Ma che bella la scena con Caterina e Pietro. Tenera. Caterina, così dura quando si tratta di affrontare il mondo, e, allo stesso tempo, così fragile davanti all'eventualità di un rapporto serio. |
Ed eccomi di nuovo. Lo so che ti sembrerò ripetitiva, ma adoro questa storia, e adoro il modo in cui la racconti. Si capisce che attingi da cose reali, da sensazioni vissute sulla pelle. Magari in maniera indiretta, certo, ma vissute personalmente con gli occhi e il cuore. Anche la figura di questa arzilla, giovanissima "nonnina", si capisce che è calcata da una persona reale, che non deve essere necessariamente un tuo stretto parente. |
Ecco, ora sono scioccata. Scrivi così bene che le cose che racconti le fai vivere al lettore, e dal momento che la tua è una storia dai temi piuttosto scottanti, ammetto di essermi sentita a disagio mentre leggevo. A disagio non per il racconto in sé, ma per la schiettezza con la quale affronti certe tematiche. A disagio perché di giovani donne disperate che si danno via nella speranza di un futuro migliore ce ne sono più di quante si possa immaginare. A disagio perché, quando si parla di prostituzione (non vedo quale differenza ci sia tra il farsi pagare per fare sesso con un uomo solo e il farsi pagare per fare sesso e farsi guardare da molti uomini), le persone preferiscono chiudere gli occhi e fare finta di niente per esorcizzare il problema, per convincersi che cose come queste non li toccano personalmente, che alle loro figlie - nipoti - cugine - sorelle certe cose non capiteranno mai, perché capitano solo alle donnacce, alle extracomunitarie, alle deboli o alle tossiche... Ecco, mentre leggevo di Caterina, mentre Gigi la conduceva all'appuntamento col suo triste destino, c'è stato un momento in cui ho pensato di interrompere la lettura, di "chiudere" gli occhi. |
Continuo a seguire la storia con grande interesse. Dal modo in cui descrivi le cose - tutte le cose, anche gli stati emozionali della protagonista -, si capisce che hai un ottimo spirito di osservazione, e questo è, a mio avviso, una qualità che non può mancare a un bravo scrittore. Caterina mi fa rabbia e tenerezza allo stesso tempo. Rabbia perché lascia che gli uomini facciano di lei quello che vogliono (arrivando a giustificarli, per giunta), tenerezza perché è completamente abbandonata a se stessa. Non è l'ambiente esterno nel quale siamo obbligati a vivere a fare di noi quello che siamo, ma le persone della nostra cerchia familiare, quelle che dovrebbero prendersi cura di noi, che dovrebbero vigilare sulle nostre vite, con premura e amore. |
Ed eccomi di nuovo. Anche questo capitolo l'ho letto tutto d'un fiato. |
Ho letto questo capitolo tutto d'un fiato, anche se all'inizio non lo avrei creduto possibile, visto la lunghezza. Le sensazioni provate mentre leggevo sono molteplici, e non so se riuscirò a descrivertele tutte in maniera corretta. Ci provo. Mi piace il tuo stile, questo raccontare in prima persona come se si trattasse di una lunga riflessione. Il contesto in cui hai scelto di far muovere la tua protagonista è talmente duro da sembrare quasi inverosimile, ma chi è cresciuto in determinati quartieri (io sono di Ostia, un quartiere di Roma), sa bene che non hai affatto esagerato nel descriverne lo squallore e il degrado. La tua protagonista è, permettimi il paragone, un po' una Lisbeth Salander. Le violenze domestiche, i piercing, i tatuaggi, il cinismo, la poca predisposizione al sorriso, la naturalezza con la quale si accosta al sesso quando ne ha voglia e tutto il resto, i parallelismi con una delle mie eroine preferite sono moltissimi. Ed è forse l'unica cosa che mi lascia un po' perplessa, anche se ancora non saprei dirti se in senso negativo o positivo. Di certo, sei riuscita a catturare il mio interesse, tanto che tornerò a leggere il seguito quanto prima, e aggiungerò il tuo racconto alla lista di quelli che seguo. |