(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) La mia segnalazione è frutto di un’accurata riflessione. Ho preso questa decisione dopo aver ponderato bene gli effetti derivanti dalla lettura del suddetto componimento.
Ritengo che questa storia meriti seriamente di figurare tra le scelte, perché tratta con assoluto realismo un problema molto diffuso nella nostra società e che, purtroppo, miete vittime inconsapevoli ogni giorno: l’impossibilità di affrontare situazioni difficili, sia personali sia familiari, che induce a far del male a se stessi con i mezzi che si hanno a disposizione, lentamente ma inesorabilmente; in definitiva, parla del male di vivere.
La stesura del testo poi, è stata realizzata utilizzando uno stile letterario uniforme e un registro linguistico che si articola su due livelli, passando opportunamente da medio ad intimo-confidenziale.
La struttura sintattica è scorrevole, ma è anche poco articolata nei punti chiave in cui il livello è reso appositamente informale richiedendo un lessico semplice, dando così un carattere deciso e d’impatto al dialogo tra i personaggi. Tale forma, la costruzione sintattica e le scelte lessicali, concorrono a far sì che la storia colpisca il lettore e che arrivi dritto al punto che l’autrice vuole focalizzare, senza tergiversazioni sterili.
Sto volendo proporre questa storia per le scelte, oggi, perché molti si trovano a vivere situazioni difficili personali, che si riflettono sul loro modo di considerare se stessi, inducendoli ad abbracciare il culto dell’occhio sociale, che impone loro di sacrificare la propria salute pur di raggiungere un modello estetico che, all’occhio sociale appunto, sia considerato accettabile e vincente.
Vivere nascondendo la propria interiorità e soffocandola, è quel che fa la stragrande maggioranza di ragazzi e ragazzini recandosi in bagno ogni volta che mangia, oppure rifiutando completamente il cibo.
Questo lavoro non è una favola: è la realtà di tante persone.
Qui si parla di bulimia e di anoressia e sono intese nella loro vera essenza di male di vivere e di solitudine e, soprattutto, se ne parla con i fatti.
Questa storia può essere di aiuto per le persone sole in balia di loro stesse che non trovano appiglio nella famiglia e che, così, si chiudono in un circolo vizioso fatto di rinunce alimentari e conseguenti fallaci soddisfazioni; persone che si danneggiano fino al punto di uccidersi, perché è questo il limite: la morte.
Questa storia è un efficace e importante strumento per dar voce a tutte le persone chiusesi nel loro distruttivo circolo vizioso.
Soprattutto però è uno scritto che, se approfondito nella lettura, offre ai fragili e soli individui l’opportunità di guardare la loro scelta rovinosa dall’esterno, come uno schiaffo in faccia capace di far aprire loro gli occhi su quel che stanno facendo a se stessi, perché dall’interno questo loro comportamento ha una sua logica, logica che tale storia mira a far venire fuori e ad analizzare, così da far capire con i fatti quanto tutto ciò annienti corpo e spirito.
Un componimento letterario ha in sé la potenza di arrivare all’interiorità di un lettore attento, lì dove persino la sua autoconvinzione vacilla, nel luogo recondito in cui è privo di difese ed è in grado di recepire i messaggi significativi e utili. Per tali ragioni, sottopongo alla vostra attenzione questa storia e suggerisco di inserirla tra le storie scelte; sono davvero convinta che possa essere di aiuto per quanti hanno deciso di annientarsi facendo scelte sbagliate e autodistruttive. (Recensione modificata il 01/07/2012 - 02:56 pm) |