Recensioni per
De/Sideris
di MantaOfIndigo93
Sento che oggi è il giorno giusto per immergersi un po' di più nella tua storia, con il respiro strattonato di chi mette i piedi nell'acqua gelida e tenta di abituarvisi. Questa storia è acqua fredda.
Noah sa che forse quelle parole che ha dentro non sono sassi, ma bulbi, e che possono sbocciare, che può diventare un bel giardino fiorito, con fiori così sfacciatamente belli da essere sotto gli occhi di tutti. Noah forse lo sa e dunque l'idea del diario non gli dispiace, qualcuno lo leggerà e capirà che "vivere gli altri non è arte, è storia, e io odio la storia, ma ne capisco lo scopo e il bisogno" . E' assurdamente vero... se lasci libertà d'interpretazione, stai pur certo che capiranno tutto il contrario (come sto facendo io ora, magari, ma te l'ho detto che non è facile leggerti). In linea con la sua interiorità bloccata, che non riesce a venire fuori correttamente, Noah non sa farsi capire, lo incastrano con le mani nel sacco, due più due uguale riabilitazione, avanti, marsh. Ma poi alla fine lo sappiamo che questo percorso qualcosa di buono lo porterà anche a lui. Riuscirà a uscire da quella pelle che gli rende così difficile la comunicazione?
Aaron sembra quello più estroverso, più chiacchierone, il più sereno se vogliamo metterla su questo piano. Droga, anche qui, più presente. E l'ingiustizia quotidiana (il figlio del preside che continua imperterrito a macinare km nei corridoi di scuola) cui pericolosamente la gente tende ad abituarsi. Aaron risponde a se stesso, dà una vera e propria personalità al diario, e l'Aaron persona diventa il diario del diario - se mi si concede una definizione così mal fatta. Il passaggio mi ha fatto riflettere, perché la scrittura è proprio un seme, è il mezzo che permette di non dimenticare mai mai chi siamo stati, cosa volevamo, com'era il mondo. La memoria è più forte se cartacea. Donne e ossessione, torneremo a sentir parlare di questo pericoloso binomio? Sei tu la causa di tutto. Oh Tom, quanto fa male questa frase. Perché le frasi vere tagliano come lame, e questa mi sa tanto che è vera. "Il tempo passa macchiando l'orologio". La poesia nelle frasi è la cosa più bella che un lettore possa cogliere. E' il genere di poesia che fa saltare un battito. Comunque Noah fa una domanda e la risposta io ce l'ho, io lo so come mi sento. Mi sento che vorrei perdermi in un campo di grano e non tornare indietro mai più. Sarebbe meglio agire davvero, iniziare a camminare tra le spighe ancora acerbe. Invece ci si culla nella speranza (illusione, quella è) e il presente diventa passato di cui non ci si ricorda nulla - non lo si è vissuto affatto. Noah, Noah. Anche tu, non hai un rapporto semplice con l'universo femminile, uh? Aaron è immerso nei primi momenti di una conoscenza che forse diventerà amore. L'inizio è come stare immersi in pieno oceano. Si fluttua, ci si sfiora come alghe, ci si allontana per correnti avverse, ci si riavvicina e si sprofonda giù. Difficie dire se sia meglio affogare o risalire. Tom mi sembra il più impulsivo, il più rabbioso, il più fisico. L'autolesionista. Chiede di tornare in sé, non potrà guarire altrimenti, lo chiede a se stesso (?), a un frammento del mosaico che compone ognuno di noi. "Cosa faresti se ciò che per te è giusto fosse in realtà solo l'altra faccia della medaglia?" Domanda che troppo pochi si pongono. Che non si pongono affatto. Poi il finale è un'altra frase che fa male (perché vera) e resta solo la confusione di così tanti pensieri e ragazzi e problemi e vite a metà, e ti chiedi se hai immaginato tutto o qualcosa hai capito davvero. Lo diceva Noah, che l'interpretazione è dannosa, è uno sbaglio. Io ho interpretato, avrò certamente sbagliato, ma alla fine so che la confusione diventerà ordine e che quei tre ragazzi riusciranno a parlarmi si sé. L'interpretazione però ora la lascio io a te, analizza il papiro e traine le dovute conclusioni. Mi è piaciuto, non mi è piaciuto, forse piacere è un verbo limitante e dal significato generalmente debole. Noah non ne sarebbe entusiasta, ma io ti dico: interpreta. |