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Recensione alla storia Il mondo a cui abbiamo deciso di appartenere - 13/08/20, ore 19:21
Capitolo 1: Il mondo a cui abbiamo deciso di appartenere
Cara Bacinaru,
Oh.mio.dio. Io shippavo questi due deficienti prima di sapere che cosa fosse una ship <3. Non ricordo più con precisione l’episodio perché non ho mai fatto un rewatch completo ed è passata una vagonata di tempo da quando vedevo gli episodi in tv, perché sì, sono una fan dalla prima messa in onda, da quando X-Files mi spaventava e non avrei dovuto guardarlo perché ero davvero troppo, troppo piccola per vederlo. Ci sono puntate di questa serie TV che dopo decenni ancora mi ispirano – forse perché sono state il primo approccio a un mondo fatto di mistero.

Però li shippavo ed è impossibile non shippare Mulder e Scully. E adesso che il fangirlismo tace, proverò a essere un po’ più tecnica. Mi piace come li hai caratterizzati. Mulder è sempre quello che ragiona, si mette in dubbio, sogna, cerca. Lei, Dana, è l’algida partner di natura scettica che, però, alla fine deve ammettere di credere. Ma hai colto nel segno, lei è la roccia, è ciò che impedisce a Mulder prima di rimanere dentro l’FBI, poi di rimanere se stesso. Nella ricerca della verità Mulder arriva anche a distruggere se stesso e ciò che gli sta vicino – a mettere a repentaglio la vita di Dana e del bambino. La scena che hai scelto di cristallizzare è satura della disperazione di un uomo che si sente responsabile e che crede di essere vicino a una perdita straziante, ma a cui viene data una splendida seconda occasione. Il ritmo serrato del punto di vista interno di Fox, difatti, è concitato, rapido, concentrato sulle figure che gli compaiono davanti di momento in momento – Dana, il sangue, il bambino, Dogget. Per un momento, nell’incertezza, lo vediamo obbedire meccanicamente a dei semplici compiti che hanno lo scopo di calmarlo, nutrirlo, di dargli una parvenza di normalità.

Ma al centro c’è sempre lei, l’ancora. L’immagine finale è di una dolcezza e di una serenità estrema. Bastano pochissime parole – e apprezzo che tu abbia mantenuto la scelta di chiamarsi per cognome, un’abitudine che fa parte di loro – e abbiamo l’immagine di una famiglia che si (ri)trova. Felicissima di aver potuto leggere questa storia (e in attesa che tu continui anche l’altra <3) ti mando un abbraccio forte e ti faccio i miei complimenti per le storie, sempre bellissime, che scegli di condividere.
Shilyss