Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup

Questa storia ha ottenuto 269 recensioni.
Positive : 267
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Nuovo recensore
15/10/14, ore 22:01
Cap. 75:

Ho iniziato a leggere le tue poesie da poco, nonostante io abbia riconosciuto la tua bravura tempo fa. Le leggo quando ho un briciolo di tempo e, ogni volta, non mi pento di averlo investito in questo. Non ti ho lasciato nessuna recensione finora, ma questa ne meritava assolutamente una! Credo sia la mia preferita. Mi rispecchio in ogni cosa riportata in essa e, parlando in generale, le tue poesie sono per me un modo per comprendermi meglio, esprimono me stessa. Grazie perché "mi fai compagnia" ogni sera. Continua così, perché - detto in parole povere - stai andando alla grande!
Complimenti!
Saluti,

MssHodh

Recensore Veterano
18/03/14, ore 23:23
Cap. 75:

Oddio, ma questa è una meraviglia. Ti prende come se fosse una storia in versi, sul serio, ho divorato in un attimo la parte finale, tanto ero ansioso di leggere fino all'ultimo verso. L'ho trangugiata con foga avida e non lo dico tanto per dire, è andata così. Non so da dove cominciare, davvero, vorrei rileggere e scrivere di ogni singolo verso ma ho paura di rovinare un organismo così armonioso, di trattarlo come una cavia da laboratorio. Correrò il rischio, perché una poesia così bella merita più di due semplici righe.

"La bambina si scostò appena
dalla vetrina variopinta e lucida
di meraviglia e sorpresa e saggezza;
 socchiuse le labbra sottili
e sospirò davanti a quelle
persone di carta e inchiostro,
 rilegate, vezzeggiate,
maneggiate con cura maniacale."

Me lo sono chiesto per tutto il tempo: quella bambina esiste davvero? Quella bambina c'era, l'hai vista con i tuoi occhi? O quella bambina eri tu? Sai com'è, mi son fatto prendere dalla fantasia: ho anche immaginato che quella bambina non fosse che l'immagine di un ricordo, di te da piccola davanti a quella stessa vetrina. Però credo che quella bambina in realtà sia stata presente quel sedici marzo di fronte a quella vetrina, sbaglio?
Eppure i miei dubbi rimangono. Quando dici ad esempio di meraviglia e sorpresa e saggezza; non ho potuto non pensare allo stridio con il titolo scelto, ed è paura; stranezza; curiosità. Quella bambina è molto più composta ed equilibrata di te, secondo la tua descrizione: è forse un'immagine interiore, un tuo modello ideale? È forse l'innocenza che insegui, che vedi riflessa nelle tue piccole sorelle e di cui senti la mancanza?
Ho letto la poesia in più modi, non so neanche se voglio sapere quale sia la versione corretta.

"e sospirò davanti a quelle
persone di carta e inchiostro,"

Aww.

"L’insegna della libreria dimenticata
cigolava placidamente,
accarezzata dalla brezza autunnale;
ispirò a fondo, la piccola,
inalò il profumo di cioccolata
calda e dolci zuccherati;
cacciò una manina nel cappotto
estraendone una manciata di monetine sonanti."

Le librerie sono uno dei più seducenti sulla terra (e bisex, o forse solo estremamente tolleranti - dovremmo prendere esempio?), ma è una mia impressione o ne avevamo già parlato di librerie e biblioteche?
Comunque sia, hai usato parole dolci con grande maestria, sai a chi pensavo? Ad un pasticcere che abbellisce la sua torta con minuzia e dovizia di dettagli, che l'adorna rigorosamente senza comprometterne la bontà. Mi hai fatto quasi venire fame, lol.
E il pensiero della piccola che si accinge a spendere i suoi risparmi e immergersi in una trama densa di personaggi di fantasia... penso farebbe sorridere chiunque, no?

"Sì, avrebbe acquistato anche lei la sua vita parallela;
la sua vita di cellulosa e di fantasia."

Senza dubbio.

"Adoro passeggiare tra le vie, i vicoli e le strade diroccate,
troppo strette o troppo umide per il più delle persone;
mi piace il profumo di segreti osceni e di memorie intense
che s’inala passo dopo passo;
sono solita guardare il cielo, le nuvole, la pioggia
chiudendo gli occhi nell’azzurro assoluto e totalizzante,
mi faccio guidare dall’esperienza, dagli anni e dalle ore trascorse;
lo scroscio del torrente singhiozzante
e le risate accese e sfumate dei bambini
mi accompagnano lungo la strada."

"Adoro passeggiare". Beh, direi che non potevi iniziare meglio la tua descrizione. Sai perché? Non ti sei limitata a raccontare che stavi passeggiando, no: tu l'amavi quel passeggiare, il passeggiare. Sei un'avventureria, come ti fotografavi alcune poesie fa, e adesso oserei definirti un'esploratrice attenta a notare quello che tende a passare inosservato. Come una bambina incantata di fronte ad una vetrina (sarai tu? non smetterò di chiedermelo stasera).
Le risate dei bambini sono un elemento ricorrente; per l'esattezza lo è il mormorio dei bambini, nelle sue più disparate forme. Stavolta non solo l'ascolti, ma ti lasci guidare dalle loro risate convinte perché fresche e ignare di cosa sia la paura di vivere. Sai che non potrebbero tradirti.

"chiudendo gli occhi nell’azzurro assoluto e totalizzante,"

Una resa di fronte ad un cielo azzurro totalizzante.

"Inciampo in vite diverse e isolate dalla mia,
riesco ad immergermi nei volti rugosi degli anziani
seduti sulle panchine di un parco incolto;
plasmo i miei sorrisi nei sorrisi altrui,
nei tuoi e nei loro sorrisi trovo rifugio e sicurezza;
per qualche istante dimentico di essere me stessa,
non percepisco più i confini della mia carne,
non sono più io e solo io;
divento parte della terra, dell’aria e della gente."

Che bellezza. Dopo lo splendore della giovinezza è la volta di abbandonarsi anche alla piena maturità, ben oltre le noiose lamentele adolescenziali, quando le ambizioni lasciano il posto alla pacata rassegnazione - e soddisfazione per ciò di cui si è stati partecipi e corresponsabili. E raggiungi la pace dei sensi divenendo tutt'uno con la natura, il mondo intorno, ritornando a casa. Sentirsi panteisticamente vivi. È durato molto? Sapresti quantificarlo?

"Succede che conoscenti ed estranei mi strappino dalle labbra parole,
mugolii silenziosi, accenti diversi, scuse, perdono, gentilezze,
ma preferisco essere io a lacerare i loro esseri,
estirparli con la coda dell’occhio, toccarli con polpastrelli ghiacciati
e leggere nei loro gesti, nelle loro pupille, chi sono; che cosa sono.
Il più delle volte mi dileguo negli altri;
sprofondo giù, sempre più in profondità, deglutisco effluvi sinaptici;
ho timore di non riemergerne e allora retrocedo con uno spasmo al cuore
chi vorrebbe annegare fuori dalla propria pelle?"

Non c'è solo il rischio di trovare dell'oro purissimo quando si scava più in profondità del dovuto. Mi pare di capire che a te capiti spesso di finire come ai nani di Moria xD scherzi a parte, splendida maniera per descrivere la tua acuta empatia e più in generale l'intersoggettività, ho apprezzato molto anche la schiettezza dei primi versi e la conclusione, poi, è divina.

"Amo le biblioteche e i locali atrofizzati:
ti vedo chino su dei libri nel silenzio rarefatto, saturo,
della stanza, concentrato, la fronte imperlata di pensieri, di problemi,
le labbra tumide tormentate dagli incisivi candidi;
ti scorgo seduta scompostamente, annoiata,
lo sguardo disperso in ghirigori invisibili;
vi osservo mangiucchiare infantilmente le matite
consumate da scritture disperate e trepidanti;
sorseggio il mio caffè amaro, ponderando le vite che mi attorniano,
mimetizzandomi con la parete, con la sua schiena,
con il tuo petto, con le vostre labbra, con i nostri boccheggi;
e tutto, improvvisamente, sembra al suo giusto posto.
(Se esistesse un locus genico per la tua mente sarebbe in un cafè parigino,
mi dici e ti ritrovo seduto accanto a me, di ritorno, felice, anche se di nuovo lontano.)"

Mi pare di vederla quella biblioteca, mi pare di sentirle quelle sensazioni. Chi ha detto che la prosa particolareggiata è più adatta alle descrizioni? Che vengano a leggere questi versi! Altra strofa magnifica. Splendidi i due versi finali rivolti a te stessa, pieni di significato e tra l'altro molto appropriati.

"Quando parlo non circoscrivo la mia lente al solo volto;
insisto sui particolari; prendo il dorso di un libro odoroso,
lo sfoglio e ne annuso le caratteristiche.
Poi, le parole lette - a voce alta, sussurrando, nella mente –
hanno un gusto delizioso e prepotente contro il palato;
non dilungatevi in voci vuote, mi perderete di vista."

Meraviglia. Ho adorato quando hai iniziato così: "non circoscrivo la mia lente al solo volto", geniale. La tua cura per i dettagli è maniacale, estenuante, ne sei ben consapevole e accetti questa parte di te in quei versi. Stupendi, è come se tu avessi detto: "sì, lo so, c'ho i miei difetti", ma in maniera sublime.
E la tua insofferenza verso il superfluo, oh. E la tua passione per la lettura. Do not disturb.

"Ritorno sui miei passi cadenzati e malinconici
che il tramonto è in procinto di piovermi addosso,
tingendomi di calore e di vita;
e mi affretto a guardarmi le punte delle scarpe,
ignorando i richiami delle vite dipanate dall’empatia assoluta
di cui sono vittima, seduttrice e amante disperata;
annaspo e ansimo al rintocco dei secondi persi, guadagnati, in stallo;
cerco d’ignorarle, ma finisco per cedervi di nuovo e, infine, mi fermo;
i piedi vicini, le mani strette in deboli pugni,
i capelli spettinati, raccolti sulla nuca, le lenti appannate dal tepore umano:
davanti a me c’è una bambina in procinto di entrare in una libreria abbandonata."

Qua è come se di colpo ti fossi struccata, letteralmente, mettendo da parte ogni remore e ogni esitazione. Hai resistito a tutto, ma quella bambina davanti a quella libreria dimenticata t'ha fregato. Come un pugile che ha abbassato la guardia per un attimo, come in quei film che nel momento clou rallentano la pellicola e lasciano ammirare ogni singolo fotogramma. E tutto appare diverso. Mi è piaciuto tantissimo quel "tingendomi di calore e di vita"; di solito è il cielo a tingersi, stavolta tocca a te. Dopotutto, quel cielo mattiniero era totalizzante; forse ha lasciato qualcosa di sé in te, nonostante tu avessi tenuto i tuoi occhi chiusi. Col cielo si finisce per uscirne sconfitti, sempre.

"Ha i tratti sbiaditi da troppe piogge e attenzioni maldestre,
conteggia tintinnanti monetine di bronzo battuto
e pare vedere il tutto e il nulla oltre la vetrina polverosa,
nell’interno scadente, nelle travi marce, nelle scaffalature
distrutte dalla violenza delle fiamme in tempi scomodi."

Oh. Lo sai, i contrati forti mi piacciono. Tu in questo campo ti stai specializzando e io non posso che farti i complimenti. Tutto e nulla, bellezza simbolica della libreria e marciume del luogo fisico, ricchezza dei contenuti e mediocrità della forma. Una bambina - e i bambini sono esteti - pronta a sfidare un luogo così poco accogliente, i suoi occhi vedono molto altro, s'allontanano dal nulla, desiderano abbracciare tutto. L'unico modo per farlo è un libro.

E’ paura, è curiosità, è stranezza;
respiro la bramosia della bambina,
inghiotto i suoi desideri, i suoi sogni.
Non mi muovo; la conosco;
è qualcosa di organico:
la conosco come conosco me stessa.

Continui a dimenticare di usare la È, che cosa strana per una precisina come te xD
Riaffiorano tutti i miei dubbi su quella bambina. Forse ho capito. In lei rivedi te stessa. E stavolta è ben più che empatia.
Strofa bellissima, I swear.

"E’ uno scricchiolio e un strascinare
di piedi maldestri
che riporta la bambina alla realtà;
quel respiro profumato
e quella mente rumorosa
distolgono i suoi minuscoli occhi
dalla vetrina colma di libri e d’avventure,
portandola a voltarsi,
a trattenere il fiato:
c’è una figura a qualche metro di distanza.
 
La bambina non respira,
ma la guarda,
non la guarda direttamente,
 ma ci si rispecchia;
è una giovane dallo sguardo
sfumato d’espressioni
e ha polpastrelli gelidi tanto quanto i suoi;
la bambina pensa,
e lo sa, lo avverte.
 
Non si muove, la bambina,
 rimane di fronte alla donna,
i soldi per il suo nuovo libro
abbandonati nel soffice palmo vuoto;
ha un’intera storia davanti.
 ancora da leggere;
e sente di conoscere già quella vita,
le pagine della vita dell’altra.
 
Crede – e ne è quasi sicura –
che siano le sue giornate future
quelle che vede specchiate nei loro
due sguardi gemelli.
 
Ed è paura; stranezza; curiosità."

Bellissima. Rileggendola non sono più convinto di quello che ho scritto poco fa. Forse è soltanto un tuo ricordo, forse hai mescolato presente e passato in un frammento dal sapore di deja vu. Non lo so, ho mille idee in testa e mi piacciono tutte. So che non voglio sapere come stiano/stavano le cose, non dirmelo. Non questa volta.
Questa parte ti è venuta veramente bene. Sono rimasto di nuovo senza parole dopo l'ennesima rilettura. Quella bambina e quella donna, lì a fissarsi negli occhi, che si specchiano in sguardi gemelli e riscoprono passato e futuro in un attimo fuggente. E le sensazioni iniziali si capovolgono, diventano paura, stranezza, curiosità. Difficile ormai distinguere fra la donna e la bambina, le loro menti si sono amalgamate. Il risultato è fantastico. Forse non c'ho capito niente, ma è fantastico.

Complimenti di cuore.