Recensioni per
Ultimo appello
di cassiana

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
01/03/08, ore 15:24
Cap. 1:

Un'ottima storia, senz'altro. Benché abbondino i contributi (e non solo a livello di scrittura amatoriale) volti a far luce su alcuni aspetti ed episodi della Seconda Guerra Mondiale, hai fatto una scelta particolare che ha pagato, a parer mio. È - passami il termine - più "facile" parlare della Shoah, con tutta la dose di orrore e inferno che porta con sé e che bene o male tutti conoscono almeno in parte, piuttosto che di vicende come quella della resistenza di Varsavia. E mi ha fatto molto piacere vedere come, nelle noti finali, non solo tu abbia dimostrato di esserti documentata, ma come anche tu abbia segnalato link in cui approfondire la vicenda che hai trattato. Una cosa più che encomiabile.
Venendo alla storia tout court, è molto piacevole da leggere anche solo da un punto di vista formale: scrivi bene, delinii bene gli scenari e i caratteri dei personaggi, senza però eccedere mai e mantenendo quindi un ottimo ritmo narrativo. Descrivi ottimamente i sentimenti, le sensazioni, e non si ha mai l'impressione di qualcosa di stantio, di banalmente scontato. Perfino le reazioni più "prevedibili" (ad esempio la disperazione del dottore davanti all'incendio dell'ospedale) sono trattate in modo mirabilmente sobrio, in modo tale che riescano ad essere condivise in una dimensione più profonda. Perlomeno, questo vale per me. Ma anche contenutisticamente credo sia stata molto bene architettata: gli eventi che hai scelto di inserire sono inseriti in un meccanismo ben studiato, in modo che il lettore possa farsi un'idea piuttosto chiara di ciò che è avvenuto senza "buchi" o senza eccessive spiegazioni o, peggio ancora, elenchi di fatti che fanno tanto documentario o libro di storia. E, come ti dicevo, oltre a questo la storia è soprattutto la storia dei personaggi che vi hai inserito, di come LORO vivono quanto accade.
L'unica cosa che forse mi ha convinto poco - ma è un'inezia - è l'età di Janek. Per il modo in cui lo descrivi - che è piuttosto tenero, con tratti a volte spiccatamente infantili (penso, ad esempio, a quando mangia il pane e il latte "con le gambe penzoloni") - mi pare che 14 anni siano un po' troppi. A quell'età un ragazzo è già un adolescente, fisicamente parlando. E in tempo di guerra, probabilmente un quattordicenne era già un uomo a livello di maturità. Per quanto ho sempre sentito raccontare, certe condizioni di vita obbligano a crescere anzitempo, per cui bambini di otto anni sono costretti a porsi problemi da adulti (dove dormire, cosa mangiare, dove nascondersi, come arrangiarsi). Mi fa un po' strano leggere di un quattordicenne che ha ancora simili atteggiamenti infantili. Oltretutto a un certo punto dici che Janek non aveva quasi memoria di cosa significasse essere un bambino normale, perché a causa della guerra certe cose non le aveva mai fatte. Però questo è un po' un falso storico: per quanto sicuramente a un certo punto le cose si siano fatte dure, uno che nel '44 aveva quattordici anni aveva fatto in tempo a vivere la pace, e quindi sapeva bene che cosa poteva voler dire giocare. Forse, in definitiva, sarebbe meglio abbassargli un po' l'età. Ma ripeto, è un dettaglio che non rovina certo il valore della tua storia che è molto alto. Anzi, visto che partecipo ad un progetto volto a valorizzare storie come la tua, sarei molto felice se decidessi di parteciparvi. Ma per questo ti contatterò privatamente, e ti spiegherò nel dettaglio di che si tratta. ^^

Recensore Junior
28/01/08, ore 16:27
Cap. 1:

Caspita...sei bravissima.E - cosa che non guasta - dai voce ad eventi della storia che vale la pena raccontare...

Recensore Junior
08/10/07, ore 11:14
Cap. 1:

Bello. Lento e inesorabile. Pochi errorini di battitura, perdonabili. Complimenti per lo sforzo fatto.

Recensore Veterano
26/08/07, ore 22:23
Cap. 1:

Splendido! il tuo racconto è davvero splendido! Toccante, commovente, umano,lirico pur non essendo retorico, ma anzi assolutamente realistico nel descrivere l'orrore di quei giorni, ma anche la forza del coraggio nella ribellione disperata e il bisogno di affermare la dignità umana nella barbarie. Scrivi davvero benissmo, complimenti.