Recensioni di Raven Callen

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Recensione alla storia You Won't Have Me - Ricordati Chi Sei - 17/01/15, ore 16:58
Capitolo 1: You Won't Have Me - Ricordati Chi Sei
Mitica! Eccomi qui per te, mia divina.
Chiedo infinito perdono per averci impiegato tanto; già sai che il casino della mia vita, unito ad una pigrizia cronica, sono un cocktail letale.
Però ora sono qui, partendo dall’inizio, dalle storie meno recenti, per poi risalire la china e mettermi finalmente in pari.
Dunque, let’s go!

Allora, probabilmente te l’avrò già detto per tempo, ma ripeterlo non fa mai male.
La tua idea di combinare questa canzone di Spirit (che mi è molto cara, tutto il film mi è estremamente caro, in quanto è il primo film che io abbia mai visto al cinema e ne conservo uno splendido ricordo) con un racconto post-movie di Tze è… è geniale.
E non solo l’idea, tutta la shot è geniale e bellissima.
Non che ne dubitassi, sei una Dea v.v
Anyway, ho riletto la storia e in contemporanea ho riascoltato questa splendida canzone.
Ho ancora i brividi ^^
Lo stato d’animo di Spirit e Tze, nella prima parte, è tremendamente simile.
Entrambi abbattuti, entrambi a pezzi.
Tze non si muove, si è ridotto ad uno stato passivo che mi ricorda un po’ Giuseppe del film “Giuseppe - il Re dei sogni.”, non so se l’hai visto.
L’ambientazione è perfetta, e i piccoli dettagli vanno a incastrarsi nei punti giusti, dandomi un quadro visivo perfetto, riesco a immaginarmi tutto nitidamente.
[E se quella doveva essere la sua vita, tanto valeva morire. O almeno dormirci su.]
Brividi, ancora brividi. Amo il tuo stile.

E la descrizione iniziale non è che l’inizio, perché poi arrivano i comportamenti di scherno e disprezzo dei soldati, la relegazione a “esserino”, che poi potrebbe tradursi benissimo in “mostriciattolo”.
Trattato come tale, l’hanno quasi reso tale. Tzekel Kan, glorioso sacerdote, ridotto alla stregua di un animaletto da compagnia di un branco di bifolchi spagnoli.
Qui anche chi non apprezza troppo Tze non potrebbe davvero rimanere impassibile. Una cosa è l’antipatia, un’altra è la crudeltà gratuita e schietta.
Ti ritrovi a provare una compassione immensa per questo povero uomo – perché è bene ricordare che, nonostante tutto, lui è ancora un uomo – che è trattato peggio del bestiame e continua ad ascoltare ciò che accade attorno a lui.
E nonostante la paura, quasi prega per una morte rapida, perché tutto quello è intollerabile.

Poi è interessante il modo in cui parli del “tour di conquiste” dei soldati (perché El Dorado non l’avranno trovata, ma il resto del Sud America ha patito parecchio a causa loro.
Voglio dire, quasi ci si era dimenticati che c’erano altre città e altre popolazioni, in quel luogo.
E si vede Tze che assiste alle loro infinite razzie.
Vederlo stufo del sangue, dei sacrifici e di tutte quelle cose che prima prediligeva, fa uno strano effetto, più una strana empatia.
Non so, riesco a immedesimarmi molto bene.
Quando Cortes cerca di fare il carino, mi è salita una nausea alla bocca allo stomaco che si è mischiata con il mio enorme disprezzo nei suoi confronti.
Ma perché non trovo mai una spranga, quando serve?
Se non fosse che Tze è troppo distrutto per provare alcunché, penso che l’avrebbe ucciso come merita, quell’infame spagnolo.
O ci avrei pensato io, dannazione!
Insomma, l’idea di quel tizio che mi accarezza le guance mi gela tutta e mi fa rizzare il pelo come un gatto. Brr.. non voglio neanche immaginare.
Odio il fatto che Tze abbia dovuto sopportare tutto questo.
Ma quando ritorna a parlare, quando riemerge lo Tzekel Kan che tanto adoriamo, oh, non hai idea della soddisfazione che ho provato, una cosa davvero immensa.
Quando parla ho sentito risuonare questa frase [There's a voice that calls - remember who your are] al massimo del volume, ed è stato epico. Davvero epico.
E ancora la soddisfazione che sale, insieme all’orgoglio e alla fierezza.
È stata una sensazione magnifica ^^

[Ma l’esserino non aveva perso la lingua. Aveva perso tutto – la dignità, il potere, il dominio della paura su El Dorado, persino gli orecchini d’oro e i sandali- ma non la lingua. E la sapeva usare. Era la sua unica arma, e per quanto inutile contro i bastoni del tuono e del fulmine, doveva usarla.
E per la prima volta, l’esserino parve ricordarsi chi era e che era vivo.
Sfoderò il suo sguardo assetato di sangue e il suo miglior sorrisetto compiaciuto, quello che riservava sempre a quel bestione di Tanabok quando lo intralciava nel suo compito, e si decise a parlare.
-Mi chiamo Tzekel Kan. Sono il Gran Sacerdote di El Dorado, e tutti voi pagherete per questo.-]

Pezzo preferito, da incorniciare. Da ricopiare, stampare e incorniciare. Assolutamente si v.v

Ora, anche se Cortes lo colpisce per punirlo, la sua volontà si è risvegliata.
E non importano le catene, le altre percosse, e tutto il resto.
Ora Tze torna pian piano ad essere ciò che era, ciò che noi adoriamo tanto.
La scena nella stiva della nave è – ancora una volta – tremendamente simile a quella di Spirit su quel treno.
Quando il legno prende la forma di chi ha causato tutti i guai di quella sua nuova non-vita. E non è il desiderio di libertà, ma quello di vendicarsi, di dimostrarsi più forte, più potente di quel maledetti, che lo spinge a ritrovare la sua voglia di combattere.
Non è il classico finale moralistico della Disney, ma a me piace proprio per questo.
In una situazione simile, i buoni sentimenti servono a poco; devi aggrapparti a qualcosa di più tenace, di più resistente, per non soccombere.
E spero che appena possibile trasformi tutti quegli insulsi soldati in tanti scarafaggi. E Cortes in una pulce da spiaccicare con un martello, muahaha!
Sul serio, questa shot è fantastica.
Non so tu, ma se fossi in grado, ne farei una striscia di fanart. Meriterebbe assolutamente.

Sappi che adoro, e che ho appena cominciato!
Volo subito alle altre shot, altrimenti non riesco a finire entro oggi.
Kiss, mia divina
Rayquaza