Io sono quella che, appena può, appena c'è qualcosa che può capire, ti legge.
Ti legge e ti dice che sei brava, che le parole che hai messo qui in fila sembrano accuratamente selezionate, come se le avessi lasciate gocciolare sul foglio bianco di word una a una, per metterle in ordine, per fare in modo che fossero calme, ma dicessero esattamente tutto ciò che dovevano dire.
Dicono che c'è angoscia, c'è solitudine, c'è un vuoto che non può essere colmato e che fa tanto male. Lo capisco e, se anche non lo avessi capito, sei stata comunicativa a sufficienza da sbattermi in faccia senza pietà questa condizione di disagio che attanaglia le viscere.
Non so quanto ci sia di autobiografico qui dentro, non so se sia solo uno scritto come un altro o se ci sia una grande parte di te - o anche piccola, non importa - però sono stata dentro la storia per tutto il tempo e non potrei fare altro che mandare un abbraccio virtuale a chiunque si senta così.
Come al solito, vali la pena di essere letta. |