Recensioni per
Macerie
di bluemary

Questa storia ha ottenuto 14 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
05/07/12, ore 15:02

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Vorrei segnalare questa storia per l'inserimento fra le scelte, in quanto non solo è stilisticamente splendida e grammaticalmente perfetta, ma presenta i protagonisti in un modo talmente approfondito che potrebbero essere reali. Sia Daniel Dreiberg che Adrian Veidt, in ogni movenza, in ogni parola, persino in ogni espressione, sono perfettamente IC, in una storia che si presenta assolutamente fedele al film anche come ambientazione. Lo sfondo di questa fanfiction infatti (dal locale nel primo capitolo, alla stanza l'albergo fino alla camera da letto) si muove insieme ai personaggi e li avvolge, non come un panorama lontano ma bensì come specchio delle loro stesse personalità. Mi soffermo poi sull'introspezione del protagonista (Daniel), descritto in un momento difficile della propria vita. La tristezza e la solitudine per un cambiamento mai accettato, i ricordi di un amico perduto verso cui si sente terribilmente in colpa, la consapevolezza di sapere qualcosa che, se fosse svelata al mondo intero, porterebbe allo sfacelo, tutto questo viene perfettamente descritto dall'autrice, che è riuscita a rendere il personaggio SUO pur mantenendolo perfettamente IC, come solo un eccellente fanwriter sarebbe in grado di fare.
Rinnovo i miei più sinceri complimenti a bluemary perché ha scritto una piccola long a dir poco splendida, che mi ha letteralmente conquistata.
Insomma, tre capitoli per un piccolo capolavoro.

Recensore Junior
05/07/12, ore 14:43

Infine la rete internet ha ripreso a funzionare...meno male! Ed eccomi al terzo capitolo! Tanto che non ci si sente vero? XD
Ma partiamo subito, perché ci sono parecchie cose da dire.
La mano di Dan si allunga per puro istinto per afferrare il diario: la sua mente è confusa, divisa tra la rabbia che ancora cerca di farsi strada nel suo animo e la sorpresa nel vedere quell'oggetto nelle mani dell'ultima persona che si aspettava potesse averlo. Ovviamente la domanda sorge spontanea, ma le sue parole sembrano uscirgli in automatico: ciò che guarda Dan in questo momento non è più Adrian, ma il diario. Osserva ogni dettaglio di quell'oggetto che è la cosa più familiare che abbia mai toccato negli ultimi mesi.
adesso gli sembra quasi di toccare Rorschach.
Queste poche parole sono bastate a commuovermi, perché sappi che devo ancora superare il trauma della morte di Rorschach. E ricordarlo attraverso Dan, in questa fic, è davvero straziante. Mi sembra di avertelo già detto qualche volta, ma non ho problemi a ripeterlo: l'idea di inserire Rorschach, quasi come se fosse uno sfondo, è a dir poco geniale, oltre ad essere terribilmente struggente.
Infine Dan si ricorda di avere posto una domanda ad Adrian, una domanda che ancora non ha avuto risposta, risposta che tuttavia arriva nel momento in cui i suoi occhi incontrano l'impassibile sguardo del suo interlocutore. E a quel punto Dan non può fare a meno di provare una piccola e segreta fierezza nei confronti dell'amico perduto, una soddisfazione nel comprendere che persino l'uomo più intelligente del mondo può essere beffato e chi è quasi riuscito nell'impresa è stato proprio Rorschach. Nite Owl si perde in vecchi ricordi che mai dimenticherà, e nel farlo pone una domanda stupida che più che mai rivela le sue incertezze e le sue paure. Credo che tu non avresti potuto descrivere meglio la situazione: Il tono carico di condiscendenza penetra attraverso tutta la sua confusione per ferirlo in un luogo dove Daniel Dreiberg ha ancora le apparenze di un imbarazzante adolescente ansioso di ottenere l'approvazione di chi lo circonda e sempre a disagio con chi manifesta la sicurezza di cui lui è sempre stato privo.
Ancora, anzi forse sempre di più, Dan è confuso.
Eri la sola persona a cui lui fosse legato.
Serve che ti dica che ho versato ancora lacrime per questa frase? Perché è vera, terribilmente vera, e con essa più che mai Dan capisce che il suo migliore amico è perso, perso per sempre, e che l'unico modo di riaverlo accanto a sé, anche solo come una mera ombra, è leggere quel diario. Gli brucia pensare che il primo a leggerlo sia stato proprio Adrian, l'uomo che ne ha causato la morte.
Ma i pensieri di Dan vengono interrotti in un istante, nel momento in cui sente delle labbra congiungersi alle sue. La sorpresa lo blocca al suolo, si sente all'improvviso inerme e sdegnato. E' la rabbia non ancora sopita che gli permette infine di riprendere il controllo e allontanare Ozymandias da sé. Ma quello che lo confonde, più di ogni altra cosa, è che il bacio di Adrian non gli è dispiaciuto. Da tanto, da troppo tempo non sente un contatto umano privo di avversione e di violenza, e le parole di Adrian lo pungono sul vivo.
Ho pensato ne sentissi il bisogno.
Ed è vero, lui ne ha bisogno. Ma non da colui che dovrebbe essere il suo peggiore nemico. La rabbia torna quindi ad invadere il suo animo, ed è così che Dan attacca Adrian, così come mesi prima lo aveva attaccato a Karnak. E allo stesso modo il suo avversario non reagisce: lo lascia fare, lascia che si scarichi. Quello che sta colpendo è Nite Owl, l'eroe che a Karnak ha visto crollare ogni suo ideale e colui che allo stesso tempo riesce a dare a Dan il coraggio che altrimenti gli mancherebbe.
Poi si blocca. Potrebbe ucciderlo ma non lo fa, non riesce a farlo, e nella stanza silenziosa aleggiano parole che suonano come un rimprovero. Ma è Adrian l'assassino, non lui. Non si macchierà di alcuna vita, perché non vuole mettersi al pari dell'uomo che ha rovinato la vita di milioni di persone. O ha rovinato solo la sua?
L'unica cosa che Nite Owl riesce a dire è una domanda che trasuda disperazione: Che cosa vuoi da me?
Di nuovo Ozymandias ha vinto: nulla può, nemmeno Nite Owl, contro l'uomo più intelligente del mondo.
La rabbia di nuovo tramuta in disperazione, ormai la compostezza che avrebbe voluto mantenere non esiste più. Ci sono solo labbra gentili che lo sfiorano e lo paralizzano. E' il contatto umano che Dan agogna da mesi ma che proviene dalla persona sbagliata. Si sente indifeso, incapace di reagire. Si vergogna perché sta cedendo a quello che dovrebbe essere il suo peggior nemico, ma che in questo momento gli sta dando ciò che nessuno, nemmeno Laurie, è stato in grado di donargli.
Non riesce a credere a quello che sta accadendo, tanto che pensa di essere solo di nuovo oggetto delle manipolazioni di Ozymandias. Il suo corpo è attratto da quelle attenzioni ma la sua mente ancora si ribella, seppur con debolezza.
sul suo volto compare un istante l'espressione affettuosa di un tempo, di quando salutava la sua presenza con quel calore mai riservato a un altro membro dei Crimebusters, che in un modo un po' infantile lo faceva sentire speciale.
Ho apprezzato molto questa parte, mi piace perché sottolinei in modo magistrale quanto distante sia il Dan antecedente ai fatti di Karnak. Quel Dan ingenuo, infantile, direi quasi innocente...non c'è più. Ora c'è un Dan che ha visto ogni suo ideale morire insieme a quindici milioni di persone, ma ancor di più insieme al proprio amico.
Ma ecco che una volta di più si stupisce, quando Adrian lo abbraccia e si lascia sfuggire quello che sembra un sospiro carico di rimpianto. Un suono che fra le labbra di Ozymandias sembra assurdamente irreale, tanto che Dan cerca di convincersi di non averlo davvero sentito.
Adrian però non cerca il perdono, Adrian cerca solo lui. Quello che ha fatto a Karnak è giusto, era l'unico modo di salvare il mondo. Anche se dentro di sé soffre, ha sentito ogni vita che ha spezzato, forse ciò che più gli fa male è l'aver visto Dan spegnersi lentamente, tipico di un uomo che non ha più nulla per cui vivere.
Ma se Daniel accettasse di capire, allora tutto sarebbe più facile. Potrebbe risollevarsi ed evitare di morire lentamente. Potrebbe effettivamente evitare la peggiore delle morti.
Dan intanto comincia a trovarsi in un ambito a lui sconosciuto, quello di un uomo -l'uomo sbagliato- che lo sta spogliando, ma non dei suoi vestiti. Lo sta spogliando della poca forza che gli è rimasta, quel guscio fatto di rabbia in cui si sentiva protetto, che gli dava un misero obiettivo da perseguire. Ma ora proprio il suo obiettivo sta facendo di lui quello che vuole -oppure sta facendo quello che lui in realtà ha sempre cercato, ci sarebbe da chiedersi- e passo dopo passo, attimo dopo attimo, ecco che i due si ritrovano nella camera da letto. Il corpo di Dan asseconda i movimenti di Adrian. Forse vuole distrarsi, non vuole pensare davvero a ciò che sta accadendo, ed ecco che i suoi occhi cadono sui particolari della camera da letto...viola.
Ogni tanto la mente di Dan si aggrappa a qualche pensiero maligno, eco di una rabbia che in realtà sta lentamente scemando, inesorabile. Anche qui ti faccio i miei complimenti: è molto interessante la descrizione della stanza, della giacca accuratamente piegata, il tutto dagli occhi di Dan che "vede ma non vede" quello che gli sta intorno e quello che gli sta accadendo. Sembra quasi che sia sospeso fra due realtà, nessuna delle quali riesce a dargli quella protezione che lui ha sempre cercato, in modo quasi infantile. Questa parte trasuda ingenuità da tutti i pori...ecco...proprio un Dan coccoloso! *w*
Comunque...ehm. Manteniamo un briciolo di serietà. Ormai Adrian è troppo vicino, troppo concreto perché il nostro coccolo possa reagire in qualunque modo. Non fa caso ai vestiti che man mano gli vengono tolti, perché lui è già nudo, privato com'è non solo dei suoi ideali, ma anche della rabbia e della vendetta, unico appiglio che lo sosteneva senza farlo cadere in un baratro senza fine. E ora questo baratro sembra più vicino che mai, le sue dita scivolano sempre più proprio come i vestiti sulla sua pelle. E infine è davvero nudo.
L'unica protezione ora, nel mondo che ormai non gli appartiene più, sono gli occhi chiusi di non vuole abbandonarsi alla realtà.
Tutto è sospeso, nei pochi attimi che precedono i preliminari dell'amplesso. Poi arriva il piacere, arriva il calore di una persona amica, e tutto questo per Dan è assolutamente sbagliato. Non può, non deve abbandonarsi e cadere nella follia, ma allo stesso tempo è consapevole che, in fondo, era proprio questo che lui cercava, e che nessuno oltre ad Adrian sarebbe stato in grado di dargli.
Questa consapevolezza, insieme al piacere che porta un enorme sollievo nella sua anima, porta Dan a lasciarsi davvero andare. Si inarca verso il suo amico/nemico, lo cerca, affonda la mano nei suoi capelli biondi...e quando il culmine sembra ormai questione di un istante, ecco il duro ritorno alla realtà.
Gli basta vederlo, incrociare di nuovo quegli occhi azzurri. La mente torna lucida e torna anche a ricordare. Ed ecco Rorschach, ecco Laurie, le persone più importanti della sua vita che lo rimproverano lo denigrano per quello che ha fatto. Tra l'altro questa parte vergogna, Daniel. Corrotto, debole, sporco. l'ho letta immaginandomi la voce di Rorschach. E' sufficiente per farti capire quanto queste poche parole siano di effetto e assolutamente IC? Brava*____*
Sentire la voce di Adrian è come un'improvvisa doccia fredda fatta di ricordi dolorosi, è la goccia che fa traboccare il vaso. Dan lo odia, Nite Owl lo odia, ed è proprio l'eroe che in un attimo prende il controllo della situazione (si fa per direXD), con un'aggressività di cui Dan Dreiberg non sarebbe capace. E così lo bacia, di un bacio che non sa di desiderio ma di sangue. Mi viene da pensare che il morso non sia altro che una maschera della disperata ricerca di calore e di sostegno. Nite Owl è costretto ad aggrapparsi al suo nemico, l'uomo che ha rovinato la vita a milioni di persone, che ha rovinato la SUA vita e che ora lo costringe a cercare affetto proprio fra le sue braccia. L'uomo che vorrebbe considerare un amico ma che non può fare a meno di disprezzare. Merita più di un semplice morso.
Così, anche Adrian ben presto si ritrova completamente nudo. Le posizioni si ribaltano, ed è Nite Owl che guida questa volta. Guida...guidato a sua volta dalla disperazione.
Ed è quando lo penetra che Dan capisce all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, che Adrian desiderava tutto questo, lo voleva fin dall'inizio. Ma non si sofferma sui motivi dei suoi desideri, quanto piuttosto sul tormento che lo sta lacerando più di una ferita fisica. Vorrebbe perdonarlo e tornare ad essere suo amico, ma sa che tutto questo comporterebbe solo altro disprezzo verso se stesso: se lo perdonasse, significherebbe che una volta di più avrebbe accettato il compromesso, quello stesso compromesso che è stato la causa della morte di milioni di persone, e della morte di Rorschach. Questi sentimenti tuttavia a loro volta gli impediscono di provare solo un lucido e freddo disprezzo.
A questo punto lascia che ti rivolga per la...ehm...(ho perso il conto) ennesima volta i miei più vivi complimenti per questa parte:

“Adrian.” mormora, e poi non riesce più a trattenersi, sente le lacrime premere agli angoli delle palpebre e rendere la sua vista ancora più sfocata di quanto già non fosse senza gli occhiali. Piange mesi di repressione e di odio in perfetto silenzio, senza singhiozzare, e in un lampo di razionalità si rende conto di quanto sia assurda e patetica questa sua reazione, quando è lui che sta provocando dolore ad Adrian, che praticamente lo sta violentando...
Una bocca si congiunge alla sua, premendo appena, prima di sparire sulle sue guance per tracciare la scia umida delle lacrime che non è riuscito a trattenere.
“Dan.” dita calde e gentili gli sfiorano il volto “Va tutto bene.”
Uno strano magone gli occlude la gola e vorrebbe rispondere che non va affatto bene, perché è impegnato in un amplesso violento con un uomo che dovrebbe odiare e non dovrebbe trovare un simile conforto nella mano che gli percorre il viso.


Perdonami, l'ho incollato tutto ma credo che se questa parte non è la mia preferita davvero poco ci manca. Il modo in cui hai espresso i due personaggi è magistrale, e in particolar modo Dan, che più che mai sembra un bambino che ha bisogno di conforto ma non riesce a chiederlo, perché è confuso, turbato, disperato, arrabbiato...e solo. Il modo poi in cui adrian lo conforta...beh, semplicemente da scioglimento immediato...sono diventata un budino. Qui le lacrime ci stanno tutte, credimi. BravaT^T
Bene u.u *si tappa il naso sanguinante* inutile dirti che l'amplesso mi è piaciuto molto e beh...ma fanculo alla dignità. Quell'amplesso è da panico! Splendido, romantico, struggente...cavolo non so come definirlo! Occhi incollati allo schermo dall'inizio alla fine, come se stessi vedendo un film (mentale). Movimenti perfetti, abbiamo un Adrian consapevole di ciò che sta accadendo e perfettamente a suo agio, mentre un Dan che è ancora confuso, che partecipa ma sempre con vaga indecisione, guida l'amplesso ma di fatto è come se, per ogni cosa che fa, chiedesse l'approvazione del compagno. Poi arriva l'apice. E a quel punto poco importa che sia Adrian la persona dinanzi a lui, perché adesso, per la prima volta dopo mesi, si sente felice.
Per un attimo non è più solo.
Per un attimo non ricorda.
Per un attimo gli va bene così.

Dan, nonostante tutto, infine ha accettato un altro compromesso. Ma questo compromesso gli ha donato una felicità che da mesi non provava. Va bene così.
Vorrebbe andarsene, cercare di voltare subito le spalle a tutto quello che gli è appena successo, pensa che Adrian lo disprezzerà per quello che è successo e invece l'amico gli dice qualcosa che lui già sa, ma di cui non vorrebbe essere consapevole. Nite Owl non ha mai avuto nelle proprie mani il destino della Terra, è un peso che un semplice uomo non può portare sulle proprie spalle. Rorschach ha scelto il suo destino, e Dan non avrebbe potuto far nulla per impedire quello che è successo. Perché i buoni ideali di cui Dan era pieno non esistono, gli è già stato dimostrato ma lui non riesce davvero a farsene una ragione.
Le tenebre calano in quella stanza, di nuovo Nite Owl si trova nel suo habitat e in quell'istante il ricordo del coltello gli invade la mente. Deve uccidere Adrian, perché lo merita. Deve, certo. Ma lo vuole? Dan Dreiberg vuole davvero che Adrian Veidt muoia?
In questo momento Nite Owl sta bene, nonostante tutto si sente sereno e piacevolmente stanco. E l'unica persona che poteva fare tutto questo altri non è che l'uomo che lui stesso si era ripromesso di odiare. Che si era costretto ad odiare.
Un giorno lo ucciderà, ma ora non è il momento.
Infine il sonno prende il sopravvento. Finalmente si tratta di un sonno ristoratore, un sonno privo di dolorosi ricordi.
Eccomi, sono alla fine della recensione. Non so quanto sia lunga, davveroXD ma dovevo dire ogni cosa perché te lo meriti. E' una storia a dir poco splendida, IC dalla prima all'ultima riga. Eccezionale. E Dan...beh...coccolo! Ora ho voglia di abbracciarlo! *^*
Bravissima, davvero, non smetti mai di farmi appassionare ad ogni tua storia. Una vagonata di complimenti! Spero di sentirti presto, un bacione! *___*
Kitsune

Recensore Junior
02/07/12, ore 15:17

Prima di iniziare, ti chiedo perdono perché ti lascio recensioni tanto saltuariamente. Tu mi dirai "ma sì, so che sei impegnata, tranquilla!". Ma non sono tranquilla, perché ti meriti talmente tanto le recensioni che non posso fare a meno di dare ascolto alla mia testardaggine. Quindi eccomi qui. Voglio finire di recensire Macerie, prima di farmi una scaletta che comprenderà Bound, BCT, All'ombra della morte, Morning Shower, Fondamenta e ovviamente Like a Mirror. Ma che ne dici, cominciamo?
Avevamo lasciato Dan con un fazzolettino in mano, un fazzolettino che non contiene nulla se non l'indirizzo di un hotel. Ed è interessante che Daniel scelga la notte per incontrare Adrian: le tenebre lo avvolgono come una protezione, sono l'habitat di Nite Owl, sono la zona in cui lui si si sente più forte e più sicuro di sé. Può uccidere. Ma, soprattutto, Daniel in questo momento non si sente bene se non nei panni del suo alter ego. E cosa meglio della notte rappresenta Nite Owl?
Tuttavia non posso fare a meno di pensare che il nostro eroe (posso definirlo così?) sia estremamente insicuro. Troppo spesso pensa all'idea dell'omicidio, tanto che vien da credere che stia cercando più di convincere se stesso piuttosto che mostrare la sua reale convinzione. Troppo spesso affibbia ad Adrian termini forti ("bastardo") che non fanno parte del suo vocabolario, che sembrano estremamente forzati, perché Dan stesso non è convinto di quello che pensa sull'amico.
L'apertura della porta, il saluto di Adrian all'ingresso, queste due cose mettono a tacere i milioni di dubbi che Nite Owl ha nella testa, ma non li fa sparire. Cala un silenzio assoluto, pesantissimo e irreale che gelerebbe il sangue a chiunque.
Tuttavia Adrian, impeccabile, non mostra alcuna incertezza: molto azzeccata la descrizione del modo in cui è vestito (violaXD), fa decisamente pensare ad un uomo che in ogni occasione, sempre e comunque ha la situazione sotto controllo. Ed è così in effetti. Ti faccio i miei complimenti, credo che ormai tu abbia reso Adrian Veidt completamente tuo, e non è cosa da poco: ogni parola, ogni aggettivo è assolutamente IC, così come il suo modo di fare, sciolto, leggiadro e raffinato. E' Adrian, nulla di più.
Dan a questo punto è in assoluta soggezione. Non può fare a meno di notare una volta di più quanto il suo vecchio amico sia perfetto in ogni cosa, dal suo fisico al suo modo di fare. Adrian è bello da ogni punto di vista, e questa volta il complesso di inferiorità più che mai si fa sentire, dal momento che gli eventi di Karnak hanno messo fra loro un muro che nemmeno l'amicizia può sgretolare.
In tutta questa bellezza, però, Adrian mostra delle rughe, eco di un passato che non può essere cancellato, specchio di pensieri e notti passate in bianco che nemmeno l'uomo perfetto può mascherare.
"Perché, Adrian?"
La domanda infine sorge spontanea, ma è una domanda dal duplice significato. "Perché, Adrian, mi hai lasciato quel biglietto? Cosa ti ha fatto pensare che ti avrei seguito?"...oppure"Perché hai fatto tutto questo, Adrian, sapendo le conseguenze che avresti subito?"
Tuttavia Dan è convinto che l'amico non si sia reso conto del massacro che ha compiuto. Davanti a sé ha un uomo tranquillo, pacato, insopportabilmente sorridente.
E questo è troppo. L'ira di Dan esplode, ma già dopo poche battute inizia ad affievolirsi. Una volta di più viene da chiedersi se lui sia davvero arrabbiato con Adrian, o se semplicemente provi disgusto verso se stesso, che in quel mondo è l'unico a non aver trovato un posto dove stare. L'utopia esiste, tutti ne sono entusiasti, e Nite Owl è l'unico che non riesce a trovare pace. O almeno crede di esserlo.
Ancora Dan passa all'attacco, mosso dalla disperazione ormai, più che dalla rabbia. Ripete all'amico (ripete a se stesso) se davvero non prova nulla per avere ucciso milioni di innocenti ma alla fine ecco che Adrian gli apre gli occhi: chi sono milioni di innocenti? Nessuno. Quello che fa male a Dan non sono i quindici milioni, ma i quindici milioni e UNO.
Rorschach. E' Rorschach che manca, l'amico che non gli ha mai voltato le spalle, il partner che l'ha sempre affiancato in ogni occasione, l'uomo che è arrivato alla sua fine rispettando in ogni sua parte il suo credo: nessun compromesso, mai.
Dan sa di non essere come lui: sa che se tornasse indietro nel tempo, se potesse fermare Adrian non lo farebbe, perché dire "sì, anche così va bene" è radicato nella sua natura così come nella natura di ogni essere umano. E' la via più facile. La via dei vigliacchi.
E Dan si sente un vigliacco. Nei confronti del Comico, che mai ha abbandonato la sua via nonostante fosse consapevole di quanto fosse terribile ("violent lives ending violently"); nei confronti di Rorschach, che allo stesso modo non ha mai rinunciato al suo pensiero ed è morto per difenderlo; infine nei confronti di Adrian, che si è caricato sulle spalle la vita di milioni di persone per salvarne miliardi.
Di tutti loro, solo lui si è visto crollare addosso il mondo, il SUO mondo, fatto di dorati ideali che sono sempre rimasti tali.
Ed è questa consapevolezza che lo fa crollare. Ancora una volta, Ozymandias ha avuto la meglio su di lui. Un guizzo di rabbia ancora si fa strada nell'animo di Dan, ma ormai la verità più che mai gli è evidente. Poi, per la seconda volta nello stesso giorno, una sorpresa: un diario vecchio e logoro, che a molti potrebbe sembrare un'agenda come tutte le altre, ma non a lui, Nite Owl, che in quel diario vede subito il suo migliore amico.
Che dire Mary...uno spettacolo. Una volta di più sono contenta che tu mi abbia fatto conoscere Watchmen. Spero solo di essermi fatta perdonare almeno in minima parte l'assurdo ritardo con cui ti sto lasciando infine una recensione! Ora vado al prossimo capitolo, a presto! *________*
Kitsune

Recensore Veterano
28/06/12, ore 16:15

Wow! Hai preso una situazione che avrebbe potuto facilmente sforare nell'OOC e l'hai resa talmente IC che sono oramai convinta che tra questi due non potrebbe che andare così (e tieni conto che sono un'incrollabile sostenitrice dell'eterosessualità di Dan ^^).
Il tuo stile è, come sempre, curatissimo, incisivo, coinvolgente, avvolgente (e non è un gioco di parole: hai un modo di scrivere capace di avvolgere il lettore e trascinarlo nella storia che narri, impedendogli di staccare lo sguardo dal foglio/schermo fino all'ultima parola... E te lo dico io, che ho una capacità d'attenzione che si misura in millisecondi) e, in questo capitolo, particolarmente "tattile".
Trovo che tu abbia descritto il relazionarsi di questi due tra loro in modo egregio e mi ha fatto morir dal ridere la frase "Dan. Mi sembrava che qui ci fossimo già passati" che hai fatto pronunciare ad Adrian.
Per quello che riguarda l'intera storia, l'ho trovata una splendida, graduale, discesa nell'interiorità di Dan, un personaggio che sai gestire davvero molto bene.

Recensore Veterano
28/06/12, ore 16:13

Perfetto, questo capitolo è davvero perfetto!
I tuoi Adrian e Dan sono proprio quelli del film. Lo sono nei gesti che fanno, nei movimenti che compiono, nelle parole che si scambiano, nei dialoghi in cui sono coinvolti, nei pensieri e nelle riflessioni che formulano. Lo sono nelle cicatrici che Karnak ha lasciato sulla loro pelle e nel loro animo.
Mi è piaciuta molto la parte in cui Adrian costringe Dan a fronteggiare la verità che è all'origine del suo dolore e della sua rabbia.
Bello il colpo di scena finale con la comparsa del diario di Rorschach: mi avevi detto che l'avresti inserito, ma non avevo immaginato che l'avresti fatto in questo modo.

Recensore Veterano
28/06/12, ore 16:11

Questo capitolo è tremendamente malinconico.
Sei riuscita a descrivere in maniera perfetta il Daniel disilluso post-Karnak, quello a cui è stato brutalmente strappato via quel velo di innocenza e di ingenuità che lo caratterizzava, quello che ha smesso di credere nell'illusione che gli watchmen siano degli eroi al servizio dell'umanità.
Oltre a Daniel, sei riuscita a mantenere IC tutti i personaggi che fanno la loro comparsa in questa fanfiction: Laurie che è fuggita chissà dove con il suo dolore; Adrian con la sua imperturbabile compostezza; persino Rorschach nella "forma" di voce ammonitrice nella testa di Daniel.
La situazione descritta, poi, è assolutamente credibile e mi ha incuriosita molto.

Recensore Veterano
15/06/12, ore 00:51

Grammatica: 12,75/15 punti

Devo dire che, per una storia così lunga, la grammatica è veramente buona! Non ho trovato nessun errore di battitura. Ti segnalo solo alcune imperfezioni:

-”A ogni” “a entrare” dovrebbero essere sostituite con “ad”;

-”Come puoi pensare che io dimentichi quella strage?”: credo che il verbo corretto sia “abbia dimenticato”;

-”Poi nota un tovagliolo accanto al muffin mangiato a metà, ripiegato in modo troppo ordinato perché fosse stato messo lì per caso”: la forma esatta è “sia stato messo” o “per essere stato messo”;

-Se la frase continua dopo la chiusura delle virgolette, non bisognerebbe mettere il punto. Ad esempio: “Ciao.” disse Paolo dovrebbe essere piuttosto “Ciao” disse Paolo o“Ciao”, disse Paolo. Però questa è più che altro una sottigliezza, non ho tolto un granché.

Lessico e stile: 14/15 punti

Il lessico è davvero buono, molti ricco e variegato. Lo stile è ottimo, la storia, pur essendo lunga, si legge in fretta, è molto scorrevole. L'unica precisazione è di fare attenzione a inserire i soggetti, perchè in alcune frasi è difficile distinguere se stai parlando di Adrian o di Dan, almeno a primo acchito; ad esempio ““Non ti dirò 'mi dispiace', Dan.” commenta con il solito tono pacato, e per un attimo gli viene il dubbio che non siano l'orgoglio o la convinzione di aver agito per il meglio a trattenere le sue scuse”: il “commenta” si riferisce chiaramente ad Adrian, mentre il “viene” creda qualche dubbio.

Originalità: 10/10 punti

Questa è la prima fanfiction che leggo su Watchmen, perciò non posso giudicare l'originalità all'interno del fandom, ma posso dirti che, per chi ha semplicemente visto il film, la storia è davvero un proseguimento interessante e originale (scusa la ripetizione).

Caratterizzazione e/o IC: 15/15 punti

La caratterizzazione è, a mio parere, uno dei punti più forti della storia. Hai tratteggiato il personaggio di Daniel in maniera completa e fedele, e anche Adrian, anche se non conosciamo il suo punto di vista, è ben caratterizzato.

Uso pacchetto: 15/15 punti

La scena è ben inserita e descritta dettagliatamente.

Uso avvertimento H/C: 18/20 punti

Ora capisco cosa intendevi quando mi hai detto che il “conforto” avviene in maniera inusuale, viene da chiedersi se ci sia veramente e se sia volontario. Però hai gestito bene l'avvertimento.

Gradimento personale: 8,5/10 punti

La storia in sé è bella, il tuo stile davvero buono, e il film mi è piaciuto. Inoltre, la lemon è davvero ben scritta (il che è più difficile di quanto si creda). Tuttavia, sul piano del gradimento personale questa storia non mi ha colpita al cento percento. Forse perchè, guardando il film, non ho fatto particolarmente caso alle interazioni tra Adrian e Dan, perciò la coppia mi ha colta di sorpresa e un po' impreparata. Comunque, la storia in sé è davvero ottima.

__Per un totale di 93,25/100 punti__

Recensore Junior
27/05/12, ore 10:55

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Vorrei segnalare questa storia semplicemente perché me ne sono innamorata a prima vista. Perdutamente.
Le ragioni sono tante, ma uno degli elementi che mi ha maggiormente colpito è il modo in cui vengono resi i personaggi.
Nella graphic novel di Moore o nella versione cinematografica di Snyder i protagonisti, Dan e Adrian, sono personaggi complessi, ricchi di sfaccettature e le loro azioni sollevano grossi interrogativi morali e filosifici, più che eroi sono antieroi, del tutto privi della "scintillante armatura". L'impresa di narrarne le vicende, di mostrarli alle prese con una situazione nuova e diversa, descriverne l'evoluzione (o l'involuzione, se preferite) in modo credibile e senza renderli OOC è una di quelle da "far tremare i polsi". L'autrice ci riesce in modo impeccabile.
La profondità dell'introspezione psicologica, l'analisi delle emozioni del protagonista, anche quelle più recondite (come ad esempio il suo mai definitivamente chiarito rapporto con l'amico, ma forse anche qualcosa di più, Rorscharch) è uno degli elementi che ho maggiormente apprezato: in Dan (che non è più lo stesso di prima di Karnak, come indica il titolo del primo capitolo) si alternano una girandola di emozioni che vanno dalla confusione, alla rabbia cieca, dall'ansia di vendetta al desiderio, infantile ma umanissimo, che tutto torni come prima, in una sorta di altalena emotiva, quasi di "montagne russe" dell'anima, descritta talmente bene da dare un senso di vertigine.
Adrian viene descritto invece attraverso il punto di vista di Dan, perciò il suo personaggio rimane più oscuro, enigmatico, così com'è anche nel fumetto o nel film: per lui parlano le azioni che compie. Tuttavia, come lui stesso dichiara nella scena finale del film, egli non è "un cattivo da fumetto", è infinitamente più complesso, non è un personaggio stereotipato e bidimensionale. Al contrario. L'autrice riesce con pochissimi cenni a mostrarci squarci nel buio della sua anima,
nella rigida corazza di autocontrollo che si è costruito intorno: una minima esitazione prima di parlare, un silenzio un po' più lungo del normale, un guizzo indefinibile nei suoi occhi, una sfumatura diversa nella sua voce sono tutti indizi di come anche su di lui l'ombra di Karnak abbia pesato (e pesi ancora) moltissimo e non lo abbia lasciato immune. Affatto.
Eppure questi cambiamenti sono credibili, plausibili, perfettamente IC con i personaggi, soprattutto se si pensa alle scene finali a Karnak. La scelta di riprendere alcune delle battute (Dan, devi crescere.) e delle situazioni (Dan che sbatte al muro Adrian e comincia a picchiarlo furiosamente, senza che questi alzi un solo dito per difendersi) è una scelta che ho trovato geniale: Karnak aleggia come un fantasma su di loro, fino ad acquistare una sua fisicità, fino a diventare una sorta di terzo personaggio. Per non parlare poi del senso di circolarità in cui sembrano imprigionati: la storia si ripete. O meglio, sembra ripetersi, perché il movimento non è circolare, ma a spirale, si evolve in maniera inaspettata, sorprendente, quasi scioccante direi. E l'elemento di rottura, in questo caso, è un contatto tra i due, un "semplice" bacio, che è tutto tranne che semplice e porta alla luce bisogni inconsci e un lutto che deve essere elaborato per poter voltare pagina e andare avanti.
Un altro aspetto che merita di essere evidenziato è la capacità dell'autrice di rendere le scene che descrive in maniera vivida ed estremanente realistica, con uno stile che io definisco quasi cinematografico. Più che leggere una scena, sembra quasi di vederla accadere davanti ai nostri occhi. La cura nei dettagli, la precisione nella descrizione di ambienti, basti pensare alla camera dell'albergo, con il mobilio viola, ad immagine e somiglianza di Adrian, monumento visivo al suo ego, o nella descrizione delle interazioni tra i personaggi, sia nelle scene di lotta, sia in quelle d'amore. Pochissime autrici posseggono questa chiarezza descrittiva e questa sua capacità pittorica.
Accanto ad essa, quasi a compensare questo "realismo" descrittivo, la capacità di evocare, con delicatezza e quasi pudore, un intero universo di sentimenti ed emozioni che giace al di sotto della superficie della coscienza: i riferimenti al rapporto tra Dan e Rorscharch, il continuo rimando a quest'ultimo o il modo in cui una scena apparentemente violenta come quella del loro amplesso si trasfiguri in qualcosa di diverso, di più alto e diventi una sorta di catarsi, di accettazione e di perdono di sé e dell'altro, ne sono un chiarissimo esempio.
Un ultimo elemento che rende questa fiction così speciale secondo me è semplicemente la bellezza di certe espressioni, di certe descrizioni, che più di una volta mi ha lasciato senza fiato. Ne cito solo una che ho particolarmente amato, quando dice: "Come unica risposta, le labbra di Adrian tornano a sfiorargli il volto, prima di premere appena più decise in un contatto che trasuda gentilezza, accompagnate da un respiro caldo che fa vibrare ogni suo nervo. Non baciano, non mordono, si limitano a disegnare una scia dalla sua bocca al collo, dalla carotide al lobo dell'orecchio, per poi tornare all'angolo della bocca sempre con la stessa snervante lentezza." La dolcezza, la delicatezza e l'intensa sensualità che trasudano da queste parole mi incantano ogni volta che le leggo!
Per la capacità d'introspezione, per l'analisi profonda dei personaggi e delle loro emozioni, per lo stile pittorico delle sue descrizioni, per la bellezza delle immagini a cui l'autrice riesce a dare vita, ritengo che questa storia meriti a pieno titolo un posto tra le Scelte del Sito.
Grazie
Romina

Recensore Master
17/05/12, ore 20:24

Appena sono tornata a casa ho finito di leggere... E' stupendo, persino meglio del film. D'altronde penso che i personaggi in questione e l'ambientazione si prestino molto bene a questo tipo di storia. Comunque è davvero profondo e introspettivo oltre che molto piacevole da leggere, riesce a farti vivere l'aspetto mentale ed emotivo dell'atto sessuale in maniera sorprendente! complimentissimi!
Sophya.

Recensore Master
17/05/12, ore 12:16

Geniale... Sei semplicemente geniale. Appena ho tempo finisco di leggere giuro. Ma ora inizio il turno perciò dovrò accontentarmi di fantasticare sui tuoi scritti almeno fino a stasera. Bravissima, come sempre! Bacioni. Sophya.

Recensore Junior
16/05/12, ore 01:51



Scusa per l'imperdonabile ritardo con cui arrivo a recensire questo capitolo. Spero di farmi perdonare con una recensione decente XD!

Terzo capitolo: non più il devastato Sam Hollis, non più il timido e goffo Daniel Dreiberg, ma l'alter ego notturno, quello indomito, forte e coraggioso è quello che incontriamo in questo capitolo. Forte abbastanza da colpire Adrian, forte abbastanza da ferire Adrian, soprattutto forte abbastanza da smettere di farlo.

Il capitolo inizia con Dan, quasi felice che il diario sia riuscito a distrarlo da pensieri che stavano prendendo una via pericolosa e che non è sucuro di voler affrontare in questo momento. Anche in questo caso sei stata bravissima ad inserire un accenno lieve e delicato alla natura (confusa e mai chiarita) del suo rapporto con Rorscharch. Trovo molto IC la confusione e il "pudore" di Daniel riguardo ai suoi sentimenti per Rorscharch.
Poi la sua attenzione si rivolge ad Adrian per chiedergli come mai abbia lui il diario e nella risposta di Adrian, nel "bagliore strano nell'azzurro impassibile dei suoi occhi", è impossibile non cogliere una vena di ammirazione, di rispetto per Rorscharch, che, nonostante tutto è quasi riuscito a giocare un brutto tiro a "the smartest man in the world" per definizione, colui che è riuscito a manipolare persino un Dio (Jon)!
Mi piace moltissimo il lato umanissimo e bastardo che emerge in Dan a questa notizia, l'oscura soddisfazione che prova "alla scoperta che anche l'uomo più intelligente del mondo sia stato colto di sorpresa.", nonostante sia consapevole delle disastrose conseguenze che la pubblicazione di quel diario avrebbe potuto comportare per la raggiunta pace nel mondo e abbia accettato di mantenere il silenzio per questo.
Ma quello che mi fa letteralmente impazzire è la risposta di Adrian alla domanda (ingenua) di Dan su come sia andata a finire: "Io ho il suo diario, Jon è ancora ritenuto una minaccia per l'umanità intera. Era davvero necessaria, questa tua domanda?" Il tono di condiscendenza, l'atteggiamento quasi di delusione, quell'aria di superiorità, che in chiunque altro sarebbero semplicemente insopportabili, a Adrian calzano come un guanto e lo rendono il bastardo più sexy e con più stile che io abbia mai visto!!!  Mi incanta ogni singola volta.
Eppure Adrian non è solo un cinico bastardo. Tutt'altro. E' un personaggio ricco di mille sfaccettature e quando Dan gli chiede perché gli sta consegnando il diario, Adrian fa una pausa prima di rispondere: "Eri la sola persona a cui fosse legato...e ho immaginato che ti avrebbe fatto piacere averlo." Quella pausa, quell'esitazione, quelle parole prive di qualsiasi traccia di sarcasmo creano una crepa in quel modo di rigido autocontrollo e studiata cortesia dietro cui Adrian si nasconde da sempre e lasciano intravvedere un barlume di luce in quel luogo oscuro e misterioso che è la sua anima.
E mentre Dan è sopraffatto dalla consapevolezza che in quel diario può scoprire molte più cose di Rorscharch di quante gliene abbia rivelate lui stesso durante tutti i loro anni di amicizia, Adrian lo bacia. Così, all'improvviso, inaspettatamente.
Ammetto che sono rimasta scioccata, almeno quanto Dan, la prima volta che l'ho letto, Ma poi mi sono lasciata andare alla bellezza e alla delicatezza della tua descrizione: "quella bocca gentile che si muove sul suo volto senza forzare una risposta." E' un bacio dolce, gentile, che non chiede nulla e offre soltanto, offre calore, un contatto umano, empatia, un tentativo di comunicare. Perché Adrian è uno bravissimo a fare dei bei discorsi (accidenti se è bravo!) ma sembra essere del tutto incapace di comunicare. E ricorre ad un gesto per superare le barriere fra di loro, per raggiungere Dan.
Ovviamente Dan non può capire, né tantomeno accettare quest'offerta da parte di Adrian. Dopo tutto quello che è accaduto, dopo quello che ha fatto Adrian al mondo intero e soprattutto a lui, non può e non vuole accettare che Adrian possa offrirgli qualcosa: "Non ho bisogno di niente da te!" gli urla prima di iniziare a colpirlo.
Come a Karnak, cerca una soddisfazione, uno sfogo che solo una violenza cieca ed incontrollata può dargli.
Come a Karnak, si ritrova a colpire un uomo inerme, che non reagisce, che lo lascia fare... fino in fondo, se necessario, fino alla morte.
Come a Karnak, incontra uno sguardo stanco, privo di paura, dolore, rimorso, solo una infinita stanchezza.
Come a Karnak, capisce che non può ucciderlo, che non vuole ucciderlo. Non è un assassino, non vuole diventarlo.
Forse invece quello che vuole morire è proprio Adrian (mi si spezza il cuore al solo pensiero, con buona pace dei 15 milioni di morti che ha sulla coscienza!)

Ed ora le cose si fanno più interessanti! Perché di nuovo Adrian lascia che sia il suo corpo a rispondere alla domanda di Dan: le sue labbra sfiorano il suo volto, senza baciare, senza mordere, senza pretendere nulla, trasudano gentilezza, calore e... un'intensa, calda sensualità. Ah, la bellezza di questa scena!!! Non ho parole per descriverla!
E poi un turbinio di emozioni, sensazioni insieme fortissime e allo stesso tempo così delicate che basterebbe un sospiro appena più forte per spezzare l'incantesimo che si è creato. E come se per un istante la realtà si fosse sospesa in quella stanza, come se per un attimo il mondo, la realtà si fosse fermata e al mondo non esistessero altri che loro due e i loro corpi che si cercano, a dispetto di tutto e di tutti.
L'ultimo momento in cui Dan si aggrappa alla realtà è quando spera che Adrian trovi il coltello nascosto nella tasca interna della giacca, in modo che possano tornare ad una situazione più "consona" a loro, uno scontro all'ultimo sangue, da nemici implacabili quali dovrebbero essere. Perché Dan odia Adrian, o almeno dovrebbe. Avrebbe tutte le ragioni per odiarlo, per volerlo vedere morto, per voler spegnere la sua vita con le proprie mani,
eppure resta lì, immobile, con gli occhi chiusi, ad "accettare passivamente qualsiasi cosa Adrian abia in mente".
Dan è rappresentato benissimo nella sua confusione, nel suo oscillare tra la consapevolezza di ciò che è giusto e che è sbagliato e il bisogno disperato di lascarsi andare, di condividere qualcosa con qualcuno, di toccare qualcuno e di essere toccato (e non è il semplice bisogno fisico o sessuale, è il bisogno di contatto umano, di sentire il calore di un corpo accanto al suo, un abbraccio, un bacio, un respiro vicino).
In particolare mi è piaciuto moltissimo quando dice che si lascia spogliare perché in fondo "Tra Karnak e quegli ultimi minuti, gli ha già consentito di strappargli via uno strato alla volta tutte le sue convinzioni, i suoi ideali, il suo desiderio di vendetta e la rabbia; i vestiti, al confronto, risultano una perdita quanto mai indolore." C'è tutta la lucidità e consapevolezza e disperata rassegnazione del mondo in queste parole! Mi hanno fatto stringere il cuore.
Adoro anche i lampi di lucidità che lo assalgono all'improvviso e lo fanno riemergere dal vortice di sensazioni che gli annebbiano i sensi e la mente (una benedizione per chi come lui cerca di non pensare da quel maledetto giorno!) con cui si chiede quante volte il grande Ozyamndias (non Adrian, attenzione, Ozymandias) si sia trovato in quella posizione particolare! Oppure quando nota, con una punta di disprezzo e di sarcasmo  il color porpora della camera dell'albergo, fatta a sua immagine e somiglianza, per rendere omaggio alla sua persona, da quel egocentrico e narcisista che è.
Ma soprattutto ho adorato le voci che turbinano nella sua mente, quelle di Rorscharch e Laurie, che danno voce ai suoi sensi di colpa, alla sua coscienza, che invece Dan vorrebbe mettere a tacere almeno per una volta, almeno per un momento. Vorrebbe solo poter dimenticare. Vorrebbe solo un attimo di pace. Di silenzio.
E' proprio Adrian a rompere l'incantesimo, richiamandolo alla realtà con il suono della sua voce... quella voce che non gli permette di dimenticare chi ha davanti, chi lo sta toccando, chi lo sta baciando... E reagisce. Con rabbia. Con rancore.
Improvvisamente quello che sta accadendo non ha più i contorni della egoistica soddisfazione di un bisogno, fisico e dell'anima, non somiglia più alla ricerca di un contatto umano, una deprecabile debolezza, ma diventa una forma di prevaricazione, una vendetta, una rivalsa. Il meritato castigo.
Una violenza da infliggere all'uomo che gli ha distrutto la vita, senza pietà, senza rimorso,
E insieme a questa sensazione, cresce anche l'eccitazione, che tu definisci perversa, "che accompagna il controllo sull'uomo più potente della Terra." 
Avere Ozymandias (di nuovo, non Adrian, sempre Ozymandias quasi ha voler identificare in lui il suo nemico, quasi che Adrian gli ricordasse troppo il vecchio compagno e amico, quello che ammirava tanto, quello che aveva idealizzato, alla sua maniera un po' infantile) alla sua mercé, impotente e sottomesso è una sensazione che quasi gli dà una vertigine, il brivido del potere assoluto. L'ho trovato così umano, così naturale, che un uomo buono come Dan ad un certo punto superi una certa linea, quella che separa il bene dal male e si lasci andare un po' al suo lato oscuro. Anche lui ha il suo punto di rottura. E ora semplicemente lo ha superato:
"Ma lui vuole fargli male."
In grassetto, ben evidenziato, perché è il punto di non ritorno, in cui Dan perde se stesso, si frantuma completamente, ma è anche il momento in cui comincia a ricostruirsi, come qualcosa di nuovo, di diverso e...perché no, di migliore. E' in quell'istante che si accorge che Adrian la desiderava anche lui (la violenza). Come tu dici "Non sa se per una sorta di tardiva espiazione, se per un inaspettato masochismo, o se questo sia un regalo nei suoi confronti, un'occasione per avere la vendetta a cui Nite Owl pare anelare con tutto se stesso."
A quel punto cambia qualcosa: per la prima volta da quando è iniziato il loro amplesso, Dan lo chiama per nome: Adrian. Non più Ozymandias, non più il nemico da dominare, da annichilire. Solo Adrian e i suoi occhi colmi di "accettazone incondizionata". Credo che questa sia l'espressione che ho amato di più in tutta la fic! XD 
Così come ho amato motissimo il cambiamento a 360° dello sguardo di Dan che si posa attento sul volto di Adrian: se prima godeva dell'espressione di dolore che sapeva di provocargli, ora è "attento a captare un eventuale fremito di dolore sui suoi lineamenti."
La descrizione della lemon è bellissima, delicata, eppure intensa, dolce e allo stesso tempo forte, proprio come loro.
Un pezzo in particolare mi ha colpito moltissimo, l'anafora rende particolarmente intenso questo momento:
"Per un attimo non è più solo.
 Per un attimo non ricorda.
 Per un attimo gli va bene così."
Un'ultima annotazione: ho apprezzato moltissimo quando Adrian lo trattiene alla fine, impedendogli di andare via, il riferimento alla "mano con dita di acciaio" perché hai fatto capire che Adrian, come a Karnak non ha voluto reagire, ha voluto che accadesse  tutto quello che è successo e che, se avesse voluto, avrebbe potuto fermare Dan. Le ragioni sono molte, ma finora abbiamo solo gettato uno sguardo furtivo nell'abisso dell'anima di Adrian. Chissà che con il seguito tutto risulti più chiaro (ho gli occhi a cuore ndr)

Beh, la tua prima slash, che dire, io sarò di parte, ma per me è semplicemente un capolavoro!!!
Di introspezione psicologica.
Di analisi dei personaggi.
E pur cambiando i personaggi (dopo Karnak non potevano restare immuni) sei riuscita nel miracolo di mantenerli totalmente IC.
Confermo: sei un genio!!!

A presto

Romina



Recensore Junior
10/05/12, ore 17:39

Bene, eccomi qui.
Per lasciarti questa recensione ho riletto l'intero capitolo, e ti dirò che l'ho adorato ancora di più, dato che finalmente ho approfondito la mia conoscenza su Watchmen. Non ti ringrazierò mai abbastanza per aver traviato la mia mente, credo che questo film sia entrato nella mia top five. Anzi, non ci sono dubbi.
Passiamo però ora alla tua fic, il cui primo capitolo mostra un assoluto capolavoro di introspezione, come pochi ne ho visti. Ora che conosco Dan posso dire con certezza che questa è una delle tue migliori introspezioni, e si colloca fra i primi posti della mia classifica mentale insieme a quella di Toma del capitolo 52 e quella di Terok del capitolo 56.
Ci stai mostrando un possibile futuro dopo gli avvenimenti di Karnak, in cui Adrian ha portato a compimento il suo geniale (non riesco a definirlo diabolico, perché di fatto non lo è) piano, uccidendo 15 milioni di persone per riuscire a portare la pace nel mondo, un obiettivo quanto mai utopistico che infine si è davvero realizzato. Ma questa è un'altra storia.
Dicevo...dopo questi avvenimenti Dan ha ripreso a dare la caccia al crimine, ma è rimasto ben poco del vecchio Nite Owl. Rorschach è una "macchia vermiglia nella neve" (lascia che ti dica che ho letteralmente adorato quest'espressione. Mi hai fatto rivivere il momento della morte del nostro amato sociopatico, facendomi anche venire il magone...RorschachT.T), Hollis è morto e i suoi assassini molto probabilmente sono rimasti coinvolti nel disastro che ha colpito il mondo un anno prima. Non riesco a fare a meno di pensare che Dan si roda un po' il fegato per questo...penso che volesse massacrare di persona gli assassini di Mason. Questo fatto è ulteriore motivo di sofferenza per Nite Owl, che non ha avuto nemmeno la possibilità di vendicarsi a dovere.
Insomma, delle persone che Dan ama solo due sono rimaste in vita. Laurie non può assolutamente colmare il vuoto che si è creato dentro di lui, perché è forse la persona che vive una situazione più simile alla sua di chiunque altro. Un vuoto non può essere colmato con un altro vuoto, quindi per forza la loro relazione era destinata a finire. E ti dirò che, nonostante nel film non ne parlino, secondo me Laurie soffre parecchio per la scoperta dell'identità di suo padre. Ma anche questa, si sa, è un'altra storia, una sola delle mille possibili in questo fantastico mondo che è Watchmen.
L'altra persona (rullo di tamburi*___*) è Adrian, il fautore del disastro che ha portato il mondo alla pace al prezzo di milioni di vite, fautore del crollo dello stesso Daniel, che in un solo giorno non solo si è visto distruggere le sue idee di eroe e di giustizia, ma si è visto portar via anche le due persone a cui forse teneva di più, ossia Mason e Rorschach. Come abbiamo detto sabato scorso, tra un fangherlamento e l'altro, Dan prima di Karnak aveva un'idea molto infantile del mondo: l'eroe è colui che sempre e ad ogni costo protegge le vite degli innocenti per creare un mondo migliore, ma in un attimo Ozymandias è riuscito a spazzare via questo stereotipo. Anche qui ci sarebbero milioni di cose da dire, potrei collegarmi a Eddie, colui che per primo aveva intuito la vera natura dell'uomo, una natura selvaggia ed egoista, portata a pensare solo a stessa...perciò indifferente ad ogni tentativo di salvezza (molto significativo appunto il sangue che cola sulla statuetta di Hollis, formando la parola "ingratitude"). Insomma, ciò che tranquillizza e porta alla pace la natura umana non sono l'eroismo o l'amore, bensì la paura.
Daniel dopo Karnak non ha potuto fare a meno di riflettere e di ammettere a se stesso che in fondo Adrian aveva ragione, che il suo ideale di eroe non sarà mai ciò di cui l'umanità ha bisogno. Nite Owl non è più Nite Owl ma non è più nemmeno Daniel Dreiberg, come ben dici invece è sospeso fra le due identità, perché non trova più un confortevole rifugio in nessuna delle due. Il corpo morbido di Laurie non allieta le sue notti, non quanto farebbe invece il vecchio partner perduto (e qui potremmo anche cadere nel doppio senso, se solo questa introspezione non fosse tanto struggente).
Alla fine, Dan è cresciuto, ma questa crescita ancora non la riesce ad accettare, forse perché è avvenuta troppo in fretta. Odia Adrian per ciò che ha fatto, odia se stesso perché convive con un terribile segreto che andrebbe svelato in quanto crimine, ma che non può essere svelato perché risulterebbe essere un crimine ancora più grande.
E vive, giorno dopo giorno, sempre allo stesso modo. Una vita grigia, a cui una volta si era ritirato dopo il decreto Keene, ma che questa volta è più che mai costretta. Ora più che mai forse desidera il modo di vedere di Rorschach, bianco e nero. Senza compromessi, senza segreti. Ed è proprio il partner a comparire all'improvviso nella sua mente, una voce chiara e nitida che porta un groppo alla gola non solo a Daniel, che cerca di accantonarla con un'immaginaria risposta, ma anche al lettore (esatto, anche a meT^T).
Ma ecco che questo grigio giorno, forse, è meno grigio del solito. Io sono convinta che Adrian non sia lì per caso. Perché un multimilionario dovrebbe essere lì, in quel locale, proprio a quell'ora? Mah, e infatti anche Dan ha la mia stessa impressione. Il desiderio di attaccarlo è forte, così com'è forte il desiderio di parlargli come un amico (perché sì, Dan non riesce ad odiare fino in fondo Adrian), e altrettanto forte è l'impulso di rinfacciargli tutto quello che ha fatto.
Ma prima di poter prendere una reale decisione Adrian non c'è più. Solo il nome di un hotel e il numero di una stanza. Decisamente Veidt non era lì per caso.
A questo punto mi dirigo verso la fine della recensione (non so nemmeno quanto abbia scritto), e concludo ripetendoti i miei più vivi complimenti per questo spettacolo di introspezione. Mi sembrava di essere Dan, non sto scherzandoXD...le emozioni che prova sono tanto realistiche e IC da risultare vere. L'ho adorato.
Brava, brava, brava...non lo dirò mai abbastanza! *______*
A prestissimo!
Kitsune
(Recensione modificata il 10/05/2012 - 05:40 pm)
(Recensione modificata il 10/05/2012 - 05:44 pm)

Recensore Junior
03/05/12, ore 23:30

 

Innanzi tutto grazie ancora per la dedica, non avresti potuto farmi cosa più gradita che dedicarmi unna storia così bella sulla mia coppia di personaggi preferita (soprattutto uno, lo ammetto!!!)

Capitolo secondo: 
Adrian in tutto il suo splendore!!! Bello come un Dio, magnificamente bastardo e ironico eppure... nei suoi gesti una strana, quasi impercettibile vena di tristezza, di malinconia...
Ma andiamo con ordine. Ora che ho messo nero su bianco il mio atto d'amore per Adrian Veidt, posso passare ad un'analisi del capitolo più sensata e razionale e meno guidata dagli ormoni (XDD) e ricordare che il capitolo si intitola Daniel Dreiberg (e non Adrian Veidt ndr).
La scelta del titolo è significativa: Dan non è più l'ombra di se stesso del dopo Karnak, Sam Hollis, come nel primo capitolo, ma è tornato ad essere Daniel Dreiberg, forse perché ha preso la decisione di andare all'appuntamento con Adrian per affrontarlo ed affrontare insieme i lui i fantasmi che agitano i suoi sogni e gli hanno sconvolto l'esistenza.
Eppure per trovare il coraggio di andare da Adrian ha atteso la sera, "perché di notte si sente più Nite Owl e meno Daniel Dreiberg.": di notte si sente più forte e coraggioso, più simile al suo alter ego mascherato, al supereroe che di notte combatte il male e vendica i torti, più Superman e meno Clark Kent.
Dan va all'appuntamento con l'intento di ucciderlo, ha portato con sé anche un piccolo pugnale per questo. Ma non sa se ci riuscirà, non è un'assassino, non ha mai ucciso nessuno a sangue freddo, premeditamente, nemmeno quand'era un vigilante.
L'analisi dello stato d'animo di Dan è finissima: anticipazione e desiderio (di vendetta), ma anche la speranza di riuscire, nonostante tutto ad evitare il confronto/scontro (dal quale non è certo di uscire vincitore né tantomeno vivo ndr) e la paura che si tratti dell'ennesimo, dannatissimo scherzo, dell'ennesima beffa dell'uomo più intelligente del mondo per definizione.
La confusione, i dubbi, le mille emozioni che si agitano nell'animo turbatissimo di Dan e si riflettono nel gesto con cui si tocca il piccolo coltello nascosto nella giacca, in cerca di conforto e di rassicurazione e nel sospiro che accompagna il suo ingresso nella stanza.

Adrian lo sta aspettando, bello, impeccabile, elegante come sempre. Dan avverte fin da subito due sentimenti contrastanti: da un lato l'enorme complesso di inferiorità per la sicurezza che Adrian dimostra in ogni occasione, compresa questa, che si mescola ad una malcelata ammirazione, dall'altro un profondo senso di disagio per l'evidente tranquillità d'animo di colui che in fondo ha sterminato 15 milioni di persone senza battere ciglio.
Ad uno sguardo più attento si accorge, con un senso di crudele soddisfazione che neppure il divino Ozymandias è rimasto immune dagli eventi di Karnak, il suo volto ne porta i segni. Stanchezza? Rimorso forse? Forse un segno che in fondo anche lui è umano? Questa sensazione, che non assume neanche la forma di un pensiero coerente, lo spinge a porsi in qualche modo in relazione con Adrian, a tentare un approccio, a porre quella domanda che lo ha tormentato fin dal mattino: Perchè?

La risposta è cortese, gentile, distaccata, eppure cela in sé un bisogno di chiarire, di spiegare, di ricreare una sorta di connessione con l'unico vigilante (l'unico uomo vivente) con cui Adrian abbia intrecciato un rapporto nella vita. Ovviamente il bisogno è nascosto estremamente bene dietro il muro di cortesia impeccabile e di fredda condiscendenza che si esplica nella risposta (fantastica!) di Adrian: "Sei venuto." alla domanda (infantile!) di Dan: "Cosa ti fa pensare che io voglia parlare con te?" Adoro quando Adrian dimostra la propria superiorità con quell'aria di benevola condiscendenza, con quel sorriso canzonatorio sulle labbra e quella faccia da schiaffi, che in chiunque altro al mondo sarebbero detestabili, ma a lui lo rendono solo un gran figo!!! Ha classe e stile da vendere. XD
La reazione di Dan è una non reazione; vorrebbe picchiarlo, ma non lo fa. A che servirebbe? Si renderebbe solo più ridicolo (e con molta probabilità sarebbe sconfitto ancora).
L'analisi di Dan nel pezzo successivo è lucidissima e impietosa. Dan sa di non essere Rorscharch, che non ha accettato il compromesso neppure di fronte all'Armageddon (citazione!) e che se potesse tornare indietro, nonostante le 15 milioni di vittime, nonostante la morte di Rorscharch, forse non fermerebbe Adrian, nemmeno se potesse. La sua utopia sta funzionando. E' una bestemmia, ne è consapevole, ma è così.
Non può non gettargli addosso il suo disprezzo, anche se forse è rivolto più verso se stesso per aver accettato il compromesso, per essere sopravvissuto: "Allora, sei soddisfatto della tua pace costruita su quindici milioni di cadaveri?”
Ma Adrian non gli chiede scusa, non dice che gli dispiace, non può e non vuole e Dan ha il dubbio che Adrian non può permettersi di sentire rimorso, molto più di lui, perché se avesse il dubbio di avere sbagliato, andrebbe in pezzi. E questo non può farlo. Deve essere nel giusto.
E' solo un pensiero fugace, eppure comincia ad intaccare le certezze di Dan riguardo ad Adrian.

E' un attimo e la rabbia riprende il sopravvento, più forte di prima. Dan gli sputa addosso tutto il suo disprezzo: “Come se potessi aspettarmelo, da te. No, delle scuse ti renderebbero troppo umano, Adrian. E tu non lo sei.” e questa volta Adrian è colpito dalle sue parole, il sorriso svanisce e pensa quasi che Adrian stia per colpirlo, per attaccarlo. E lo fa, anche se non fisicamente: "Pensavo che fossi cresciuto, Dan."
Se gli avesse dato un pugno, gli avrebbe fatto meno male. L'eco delle parole di Karnak, il fatto che lui è realmente cresciuto, è diventato più cinico e amaro, ha realmente perso l'innocenza di un tempo e la fiducia in ideali quali giustizia e verità, sotto il peso di milioni di vittime innocenti e delle menzogne che, paradossalmente, stanno funzionando, mi hanno letteralmente spezzato il cuore.
Amo Adrian (non l'avevi capito, vero? XD), ma ammetto che a queste parole ho provato una fitta di rabbia cieca e ho goduto quando Dan l'ha sbattuto al muro. O meglio quando Adrian gli ha permesso di sbatterlo al muro.
Non appena le parole lo colpiscono sul vivo, quando Dan dice: "Non avevi il diritto di prendere quella decisione." perde per un istante il controllo e lo imprigiona in una morsa d'acciaio da cui Dan, nonostante si dibatta con tutte le sue forze , non riesce a liberarsi e rivendica la scelta di essersi preso la responsabilità di killing millions, to save billions quasi con orgoglio: “Io ero l'unico che poteva prenderla.”
Adoro la rabbia repressa che vibra nella voce di Adrian in questa scena (molto repressa, come al solito ndr), adoro la sua rivendicazione lucida e consapevole di avere agito per un bene più grande, senza rinnegare le proprie scelte, ma senza dimenticare, neppure per un istante, il sacrificio di quelle vite. Adrian si è dannto l'anima consapevolmente. Il dolore, la solitudine, il rimorso vibrano disperati nel tono tagliente della sua voce. Non è rimasto immune da Karnak, ma non può permettersi nemmeno di piangere le vittime. Deve essere forte per il bene più grande.
Mi si è spezzato il cuore. Questa volta per lui.

Quando Dan gli rinfaccia i milioni di morti e il peso del silenzio e della menzogna che lo stanno schiacciando da quel maledetto giorno, Adrian gli rivela, con una dolcezza inaspettata, una verità che fa male, molto male a Dan: “Dan, non mentire a te stesso. I milioni di morti, le città distrutte... Hai provato orrore, ti sei sentito coscienziosamente sconvolto. Ma se dipendesse solo da questo saresti riuscito a superarlo.” ... “Non è per le vittime della pace. È per Rorschach che non riesci a perdonarmi.” 
Ho amato particolarmente l'aggettivo "coscenziosamente". Dà l'idea di un sentimento, non propriamente falso, ma un po' retorico e artefatto, che ricorda l'eroismo infantile dei supereroi in cui Dan credeva prima i Karnak.
E come al solito, cinicamente e crudelmente, Adrian ha fatto centro e la verità si abbatte su Dan (povero Dan, vederlo così mi spezza il cuore!) con la violenza di un macigno: trema, barcolla, non riesce quasi più a respirare. Si sente sconfitto di nuovo, come e forse più di Karnak.
La sua disperazione tracima, ma, a questo punto Adrian sgancia l'ultima bomba: il vero motivo per cui l'ha voluto incontrare è per dargli il diario di Rorscharch!
Povero Dan!!!

Che dire, è un capitolo fantastico!
Adoro Adrian, la sua lucidità, la sua consapevolezza, il suo non cencedere niente a nessuno, nemmeno a se stesso, nessuna illusione, nessuna bella menzogna. Solo dolorosa, crudele verità. Verità che fanno male, ma che fanno crescere, vivere, andare avanti. Ma adoro anche quei barlumi di vulnerabilità, quei spiragli della sua anima che si intravedono appena sotto la superficie perfetta del suo autocontrollo.
E Dan mi spezza il cuore, il suo affondare lento in una disperazione sempre più profonda, che però sembra preludere alla presa di coscienza di sé, come se affrontando Adrian, ma anche i suoi sentimenti nei confronti di quanto successo a Karnak e soprattutto a Rorscharch, possa finalmente elaborare il lutto, voltare pagina e "crescere". Sempre che sopravviva (emozionalmente e mentalmente) a quest'incontro!!!

Scusa la lunghezza, ma non riesco proprio ad essere più sintetica.

Aspetto con ansia il capitolo successivo!

A presto

Romina
 

Recensore Junior
22/04/12, ore 23:27

Grazie, grazie, grazie!!! Sono così felice e onorata per la tua dedica e anche orgogliosa per aver contribuito nel mio piccolo a creare una storia così bella! Perché questa storia è bella, anzi bellissima! XDDD Mi piace moltissimo la scelta del titolo del primo capitolo: Sam Hollis, l'identità che Daniel assume dopo il disastro di Karnak (nome che senz'altro vuole essere un omaggio a Hollis Mason, primo Nite Owl, eroe dell'adolescenza di Dan, amico e mentore, unica figura realmente positiva e "pura" tra tutti gli Watchmen), perché fin dall'inizio è chiaro che, sebbene la storia sia narrata dal suo punto di vista, il protagonista dell'intero capitolo non è Dan, non più. Dan, la sua anima, non ha mai lasciato Karnak. E' rimasto lì, imprigionato dai suoi ricordi e i suoi sensi di colpa. Colui che gira per le strade indossando le sue fattezze è solo un fantasma, un reduce, un sopravvissuto: Sam Hollis, appunto. Fin dalle prime battute Dan ci appare come l'ombra di se stesso: stanco, ferito, invecchiato. Eppure c'è la sensazione che il suo passo lento e affaticato non sia dovuto esclusivamente alle ferite che si è procurato facendo il vigilante solitario, ma siano frutto proprio della sua solitudine, fisica e morale. E' rimasto solo. Rorscharch non c'è più. Laurie non c'è più. L'uno inghiottito dal gelo mortale di Karnak, L'altra inghiottita dal gelo mortale dell'essere sopravvissuta a Karnak, Le medicazioni poco accurate che è costretto a farsi da solo sono la metafora della sua solitudine interiore. Laurie se n'è andata. La loro relazione, nata sulle macerie di un mondo che non esiste più, un mondo in cui, nonostante tutto, regnava ancora il concetto di giustizia e di verità (almeno agli occhi innocenti e fanciulleschi di Dan), non ha potuto resistere a lungo: "Era stata una bella illusione di conforto." Poi la realtà è tornata con tutta la sua prepotente crudeltà: "Ogni secondo della loro relazione sembrava basarsi sull'assenza di qualcuno." Sono rimasta profondamente colpita da queste parole, secondo me sei riuscita a cogliere l'essenza più intima del loro rapporto, fondato non sull'unione di due perone, ma sulla mancanza di altre due, un macigno sempre più opprimente che finisce per annientare il loro amore. Ho particolarmente apprezzato anche l'accenno, lievissimo e delicato, che lascia intendere qualcosa ma senza rivelare troppo, al rapporto fra Rorscharch e Daniel, quando dici che la mancanza di Rorscharch "aveva occupato i pensieri in modo forse troppo consistente per un amico caduto". Ma più dolorosa e devastante della mancanza di Rorscharch e Jon, è la consapevolezza ed il senso di colpa, tanto forte da essere dilaniante, di essere sopravvissuti, di essere ancora vivi. Più imperdonabile ancora, se possibile, del non essere riusciti a far nulla per evitare l'olocausto di quindici milioni di innocenti, Perché loro sono rimasti, hanno accettato un compromesso che ha dannato loro l'anima, perché loro non hanno saputo né voluto scegliere la via dell'assoluto, della giustizia ad ogni costo, della morale "senza se e senza ma", quella che Rorscharch ha percorso fino in fondo, fino alla morte. Loro sono testimoni silenti, costretti ad un silenzio che gli urla dentro, ancora più forte, proprio perché il folle piano di Adrian, contro tutte le previsioni e contro ogni senso di giustizia, per un atroce beffa del destino, sta funzionando, "mostrandogli che anche le menzogne potevano servire come basi per costruire qualcosa." Ah, quanto ho amato questa frase, così cinica eppure così intrisa di profonda verità!!! E che dire della constatazione, anche questa così amara e dolente, ma altrettanto vera, che"due solitudini non fanno una compagnia" ? E' semplicemente l'epigrafe perfetta per la fine del loro amore. Dan ha ripreso a fare il vigilante, da solo, anche se si sente mutilato senza Rorscharch (ho notato che sente la mancanza del suo compagno di un tempo, piuttosto che quella della sua più recente compagna ndr), perché è l'unica cosa che lo faccia sentire vivo. Ma, come tu dici, Dan "non cerca più di fare l'eroe, no, ha imparato sulla propria pelle quanto assurde fossero quelle aspirazioni. Non è più mosso da un infantile sogno di giustizia , dopo aver visto quela parola sgretolarsi davanti ai suoi occhi." OMG, questa frase mi ha schiantato il cuore!!! Letteralmente. Lo sai, io amo, adoro, venero Adrian... ma vedere Dan che è stato costretto a vedere naufragare le sue convinzioni, i suoi ideali sotto i colpi di una realtà troppo crudele per sembrare vera, che è stato costretto a crescere, come gli aveva detto Adrian, mi ha letteralmente tolto il respiro! Povero Dan!!! E poi, eccola là, quella frase: Dan. Devi crescere. In corsivo, perché gli ha cambiato la vita, perché è stato un pugno nello stomaco quando l'ha ascoltata la prima volta e continua ad esserlo ogni volta che la sua memoria indugia su di essa e lo costringe a masticarla, ingoiarla, assorbirla. Farla propria. Rinnovando il dolore. Ogni singola volta. Poi l'incontro. Inaspettato. Doloroso. In maniera quasi insopportabile. Lui è lì. Tre parole è il mondo di Dan crolla su se stesso in un istante. Tre parole ed il fragilissimo, precario equilibrio interiore che si è tanto faticosamente ricostruito in questi mesi, va in frantumi in una frazione di secondo. Sei riuscita a trasmettere in maniera perfetta il vero e proprio malessere fisico che lo sconquassa nell'istante in cui ascolta la sua voce e incrocia il suo sguardo. Sembra quasi di sentire scorrergli il sudore freddo lungo la schiena o il respiro che gli viene strappato via dai polmoni, come se avesse ricevuto un pugno allo stomaco. Che forse gli avrebbe fatto meno male, fra l'altro. Improvvisamente si ritrova di nuovo a Karnak. Ed è come se non fosse passato nemmeno un giono. Adrian è di fronte a lui, invincibile,E lui è di nuovo inerme, sconfitto. E allora fugge. Si rifugia in bagno per cercare di recuperare una parvenza di contegno. Per riprendersi almeno dalla sorpresa. Non sa cosa farà una volta tornato nel locale, non sa se lo attaccherà (peraltro perfettamente consapevole di non avere nemmeno una possibilità contro di lui, come lo scontro umiliante a Karnak ha ampiamente dimostrato) o se lo aggredirà verbalmente, gridandogli contro tutta la propria amarezza, o se semplicemente lo ignorerà. Non ne ha la più pallida idea. Ma quando torna Adrian non c'è più. E insieme al sollievo per aver evitato uno scontro, comunque doloroso, c'è anche il rimpianto per non essere riuscito ad avere un confronto con lui, delle risposte. Qualunque cosa possa concedergli un po' di pace. Al suo posto trova un biglietto con le indicazioni per un incontro. "E la temperatura attorno a lui sembra precipitare a quel gelo doloroso di Karnak." E io ho avuto un brivido. Bella, bella, bella... Dan (anzi Sam Hollis) è perfetto. Semplicemente perfetto. Con il suo dolore, il suo rimpianto, il suo senso di colpa. I suoi fantasmi. Tutti lì, davanti a noi. La sua anima. Il suo cuore sanguinante. Ho sofferto così tanto per lui, che quasi quasi (ho detto quasi) sono un po' arrabbiata con Adrian. Ho detto quasi!!! Non vedo l'ora di vedere Adrian in tutto il suo splendore, non vedo l'ora di vedere il "tuo" Adrian. Perché i tuoi personaggi mantengono la complessità, la profondità e le mille sfumature caratteriali dei protagonisti del graphic novel di Moore e del film di Snyder, ma acquistano anche qualcosa di tuo che li rende unici. Sei incredibile!!! Grazie, grazie e ancora grazie per aver scritto questa storia, che si preannuncia una delle migliori che io abbia letto finora su Watchmen. E non finirò mai di ringraziarti per l'onore che mi hai fatto dedicandomela. A presto, tua (ossessionata) Romina