Recensioni per
Le porte dell'Averno
di Northern Isa

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
09/12/15, ore 19:46

Sono venuta a curiosare nel tuo profilo, e ho scoperto che scrivi di questa serie - che ho amato visceralmente, così come i romanzi da cui è tratta.
Inoltre, sono sempre stata affascinata dall'ambiguo rapporto tra Abigail e i suoi due strani padri putativi, dunque la mia scelta è ricaduta su questo brano - che mi ha colpita anche per il bellissimo parallelismo tra Hannibal e il mito di Ade e Persephone.
Ho adorato i vari dettagli del mito che hai inserito nel racconto: la melagrana, che Abigail - come un tempo Persephone - mangia (e, come nel mito, senza aver chiaro se consapevolmente o meno) per restare nell'Averno, assieme al suo oscuro sposo.
Hannibal è fin troppo credibile nel suo ruolo di signore dei morti, come lo è Abigail come novella Persephone - fanciulla un tempo pervasa dalla primavera della giovinezza, e ora pronta per essere la sposa delle ombre.
Un parallelismo interessante, che mi ha colpita molto, bravissima.
Anche le caratterizzazioni dei due personaggi sono perfette: l'angoscia di Abigail di fronte alla realizzazione che tutti i suoi segreti sono ormai venuti alla luce, e la freddezza di Hannibal - tuttavia non priva di una strana forma di tenerezza - la tenerezza che un tempo aveva riservato a Mischa, di cui Abigail è soltanto un'altra incarnazione.
Ho apprezzato in particolare quando dici che Hannibal distrugge e corrompe - incapace di "onorare" - come Garret Jacob Hobbs; l'ho trovato molto calzante, perché Hannibal non ha questa forma di rispetto deviato, ma ce lo vedo bene, quantomeno, a provare a capire. Del resto, la sua curiosità professionale è ciò che lo spinge - tra le altre cose - ad uccidere esseri umani.
Ed infine, molto belle le descrizioni dell'autunno del Minnesota, che ho trovato piene di grazia e di forza visiva; mi hanno aiutata a entrare subito nel mood della storia, e nell'atmosfera decadente - e, del resto, è proprio in autunno che Persephone ridiscende tra le ombre.

Davvero un bel racconto, tornerò senz'altro a leggere gli altri!
Alla prossima

Recensore Junior
10/02/15, ore 11:28

Complimenti, mi è piaciuta molto, sei riuscita a dargli un tocco dark in più con le tue descrizioni. Mi è piaciuta sopratutto la prima parte. L'autunno del Minnesota è molto realistico e semplice da renderlo fenomenale. Però se mi permetti, vorrei darti un consiglio: quando dici che Abigail era una pedina nel gioco che stava compiendo suo padre, e che di conseguenza era la sua complice, prova a sottolineare meglio quello che provava mentre portava a casa le prede, così da renderlo ancora più realistico. Non che così non vada bene, è una OS stupenda, davvero, e merita tantissimo d'esser letta da ogni Fannibal.
Oltretutto, sono rimasta stupita dalla tua fantasia, considerare Hannibal il Signore dell'Averno, wow! Sono euforica, è una descrizione stupenda, anche perchè come hai detto tu, lui non distrugge, ma onora.
E qui ho ho finito, grazie per la tua magnifica OS,
Kyt.

Recensore Master
11/01/15, ore 23:52

Era così difficile da capire, così difficile. Era come un coltello piantato sotto lo sterno mentre una ferita che andava via via allargandosi respirava sangue.
Lo stile mi piace. Molto. E' minuzioso, ma non prolisso né sfiancante, e le immagini scorrono bene: non troppe, non troppo poche. L'autunno del Minnesota, Abigail che cammina ripensando a suo padre, a Will che capisce e a chiedersi quanto. Va subito al sodo. Certo che in lei c'è del timore, ma è molto pratica, razionale, mi è sempre sembrata meno spaventata di quanto chiunque altro sarebbe stato al suo posto.
Tanta e buona caratterizzazione, insomma; mi ha colpito Hannibal che annusa gli odori socchiudendo gli occhi, moto che compie anche nella serie. Mi sembrava di sentire la sigla di apertura. Pacato, valutativo, e l'introspezione si cela dietro il riferimento al dio della morte, all'Averno, visto che Lecter si crede superiore e capace del potere di vita e morte sugli esseri umani. No, Hannibal non ha potuto salvare Abigail in questa vita, ma ha tentato di regalargliene un'altra, anche se si è rivelato pur esso un fallimento. Il bisogno di Lecter di trovare dei suoi simili degni della sua amicizia e della sua stima e il bisogno ad esso correlato di fare esperimenti sui suoi "amici" per "mostrare loro chi sono realmente" (uniti al suo senso di responsabilità nei confronti della ragazza) lo ha condotto a darle un'altra possibilità...
La melagrana è il frutto di Persefone, sposa di Ade, che ha una seconda vita negli inferi dov'è prigioniera: sono spietata se ci vedo un minimo di het? Ok, contribuisce il mio amore per la Sindrome di Stoccolma letteraria e tutto il rapporto di dipendenza che ha lei con lui anche nella prima stagione... mi piacciono molto entrambi i personaggi e ho adorato le loro interazioni nella serie.
Mi ha colpito davvero tanto questa shot!

Recensore Veterano
11/01/15, ore 20:39

Hey, wow, my compliments to the writer! 
Seriamente, questa OS mi ha lasciato senza parole. La cura dei dettagli all'inizio è sorprendente piacevole, riesce a trasmettere quello che sta provando Abigail e coinvolge letteralmente il lettore. 
Mi è particolarmente piaciuto quando Abigail raccoglie l'asfodelo, il livello allegorico che hai nascosto e che va a svelare il finale... l'asfodelo, fiore associato alla morte ed a ciò che viene poco prima dell'inferno (come il titolo, d'altronde, rimanda tutto a quello), non posso nemmeno dire "guarda che con la neve ci stanno i crochi e i bucaneve" perchè quel fiore è più immateriale che reale, come un'allucinazione. 
Abigail è ben caratterizzata, si vede che è lei, mi è sembrata addirittura più umana del solito, come se la paura aprisse la porta e tutto il resto dei sentimenti si infilassero dentro. Ma soprattutto la paura di essere presa... 
Hannibal invece se ne stà lì tutto felice a manipolare gente come se fosse una cosa che fanno tutti, tutti i giorni. Il burattinaio della situazione, che non si preoccupa molto se will inghiottirà per sbaglio un'orecchia della sua cara Abigail, povera Abigail... Avrei sorriso un po' meno se fossi stata in lei, stava andando tra le braccia del diavolo e ne era cosciente. 
Come caratterizzazione complessiva, di entrambi i personaggi, te la sei cavata più che bene. 
In quanto alla storia, è delicata e scorrevole. Non posso far altro che riempirti di complimenti perchè non so se Thomas Harris avrebbe saputo fare di meglio. Complimenti acora. 

Mery