Recensioni di Nirvana_04

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Recensione alla storia L'amicizia non genera debiti - 30/03/20, ore 14:57
Capitolo 2: 1287 DR: Le loro regole
Ciao, eccomi finalmente per il secondo capitolo.
Confesso che all'inizio pensavo che il bambino fosse una sorta di tranello. Ho addirittura pensato che fosse una specie di creatura malvagia che aveva preso le sembianze di un bambino per trarre Daren in inganno e farlo in qualche modo incolpare di qualcosa e facendo così scoppiare una guerra. Invece si è risolto con Tazandil che ha fatto tutto da solo, cogliendo l'occasione.
L'impressione a questo punto, però, è che, a parte il fatto che cerca ogni scusa per enfatizzare i difetti di Daren, sollecitando la paura e l'indifferenza negli altri elfi, anche lui stia arrivando alla conclusione che Daren non si cattivo. Anzi, è proprio il fatto che abbia voluto metterlo alla prova, più come uno che cerca di indagare sul fidanzato della propria figlia, hai presente?, che come uno che ha davvero paura che l'altro sia pericoloso, giocando con la vita di un bambino senza mai temere che il bambino fosse in pericolo che mi fa pensare che sotto sotto lui sappia che Daren non sia pericoloso o abbia cattive intenzioni, il che mi fa chiedere perché ce l'abbia così tanto con lui e con la sua razza. Sembra più un fatto personale, o un antico rancore verso una razza che disprezza, più che temere.

Ho apprezzato l'inizio, sia il momento di relax in cui è immerso Daren che il modo in cui hai mostrato il suo sussulto e sorpresa alle parole del nuovo arrivato. Invece non amo molto le interferenze del narratore, per esempio quando interviene per spiegare che in realtà ci sono tre elfi appostati tra gli alberi che si sono mimetizzati così bene che neanche Daren riesce a scorgerli. Sono infodump che trovo fastidiosi, come se rovinassero una sorpresa al lettore. Penso che se gli eliminassi e lasciassi che il lettore scopra la verità insieme a Daren sarebbe più piacevole. Dopotutto lo stesso Daren poche righe dopo quando si ritrova gli elfi davanti capisce tutto; quindi l'infodump prima non serve, smorza la narrazione.

Invece ho apprezzato Daren, il modo in cui parla, pensa, reagisce al bambino. Sembra uno tosto, uno dal temperamento scontroso, irritabile ma che sa come mantenere il controllo. Non è il tipo che si lamenta, ma, messo alle strette, segue il flusso della corrente.
Tazandil invece ha al momento tutta la mia curiosità: è da parte sua che mi aspetto il colpo di scena, il perno che cambierà il ritmo della storia. Al momento, però, ha tutte le carte per farsi detestare, anche solo per la leggerezza con cui ha messo in gioco la vita di un bambino. Che poi lui stesso ha rimproverato... quando Daren voleva dargli un pugno doveva partire l'applauso.
Una cosa che invece mi ha perplesso è la remissività degli altri elfi. D'accordo, Tazandil è un loro superiore, e probabilmente loro sono tra quelli che si sono un po' stancati a fare la guardia a un elfo oscuro che non fa che dormire e, essenzialmente, poco altro, però c'è l'incolumità di un bambino adesso, e fiducia o no, io mi sconcerterei un po' per l'inerzia a cui li obbliga Tazandil. Ecco, io avrei come minimo protestato, o avrei cominciato ad avere qualche dubbio sulle decisioni del superiore.
Il che mi fa chiedere: quanto potere ha Tazandil sulla sua comunità? E cosa succederà adesso a Daren? Non sembra molto nei guai, ma ho paura di quello che potrebbe riservargli l'elfo dei boschi.

Per quanto riguarda la parte tecnica, a parte i soliti problemi con i dialoghi (non mi ci dilungo) il testo è grammaticalmente corretto. Non ho trovato neppure un refuso, il che ancora una volta si conquista la mia ammirazione.
A presto!
(Recensione modificata il 30/03/2020 - 03:01 pm)
Recensione alla storia L'amicizia non genera debiti - 23/03/20, ore 11:48
Capitolo 1: 1287 DR: La loro approvazione
Ciao, in ritardo, ma eccomi finalmente per lo scambio.
Ho visto che in quello nuovo proponevi questa long e, visto che si può considerare un'originale, direi che fa al caso mio, visto il mio digiuno all'interno del fandom.
La prima cosa che mi viene da chiederti è il significato di "1287 DR" presente nel sottotitolo. Avevo pensato a una data, ma preferisco chiederti conferma, così da poter capire meglio.
La prima impressione è quella di leggere un high fantasy: non solo il tipo di personaggi, ma anche l'ambientazione, l'inizio "agreste", il conflitto tra le razze, è proprio l'aria che si respira, distesa, anche se parte da una retrospezione di diffidenza e astio.
Sicuramente il fatto che sia una long e che parta da personaggi originali con un'ambientazione inserita in maniera lenta e descrittiva, senza dare nulla per scontato, aiuta il lettore che come me approda qui senza un minimo di conoscenza. Hai fatto delle descrizioni dettagliate del territorio, che danno un'idea molto chiara dell'ambiente. Un unico consiglio qui: ho trovato la descrizione molto tecnica e didascalica. Il bello della scrittura, al contrario della visione di un film, è che non si limita a dare un'immagine al lettore, ma ne stuzzica il palato, l'olfatto, l'udito. Sarebbe bello dare un'idea anche sensoriale del luogo in cui si trovano, oltre che visiva e sociale, in modo da permettere al lettore di empatizzare con il personaggio, da permettere al lettore di entrare nella sua pelle. Il che mi porta a un altro punto.

Come l'altra volta ho notato un uso particolare del narratore: non lo posso definire del tutto un punto di vista di Daren, perché il narratore non è del tutto immersivo, inoltre l'intromissione della voce narrante nell'ultimo paragrafo, che ovviamente non poteva essere dal punto di vista di Daren, conferma la mia idea. Ammetto che preferisco tutt'altro tipo di narratore, ma l'idea di rendere il narratore anche un "dialogatore" del lettore mi affascina sempre.

Ciò che mi ha incuriosito è il tema principale, ovvero l'amicizia "insolita" tra un elfo di superficie e uno scuro (?). All'inizio, colpa della mia ignoranza ovviamente, ho fatto fatica a capire cosa fosse un drow, ho dovuto cercarlo; solo in un secondo momento ho capito che drow ed elfo scuro erano la stessa cosa.
Mi è piaciuto il fatto che hai reso il loro dialogo una specie di rituale, una discussione già avuta altre volte, il che permette al lettore di percepire lo scorrere del tempo e la profondità del loro rapporto. Ma anche e soprattutto la tensione che aleggia nell'aria, quanto radicata sia la diffidenza tra le razze, e soprattutto, come si capisce alla fine, del padre di Johel.
Altra cosa che ho apprezzato è la distinzione caratteriale tra i due protagonisti del capitolo: Johel è una persona piena di fiducia nel mondo, un elfo scevro di pregiudizi, mi ha dato la sensazione di un personaggio leggero, solare, a tratti ingenuo, ma direi che la parola più corretta sia puro, uno di quei tipi che sembrano non vedere il marciume del mondo e vivono in un loro mondo pieno di idealismi e buone intenzioni; o forse riescono semplicemente a vedere più a fondo dei pessimisti (?).
Al contrario Daren è un personaggio che si porta dietro un'ombra. Certo, non sembra cattivo, ed è sincero quando dice di non avere brutte intenzione, ma dalle sue parole e dai suoi pensieri si evince quando la sua visione del mondo sia disincantata, pragmatica, ma soprattutto carica di un passato oscuro. Lui sa come va il mondo, lo accetta, semplicemente, al contrario di Johel che sembra volerlo cambiare.
Divertente anche l'accenno all'inerzia di Johel quando si tratta di lavorare.
Per quanto riguarda il padre di Johel, ho come l'impressione che si rivelerà un uomo dai risvolti oscuri, una grossa spina nel fianco di Daren. Non ho ancora capito se è semplicemente un uomo pieno di diffidenze con causa che si ricrederà alla fine o se sarà il principale ostacolatore dei due amici.

Non ricordo se te l'ho detto, ma io ho una mania per i titoli. Mi piacciono quelli particolari, ma soprattutto quelli carichi di più significati. Ancora è troppo presto per carpire tutti quelli di questo titolo, ma sappi che mi piace molto. Lo trovo profondo, forse moraleggiante anche, sembra intriso di una lezione ma anche rassicura su quella che si preannuncia essere un'avventura piena d'insidie e tranelli lungo la strada.

Ho un ultimo consiglio da darti, poi smetto di rompere. I dialoghi. Loro sono la seconda mania che ho (in realtà ne ho tante, sono un recensore che rompe parecchioXD). C'è uno "schema" comune usato dalla scrittura, che varia leggermente dipende la casa editrice, ma alcuni dei punti principali sono uguali. Ecco, ti faccio un esempio:
“Non... non intendi negarlo?” Domandò alla fine Johel. -> Quando è presente il "verbum dicendi" (dire, domandare, rispondere, pensare, ect) va sempre messo in minuscolo dopo il discorso diretto. La mia ossessione non ha potuto non notare l'errore in tutto il testo.

Spero di aver detto tutto, ho sempre la paura di dimenticare qualcosa quando recensisco.
A presto!
Recensione alla storia Il segreto di due persone resta un segreto - 13/03/20, ore 20:15
Capitolo 1: Il segreto di due persone resta un segreto
Ciao!
Ho scelto questa shot per il titolo che trovo a dir poco evocativo. Mi aspettavo una storia densa di ambiguità, densa di intrighi e affari "sporchi", dagli echi minacciosi. E non ho avuto nessuna delusione in merito.
Innanzitutto, la prima cosa che voglio dirti prima che me la scordo è che ho adorato il modo in cui hai concluso questa shot. Mi piace tantissimo quando un autore sa dare più di un senso o di sfumatura a un titolo. In questo caso, "il segreto di due persone resta un segreto" ha due significati: il primo è più oscuro, minaccioso, ed è quello a cui sottostà per gran parte della sua vita Nieven, ovvero non dire a nessuno chi sei e cosa fai o verrai fatto fuori; il segreto invece ha un aspetto più triste, mesto, ma anche onorifico e soprattutto necessario, un bisogno che colpisce persino la lord velato, cioè Nieven merita di essere ricordato, è necessario che qualcuno sappia cosa ha fatto per la società, per il mondo, per gli altri, senza chiedere mai nulla in cambio... se l'è largamente meritato.
Lodo la tua cura, non ho trovato nessuno errore grammaticale. Hai uno stile sobrio, pulito, semplice (che, come dico sempre, non è sinonimo di sempliciotto o banale, ma è un complimento) chiaro e ben descrittivo. La narrazione scorre fluida e la storia si fa leggere tutta d'un fiato, non è mai pesante o noiosa. Confesso che per mio gusto personale preferisco un punto di vista più immersivo, meno raccontato e più provato su pelle, ma il messaggio e i punti di vista dei personaggi sono comunque arrivati, e ognuno di loro è stato ben caratterizzato.
Una cosa che ho apprezzato e mi ha colpito è stato il fatto che tu non abbia declinato "lord velato" anche se in riferimento a un personaggio femminile. Mi piacerebbe saperne di più di quest'organizzazione. I membri tra di loro non si conoscono? Vengono reclutati o ottengono la carica per eredità? Il fatto che le donne siano ammesse ma che non si declini il nome mi fa pensare due cose: una, che non c'è differenza di genere; due che comunque siamo in una società patriarcale, dove l'idea generale è degli uomini a potere e le donne si nascondono dietro maschere e farse "maschere" cucite sulla pelle.
Ho apprezzato tantissimo Nieven, la sua complessità, il suo dolore, ma anche la sua morale, il suo senso "civico". Come ha detto Nazra, lui ha scelto volontariamente e senza alcun obbligo o bisogno di fare la spia, di mettersi al servizio del popolo, senza chiedere nulla in cambio. Ci vuole un coraggio non comune per non prendersi i meriti del proprio eroismo. Perché Nieven è un eroe a suo modo, ma agli occhi degli altri viene visto sempre in un modo diverso, in un modo che non è questo: per suo padre è un nullafacente, per la gente uno legato alla malavita, per i suoi superiori una pedina di un gioco ben rodato; anche per Nazra, che riconosce comunque il suo valore, lui è quello con "mancanza di senso della vita", è depresso, apatico. Nieven, quindi, è il personaggio più umano proprio per questo, perché questa scelta non è affatto facile, anzi, egli lotta ogni giorno contro il dolore che li provoca, ogni giorno gli viene strappato via qualcosa, fino a restare senza niente. Sono emblematiche due sue frasi: la prima, "Ho più ragioni per morire che per vivere"; la seconda, "Per sempre fino alla prossima crisi." So che non c'entra niente, ma l'atmosfera che si respira in questo universo mi ha un po' ricordato (senza un vero e proprio riferimento reale) alla città di Gotham, alla lotta quotidiana che affronta Batman nell'ombra, alla doppia vita di Bruce Wayne. Il mondo non merita un eroe simile, ecco cosa ho pensato quando ho letto questa seconda frase: il sacrificio, anzi i sacrifici di una vita di Nieven non verranno ricordati, né lasceranno un vero segno, verranno spazzati via dal tempo e dal primo criminale che arriverà dopo la sua morte.
L'altra figura che mi è piaciuta e che hai saputo delineato con poche pennellate è quella del padre. Forse un altro lo odierebbe, odierebbe il suo essere attaccato all'apparenza. In un primo momento si potrebbe pensare che un uomo illustre e benestante come lui voglia conservare la faccia dalla reputazione del figlio, ma io credo che il suo pensiero fin dall'inizio fosse la felicità e la sicurezza del suo unico erede. Suo figlio si stava rovinando, frequentava giri sbagliati, e nessuno genitore che vuole bene al proprio figlio può accettare una cosa simile. In lui si innescano diversi meccanismi, tra cui il dolore e la rabbia. Non ha smesso di soffrire un solo giorno della sua vita, e a modo suo ha provato a stare vicino al figlio. E credo che una delle sofferenze di Nieven fosse la consapevolezza di questo dolore: lui sapeva il bene che gli voleva suo padre. Nieven, alla fine, è stato schiacciato dal suo stesso potere, che li ha condizionato l'esistenza.
Riguardo all'ambientazione, ho potuto carpirne solo degli stralci. S'intuisce che fa parte di una struttura più grande, più vasta e sicuramente ben rodata, ma il taglio della storia e l'ambientazione singola all'interno del tempio e poi della cripta limitano la "visuale" sul mondo. Anche qui, non è una critica. Hai deciso la struttura da dare alla storia e sicuramente si adatta allo scopo. Il lettore, anche se non conosce l'ambientazione di partenza, non ne è infastidito e si riesce a orientare con quei pochi accenni che ne dai. Quello che ho capito io, comunque, è che il mondo di queste città è duro, governato da una legge severa e ammorbato da una malavita ben stratificata. Quello su cui un dubbio è il motivo che spinge Nazra Mrays ha dissimulare il suo volto è per non far capire che Nieven lavorava per il governo, per un funzionario molto importante, oppure perché (o anche per via di) lei è...un'umana? Ecco, mi incuriosisce sapere che rapporti ci sono tra le varie razze, se ce n'è più di una. Questa shot era uno spaccato all'interno di una storia più grande, sicuramente si sente la mancanza di qualche tassello, come capire qualcosa di più su questo complotto che rimane avvolto nel mistero. Ma anche qui, credo che sia corretto poiché persino mentre seguiamo i pensieri di Nazra, ella non si concede il lusso di pensare in maniera chiara al suo lavoro, rimane nel vago, come se il senso di segretezza fosse radicato in lei. Da questo punto di vista, si percepisce molto forte il meccanismo rigido che regola questa società.

Questa storia ha un grandissimo significato (in realtà ne ha più di uno): se la gente fosse più empatica, se sentisse il dolore del mondo, si sentirebbe meno in diritto di distruggerlo e si comporterebbe in maniera meno egoistica. O comunque io ci ho letto questo; ed è per questo che mi ha trasmesso così tanto.
La storia è bella, e mi piacerebbe leggere ancora di Nieven e del rapporto con suo padre. L'umanità che è trasparsa dai loro personaggi ha lasciato il segno. Complimenti.
A presto!