Gli piace l’immagine pubblica, ma non prova rispetto, né affetto,
per la dimensione intima della donna.
E, sì, condivido la tua riflessione sull’assenza di alibi e scusanti.
Più che immorale, lo definirei amorale.
E in quell’alfa privativa, in quel non essere, c’è tutto il suo essere.
“Madre di un figlio morto” mi ha molto colpita.
Sara che io sono madre di figli mai nati,
e considero questo mio vuoto un lutto senza nome e senza volto.
Scrittura, intensa, semplice (nel senso bello del termine) e dolorosa, senza inutili compiacimenti.
Maneggi il dolore come chi lo conosce (e siamo in molti) e lo rispetta (e qui, invece, siamo in meno).
Chapeau, amica mia.
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