Da discreto fan delle opere di Ishinomori-sensei, non ho potuto di certo non gradire questa storia, che riprende uno dei temi principali della poetica dell'autore di Cyborg 009 o della trilogia di Ryu, ovvero quello dell'eroe che è anche (e non certo per sua volontà o per desiderio di appartenere a un'elite porivilegiata) un "diverso", e se non si considera lui tale ci pensano gli altri, che hanno bisogno delle sue azioni, ma allo stesso tempo lo temono perché comunque non è qualcuno di cui ci si può fidare a priori.
In questa storia il protagonista sembra avere le caratteristiche tipiche del disturbo di personalità, testimoniato dal continuo sentirsi non nel posto "giusto", nonostante goda del rispetto altrui e sia benvoluto, ci sono degli incubi che lo disturbano anche nella fase di veglia e dai quali non riesce a liberarsi (la frase che nel delirio, momento nel quale i freni imposti dalla parte conscia della personalità vengono meno, pronuncia il protagonista in questo caso è illuminante, la sua maggior paura è la solitudine, cosa terrribile essendo l'uomo un animale sociale); purtroppo per lui e per quelli (supereroi o meno) che hanno quell'indole, confidarsi è la cosa peggiore, dubito che avrbbe fatto parola ad alcuno se fosse stato lucido...
PS. Grazie per la segnalazione.