Uno stile un po’ ricercato con un livello medio-alto di vocaboli che non guasta mai. Solo che ci sono errori di punteggiatura come lo spazio dimenticato dopo la virgola, virgole e punti che si susseguono e non solo una volta. Ci sono errori di distrazione che una lettura in più avrebbero sicuramente evitato. 
Il finale tragico c’è, non per la morte della bambina ma per il lento decadimento dell’uomo. È come se il suo corpo fosse morto e si stesse decomponendo lentamente, perdendo lembi di pelle, sciogliendosi martini dopo martini, con il cuore raggrinzito per il dolore. Una storia che però pecca di originalità, anche se non significa che non sia una buona storia. 
C’è un cambio di protagonisti che mi è piaciuto. Voglio dire, pensavo finisse con Cristina e Eduardo, invece c’è la figlia, Melissa e l’assassino. 
Però i personaggi sono un po’ stereotipati. Possiamo definirli i “Classici Diversi. Incompresi, buoni, cari, con un sogno nel cassetto. Così anche come Stevens, che annega il dolore nell’alcol e che cerca vendetta consapevole del fatto che questo più che dargli soddisfazione lo uccide lentamente. 
Oltre al farmi diventare cieca (graficamente la tua storia è un blocco di parole) posso dire che comunque sia affronta il tema dello stereotipo in maniera radicale. Un italiano fa qualcosa di brutto? Allora tutti gli italiani sono brutti e cattivi. Un tema che se fosse stato ampliato un po’ di più, magari con personaggi con un po’ più di spessore, ti avrebbe fatto guadagnare dei punti in più.