Aahw, quante cose.
Pur essendo nello stesso filone dell'altra, questa storia appare decisamente più difficile nel modo ma più facile nel contenuto. La difficoltà in più è lo scendere più a fondo nei personaggi, dato che qui il mezzo principale con cui procede il racconto è il discorso diretto. Un'ulteriore complicazione è il fatto di avere dei protagonisti bambini. Personalmente quando tratto personaggi non ancora adolescenti mi è difficile assegnargli un livello di maturità, così ho sempre il dubbio che le loro parole e azioni siano irrealistiche. Lo stesso per i tuoi personaggi: il contrasto tra i pensieri pragmatisti della madre e quelli infantili, sinceri e un po' anarchici della figlia è decisamente marcato; il fatto che sia supportato da un lessico e da una costruzione logica che ogni tanto scricchiolano mi fa sembrare tutto meno verosimile, ma calato in un contesto retorico. Che poi è il tono dei tuoi racconti ed è il tono che ha una favola, ma non so, non mi convince fino in fondo.
Comunque tuo il grande merito è la costruzione della storia. Ogni cosa è al suo posto, e alla fine si incastra con le altre per creare una bella allegoria, anche se non trovo che sia particolarmente originale: bianco e nero, le bambine malate, sono immagini un po' già battute.
Un'altra cosa che apprezzo è come riesci ad orchestrare i finali, con un "uso" ben riuscito della morte per movimentare l'animo del lettore.
Mi è piaciuta un po' meno dell'altra, ma comunque è un bel lavoro. |