Recensioni per
De/Sideris
di MantaOfIndigo93

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
27/05/12, ore 22:15

Sento che oggi è il giorno giusto per immergersi un po' di più nella tua storia, con il respiro strattonato di chi mette i piedi nell'acqua gelida e tenta di abituarvisi. Questa storia è acqua fredda.
Già il titolo è particolare. De Sideris, un desiderio latineggiante di qualcosa che probabilmente sarà chiarito con il procedere della storia. Le d sono dolci, le s sono sibilanti, è quel brivido che unisce la speranza e la vaghezza dei sogni. Il titolo del capitolo non ha bisogno di spiegazioni, Dimensioni Introverse - sono certamente molte di più di quelle estroverse. La dimensione introversa per eccellenza, poi, è proprio il sogno. 
Il Diario assume diventa una personificazione, ha una sorta di vita propria, è un personaggio anch'esso, ma è un'imposizione. "E' quello che vuole", c'è qualcuno che comanda. C'è sempre qualcuno che comanda le nostre vite. Tom, almeno per ora, è obbediente. Alla fine, cosa c'è di male nello scrivere un diario? E' solo un altro modo di parlare da soli.
Noah scappa da quello che, forse nello stesso sogno, uccide Tom - soccomberà qualche rica più tardi, segnato dal acciaio violento di un vecchio treno. A volte è proprio quello che aspettiamo (desideriamo), ad ucciderci. 
Aaron è un ragazzo e Aaron è il suo diario, tra tutti e tre è il meno impacciato, dialoga con il suo diario come fosse un amico (forse persino meglio) e dà per scontate un sacco di cose. Come la ragazza che ha chiamato. Affogato dall'alto, che splendida immagine. Di solito si affoga risucchiati dal basso, si sprofonda, si precipita senza possibilità di risalita. 
Quasi tutte le figure che sogniamo, sono proiezioni di noi stessi. Quello nel parcheggio, quello che ha premuto il grilletto, quello/i che ha strangolato... sono sempre loro. Tentano forse di fuggire da loro stessi, ma loro stessi sono più forti. 
Tom racconta un po' di sé, fa una certa tenerezza, svela di lasciarsi dominare dall'istinto - colpire qualcuno perché si sente di doverlo fare e istinto, no? Tom però non trova conforto nel diario. Non puo' dargli consigli, crede di esserne certo? Sono pronta a scommettere che potrebbe sbagliarsi (se penso a quanti suggerimenti mi abbiano dato carta e penna...) Alla fine cerca un avvicinamento proprio con quel diario imposto, chiodo scaccia chiodo e chissà che non valga anche la regola del pagina scaccia ragazza. Piuttosto consapevole dei propri problemi, Tom. La comprensione è il primo passo.
Noah, inciampato in tutte le parole che vorrebbe dire e che gli si accumulano in bocca, in gola, nello stomaco e dappertutto. Lo appesantiscono, lo fanno sentire una pietra in una vasca da bagno, un impiccio fastidioso e complicato da rimuovere. (Non fare caso a certe metafore che mi vengono fuori, nascono da sole e pretendono di essere scritte XD)
Ugh, normale. Non credo esista parola vuota di significato tanto quanto normale. Ognuno ne ha la propria concezione e di fatto non vuol dir nulla. La normalità è triste, sentirsi normali è triste. Ha il suono di mediocre e il colore tetro del grigio. 

Noah sa che forse quelle parole che ha dentro non sono sassi, ma bulbi, e che possono sbocciare, che può diventare un bel giardino fiorito, con fiori così sfacciatamente belli da essere sotto gli occhi di tutti. Noah forse lo sa e dunque l'idea del diario non gli dispiace, qualcuno lo leggerà e capirà che "vivere gli altri non è arte, è storia, e io odio la storia, ma ne capisco lo scopo e il bisogno" . E' assurdamente vero... se lasci libertà d'interpretazione, stai pur certo che capiranno tutto il contrario (come sto facendo io ora, magari, ma te l'ho detto che non è facile leggerti). In linea con la sua interiorità bloccata, che non riesce a venire fuori correttamente, Noah non sa farsi capire, lo incastrano con le mani nel sacco, due più due uguale riabilitazione, avanti, marsh. Ma poi alla fine lo sappiamo che questo percorso qualcosa di buono lo porterà anche a lui. Riuscirà a uscire da quella pelle che gli rende così difficile la comunicazione?
Aaron sembra quello più estroverso, più chiacchierone, il più sereno se vogliamo metterla su questo piano. Droga, anche qui, più presente. E l'ingiustizia quotidiana (il figlio del preside che continua imperterrito a macinare km nei corridoi di scuola) cui pericolosamente la gente tende ad abituarsi. Aaron risponde a se stesso, dà una vera e propria personalità al diario, e l'Aaron persona diventa il diario del diario - se mi si concede una definizione così mal fatta. Il passaggio mi ha fatto riflettere, perché la scrittura è proprio un seme, è il mezzo che permette di non dimenticare mai mai chi siamo stati, cosa volevamo, com'era il mondo. La memoria è più forte se cartacea. Donne e ossessione, torneremo a sentir parlare di questo pericoloso binomio?
Sei tu la causa di tutto. Oh Tom, quanto fa male questa frase. Perché le frasi vere tagliano come lame, e questa mi sa tanto che è vera.
"Il tempo passa macchiando l'orologio". La poesia nelle frasi è la cosa più bella che un lettore possa cogliere. E' il genere di poesia che fa saltare un battito. Comunque Noah fa una domanda e la risposta io ce l'ho, io lo so come mi sento. Mi sento che vorrei perdermi in un campo di grano e non tornare indietro mai più. Sarebbe meglio agire davvero, iniziare a camminare tra le spighe ancora acerbe. Invece ci si culla nella speranza (illusione, quella è) e il presente diventa passato di cui non ci si ricorda nulla - non lo si è vissuto affatto. Noah, Noah. Anche tu, non hai un rapporto semplice con l'universo femminile, uh?
Aaron è immerso nei primi momenti di una conoscenza che forse diventerà amore. L'inizio è come stare immersi in pieno oceano. Si fluttua, ci si sfiora come alghe, ci si allontana per correnti avverse, ci si riavvicina e si sprofonda giù. Difficie dire se sia meglio affogare o risalire.
Tom mi sembra il più impulsivo, il più rabbioso, il più fisico. L'autolesionista. Chiede di tornare in sé, non potrà guarire altrimenti, lo chiede a se stesso (?), a un frammento del mosaico che compone ognuno di noi. "Cosa faresti se ciò che per te è giusto fosse in realtà solo l'altra faccia della medaglia?" Domanda che troppo pochi si pongono. Che non si pongono affatto.
Poi il finale è un'altra frase che fa male (perché vera) e resta solo la confusione di così tanti pensieri e ragazzi e problemi e vite a metà, e ti chiedi se hai immaginato tutto o qualcosa hai capito davvero. Lo diceva Noah, che l'interpretazione è dannosa, è uno sbaglio. Io ho interpretato, avrò certamente sbagliato, ma alla fine so che la confusione diventerà ordine e che quei tre ragazzi riusciranno a parlarmi si sé. 
L'interpretazione però ora la lascio io a te, analizza il papiro e traine le dovute conclusioni. Mi è piaciuto, non mi è piaciuto, forse piacere è un verbo limitante e dal significato generalmente debole. Noah non ne sarebbe entusiasta, ma io ti dico: interpreta.