Recensioni per
Quentar lomeo
di melianar

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
02/04/16, ore 18:45

Ciao Mel!

Premetto che la figura di Maeglin è, per me, una tra le più strazianti dell'intero Legendarium (ed è dir molto). Una vita condannata non per scelta, ma per nascita. E data la mia vena masochistica, è anche una di quelle che più mi affascina. Insomma, Maeglin è un personaggio su cui mi sono spesso soffermata a pensare e, al di fuori della cerchia dei Feanorion, uno di quelli che "conosco" meglio.

Tutto questo per dire che, dal mio punto di vista, riesci a descrivere molto bene questo momento di intimità tra il piccolo e la madre.

Mi è piaciuto come hai posto l'accento sul fatto che Maeglin capisca molto più di quanto la mamma si immagini, su come sia in grado di mantenere i propri segreti, su quanto non sia affatto uno sciocco, per usare le tue parole. Una tra le tante condanne del nipote di Nolofinwe è quella di essere intelligente, pronto, capace, ma di non avere i mezzi per dirigere questo dono nella giusta direzione. Dirò di più, Maeglin è pieno di doti e allo stesso tempo è completamente privo della capacità di volgerle a uno scopo che non sia egoistico. Non è stato educato, non ha avuto esempi in questo senso, allevato in un posto oscuro e isolato, da un padre dispotico e violento e da una madre che nella sua incessante ricerca di libertà ha finito per incappare nel peggiore dei suoi incubi, la prigionia.

Ma divago, come mio solito.

Un'altra frase che identifica Maeglin è: "Non sa qual è la risposta giusta e non gli piace sbagliare". Anche questo atteggiamento lo caratterizzerà a Gondolin, quando si troverà solo ad affrontare un mondo più grande di lui. Non si appoggerà alle persone che, a modo loro, lo amano e tengono a lui, come lo zio e la cugina. Piuttosto che rischiare di essere giudicato, di sbagliare, si chiuderà in sé stesso e nelle sue fantasie contorte.

Ma veniamo al racconto di Aredhel, nel quale io vedo quasi più una consolazione che lei concede a sé stessa, che un rispondere alla richiesta del figlio. Una consolazione che però le si ritorce contro, che porta alla luce il rimorso che la corrode, per aver scelto male, per essere responsabile della propria e dell'altrui infelicità, di quella del fratello che l'ha tanto amata, di quella della nipote che ha sempre guardato a lei come un sostituto della madre che ha perso da giovane.

Fa male vedere questa Aredhel sconfitta, piangente, domata. Ti domandi: se non fosse per il piccolo Lomion sarebbe già fuggita, l'indomita Irisse? O la sua prigionia non è solo imposta, ma anche autoimposta, dall'orgoglio che non le permette di tornare sconfitta dal fratello, che non le fa accettare di aver fallito nella scelta del compagno? O da quell'orribile sentimento che a volte impedisce alle donne di abbandonare un partner violento, fatto di un misto di sensi di colpa, di speranze vane in un futuro diverso, di ricordi vuoti di cose che forse non sono mai state reali.

Appena prima delle fine, ci concedi una breve visita nella mente di Aredhel, non abbastanza per poter rispondere a queste domande, ma sufficiente per gettare uno sguardo sulle sue speranze e sulle sue paure.

Molto bella, infine, la conclusione sui sogni di Maeglin, che aprono le porte su un futuro di illusoria speranza.

Spero con queste parole confuse, di essere riuscita a comunicarti quanto abbia apprezzato questo racconto. So che tu hai dei progetti, per i tuoi scritti futuri (anche se non so quali!!!). Mi permetto di sperare che ci sia un po' di Irisse, perché in questo brano ne hai dato un'immagine profonda e malinconica, commovente.

Dimenticavo. Il tutto è narrato con un presente che scorre fluido e corretto, adatto a raccontare un momento di dolcezza e di malinconia tra una mamma e un figlio che condividono una vita in cui ciascuno è l'unica luce dell'altro.

Grazie per aver condiviso, cara.

Los

PS
Occhio che la prima frase ti si è spezzata in due paragrafi!

Recensore Master
24/03/16, ore 18:34

Sto prendendo il muro a testate per non aver scoperto prima questa storia ma, come vedi, nulla sfugge alla mia cerca notturna di ff da leggere alle tre del mattino XD

Maeglin è un altro di quei personaggi che mi fanno salire il nazismo ma proprio di brutto, tuttavia, questa storia mi ha fatto sciogliere peggio della brina ad i primi tiepidi raggi di sole. (Volevo risultare poetica ma mi sa che non ci sono riuscita >.<)
C'è tanta dolcezza ma anche tanta angoscia: uno di quei mix che rendono le storie irresistibili. Ora veniamo alla storia che è meglio.
Innanzitutto mi è piaciuta molto l'ambientazione in cui hai deciso di inserire il racconto e vorrei ringraziarti per aver regalato a questo povero disgraziato (sì perché sarà pure un figlio di ***** alla stregua del nostro amichetto Turin ma è stato fuorviato e plagiato. Padri così non fanno bene U.U).

I pensieri del piccolo mi hanno fatto sorride ma allo stesso inquietare a morte quando si volgevano verso il padre. Posso solo immaginare in che clima di terrore li facesse vivere.                                                              
---> "Ma non fa domande. Eol, suo padre, gli ha insegnato che non bisogna fare troppe domande. E’ da sciocchi parlare troppo."
Questo pezzo mi ha particolarmente colpita. Insomma lo sta praticamente privando della possibilità di essere un bambino.
                                                                   
Mi piange il cuore vedere il dolore di Aredhel. Povera donna.                                           
Maeglin non saprà come rispondere alla domanda della madre e nemmeno io saprei farlo ma credo che a questo punto lei preferirebbe che la vita a Ondolinde fosse ripresa a scorrere normalmente, di essere la sola a portare quel fardello, di essere la sola a caricarsi di tutto quel dolore.
                                                  
                                                            
---> "Si assopisce, accoccolata accanto al figlio in un letto troppo stretto per due, ma sempre meglio del freddo talamo nuziale, luogo di paura e costrizione, ormai, più che di appassionati  giochi d’amore."
T_____T
*corre attraverso i boschi di Nan Elmoth munita di set di padelle 24cm di acciaio inox*
Eol, bastardo, vieni fuori e affrontami se ne hai il coraggio!
                                                                                     
Ehm... Anyway...                                               
Complimenti, mia cara, per questa stupenda fanfic.                                                                    
Spero tanto che l'ispirazione torni a farti visita perché non vedo l'ora di leggere qualcos'altro dalla tua penna.                                                
Complimenti ancora.
Un bacio.
Ech

Recensore Junior
26/09/15, ore 01:29

Ecco, dopo una giornata passata a contatto con i bimbi non dovrei leggere queste storie così realistiche!
 
Personalmente ho sempre ritenuto la storia di Aredhel una delle più struggenti in tutto il Tolkienverse e questa oneshot è davvero una finestra sulla vita dalla Bianca Signora dei Noldor dopo il matrimonio con Eöl.
Breve -eppure efficace- è davvero una pugnalata al cuore soprattutto nei passaggi raccontatati attraverso gli occhi di Maeglin ed è anche estremamente fedele alla realtà nel descrivere alcuni dei segni tipici dei bambini cresciuti da genitori abusanti. La riflessione su cosa potrebbe succedere se il padre venisse a sapere delle domande che gli scappano quando è da solo con Nana…  sniff
L’idea che per Maeglin trovare Gondolin sia un segreto fa da perfetto contrasto con quella che sarà la storia del personaggio e del suo tradimento; inoltre vederlo qui come un bambino innocente che sogna di tornare nella città dove sua madre era una bellissima principessa è un momento dolceamaro, perché noi lettori sappiamo benissimo quale sarà il suo destino.
Aredhel è descritta proprio come la immagino anche io, confinata a Nan Elmoth ma ancora a Ondolindë con la mente e con il cuore, tormentata dal pensiero che la sua famiglia possa essersi dimenticata di lei o che piuttosto stia soffrendo come lei per la lontananza che li separa (e che potrebbe non essere mai colmata, dato che vive praticamente come una prigioniera di Eöl)
 
Insomma… questa OS mi è piaciuta davvero tanto, l’ho scoperta solo di recente perché da poco mi sono riavvicinata a LOTR e a tutti i lavori di Tolkien ma l’ho apprezzata dall’inizio fino alla fine!
Brava, sul serio!!!

Recensore Junior
21/09/15, ore 09:26

Salve!
Devo ammettere che sono rimasta piacevolmente colpita, leggendo questa tua os (e mi pento di averla letta in un periodo così tardo rispetto a quando l'hai pubblicata).

Gondolin, la città nascosta, la cui fama di bellezza irretisce i cuori di chiunque e provoca in questi un incessante desiderio, persino verso coloro che ne hanno soltanto sentito parlare; così proibita che è necessario persino discuterne di nascosto.
Sono sempre stata affascinata dalla storia di Eöl ed Aredhel - anche se forse è meglio dire che non ci sia un singolo passo ne "Il Silmarillion" che non mi abbia fatto questo effetto - ma hai reso perfettamente sia l'innocenza di Maeglin, sia il rimpianto di Aredhel, espresso attraverso le lacrime che non riesce a contenere nemmeno dinnanzi a suo figlio.
Mille volte brava, per lo stile, per l'espediente narrativo del racconto, per tutto quanto.

Dynamis
(Recensione modificata il 21/09/2015 - 01:28 pm)

Recensore Master
17/09/15, ore 15:42

Finalmente (finalmente!) riesco a lasciarti una recensione a questa storia.
Prima di tutto, devo dirti che ho amato l'atmosfera che sei riuscita a creare. C'è l'intimità di questo momento tra madre e figlio, la dolcezza di Aredhel nel narrare una storia al suo piccolo Lomion, ma il dolore della donna non è certo tralasciato, così come gli accenni un po' terrificanti a Eol... Il talamo matrimoniale come luogo di paura e costrizione, il fatto che li picchierebbe, il ricordo di quel litigio tra marito e moglie (che ne pare sottintendere molti altri, con quel "è sempre così")... Ho trovato un po' inquietante persino il fatto che abbia insegnato a suo figlio che parlare troppo è da schiocchi. Voglio dire, di solito i bambini sono curiosi e pongono una domanda dopo l'altra (e infatti persino Maeglin, ogni tanto, non riesce a trattenersi), non è normale insegnare loro a trattenere la lingua in questo modo.
In quanto a Maeglin, ammetto che un po' di tenerezza me l'ha fatta. Quel che più mi è piaciuto, però, è come sei riuscita a dargli un tocco particolare, che fa pensare a che genere di (brutta) persona diventerà in futuro. C'è già dell'inquientante, in lui, anche se qui penso sia soprattutto legato all'avere un padre come Eol e, di conseguenza, al non essere un bambino esattamente come gli altri (vedi il fatto che comprende troppo, il suo silenzio perché non conosce la risposta e non gli piace sbagliare, l'alta considerazione che ha per i segreti... oh, tra l'altro, le frasi riguardanti i suoi pensieri sui segreti mi sono piaciute da morire). Ho trovato impressionante come il suo pensare la principessa tanto bella e il suo voler sentire parlare di lei sembri tanto una curiosità innocente, ma allo stesso tempo lasci il presagio dell'ossessione che in futuro maturerà verso Idril.
Mi è piaciuta molto anche Aredhel, con tutta la sua tristezza (descritta così bene) ed amarezza, e con tutti i suoi rimpianti. Avrei solo voluto tendermi ad abbracciarla. Mi è piaciuto come racconta la propria storia (e naturalmente mi sono goduta per bene gli accenni ai suoi amici di un tempo :D). Nel momento in cui si chiede se è stata dimenticata, e se sarebbe meglio questo o che le persone che ama soffrano per la sua sparizione, ho provato una fitta al cuore. Mi è sembrato un interrogativo molto umano. Immagino che (egoisticamente, forse, ma anche e soprattutto per paura... penso che faccia molta paura la prospettiva di essere dimenticati) uno vorrebbe essere rimpianto, ma allo stesso tempo come si può desiderare che qualcuno a cui si vuol bene soffra per colpa tua?
Ho apprezzato molto anche gli accenni al Quenya (che aggiunge un incanto in più alla storia di Aredhel) e le frasi dedicate a Gondolin. Oh, e mi è piaciuto il dettaglio del canto della civetta tra gli alberi di Nan Elmoth.
In conclusione, è stata davvero una bella lettura! (E temo di non essere riuscita a dire tutto quello che avrei voluto...) Complimenti!

Recensore Master
23/12/14, ore 07:15

Molto toccante e delicata, esplori con grazia il dolore di Aredhel, prigioniera di un compagno crudele e che vuole disperatamente solo il bene del suo bambino. E pure il piccolo Maeglin è perfettamente delineato, intelligente e dolorosamente conscio delle sofferenze materne, felice di condividere solo con lei il segreto di un'altra vita possibile lontano dal padre. Del resto, pure Eol è ben tratteggiato, proprio con la sua oscura e opprimente minaccia pur nella sua assenza. Complimenti!

Recensore Junior
31/08/14, ore 18:18

Ciao! *_*
E' arrivato il mio turno, direi! Mi sono fatta attendere, forse, senza volerlo, ma mi ero ripromessa di leggere qualcosa di tuo, visto che scrivi su "Il Silmarillion" ed è una cosa molto rara. Sono sempre felice quando trovo qualcuno che, oltre a me, si sia tuffato nella grande sfida. Perchè lo è, scrivere su una simile opera è davvero davvero complicato.
Passando alla tua storia, devo dire che mi è molto piaciuta, perchè si respira un'atmosfera densa di sentimento, una profondissima malinconia, ma anche una incredibile dolcezza. Insomma, Aredhel appare così fragile, così disperata, che davvero mi sembra di provare il suo dolore, il dolore di chi è troppo lontano dalla sua casa e può saziarsi solo di ricordi e riversare ogni sua speranza sul proprio figlio.
Maeglin pare così dolce, tenero, affettuoso! Infondo, però, adesso è solo un bambino, un bambino che sogna, che vuole scoprire il mondo, che desidera. Ci ho trovato tutta la genuina ingenuità dei fanciulli, il che è particolarmente gradito, visto poi cosa combinerà da grande. <.<
Tutta la storia sa di malinconia, ti lascia un retrogusto amaro, ma un sorriso tenero. Hai scelto di descrivere una scena molto particolare, cavalcando l'onda dei ricordi ed è bello farlo attraverso gli occhi di Arendhel: è stato bellissimo e struggente immaginarsi Gondolin come la vede lei, con le rapide pennellate descrittive che ne hai tratteggiato, la sua famiglia e il chiedersi se ancora l'aspettano o l'hanno data per perduta. Ma, credo, gli Elfi conservano una memoria inossidabile! XD
Ho notato uno stile piuttosto immediato e molto scorrevole, con frasi brevi ma incisive che donano un ritmo ottimo alla storia, così che scivoli verso la fine senza che uno se ne accorga.
Ho amato la scelta che hai fatto usando piccoli termini elfici: ha impreziosito il racconto.

Complimenti e a presto! *_*

Recensore Veterano
28/08/14, ore 18:15

Povero, piccolo Maeglin. In genere, non è un personaggio che io ami particolarmente (dannato traditore che non è altro) ma questa storia mi ha commosso incredibilmente, la descrizione di un bambino solo, chiuso in una casa buia, figlio di una madre infelice e di un padre crudele. La descrizione di Aredhel, il cui triste destino mi ha sempre toccato, l' ho trovata perfetta, la sua infelicità è palpabile. Per non parlare di Eol, poi, che per quanto non sia altro che una figura sullo sfondo, l' inquietudine e l' angoscia che provoca il suo solo accenno sul figlio e sulla moglie fanno venire i brividi. Bellissima storia, complimenti!

Recensore Master
12/08/14, ore 20:30

Ciao tesoro ^^!
Come promesso eccomi qui a leggere e recensire.
Sai che potrei eleggerti regina delle pippe mentali? Si che lo sai, te l'ho già detto mille altre volte xD, batti persino me!
Ora mi devi spiegare cosa ci sia di penoso in questa fanfiction, perchè io proprio non ci arrivo! Te lo giuro, non ho trovato nulla che possa andare sotto questo aggettivo! Sei anche riuscita a tirare fuori un html decente ahahah (battutaccia XD, fatta solo perchè ogni tanto ti lamenti che ti dà problemi)

Comunque: già il titolo mi ha fatta impazzire. Storie del crepuscolo (che suono dolce, poetico e armonioso!) scritto in Quenya ^^..decisamente degno di te ;)
Come pure l'uso del lessico elfico e dei nomi specifici e precisi, che denotano ancora una volta la tua profonda conoscenza del Tolkienverso oltre che all'evidente amore che nutri per esso. Ho l'impressione di avertela già ripetuta migliaia di volte questa frase, ma non importa ^^ repititia iuvant eheheh.

Venendo invece alla storia vera e propria l'ho trovata tenerissima, e assolutamente verosimile. Non faccio alcuna fatica ad immaginarmi tutta la scena (compito reso ancora più facile dal tuo sapiente uso dei dettagli di cui ti parlavo sopra, con cui arricchisci il tutto).
Il personaggio di Aredhel mi ha sempre ispirato grandissima simpatia e solidarietà. Non ho mai fatto fatica ad immedesimarmi in lei e sono sempre stata dalla sua parte. Non so come mai, ma l'ho sempre immaginata 'bruttina' (per quanto possa esserlo un'elfa!!) e non ho mai accettato il fato che le è stato riservato. Difatti odio Eol con tutto il cuore, e ho gradito davvero la piccola licenza poetica che ti sei presa, nel parlare della loro relazione.

La descrizione del rapporto madre-figlio è dolcissima, piena di affetto e assolutamente toccante. Sei riuscita a mostrare l'intera scena attraverso gli occhi stupiti e ancora innocenti di questo sfortunato bambino senza nome, usando un linguaggio assolutamente adatto.
Quando ho sentito parlare di Idril non mi sono ricordata subito del triste amore senza speranze che Maeglin nutre per lei..ci sono arrivata solo dopo. E' vero che sono cugini, ma ad ogni modo io Idril non l'ho mai sopportata! Maeglin non le aveva fatto nulla di male grr. Bah scusami, piccole dissertazioni che non c'entrano niente e con le quali probabilmente nemmeno sarai d'accordo.

Il racconto di Aredhel è straziante e malinconico: la nostalgia di casa, il dolore, e l'amore per Gondolin sono palpabili e resi in maniera perfetta.
Te lo giuro, mi ha commossa il modo in cui hai parlato della Città dai Sette Nomi, perchè traspare chiaramente il tuo amore per quel posto. Questo è uno dei motivi per cui amo leggere i tuoi scritti: non cerchi di fare colpo sul pubblico, cavalcando il successo del momento, ma prendi le opere che più ti hanno colpita e che più hai amato, cercando semplicemente di trasmettere ai lettori questa tua forte passione. E ti assicuro che si vede (perlomeno da parte mia ^^). Penso che sia il segreto di un buono scritto..S.Agostino diceva che si conosce solo ciò che si ama. Uff sto divagando di nuovo sorry, e mi sono pure dimenticata il resto della recensione *sbatte furiosamente la testa contro il muro*
Ah si, volevo dire che hai reso il dolore dell'Elfa come se fosse il tuo, ma l'avevo più o meno già detto sopra, con altre parole.

La conclusione è bellissima e piena di speranza anche se sappiamo bene come andrà a finire la storia..in realtà non me la sono mai presa col Professore: credo che abbia donato ad Aredhel una fine dignitosa, che la riscatta dai suoi precedenti 'errori', sempre se di errori si debba parlare..probabilmente anche io avrei conclusa la vicenda in maniera simile.

Come dicevo ho dimenticato il resto della recensione xD, ma credo comunque di averti detto le cose più importanti dai ^^
Ah, non sono così purista da essermela presa per la mancata accentazione dei nomi propri quindi non preoccuparti!
Spero che mi perdonerai per la gran confusione che ho fatto nel recensirti, probabilmente è il commento più sconclusionato che ti abbia mai lasciato!
Dovrei prendere l'abitudine di fare prima la brutta e poi la bella, delle mie recensioni, ma sono troppo pigra eheeh.

Ti abbraccio forte Giuli e a prestissimo!
tua Benni

Ps: mi sono ricordata di una cosa che volevo scrivere! Mi è venuto molto da ridere quando parli del Quenya in questa storia perchè sapendo quanto adori questa lingua, mi sembrava di sentir parlare te XD
(Recensione modificata il 12/08/2014 - 08:36 pm)

Recensore Junior
11/01/14, ore 15:08

Carissima,
non hai idea della gioia che ho provato trovando questa One-shot. Da inguaribile appassionata di Tolkien, e mediocre scrittrice, sono perennemente in cerca di storie sul Silmarillion. Questa merita, credimi, tanto che l'ho messa tra le preferite senza perdere un istante.
Ho letto questa storia ieri sera e mi sono precipitata a recensirla non appena mi è stato possibile, comunque posso dirti che mi è davvero piaciuta tanto. Per scrivere di Maeglin ci vuole coraggio, perché è un personaggio assai delicato, che personalmente mi ha sempre affascinato molto; ma più che coraggio, per scrivere di lui e fare provare delle emozioni a chi legge ci vuole talento.
Non saprei come dirlo, ma le parole di Aredhel mi hanno profondamente toccato. Credo fermamente che questo sarebbe stato ciò che lei avrebbe potuto dire, e l'ho immaginato esattamente così. Nel Silmarillion, tra l'altro, posso dire senza temere di sbagliarmi che tutto è immaginazione.
E poi il carattere del piccolo Maeglin, la sua attrazione per i segreti e le illusioni... ecco, già si vede l'ombra del suo futuro.
Mi è piaciuto tutto di questa storia: il dolce legame tra madre e figlio, la complicità, i racconti, le tensioni invisibili ma non per questo inesistenti con Eöl che, ignaro di tutto, fa la parte del carceriere (ecco, lui lo odio proprio), persino l'immagine di Idril, la principessa dorata! Il fatto che tu sia riuscita a inserirla è stato davvero un colpo da maestro. Ovviamente nel tutto c'è una grammatica perfetta, un linguaggio conforme al pensiero di un bambino che accompagna la realtà, fitta di intrighi come gli alberi della foresta; lo sfondo, ovviamente, del meraviglioso mondo di Tolkien e la profondità dei personaggi.
Non esagero dicendo che mi hai commossa. Ho cercato di essere costruttiva e non impulsiva, ma la prima cosa che mi verrebbe in mente di dire sarebbe che vorrei farti una statua d'oro, oppure chiederti un autografo.
Insomma, credo di non dover aggiungere più nulla. Ho visto che questa è la tua prima storia e spero che continuerai a scrivere qui sul sito; allora sarei la prima a leggere.
Ancora tantissimi complimenti! Bravissima ^^ posso chiederti in confidenza cosa significa il tuo nickname? Sono curiosa XD
A presto, spero! Ci si rivede,

Anairë