Buonasera!
Se posso dire la mia, la fiaba originale l'ho sempre trovata molto triste nella sua accezione più totale; parla di una ragazza che, nonostante rinunci alla sua natura in nome di qualcosa di grande (e non solo per l'amore) che riceve solo in parte e non dalla persona che l'ha spinta sulla Terra.
Tuttavia è una che sceglie convinta delle sue opinioni e idee, oltre al compromesso è consapevole di ciò che fa e non intende retrocedere nei confronti delle situazioni, per cui non apprezzo quando la definiscono succube o in funzione di un uomo.
Ma comunque, comincerò questa recensione col dire che trovo che sia molto difficile riuscire a dare identificazione con la prima persona; da un lato può risultare semplice per dare immedesimazione molto facilitata (non è un caso che molti romanzi discutibili sia narrati così, tra parentesi) ma se si vuole lasciare un'impronta ben diversa e che tocca diversi punti a livello ideologic, questa è una sfida però in questo caso ben riuscita, almeno secondo il mio punto di vista.
Voglio dire, questa rivisitazione personale è narrativamente potente e mette in banco diversi elementi di descrizione a livello storico, mitologico, personale, emotivo.
Oserei dire che è un connubio calibrato che in una lettera (un pretesto coerente e ben organizzato) prende i suoi spazi, i tempi adatti per poter capire l'essenza di Raluka, il suo messaggio, la sua energia e la sua richiesta finale, come segno che tutto quel turbine di emozioni possa essere compreso una volta per tutte, a cominciare dal destinatario come (quasi) segno di fratellanza.
In Raluka alberga una sofferenza adulta che riguarda i problemi che ha incontrato il suo regno e la sua gente (con annessa famiglia, specie le sorelle), di essere una sirena che ha una missione molto importante, uno scopo per il quale vivere e fare determinate azioni: ha conosciuto la perdita, la sofferenza, le difficoltà del trasformarsi, di proteggere qualcosa dai Tritoni, come per esempio la sua integrità e coerenza, un bisogno necessario per fare qualcosa.
Quando un personaggio possiede pregi e difetti riconducibili alla gente comune si dice che è umano, ma visto il contesto direi assolutamente che è un essere straordinario che va al di là di ogni situazione, ci prova, prova ad andare dritta al nocciolo della questione anche se sa che c'è la morte dietro l'angolo in ogni momento, è ben costruito anche quando si rivolge al signor Søren Andersen nelle frasi più narrative della lettera.
I riferimenti mitologici sono assolutamente presenti e sono tutti da cogliere con attenzione, così come la rivisitazione personale di tale creature in nome della trama; personalmente il mio parallelismo preferito è quello "mitologico greco" con sirena/creatura potenzialmente malvagia, assolutamente azzecato e dà una tridimensionalità più cupa alle sirene in questo contesto.
Il linguaggio è parecchio formale e ci sta visto che è una lettera indirizzata verso qualcuno che non si conosce, forbito a tratti ma generalmente i periodi risultano scorrevoli ed eterogenei nel dare spazio ad argomenti mitologici, storici, narrativi, dando una credibilità di storia piuttosto lampante e percettiva, per cui tutto risulta essere fluido ma di facile comprensione, con un italiano agile e soprattutto corretto e vasto.
Una storia drammatica e insidiosa che può trovare uno spiraglio di luce se il signor Andersen acconsentirà a fare come indicato alla fine della lettera, sebbene Raluka sussurri un addio molto angosciante e dovuto, visto che forse non si incontreranno mai e avranno modo di confrontarsi.
La frase "Voi creature del Regno Emerso siete soliti ragionare livellando le altre realtà secondo il vostro metro" nasconde una verità imprescindibilmente sincera, che denota quanto l'uomo sia una creature piena di pregiudizi e come giostri storie e semplici parole secondo il proprio tornaconto, creando cattivi per un folklore o per pure esigenze e addolcendo pillole molto amare riguardo tutto il resto.
Tra l'altro, è un po' il fulcro dell'idea e di tutto quello che è stata questa fic, per cui ha centrato il punto con molta determinazione e schiettezza, come solo una raccontastorie sa e dovrebbe sempre fare.
Uno scritto ricco di spunti, ben esposto, a tratti conversazione in grande parte una storia misteriosa e avvincente, che affonda le proprie radici in un sentimento di rivalsa sulla verità e sulla speranza che essa possa prosperare per sempre, a cominciare dalla sua avventura.
Tanto di cappello!
Un abbraccio,
Watashiwa |