Recensioni di darllenwr

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Recensione alla storia Se un mattino d'estate un truffatore - 25/06/13, ore 13:09
Capitolo 1: Se un mattino d'estate un truffatore
Recensioen/valutazione valida per il contest "Dal linguaggio iconico a quello verbale"
 
Grammatica e ortografia: 15/15

Mi pare di non aver notato particolari sbavature né grammaticali, né lessicali né ortografiche.
Stile: 13/15
Molto bello, le varie parti s’incastrano molto bene tra loro, un capitolo dedicato a un personaggio termina proprio nel punto necessario per far venire al lettore il desiderio di continuare, però questo paradossalmente è un limite perché se uno è interessato alla linea narrativa dedicata a un certo personaggio potrebbe non essere invogliato a cambiare scenario e passare piuttosto repentinamente da una galleria d’arte alle angustie di una giovane donna la cui relazione sentimentale è in crisi alla preoccupazione di un uomo e di una donna che temono l’uno per la vita dell’altro,, non so se definirla una pecca, ma forse non tutti potrebbero apprezzare questa ricercatezza stilistica.
Originalità: 8/10
Se i grandi del passato ci parlano attraverso le loro opere, questo dev’essere un caso del genere, oggi come allora il passaggio di epoca porta speranze e tensioni, in quell’epoca che veniva pensata come il trionfo dell’ottimismo e della forza del progresso, v’era chi trasponeva nell’arte sentimenti diversi e assai meno rosei (che venivano malvisti, ma gli artisti hanno appunto questa capacità, considerata così peculiare da essere paragonata a un dono divino, di presentire oltre la realtà corrente), e questo messaggio sembra particolarmente attuale in altra epoca, anch’essa salutata come epoca di progresso e di pace (si parlava addirittura, con una certa sicumera, di “fine della Storia”) si sia rivelata tutt’altro. Per farla breve, l’idea di inserire un quadro della cosiddetta Belle Epoque in un contesto così diverso (sia come collocazione geografica sia come ambientazione di fandom) e pure così tanto simile mi sembra un’idea particolarmente ben riuscita.
Gradimento personale: 10/10
Può sembrare strano, forse no, non saprei, ma nel corso della lettura della storia, oltre ai riferimenti a Calvino, non ho potuto fare a meno di pensare al titolo di un famoso libro della Deledda, ovvero Canne al vento, i protagonisti a mio parere sembrano in questa storia come “canne”che si muovono per i capricci del “vento” (anche se qui non è si tratta del fenomeno naturale, ma del flusso di scorie, polvere e fumo di quello che era stato il WTC), e questo elemento fortuito e imprevisto scombussola chi più chi meno le vite dei personaggi, portando a vari stati di tensione che hai saputo raccontare molto bene, sarebbe difficile scegliere qual è stato il momento che abbia gradito di più, se la sconcertante rivelazione fatta al protagonista su come quella tela sia stata così importante per una famiglia di un’epoca e paese lontano (al punto da segnare la fine tra la vita e la morte) o l’episodio narrante le angustie di una donna che non crede più nel futuro della sua relazione (per la quale ha scommesso tanto, per non dire tutto, e ora sembra essere presa da una massa di rimpianti e recriminazioni) che si troverà alle prese, scusa il cinismo, con un inaspettato aiuto del destino che l’aiuterà a troncare la relazione senza nemmeno bisogno di dirlo alla controparte (ma ovviamente non era questo il modo con cui pensava di terminare il rapporto), per non parlare di chi cerca di darsi da fare in qualunque modo di fronte alla tragedia; insomma, una ben assortita commedia umana, molto ben resa nelle sue varie forme di azione reazione all’evento.
E ovviamente grazie per l’apparato critico che è estremamente d’ausilio.
Caratterizzazione dei personaggi: 4/5
Molto ben riuscita, a mio parere, sia peri personaggi canon che per quelli di tua invenzione, su tutte si staglia la figura del truffatore, capace, nonostante l’esperienza in materia che dovrebbe consigliargli di non distrarsi e gli ordini della committenza (che non so come potrebbe reagire alla mancata consegna), anche di prestare attenzione all’esperienza atroce subita dall’anziana signora e poi di procedere a un atto che molti suoi colleghi non avrebbero mai fatto (e che molti non fecero, stante le varie denunce per truffa che si ebbero nei mesi successivi ai fatti dell’11/9), anche gli altri sono ben disegnati e tengono sapientemente la scena degli episodi loro destinati.
Attinenza al tema: 3/5
Ammetto, Klimt non è nella mia personale galleria di artisti figurativi preferiti, ho sempre trovato un po’ troppo inquietanti le sue immagini (ha parlato chi stravede per Chagall, ma questa è un’altra storia…), ma mi sembra che tu abbia trasposto molto bene la tensione di fondo che c’è nel quadro con quella che investirà in vario modo i personaggi del racconto, sia dal punto di vista delle immagini inquietanti che minacciano la protagonista del dipinto che si tramuteranno in vari tipi di angoscia e disperazione che attanaglieranno in vario modo i personaggi, anche come quelle figure mostruose non hanno ancora potere sulla donna se sul figlio, così costoro riusciranno a trovare un ubi consistam per superare a vincere in qualche modo quella terrificante esperienza..
Totale: 53/60
Recensione alla storia There are more things... - 20/05/13, ore 15:13
Capitolo 1: There are more things...
In primis, niente male davvero l'idea di un racconto che mescoli l'attualità caotica di una metropoli del mondo industrializzato ed un essere proveniente da un'area estremamente lontana da essa (e della quale i cittadini conoscono qualcosa solo quando avviene qualcosa che viene ripreso dalla CNN e da Fox News, soprattuto in scene dove si vedono tizi ben armati), ma che forse è meno lontana di quanto sembrerebbe, la spiritualità americana nasce da correnti molto attaccate al messaggio biblico fondamentalista, che come si sa ha punti di contatto con leggende mesopotamiche (quali le storie della genesi e del diluvio) per non parlare appunto della tradizione ebraica che vuole Lilith priam compagna di Adamo, ma questa è un'altra storia.
Un delle scene che più mi è piaciuta del racconto è stato quella specie di sogno(o di incubo?) ambientatoin un remoto passato, dove c'era gente più propensa a credere ai poteri di certi entità (e non a considerarle in chiave esclusivamente negativa, ma anche qua ci sarebbe da dire della diversa percezione del sacro che porterebbe lontano).
Certo, vi possono essere problemi con le rivali in amore, figurarsi se queste non sono contempranee ma erano spiriti già vecchi all'epoca di Babilonia ornata di giardini che sorgeva nella valle tra i due fiumi.
Mi hanno colpito particolarmente le potenzialità dell'essere, capace di diventare da una forma diafana a quelle di un essere materiale vero e proprioPovera Elizabeth, s'è ritrovata più volte nel ruolo di fanciulla in pericolo (anche se in entambi i casi ha cercato strenuamente di resistere a questa molesta entità capace di usare sia poteri dovuto al suo backgrounddemoniaco sia altri, come dire, più pratici (la scena del tentativo di soffocamento mi ha fatto tornare alla mente un racconto, che molto probabilmente conoscerai, la regina dei Lilin di Hoffmann Price.
Per fortuna c'è comunque il modo per impedire a tali sinistri soggetti di poter far venire a più miti consigli.
Morale della storia: bisogna anche essere piuttosto imprudenti a comprare oggetti che possono essere qualcosa di diverso...
Comunque, trattasi davvero di una bella storia, grazie per averla segnalata (nonché per l'apparato critico).
Recensione alla storia Quattro storie per quattro vizi (capitali) - 20/05/13, ore 14:32
Capitolo 3: L'Invidia
Non male davvero questa contaminatio tra White Collar e Borges ( ti confesso che in un primo memonto avevo pensato che ti volessi riferire a Tema del traditore e dell'eroe, pi ho capito che si trattava de La forma della spada (e complimenti davvero per aver inserito di peso la frase "fucilato da soldati pieni di sonno" e il riferimento al disprezzo dell'interlocutore che non dorrà troppo a chi parla); parimenti ho gradito moltissimo i riferimenti alla sanguinosa e feroce lotta per l'indipendenza dell'Isola Verde, e di come il protagonista (volevo anche dirti che trovo molto apprezzabile la decisione di fare del protagonista un condannato a morte, un tipo di persona che di solito è molto portato ad essere sincero.
Per il resto, il tema del vizio capitale in oggetto mi sembra reso molto bene, tempo fa guardai in TV una rappresentazione teatrale, doveva essere il Faust, non so, ebbene c'era una personificazione dell'invidia che diceva di essere magra perché guardava sempre mangiare gli altri, ebbene in questo caso il prorompente sentimento di invidia che ha dominato il protagonista ha letteralmente divorato tutto quello che c'era di buono in lui, gli ha donato la cappa di piombo dell'ipocrisa e gli ha cucito gli occhi con fil di ferro, tutto teso a distruggere quello che pur avrebbe dovuto essergli suo amico (il tizio mi sembra anche essemamente classista, come se avere una posizione sociale alta significhi essere essenzialmente migliori).
Credo che costui darebbe non poco filo da torcere a Minosse, la sede dovrebbe essere il Cocito, ma sulla zona precisa ho dei dubbi, dato che con il suo comportamento non tradisce solo il suo amico, ma anche la patria.
Bello anche il comportamento dell'interlocutore, nella sua carriera ne deve averne conosicute di canaglie, ma quel tipo malvissuto doveva essere davvero di un tipo speciale...
PS. E anche stavolta grazie per le note
Recensione alla storia Quattro storie per quattro vizi (capitali) - 18/05/13, ore 18:43
Capitolo 2: La Gola
Questa storia mi sembra la messa in pratica di due noti proverbi (o meglio, frasi fatte) sui rapportri intergenere, ovvero "la via per il cuore di un uomo passa per lo stomaco" e "anche "l'occhio vuole la sua parte" in questa storia la protagonista eccelleva nella prima parte, nella seconda...beh, si può dire che non fosse nemmeno in concorso....
Mi è parsa molto ben narrata la vita di questa bruttina (nemmeno stagionata) e del suo considerarsi (perfino in famiglia, che sarebbe o dovrebbe essere il luogo degli affetti) "trascurata" (per usare un eufemismo) nel mondo che apprezza fin troppo il bene effimero della bellezza (del resto, nemmeno lei ne è immune, non ha mica posto gli occhi sul primo che ha incontrato, sia nella prima parte della storia che nella seconda).
Il testo a mio avviso illustra molto bene le varie fasi della sua vita, soprattutto nel non arrendersi alle meschinità altrui e di farsi regina di un mondo dove non conta avvenenza e grazia esteriore, ma non certo per questo meno affascinante, un modo di trattare le vivande che potrebbe benissimo essere definito "gastrosofia" (Apicio avrebbe fatto i salti di gioia se avesse potuto incontrare una persona così raffinata).
Non so dire quale sia la parte più divertente della storia, secondo me è da collocare in due episodi: la particolare (e gustosissima) forma di corteggiamento che attua la protagonista (con conseguenti reazioni di lui) e la sua folle disperazione nel volersi "suicidare" (anche nel senso di abbanondono dei valori in cui aveva ciecamente creduto) andando in un fast food (è uno di quei momenti ambigui in cui non si sa se definire un episodio comico o tragico).
Devo dire che mi riesce difficile immaginare il protagonista che finalmente ha messo la testa a posto e si gode le gioie della famiglia, dev'essere proprio vero che alla fine anche l'uccello più solitario ha pur sempre bisogno di un nido, e pazienza rinunciare alle avventure galanti, ha trovato una forma di bellezza molto più duratura (e soprattutto capace di calmare nel milgior modo uno dei bisogni primari della specie).
Recensione alla storia La donna invisibile - 11/05/13, ore 10:34
Capitolo 6: Epilogo
Valutazione della storia presentata al contest "La cognizione del rancore".

Grammatica e ortografia: 15/15
Da questo punto di vista non c’è nulla di particolare da dire.

Stile: 14/15
Niente male davvero, però non è di facile lettura, almeno in un primo momento, a causa questo suo meccanismo a incastro che caratterizza la struttura del testo; altro punto che non mi è stato molto chiaro è la trasmissione del testo, viene presentata come un racconto riferito da un detenuto, che a quel che ho capito rievoca eventi avvenuti anni fa (e non c’è sempre da fidarsi della trasmissione orale); ma a parte questi dubbi sulla struttura generale, non v’è nulla da dire, il lessico è ottimo ed usato con proprietà, le parti dialogate sono ben inserito all’interno della storia.

Originalità: 8/10
Bisogna sempre temere l’ira dei perdenti, questa storia ne mostra un ottimo esempio, teoricamente ci dovrebbe essere un senso di solidarietà per lei, ma in questa storia la si perde abbastanza presto, vedendo quello che è capace di fare.

Gradimento personale: 9/10
Non male davvero, l’idea di base a mio parere è buona, e si dipana su un forte dubbio etico: è vero che il protagonista è stato solo un esecutore (doveva testare la sicurezza della banca) e l’altra è stata troppo ingenua (ma l’altro aveva indubbiamente un forte charme) ed ha pagato carissimo il suo errore, finendo in una condizione di paria (a dire il vero, non è che sia caduta di molto, dato che l’idea che se ne ha dalla lettura del testo è che anche quando lavorava non era considerata una persona particolarmente importante, con una facile battuta, si può dire che è una di quelle persone che fanno ridere di lei, non con lei…), non so dire se il protagonista fosse davvero dispiaciuto di quello che era avvenuto, o lo fa solo per prendere tempo (per l’idea del personaggio che ne ho, propendo per la seconda ipotesi).

Caratterizzazione dei personaggi: 4/5
Direi che sono caratterizzati abbastanza bene: protagonista che vive solo nel rancore e nel pensiero che possa far pagare il fio al colpevole della disgrazia che l’ha colpita (c’è un momento nel quale riesce quasi ad essere simpatica, ovvero quando sembrerebbe non avere intenzioni ostili verso gli ostaggi o verso la cassaforte, però poi manifesta il desiderio di mandarli all’altro mondo); il protagonista che vede quella persona solo come una rogna del passato che si sarebbe volentieri risparmiata; il suo amico che la vede solo come una faccenda di ordine pubblico.

Attinenza al tema: 3/5
Sì, c’è, anche se non del tutto. Nel senso che questa è una storia per così dire “polifonica”, per cui ho dovuto prendere la parte più propriamente attinente al contest dal resto, ovvero dalla scoperta di una gravidanza inattesa (e piena di speranze quanto di dubbi) e l’attività degli addetti all’ospedale; inoltre oltre al rancore c’è anche altro, ovvero il desiderio di vendetta su tutto e tutti.
Totale: 53/60