondergli? ‘Ti amo più della mia stessa vita’? Oppure ‘Tengo a te quanto Gollum tiene al suo tesoro’?
“Tanto.” Mormoro.
“Mi ami.” Afferma lui.
Il mio volto è incandescente sotto il suo sguardo. Ne parla come se niente fosse, non è minimamente imbarazzato, mentre io, beh, io sto andando a fuoco.
“Sì”, rantolo in un gemito strozzato.
Sherlock si volta proseguendo velocemente e continuando a darmi le spalle. “Quell’ombrello”, afferma nel frattempo, mentre io lo seguo guardandomi i piedi, “Vale per mio fratello forse più di quanto io valgo per te.”
E, sempre qualche passo avanti a me, sempre ripercorrendo il percorso che il fratello aveva compiuto due giorni prima, scrutando con ansia il suolo cercando qualche indizio sfuggito, comincia a raccontare.

“Mycroft!”
Sherlock, nel cortile della scuola, era in pericolo. Aveva appena preso in giro due bulli per il loro basso quoziente intellettivo, e stava per essere picchiato. Aveva avvistato il fratello in lontananza, e l’aveva chiamato in aiuto, del tutto incurante che così facendo avrebbe finito per mettere anche lui in pericolo. Cosa potevano due gracili Holmes contro due enormi bestioni tutti muscoli e niente cervello?
Pur fiutando il pericolo, Mycroft non poteva tirarsi indietro e ignorare le grida del fratellino; si diresse quindi correndo verso il luogo del futuro pestaggio, sospirando  e maledicendo tra sé l’ombrello che portava appeso al braccio, perché, a suo dire, rallentava la sua corsa altrimenti celere.
Non capiva la preoccupazione dei suoi genitori: non sarebbe certamente morto per qualche goccia d’acqua, qualora avesse piovuto.
Arrivò ansante accanto al piccolo Sherlock, mettendo una mano sulla sua spalla mentre il fiatone gli impediva di respirare decentemente. “Lasciatelo stare”, ansimò, per nulla convinto e per nulla convincente.
I due bestioni scoppiarono a ridere, e si buttarono insieme sui due poveri, piccoli, indifesi genietti.
Le stavano per prendere, e di brutto, realizzò Mycroft. Avrebbero persino potuto passare dei giorni, se non dei mesi, in ospedale. Non voleva rassegnarsi, non poteva arrendersi, doveva dare il buon esempio al suo fratellino, insegnargli che gettare ogni resistenza non è il modo migliore per uscire da una difficoltà.
E improvvisamente, neanche troppo sicuro che fosse stata la sua mano a muoverlo,il suo ombrello si alzò di scatto colpendo in volto uno dei due aggressori. Egli si portò le mani al naso sanguinante, cominciando a gridare “Assassino! Assassino!” e a scappare in lacrime come un bambino a cui rubano le caramelle.
L’aggressore del fratellino non s’era reso conto di niente, e fu facile per Mycroft - anzi, per il suo ombrello - dirigersi verso la sua schiena e bastonarla con ferocia.
Quando i due furono al sicuro da ogni pericolo, Mycroft rimase a fissare l’ombrello con gli occhi luccicanti.
“Sherly”, mormorò. “Ci ha salvato la vita.”
Il fratellino annuì con aria solenne, poi corse a giocare, gridando a Mycroft di raggiungerlo.
Ma Mycroft non poteva raggiungerlo. Mycroft aveva un nuovo amico, doveva passare del tempo con lui. E così facendo, imparò cose che mai si sarebbe aspettato di imparare.
Quanti misteri possono nascondersi dietro un semplice ombrello. Quante storie possono nascondersi tra le sue pieghe. Quanto affetto può scaturire per qualcosa di inanimato.


Sherlock finisce il racconto con aria solenne.
Vorrei poter dire di esserne toccato, ma non lo dirò, per il semplice motivo che non è così. Stiamo parlando di un ombrello, dannazione, non di un essere vivente. E’ del tutto impossibile che quel coso si sia mosso da solo, è di certo la mano di Mycroft che l’ha usato per colpire gli aggressori. Dunque, perché Holmes si è affezionato ad esso e non alla sua mano? Sarebbe stata una cosa alquanto buffa e fuori luogo, ma almeno quella non gliel’avrebbero rapita. Salvo staccarla dal polso, ma non credo esista qualcuno tanto malato da farlo.
Sono tanto immerso in queste congetture che non mi rendo conto del fatto che Sherlock si è fermato, e vado a sbattergli contro. Vedo il suo volto illuminarsi, lo sento dire: “Mycroft ci nasconde qualcosa, per forza”. Dopodiché si avvia velocemente verso casa del fratello, e io lo seguo a distanza ravvicinata, curioso di sapere cosa abbia dedotto questa volta, e come.

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Capitolo 4
*** Dal diario di Mycroft - Che cosa centra Greg? ***


PRE-NOTA AUTRICE
xD Well, non so se la cose vi andrà a genio, perciò vi avverto prima. A parte che il capitolo fa un po' schifo perchè l'ho scritto in 20 minuti xD C'è giusto un accenno di Mystrade. Ecco, giusto perchp non so se vi va bene xD



GIORNO 2



05:00 am

Gerard.
Da quando mi hai lasciato
le ore trascorse son cupe
e senza significato.
Ho un peso che mi opprime
se penso al tuo manico amato
che tante volte ho stretto
come un innamorato.
Il cor mi si deprime
e mi tremano i ginocchi;
neanche il mio morbido letto
può dare riposo agli occhi.
“L’amore è deleterio”,
un giorno Sherlock mi disse.
Ora so che era serio:
per me è giunta l’Apocalisse.
Da quando non ti vedo,
non ti stringo nella mia mano
la vita mia è vuota; e credo
che si spenga, piano piano...
Ma se dovrò morire
redigerò nel testamento
di scrivere sulla mia tomba
“Morto per sentimento”.
Ma se dovrò morire
potrò morire appagato
se prima che io soccomba
tu possa saper che t’ho amato...


11:00 am
Sherlock continua a bombardarmi di sms. Sono così afflitto che non mi ricordo nemmeno che io odio gli sms. Anche se considerando che l’ho appena scritto qui significa che me ne ricordo. Però non ci do più peso, è questo che intendevo. Mi sono spiegato?
Oh, è così difficile scrivere qualcosa di sensato con una tale confusione in testa.  Però sono più lucido di ieri, e ho deciso di collaborare nelle indagini. Quindi ho chiesto a mio fratello di darmi qualcosa da fare.
La sua risposta è stata:

Fatti una camomilla e di’ a Mrs Hudson di farmi qualcosa per pranzo. SH

Non era esattamente il tipo di collaborazione che avevo in mente, ma va bene.


11:30 am
Ho riferito il messaggio a Mrs Hudson. Mi ha risposto che lei non è la governante. Ho ribattuto dicendo che se non mi obbedisce appena ritroverò Gerard e potrò tornare a ragionare provvederò a farla esiliare.
Mi ha risposto dicendo che se non divento più educato appena ritroverò Gerard me lo ficcherà nel foro in mezzo alle natiche, che nel mio caso deve già essere bello largo.
Mi chiedo chi le abbia insegnato certe cose,e dove trovi il coraggio di fare certe insinuazioni riguardo al governo inglese.
Insinuazioni totalmente false, inoltre. Io non ho mai fatto certe cose riguardanti il mio ano con Gerard, o tantomeno con Greg, o...
Un. Momento.
Greg!






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Capitolo 5
*** Quando Sherlock ammise di aver sbagliato. ***


Sherlock spalanca con violenza la porta del nostro appartamento, seguito a ruota da me, ormai senza fiato.
Mi stupisco nel vedere Mycroft ancora qui: probabilmente, troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa, non si è mosso dall’altro giorno, e ha dormito placidamente nella nostra calda e accogliente dimora mentre noi giravamo per la città nel freddo della notte per cercare il suo maledettissimo ombrello.
“Sherlock!” Esclama Mycroft appena ci vede. “Devo dirti una cosa...”
“Non ora Mycroft!” Lo interrompe lui. “Ho la soluzione, e niente di quello che tu hai da dirmi potrà farmi cambiare idea.”
Il fratello ammutolisce, con un’espressione perplessa e incuriosita sul volto.
“Percorrendo il tragitto da casa tua al Diogenes Club”, comincia a dire l’infallibile consulente investigativo, “Mi sono detto che forse avevi percorso una stradina secondaria per arrivarci, forse per compiere nel frattempo qualche commissione di cui non ci avevi informato. In particolare, è tua consuetudine comprare spesso cibo dietetico in un particolare supermercato, che io e John abbiamo ispezionato da cima a fondo alla ricerca di tracce.
 Purtroppo, non vi abbiamo trovato niente. Però, uscendo, ho notato una serie di impronte che si allontanavano per una stradina fangosa... Impronte uniche per scarpe fatte su misura. E io quelle impronte già le conoscevo. Quelle impronte... Erano le tue.
 Ci hai nascosto una svolta del tuo tragitto che ti ha portato in una direzione del tutto opposta al luogo in cui sostenevi di esserti recato; non poteva essere stata una qualunque dimenticanza. Questo mi ha fatto capire che volevi nascondermi qualcosa; ma cosa potresti voler nascondere al tuo amato fratellino?
Spero che si colga l’ironia del termine ‘amato’. Io e te ci odiamo cortesemente, Mycroft. E probabilmente la tua voleva essere solo una vendetta. Una stupida vendetta consistente nel farmi preoccupare per te e poi schernirmi, ammettendo di aver scherzato.
Mycroft Holmes!” E qui Sherlock alza la voce facendomi sobbalzare e indicando il fratello con fare accusatorio. “Tu hai rapito Gerard!”
Mycroft è pallio come un cencio, a questo punto del discorso. “Fratello”, comincia di dire, “il tuo odio per me ti offusca gli occhi e non ti permette di vedere i tuoi errori. Quelle impronte... Non nego che fossero mie, ma non ti è venuto in mente che potessero significare qualcos’altro? Qualcosa che ti ho nascosto perché lo ritenevo totalmente irrilevante al caso? Comunque”, e qui si rabbuiò, “Permettimi di dimostrarti che stando seduto su una poltrona ho scoperto chi ha rapito Gerard prima di te.”
Sherlock scoppia a ridere. “Ora è inutile che tenti di discolparti! E’ tua, e solo tua la colpa! Tuttavia, non nego di voler vedere l’enorme sforzo di fantasia che farai per inventare una bugia plausibile... Racconta. Perché hai svoltato in quella stradina?”
Mycroft sospira. “Ho svoltato per andare a trovare Greg a casa sua. Vedi, io e Greg abbiamo una storia e... Credo che lui fosse geloso dell’amore che mi lega a Gerard.”
Sherlock fa una smorfia. “Perfettamente plausibile. E tu non sai mentire. Ti credo. Mi sono sbagliato, ma non farlo sapere a nessuno oppure te la faccio pagare. Ora però dobbiamo convincere Greg a confessare...”
Basta. Non ce la faccio più! Questa situazione è totalmente assurda! Non reggo più tutte queste storie per un ombrello!
 “Basta!” Urlo. Mi alzo in piedi dal divano su cui mi ero accomodato. “Adesso basta! Tutto ciò è assurdo. Tu hai una storia con Greg e col tuo ombrello? Veditela da solo! I tuoi problemi amorosi non ci interessano! Esci da questa casa o esco io!”
I due Holmes si voltano contemporaneamente verso di me, uno con una smorfia disgustata e l’altro con lo sguardo ammirato. Vedendo però che Mycroft non si schioda, mi dirigo deciso verso la porta, spalancandola con violenza e colpendo in faccia il povero Greg che stava per bussare.
Mycroft si alza in piedi. “Gregory!”
Lestrade arrossisce: “Mycroft!”
Sherlock sbadiglia. “Noioso.”
Io impreco. “Vaffanculo.”

 

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Capitolo 6
*** Vissero tutti felici e... Idioti? ***


Mycroft sbianca, vedendo ciò che Lestrade ha in mano.
“Da te non me lo sarei mai aspettato, Greg!”
Lestrade solleva l’ombrello in aria con un’espressione confusa. “Non capisco cosa intendi”, commenta.
Viene aggredito contemporaneamente da entrambi gli Holmes, intenti a urlare insulti che risultano incomprensibili sia a me che al povero ispettore. Capto solo qualche parola, tra cui ‘rapimento’, ‘denuncia’, e ‘torta al cioccolato ipercalorica’. Mi sa che Mycroft, troppo sconvolto, si è fatto fuori uno di quei dolci e ora accusa Lestrade dei chili che potrebbe aver messo su.
Decido di intervenire. “Insomma, insomma, piantatela!” Urlo. Tutti tacciono; non credevo di avere tanta influenza. Indico il povero ispettore. “Come potete accusarlo? Chiunque impazzirebbe, vivendo con voi due intorno! Non so perché io non sono ancora impazzito! Ma in poco tempo anche io sarei arrivato a una tale decisione drastica! Forse, Sherlock, ti avrei rubato il teschio, o forse, Mycroft, ti avrei rubato il libro di ricette italiane della Benedetta Parodi; ma non per cattiveria, solo per esasperazione! Io non biasimo Greg perché ti ha rapito quello stupido Gerard!”
Il volto di Lestrade si illumina di comprensione. “Momento.” Dice. Io non ho rapito nessun ombrello. Myckey, tesoro, come puoi pesare che ti farei questo? So quanto ci tieni!”
Gli occhi di Mycroft si fanno lucidi. “Ma allora… Allora tu l’hai salvato, Greggy caro!” Sherlock finge un conato di vomito all’udire questi nomignoli.
Il volto di Greg è un misto di rassegnazione, esasperazione e divertimento. “Sì, l’ho salvato, se pensarlo ti fa piacere.” Concede. Mycroft sorride. “Mi basta questo. Non voglio sentire altro.” Afferma. Poi si allontana, per andare a scusarsi con suo fratello d’averlo importunato.
Mi avvicino a Greg per chiedergli spiegazioni. “Davvero non hai rapito l’ombrello di Mycroft? E’ l’unica spiegazione che combacia con tutti gli indizi!”
L’ispettore sospira. “Ma da dove l’ha tirata fuori questa storia del rapimento? Ha semplicemente dimenticato Gerard nel mio ufficio, quello stupido paranoico.
Ci guardiamo negli occhi e poi ci concediamo una grassa risata. “Siamo senza speranza, John. Siamo innamorati di due pazzi.” Commenta lui. Io annuisco, realizzando però la differenza. E’ vero, siamo innamorati di due pazzi, ma lui col suo pazzo ci è fidanzato. Io no.
E questa cosa deve cambiare.
Quando Mycroft e Greg se ne vanno, mi avvicino semplicemente a Sherlock e lo bacio. Lui, un po’ stupito, ricambia il gesto. E tra labbra, lingue e denti, finalmente posso dire che sia io che Lestrade siamo due completi idioti.
 
DAL DIARIO DI MYCROFT
Avventura finita. Greggy aveva Gerard. Non era un rapimento. L’ho dimenticato nel suo ufficio.
Né io né Sherlock, con le nostri brillanti menti, avevamo preso in considerazione questa possibilità.
Siamo due completi idioti. 



NOTA DELL'AUTRICE
Fine. Contenti? Commenti finali??

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