Recensioni di Jolly J

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Snow White - 08/10/15, ore 18:44
Capitolo 3: Hoyt
Parto subito con l'ammettere che no, non avrei indovinato il parallelismo tra Hoyt e lo squalo: avrei gettato lì una metafora con il drago di Komodo, e invece sono stata piacevolmente sorpresa.
La parte iniziale di questo capitolo, in particolare, mi ha riportata all'interno del gioco, in quel preciso passaggio. Ciò, quindi, è ancora una volta indice delle buone descrizioni presenti all'interno della storia. Inoltre, noto con piacere la presenza di Sam, che hai realisticamente trasposto qui, attraverso l'inserimento di intercalari in tedesco e quel suo tipico fare brutale, da "vero duro", che però cela invece un'indole onesta e giusta. E a questo proposito, approfitto per lodare come in questa serie di one-shot vengano a crearsi situazioni raccolte, ma molto articolate, pregne di dialoghi, scene d'impatto emotivo, dettagliate ricostruzioni dell'intero piccolo contesto, dove i personaggi non si risparmiano, dove tu non esiti ad indagarne la natura. Di nuovo, risulta ben chiaro il tuo stile personale, dunque, senza fronzoli, prettamente "di pancia", forte e immediato.
Buona la caratterizzazione di Hoyt: hai precisamente definito la sua fredda ironia, la quiete che precede la tempesta, ogni qualvolta qualcosa non incontri la sua approvazione, l'eleganza, il cinismo e l'austerità occultate da false frivolezze, tipici del villain principale, in sostanza.
Concludo con i consueti pensieri sparsi: molto ironica la scena in cui Hoyt assesta una gomitata a Sam, che quindi riecheggia prontamente il suo "Sì", in risposta alla domanda incerta di Jason, ed eleggerei quale mio passaggio preferito lo "scherzo" di Hoyt nei confronti del ragazzo, davvero disturbante, inaspettato, e colmo di sottesi (a questo punto devo davvero sottolineare maggiormente il mio apprezzamento, considerando quanto riesci ad esprimere anche solo tramite una velata allusione). Circa la nota finale, a parte che molto probabilmente sono l'unica ad essere deceduta ventordici volte a causa degli squali, direi che si ha sempre un margine di miglioramento nella forma, ma la sostanza a mio parere è buona e lo stile molto personale, come già accennato. Quindi, considerando che s'impara a scrivere solo scrivendo, personalmente ti incoraggio a dilettarci ancora con le tue storie, così siamo tutti contenti xD
Perciò, ancora complimenti e come sempre cercherò di tenermi aggiornata ;)
(Recensione modificata il 08/10/2015 - 06:45 pm)
Recensione alla storia Snow White - 28/09/15, ore 22:52
Capitolo 2: Vaas
Oh, vedi che ogni promessa è debito! Bene, mi fa molto piacere leggere questo tuo nuovo lavoro ^^
Dunque, parto (in ritardo) con la one-shot dedicata a Buck, altro personaggio che ho amato nel gioco. Di nuovo ho apprezzato molto l'escatomage della foto al fine di avvicinare i due protagonisti, continuo a ribadirne l’efficacia e la forte presa che ha sulle mie sensazioni.
Ho trovato ben resa la spregiudicatezza di Buck, il suo aspirare sempre maggiormente ad “altro”, il tentare spesso il tutto per tutto, senza alcun imbarazzo, così com’è avvenuto nel passaggio in cui butta lì l’idea che Jason possa sfilarsi la maglietta per suo diletto. Persino il braccio attorno alle spalle del protagonista, creando “una lieve morsa”, a mio parere funge da perfetta metafora circa l’intero personaggio di Buck: un tipo apparentemente educato, civile, quando invece sappiamo bene essere a conti fatti un lupo travestito. Da qui, cito quel che è un po’ il leitmotiv di tutta la one-shot, e che personalmente trovo molto azzeccata: Buck è Buck, semplicemente, e tu l’hai colto in toto.
Divago un po’ ammettendo che anch'io, giocando, mi sono sempre sorpresa molto non solo delle improvvise apparizioni, ma soprattutto sparizioni di questo personaggio e che in effetti le “bestioline” attaccano, eccome!
Per quanto riguarda la one-shot dedicata a Vaas, ancora una volta menzioni dettagli che gli sono propri: in questo caso, l’agitare la pistola, che davvero risulta ormai essere un’estensione dell’arto (non avrei saputo esprimere meglio il concetto), lo sguardo perennemente folle, le risate inopportune e fuori luogo, gli improvvisi cambi d’espressione, tutti elementi che disorientano lo stesso giocatore circa l’effettivo umore del personaggio in determinate situazioni (io personalmente ho trovato per questo molto realistico il descrivere Vaas, nel videogame, come dedito all'uso di droghe).
Ho ritrovato, inoltre, un gusto piacevolmente cinematografico nelle scene di maggiore impatto: quando Vaas afferra brutalmente la tigre, per poi sparare, e il momento in cui uccide la seconda tramite ripetute testate, metodo che tra l’altro lascia chiaramente emergere il lato più “fisico”, animalesco, del personaggio. E ancora, il passaggio dedicato al contatto più sentimentale tra i due protagonisti: quel che è stato un bacio per Vaas, e un morso per Jason. In tal senso, trovo molto realistico l’aver descritto il sapore ferroso del sangue.
Chiudo segnalando qualche errore di forma dovuto a distrazione, ammettendo che il soprannome di “Biancaneve” era un dettaglio di cui non ero a conoscenza (in tal senso faccio tesoro dell’informazione per mio sapere personale), ed esprimendo un pensiero circa l’impostazione delle one-shot, le quali, per ora almeno, sembrano sempre coinvolgere la presenza di un animale in rapporto al villain di turno, come se vi fosse un parallelismo tra di essi: in effetti posso ben paragonare Buck al pappagallo (astuto, agile, attento, anche ciarliero, volendo) e soprattutto Vaas ad una tigre (maestosa, letale, fiera, scattante), e così come per gli animali, anche gli uomini sono in un certo qual modo attratti dal ragazzo.
Qui potrai smentire o confermare se ho di fatto colto un tuo intento mirato o un aspetto puramente casuale, e intanto ti faccio i complimenti, nell'attesa del prossimo aggiornamento ;)
Recensione alla storia Welcom to Rook Paradise - 10/09/15, ore 18:51
Capitolo 11: Death & Rebirth
Devo dire che l'epilogo ha mantenuto ogni mia speranza, anche tramite una chiusura evocativa che mi è piaciuta molto.
I momenti dedicati alla fuga di J, lasciano trasparire tutta la tensione e l'esasperazione provate, grazie a descrizioni mirate e dedicate alle varie sensazioni fisiche di dolore e stanchezza, che si susseguivano man mano. Soprattutto la scena del ponte, con Vaas al megafono, risulta a mio parere particolarmente ben resa, tanto da farmi udire il suono prodotto dall'elicottero.
Un altro dettaglio strutturale su cui sento di soffermarmi, sono i dialoghi. Ne ho già accennato in qualche recensione precedente, ma ora attribuisco un giudizio generale: mi ha piacevolmente stupita il cambiamento d'impostazione lessicale ed espressiva in base al personaggio parlante o pensante, il che, tra le altre cose, funge da connotazione caratteriale e psicologica in virtù degli stessi. Per Grant, ad esempio, troviamo un linguaggio pratico e spiccio, per J un candore di fondo, dovuto spesso al disorientamento circa le varie situazioni che gli si propongono (prima dell'evoluzione in guerriero), mentre per Vaas si hanno termini crudi, diretti, pensieri istintivi e brutali, espressioni semplici, "primordiali", in un certo modo, perfettamente in linea col suo fare sempre molto "fisico" e animalesco. E proprio in rapporto a Vaas, ho particolarmente apprezzato la ripetizione di parole che spesso ne connota alcune frasi, per la maggior parte rivolte a J, e che denota il suo stato di euforia legato alla caccia, la brama volta alla preda.
Riguardo invece la trama, e in relazione alla caratterizzazione del pirata, viene ben sotteso il rapporto di sudditanza di quest'ultimo per Hoyt (così come vi alludeva Dennis in una frase del gioco, rivolta a Jason). Inoltre, delicatamente e senza esplicitazioni da parte tua, viene anche restituita la possessività, il rapporto di fissazione e attaccamento, verso quello che lui considera essere il suo nuovo giocattolo. Questo in particolare, viene ribadito anche nel momento in cui Vaas riversa tutta la propria frustrazione sui suoi uomini, a bordo dell'aereo, quando si vede sottrarre Jason.
Tutto ciò, la concezione di divertimento in rapporto all'altrui sofferenza, da te ben sottolineata, e la frase che più mi ha colpito ("Quindi, per quanto fosse completamente contrario alla propria natura – che era puro istinto animale, il più delle volte – doveva essere paziente ed aspettare;"), rendono questo Vaas assolutamente IC. E su di lui, cito infine la magnifica scena che lo vede in intimità con la foto di J, davvero di forte impatto.
Ho apprezzato i riferimenti a Buck e Dennis, reputo intensa la comprensione di una necessaria rinascita da parte del protagonista, volta ad una personale fortificazione, in vista dei futuri scontri, e incoraggiata dalla rievocazione delle parole di Grant.
Quindi, una storia diretta ed essenziale, "sostanziosa", ben ponderata nella sua struttura, e che tocca punti precisi. Concludo rinnovando i miei complimenti e ringraziandoti per l'apprezzamento dimostrato alle mie recensioni (tengo molto a fornire un un giudizio completo e degno dell'impegno che un autore impiega nello scrivere, come in questo caso).
Mi terrò senz'altro aggiornata per leggere qualcos'altro di tuo in futuro ^^
Recensione alla storia Welcom to Rook Paradise - 01/09/15, ore 01:28
Capitolo 10: Fail, Again and Again...
Anzitutto mi scuso per il ritardo e per l'aver mancato una tempestiva recensione riguardo il capitolo scorso, per cui rimedierò ora. Dunque, Jason è chiamato a reagire in risposta a vari fattori: ad un mondo per lui selvaggio, sconosciuto e inospitale, alla morte, che continuamente si propone alla sua attenzione, allo stesso spettro che è Vaas nel suo immaginario (e di fatto). E la chiave di ciò risiede appunto nel risentimento, nella collera, nella sete di vendetta, sentimenti capaci di trasformare l'essere umano in un essere quasi primordiale, unicamente teso alla sopravvivenza. E devo complimentarmi con te, per aver colto questo sottile aspetto, precisamente nel passaggio in cui Grant incoraggia Jason a riflettere sul destino che spetta ai loro amici, fornendogli uno scopo immediato ed evitandogli al contempo di piangersi addosso, spingendolo verso una reazione attiva.
In effetti, l'intera scena ambientata all'ospedale risulta fluida nei dialoghi, di sapore quasi cinematografico, grazie al linguaggio spiccio, quotidiano, mai infiorettato, asciutto. Il legame fraterno tra i due personaggi, traspare molto bene.
Per quanto riguarda questo capitolo, invece, parlando in generale, premetto che mi è piaciuto davvero molto, e come sempre riesci a introdurti, con la tua narrazione, in quelle zone inesplorate dal gioco, ottimo. Passando allo specifico: perfetta l'idea di alternare frasi di Vaas a quel che J avverte o vede circa la morte di Grant, e poi pensa in seguito, durante la fuga. Ciò conferisce ritmo alla scena, pathos, rende la tensione data da Vaas e ricostruisce tutta l'atmosfera della situazione in sé.
Un dettaglio, che merita a mio avviso una menzione speciale, ovvero l'aver aggiunto, a quanto già sappiamo, un passaggio dedicato all'agonia di Grant: Vaas che, sprezzante, nega qualsiasi ultimo conforto al moribondo, gli assesta un calcio, lì dove il ragazzo aveva tentato un contatto volto a trattenerne le intenzioni. Ma, soprattutto, colpo di scena, Vaas aveva ben inteso l'intento di Grant (a mio parere non poteva esserci scelta migliore da parte tua nel rendere l'acume del pirata, semplicemente definirlo nelle sue potenzialità e restituirlo quindi nelle vesti della minaccia che incarna nel gioco).
Ultima cosa e altra sorpresa per me, è stata la violenza subita da J, che davvero non mi aspettavo, ma che va ad incasellarsi in tutte quelle vicende per cui Grant arroga su di sé ogni responsabilità nei confronti dei fratelli minori, a partire dalla promessa fatta al padre, che in quel momento avverte comprensibilmente tradita.
Ribadisco quindi i miei complimenti, appunto inerenti soprattutto a queste tue due idee e attendo come sempre il prossimo ;)
Recensione alla storia Welcom to Rook Paradise - 18/08/15, ore 21:42
Capitolo 8: Lose Myself
E siamo giunti al momento in cui Vaas si esibisce in una pubblica esecuzione sotto gli occhi di un Jason terrorizzato. Mi soffermo su questo punto, perché hai saputo rendere molto bene l'angoscia, il terrore paralizzante che la situazione richiede, ovvero hai trattato sapientemente l’introspezione del protagonista, e personalmente ho trovato molto realistico il passaggio “Era come se io non fossi più io, era come se fossi lontano e guardassi tutta la scena dall'esterno”, dal momento che descrive oggettivamente ciò che davvero accade, la maggior parte delle volte, in una situazione di forte pressione.
Riguardo il secondo filone narrativo, quello dedicato al flashback più lontano nel tempo e narrato dal punto di vista di Grant, si apprende la fuga da parte di Jason, per cui, lasciata con un “To be continued…” in piena regola, attendo un nuovo aggiornamento per saperne di più. Ultima cosa, apprezzo come tu rimanga fedele anche ai personaggi secondari, ovvero il gruppo di amici dei tre fratelli, ideando per loro dialoghi assolutamente plausibili e sempre in tema.
Dunque, buone vacanze a te e alla prossima! ;)