Ciao.
Allora, cara Marguerite, io non so cosa dire, non ho assolutamente nulla da dire. Sì, sei riuscita a lasciare me, Barrett, "famosa" per le recensioni lunghissime, completamente senza parole. Sono in questo stato da ieri sera, da quando ho aperto questa fan fiction curiosa di sapere che cosa si celava dietro al titolo che contiene una frase di Puccini, che conosco perché anche se non sono troppo la tipa, sono stata a diverse opere, tra cui anche la Bohème - e anche la Tosca che viene citata, ma non c'entra. E, devo dire, che per far rimanere me a bocca aperta ci vuole parecchio, perché sono ipercritica con le fan fiction e addirittura solitamente leggo solo quelle delle autrici che già conosco e so che sono brave, tu fai parte di questa lista e sono corsa subito a leggere. Insomma, quello che ci tenevo a chiederti è: hai qualcosa contro di me? Cioè, ti ho fatto qualcosa di male? O è solo odio gratuito nei miei confronti? No, perché, ok, conoscendoti mi aspettavo qualcosa di angst, ma dato che sono abituata a leggere e scrivere cose tristi non mi commuovo quasi mai, è davvero raro, eppure tu mi hai fatto venire il magone, questo fa già capire quanto mi sia piaciuta questa tua storia. Lasciamelo dire, penso sia la migliore che finora hai pubblicato nella sezione dei Pink Floyd.
Penso sia ora di provare a dire davvero qualcosa, perché per ora non l'ho fatto. Mi ci metto d'impegno e almeno ci provo, anche se non penso proprio ci riuscirò, quindi perdonami. La prima parte, l'inizio, mi ha subito incuriosita. Sai, ci sono tante storie ambientate durante quei quattro giorni del Live at Pompeii dove tutte buttano giù la loro idea su che cosa abbiano fatto, ma fin da subito ho pensato che fosse assolutamente originale. I Floyd che vanno all'opera, dopotutto, sono un fatto abbastanza curioso. Ho colto fin dall'inizio un velo di malinconia nella descrizione di loro assieme che scherzano, perché all'epoca ancora andava tutto bene, e ovviamente per il fatto di Roger che li vuole mandare tutti a teatro. Mi aspettavo una cosa del genere, nel senso che ci fosse andato da giovane con Syd, o cose così, ma tu mi hai stupito. Ma di questo ne parliamo dopo, se permetti. Naturalmente ho adorato la parte Wrightmour, Rick e David che nella loro tenera innocenza vorrebbero passare una serata insieme, ma alla fine il caro pianista che dice di no, che Roger ci tiene, anche se non sa perché. E' stato particolare vedere Waters e Wright così attaccati, davvero, già dall'inizio mi hai trasmesso qualcosa che non ti so spiegare, sapevo già sarebbe stata una storia bellissima. Una Storia con la S maiuscola, ovviamente. Anche nei primi paragrafi, dove ancora non compare Syd, hai descritto tutto come se fosse una poesia. Non riesci a non vedere il mondo come una poesia, magari come, che ne so, "Il sabato del villaggio" di Leopardi - autore che a me piace tantissimo, se tu lo odi perdonami ^^" -, che inizia in modo allegro, insomma, in confronto a tutte le altre sue poesie, ma poi, mano a mano che prosegue, diventa sempre più fitta, complessa e che finisce con un "Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'; ma la tua festa ch'anco tardi a venir non ti sia grave", e cioè finisce con Leopardi che dice al ragazzo di essere felice, perché è ancora ignaro sul suo futuro e sull'umanità in generale. In poche parole inizia come "il sabato del villaggio", più o meno allegra, che ti fa restare attaccata alla pagina con la voglia di proseguire, non ti fa capire che dopo ci sarà il grande angst finale e anche tu, come lui, fai uso di paragoni e metafore davvero belle. Non ti sto paragonando a un mito delle letteratura, perché perdonami ma non potrei mai, ma è comunque un gran bel complimento, non so se ti sia arrivato. Non so spiegarmi molto bene, già, ti chiedo scusa anche per questo. E ti chiedo scusa per tutti gli errori che farò in seguito, perché di certo ne farò molti, ma non posso perdere tutto il tempo a scusarmi, o no?
Il primo paragrafo con Syd, mi ha lasciata a bocca aperta. Avevo capito ormai che sarebbero andati a vedere l'opera insieme, ma per come è stato scritto, ci sono morta dietro. In prima persona - autolesionismo? Suicidio? Una prima persona di Roger, wow! - e addirittura al passato che più passato non si più, tanto per sottolineare ed evidenziare il fatto che, appunto, è tutto passato. Ogni cosa. Tutto è finito, ed ora, ci sono solo, appunto, le ultime pagine del libro. Ho trovato dolce il fatto che Syd prenda per Roger i biglietti dell'ultimo ordine, fa capire che ci tiene ad andare lì con lui e non vuole far spendere l'altro un centesimo, il bello è che a Rogie va bene così, è davvero il pensiero che conta, almeno nelle tue fan fiction.
Ecco, ora c'è la parte di fan fiction che io ho amato in assoluto. La parte migliore, la più bella. Roger sovrappensiero, che pensa a quella serata passata tanti anni prima con Syd, a quel momento quando le luci calano e loro si prendono per mano. Ma non è tanto questo. Cioè, oddio, sì, sto dicendo una cavolata dietro l'altra, accidenti. Diciamo che però la cosa che più mi ha colpito è stata quando Roger chiede a Rick gli occhiali. Ma lo chiama Syd. Mi ha ricordato inevitabilmente un qualsiasi fratello della vittima di un qualsiasi caso d'omicidio. Magari di Poirot, dato che, ahimé, mio padre mi ha passato tanti anni fa la fissa per quei libri e per la relativa seria TV. Insomma, i classici parenti che, quando muore appunto questa persona cara per qualche motivo misterioso, probabilmente omicidio, decidono di ricostruire i fatti, rifanno esattamente le stesse cose di quella sera dov'è successo tutto, mimano di nuovo ogni fottuto dettaglio, quasi fosse un'ossessione, un desiderio, una speranza, un "non può essere vero, se rifaccio tutto magari tornerà". E alla fine loro sanno che si sentiranno solo male, perché le persone non tornano, dopo che sono morte, o dopo che semplicemente le hai mandate via, ferendole e distruggendole all'interno, eppure sentono il bisogno di ricostruire il tutto. Così fa Roger. Lui ha memorizzato ogni dettaglio di quella sera, ogni singolo particolare, quando le luci si spengono, si accendono, se i contrabbassi si sentono, si preoccupa persino del libretto con i testi, perché effettivamente lui l'aveva chiesto a Syd, anni prima. E poi chiude gli occhi, cerca di dimenticare, di lasciar scorrere i pensieri un attimo per poi restare tranquillo, ma non ci riesce e gli esce quella frase: "Mi passi i miei occhiali, Syd?". Tutto ciò fa capire quanto lui ci tenga ancora, a Syd, nonostante tutto. E che non dimenticherà mai quella sera. E Rick che rimane impassabile e glieli passa, come suo solito, preferisce non indagare, anche se alla fine è costretto a farlo, in fondo ha capito tutto e glielo fa capire dicendo quella frase finale sul sole, e qui è Rog che finge di non capire, perché è così, lui non vuole farlo, vuole solo dimenticare tutto, ma non può, perché allo stesso tempo, vorrebbe ricordare per sempre.
Fa male quando ho letto di Rick e Dave che probabilmente dopo avrebbero fatto l'amore, nella loro stanza, perché tutto, ogni cazzo di particolare, ogni fottutissimo dettaglio, riporta a quella sera. Ogni cosa. E poi quel paragrafo, l'ultimo dove troviamo il personaggio di Syd, che non riesco a smettere di rileggere, da quanto bello è. Ogni aggettivo è esatto, non riuscirò mai a scrivere una cosa simile neanche fra quarant'anni. Ogni virgola, ogni punto, ogni parola è messa lì al momento e posto giusto, tutto ha un motivo, un perché, in questa storia. Hai fatto un gioco di incastri pazzesco anche con l'opera di Puccini, ma soprattutto con la poesia che è questo paragrafo di cui ti sto parlando. Una meraviglia assoluta. Quel soprannome, tutto che parte per una delle tante distrazioni di Syd, e che fa finire tutto con Roger sopra e l'altro sotto, che si accarezzano, che si baciano, che finalmente si lasciano andare e si amano. E fa terribilmente male, perché tutti sappiamo come sono finite le cose, e lo dici anche lui, come Mimì, che è morta prima di vedere i suoi sogni o che forse, per amore donato alla persona sbagliata, li ha uccisi. E da qui si capisce che Roger è in conflitto con se stesso, perché si ricorda ogni cosa della serata, tranne cosa successe di preciso quella sera sul divano tra lui e Syd. Si capisce che vuole dimenticare da un lato, e dall'altro no. Ed è una cosa che fa male, ma che rende il tutto più perfetto di quanto già non fosse prima.
Ho adorato ogni singola parola di questa storia e tremo ancora una volta se la rileggo, nonostante l'abbia già fatto minimo dieci volte. Hai scritto il tutto con il tuo fantastico stile poetico, arricchendo di aggettivi sublimi e particolari interessanti questa trama da libro, non da one shot. L'ho amata e sono contenta che tu ci abbia regalato questo piccolo capolavoro e non finirò mai di dirti che sei davvero un'ottima scrittrice. Ti ringrazio ancora una volta e provvederò, ovviamente, a segnalarla per le scelte.
Un bacio,
Barrett. |