Recensioni per
Come Munch smarrė se stesso su un ponte
di Dew_Drop

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
15/03/15, ore 19:03

Storia prima classificata al contest Lontano da casa di 9dolina0

Sintassi, ortografia, punteggiatura
Sono davvero molto sorpresa dalla correttezza grammaticale e formale di questa storia. In un sito di fanfiction – e, dunque, creato appositamente per scrittori amatoriali – capita molto di rado di imbattersi in racconti in cui non siano presenti errori sintattici, ortografici o di punteggiatura.
La tua storia, oltretutto, non è nemmeno tanto breve. Ciò significa, in poche parole, che hai curato con estrema precisione la forma, che hai saputo gestire con destrezza la sintassi e che hai delle ottime conoscenze in materia di scrittura – conoscenze che hai sfruttato appieno per questa storia.
Non ho rilevato errori, dunque, se non un refuso che ti cito qui di seguito:

[…] più che dall’intenzione vere e propria di accogliere […]

Con estrema contentezza, ti do dunque il punteggio pieno.
Non vorrei sbagliare, ma credo che sia la prima volta in assoluto che mi capiti di fare una cosa del genere a un contest.
10/10

Appropriatezza lessicale e stile
Anche per quanto riguarda questo parametro mi trovo pienamente soddisfatta.
Il lessico è molto curato, mai banale, e presenta, pur nella relativa semplicità, una grande cognizione di causa nella scelta. Apprezzabile il ricorso alle figure retoriche, come, per esempio, similitudini e metafore. Stilisticamente parlando, ciò conferisce al tuo racconto qualcosa in più e rende le vicende narrate molto più accattivanti.
Ti cito una delle tante frasi che ho trovato particolarmente efficaci dal punto di vista stilistico:

Lei balbettò qualcosa in un disperato tentativo di articolare subito qualcosa in ungherese, ma a precederla fu un’imprecazione, un latrato che sfrecciò su per la rampa di scale come il rombo di un tuono.

L’immagine del latrato – evidentemente dei tipico dei cani e, dunque, delle bestie piuttosto che delle persone – unito al saettare di un tuono risulta, letterariamente parlando, molto evocativo. Essa rappresenta non solo la reazione, evidentemente esagerata, del padrone di casa, ma anche quella di Veronica che, spiazzata dalle urla dell’uomo, prende immediatamente in simpatia il ragazzo che subisce l’aggressione verbale.
Ma ad essere piacevole in questa storia non è soltanto l’utilizzo di questi escamotage narrativi: hai saputo bilanciare con estrema efficacia le parti narrative e quelle dialogate, creando un equilibrio tra le due che, molto spesso, non è semplice da raggiungere. Chiaramente, nei racconti dove prevalgono la descrizione e l’introspezione le menti dei personaggi vengono indagate molto meglio; ciò non toglie che, molto spesso, per capire appieno le scelte o la personalità del protagonista, occorra farlo interagire con altri personaggi. In molte storie si assiste all’esasperazione dei dialoghi: spesso sono troppo lunghi, mal costruiti e del tutto – o quasi – decontestualizzati; tu, però, hai saputo mantenere un certo equilibrio tra le parti, senza mai eccedere né verso l’introspezione, né verso i “botta e risposta”.
Per quanto riguarda il parametro appropriatezza lessicale e stile, infine, non posso non fare riferimento alle citazioni in ungherese che hai proposto. Non sono molte, è vero, ma reputo che, relativamente alla lunghezza della storia, siano più che sufficienti per avvertire quell’immersione nella terra straniera richiesta dal bando.
10/10

Trama: originalità e sviluppo
La tua storia parte in sordina, con la presentazione di una giovane donna in fuga dall’Italia per motivi poco chiari che si ritrova a bussare alla porta di casa di una vecchia – e defunta – zia. Le motivazioni che l’hanno spinta ad allontanarsi dal suo Paese non sono immediatamente note: inizialmente, si potrebbe pensare a un vezzo da parte di Veronica, al desiderio – comune a tanti giovani – di trovare la propria indipendenza e la propria libertà lontano dalla famiglia.
Le ragioni di Veronica vengono fuori solo in un secondo tempo, quando nella sua vita entra Jòzsef e la costringe in qualche modo ad aprirsi a lui. Il nebuloso passato del ragazzo, contraddistinto da una madre alcolizzata e da un padre un po’ troppo arrendevole, va a mescolarsi con quello turbolento della protagonista, che racconta, aprendosi senza vergogna, di essere stata abbandonata dal suo ex fidanzato sull’altare. Il rapporto che si instaura tra questi due personaggi corre sul filo dell’ambiguità: entrambi si cercano, stanno bene insieme, si aiutano a vicenda. I loro dialoghi sono intervallati da citazioni letterarie, digressioni artistiche e pause musicali. Diventano amici, poi coinquilini, infine compagni di viaggio.
Mai amanti, però; o forse sì.
Perché, in fondo, Veronica e Jòzsef stanno bene insieme – forse sono anche fatti l’uno per l’altra –; però sono due persone profondamente diverse, destinate, prima o poi, a percorrere strade parallele.

Perdemmo i contatti pian piano, come prima sfugge e poi svanisce il sapore dei sogni. Deve essersi trasferito, suppongo, perché qualche tempo fa l’ho chiamato a casa e mi ha risposto la voce di qualcuno che non conosco.

Ciò che mi è parso di cogliere in questa storia, e che credo possa anche fungere da morale, è che si può conservare un ottimo ricordo delle persone anche dopo che queste ultime sono uscite dalla nostra vita. Perché, è ovvio, ognuno è destinato a seguire un proprio percorso, che molto spesso non è lo stesso di chi vorremmo al nostro fianco; eppure, accettare di lasciar andare qualcuno, per quanto difficile possa sembrare di primo acchito, è sempre la scelta più saggia.
10/10

Caratterizzazione dei personaggi
Sia la protagonista che Jòzsef sono molto ben caratterizzati. Anche se non si sa proprio tutto di loro, le vicende che li riguardano sono raccontate in maniera abbastanza chiara e ciò contribuisce non poco a renderli molto realistici. Le difficoltà vissute da entrambi riescono solo in maniera molto marginale a frenare i loro propositi di andare avanti e di rifarsi una vita: che la loro sia una vera e propria fuga o semplicemente il desiderio di ricominciare da capo lontani da casa, ciò ha inizialmente un’importanza secondaria.
Veronica dichiara all’inizio di non voler viaggiare, ma semplicemente di voler trovare il suo posto a Budapest. La sua, effettivamente, pare proprio essere una fuga in piena regola e i motivi che la spingono a prendere una simile decisione sono anche piuttosto seri. La delusione e, soprattutto, l’umiliazione per essere stata abbandonata proprio il giorno delle nozze è senz’altro più grande di qualunque desiderio di voler restare con la propria famiglia. Ecco perché la ragazza scappa.
Il suo, a bene vedere, non si può considerare un semplice capriccio.
Jòzsef se ne accorge, coglie il suo disagio interiore, le sue difficoltà nel liberarsi completamente dell’Italia. Il discorso che le fa è a dir poco illuminante:

«Me l’hai fatta conoscere. Gesticoli spesso, e questo lo fanno gli italiani; ce l’hai a morte con qualsiasi governo, vedi corruzione ovunque, sbirci i menù per cercare pomodoro e aglio, in dispensa hai un’intera collezione di confetture, detesti i caffè serviti freddi, provi un’insensata antipatia per i francesi e per gli svizzeri, ti fermi davanti alle chiese e ai musei e ti chiedi perché in Italia l’arte non sia valorizzata come invece meriterebbe. Ho notato tutte queste cose. Hai imparato a spostarti e a portare con te qualcosa della tua identità. Sotto qualunque bandiera, sei destinata a non perderti.»

Veronica non si è liberata del suo passato lasciando l’Italia: ha semplicemente rimandato a un secondo tempo quei conti che avrebbe dovuto chiudere. Ecco perché la sua relazione con Jòzsef era destinata a finire ancor prima di cominciare: lui, nella sua sfrontatezza nei riguardi della vita, è riuscito comunque a cogliere il meglio che essa avesse da offrire. Non l’ha ripudiata, o, per lo meno, non gli è riuscito di farlo completamente. Il suggerimento di suo padre di abbandonare la propria casa si rivela un buco nell’acqua: il ragazzo ci prova, certo, e forse inizialmente è anche convinto che sia la scelta migliore; ma, alla fine, torna sui suoi passi.
Da quel momento, il rapporto con Veronica inizia ad affievolirsi. Tra loro non accade nulla di traumatico, come discussioni o litigi; semplicemente: non sono fatti per stare insieme.
Tutto ciò dal tuo racconto si evince in maniera perfetta: la caratterizzazione di entrambi i personaggi è decisamente buona e il loro interagire aiuta senz’altro il lettore a comprenderne meglio la personalità.
Magari, qualche parolina in più sul passato del ragazzo l’avrei spesa volentieri – lo ammetto: è un personaggio talmente interessante che meritava un approfondimento maggiore –; ma, al di là di questo, hai fatto un lavoro davvero ottimo.
9,5/10

Ambientazione
Hai giustificato bene nelle note dell’autore la scelta di ambientare la storia in Ungheria. Hai anche ammesso candidamente di non esserci mai stata.
Questo, in realtà, ti rende assolutamente onore. Hai preferito ambientare la tua storia in un luogo sconosciuto ma che ti ispirava, piuttosto che in uno che magari conoscevi ma che non ti avrebbe detto assolutamente niente.
Trovo che il tuo personaggio, comunque, sia stato trapiantato molto bene nella città ospitante. Hai posto l’accento più di una volta sulle oggettive difficoltà linguistiche della protagonista e hai inserito qua e là qualche dettaglio su Budapest, colto ovviamente da alcuni siti di viaggi. Tutto ciò denota senz’altro una cura certosina per realizzare questa storia.
Anche Quando le vicende si spostano a Sopron, il legame tra i personaggi e l’ambiente rimane solido e realistico. Non hai usato le due città come semplici nomi impiegati per riempire il testo: hai anche dato loro un’anima, un ruolo fondamentale all’interno della storia. Il Danubio, la musica, il valzer sono solo alcuni degli aspetti della cultura ungherese (e austriaca); Sopron, al confine con l’Austria, abbraccia delle tradizioni spesso legate a Vienna. Tutto ciò è ben palpabile tra le righe del tuo racconto e questo è senz’altro un altro grande merito della storia.
9/10

Gradimento personale
Ho trovato questa storia completa sotto tutti i punti di vista: è ben scritta, stilisticamente all’altezza delle mie aspettative, romantica, sentimentale, narrata con leggerezza ma anche con tanta cognizione di causa. Porta il lettore a riflettere, lo fa immergere in un mondo nuovo e difficile, gli fa capire quanto spesso la fuga non sia la soluzione ai propri problemi.
Il tutto, ovviamente, contornato da delle splendide citazioni/allusioni artistico-letterarie. La tua storia mi ha portato una ventata di benessere, esattamente ciò che cercavo quando ho indetto questo contest.
La parte che ho apprezzato di più, e in cui mi sono anche rivista, è quella in cui Jòzsef fa notare a Veronica che anche lei ha le caratteristiche e gli atteggiamenti dell’italiano medio. Vivo all’estero, precisamente al confine tra la Francia e la Svizzera e, ahimé, non ho potuto non constatare quanto fosse vera questa frase: provi un’insensata antipatia per i francesi e per gli svizzeri. Mi ci sono rivista perché, lo ammetto, qualche pregiudizio l’ho sempre avuto pure io e, tra l’altro, in modo del tutto immotivato. Poi sono arrivata qui, dove vivo ora, e nel giro di un paio di mesi ho capito che questo atteggiamento di antipatia verso i nostri cugini d’oltralpe è tutto italiano e che non è reciproco. Ho capito anche che i francesi e gli svizzeri mi stanno simpatici. E, infine, ho scoperto che pure loro hanno qualche innocente pregiudizio sull’Italia. Insomma, ciò che dici tu è vero: ogni persona si porta dentro un po’ del popolo che rappresenta e lo fa senza nemmeno rendersene conto. Poi, quando entra in una realtà nuova, capisce che tante cose che dava per scontate prima, magari non stanno proprio nei medesimi termini; però, il suo modo di essere e di rapportarsi agli altri rimarrà comunque tipicamente suo.
La tua storia rappresenta una bella lezione di vita e il primo posto è meritato in pieno.
Tot: 48,5/10

Recensore Master
21/02/15, ore 19:16

Davvero una bella storia. Sono rimasta davvero affascinata sin da subito dal parallelo tra Ungaretti e Munch, così ho divorato tutto il racconto.
Sinceramente non ho la fortuna di viaggiare molto (se non con la fantasia), ma lo spaccato di ungheria che hai descritto mi è piaciuto molto. Credo che tu abbia reso l'atmosfera, facendo immergere me (e qualunque lettore) a pieno nelle circostanze.
L'idea, poi, di raccontare una storia di amicizia che non sfocia necessariamente in amore (nonostante il bacio) la trovo ottima. Un antidoto a determinati clichè...
Ho provato, inoltre, un istintivo senso di appartenenza di fronte alle piccole fisse da italiani, che caratterizzano abbastanza bene la protagonista, incastrandosi in maniera bizzarra ma armoniosa con la sua indole da viaggiatrice.
Questa storia meritava veramente più di due parole di recensione, per la correttezza, lo stile, l'originalità, ecc... sfortunatamente non sono granchè come recensitrice, per cui mi limito a dei sinceri complimenti.
Saluti
IMma
PS In bocca al lupo per il contest.

Recensore Veterano
20/02/15, ore 14:04

Incomincio col dire che adoro l'ambientazione ungherese. E che insomma, leggendo -molto- di quello che scrivi posso affermare che questa sia una perla ben lavorata.
L'Ungheria si è sentita, ho adorato alla follia i due protagonisti (ma alla fine per Jòzsef ti sei ispirata a qualcuno che conosci per davvero?) e soprattutto l'evoluzione del loro rapporto: le storie d'amore sono scontate, le amicizie che ti cambiano la vita no. 
Riguardo Jòzsef, ti domando circa la fonte d'ispirazione perché alla fine hai scritto che la protagonista non si chiama Veronica... ciò mi ha fatto pensare ehehehe :)
E' farina del tuo sacco, si riconosce la tua impronta ed è -meravigliosa- Inoltre è una lettura che ispira a noi italiani un senso di "amore" verso la nostra terra, benché flagellata da mille e mille problemi. Perché anche dall'altra parte del mondo sentiremmo la mancanza della pasta col pomodoro, sissignori, nessuno potrebbe affermare il contrario :') 
Nota di merito anche alle citazioni letterarie ed artistiche, c'è dietro proprio un bel lavoro!

Complimentissimi <3