AAAAAAAHHH!!! Hai aggiornato!! Meno male, non sai quanto stessi aspettando questo capitolo!! MI SEI MANCATA!! Davvero, davvero, davvero! ^^ Questa storia mi è diventata necessaria per il mio personale divertimento nel leggere storie più che decenti. Che caz... ma che ho detto?!
Ahem.
Ciao! ^^
Scusa lo sclero iniziale, ma ne avevo bisogno... Effettivamente, era da tanto che non aggiornavi - ti giuro che quasi non ci credevo. Considerato però che scrivi così bene, e che i tuoi capitoli sono sempre così lunghi e curati, ti perdono il ritardo!
Dunque, il capitolo è così lungo che mi ci vorrà parecchio per recensirlo: ti chiedo solo qualche minuto per riorganizzare le idee, e scriverò la mia recensione.
Rieccomi: mi ci è voluto un bel po', ma vabbeh...
Ottimamente resa la prima parte, in cui Loki "testa" il sedere su un trono ed essere re: parte subito col dire che non ci si abituerà mai. Lui stesso riconosce che se non fosse successo nulla di grave, in quel momento su quello scranno ci sarebbe stato Thor, mentre lui sarebbe stato solo un semplice vassallo - una verità, questa, che non sarebbe mai potuta cambiare: Loki era quasi predestinato ad essere secondo, e quindi a non essere re. Come potrebbe, quindi abituarsi a qualcosa cui sapeva che non sarebbe mai stato destinato? Sembra quasi che si sia autoconvinto di non volere assolutamente il potere, né di averlo mai voluto davvero - seppur poi ammetta che è stato un suo sogno a lungo. Emerge comunque la sua abilità di ragionamento, preparata a ogni imprevisto, che lo ha sempre contraddistinto, e che lo rende in grado di affrontare un peso che non dovrebbe esser stato suo - un'abilità, questa, di cui Thor ha sempre difettato. E ritorna, attraverso questa sua riflessione, al problema della sua adozione: "E poi, io, il reietto", così inizia a parlare di sé (ottimo inizio, complimenti), riflettendo sulla evidente predilezione di Odino per suo fratello maggiore, forse involontaria, ma pur sempre evidente, e sulle ipotetiche risate di chi sapeva la verità al suo "inutile affannarsi". In questo caso, secondo me Loki fa un po' troppo di tutta l'erba un fascio, in quanto dà per scontato che nessuno l'abbia mai amato - ma riprenderò questa tematica dopo.
Riemerge poi, però, la vena ottimistica, per così dire: sebbene non avrebbe mai dovuto succedere, non nella sua ottica, lui adesso è re (o reggente, a dir si voglia, in base ai punti di vista), senza Thor tra i piedi - ossia, ha tutte le carte in tavola per far diventare l'improvvisa situazione positiva permanente. Può farcela, e vuole farcela, in barba a tutto e tutti.
Ed ecco che sopraggiunge l'elemento sorpresa, i cari amiconi venuti a cercare Odino, e che si sono ritrovati Loki sul trono - ci ho goduto parecchio, a leggere la tua descrizione soddisfatta della loro reazione, e quindi non posso trattenermi dal citarti:
Cerco di trattenere un riso di disprezzo quando assaporo il loro dolce stupore; è come nettare di ambrosia per le mie membra spossate dalla stanchezza. È una piccola quanto succulenta rivincita. Godo enormemente nel contemplare il loro palese imbarazzo. Ne vorrei di più. Fino a scoppiare. Ma preferisco tendere loro la mano per farli sentire a loro agio. Nelle mie attuali condizioni posso persino permettermi di chiamarli “amici”. È così elettrizzante la reciproca consapevolezza di quell’insulto. Ma questa pittoresca banda di scagnozzi petulanti sembra voler giungere al punto più velocemente di quanto io stesso non voglia. Non temete, vi accontenterò. Vi narro dunque con mesta compostezza delle condizioni del padre Odino e della decisione della regina. Cos’è? Adesso pensate di non potervi rivolgere più a nessuno forse? Deve essere frustrante sentirsi confusi e abbandonati, vero? Non immaginate nemmeno quanto. Sembrate cominciare ad essere colti da affanno, amici miei, cosa vi succede? Non vi piace il vostro nuovo re forse? Ne deduco che non siate ancora pronti ad accogliermi come vostro pari; eppure sapete che sono il figlio di Odino e che come tale ho tutto il diritto di sedere su questo trono in assenza sua e di mio fratello Thor. Cosa mai, dunque, vi turba fino a questo livello? La mia persona? Il mio essere che detestate così visceralmente? La vostra futile ostinazione è pari solo alla vostra stupidità. Il vostro sprezzo comincia adesso a nausearmi, facendomi provare un insaziabile desiderio di rivalsa. Vorrei mettervi a tacere con un facile atto di forza, ma so bene che non favorirebbe i piani che sto elaborando e, in aggiunta, non confarebbe all’indole diplomatica che conservo gelosamente. Mi limito quindi a sospirare in una lunga pausa, dicendomi che è il momento di lasciare a voi ottusi la possibilità di aprire gli occhi e comprendere –per quanto vi sia difficile- con chi state parlando in questo momento. Premo con calma risoluta il palmo della mia mano sul freddo marmo del trono e mi sollevo lentamente, fin troppo: dovete gustare attentamente ogni istante della vostra umiliazione, ogni secondo grazie al quale comprenderete di essere voi, oggi per la prima volta, al di sotto della mia persona. Scandisco senza riserve quelle tre parole che sanciscono il mio ruolo e la mia autorità nella grande sala. Io: il vostro re.
All hail the King! Mi hai reso ancora più antipatici quegli ottusi guerrieri. Fidati se ti dico che la cosa non mi dispiace per niente (ma mi lancerò su commenti molto più… lanciati, per la recensione dell'ultimo capitolo che pubblicherai). Comunque, hai ottimamente descritto il sentimento di soddisfazione che attraversa il nostro protagonista. In particolare, ottime le ultime due frasi (per evitare fraintendimenti, da "scandisco" a "re"): non so esprimere a parole quanto abbiano la capacità di esprimere nella piena interezza il momento. Io: il vostro re. Perfetto.
Ah, e poi c'è il ritorno della piccola mania di Loki del chinarsi al cospetto del Dio:
Chi l’avrebbe mai detto che voi inetti, Fandral, Hogun, Volstagg e persino tu, feroce guerriera Sif, vi sareste mai potuti inchinare a me? Questo deve essere senz’altro uno dei giorni che né io né voi dimenticheremo tanto facilmente. Inchinatevi, adesso. Inchinatevi, forza. Andate giù, ancora più giù. Nel fango delle vostre debolezze e delle vostre colpe. Cospargetevi di un’umiltà che non avete mai conosciuto. Che gentili siete, usate anche degli appellativi di tutto rispetto. Devo ammettere che in questo momento siete quasi degni della mia sottostima.
Della serie, keel! Che è poi il succo degli avengers; lo stesso Tom Hiddleston afferma, in una trasmissione radiofonica parecchio divertente, che negli avengers lui intende impartire una lezione memorabile, e in più aggiunge, parlando come se fosse lui stesso Loki: "I get a bunch of bitches to kneel". Se posso permettermi, la frase è azzeccatissima.
Fantastica poi, la tua ultima frase: ho sghignazzato parecchio anche grazie a quella! B)
E poi, finisce tutto il teatrino del "io re, tu suddito, sparisci", e ritorna un po' il Loki spezzato, bisognoso di conforto: ed ecco che entra in azione Frigg, sua madre, sposa di Odino. Ecco, lei è un personaggio che sinceramente stimo e apprezzo: in un certo senso (ed ecco, ritorno a parlare del tema dell'affetto), trovo che lei sia l'unica che abbia amato sinceramente il suo figlio minore - a prova di ciò, in effetti Loki da lei riesce a ricevere un po' di conforto, persino da delle frasi fatte e un po' cliché che si dicono in questa occasione, ma che dette nel modo giusto possono fare molto bene. Peccato che questo conforto sia poco duraturo, perché subito prevale il senso di abbandono, e di mancanza di una identità. Un forte sentimento di amarezza che riesce anche a cancellare la verità delle parole sincere di una madre. E, di nuovo, ritornano le domande:
Perché sei così fortunato? Perché sei così beneamato? Perché ti sento così distante, al punto da smarrire la tua figura alla vista? La mia condanna è dunque restare l’ombra appassita del tuo retaggio? A questo mi hanno confinato?
Già, perché? In effetti, è una domanda piuttosto lecita, alla quale Loki si è creato una sua particolare risposta:
Le parole di nostra madre, per quanto spiacevoli e difficili, mi hanno condotto sulla strada giusta: sto elaborando una prima risposta a questo sconvolgimento esistenziale. Per la prima volta da quando la verità mi ha accoltellato con violenza, sento di reagire. I miei pensieri scalciano per la vivacità con la quale si rinnovano. Sto scartando, rimescolando e riunendo tutti quei pezzi del puzzle che mi erano stati lanciati come frecce. La mia visione si va definendo. È cristallina adesso. Mentre prima posava su di un vetro opaco e macchiato da scompiglio e turbamento, ora risorge sovra un diadema: Io sono Loki. Non sono il figlio di Odino. […] E non sono nemmeno il figlio di Laufey. Per quanto il sangue e la genetica non mentano, Laufey non è mio padre. […] Non c’è luogo né essere che io laggiù possa chiamare “casa”. […] Pertanto, sono giunto alla conclusione: io sono Loki. Io sono Loki, e nient’altro. Non possiedo generalità né appellativi né epiteti. Non sono figlio di nessuno. Non sono abitante di nessun regno. Non ho fratelli, né sorelle, né amici. L’unica cosa che mi resta, è la vendetta. Un’ultima possibilità per guadagnarmi a denti stretti l’occasione che ho tanto aspettato ma che ormai, ho imparato, sarà meglio costruirmi da solo con le mie mani. Sono soltanto Loki.
… risposta che gli dà la risoluzione di eliminare definitivamente, per sempre Thor (Sììììììììììì!!! HELL YEAH! Ok, scusa di nuovo lo sclero…). Risoluzioni di cui il lettore prende pienamente atto in queste righe:
Ti distruggerò con l’amore che ti devo. Non te ne risparmierò una sola libbra. E per l’ultima volta, mentre osserverò i tuoi occhi chiudersi, ti chiamerò “fratello”.
ottimamente reso, davvero complimenti: non finirò mai di fartene, non saranno mai abbastanza. È fantastico questo desiderio di Loki di spezzare Thor con l'affetto - e con il suo stupendo sadismo dell'ultima frase. Fratello… che parola. E Loki, effettivamente, riesce nel suo intento.
Poi, si passa anche alla seconda fase: Laufey. 'Mazza, oh, che schifo pensare a lui, sovrapporci Loki, e fare due più due… Brrr. Che brutta cosa: la distruzione del detto "tale padre, tale figlio".
Osti, la sto tirando un po' troppo lunga: volo al finale che è meglio.
Ritorna di nuovo il desiderio di venir accettato da tutti: attraverso l'espressione di un desiderio di riconoscimento della sua necessità, si ritorna alla speranza di un'universale riconoscimento da parte di tutto. Questo desiderio è ovviamente maturato con Loki, mantenendo però una base di quello che fu un infantile bisogno.
In sintesi, si vede finalmente un Loki con un'identità, uno scopo e un obiettivo proprio: un Loki cresciuto.
Fidati, se ti dico che avrei scritto di più (O.O), ma purtroppo è pronta la cena, devo salutarti.
Alla prossima (spero presto)!
Hamber of the Elves (Recensione modificata il 22/09/2012 - 07:55 pm) |