Non appena ho visto che la coppia trattata sarebbe stata la Pitch x Elsa, non ho potuto fare a meno di aprire la storia per leggerla, gustarmela.
Questa recensione, pur essendo a bandiera verde, vuole contenere comunque un paio di appunti che vorrei elencarti subito – via il dente via il dolore, come si suol dire.
Partiamo, dunque:
Punto 1 | «Elsa non si voltò a guardare quell'eclissi che aveva dentro le iridi», questa è una frase che hai usato nella storia per descrivere le iridi di Pitch, ma probabilmente non è la giusta immagine da usare poiché un’eclissi è nera – casomai, e la colorazione dell’ambientazione che cambia in seguito a questo fenomeno, assumendo le sfumature che avresti voluto ricordare ma, di fatto, non l’eclissi in sé.
Punto 2 | «Sentì le forze scivolarle via lentamente, non dandole neanche il tempo o la sensazione di precipitare, se non fossero state per due lunghe braccia che la stringevano dolcemente e la sorreggevano senza il minimo sforzo. Pitch circondò Elsa in un abbraccio gentile e l’aiutò a rialzarsi, fissandola negli occhi azzurri.», è un’altra frase all’interno del testo che però risulta ridondante, in quanto esprimi due volte lo stesso concetto – Pitch che abbraccia Elsa – e, per di più, non si riesce a capire se Elsa sia sorretta da Pitch, o sia a terra e lui la stia aiutando a rialzarsi. Probabilmente hai scritto anche qualcosa di sensato, non lo escludo, ma è sicuramente confuso.
Punto 3 | E’ un errore da nulla, io stessa non conoscevo l’esatto uso di questo termine fino a non molti mesi fa ma, sé stessa, è sbagliato da scrivere – poiché la forma corretta è se stessa; l’accento va solo se il sé viene scritto da solo, mentre se viene seguito da stessa, non è necessario.
Punto 4 | Forse questa è colpa mia ma mi è risultato difficile comprendere il senso delle ubicazioni. Parli di una tana – termine riutilizzato al termine della fic e rimarcato in corsivo, con conseguente allusione allo stesso utilizzato all’inizio – ma non riesco a capire cosa c’entri e dove si trovi. Hai scritto che sarà spiegato nella long–fiction che stai stilando ma, per il momento, nel contesto di questa storia presa singolarmente così come ce la stai proponendo, non ha sostegni logici – essendo che, per altro, nella seconda parte della storia, non si riesce a capire se quel distacco netto rappresenti un salto temporale di anni o di una sola notte e, nel caso della seconda, non riesco proprio a capire questa fantomatica tana dove si trovi, se sia un luogo nascosto nei sogni/incubi di Elsa o boh, perché sotto il letto dubito che tutto quel che hai scritto avrebbe potuto avere luogo. x°
Punto 5 | « non è più una bambina. Non mi costringa a dover chiamare l’uomo nero »… L’ho letta e riletta, giuro, perché c’era qualcosa che stonava e non riuscivo a capire cosa fosse, finché non ci sono arrivata. Il senso, semplicemente. x°
Capisco tu abbia ricercato un qualcosa per poter allacciare l’ending ma, di fatto, riflettici su, non ha senso che la donna dica ad Elsa che non è più una bambina e subito dopo la minacci di chiamare l’uomo nero. Sarebbe stato più equilibrata una frase che risuonasse più come un « è sempre la solita bambina, non mi costringa a dover chiamare l’uomo nero », o comunque qualcosa del genere.
Detto questo, passo con i complimenti, perché ce ne sono eccome! Di per sé la storia è veramente bella, molto carina e intrattenente, lunga al punto giusto e con un finale degno d’essere ricordato.
Come già premesso, io amo le Pitch x Elsa – e non nego sia diventata una delle mie assolute OTP – e questa one–shot mi ha fatto ricordare perché li amo: perché sono perfetti, ecco perché hahaha.
Purtroppo mi trovo in disaccordo con te sulle Jelsa ma non credo ci sia motivo di aprire un dibattito, ognuno ha i suoi gusti ma, se devo scegliere un personaggio di ‘Rise of the Guardians’ con cui shipparla, quello è sicuramente Pitch – ed è, va beh, il personaggio con cui la shipperei anche tenendo a mente ogni altro fandomMA NON PERDIAMOCI IN QUESTI DISCORSI.
E niente, mi è piaciuta la paura di Elsa, molto vivida e palpabile, fiabesca in maniera macabra e questo è sicuramente ciò che più ho apprezzato nel tutto, perché la presenza di Pitch non si è percepita solo tramite il suo inserimento, ma anche nella caratterizzazione della stessa Elsa. Durante tutta la lettura è stata una sensazione costante, quella di captare l’esistenza di Pitch Black, di sentirlo presente sulla pelle della protagonista – e sulla nostra, immedesimandoci in lei – ed è una cosa che ho amato perché credo sia necessario avvertirlocome terrore, come brivido, anche solo alludendo alla sua figura.
Complimenti vivissimi, insomma, per questo bellissimo capitolo autoconclusivo! Non mancherò di rileggermelo una seconda volta quando ricapiterà perché è una di quelle fanfiction che vale la pena non dimenticare.
a u t u m n
Un piccolo ed ultimo post scriptum: risulterò superba e maniacale, ma non ho potuto fare a meno di notare il layout d’impaginazione dell’introduzione e della fiction stessa – note autrice comprese – che, se non uguale, è sicuramente molto molto simile a quello che sono solita usare io. Non dico mi dia fastidio, ma non posso nemmeno fare salti di gioia essendo che ci ho dedicato attenzione e creatività dietro al tutto, e mi piacerebbe che le cose mie, rimanessero mie – quando qualcuno apre le mie storie voglio infatti che riconosca la mia impronta subito, anche già solo per l’impatto visivo, e non riesco a fare a meno di pensare che ti sia ispirata a me, essendo che sarebbe davvero impossibile pensare il contrario. Volevo solo dirtelo. |