Recensioni per
Impasse
di Padme Undomiel

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
24/04/15, ore 16:45
Cap. 1:

Ed eccomi qui, ancora, ad aver goduto e sofferto di un'altra tua storia dedicata a Tokyo Babylon. 
Pulire e raccogliere le idee non è facile, sono tre bellissime flashfiction che mi hanno suscitato emozioni diverse, profonde, dolorose, ma diverse, eppure c'è un minimo comun determinatore che mi ha colpito e ha suggerito l'atmosfera giusta della "fine", ovvero i suoni onomatopeici. Possono sembrare riempitivi, per colorare il testo, un virtuosismo stilistico o chissà che altro, io invece l'ho trovati i suoni del silenzio, quei rumori insignificanti che sono percettibili solo se le parole ed ogni rumore è assente, un po' come in una cerimonia di lutto o come in una seduta di meditazione, c'è questo silenzio protagonista a legare le tre flashfiction, a sostituirsi come filo rosso del destino, a fare critica alle coscienze e ai subconsci dei tre personaggi, quasi come uno schiaffo dato per far provare vergogna, ma non c'è vergogna in nessuno di loro, perché? Perché nonostante tutto, nessuno dei tre, ha agito, nessuno dei tre a parlato e ora c'è il gioco del silenzio a punirli.
La mia flashfiction preferita è quella dedicata a Seishiro, non so se è stata studiata dalla prima all'ultima parola, ma mi ha fatto diventar lucidi gli occhi mentre la leggevo. Concretamente parlando non accade nulla, non ci sono artefizi di narrazione o di stile, non c'è alcun colpo di scena, non c'è movimento, non c'è un livello onirico, è una narrazione fatta di parole morte, di parole che si possono ignorare, c'è il passato di se e di ma, di ricordi non importanti, ma quotidiani, di una routine senza peso ma che vale il silenzio che avvolge Seishiro che... è solo un uomo che sta mangiando una ciambella, lo è per un occhio esterno, per un narratore onniscente, per uno specchio, per se stesso, da qualsiasi prospettiva lo si vede in quel momento, ontologicamente e fisicamente, in tutta la flashfiction, c'è solo un uomo che mangia una ciambella, senza provare nulla, senza esser felice per la dolcezza della ciambella, senza pensieri profondi, senza umori, solo cose morte (ricordi, fantasie, passato...) ci sono intorno ad articolare ed arricchire il testo, ma essendo appunto morte, non sono presenti e... Seishiro è un nessuno senza Subaru e Hokuto, questa è la verità e sei riuscita a coglierla, a rappresentarla, a evocarla con le parole di quella bambina fantasma: "probabilmente chi fa cose cattive è perché si sente triste e solo", forse Seishiro non è cosciente perché non ha conosciuto altro, ma in qualche modo il silenzio glielo suggerisce anche se lui non lo capisce ed è davvero straziante. Bellissimo, ma straziante.  
Poi è il turno di Hokuto che anche in una flashfiction mostra - grazie a te - tutta la sua forza: il lato ribelle, l'amore per Subaru, la voglia di fare, di dire, di poter stravolgere il mondo, ma anche per lei c'è il silenzio, un silenzio dettato dal grande e potente senso di colpa, come se lei fosse stata davvero il cupido, un cupido che ha scoccato la sua freccia finendo per uccidere e, come se fosse consapevole di questo, cerca il battito di Subaru, cerca la vita, la speranza, ma Subaru è una cosa morta come morte vede nel suo futuro, perché la sua grande perspicacia la fa vedere lontano e, finché è viva, vuole - ha bisogno - del suono della vita che si può ascoltare solo in silenzio vicino ad un'altra vita, in questo caso la più importante per Hokuto: Subaru.
Infine arriviamo a Subaru, nella parte che tu dici ti ha convinta poco. Non c'è un vero modo per esprimere e scrivere del dolore secondo me, perché il dolore è fine a se stesso, è puro, e come ogni cosa pura il nominarla vanifica già l'idea stessa; il dolore però ha degli effetti, nulla di lucido, di contigente, di concreto... è delirio, è caos, è immagini che si susseguono, è lamento e dunque ridondanza e, in questo caso, la ridondanza più forte tra le tante, quello che coinciderebbe con l'urlo di pura agonia, è l'inferno di Subaru che vivrà di tre frasi nette: ti amo, ti voglio, ti appartengo. Sono frasi semplici, ma disperate, oneste, bellissime e sono la sintesi di quello che diventa la nuova vita di Subaru che sembra annegare in un nuovo utero, quello che possiamo chiamare Tokyo Babylon (in quanto tempo, in quanto storia) e che lo farà rinascere nel futuro legato a quelle disperate frasi.
Come sempre hai creato qualcosa di bellissimo, curato, usando estrema sensibilità e anche questa volta sono stata un po' ferita da tanta bellezza, ma essendo affetta dalla perversa dipendenza da ANGST è stata una lettura sublime che finisce - molto virtualmente - nei preferiti del mio cuoricino.      
 

Recensore Junior
01/05/14, ore 23:50
Cap. 1:

Wow questa è... veramente forte. É un storia o meglio un insieme di storie così forte che è difficile recensire e cogliere tutto quanto ma sono tutte e tre stupende e intrise di sentimento. Si sente l'amore che provi per i personaggi li rende vivi pur essendo fatti soli di parole. Seishirou, che dire di lui.é sempre stato un personaggio ambiguo già in Tokyo Babylon e in X questa cosa non poteva che peggiorare se così si può dire. Ho trovato di una struggente malinconia e tristezza la scena di Seishirou ormai solo senza la chiacchierona Hokuto che personalmente merita molto più spazio di quanto le sia stato concesso. È veramente fantastica qui, hai reso perfettamente il suo dolore e la disperazione e l'amara consapevolezza di tutto ciò che al suo amato fratello e a lei sta accadendo. E pensare che lo ami così tanto da essere disposta a sacrificarsi per lui sempre mi provoca sempre una stretta al cuore perché non tutti lo farebbero, non fino alla fine. La trovo meravigliosa e tu hai dipinto così bene i sentimenti di ognuno di loro che sembrano proprio qui. Ormai anche il dolce Subaru non c'è più e mi ha fatto sorridere il ricordo di lui così timido con Seishirou che nonostante tutto l'ha amato e questo non si può mettere in dubbio. Quanto dolore deve aver provato anche lui. Mi ha colpito poi il riferimento alle lancette dell'orologio.
E infine giungiamo all'ultimo piccolo gioiello che tramette tutto il dolore di Subaru, l'amore infelice per l'altro, un Seishirou crudele con lui ancora una volta, anche lui innamorato fino alla fine in maniera quasi folle oserei dire tanto da desidere la morte solo per mano Sua e di nessun altro. Ed è in questo che per me appartiene a Subaru ma forse già dall'inizio una parta di lui era già sua credo.
Ancor complimenti per questa meraviglia.
Alla prossima :3
Windancer