Contest "Finiamola!" : storia partecipante
La storia nel suo insieme non è male, ma lascia trasparire una certa “ingenuità”, che non son riuscita a capire quanto sia voluta e quanto sia dovuta, magari, alla tua giovane età – e non è un difetto eh, se mi vengono in mente le cose che scribacchiavo a quindici anni, questo è da Nobel. Non ti saprei definire bene dove la si trovi. Forse un po’ nella storia, che è una storia di crescita, un classico “amore non ricambiato” con la marcia in più dell’autocritica del ragazzo, che si rende conto di aver bisogno di qualcosa di più. Ecco, forse è proprio la trama, questa sorta di “sogno nel cassetto” a dare quest’impressione. Però, data la storia in sé e chi ne è protagonista, lo stile non è per questo negativo, anzi: è molto immediato e adolescenziale. Solo ogni tanto hai azzardato delle costruzioni più formali delle frasi oppure l’utilizzo di alcuni termini più aulici – a volte sbagliando – che però vanno alla fine a stonare con la semplicità del linguaggio generale e con la trama. La storia tra l’altro non si può definire “originale”, perché sono abbastanza sfruttati tanto il tema quanto il POV di personaggi diversi. Ammetto che mi sarebbe piaciuto sentire cosa aveva da dire Federica, ma immagino che in questa narrazione lei sia “il Male” ;) secondo me sarebbe stato invece interessante analizzare come, dietro la facciata superficiale (magari mooolto in profondità eh) anche lei avesse le stesse insicurezze degli altri due. Perché la storia ruota attorno a quello, anche se a una prima lettura magari non si nota: all’insicurezza, alla crescita e alla maturazione. Sono bei temi, non originali, ma belli. E affrontati bene! Tornando al linguaggio, inserire una parola come “sbafare”, che è volgare (nel senso di bassa, non di parolaccia) e termini più raffinati come “allettava” (che comunque in quel contesto è sbagliato! Io sono allettata dall’idea di qualcosa, mi tenta. Se mi diverto a grattarmi i piedi mi sto DILETTANDO) rende disomogenea, a mio parere, la narrazione. Io sceglierei di rimanere il più semplice possibile, anche perché la brevità della storia stessa ben si accorda a un linguaggio spontaneo. C’è un’altra parola che mi ha lasciata perplessa, non ne capisco l’uso: “fisiologico”. Cosa intendevi dire?
Quanto a errori grammaticali veri e propri, ti consiglio di rileggere bene ad alta voce: manca, in alcuni punti, la concordanza “logica” fra i verbi. Per esempio [“ Non dovremmo cominciare a lavorare? “ proposi io spazientita. So che quella non era la maniera giusta di porsi] sarebbe più corretto dire “sapevo che…”, perché la narrazione è tutta al passato e non ci sono altri indizi che si tratti di una riflessione attuale su un avvenimento passato. E lo stesso poco dopo, “Ora che ci penso”… così facendo poni il narratore al di fuori della narrazione. Cosa che eviterei in questo genere di racconto: basterebbe “pensandoci bene, era un tratto comune alle due situazioni..”.
E “quando era sul punto…” deve diventare “quando FU sul punto di arrivare”!! Vedrai che rileggendo ad alta voce, certi nodi si sentono e la storia sarà molto più fluida, perché per il resto non ho notato errori, se si esclude che tendi a inserire uno spazio fra parola e virgolette – e non ci va – e una frase [Gli brillavano gli occhi al sole - che chiunque ci guarda da lassù benedica quella finestra aperta - e sorrideva, ma senza la malizia tipica dei ragazzi.]. Suona davvero male e il “che” vuole il congiuntivo. Forse sarebbe meglio riscriverla? Qualcosa come “gli brillavano gli occhi – benedetta siano la finestra aperta e quel raggio di sole!”. Semplifichi la frase e ti togli di torno cacofonie e ingarbugli – perché quel che chiunque è proprio bruttino! Attenta poi anche alle lineette, se sono utilizzate per incisi come qui, devono essere quelle lunghe. Basta fare parole – trattino, spazio, parola. E si allunga da sé. Per concludere, quindi, una storia carina, senza molte pretese e proprio per questo piacevole da leggere. Il finale mi è piaciuto, mi aspettavo che fosse Greta a fissare assorta l’orizzonte, che sia lui è una buona variazione dal canone che vede sempre la ragazzina in lacrime e il bellimbusto senza personalità. Ecco, una cosa davvero positiva di questa storia sono le “personalità in costruzione” dei personaggi, di cui si percepisce chiaramente la spinta alla maturità. Peccato, davvero, per Federica: l’hai un po’ usata come macchietta, dopo averla sbeffeggiata in un inizio così comico credo fermamente che tirarla in ballo alla fine, per poche righe, mentre commenta che il suo stare con tanti ragazzi è segno di forte insicurezza… avrebbe dato un altro respiro. Ma queste sono mie opinioni personali ;) e se la storia a te piace così, va benissimo! Ma, mi raccomando, rileggi bene! |