Recensioni di K_MiCeTTa_K

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Recensione alla storia Giorni di pioggia - 04/11/19, ore 13:39
Capitolo 3: Summer rain
Sono sparita per un po’ e da qualche parte devo pure ricominciare. Il tuo aver ripreso in mano questa storia è per me l’incentivo perfetto.
Qui dove sono è una settimana che piove ininterrottamente, quindi leggendo di Ben che adora la pioggia mi veniva da pensare “ma sei serio? Lo vedi quanti disagi: i panni lavati che non si asciugano, la doccia ogni volta che metti il naso fuori casa per i servizi necessari, i mezzi di trasporto bloccati…”
A parte gli scherzi, sono veramente felice di poter leggere un continuo. Significa che c’è del materiale sul quale lavorare, un po’ come se la relazione tra Martin e Ben possa veramente (ri)prendere il via.
Questo capitolo è di passaggio, ma non meno bello o meno importante degli altri.
Eravamo fermi a maggio. Poi a luglio mr Cumberbatch ripensa ai messaggi che ha inviato e ricevuto dall’uomo che ama. Ci hai regalato tante immagini differenti in questa parte del brano. Ognuno avrà il proprio modo di interpretarle, io ho colto due aspetti in particolare: la nascita e la diversità. Mi riferisco soprattutto a “i fiori che sbocciano tra i sassi” e “le spose con le scarpe da ginnastica sotto i mille strati di tulle”. Queste per me sono entrambe metafore dell’amore che c’è tra i personaggi: nonostante le difficoltà e la chiusura - che si sono creati da soli - può ancora nascere qualcosa di bello e di nuovo; la loro relazione è qualcosa che va fuori dagli schemi, loro stessi non sono affatto convenzionali - chi non è un po’ freak a modo proprio.
Settembre. Cavolo settembre?! E ancora la mia voce interiore prega affinché Ben si dia una mossa. Ma ci muoviamo sempre sul filo sottile che separa la realtà dalla finzione. È così che funzionano certe cose: ci vuole tempo. E mi sembra un miracolo se non ne sia passato troppo e c’è ancora qualcosa da salvare in questo rapporto: perché rimandare ad oltranza un “mi dispiace” può essere fatale. Forse, invece, per loro funziona l'idea che il tempo rimargina le ferite.
Com’è e come non è, alla fine Benedict finalmente prende coraggio e contatta Martin per incontrarlo.
Vorrei soffermarmi un secondo sugli occhi ingrigiti e spenti di Ben, così come sulle occhiaie e la sua eccessiva magrezza. L’idea che mi sono fatta è quella di una persona triste e sofferente, che un po’ si lascia andare. La pioggia non è solo qualcosa che gli piace, è un modo di vedere le cose. “I contorni della città, così sfocata e bagnata, ti danno l’impressione che il mondo sia diverso, più giusto per te”. Non so se riesco a spiegarmi bene, ma quello che intendo è che la pioggia è quasi una sporcatura, così come possono esserlo le rughe sul volto di Ben. Nella passata recensione ho scritto che mi è sembrato come se lui abbia voluto punirsi uscendo sotto la pioggia. Con l’arrivo di Martin ci sono i primi cambiamenti: Benedict mangia e riprende un po’ di peso; non vorrebbe che la propria casa crolli dopo essere stata colpita da un fulmine (sarebbe alquanto macabro); essere bagnato dalla pioggia fuori al bar, prima dell’incontro con Martin, è mortificante. Come se sotto sotto la pioggia nascondesse un messaggio negativo.
Insomma, sono molto curiosa di scoprire che idee hai e come hai intenzione di far evolvere la faccenda. Spero di non dover attendere altri mesi, ma capisco che questi testoni non siano d’aiuto se restano distanti.
A presto,
K.
Recensione alla storia Giorni di pioggia - 24/05/19, ore 19:21
Capitolo 2: The time stone
Con un ritardo imperdonabile, mi rincuora solo l’aver fatto in tempo, prima di un prossimo capitolo.
Tutto riprende esattamente dove l’avevamo lasciato, il telefono squilla e chi è? Chadwick. Avevo fatto mille ipotesi ma questa mi mancava. Eppure è una scelta che si incastra nell’insieme alla perfezione, dando la libertà di ritirare in mezzo ancora una volta Martin.
Giuro di essermi seriamente chiesta il motivo dell’assenza del personaggio di Ross nella battaglia finale di Endgame. Ora, non mi va di andare fuori tema, ma c’era per dire anche Natalie Portman nel film, quando se la erano dimenticati anche nella stessa saga di Thor, per cui ci sono rimasta male quando ho realizzato che, come hai scritto qui, Strange e Ross non si sono incontrati. Qui ci viene proposto un motivo valido al mio interrogativo, ovvero Martin non vuole incappare in alcun modo in Ben. Mentre invece Cumberbatch sembra cercare ogni modo per sentire l’altro vicino, cercando di carpire informazioni su di lui da Chadwick e ammettendo che il film che ha preferito della Marvel è quello in cui recita. Questa sofferenza di Ben trasparisce ad ogni parola.
Ricompare la figura di Sophie. Tu l’hai umanizzata e le hai dato spessore. Non è solo un “arpia antipatica”, usurpatrice del posto che sarebbe spettato a Martin. Prima di tutto è chiaro, fin dal capitolo scorso, che lei non ha nessuna colpa per l’infelicità che affligge Ben. Lui si è scelto da solo questa vita e come è descritto qui, si è costruito tutt’attorno una prigione, mattone dopo mattone. Ora non sa come uscirne e affoga il dispiacere nell’alcol.
Di nuovo a farla da padrone è questo senso di inadeguatezza di Ben che quasi vorrebbe scomparire per non dar fastidio alla moglie, prima in auto quando il vestito di lei ingombra tutto l’abitacolo e poi quando lo stesso abito la donna se lo sfila e si copre il petto come fosse imbarazzata.
Tutto questo è di una tristezza e di un’angoscia indicibile. Devo dire, in questo caso auspico un lieto fine per entrambi i coniugi. Perché come dicevo sopra non è lei la cattiva, ma piuttosto sono tutti e due vittima e carnefice di loro stessi.
La pioggia è ancora, come avevi promesso, un elemento fondamentale. Ad inizio capitolo il cielo sembra piangere con il protagonista, e alla fine invece in un certo senso gli dà sollievo. Anche se avrei qualche perplessità a riguardo, sembra più come se si stesse punendo.
Tutta questa sofferenza, la quale attraverso il tuo modo di scrivere stavo accumulando come un peso sul cuore, è stata spazzata via in un nano-secondo dai messaggi di Martin “Con quel vestito stavi di merda.” e “Lo sai, vero?” che mi hanno fatta scoppiare a ridere! E con me ha sorriso anche Ben, finalmente! E parlando del suo cuore lo descrivi come un muscolo stropicciato e rinsecchito che palpita goffamente. Sublime. Non ho altre parole per descrivere la tua bravura.
Chissà quale sarà la prossima mossa di Ben. Prenderà coraggio e con Sophie finalmente metterà fine a questa inutile e deleteria pantomima?!
A presto,
K.
Recensione alla storia Giorni di pioggia - 11/05/19, ore 14:06
Capitolo 1: I don't love you
Non puoi immaginare quanto io sia contenta del fatto che alla fine tu abbia deciso di prenderti semplicemente del tempo, e non di accantonare completamente l’idea di scrivere per l’evento. Così ora posso bearmi nel leggere quest’altro tuo capolavoro. Ti giuro, sembra una poesia.
Ogni qual volta si tratta di persone reali, io preferisco che venga usato comunque del rispetto, soprattutto se si tenta di scrivere qualcosa in linea con i fatti accaduti e con quello che conosciamo di loro. Ovviamente è una mia personalissima preferenza, ma mi ha fatto piacere ritrovare del tatto nella tua storia. Perché la moglie che descrivi non è un’arpia, e ce lo fa capire Ben quando dice che non è colpa di lei se lui non l’ama. Ed anche l’uomo, ha scelto di compiere un percorso di vita, impegnandosi. Ma capita che ci si renda conto di aver sbagliato, di non essere compatibili con una data persona, è qualcosa che può accadere a chiunque. Fin dalle prime parole si capisce anche che Ben non vorrebbe far soffrire nessuno, preferirebbe estinguersi, scomparire nei propri panni come già sta ampiamente facendo.
La prima parte è una specie di prologo, ci viene spiegato che Ben soffre, non prova più quello che un marito dovrebbe sentire nei confronti di una moglie, e questa di conseguenza sembra essersi allontanata e non far più caso al suo stato d’animo. E il centro fondamentale di tutto è Martin, che Ben ha amato, e probabilmente non ha mai dimenticato. L’errore che crede di aver commesso è proprio quello di aver troncato quel rapporto.
Ci parli anche di un presunto bacio girato tra i due per Sherlock, e caspita, la fangirl che è in me quanto l’avrebbe voluto vedere veramente su schermo. Da quanto ho inteso, la storia che hanno avuto è rimasta segreta, nessuno ne sa nulla.
Quella relazione è terminata esattamente con la discussione che hai ambientato ad Hyde Park. Chissà che le cose non siano andate esattamente così: due uomini che si amavano e Ben che in un primo momento, preso dalla concitazione, lo mette in dubbio e subito dopo che si rende conto che mentire dicendo “io non ti amo” è l’unico modo che ha di troncare. Perché se Martin avesse avuto anche solo una minima speranza non gli avrebbe dato pace e non l’avrebbe lasciato sposare.
Questa questione delle interviste è un po’ da masochisti, ma effettivamente quale altro modo ha Ben di rivedere Martin se non attraverso queste ultime?! Mi ha fatto una tristezza infinita leggere questo flusso interiore, con il quale l’uomo realizza di essere in trappola. Potrebbe effettivamente lasciare Sophie, ma non ne trarrebbe poi molto giovamento, in quanto non può comunque ritornare assieme all’amore della sua vita. Possibile che non ci sia nessuno a dargli un minimo di conforto, che ne so, un amico? Che si sia fatto terra bruciata attorno, o che non abbia qualcuno di fidato al quale confessare i propri turbamenti?
Lo stato d’animo nel quale è il protagonista (e ne quale mi hai fatto ritrovare in prima persona perché descrivi talmente bene le scene da essere impossibile non empatizzare), si rispecchia perfettamente con questo clima grigio e la pioggia, prima debole, poi sempre più fitta. Esce di casa noncurante di bagnarsi. Mi fa una pena, povero. Cos’è, cerca inconsciamente di punirsi?
Il finale è degno di un thriller, non vedo l’ora di leggere il seguito. Spero prestissimo!