[Recensione contest "Il vino buono sta nelle botti piccole"]
“Il risveglio” è banalmente aprire gli occhi dal sonno della morte, ma, credo, nasconda anche un risvolto più riflessivo e profondo: è il prendere coscienza di questa nuova situazione, di ciò che essa comporta, e, forse, del gesto compiuto (gesto che, devo dirtelo, non si evince dal testo: occorre affidarsi alle note, perché quel “che credevo e speravo durasse in eterno” potrebbe nascondere mille cause e/o situazioni differenti). La scena è interessante e, se non sapessi che è un missing-moments, direi che potrebbe essere un ottimo incipit: sono molte le domande che si formano nella mente del lettore (chi è? perché/come si è risvegliata? com’è arrivata nel bosco? cosa succederà adesso? ecc.). Il fantasma novello che realizza improvvisamente di non poter più afferrare le cose è un po’ un cliché – tra l’altro… possibile che, aprendo gli occhi, non dubiti nemmeno per un secondo del proprio trapasso? Che non sia minimamente confusa? – ma la cornice misteriosa lo rende comunque interessante. Forse, avresti potuto giocarti meglio la carta dei ‘cinque sensi’, coinvolgendo anche l’olfatto (e, magari, il gusto); sì, perché l’aria, tanto più se siamo in un sottobosco, porta con sé odori e ‘sapori’, e con essi sensazioni e ricordi. Restando su questo tema, ti farei notare quella che, forse, è un’incoerenza: scrivi “morbido tappeto di foglie secche”, ma, come fa la protagonista (cui appartiene il pov) a percepire quella morbidezza, se non possiede più il senso del tatto? Questa frase “presi […] un ramoscello lì accanto… inutilmente” non funziona molto dal pv logico, forse avresti dovuto optare per un verbo/una perifrasi che si limitasse a indicare il tentativo di afferrare, oppure rivedere la proposizione in qualcosa di simile “le mie dita si strinsero intorno a un ramoscello, ma non afferrarono che il vuoto”. Ti segnalo alcune frasi o dettagli che non mi convincono molto dal punto di vista ortografico/sintattico: - “Cercai il mio corpo che non trovai” > credo che serva una virgola “corpo, che non trovai” o, in alternativa, una congiunzione “corpo e non lo trovai”. Personalmente opterei per l’ultima opzione che mi sembra più scorrevole; - “sdraiata e presi con un ramoscello lì accanto... inutilmente” suppongo che quel ‘con’ sia un refuso dovuto a una riscrittura della frase: in ogni caso, è da togliere; - “cercai di convincermi* provando” e “pensai trionfalmente* per rimaner delusa” *virgola; - ““Il tappeto di foglie” pensai trionfalmente” qui la ragazza sta esultando, quindi io ci metterei un bel punto esclamativo “Il tappeto di foglie!”; - “E a quel punto che realizzai cosa significasse” qui il ‘che’ non serve (appesantisce e mina la scorrevolezza), a meno che ti si sfuggito un accento e la frase fosse “È a quel punto che realizzai cosa significasse” (in questo caso, però, metterei una virgola dopo ‘punto’); - “non potevo più toccare, percepire, udire più nulla” il doppio ‘più’ è ridondante, io ne toglierei uno. Un ultimo appunto stilistico. Visto che utilizzi le virgolette alte già per il discorso-pensiero, forse per sottolineare la particolare sfumatura di “risvegliata” sarebbe meglio optare per il corsivo, o almeno, personalmente farei così. Come ho già accennato, anche se preso da solo il brano risulta un po’ penalizzato, il taglio che dai alla storia è interessante; la lettura mi ha lasciato il desiderio di scoprire se la protagonista arriverà a pentirsi del proprio drammatico gesto ;) frav |