Devo ammettere che questo testo è piacevole nonostante sia malinconico. Lo trovo interessante. Forse è merito della storia di Yasu che viene introdotta attraverso una precedente descrizione del freddo del paese d'origine. Forse è anche merito della caratterizzazione psicologica del personaggio ricca di contrasti. O delle ossa che, a mio avviso, sembrano oggetto di una metafora e non solo di una semplice sensazione fisica. Ma la parte che amo di più di questo testo è quella in cui si dichiara che anche il "distaccato" ha un rifugio: la musica, unica cosa in grado di tenerlo sospeso tra i sogni e la dura realtà.

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