Recensioni di Himeko _

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Recensione alla storia Cosa c’è che non va in te, Ayano? - 05/01/18, ore 22:27
Capitolo 1: Cosa c’è che non va in te, Yano?
Buonasera,
ammetto di sentirmi un po’ in imbarazzo nel scrivere questa recensione; un po’ perché non scrivo un commento da mesi e temo di avere perso la capacità di mettere insieme due parole per formare frasi di senso compiuto, un po’ perché un giudizio a questa fanfiction già l’avevo elaborato, ma avendo dovuto abbandonare il contest per cause di forza maggiore, mi pareva troppo arrogante arrogarsi anche il diritto di usare quelle parole, quella specifica strutturazione del giudizio con conseguente suddivisione dei parametri valutati. Ed infine mi sento ancora terribilmente in colpa per non avere portato a termine questo impegno; gomen’nasai.
Ordunque, l’unico aspetto che mi sono sentita di riprendere dal giudizio antecedente è quello inerente l’aspetto grammaticale: « padroneggi la sintassi, i verbi ed i segni d’interpunzione. L’unica pecca, se così vogliamo chiamarla, che non mi ha permesso di assegnarti il punteggio pieno è da ricercarsi in alcuni piccoli e tutto sommato superflui refusi dovuti, a parer mio, ad una digitazione frettolosa, un momento di distrazione, alla stanchezza e/o imputabili alla fretta nel consegnare lo scritto. Inoltre, come tu stessa hai notato, il nome della protagonista è Ayane Yano, non Ayano. ». Di seguito ti elencherò le sviste che ho riscontrato, ma ci tengo a precisare che NON sono una maestra (non è mia intenzione fare la maestrina), o una correttrice di bozze, e che non mi reputo un’esperta: tutte le annotazioni che ho fatto sono da prendere con le pinze e da non ritenersi dogmatiche.
 
• Più il tempo passava e tanto più diventava vitale per te sapere per quale motivo non riuscissi a legarti a un ragazzo. → In questo caso, più che ad un vero e proprio errore grammaticale, ci si trova dinnanzi ad una svista stilistica; ti consiglio d’inserire due virgole a racchiudere ‘per te’.
Sawako aveva Kazehaya → Manca il punto fermo a conclusione della frase.
• Non eri invidiosa di loro, ma semplicemente non riuscivi a capacitarti perché tu non fossi in grado di trovare qualcuno come avevano fatto le tue migliori amiche. → Anche in questo caso più che dinnanzi ad un errore grammaticale, ci si trova di fronte ad una questione stilistica. La frase suona male, in particolar modo per la congiunzione ma, che a mio parere può tranquillamente essere elisa da quest’ultima. Inoltre provvederei a sostituire la virgola con un punto e virgola o i due punti; in questa maniera ci si si allinea con lo stile adoperato e la frase viene resa più scorrevole.
Tu che non capivi cosa fosse l’amore → Hai dimenticato il punto fermo a conclusione del periodo.
Tu che probabilmente mai avresti capito cosa sia. → È più corretto coniugare il verbo essere al congiuntivo imperfetto (che egli fosse) piuttosto che al congiuntivo presente (che egli sia). › Tu che mai avresti capito cosa fosse.
• Te lo sei chiesta spesso nell’ultimo periodo, perché con tutta te stessa speravi di trovare il giovane che scatenasse in te queste forti emozioni, → Personalmente avrei inserito la virgola dopo ‘perché’ a racchiudere ‘con tutta te stessa’, inoltre hai concluso la frase con una virgola e non con un punto fermo.
Non n’eri in grado e basta → Manca il punto fermo.
 
Devo dire che ho apprezzato il titolo in quanto offre un impatto immediato; è inevitabile domandarsi cosa sia successo ad Ayane e si percepisce chiaramente quella nota malinconica che, personalmente, ho amato. Ma allo stesso tempo rappresenta una testata che dice e non dice: da un lato ci avverte dell’intenzione dell’autore di esplorare una sfera emotiva delicata, ma dall’altro non ci esplica, non ci fa intendere chiaramente quale sia l’argomento trattato. Senza alcun dubbio è accattivante e delicato al tempo stesso.
Lo stile che hai adoperato mi ha completamente catturata e non solo perché richiede una chiave di lettura abbastanza particolare. Innanzitutto parto dicendo che non è comune trovarsi dinnanzi a storie scritte adoperando la seconda persona singolare anche perché, il più delle volte, è l’autore stesso a non volere correre alcun rischio per quanto concerne la punteggiatura, la coniugazione dei verbi e la caratterizzazione introspettiva data ai personaggi, inoltre si tende a prediligere la terza persona in quanto ritenuta più semplice da gestire. L’elemento che più mi ha colpita della scelta stilistica attuata è da ricercarsi nell’introspezione della protagonista e nell’onnipresenza che comunque, in qualche modo, viene lasciata al lettore; sono stata letteralmente folgorata dalla bravura che hai dimostrato nel rendere partecipe il lettore nei confronti della vicenda, in particolar modo di creare in quest’ultimo un’intesa quasi empatica con i pensieri che lentamente prendono forma nella mente di Ayane. È stato proprio quest’ultimo elemento a portarmi ad amare lo stile di questo scritto; nonostante Yano stia parlando da sola, stia esplorando il proprio subconscio, pare quasi che sia il lettore stesso ad indurla a porsi determinate domande e sia sempre quest’ultimo a ricercare quelle informazioni che, mediante domande mirate, la portano a quell’unica risposta possibile: Pin. Ho adorato le frasi in corsivo che, a parer mio, rappresentano un po’ l’essenza dell’introspezione di questa flashfic; è lì che si riescono a percepire in maniera estremamente esplicita e chiara i pensieri, le paure, le ansie, le angosce, le aspettative della protagonista. Ed è proprio in queste frasi inserite, permettimi, in maniera così magistrale all’interno del testo che si denota il carattere apparentemente freddo della ragazza, che si percepisce il suo dolore; un dolore che anche noi, almeno una volta nella vita, abbiamo vissuto.
Tralasciando il ‘Eri sempre tu, Ayane, il problema di tutto.’, frase che mi ha molto colpita, il lettore viene posto dinnanzi la parte più vulnerabile della ragazza, partecipando quasi all’esplorazione di ciò che quest’ultima porta nel cuore, ricercando insieme a lei una risposta, una sentenza che il suo subconscio ed il suo cuore hanno trovato da tempo, ma che la mente si rifiuta di accogliere, almeno sino a quando tutto il suo corpo – anima e mente – non pare spezzarsi sotto il peso di un dolore rivelatorio. Il percorso che ha condotto la giovane Yano nel trovarsi di fronte a ciò che il suo subconscio le urlava oramai da tempo rappresenta un po’ il tema – it was always you – del contest. Non nego però che per capire appieno la situazione bisogna avere letto il Manga: in questa maniera tutti i pezzi del puzzle vengono posizionati correttamente e tutto acquista un senso. È sempre stato Pin colui che non ha mai voltato le spalle alla ragazza, colui che l’ha sempre protetta discretamente, colui che le ha sempre dato i giusti consigli mascherati da scherni e prese in giro. È sempre stato Pin, non c’è nient’altro da aggiungere. E questo Ayane lo sa bene, solo che non vuole ammetterlo.
Sulla caratterizzazione non ho nulla da dire: sei riuscita a mantenerli fedeli ai personaggi di Karuho Shiina, riuscendo a delinearli in maniera ineccepibile, cogliendo anche le più piccole sfumature, e non parlo solo di Ayane, ma anche di Pin; nonostante quest’ultimo non compaia fisicamente, sei riuscita a caratterizzarlo mediante i pensieri della ragazza. Aaaah, continuerei volentieri a parlare per ore di questi due baka, o più in generale di Kimi ni Todoke, però rischierei di risultare un po’ pesante e pedante.
Ti ringrazio ancora per avere partecipato al contest, nonostante poi le cose si siano concluse diversamente (♡).
 
Himeko