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Recensione alla storia Canto notturno di un paladino tra pastori erranti - 18/11/11, ore 18:16
Capitolo 1: \\
Scusami per il ritardo con cui giunge questa valutazione! Dal momento che mi avevi accennato essere un racconto particolare, se non altro per ambientazione, ho aspettato di avere la giusta disposizione d’animo per affrontarlo. Passo subito dunque a dirti la mia!
Innanzitutto tutto titolo e sottotitolo: adoro le citazioni importanti! E quel canto di Leopardi è quanto di più intimista, ed umano, a mio parere quel poeta abbia scritto; trovare un titolo del genere invoglia subito una persona come me ad andare a leggere, e questo sicuramente è un punto di merito.
Lo stile è decisamente azzeccato, e sapientemente utilizzato; si riconosce dubito che si tratta di una storia ambientata in altri tempi, ed in poco tempo l’ambientazione si fa viva; il pastore interrogato è un personaggio vitale ed espressivo, quasi tangibile, e sembra quasi di trovarsi trasportati, in men che non si dica, tra quei poveretti accampati.
Astolfo è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti, in questo poema; e l’episodio del viaggio sulla Luna è sicuramente uno dei più affascinanti. Tu hai scelto di narrare un momento subito successivo, ed hai aggiunto ad Astolfo, già molto più umano degli altri paladini, dei sentimenti così umani da renderlo ancora più vero, e vicino. Sublime poi il finale, in cui il senno di Orlando finisce a terra, con un discorso molto interessante sulla libertà dell’uomo, sulla saggezza e la stupidità/ignoranza, una questione antica e molto appassionante. Interessante anche la questione del destino di Orlando legata al destino della guerra e della Francia, e dell’allusione al fatto su di lui pesi il destino di molte altre persone, e questo non sia comunque, on ogni caso, giusto.
Dal punto di vista grammaticale ho trovato solo alcune ripetizioni ed alcune virgole fuori posto, ma nulla di che, veramente. In particolare, la virgola non va mai messa tra soggetto e verbo, a meno che non vi sia un inciso tra questi. Inoltre “tra sé e sé” si scrive con gli accenti.
Per concludere, ho trovato il tuo racconto molto interessante; l’ambientazione è sicuramente una delle più originali che io abbia mai letto, ed è rispettata in ogni aspetto l’epoca, soprattutto attraverso uno stile elegante ed evocativo. Astolfo è un personaggio molto umano, ed i suoi pensieri offrono uno spunto profondo su una questione etica tra le più difficili; il suo gesto finale è impulsivo ma dà un senso di liberazione. Bello dunque l’elogio della follia come via per la libertà. Complimenti!