Recensioni per
Always by your side
di Ann Ogg

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 0
Neutre o critiche: 1 (guarda)


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Junior
24/09/13, ore 18:33

Ho notato che questa storia non ha ancora recensioni: ebbene sarò io a fare - spero - da apripista per quelle che verranno, con un paio di osservazioni che spero non ti offendano. Ti lascio una recensione critica, per una serie di considerazioni che ora ti esporrò. Cominciamo, come al solito, con grammatica e sintassi. 
Usi spesso una punteggiatura scorretta, adottanto metodi discontinui e il più delle volte errati: diversi periodi sono praticamente privi di punti, virgole e così via, altri ne sono a dir poco gremiti, in una babele di segni d'interpunzione che non hanno motivo di trovarsi lì, e ottengono solo l'effetto di interrompere la lettura.

A portarla alla vita, furono i suoi genitori, o meglio, sua madre, Abby... questa frase è decisamente sovraccarica di virgole; sarebbe meglio scrivere: "A portarla alla vita furono i suoi genitori, o meglio, sua madre Abby". In questo modo il periodo è più scorrevole.

Ed ecco che il 30 novembre del 1975, Emily Andrea O’reily, faceva la sua entrata trionfale nel mondo qui, invece, hai staccato soggetto e predicato (un errore piuttosto comune, quindi stai attenta) e messo male le virgole. Sarebbe meglio "Ed ecco che, il 30 novembre del 1975, Emily Andrea O'reily faceva la sua entrata trionfale nel mondo". Facendo un discorso più in generale sulla sintassi, ti consiglio di rivedere la costruzione delle subordinate incidentali - per intenderci, quelle contenute fra due virgole o due trattini, proprio come questa qui - perché le usi di rado, e se le usi spesso sbagli, come ad esempio in questo periodo qui:

Andy sapeva dell’infatuazione del fratello, ed era sicura che un giorno o l’altro, sarebbero diventati decisamente più intimi che invece dovrebbe essere "Andy sapeva dell'infatuazione del fratello, ed era sciura che, un giorno o l'altro, sarebbero diventati decisamente più intimi".

Sta' attenta a scrivere sempre "lì", e non "li"; per il resto, non ci sono altri gravi errori grammaticali.
Non ho particolarmente gradito, invece, alcune cose del tutto inerenti alla forma: alcune scelte stilistiche le ho trovate un po' stucchevoli, come la madre che chiama Andy usando il nome per esteso (è un po' un cliché delle commedie americane, che sa di preconfezionato), o il tuo modo di descrivere l'aspetto dei personaggi mano a mano che vengono presentati. Spendo due parole sull'argomento: è importante descrivere in maniera accurata i protagonisti della storia, ma farlo a mo' di elenco (aveva i capelli così, gli occhi colà eccetera) appare forzato, e per di più non rimane affatto impresso. Se tu ti trovassi nei panni del lettore, e dovessi leggere una spiegazione di  com'è allestito l'arredamento di un salotto, preferiresti sorbirti un paragrafo di dettagli fondamentalmente insignificanti, sulla stregua di "c'è un divano di pelle, un televisore al plasma, un tappetino azzurro, un appendiabiti..." oppure trovarli direttamente inseriti nella storia ("prende posto sul divano di pelle, mentre X si sfila il cappotto e lo aggancia all'appendiabiti...")? Scusami l'esempio un po' balordo, ma poiché molti vivono nell'ingenua convinzione che, trattandosi di individui invece che di oggetti, la cosa diventi pertanto più accattivante, tenevo a farmi capire al meglio. Tirando le somme, sarebbe molto più piacevole se scegliessi di inserire i vari elementi descrittivi in un contesto differente, più strutturato; in questo modo apparirebbe di gran lunga più lineare e armonico, e anche il lettore ricorderebbe meglio le varie caratteristiche, se non enumerate.
Sempre a proposito di questo, ti metto in guardia dall'esagerare con la creazione di personaggi incredibilmente belli/particolari/fuori dal comune, specie se il tuo obiettivo è quello di scrivere un racconto verosimile con interpreti ordinari - almeno sul piano fisico. 
Altro appunto, questa volta inerente alla formattazione: vai a capo, non solo perché è grammaticalmente sbagliato non farlo (specie con i dialoghi, ma anche quando semplicemente smetti di parlare di un argomento e passi ad un altro) ma anche perché così leggere è stancante. Inoltre sarebbe meglio scrivere capitoli più lunghi ed approfonditi, invece che cortissimi e sintetizzati al massimo: nella fatti specie, non solo questi primi tre capitoli si sarebbero potuti benissimo raccogliere in uno solo, ma tra l'altro secondo e terzo pagano anche una certa precipitazione nella stesura: ci sono già tanti personaggi, ma non li conosciamo affatto se non per qualche accenno, e anche ciò che narri, la disperazione di Andy, non è approfondita, tutto appare un po' frettoloso.
Il tuo stile invece mi è piaciuto abbastanza, pur essendo molto semplice e scorrevole, perché ho notato un paio di immagini piuttosto azzeccate, che dimostrano comunque una discreta capacità nel trasmettere impressioni convincenti con poche parole. In generale la trama non mi dispiace, e mi ha colpito molto come hai raccontato la disperazione di Abby dopo la scomparsa del figlio; tuttavia, presta maggiore attenzione alla caratterizzazione dei personaggi, perché per quanto possa essere interessante l'intreccio, nessuno ne sarà mai davvero attratto fintantochè i vari Andy, Logan, papà e mamma eccetera rimarranno soltanto nomi con una faccia ed un'età anagrafica.
Con questo concludo la mia recensione. So che forse mi odierai, perché di critiche, lo ammetto, ne ho avanzate parecchie, ma tengo a precisare che il mio intento è sempre e solo quello di aiutare. Inoltre, in genere evito di lasciare recensioni a chi scrive storielle da quattro soldi, banali, ed evidentemente non dimostra alcun gusto letterario nè un minimo di intraprendenza o fantasia; se ho calcato un po' la mano, senza rendermene conto, fra l'altro, è perché vedo del potenziale, che patisce un po' gli errori di punteggiatura e alcune piccole cadute di stile che già ho messo in luce.
Spero che tu non ti offenda, perchè non è il mio intento.
Buona scrittura, 
GenGhis