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Va bene... Ti avvisiamo fin da subito che, probabilmente, questa recensione sarà breve, per un motivo molto semplice. Ci hai lasciato senza parole... Sul serio. Davvero senza parole. E con un vuoto allo stomaco, causato dall'angoscia, che non se ne andrà via tanto facilmente... Anche perché noi ricordiamo.
Ricordiamo bene i telegiornali di quel giorno e dei seguenti, i servizi che parlavano anche troppo in dettaglio di tutto quell'orrore, di tutti quei ragazzi morti, uccisi per cosa poi? Le immagini di quel massacro le portiamo ancora con noi, in quella parte dell'anima dove custodiamo le cose da ricordare anche se fanno male. Dentro c'è un pò di tutto... Dalle persone care che non ci sono più, ai morti delle guerre dimenticate dal mondo, agli sguardi delle vittime di gesti che è fin troppo facile definire "pazzia", come se si volesse evitare di capire etichettando tutto con un parola per certi aspetti rassicurante. Si, rassicurante. Perché se colui che ha ucciso un altro essere umano è pazzo, allora vuol dire che è un'anomalia, una bizzarra coincidenza che non potrà mai ripetersi fra noi che siamo "sani", noi che siamo "normali". Era pazzo, tutto qui, tutto spiegato, tutto facile. Ma non è mai così. Non per chi ha scelto, come noi, di ricordare, di non lasciare che le notizie di morte e sofferenza scompaiano nell'oblio, come se non fossero mai accadute, come se fossero solo un siparietto, una curiosità fra un reality e l'altro. Perciò quando abbiamo saputo che stavi scrivendo questo racconto per ricordare gli eventi della Columbine High School e rendere tributo alle tredici vittime di un atto così mostruoso, non abbiamo potuto fare a meno di commuoverci un po', perché abbiamo capito che anche tu sei una che non dimentica, per la quale
"Una strage –questo tipo di strage- è il frutto di una mente malata, non di un esempio da esaltare."
tanto che ti sei sentita in dovere, come già facesti in un'altra fanfiction, di esprimere quello che provi davvero dentro di te. Perché togliere la vita ad un proprio simile, è l'atto più mostruoso che un essere umano possa mai compiere, e non c'è nulla di divertente, nulla di esaltante nel vedere la vita
abbandonare una persona. Ma non siamo certo noi a dover dirtelo. Perché tu lo sai benissimo, signorina Scrittrice. L'ultima lettera di Violet a se stessa è fin troppo emblematica in tal senso:
"Perché sì, perché secondo me entrare nella propria scuola e far fuoco sui propri compagni, uccidere tredici persone che non avranno più nessuno ad ascoltare i propri sogni, sentimenti, emozioni –perché non ci sarà più nulla da ascoltare- privarli di una vita, un intera vita davanti a loro, sparare a mente fredda, senza rimorso, senza rimpianto… beh, quello è il male."
Però, che bizzarra che è la vita. Ieri ci hai fatto ragionare sul cosa voglia dire sacrificare la propria vita per un altro (con il primo capitolo di "Airplanes") ed oggi su che atto mostruoso sia toglierla... Ma d'altronde la tua innegabile bravura sta proprio in questo, far provare emozioni al lettore e indurlo a guardarsi dentro di sé per comprendersi meglio: perché ciò che scrivi non è semplicemente una storia. In essa infondi sempre una parte della tua anima, dei tuoi sentimenti, per questo riesci sempre a coinvolgere chi è così fortunato da poter leggere i tuoi racconti. Cavolo... Scusa. Ci siamo fatti prendere dall'emozione del momento e forse abbiamo parlato un pò troppo. Perciò ora facciamo un bel respiro, e cominciamo seriamente la recensione, analizzando i personaggi di Tate, Michael e Violet.
TATE - Partendo dal presupposto che tutti i personaggi di questo racconto sono semplicemente meravigliosi (anche quelli "minori" di Stephanie Boggs, Kevin Gedman, Chloe Stapleton e Kyle Greenwell) Tate, rappresenta ancora per noi (anche dopo aver letto la storia 6 volte) un enigma. In tutta la fanfiction non rivela mai quali siano i motivi che lo spingono a portare a termine il massacro della Columbine High School, se non che il suo obiettivo non è quello di "entrare nella storia" come invece desidera Michael. Sappiamo solo che è in cura da uno psichiatra per quelli che sembrano essere seri disturbi di socializzazione (da cui gli antidepressivi che sembra prendere con regolarità). Chi invece ha seguito la prima stagione di American Horror Story conosce bene l'oscurità e i demoni presenti nell'anima di Tate, quel mostro che divora tutta la luce e la speranza di una vita per la quale lui ha smarrito il cammino. Il figlio di Constance commette la strage nella sua scuola per un motivo che lui credeva quasi "nobile" ovvero liberare le sue vittime da quella vita di merda e dare loro la possibilità di vivere finalmente felici senza il fardello delle sofferenze e delle preoccupazioni terrene. Non sappiamo se il Tate della tua storia creda anch'egli in questo: sta di fatto che condivide molte similitudini con il Tate di AHS, con la sua "lucida follia", la determinazione a fare ciò che lui ritiene giusto, e, anche e soprattutto, la possibilità di poter cambiare il proprio destino se solo si fosse confidato con colei che dimostra di amare, quella Violet che avrebbe potuto aiutarlo a combattere i suoi demoni. L'amore contro l'oscurità. Ma Tate non parla con lei: cerca solo di salvarla dal mostro che diventerà chiedendole (tramite Michael) di non andare a scuola, per non essere testimone del massacro, o, peggio ancora vittima. Ma Violet è lì, davanti alle loro armi da fuoco, inerme come lo erano tutti gli altri ragazzi: Tate però sceglie di salvarla, di non farla diventare la quattordicesima vittima, dimostrando così che avrebbe potuto salvarsi se solo avesse scelto di dare retta la proprio cuore. Quando il proiettile si prende la sua vita, chissà cosa avrà pensato, se avrà compreso l'idiozia del suo gesto o se invece i suoi demoni l'avranno trascinato urlante nel suo inferno...
MICHAEL - Diversamente da Tate, Michael è un personaggio molto più semplice da capire. Il suo desiderio di "entrare nella storia" deriva probabilmente da un forte sentimento di inferiorità nei confronti degli altri, quei "figli di papà del cazzo" di cui invidia le vite che lui ritiene facili e prive di
preoccupazioni. Il fatto è che neanche lui sa bene chi siano i "colpevoli", tanto che il suo epitaffio finale sono le parole "Scrivo la storia. L’ho fatta pagare a chi doveva pagare (...)" non rendendosi quasi conto di aver sparato a caso e che, probabilmente, molte delle vittime lui non le aveva mai conosciute. Ci sono due momenti in cui ammette le proprie debolezze. Uno è quando prende la boccetta di Luvox, perché spera che lo trasformi in quel mostro spietato e senza rimorso che non è sicuro di poter essere e l'altro è quando "trasforma" il massacro in una sorta di "gioco" (quasi fosse un livello di Doom di cui Eric Harris e Dylan Klebold erano appassionati) forse perché sa che la sua mente non reggerebbe se posta davanti all'orrore del gesto che stanno per compiere. Alla fine, quando si suicida nella biblioteca, pensa di aver vinto la partita, di aver fatto "le cose in grande" non comprendendo che così facendo sarebbe rimasto per sempre quella nullità che temeva di diventare.
VIOLET - Nel tuo racconto Violet interpreta la figura della Narratrice, colei che è testimone del massacro e che, per questo, sente il bisogno di tramandare ciò che è successo ai posteri affinché nulla venga dimenticato, né l'orrore dei carnefici né le storie delle vittime. Ci sono due momenti in cui
sarebbe potuta diventare parte attiva della storia, ovvero quando incontra Tate sulla spiaggia e quando avverte suo padre dello strano comportamento del suo paziente. Ma, come una novella Cassandra, è destinata a non essere ascoltata, ad essere solo la testimone di quanto sta per accadere. Come la figlia di Priamo, non può modificare il destino di vittime e carnefici: solo Tate e suo padre potrebbero decidere di mutare il corso della storia, ma il primo sceglie di non parlare con lei, voltandosi dall'altra parte, mentre il secondo si limita a dare a Tate un nuovo psicofarmaco. Spetta proprio a lei, però, il ruolo più importante di tutti, ovvero quello di dare un giudizio morale su tutta quella vicenda, cosa che accade con l'ultima lettera che lei scrive a se stessa.
In quel momento però non è più lei a parlare: le parole che pronuncia sono quelle della signorina Scrittrice e di tutte le persone buone come te che sanno distinguere il male dal bene e che sempre, in ogni occasione, sceglieranno quest'ultimo...
E per fortuna che doveva essere una recensione breve :) Ma, come al solito, zio si è fatto prendere dalla sua logorrea ed il finale è questo mammuttone che stai leggendo ora XD Scherzi a parte vogliamo davvero complimentarci con te per questa che è indubbiamente una delle le storie più belle che tu abbia mai scritto. Non solo hai dato prova, per l'ennesima volta, della tua innegabile bravura, ma è semplicemente fantastico tutto il lavoro di studio che hai fatto per informarti sull'evento cui stavi per rendere tributo. Se per te non è un problema, potresti raccontarci come ti sei sentita quando hai messo la parola fine a questa "fanfiction"? Cosa hai provato? Dal canto nostro non ti nascondiamo che oltre all'angoscia causata dal racconto, ci siamo sentiti il cuore gonfio d'orgoglio per avere una amicanipote davvero fantastica come la nostra stra-adorata signorina Scrittrice :) Che dire del lato più propriamente
"tecnico" di questo racconto se non che è tutto assolutamente perfetto? La storia è avvincente come poche, i personaggi (grazie alla tua "magia") non sono semplicemente descritti ma vivono davvero sulla carta, l'intreccio delle varie storie è affascinante e cattura tutta l'attenzione del lettore, la prosa curata e senza la minima sbavatura... A questo punto non hai più nessuna scusa e dovresti valutare sul serio l'idea di scrivere un libro, per far conoscere, a tutti coloro che vorranno leggere le tue storie, quanto possa essere meravigliosa la nostra signorina Scrittrice :* :* :*
PS: Davvero bellissima l'idea della frase del musical, e, soprattutto, del Tao all'inizio della storia ^^
PSS: Guarda che diciamo sul serio sul libro lo sai :) E gli zii, come sempre, potrebbero cercare di aiutarti il più possibile :* |