Recensioni di

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Teenage Angst - 25/12/13, ore 22:58
Capitolo 1: Teenage Angst
Ho deciso di recensire questa storia, e lasciare recensioni è per me cosa più unica che rara, anche se non ho minimamente idea di come iniziare XD
I Placebo che hai fatto protagonisti di questa one-shot (che io ho amato in ogni parola e in ogni sfumatura) sono i Placebo di cui sono innamorata. Quelli dell'inizio di una carriera, incerti, scontrosi, anche affettuosi, anche dolci, ragazzini e non ancora uomini, ancora alle prese con una strana forma di adolescenza che li fa agire spesso impulsivamente, ma con il buon cuore dei bambini.
Ci sono tante - decisamente troppe - cose che vorrei dire, perché ho appena finito di leggere e ho mille pensieri su questo piccolo mondo costruito intorno a una Londra dai toni bui, freddi e natalizi, un'atmosfera che già ti culla quando la storia ha inizio.
Costruisci i personaggi, specialmente quello di Brian, in un modo che ancora non so spiegarmi, ma che lascia trasparire certi difetti, certi pregi, certe caratteristiche. E' come se sullo sfondo della sua figura si aprissero dei buchi appena percettibili, porte per strade del suo passato: e lì dove c'è uno scudo acido si nasconde l'agitazione di un bambino che non ha i guanti alle mani, prova freddo e non sta nella giacca troppo grande. E poi dopo l'agitazione la tenerezza - davvero, tenerezza di un Brian che teneva geloso gli adesivi che il fratello gli regalava - adesivi colorati in contrasto al grigiore del Lussemburgo, che per me sono la ricerca di Brian di scardinare l'ordine monotono di una vita per colorarla di qualcosa che solo lui è capace di fare. Non parlo solo del trucco, del rossetto sbavato alle labbra prima di scendere dal palco e ubriacarsi, ma anche dell'atteggiamento, la vena che sfiora la frenesia di un personaggio che fin da sempre ha cercato di essere diverso, o anzi è sempre stato diverso indipendentemente da ciò che voleva. La diversità che si sfuma fino alla stranezza, vista con sguardi un po' increduli, come quando James si sorprende dell'entusiasmo con cui maneggia l'adesivo che poi appiccicherà alla sua nuova chitarra - e poi ecco che la chiama Bitch. Sembro io che do nomi a batterie che riuscirò a comprarmi a data da stabilire - cose che banalmente cadono su giochi di parole. Ma boh, bitch, puttana, insomma. Lo vedi e dici e che cazzo.  Qui si apre un altro mondo. Brian troia.
-Brian…anzitutto, scendi da lì. E poi, sant’Iddio! sei la troia più esigente che io conosca! 
-Sono anche la troia più brava che tu conosca. 

Il lato di Brian che si lascia alle spalle qualsiasi dolcezza e con un gesto, uno sguardo, manda l'intero mondo a quel paese, si atteggia libero e cinico e ribelle. Perché spesso si vedono ribellioni nel cuore delle persone, ma ancor più spesso sono ribellioni che corrono effimere e si spengono come niente fosse. Tu vedi Brian e ti senti avvolto da un senso che è anch'esso ribelle, qualcosa che raramente si prova alla sola vista di una persona. Questo di più in quegli anni, alla fine del secolo scorso, quando i Placebo erano conosciuti nei sobborghi di Londra e suonavano distruttivi sul fondo dei pub a luci fioche. Brian si truccava con una ragazza - e c'era un Adam che lo cercava, e chi lo portava a casa quand'era ubriaco. E i suoi casini, l'appartamento-topaia, e le canzoni che nessuno poteva arrangiare diversamente senza parlarne prima con lui.
E poi ecco: incidere l'album.
-In ogni caso, non vedo perché non dovremmo sognare in grande e pensare ad un tour europeo.- ride Stefan- Anzi, no.- si corregge subito dopo. Brian sorride anche lui, Rob ridacchia.- Un tour mondiale!- esagera volutamente, entusiasta, allargando le braccia a ricomprendere tutto il globo. 
Urta Christine con la mano, le chiede scusa. Attorno a lui, Brian sta ridendo ed anche Rob. James dice che non vede cosa debba fermarli e Maggie annuisce con la testa. 

Mi ha avvolto un vento dolce. Ho pensato ai tour mondiali che li portano dappertutto oggi. Ho pensato che io non li ho ancora mai visti. Ma non ha senso come cosa, ho iniziato ad ascoltarli anni fa e sto pregando tutti gli oggetti di cui è possibile diventare feticisti perché facciano un'altra data dopo tutte quelle a cui non sono andata pur essendomi affezionata a loro. "Affezionarsi a un gruppo". Vabè qui annego in argomenti che c'entrano meno di niente e che tengo per me XD
Mi ha avvolto un vento dolce... E me li sono immaginati davvero. Sono rimasta convinta che davvero ci sia stata una conversazione così prima di far uscire il primo album. E non so, queste cose sono dolci, per me almeno, tanto che non so spiegarle se non con fare complice per te che ti sei immaginata la scena semi-speranzosa-verosimile-unica.
Punta la direzione che l’amico gli ha indicato, spingendo la porta basculante con un pugno ed entrando nello spazio puzzolente adiacente le latrine. Li sente prima di vederli. Riconosce la risatina bassa e stupida che Brian fa quando si atteggia a puttanella in calore con qualcuno, un suono che lui stesso trova cretino e che lo diverte perché le reazioni del “maschio standard” sono talmente idiote da farlo scoppiare a ridere davvero. 
Stefan immagina, quindi, che non sia solo. E’ tentato di tornare indietro, giusto per lasciare a Brian la sua privacy e perché non gliene fotte un cazzo di sapere con chi abbia pensato di andare a rintanarsi nel cesso del pub. Poi, però, non lo fa. Si sposta oltre l’angolo di uno dei cubicoli sporchi e maleodoranti e li vede. 

Qua si sente quasi la risatina di Brian farsi strada tra l'odore marcio delle latrine. E la faccia semi-truccata vicina ad essere incosciente. Un momento descritto secondo me in modo lento ma veloce, come se Stefan non si agitasse nel constatare cosa davvero sta succedendo, come se a neutralizzare tutta l'agitazione venisse quel senso apatico che colpisce anche un po' il lettore che si immedesima in lui. Poi, Stefan. Stefan è bellissimo. Ogni volta che leggo una storia dei Placebo ci trovo uno Stefan capace di cose di cui Brian è capace a stento - tipo, autocontrollo. Ok, è pur sempre un momento quasi familiare per Stefan, e per l'intero quadro che si è formato ad attorniare la loro vita di allora. Nel senso che sarebbe banale procedere nella descrizione di tutto ciò in modo ALLARMATO ODDIO BRIAN CHE SI FA SBATTERE NEL BAGNO MA COME MA DOVE EH COSA e di questo ti ringrazio tanto, tanto, tanto, perché l'attenzione che moltissimi altri avrebbero introdotto banalmente per aver trovato Brian e Adam insieme è spostata sui sentimenti che Stefan non mette in mostra. Mi sono spiegata da cane ma - vabè dai è Natale si mangia tutto il giorno e si arriva alla sera con il pollo e la fonduta che escono dalle orecchie quindi figuriamoci formulare frasi complete ecco; ma è qui che viene messo in luce, al posto dell'euforico ODDIO BRIAN, il carattere più introverso, più solitario, se vogliamo freddo, di Stefan, che si chiude di colpo, prende le sue cose e se ne va, senza fiatare, lasciando che gli altri intendano, pur desiderando lui solo la solitudine. La solitudine e Ravel, le novelle di Conrad sfogliate e poi abbandonate inesorabilmente sul petto quasi per un sottile sfinimento che non viene esplicitato
Stefan ha pensato che Ravel fosse la scelta migliore per dare un degno sottofondo musicale ad una rilettura non troppo impegnata delle novelle di Conrad, ma adesso deve ricredersi. Ad occhi chiusi segue il filo distratto dei propri pensieri sul corso della musica, la testa e la schiena appoggiate al muro alle spalle ed il libro aperto posato di piatto sullo stomaco. Il suono del telefono lo fa sobbalzare leggermente. Mette via il volume continuando a mantenere ostinatamente il segno – ci infila in mezzo una matita spuntata prima di appoggiarlo sul comodino – ed a piedi nudi raggiunge l’ingresso. 
Quando poi la situazione si addolcisce nuovamente - e da uno stato di durezza, rigidità, si scioglie di nuovo nei toni tenui che ritornano nel corso di tutto il racconto - i toni del Natale. Perché è pur sempre Natale a Londra, dopo i pub che profumano di legno e sono avvolti da tinte rosse, bordeaux, scure ma non negative, non nemiche a chi vi si immerge. Per il proprietario del locale che porta la ragazza a sciare in Francia - e le biondine inglesi e la musica di sottofondo nelle notti londinesi e Christine dal cappottino a quadri - e ancora Robert che fa l'acido e cambia le note di Teenage Angst, il cui suono viene a farsi strada tra i dialoghi, viene a interagire tra i personaggi, viene a impregnarli delle sue parole e dei suoi toni cupi e poi malinconici e dolci ancora di una dolcezza amara che solo Brian a fondo conosce, e che solo Brian sente incisa e ancora bollente sulla pelle, tanto da farlo diventare geloso di una canzone, tanto da farlo innervosire e fargli alzare anche le mani se qualcuno prova a modificarla più del dovuto.
Così si sfuma il calore del Natale, a fianco delle note di Teenage Angst, ed è un calore che corre sottopelle per tutta la shot e viene a liberarsi quando Brian e Stefan si perdono nella risata più bella, che sembra venire alle orecchie di chi legge. Ora è Brian in ogni sua sfumatura, dal lato infantile a quello ribelle a quello evasivo e stupido che lo fa un disastro naturale, un casino vivente, un cassetto pieno di lettere stroppicciate. E c'è Stefan che lo guarda, ed è l'unico in grado di rendere Brian una persona nella sua interezza, in tutti i suoi mille caratteri diversi. A legarli c'è un legame particolare, che si nasconde alla comprensione persino dei loro amici più intimi, capace di isolarli e nasconderli dal resto delle relazioni tra le altre persone, che alla fine hanno sempre qualcosa di simile tra di loro, qualcosa che tra Brian e Stefan è completamente sballato, unico. 
-A me di Adam non frega un cazzo.- sputa fuori Brian, stizzosamente e tutto d’un fiato. 
Stefan, perplesso, solleva le sopracciglia. Si siede. 
-Lo so. 
-…mi spiace solo che ci hai visti…- è il mormorio immediatamente successivo. 
-Meglio così che perderci altro tempo.- scrolla le spalle Stef. 
-E allora perché cazzo non sei venuto al pub stamattina?!- scocca Brian rabbioso, sciogliendosi da quella posizione scomoda ed avanzando di un passo verso di lui. 
Stefan lo guarda stringere convulsamente le dita attorno al pacchettino. Brian segue il suo sguardo e si sente in difetto. 
-…non…non è qualcosa che si rompe, vero?- domanda stupidamente, allentando la presa. 
Ed all’improvviso il lato grottesco ed assurdo di quella situazione piomba addosso ad entrambi come una secchiata gelida. 
Stefan e Brian si guardano in silenzio da sopra il fiocco dorato che adorna il pacchetto regalo, non si dicono nulla, sbuffano identici sorrisi impacciati che si allargano enormemente e che scrosciano in una risata isterica, improvvisa e liberatoria. 
-E’ una penna!- confessa Stefan tra le risate.
 
Non poteva esserci un modo più bello di terminare questa storia. Ogni cosa si risolve e sembra che ogni rancore si sciolga, perché è questo l'effetto che ha il Natale anche su chi non ci crede del tutto, anche su chi deve andare in sala di registrazione e salta il brindisi della vigilia.
Tutto questo poema che ho scritto non era voluto e mi scuso se ti ha annoiato XD Ma neppure così credo di aver spiegato quanto mi abbia fatto bene leggere questa storia, quanto abbia rappresentato per me e quanto mi sia sentita felice. Ho amato la Londra che fa da sfondo a tutto questo, il periodo freddo dell'anno, i pub londinesi e gli strumenti lasciati sotto al palco, cose che sento mie, e le grandi aspettative di ogni personaggio, ancora affetto da quell'enfasi dell'adolescenza che rende la vita un disegno animato, un dimenarsi tenue di mille toni e mille sensazioni. Ti ringrazio davvero per averla scritta e per esserti fatta strada nel passato dei Placebo, della vita di allora che ora è lontana ma ancora vera per chi ne ascolta le note. 
Un bacio.
E Buon Natale <3

Recensione alla storia I'm coming back for more - 23/05/13, ore 22:03
Capitolo 1: I'm coming back for more
Questa non è la prima volta che metto il naso nel fandom dei Placebo, e ho paura di cadere nella banalità ma quello che hai scritto mi è piaciuto tantissimo, mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. Di solito quando lo si dice non è mai puramente vero, si tende ad ingigantire questo tipo di emozione-commozione-gioia, ma lo sto dicendo sinceramente: ho letto il tutto come catturata dalle parole che cadevano così eleganti sullo schermo, con ritmo incalzante, come di un monologo interiore, introspettivo, che alla fine tutti noi finiamo per avere, e poi mi sono ritrovata a sorridere sulle ultime righe, commossa, anche se di certo non è questo l'esatto termine da usare. Lo stile scorrevole, di un Brian che dà uno sguardo al suo passato, mi ha completamente estraniato dal mio mondo, mi ha fatto immergere nella sua vita che in fondo non avevo mai visto propriamente sotto questo aspetto, mi ha fatto ritrovare un lato di me in lui, un uomo-ragazzino che ha amato e sofferto fino a questo resoconto, che non traccia una fine o un nuovo inizio, ma, dal mio punto di vista, un qualche modo per accettare e guardare in faccia ciò da cui magari prima tendeva a fuggire. Suonare, lasciare questo posto di merda ed essere felice. E' così verosimile, sincero, quasi intimo: un quadro della sua vita, di come lui la vive e di come continua a cercare la felicità pur avendola già trovata nei volti delle persone che ha incontrato. Mi ha spiazzato poi la riflessione: "la felicità è un meccanismo talmente banale da risultare tollerabile a chiunque sia abbastanza vanitoso da credersi diverso dagli altri, e rivestiamo il dolore di un'importanza smisurata per crederci unici almeno nella sofferenza." Non ci avevo mai pensato in questi termini: sei stata in grado di formulare e rendere quasi concreto uno degli atteggiamenti più astratti e incontrollabili che qualcuno possa provare. Brian, per riassumere tutto quello che sto invano tentando di dire, è terribilmente umano. E questo modo di rappresentarlo mi ha coinvolto davvero tanto, con le note dei Dire Straits in sottofondo e con queste parole fuggitive, impazienti di venir dette, o almeno pensate. L'ho apprezzato come poche cose, come poche storie su questo sito. Ti faccio i miei complimenti (: 
x Minta