Recensione per il contest "Cento giorni di introspezione, fantasia e romanticismo"
Correttezza grammaticale e sintattica: - 0,5
Ho dovuto assegnare questa penalità per via di alcuni errori che ho trovato nel testo:
I ritratti dei suoi antenati, appesi alle pareti, le incutevano un grande timore e i loro occhi dalle tinte glaciali la inquietavano, al punto che ogni volta che vi passava davanti, si costringeva ad abbassare il capo → non mi convince l'ultima virgola: o dovresti metterne un'altra tra "che" e "ogni volta", oppure dovresti eliminarla;
Aveva soltanto dieci anni quando i primi buchi neri cominciarono a insinuarsi nella sua mente. → in effetti, anche per il resto del flashback, che è molto lungo, del resto, utilizzi il passato remoto. Sono stata indecisa se segnalartelo o meno, ma alla fine ho deciso di lasciar correre e di prenderlo come scelta stilistica. Tuttavia, questa frase continua a non suonarmi. Vedendola ancora come un'introduzione e non essendo nel vivo del flashback, al posto del passato remoto avrei usato il trapassato prossimo e poi sarei passata alla descrizione della scena;
Cos é meglio che io non sappia?” → cos'è;
Era un giorno come tanti altri, si era rinchiusa in biblioteca, stanza che non abbandonava quasi mai, quando suo padre entrò con incedere deciso e le si parò davanti. → era entrato/le si era parato. Viene utilizzato il trapassato prossimo anche nel resto della scena, quindi mi è sembrato opportuno segnalarlo;
Aveva allungaro una mano verso il bracciolo della poltrona → allungato;
che le mani smettessero di tremare, gli occhi di piangere … → i puntini di sospensione andrebbero attaccati alla parola che precede;
Aveva visto il proprio sangue sporcare la punta e colare verso il basso → qui probabilmente hai dimenticato "delle dita" o "del vetrino" (in effetti, data la dinamica della scena, si potrebbero intendere entrambi).
Stile e lessico: 12,5/15
Lo stile della storia mi è sembrato molto ben calibrato, elegante e adatto al ritmo nella seconda parte: il lettore si sente pienamente coinvolto e le immagini evocate sono molto ben pensate e suggestive, per non parlare della tensione che si percepisce nella scena in cui descrivi la crisi di Claire e il suo ribellarsi alla voce nella sua testa, il suo orrore nel rendersi conto di non essere stata cosciente per ore, di non ricordare ciò che ha fatto… ho trovato quella parte splendida sotto tutti i punti di vista.
Tuttavia, lo stesso non posso dire della prima parte, che procede un po' lenta e con uno stile non allo stesso livello della parte finale. Oltre al ritmo (secondo me) eccessivamente lento e ad alcuni punti un po' confusi e dispersivi, ci sono dei periodi dal ritmo un po' singhiozzante, come ad esempio:
Rise di se stessa e della sua ingenuità, perché, di certo, importante lei non lo era per nulla, meno che meno in quella prigione d’avorio.
Le era davvero impossibile rimanere lì ferma ad aspettare, decise sul momento che nessuno avrebbe potuto pretendere questo da lei, non in quella situazione.
Non è nulla di particolarmente grave, però queste frasi mi sono saltate all'occhio durante la lettura.
Per quanto riguarda il lessico, hai fatto davvero un buon lavoro: il lessico che hai usato è perlopiù trasparente (nel senso che non si notano termini strani o inadatti al contesto) e piuttosto elegante, a parte per quanto riguarda queste piccole scelte.
Tutto di quel posto la disgustava, ogni ricordo che la legava a quelle mura le istillava, sempre più prepotente, il desiderio di scappare → qui non avrei usato "istillare". Viene utilizzato anche con il valore di "infondere un sentimento", questo è corretto, ma essendo il significato originale "versare goccia a goccia" mi è sembrato strano vedere questa parola in correlazione con "prepotente". Poi non so, a rifletterci ha senso, perché dà l'idea di questo sentimento che cresce in modo impercettibile, ma alla fine, dopo anni, esplode, ma ho preferito segnalartelo perché a leggerlo la prima volta mi ha stonato e potrebbe fare questo effetto anche ad altri lettori;
I giorni in cui ancora la divertiva il suono che i tacchi delle scarpe producevano sul pavimento d’ebano → questa frase mi è sembrata un po' strana, perché qualche riga prima dici "Tutto quel candore la faceva sentire fuori posto", di conseguenza si formano due immagini contrastanti dell'ambiente in cui si svolge la storia;
le sussurrò la bionda all’orecchio /con un'ultima argentea occhiata → te li segnalo non perché siano sbagliati in sé, ma l'utilizzo di questi epiteti nei dialoghi o nelle storie in generale mi stona sempre e mi sa di descrizione statica, un po' messa lì. Non so, secondo me non rendono l'idea e sono anche un po' irrealistici da utilizzare, perché ad esempio non penseresti mai di tua sorella "la bionda": lo penseresti al massimo di una sconosciuta o di una persona che non sai definire meglio;
asciugando le scie salate che le percorrevano le guance → nemmeno questo è sbagliato, ma te lo segnalo perché è un'altra espressione che stona, secondo me, perché è un po' strano utilizzare una perifrasi per descrivere qualcosa di semplice come le lacrime e lo si fa in genere per "dare un tono" alla frase, ma questo toglie dinamicità al discorso.
Inoltre, vorrei spendere un paio di parole sull'uso del caps-lock: è una scelta personale e tu l'hai gestita in modo adeguato, ma in una storia secondo me stona proprio, anche se è una storia su internet. Non ho decurtato punti per questo né a te né ad altri, ma preferisco sempre farlo notare.
Trama e originalità 14/15
La tua storia mi è sembrata molto intrigante e ben strutturata soprattutto nella seconda parte, quando compaiono le crisi di Claire: da quel punto in poi la storia si divora e la curiosità cresce sempre di più. Lo stesso non posso dire della prima parte, però: la prima scena è ben strutturata, ma lo si capisce solo rileggendo, perché alla prima lettura risulta un po' confusionaria. Ad esempio, all'inizio fai riferimento al suono di "quello strumento": chi rilegge sa che si tratta del pianoforte che Claire ha appena finito di suonare, ma chi legge per la prima volta si chiede di cosa tu stia parlando e pensa che scrivere "quello strumento" sia sintomo di poca cura, una distrazione o magari quello che resta di una formulazione precedente. Andando avanti con la storia si capisce che non è così, ma credo che il dubbio non debba neanche venire. Inoltre, leggendo "quello strumento" nella testa del lettore non resta niente, perché l'immagine è troppo vaga per poter restare impressa e quando alla fine della storia Claire suona il pianoforte, non è detto che il lettore ricordi questo particolare. Almeno, io non l'ho ricordato. Per il resto, l'idea della costruzione ad anello, anche se molto classica e non particolarmente originale, mi è sembrata appropriata e in grado di rendere molto anche da un punto di vista espressivo. Per il resto, ho apprezzato che tu abbia deciso di riportare solo dei momenti davvero salienti e non tutta la storia di Claire, anche se per quanto riguarda alcuni personaggi avrei preferito trovare dei riferimenti più precisi (ne parlerò in modo più approfondito nella caratterizzazione). Il ritmo della narrazione mi è sembrato molto ben gestito nella seconda parte della storia, che è piuttosto incalzante, mentre l'ho trovato un po' più debole nella prima, che risulta più statica e riflessiva. Forse è proprio quello il ritmo che volevi dare a quella scena in particolare, ma sinceramente avrei accelerato un po' le cose o aggiunto altri dettagli che giustificassero la lunghezza della scena: sinceramente, l'ho trovata un po' dispersiva e non all'altezza del resto della storia, che si mantiene su ben altri livelli.
La trama in sé, almeno per quanto riguarda l'utilizzo di alcuni espedienti, non è originalissima: si parla di una ragazza nata da un tradimento in una famiglia non esattamente di larghe vedute e sconta la "colpa" di essere nata da un tradimento. Anche il tema del figlio che si sente in colpa per aver provocato la morte della madre è piuttosto comune, ma queste cose non hanno inciso molto sul punteggio perché comunque ho trovato la storia ben fatta, intrigante e con una buona attenzione ai particolari. Mi sono piaciuti anche alcuni richiami presenti all'interno del testo, come ad esempio i pezzi di vetro colorato, che sono un simbolo dell'amicizia con Angelique e contemporaneamente lo strumento con cui Claire si darà la morte; oppure la biblioteca, che è sia l'ultimo luogo in cui Angelique dimostra affetto alla sorella, sia dove il padre la trova per darle la notizia del matrimonio, facendo quindi da sfondo a due scene molto importanti per l'evoluzione della protagonista. Davvero un buon lavoro!
Caratterizzazione dei personaggi 13/15
Credo che Claire, la protagonista, sia descritta molto bene fin dalle prime battute e che diventi un personaggio ancora migliore dopo la comparsa delle sue crisi, che la lasciano ogni volta terrorizzata e confusa. Ho apprezzato anche leggero cinismo che, dopo anni di indifferenza e disprezzo da parte di suo "padre" e delle sue sorelle, si è fatto strada in lei e l'ha resa a sua volta un po' indifferente e sprezzante, nonostante rimpianga ancora i giorni in cui giocava spensierata con la sorellina Angelique. Inoltre, sono le sue crisi stesse a essere descritte benissimo e ad essere piazzate in momenti strategici della narrazione, come la scoperta della verità sulla sua nascita e la notizia di doversi sposare, che rende le sue crisi frequenti e devastanti come non mai. È stato bello il modo in cui hai calcato la mano sul fatto che lei non voglia sentirsi colpevole della morte della madre (e ovviamente non lo è), ma che ci si senta comunque e che sia questo, in parte, a farla star male, oltre all'indifferenza del resto della famiglia.
Avrei dato tranquillamente il massimo su questa voce, quindi, ma ci sono alcuni particolari che mi hanno lasciata perplessa, ovvero la monodimensionalità degli altri personaggi, soprattutto la sorella Stephanie e delle piccole incongruenze, o ancora delle informazioni che forse sarebbe stato meglio aggiungere.
Il padre delle ragazze, nella seconda scena, piange. È il compleanno di Claire, quindi probabilmente piange al ricordo del tradimento e della morte della moglie. Insomma, qui sembra una persona sensibile, anche se magari solo vagamente. Quello che non si capisce è come abbia potuto, nei sei anni successivi, sviluppare tanto odio per una ragazzina. Se tale odio non era preesistente ‒ e se lo fosse stato non dico che Claire avrebbe dovuto accorgersene prima, ma quantomeno mettere insieme dei pezzi, dei ricordi a cui non aveva mai dato importanza e che invece erano delle prove del fatto che la odiasse ‒ come si è sviluppato? Sono stati degli atteggiamenti di Claire dopo aver scoperto la verità, è stato il fatto di crescere e somigliare a sua madre (cosa folle, ma potrebbe essere)? Sinceramente, mi sono posta il problema.
Inoltre, non mi hanno completamente convinta nemmeno Angelique e Stephanie: ho trovato la prima un po' incoerente e la seconda eccessiva, in mancanza di altri elementi.
Angelique era molto affezionata a Claire, per esempio, ma le volta le spalle non appena scopre la verità e apparentemente senza esitazione. Probabilmente è stato l'astio di Stephanie nei confronti della madre e delle sue azioni a spingerla a una tale decisione, ma è stato strano non vedere nemmeno un minimo di malinconia o di rimpianto in questa scelta.
Per quanto riguarda Stephanie, invece, mi è sembrata quasi irrealistica. Non avendo informazioni riguardo alla sua età, leggendo la storia ho pensato che fosse adolescente o comunque molto giovane, diciamo tra i sedici e i vent'anni. Questa è stata solo la mia impressione, magari tu l'hai pensata diversamente, ma il fatto che non venga menzionata da Claire quando capisce che è la sua occasione per suicidarsi, essendo tutti fuori, mi fa pensare che Stephanie si sia sposata da tempo. Comunque, trovandosi in una simile fascia di età, la madre dovrebbe esserle morta tra i sei e i dieci anni. Quindi, diciamo, dopo quell'evento c'è stato tutto il tempo perché il padre potesse parlarle male della madre e "indottrinarla", nonostante lei fosse abbastanza grande per averla conosciuta. Tuttavia, l'astio che prova nei confronti della madre sembra eccessivo anche alla luce di questo e lascia pensare, proprio perché l'aveva già conosciuta, che come minimo debba averle fatto qualcosa di male personalmente per meritarsi tanto odio (non mi riferisco al fatto che la definisca una sgualdrina o al fatto che dica che meritasse la sua fine, perché quello potrebbe essere frutto dell'indottrinamento subito, ma una frase come "forse è meglio per te non averla mai conosciuta" a me lascia presagire altro, come, ad esempio, che Stephanie la odiasse anche da prima del suo tradimento). Mi rendo conto che siano considerazioni molto personali, ma essendomi posta queste domande nel corso della lettura mi è sembrato giusto farlo notare, soprattutto considerando con quanta attenzione hai descritto Claire.
Giudizio personale: 17/20
La tua storia nel complesso mi è piaciuta e ho apprezzato alcune tue scelte, come ad esempio la costruzione ad anello e la verità che emergeva poco a poco, ma sento di non poterti assegnare di più essenzialmente per due motivi: il primo è che la storia ci mette un po' ad ingranare e le prime pagine sono parecchio lente, verbose; il secondo è, come ti ho detto, che ho trovato la caratterizzazione dei personaggi un po' eccessiva. Inoltre, anche lo stile mi ha lasciato delle perplessità, come del resto alcune scelte lessicali, ma di questo abbiamo già parlato. Non sono riuscita in generale a sentirmi coinvolta, nonostante ci sia una discreta tensione per tutta la seconda parte della storia che tiene senz'altro vive l'attenzione e la curiosità del lettore: anzi, posso dire che quella mi ha coinvolta molto, soprattutto nelle ultime scene e nella descrizione delle crisi di Claire. Tuttavia, ho trovato la prima parte molto lenta. Valutando, rileggo sempre le storie per "prassi" (sia perché possono sfuggire degli errori, sia perché ci sono dei dettagli che vengono colti meglio se si conosce tutta la storia) e rileggendo la seconda volta la prima scena mi è sembrata molto più chiara, rispetto alla confusione generata all'inizio. Capisco che fosse un effetto voluto, ne abbiamo parlato, ma alcuni riferimenti che fai a fatti che descrivi solo alla fine della storia sono eccessivi e, più che un richiamo consapevole, danno quasi l'idea di essere una distrazione. Per quanto riguarda la seconda scena, nonostante sia la chiave di tutta la storia, non sono riuscita a sentirmi granché coinvolta e ad essere sincera come scena mi ha anche un po' annoiata, nonostante la curiosità di sapere cosa fosse successo. Abbiamo parlato anche dei personaggi e ribadisco il concetto qui: alcune reazioni mi sono sembrate un po' eccessive, come la decisione repentina di Angelique di non giocare più con la sorella o l'astio di Stephanie nei confronti della madre, che sarebbe stato assolutamente pertinente aggiungendo qualche dettaglio in più nella storia. Nel complesso il punteggio è abbastanza alto, comunque, e se la storia non mi ha colpito del tutto nelle prime battute è stato più che altro per i motivi "tecnici" (poi tanto tecnici non sono) di cui ho parlato in precedenza che per la storia in sé, che se fosse stata sviluppata in modo diverso in alcuni punti avrebbe potuto essere perfetta. Hai dimostrato una grandissima abilità nel descrivere gli stati d'animo di Claire, le sue crisi, la sua follia; inoltre, ho apprezzato molto le immagini macabre che hanno accompagnato il suo gesto di suicidarsi, come quella del garofano o dei petali e ‒ soprattutto ‒ quando Claire raccoglie un garofano e sente l'odore del sangue: mi è piaciuto molto come espediente per unire la visione e la realtà.
In conclusione, credo che questa storia abbia davvero delle potenzialità: revisionerei la parte iniziale, aggiungerei dei dettagli su Angelique, Stephanie e il padre e aggiusterei quegli errori qua e là, perché ne verrebbe un lavoro ancora migliore.
Totale: 56/65 |