Recensioni di Mocchan

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Cà d'Anime è in vendita - 09/12/19, ore 21:58
Capitolo 3: Fantèsmi e buratèn
Buonasera, yonoi~!
Ma... cosa fa il Ninèn!? Ignora i suoi amici??
I fantasmini continuano a farmi tanta simpatia, in questo caso ho anche provato molta tenerezza e pena per loro, quando cercavano di far sentire la loro voce in una discussione in cui, ahimè, di voce in capitolo non ne avevano proprio. Poveriii!!
E continuo a pensare una cosa delle tue storie: quando scrivi un racconto horror hai questa capacità di renderlo come una favola, che viaggia a metà strada fra i racconti dei Piccoli Brividi e i film d'animazione di Tim Burton. È un genere che amo proprio per questo tema dell'aldilà trattato in termini terreni, come se l'aldi fosse di qua, e si potesse sempre rimanere connessi con gli scomparsi.

La scena dei burattini l'ho adorata!! Per quanto da piccina mi facessero paura — perché certi burattini hanno delle facce inca**ate nere. xD
La figura del signor d'Anime mi intriga assai, ha una personalità unica, particolare, e sospetto che l'uomo sia in contatto con i fantasmi? Se non altro, lascia intendere di sapere cosa succeda attorno alla villa.
E i burattini che si muovono burloni nello sfondo?? Adoro questi dettagli! (*-*)
A presto~♥
Recensione alla storia Cà d'Anime è in vendita - 14/11/19, ore 23:59
Capitolo 2: In mezzo alla campagna, il tintinnio di un passaggio a livello
Arranco ma non manco. 😆
Dopo questa...

Ho capito che la casa ha una maledizione della peggior specie, e il peggio è che la metafora che usa il Ninèn per la casa potrebbe anche essere reale, per come le tragedie inseguano e trovino gli occasionali visitatori della proprietà a distanza di centinaia di metri.
A questo punto mi vien da chiedere chi ci sia dietro tutto ciò, è veramente solo una questione di fantasmi o ci sta uno strigo dietro? Per esempio quel tipo fumoso che è praticamente sempre irraggiungibile? Mmh, sospetto...
Il Ninèn comunque mi fa venire fame, c'è così tanto cibo nelle sue scene che salivo come una sorgente. 😔

Sono impaziente di rivedere i fantasmini e soprattutto di vederci chiaro in questa faccenda. 🧐
E la signora indovina poteva farsela una predizione prima di uscire di casa, ahahah! Avrà visto annebbiato. *badum-tss*
Sparisco~♥
Recensione alla storia Cà d'Anime è in vendita - 24/10/19, ore 13:10
Capitolo 1: Fȏl di fantèsmi
Ciao~! ^^
Eccomi qui spinta dalla curiosità.
Continuiamo sul filone delle storie spettrali, dopo l'ultima tua che ho letto.
Ed ecco i soliti ragazzini che non hanno nulla di meglio da fare, però a questo giro mi sono sentita davvero dispiaciuta per loro, perché non è bastato lo spauracchio, è proprio andata a finire in tragedia... :(

Però! Mi ha fatto sorridere che i loro fantasmi siano tornati proprio nella villa “del terrore”, e il Ninèn è davvero l'unico che può sentirli/vederli?
Un primo capitolo che fa nascere molte domande.
Al momento i fantasmini mi sono molto simpatici, mentre sarei curiosa di vedere se la signora indovina andrà fino in fondo nell'acquisto della proprietà... Ancora non so che pensare di lei, vedremo andando avanti.
Un saluto e a presto~♥
Recensione alla storia La verità su Ingeborg Barrow - 04/03/19, ore 15:28
Capitolo 3: Capitolo 3
Valutazione per il contest “Terapia d'urto”

Grammatica, lessico e stile: 13.75/15


Dal capitolo uno:

• Ancora immerso in immagini di sogno... → da.
• Alla fine rivolse un’occhiata truce anche sull’amico... → all’.
• Solo che lei mi promette di chiamarmi James. → se.
• ... tergendosi la fronte madida[.] “Qui c’è qualcosa, James.” → manca il punto.

Dal capitolo due:

• ... alcuni documenti e li postò sul piano del mobile... → posò, appunto stilistico: nel caso di semplici documenti ritengo la scelta del verbo ‘postare’ un po' eccessiva per il significato che ha, ‘posare’ è sufficiente.
• ... lo fissò perplesso. “perché lo chiede... → Perché.
• Senza smettere si telefonare... → di.
• Preda questo... → Prenda.

Dal capitolo tre:

• Si chiese quale fosse il razionale [?] alla base di quel comportamento... → non ho capito se lo intendevi come sostantivo o aggettivo, nel dubbio: movente oppure la ratio.
• ... dato disposizioni affinché gli essi fossero liberati... → da togliere.
• ... per un semplice motivo: che la tenuta era infestata... → avendo già inserito i due punti il ‘che’ crea una ridondanza, oppure avresti potuto scrivere: “... per il semplice motivo che la tenuta...”
• ... intervento soprannaturale?[_]Ira sig.ra Barrow? → manca lo spazio.

Il punto di forza della storia risiede indubbiamente nelle descrizioni. I paesaggi, siano essi soltanto in foto o dal vivo, così come la proprietà Christineberg sono descritti con cura in ogni dettaglio, facendo caso ai colori e all'atmosfera.
Il punto di vista in terza persona ti ha permesso di introdurre la vicenda con un personaggio e portarla avanti con un altro. Il tutto adeguando sapientemente il lessico in base al carattere del protagonista, dando loro una voce distinta e distinguibile nei dialoghi. Il diverso carattere dei personaggi contribuisce anche a cambiare il tono della narrazione: frizzantino e frenetico con Donovan, placido e riflessivo con Austin. Adoro quando i personaggi sono in grado di imprimere e dettare il loro ritmo sulla vicenda.

Una cosa, però, che ho notato nelle prime scene è che ti sei ripetuto (tre, forse quattro volte) nell'utilizzo del termine “tono”, laddove invece avresti potuto trovare sinonimi del verbo ‘dire’ per enfatizzare le emozioni impresse nella voce; alcuni esempi: sbottareesclamaresibilare, a seconda della circostanza, evitando così di ripetere “con tono...” Non le ho segnate ma, in generale, anche dopo ho riscontrato parecchie ripetizioni di quel termine, in un testo così lungo è normale che ci siano, tuttavia ritengo che almeno la metà potessero essere evitate sfruttando al loro posto, magari, degli aggettivi che rendessero gli stessi concetti. Alcuni esempi: anziché “rispose con tono tagliente” (ripetuto spesso, di cui due volte per Keynes nella stessa scena), funzionerebbe ugualmente “rispose tagliente”, “rispose pungente”, “rispose piccato”; in breve, taglia il superfluo e gioca di più coi sinonimi.

Allo stesso modo ritengo che alcuni dialoghi, superflui, possano essere tagliati e sostituiti con una sequenza narrativa, questo specie nella parte conclusiva di una scena. Esempio di un dialogo di chiusura: “Ok, lasciamolo perdere, allora.” Normalmente trovo molto a effetto i dialoghi che fanno sfumare una scena verso la sua conclusione, tuttavia sono dell'idea che se un dialogo non porta con sé informazioni aggiuntive, non arricchisce la transizione, ma è più semplicemente di “contorno”, allora è preferibile tagliarlo, anche per non rendere la chiusura secca, robotica, passami il termine. In questo caso Donovan aveva già scartato l'opzione, quindi, a mio parere, non c'era il bisogno della risposta del suo interlocutore.

Originalità e trama: 10/10

Già ho elogiato le tue descrizioni nel parametro precedente, ribadisco i miei complimenti anche qui. Definire e dare forma all'ambientazione è il primo passo per rendere il lettore consapevole sul contesto e l'ambiente in cui si colloca la vicenda. Nello specifico, risalta la tenuta Christineberg, delineata sia nell'aspetto che nella sua storia. Addirittura si vengono a sapere due versioni relative alla padrona della tenuta ed entrambe sono elementi chiave della vicenda, poiché spingono l'immagine della signora Barrow in direzioni opposte, creando un malinteso, e per alcuni un pregiudizio, nei suoi confronti.
Donovan contribuisce all'innesco della vicenda, mentre è Austin a portarla avanti, a svolgere le ricerche sul caso e risolvere la questione. Un passaggio di consegne che rende la trama dinamica, fresca e coinvolgente. Costruita tassello dopo tassello, con un rilascio graduale di informazioni, la trama si snocciola piano piano rivelando un mistero più difficile a risolversi del previsto. Se il lettore ha già la risposta in mente, è interessante leggere della testardaggine con cui Austin continua a convincersi del contrario. Non è banale, le sue convinzioni sono basate sul suo vissuto, sulle conoscenze e la sua razionalità; è giustificato in ogni suo tentativo di provare la presenza di persone in carne ed ossa, salvo poi fare la scioccante scoperta.
Il pregiudizio è uno dei temi di questa storia, che per gran parte della vicenda induce il lettore a farsi l'idea sbagliata. Ciò infittisce il mistero rendendo la verità su Ingeborg Barrow un vero colpo di scena, di quelli che, a pensarci bene, ti fanno venire anche il dente avvelenato proprio per via dell'impossibilità di difendersi della donna. A maggior ragione, il finale regala tanta soddisfazione.

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

È il caso di dire che mi sono trovata in difficoltà per scegliere chi ho preferito dei due protagonisti. Donovan e Austin, due uomini apparentemente diversi, agli antipodi, ma con alcuni aspetti in comune. Entrambi infatti antepongono alla vita sociale, romantica e familiare, il loro lavoro.
Donovan è un giovane uomo ambizioso, intraprendente, sempre in cerca della grande occasione per migliorare la sua situazione, per fare il salto di qualità. In realtà, si scopre essere molto attivo sentimentalmente, ma quando c'è di mezzo il lavoro, che sia la moglie o l'amante, la partner sparisce dalle sue priorità. Un personaggio che mi ha conquistata soprattutto per via dell'imprecazione facile che dimostra il suo essere una testa calda, dalla poca e limitata pazienza. Quando succede il minimo intoppo scatta come una molla, si mette in moto finché non ha una soluzione per le mani.
Se Donovan apre le danze, è Austin a portarle avanti. Avevo il sospetto che con un difetto come quello potesse uscire fuori un personaggio noioso, grigio, e invece Roderick è un concentrato interessante e ben riuscito di disciplina, tenacia e involontaria ironia. Sì, perché più volte sono venute a crearsi situazioni che, complice la sua serietà e mono-espressione, sono risultate ridicole, delle vere e proprie gag accidentali da parte sua. O almeno, così le ho recepite per via del contrasto con chi gli stava intorno. Anche lui trova piena espressione nel parlato, nelle azioni e nel modo di fare. Rispetto a Donovan, è risultato più difficile da decifrare in termini di introspezione, ma in generale il suo personaggio ha saputo stregarmi con la sua umile compostezza.

Sviluppo e utilizzo del pacchetto scelto + fattore malizia: 8+2/8+2

— Non è un solo personaggio ma sono in due a essere zelanti. Infatti, sia Donovan che Austin, seppur in modi dissimili, mettono in primo piano il loro lavoro, anche a costo di trascurare altri aspetti della loro vita, come la sfera sentimentale, familiare, e così via. Austin in particolare ha degli atteggiamenti maniacali anche per quanto riguarda l'ordine, una meticolosità sconfinata che comunque gli è tornata, ironicamente, utile quanto un pregio. [4/4]

— Anche nel caso del sentimento hai giocato in doppio. Lo sconforto lo viene a provare sia Donovan, nel momento in cui si ritrova a fronteggiare un ritiro dopo l'altro da parte delle imprese edili, con il rischio di veder sfumare il suo ambizioso progetto e con la banca a tenergli il fiato sul collo, che Austin una volta ritrovatosi faccia a faccia con una stramba realizzazione in grado di smontare le sue logiche credenze. [2/2]

— Da un certo punto della storia in poi si consolida sempre di più una sensazione: il tempo è ormai agli sgoccioli. A causa dei continui ritardi nei lavori, infatti, comincia a farsi man a mano più concreta l'idea che il progetto di Donovan possa fallire. È una corsa contro il tempo per risolvere il mistero della tenuta e far ripartire le ristrutturazioni. L'elemento viene sfruttato come un invisibile countdown, ma, a mio parere, c'è stato anche un utilizzo più velato. Infatti, lo stesso inserimento di un fantasma, la cui coscienza persiste e sopravvive nel tempo nonostante la morte, rientra nell'interpretazione del prompt. [2/2]

— Donovan e Austin, da uomini laboriosi, vogliono soltanto portare a termine il loro lavoro. Il primo ha colto al volo l'occasione della vita e non vuole sprecarla con il rischio di cadere in rovina; il secondo, pignolo e diligente, è sempre riuscito a portare a termine qualsiasi compito assegnatogli. Ma in questo caso, che sia sfortuna o cattiva sorte, il fato sotto forma di evento soprannaturale ci si è messo d'impegno per mettergli i bastoni fra le ruote. [2/2]

Gradimento personale: 9.75/10

Una storia che cattura l'attenzione sin dalla prima scena e più si infittisce il mistero, tanto più diventa avvincente. Viene spontaneo interessarsi alla storia, al passato di questa tenuta e mentre si scoprono informazioni insieme a Austin, ci si fa anche un'idea sul personaggio di Ingeborg Barrow. Personalmente ammetto di esserci cascata in pieno, credevo si trattasse di una crudele e cinica schiavista, che in seguito alla morte è rimasta sotto forma di fantasma nella villa per tormentare i visitatori. Invece, la scoperta sulla vera natura della donna mi ha colpito, ha completamente ribaltato l'impressione che avevo di lei e sul finale, con quel bacio inconsistente, come una carezza del vento, rivolto a Austin mi si è scaldato il cuore dalla dolcezza. Una storia meravigliosa!

Totale: 53.5/55