Recensioni di Francine

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Recensione alla storia Donna, madre, assassina. - 13/12/17, ore 14:45
Capitolo 1: Donna, madre, assassina.
La sensazione che mi ha regalato questa storia è stata quello di qualcosa che salta. Un tappo, la sicura di una granata, il clic del cane armato. Sì, ecco. Un clic, che è anche lo spazio che intercorre tra il dolore disperato della protagonista e la decisione – irreversibile – di tornare ad essere Black Mamba, ancora più massiccia di prima e ancora più incazzata. Irreversibile, perché tutti, prima o poi, passiamo per il momento clou, quello che cambia la nostra vita per sempre, o quello che ci immette in una strada a senso unico da cui si esce in un solo modo: arrivare fino in fondo. Irreversibile perché questa storia profuma di disinfettante, antisettico, lisoformio e grasso. E polvere da sparo, quella che s’è depositata sulle spalle di Beatrix e che lei stessa credeva non facesse più parte della sua vita.
Ci sono momenti di svolta, in cui decidiamo di ricominciare daccapo e ci reinventiamo noi stessi. Un nuovo giro d’amici, un nuovo lavoro, una nuova città; anche gli assassini prezzolati ci cascano. E ci provano, poveretti, a credere che sia possibile essere delle persone normali, che hanno una vita dalle nove alle diciassette, scadenze da rispettare e bollette da pagare, e magari qualche discorso trito e ritrito con cui ammazzare il tempo.
Il problema è che per vivere come avrebbe voluto – come una normale mogliettina che raccoglie i tagliandi sconto e porta le camicie in tintoria – Beatrix avrebbe dovuto fare tabula rasa del suo passato. Ammazzare tutti. E da qui nasce la storia di Kill Bill, la vendetta della vendetta.
Tu ci mostri l’attimo prima in cui questa vendetta al quadrato si metta in moto, il clic dello scarto tra Beatrix, la sposa incinta che si ritrova il futuro marito e gli invitati alle sue nozze, massacrati a colpi di pistola davanti all’altare, e Black Mamba.
Beatrix Kiddo non è una persona normale, e non soltanto perché sa ammazzare la gente come il resto delle persone schiaccia una zanzara fastidiosa; Beatrix Kiddo è come se portasse su di sé una maledizione, l'impossibilità di vivere come tutti gli altri.
Normalità è la chiave di volta di questa tua istantanea - di questa tua carrellata in avanti, che si conclude con un primo piano sul volto di Beatrix; un primissimo piano, quasi un particolare. Posso sentire il sudore che le incolla alla fronte i capelli, il vuoto - l'assenza - di quella vita che ha difeso con ogni mezzo possibile e immaginabile. Si definisce vuota, la tua Beatrix Kiddo, ma non a causa di quella naturale sensazione che le donne provano dopo il parto. Quello è un vuoto fisiologico. Ci sta. Ma quello che prova Beatrix, no che non lo è. Nossignore. È stata svuotata. È come se qualcuno le avesse aperto la pancia e le avesse prelevato sua figlia - cosa che è successa; ma un conto è esserne coscienti, un altro è risvegliarsi dopo Dio solo sa quanto tempo e scoprire di essere diventate un guscio vuoto, come una noce aperta, o una valva solitaria che il mare ha buttato a riva.
Bill non ha nemmeno bisogno di essere nominato: Lui, nemmeno fosse il Diavolo, basta e avanza per definirlo e per farmi provare le stesse sensazioni che prova la protagonista: paura - è arrivato fino a me! - sconcerto - come ha potuto arrivare a tanto?! - e rabbia.
Ma, più di tutto, ho apprezzato davvero tanto il gioco tra la normalità e la straordinarietà di Beatrix, il suo prima e il suo dopo, il suo volerci provare a tutti i costi e il ritrovarsi al punto di partenza, senza sua figlia, senza il futuro che stava costruendo, senza prospettive.
Non si diventa straordinari da un giorno all'altro e non si diventa normali - banali, potremmo dire - nello stesso breve lasso di tempo. Quello che sei e quello che hai fatto in passato costituiscono il tuo bagaglio, e a volte non basta scappare via, correndo lontano il più veloce possibile.
Oltre a questo, ho anche apprezzato l'aver reso Black Mamba quasi un'altra persona, come se Beatrix si fosse sdoppiata, come se avesse preso quella realtà fatta di sangue, cervelli esplosi e grasso e pistole e carrelli che scorrono, e l'avesse rimossa. Come se si fosse convinta che fosse possibile essere qualcun altro (una brava madre, solo questo), come se Black Mamba fosse un’estranea. Qualcuno che torna quando scatta un interruttore, acceso/spento. Disturbo della personalità, potrebbe dire qualcuno, ma qui siamo ancora in una sorta di normalità: Beatrix sa che Black Mamba è una parte di sé, un periodo della sua vita di cui non va fiera, qualcuno che è stata in passato – e di cui avrebbe fatto volentieri a meno di dover parlare a sua figlia – e che se prima era un’osta – più o meno – assassina prezzolata, adesso la musica è cambiata. Adesso anche Black Mamba è una madre, e ogni madre diventa un’orsa inferocita quando le si toccano i figli. Anche – soprattutto – le assassine.