La grammatica ottima – solo due virgolette fuori posto: ovviamente piccole sviste –, fa da corollario a una bella storia.
Se manca una certa originalità nel tema trattato – lessi tempo fa una storia che si snodava con una chiamata notturna e che aveva fra i protagonisti un cantante –, lo stile e la caratterizzazione riescono a scansare il problema. La lettura è piacevole sin dalle prime righe, scorre rapida e accattivante.
Hai saputo gestire molto bene il tuo OC, dandole forza e realismo in poche righe. I dettagli sulla sua vita attuale, il suo passato, le sue scelte, la prima reazione al telefono che squilla, l’ammorbidimento poi, l’incapacità di ascoltare la ragione, sono tutti elementi che la rendono viva e vera, più reale di molti altri personaggi originali di cui ho avuto occasione di leggere. Sono entrata in empatia con Scarlett ancor prima di accorgermene, riuscendo ad apprezzare un personaggio femminile in tutti i suoi momenti per la prima volta dopo tanto tempo.
Ammetto di essere una profana per quanto si tratta di Bon Jovi e Richie Sambora e di non essermi approcciata a questa storia con la dovuta positività, almeno in principio. Ma inaspettatamente sei riuscita a intrattenermi sin da subito con uno stile avvolgente: semplice, eppure accattivante, dimostrazione della tua bravura.
Se una cosa non mi è piaciuta sono stati alcuni repentini cambi di punto di vista che in un caso particolare ha creato una certa confusione di voce narrante. La maggior parte della storia è narrata da Scarlett, che si impone come dominante nella mente del lettore, tuttavia, in tre diverse occasioni subentra Richie, con i suoi pensieri espressi in modo dettagliato, e si palesa, così, la presenza di un narratore esterno che conosce più di quello che è nelle possibilità di Scarlett. Si spezza, in questi casi, l’empatia e l’attenzione, si esce dal racconto per tua imposizione – probabilmente non hai realizzato che fosse questo l’effetto creato – e, come accennato, in un caso si crea confusione nel soggetto:
[C]“E aveva ragione.” il chitarrista sputava frasette a tratti, cercando di completare il puzzle che si era costruito nella testa in quegli ultimi giorni, da quando aveva deciso che l’avrebbe chiamata. Peccato che il discorso non gli stesse uscendo proprio come se l’era immaginato.
“Nessuno è in grado di prendersi cura di noi come facevi tu.” Le corde di qualcosa di molto simile all’orgoglio vibrarono all’interno della sua cassa toracica, nelle vicinanze del cuore. Ma non poteva permettersi cedimenti. Quella non sarebbe più stata la sua vita, anche se doveva ammettere che le mancava ogni giorno, terribilmente.[/C]
Quando, dopo il secondo discorso diretto, riprendi la narrazione con “Le corde di qualcosa…”, non si coglie che il punto di vista è di nuovo quello di Scarlett, non c’è niente che lo segnali e si resta nel dubbio fin quando non si prosegue nella lettura. Si tratta di un piccolo momento in cui non ci si sente più partecipi, come invece era prima e questo avviene per colpa di un cambio di POV inserito a forza.
Per il resto, come ho avuto modo di dirti, la storia mi è piaciuta molto più di quanto mi sarei aspettata. Il tuo stile è molto piacevole e nella sua semplicità riesce a colpire. Hai il merito di aver catturato l’attenzione di qualcuno che le RPF le evita con meticolosa attenzione.
Spero tu non me ne voglia se, sia nella lettura sia nella recensione, mi sono approcciata alla storia come fosse un’originale, non godendo delle competenze necessarie per cogliere eventuali indizi legati alla carriera di Bon Jovi e di Richie Sambora. Mi scuso per questa mancanza e spero che, comunque, questa recensione riesca a essere un minimo credibile negli aspetti analizzati. (Recensione modificata il 27/11/2013 - 07:52 pm) |