Recensioni di Callie_Stephanides

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Monster - 02/09/13, ore 14:22
Capitolo 12: Ricordi
TUUUUUU (*FINE DEL VERO COMMENTO*)
Partiamo dalle note: non mi devi niente, perché il tuo livello di rielaborazione si è dimostrato di gran lunga superiore alle fonti che 'abbiamo in comune'. La sensibilità, soprattutto, non s'impara, né si ricava dai libri. E' qualcosa che hai dentro e che, soprattutto, ti parla dentro. Quel qualcosa, tu, ce l'hai. Ad altissimo livello, per altro.
Questo capitolo è il testamento dell'addio, l'ideale chiusura del cerchio. Mi sento di dire, soprattutto, che di chiusura parliamo ed è una fine autentica, perché la morte è davvero il punto per chi non ha più domande da fare. Non ne ha Violet, almeno, che è il capro di una vita e di un'intera generazione da buttare.
E' esemplare come tu raccolga tutte le trame di questo complesso, raffinato e atroce arazzo per dipingere l'unica fine pensabile: il cordoglio, il trauma, la rabbia, la vita. Vince, a sorpresa, chi si è sentito sempre debole, irrilevante, perdente, eppure è riuscito a pensare (la bellissima Marge. Mi sono innamorata di lei) e persino chi aveva già il collo sull'altare dei sacrifici (Chloe). Perde chi, come Constance o come Ben, non è mai riuscito a guardare i propri figli o, se l'ha fatto, non sapeva cosa cercare, né vedere davvero.
Alla fine di questa storia senza morale, perché onestissima, dunque amorale, l'unica cosa che possa fare è ringraziarti per la bellezza e la profondità del tuo sguardo, la cura del dettaglio e l'intensità di una scrittura vissuta, più che raccontata ♥
Recensione alla storia Monster - 25/08/13, ore 16:27
Capitolo 11: Vendette (parte seconda)
Io sono alla terza lettura e ancora non ti ho lasciato una riga, ma come ti ho già scritto qualche milione di volte, questa storia procura un dolore autentico e così vivo che ti viene spontaneo pensare una, due, tre mille volte prima di dire anche solo: io credo che…
Io non credo a niente, soprattutto quando mi imbandiscono davanti la vita, con tutto il suo carico di contraddizioni e dolore da morirne.
Il ritratto di Violet, ad esempio: una sola frase ed è già oltre il personaggio per essere l’icona archetipica dell’adolescenza che, chi più chi meno, abbiamo tutti alle spalle.
Un cumulo di macerie rovinose in cui è difficile, se non impossibile, pescare un ricordo decente (e allora lo si lucida e, di solito, lo si trasforma in qualcosa che non c’entra più niente con il vissuto).
Tate, al suo fianco, è la seconda faccia di una stessa, terribile edicola. La sua vendetta, ragionata, pensata, sezionata nei suoi desideri prima ancora che tradotta in un atto pratico, a volte mi sembra quanto di più umano gli sia rimasto (oltre forse un amore morboso e, al contempo, purissimo per Violet). Quando odia, Tate è vivo. Quando odia, Tate è un adolescente.
E gli altri? In realtà dovrei scrivere pagine intere su ciascuno di loro, perché ALTRI è poco, eppure credo che la tua bravura sia stata anche quella di raccontare, nelle vicende individuali, uno spaccato d’America in cui il fallimento del singolo è, in fondo, una spremuta di sogni generazionale.
Il tempo corre e TUTTI cadono a pezzi. Se ripenso alle prime battute di questa storia, mi stordisce l’ineluttabilità con cui siano riusciti a rovinarsi, persino quando sembrava che il mondo fosse una conquista facile. In questo credo che tu abbia fotografato, al contempo, due verità incredibilmente autentiche e dolorose: la pericolosità delle scelte adolescenziali e la fatalità che può portare alla distruzione di un intero percorso di vita (la gravidanza indesiderata, ad esempio. Il ‘per sempre’ che non dura un giorno o un bicchiere in più).

Era facile morire addormentandosi.

Davanti a questa frase, l’unico pensiero che mi abbia attraversata è stato: ma quando mai Violet e Tate hanno davvero vissuto da svegli?
Eccezionale: come sempre e come l’intera storia.
Recensione alla storia Monster - 16/06/13, ore 12:16
Capitolo 10: Vendette (parte prima)
Basta poco per spezzarsi, e quando raggiungi quel punto di rottura, non puoi più ricomporti.
Io quoteggio perché non credo di avere proprio da parte gli strumenti per poter esprimere un commento che non suoni di una banalità sconcertante e, dato il tema trattato, forse persino insultante. Ho impiegato almeno venti minuti a leggere questa pagina, interrompendomi, tornando indietro, e poi riprendendo, ma con la sensazione di sbagliare, perché c'è tanta vita e tanto dolore in questo capitolo da lasciarti estenuato e sconfitto. Più mi addentro nella lettura, più ho l'impressione che i parametri con cui valutare Monster non siano nemmeno quelli della 'vittima' e del 'carnefice', ma degli sconfitti e dei sopravvissuti. Non c'è nessuno, in realtà, che abbia stretto davvero la vita prima e non c'è nessuno che abbia ancora una poi.
Come sempre, ho trovato efficacissimi e spaccacuore i diari. Come ti avevo già twittato, qui siamo molto oltre il concetto di fanfiction e non c'è né sovrastima, né amykettismo nelle mie parole, ma una sincera e totale ammirazione per la straordinaria bellezza di questa tua opera. Mi aiuta a ricordare il mio livello, almeno, e a tenere ben saldi i piedi in terra.
Grazie di cuore: come non mi stanco mai di dirti, per storie come queste vale davvero la pena di aspettare. SEMPRE.
Recensione alla storia Monster - 13/04/13, ore 22:04
Capitolo 9: Confessioni
La vita sembra un’eterna campagna di sensibilizzazione.
Parto da qui, da questa frase bellissima e spietata, che mi pare anche la cifra sotto la quale questa storia (l’intera storia) sembra essere concepita. Tate e Violet danno, a volte, l’idea di trascinarsi nel presente sotto l’effetto di un anestetico potente. Galleggiano, più che vivere, e si raccontano una vita con cui non riescono mai a entrare del tutto in contatto.
Il senso di questo scollamento è raccontato benissimo nella narrazione del prima e del dopo. Negli eventi che preparano la strage e in quel che segue alla strage stessa.
È bellissimo – e desolante – che sentano di acquistare un senso solo in due, facendo dell’infelicità dell’uno il senso dell’altro, ma trovo anche che sia la cifra più fortemente realistica di questa storia, perché è davvero tipico dell’adolescenza cercare una risposta-una salvezza nell’altro.
In questo caso, però, Violet e Tate guardano in uno specchio cieco.
Di questa storia, comunque, confesso di amare moltissimo le donne, per come le porti in scena: fragili, isteriche, tradite spessissimo proprio dal loro corpo (cosa c’è di più drammatico di una gravidanza non voluta o di una gravidanza usata come arma?), eppure anche fulcro autentico della narrazione, per come catalizzano i sentimenti e sanno raccontarli. Ecco: porti in scena una mimica della pelle che tradisce le emozioni persino più del semplice racconto. A volte uno sguardo, spessissimo una parola. Il momento, ad esempio, in cui Violet abbandona il bagno, perché è comunque di troppo, perché non vuole essere spettatrice di una dramma che non le appartiene.
Non mi disturba questa occasionale, controllata assenza di solidarietà, perché è femmina. È vera.
E tu sai scrivere davvero in un modo che boh… Mi sento scema anche solo a provare un commento <3
Recensione alla storia Monster - 09/12/12, ore 10:15
Capitolo 7: Morti
ESSICI!
Questa storia è una specie di evento, dalle mie parti, perciò, per quanto mi riguarda, puoi stare tranquillissima: e perché ogni volta mi rifili un papiro di centordici pagine - ergo, se mi lamentassi, sarei tipo idiota - e perché più vai avanti con questa sceneggiatura alternativa, più spero che diano in mano a te la terza stagione - così magari evito l'Angelo della Morte e gli alieni che mi hanno fatto girare (e non poco) le ovaie.
Cosa dire? Adesso tu perderai per sempre la stima di me, ma devo confessarti il momento narrativo che mi ha colpito di più, cioè il disgusto di quella merda umana di Harmon (sì, lo so: E' CANON, come mi urla sempre Bianca quando mi parte il MACCOSA su una fanfiction mpreg. E ultimamente, per ovvie ragioni, ne leggo pacchi) per la pancia della moglie.
C'è una tale UMANITA', intesa proprio come fallibilità umana e crudeltà e distanza che sentivo le onde della rabbia frustarmi dentro. Credo che l'autentico capolavoro di questa tua narrazione stia nell'aver toccato tutte le corde possibili dell'essere umano, in ogni stagione della sua vita, dunque di aver scoperto il nervo della grandezza, come della meschinità, che caratterizza un po' tutti, anche se declinato in modo diverso secondo l'età. La morte di Ady s'incastra alla perfezione nella trama, ma ancor più quel flirtare con l'idea della morte che, in un continuo crescendo, ossessiona i protagonisti.
Scusa se i miei commenti fanno pena, ma quando ti leggo è sempre il cuore ad avere la quota di maggioranza sul cervello u.u