Il tuo stile è semplice, superbo: voglio iniziare dicendo questo perché è con questo che riesci a far emergere tutto il resto. E’ la prima cosa che salta agli occhi. Pum. Parole. Ma non è una questione di sole parole: se lo fosse, tutti sarebbero in grado di scrivere. Invece è questione dell’ordine – o meglio del disordine – fra le parole. Tu riesci a districare questo caos davanti agli occhi del lettore che può proseguire su una strada diritta, regolare, senza buche né avvallamenti, senza minimamente sospettare il disordine che regnava prima in quel foglio bianco . L’ho scontrato anch’io in questi giorni, il foglio bianco. E’ di quanto più terribile possa esistere. E poi c’è il rumore, e il silenzio. Questi dialoghi che poni come cuore di tutto il capitolo fanno tintinnare il cuore, per poi lasciare volteggiare tutto intorno il silenzio.
Reiji vuole essere coraggioso davanti all’amica che ha fatto tanto per lui, che si faceva trovare tutti i giorni per fare un po’ di ordine e un po’ di luce in quella casa sporca. Però la bellezza di Cass sta proprio qui: lo spinge sempre un po’ più in là. Non lo tiene fermo, non prova a bloccarlo: forse gli fa un po’ di violenza, ma davanti ad un sorriso simile Reiji deve tentare di spingere i piedi uno avanti all’altro, così, sempre, per sempre. Salire su un aereo per un ragazzo che da settimane non usciva più di casa non è uno scherzetto, tutti lo sanno. Anche i parenti di Reiji che lo accompagnano all’aereoporto: e volevo ben vedere! Già sono stati delle teste di cavolo in precedenza, impedirgli pure di partire sarebbe stato il colmo! Lasciamoli volare perciò… Non so, mi pare che la parte del volo sia la più rilassante per il ragazzo. Non trova niente di emozionante nel cielo all’improvviso così vicino, però è al fianco di Cassandra e lontano dalle persone e dai luoghi che tanto lo angustiano.
Invece l’atterraggio è tristissimo per Reiji: ho sentito delle fitte di dolore quasi fisico per lui… Decisamente, non è fra i momenti più belli, conosco la sensazione spiacevole di vedere una persona importante circondata da persone sconosciute, eppure così vive, realistiche da farti tremare. Da farti sentire improvvisamente di troppo, l’ultimo arrivato. “Merito davvero di essere qui?” ti chiedi persino. Così probabilmente è per Reiji, che soffre nel vedere quegli abbracci eppure li capisce, perciò non li ferma, e se pure non li capisse non potrebbe fermarli ugualmente. “Cass ne ha bisogno, Cass se li merita…” Mentre all’improvviso si sente tagliato fuori da qualcuno che prima non c’era – o meglio, c’era lo stesso, però non era materiale, presente, e quindi faceva meno paura.
In ogni caso ha un carattere orgoglioso, vorrebbe non farsi mettere i piedi in testa e per conservare un briciolo di dignità si chiude in un silenzio che disincanta. Sembrava tutto facile, sembrava tutto bello: una vacanza insieme a Cassandra, lontano da tutti, al posto di una casa vuota per un’intera settimana… Disincanto e tensione. Kageyama sta faticando ancora, me ne accorgo sempre di più ogni volta che rileggo il capitolo.
Parole, sorrisi, parole, domande, parole, pensieri, parole e poi il paesaggio che scorre dal finestrino. La sensazione di lasciarsi portare in un posto sconosciuto da qualcuno che si sa essere nostro amico ma che al momento si sente distante mi è altresì familiare: mi sono immedesimata tanto in Kageyama, in questo capitolo. Le sue sono sensazioni comuni agli adolescenti che entrano a far parte di un gruppo, per questo i tuoi ultimi capitoli coinvolgono anche i nuovi lettori: questo progetto, come ti ho già detto, lo sento un po’ anche mio e vedere come cresce e si sviluppa mi entusiasma.
La sorpresa finale scalda il cuore ma senza scongelarlo, cerca di fermare una crepa che prosegue inesorabile fino al crepaccio: “Mi sono messa d’accordo con gli altri, dividiamo noi la stanza. Non ti dispiace se raggiungo gli altri adesso?”
“Sì Cassandra, mi dispiace tanto, non andare, non da loro, resta qui, aspetta, adesso faccio un po’ di disordine così mi aiuti a mettere a posto, sai che a me non piace, non andare, ci sono troppe cose che non so dirti perché tu ora te ne vada”
E invece va. E’ sempre così, non li fermi gli amici. Anche se ti dispiace che ti lascino… Anche se ti dispiace perché si crea del silenzio, non li puoi fermare. Che vadano, se devono andare. Che brutto silenzio che si genera poi… La colpa di chi è, ti lei che se n’è andata? Di lei che non ha capito che quel silenzio, Reiji, l’avrebbe soffocato? O di lui, che l’ha lasciata andare? Di lui, che le vuole troppo bene per trattenerla, che la chiama di notte in preda agli incubi ma poi si convince che è tutto un sogno e spera ancora di fare sogni così belli ?
Non è successo niente in fondo, si vedranno per la cena. Reiji è troppo dolce, reagisce in modo caratteristico di lui, però è ancora debole per fare concretamente qualcosa. E’ un animale in gabbia, e i suoi vicini di cella sono più convinti di lui di poter sopravvivere.
Saranno belli OC, purtroppo non sono stati presentati nel migliore dei modi: agli occhi di Kageyama, che poi sono la lente attraverso cui i lettori si cimentano nella lettura di questa storia, questi nuovi ingressi nella vicenda ostacolano la sua amicizia con la ragazza. Per la prima volta Reiji si sente minacciato e prontamente reagisce: il fatto è che, a conti fatti, sembrano dei nemici. Sono certa che non lo saranno, perciò sono curiosa di vedere come li gestirai prossimamente: al momento li si teme soltanto.
Grazie dell’aggiornamento: avevi una carta vincente e l’hai usata, che sia stato un bene o un male non lo capisco neppure io. Questa long mi piace e per ogni nuovo capitolo non potrò fare altro che sorridere, tu continui a essere per me una persona importante, sia come autrice sia come amica. Ma penso anche che quello che è successo ci ha cambiate: ha maturato il nostro rapporto che spero possa perpetuare lungo una strada. Un giorno ti dissi che ti ammiravo e ti sentivo un passo avanti a me, tu rispondesti che volevi camminarmi al fianco, che non volevi lasciarmi indietro. Con questo aggiornamento mi hai porto una mano dopo tanto silenzio e io te l’ho stretta forte, dicendoti forse di più di quello che ti aspettavi.
Questa recensione è stata scritta di getto, stavo occupandomi di un altro lavoro quando all’improvviso mi sono accorta che le parole lente, zoppicanti, che venivano battute, erano destinate a te. Quindi le ho messe qui, sperando giungano a te come io le ho formulate.
Ho fatto questa recensione senza pensare di farla, guizzo di luce traballante in una visibile oscurità.
Il resto, è poesia che portiamo nel cuore.
Ho vista tanta autobiografia nel personaggio di Cassandra in questo capitolo come mai prima d’ora: forse sono solo io che imparo a conoscerti man mano che la storia evolve e segue il suo corso…
Cercami, se ti servisse: ora so di poter fare lo stesso.
Sis |