E sono arrivata in pari. Helseth se possibile risulta ancora più intrigante della sorella. Penso che la scena d'apertura del capitolo sia quella che mi è piaciuta di più, soprattutto per la totale padronanza di sé del principe. Non si cura di farsi ascoltare, né fa una piega quando gli viene chiesto di andare. Insomma, lo trovo decisamente interessante.
Veniamo poi finalmente ad incontrare Reman, il futuro consorte di Morgiah. E' più difficile inquadrarlo, ora come ora. Ciò che non dice e le sue movenze dicono molto più di quanto pronunci davvero: rimane da vedere come si comporterà con Morgiah...che dire? Per fiabesca che possa risultare l'atmosfera, un fondo d'inquietudine è sempre presente e ben delineato. Aspetto il prossimo capitolo con ansia.
A presto!
Kei

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Ed eccomi, con qualche ritardo, a recensire questo secondo capitolo.
Morgiah mi piace. Malgrado da subito la storia la delinei come una figura che non ha paura del potere e della sfida, ma anzi - li desidera entrambi, conscia di poterli reggere senza timore - non la trovo né detestabile, né distante, come invece talvolta capita per personaggi con un temperamento come il suo. E' un'ambiguità pacata, non necessariamente esplicitata, e trovo che manifestare il disagio che provoca negli altri attraverso Elysiana sia un ottimo modo per mettere l'accento su questa sua particolarità. E' palpabile il disagio provato da Elys, tanto nella facilità con cui il padre assolve il "malessere" di Morgiah, tanto nel modo in cui scatta contro di lei una volta giunta al culmine. Una maschera che va in pezzi, seppur temporaneamente, e un'altra che perdura, integra, con quel presagio misterioso comparso in punta di piedi come il gatto di inizio capitolo.
Che dire? Lo stile continua ad affascinarmi con la sua precisione, e ho trovato dell'ottimo show don't tell. Proseguo al prossimo, dunque!

Kei

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Mannimarco. Quante volte questo nome è spuntato fuori, spulciando la Uespwiki o la Imperial Library per documentarmi. Non posso dire di essere completamente ignorante su chi sia questo personaggio oscuro, e tuttavia, non avendo mai giocato a Daggerfall, nemmeno lo conosco davvero. Il fatto che Spellbound sia basata sul Lore - che è meno sfruttato di quanto si possa pensare - e introduca, nel prologo, proprio la figura del negromante, mi ha invogliato a buttarmi nella lettura.
Di cui, sono molto soddisfatta di dire, non mi sono affatto pentita. Lo stile con cui hai tracciato questo incipit è lineare e pulito, estremamente chiaro e diretto. Non ho fatto fatica ad immaginarmi nulla. Niente fronzoli e niente arricchimenti inutili, in linea col pensiero scarno di Mannimarco stesso. Con la voce non più suadente e piacevole. Piuttosto, un'oscurità dilagante che cova, in attesa, pendendo sulle Summerset Isles come la proverbiale spada. La giusta dose di angoscia, senza svelare ciò che riserva il futuro.
Avevo intenzione di andare se non altro a informarmi un po', prima di recensire questa storia, ma vedere tre capitoli online senza nemmeno un commento mi disturbava. Si nota l'impegno che c'è dietro: non valorizzarlo sarebbe un peccato. Quindi, *ora* che ho lasciato almeno una traccia, andrò a leggicchiare qualcosa in merito alle vicende da te trattate, e tornerò a recensire il resto.
A presto,
Kei

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