Recensioni per
L'insicurezza di una vita intera
di Mirty_92

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/03/15, ore 18:03

Bellissima, non ci sono parole. Remus è un personaggio davvero molto interessante, e tu sei davvero stata bravissima a descrivere tutto ciò che prova.
Hai ripercorso la tutta la sua vita, spiegando come la sua insicurezza sia prima stata scalfita da James e Sirius, per poi tornare su di lui alla loro morte. Ma ancora di più, quando Tonks si dichiara a lui non sa proprio cosa fare.
Mi è piaciuta molto l'idea della corazza di insicurezza, cioè la debolezza di Remus, e sei stata molto brava e coinvolgente! ;)
Complimenti :D
HP_dream^^

Recensore Master
16/03/15, ore 19:09

Quinta classificata al contest "I mille volti dell'insicurezza"

Stile e lessico: 9/15
La grammatica del testo, salvo alcune sviste isolate che ti riporterò, presenta un problema relativo ai tempi verbali. La tua storia si compone di due tempi: un presente del racconto (espresso al presente) e un passato del racconto (che è ciò che il protagonista ricorda e che è espresso, e va espresso, al passato). Il problema è che in diversi casi hai utilizzato il presente anziché il passato; ti riporterò alcuni casi a titolo d’esempio e, in generale, ti consiglio una rilettura della storia con particolare attenzione al passaggio da descrizione del presente a riferimento al passato.
Ti riporto prima le sviste isolate e ti segnalo, senza riportarti esempi, che manca lo spazio tra alcune parole (credo sia un problema di formattazione francamente, ma per scrupolo lo faccio presente e ti invito a una rilettura veloce della storia pubblicata, mi dispiacerebbe fossero presenti anche lì queste piccole sviste!).

    • Quel sentimento l’hai indossato” e “che quelno non lo diresti”: qui va inserita una virgola dopo “sentimento” e dopo “no”, perché rispettivamente “lo” di “l’hai” e di “lo diresti” sottintende e riprende “Quel sentimento” e “quel no”; di conseguenza la pausa è necessaria onde evitare una ripetizione scorretta del complemento (per quanto riguarda la seconda espressione, una virgola va inserita anche dopo “che”).
    • Le ferite si sono rimarginate, la pelle è guarita ma la tua vita” e “solo per proteggerla ma anche”: in questi due particolari casi è necessaria la virgola prima di “ma” perché nelle due espressioni è inteso proprio in senso avversativo.
    • L’ammissione ti pareva impossibile e senza alcuna soluzione”: questa frase, purtroppo, manca di senso logico, leggendola vien da chiedersi come possa “un’ammissione” essere “senza alcuna soluzione”, o in che modo tu abbia inteso questa espressione. Ti invito a chiarirne il senso o trovare un sinonimo per “ammissione” che sia più coerente al contesto della frase.
    • E fino alla tua giovinezza, ti erano”: qui va inserita una virgola dopo la “E”, perché “fino alla tua giovinezza” è un inciso.
    • mentre una rabbia che non pensavi di avere in te, ti scuote”: anche qui c’è da inserire una virgola dopo “rabbia”, sia perché ciò che segue è un inciso e sia perché “rabbia” è il soggetto di “scuote” e se non crei l’inciso e lasci solo la virgola dopo “te”, separi il soggetto dal verbo.
Passo ai verbi ora, ti riporto un solo esempio per spiegarti la questione.
    • come se, anche da bambino qual eri, in pieno giorno, avessi potuto, all’improvviso, trasformarti nell’essere mostruoso che sei diventato. Allora ti sei chiuso in te stesso e hai lasciato che l’insicurezza” e “Ma un giorno qualcosa è cambiato: Silente è diventato preside e tu sei stato ammesso a Hogwarts contro ogni possibile previsione. Un sorriso amaro ti incurva appena le labbra sottili e smunte”: ho preso ad esempio due espressioni che riassumo un po’ tutto ciò che ho da dirti a riguardo. I tempi verbali evidenziati in grassetto sono errati. Partendo dalla prima frase, il tuo protagonista in quel momento sta facendo un tuffo nel passato e ci troviamo, quindi, nel “passato del racconto”; è dunque giusto l’imperfetto per “bambino qual eri” – perché Remus è un adulto ormai – e per lo stesso motivo è errato il presente in “sei diventato” e “ti sei chiuso”: siamo ancora nel passato del racconto, e il lettore lo comprende appieno quando scrivi che, grazie all’amicizia, il personaggio è riuscito a superare in parte questa negatività; di conseguenza, i tempi corretti sono “che eri diventato”, “ti chiudesti” e “lasciasti”. Passando alla seconda frase, anche qui c’è lo stesso problema, vale a dire confusione tra presente e passato del racconto: “è cambiato” va cambiato in “cambiò” perché “un giorno” indica un tempo che si configura come passato; per lo stesso criterio, il presente è errato anche negli altri verbi segnati in grassetto, mentre è corretto in “ti incurva”, perché le labbra del protagonista si incurvano “ora”, “dell’adesso del racconto”. In mancanza di una buona gestione dei tempi verbali, i piani presente e passato si sovrappongono e si genera confusione, oltre ovviamente alla questione grammaticale. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di rileggere la storia facendo attenzione a narrare al passato ciò che è passato (perdona la ripetizione!) e al presente ciò che è, appunto, presente.
Passando allo stile, hai scelto un tipo di impostazione particolare, perché hai utilizzato la seconda persona e il presente per calare il lettore in questo viaggio introspettivo e, al contempo, hai lavorato anche sulla narrazione vera e propria, descrivendo – seppur sempre in modo intimistico – il passato del tuo protagonista. L’ho trovata una struttura di difficile gestione, ma che hai saputo giostrare abbastanza bene: i vari momenti sono strutturati in modo tale da differenziarsi e al contempo unirsi in una tela narrativa compatta, che avvolge il lettore senza destabilizzarlo, l’elemento che ha tradito questo equilibrio è stata la gestione dei tempi verbali di cui ti ho parlato in precedenza, che rischia purtroppo di generare confusione tra il “presente del racconto” e il “passato del racconto”, rischiando in taluni momenti – come quando si arriva a narrare di Silente e Hogwarts – di far dimenticare al lettore che Remus nel presente è adulto e seduto a un tavolo a bere. A tal proposito, ti riporto un caso che non ho citato nella voce precedente perché è solo un consiglio:
    • Un’ombra scura si fa largo sul tuo volto e il tuo mezzo sorriso diventa quasi una smorfia di stizza quando pensi a lei”: siccome qui torni a parlare dello stato attuale di Remus dopo una digressione che ha preso tutta la parte centrale della storia, ti consiglio di ricordare al lettore che sei tornata al punto di inizio, sostituendo “quando pensi a lei” con “quando torni a pensare a lei” o simili; ti consiglio una qualsiasi espressione che espliciti il fatto che i pensieri del protagonista tornano al punto di partenza, così da avvisare il lettore che i ricordi sono terminati.
Quanto ai periodi, invece, sono tutti abbastanza lunghi, ma ben formulati e caratterizzati da una sintassi chiara e non eccessivamente articolata; particolare il poco uso della virgola o di altra punteggiatura diversa dal punto fermo, quasi tutte le tue frasi sono prive di punteggiatura interna; è una scelta rischiosa, ma nel complesso hai saputo gestirla e il testo, difatti, non appare di difficile lettura, né si ha la sensazione di arrivare senza fiato al punto fermo. Nonostante questa scelta, c’è una frase in cui la punteggiatura abbonda e, a mio avviso, eccede:
    • come se, anche da bambino qual eri, in pieno giorno, avessi potuto, all’improvviso, trasformarti”: inserisci cinque virgole in uno spazio minimo, tanto che la lettura è “a singhiozzo”, il lettore è infatti costretto a fare una pausa quasi ad ogni parola. Questo non solo disturba la fluidità del testo, ma rischia anche di distrarre il lettore dal significato della frase. Ti consiglio di eliminare le virgole che racchiudono “in pieno giorno”, magari spostando quest’ultima espressione dopo “avessi potuto”; la frase, se letta a voce alta, risulterà più fluida.
Qui c’è invece il problema opposto, la punteggiatura assente crea dei problemi:
    • Ignaro però di quanto poco riuscirai a perseverare nella tua presa di posizione che verrà infranta e spazzata via come un vecchio specchio di fronte alla caparbietà di quella ragazza che farà crollare per sempre la tua austera armatura di insicurezza”: questo periodo andrebbe riformulato. È prima di tutto lungo e privo di pause, letto a voce alta toglie il fiato. In secondo luogo, è un po’ nebuloso il modo in cui hai espresso un concetto in fin dei conti semplice: Remus ignora che la sua decisione dovrà fare i conti con la testardaggine di Tonks. La nebulosità è dovuta all’aver costruito un periodo senza pause, lungo e in alcuni punti macchinoso perché vi sono termini ridondanti. Ad esempio, il “però” è sottinteso dall’intera espressione e può dunque essere omesso. Allo stesso modo, “infranta e spazzata via come un vecchio specchio” è macchinosa, eccede, ci sono troppe informazioni che distolgono l’attenzione – a causa anche l’assenza di punteggiatura, che crea a primo impatto un errore di interpretazione: “di fronte alla caparbietà” sembra legato a “un vecchio specchio” quando invece è legato a “presa di posizione”. Non vado oltre perché il mio scopo non è “correggerti” o altro, ma solo esporti la mia perplessità e sperare di chiarirti perché trovo questo periodo non formulato in modo ottimale. È un peccato, anche perché è la frase di chiusura e dovrebbe essere forte, diretta e d’impatto.
Ti riporto, in ultimo, un’espressione isolata in cui ho riscontrato dei problemi:
    • Il tuo sorriso, stentato sì, ma pur sempre un inconfondibile taglio all’insù che ha arcuato la tua bocca, ha un nome”: in questa espressione c’è una sorta di “virtuosismo” – passami il termine, anche se è forse poco adatto – che sembra essere lì solo per “abbellire” ed è “stentato sì, ma pur sempre un inconfondibile taglio all’insù che ha arcuato la tua bocca”. Questo inciso appesantisce il periodo per due motivi: il primo è che ribadisce qualcosa che è già chiaro (ossia che il personaggio sta sorridendo), il secondo è che è eccessivamente lungo e rischia di confondere circa il senso della frase, ad esempio la parola “inconfondibile” potrebbe essere tranquillamente omessa. Ti consiglio di snellire l’espressione, perché non aggiunge nulla al senso dell’insieme e rischia di distrarre il lettore.
Il lessico trovo appartenga a un registro medio-alto, è vario e molto adatto a ciò che racconti. Vi è una ricercatezza lessicale lodevole nel tuo racconto, mi è parso che tu abbia voluto trovare per ogni situazione i termini più adatti ad evocare vivide immagini nella mente dei lettori. Le ripetizioni, salvo qualche sporadico caso che ti riporterò, sono assenti. Le uniche situazioni in cui ho trovato debole la scelta lessicale sono le seguenti:
    • mente innocente come la tua poteva scambiare per semplici ed innocue” e “cercano di non darlo a vedere”: riporto insieme le due frasi perché il discorso è lo stesso. Le parole evidenziate in grassetto abbassano il registro linguistico, essendo vicino al linguaggio parlato. Dire “scambiare per” e “non darlo a vedere” evoca infatti un discorso diretto. Ti suggerisco alternative più coerenti al registro della tua storia, ad esempio “confondere con” e “di non mostrarlo” o simili.
    • temono e provano tristezza per te, per la tua drammatica condizione. Tutti un po’ provano questi”: qui c’è un caso di ripetizione; “provano” è inserito due volte a pochissima distanza e la ripetizione, in questo particolare caso, non dà enfasi maggiore al concetto, per cui ti consiglio di trovare un sinonimo.
    • Un’ombra scura si fa largo sul tuo volto e il tuo mezzo sorriso diventa quasi una smorfia di stizza quando pensi a lei, a quella sconsiderata ragazza che ha quasi la metà dei tuoi anni ma che pare l’unica che […] Invece pare che non sia così”: ho tagliato qualche riga per concentrarmi su ciò che mi interessa! La prima ripetizione che salta all’occhio è quella di “quasi” e vale lo stesso discorso fatto in precedenza. Quanto a “pare”, invece, il termine si ripete a una distanza maggiore, ma la ripetizione risulta comunque evidente sia perché il verbo è coniugato allo stesso modo, sia perché appartiene a un registro meno ricercato; difatti, “pare” rispetto a sinonimi quali “appare” o “sembra” è più vicino a un lessico colloquiale e quindi “stona” nel contesto lessicale del tuo racconto.
Dopo questo lungo e spero esauriente discorso, concludo dicendo che lo stile è buono e che la seconda persona narrante è gestita bene, è difatti presente quell’empatia tra narratore, personaggio e lettore che consente a quest’ultimo di vivere i tormenti del protagonista. Anche il lessico, come detto, è lodevole, presenta solo piccole debolezze nei punti indicati. Il vero problema di questa storia sono stati i tempi verbali, temo tu sia caduta in errore a causa della particolare struttura della storia, che si snoda tra presente e passato. La sintesi dei pro e contro evidenziati mi ha convinta ad assegnarti 9/15 in questa voce.

Titolo: 3.5/5
Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 3.5/5 è che il titolo è sin troppo generico. “Le insicurezze di una vita” può voler dire tutto e nulla, perché non dà informazioni specifiche sulla storia, non c’è in questo titolo un tratto particolare o originale che possa spingere un lettore a incuriosirsi e scegliere il tuo racconto tra tanti altri. D’altra parte, ed è il motivo per cui il punteggio non è inferiore a quello assegnato, è in parte coerente al contenuto della tua storia e cita al suo interno uno dei temi su cui fonda la trama, vale a dire l’insicurezza del protagonista. Mi è dispiaciuto non assegnarti di più, ma trovo il titolo davvero troppo vago, in più non racchiude del tutto la trama del racconto, che ruota sì attorno all’insicurezza, ma anche e soprattutto alla condizione di lupo mannaro e di paura, ma di questo ne parlerò nel punto seguente.

Trattazione del tema “insicurezza”: 6/10
Premetto che ho riletto la tua storia diverse volte per valutare questo parametro, perché sono stata molto indecisa. Tu citi in maniera esplicita il tema del concorso, sia nelle varie descrizioni, che nel finale, eppure il tema insicurezza resta sullo sfondo, come un qualcosa che c’è ma che non è stato sfruttato al meglio, che non si è espresso del tutto.
L’analisi che fai del protagonista è molto razionale, lo stesso protagonista – attraverso le tue parole – analizza se stesso in modo lucido: quando allude al passato e quindi al morso di Greyback e alle sue conseguenze, ciò che si evince davvero non è insicurezza, ma rabbia e sconforto, entrambe indirizzate alla sorte tiranna, a se stesso e persino a chi gli è intorno. Quando la trama verte sul rapporto tra Remus e gli amici, scrivi che questi sono riusciti a scalfire la corazza di insicurezza, ma ciò che si evince dal testo – dunque dalle tue descrizioni – è più che altro una corazza di solitudine e di paura: paura di esser condannato alla solitudine, paura di essere un mostro. Le medesime sensazioni si intravedono anche quando racconti della morte di James e Sirius e del tradimento di Peter: tu parli dell’armatura di insicurezza che torna a strozzarlo, ma ciò che mostri sono le catene della solitudine e della paura a essa legata, della rabbia generata dal tradimento. Anche nell’alludere a Tonks paura e solitudine sono le sensazioni più forti: Remus, perché teme e odia la solitudine, vorrebbe vivere la storia d’amore con Tonks, ma ha paura di poterle far del male, delle conseguenze del renderla la donna di un emarginato. Tu scrivi “sei insicuro”, ma in realtà ciò che si evince è che è terrorizzato e al contempo convinto che la propria condizione non possa fuggire all’odiata solitudine.
Non ti ho assegnato un punteggio inferiore a 6/10 perché, nonostante il discorso appena fatto, disseminato tra una riga e l’altra, il tema del contest è presente: è presente quando parli di sguardi malevoli che lui percepisce su di sé, quando insisti sulla paura di non essere accettato – una paura che, in fondo, è anche figlia dell’insicurezza – e perché la paura e la solitudine di cui ti ho parlato in precedenza generano nel tuo Remus un’insicurezza nell’affrontare la vita, e questo emerge in modo abbastanza chiaro. Non ho potuto assegnarti un punteggio maggiore perché il tema del contest non è centrale, è piuttosto lasciato sullo sfondo, mentre in bella mostra vi sono altre sensazioni ed emozioni.

Caratterizzazione e IC personaggi: 9/10
Protagonista indiscusso della tua storia è Remus, ma hai inserito anche diversi personaggi secondari, tutti descritti attraverso gli occhi del protagonista. Sei stata molto brava nelle caratterizzazione di queste figure di contorno, perché con poche citazioni sei riuscita a renderle vivide nella mente del lettore!
I tre Malandrini citati sono descritti con poche ed efficaci parole: emergono la vivacità, la lealtà e la brillante intelligenze di Sirius e James, che permette loro di scoprire il segreto di Remus e di non cadere vittime del pregiudizio; emerge, allo stesso modo, la slealtà omicida di Peter, che distrugge equilibri, vite, stravolgendo il futuro di Remus; di Tonks emergono coraggio, amore e la forza d’animo di chi riesce a essere al di sopra dei pregiudizi, proprio come James e Sirius; citi anche i membri dell’Ordine e delle “persone” in generale, tutti elementi volti a caratterizzare benissimo la società bigotta che schiavizza e condiziona il tuo protagonista; in ultimo, c’è Silente, figura chiave nell’evoluzione del personaggio, citato di sfuggita e anch’egli coerente alla sua “comparsa” nei libri.
Passando a Remus, trovo che tu l’abbia caratterizzato benissimo, riuscendo a toccare diversi momenti della sua vita e mettendo in evidenza la voglia di vivere come tutti gli altri e la paura di non poterlo fare; hai bene evidenziato l’avversione verso la propria condizione di lupo mannaro e, al contempo, le pulsioni umane che lo spingono, contro la razionalità, tra le braccia della donna amata. È un uomo segnato il tuo Remus, esattamente come la controparte cartacea. Unico elemento nebuloso della caratterizzazione, che mi ha portata al 9/10, è il Remus protagonista dell’ultima parte del racconto. Nella conclusione, si passa in modo brusco dai ricordi a Tonks, e lì, nel giro di poche righe, il lettore legge di Remus che in un sorso di alcool prende la sua decisione riguardo a Tonks e che questa stessa decisione verrà poi contraddetta; ecco, siccome io devo valutare la caratterizzazione del personaggio nella tua storia, sono costretta a porre in evidenza una mancanza in questa sequenza: sfugge per quale motivo Remus non riuscirà a tener fede al proposito, dopotutto il Remus da te descritto è sì tormentato, ma è anche molto testardo e fermo sulle proprie convinzioni, appare come un uomo che sa la differenza tra ciò che vuole avere e ciò che può avere. Il passaggio finale trovo sia stato un po’ frettoloso, soprattutto se paragonato al resto della storia, dove l’analisi introspettiva del protagonista è forte. Quanto appena detto è l’unico dettaglio che ho trovato carente nella caratterizzazione, per il resto è tutto perfetto e difatti la penalità è minima!

Recensore Master
24/02/15, ore 14:27

Ciao ^^
Noi siamo colleghe di Contest e anche di personaggio scelto :-)
Mi è piaciuta la tua storia, molto introspettiva, e hai ripercorso tutta la vita di Remus fino a che non ha capito che Tonks era innamorata di lui. Mi chiedo davvero cosa potesse capire, a soli cinque anni, di ciò che pensava la gente di lui. Era davvero piccolissimo ma molto sensibile e i bambini non sono stupidi. Sicuramente l'amicizia con i Malandrini ha dato una bella scossa alla sua autostima, non solo aveva degli amici, ma gli amici più popolari della scuola, però anche lì c'era un rapporto sbilanciato, perché Remus si sentiva costretto a venire a patti con la sua coscienza per non perderli, aveva comunque paura. E poi è arrivata Tonks, e beh, essendo lui ormai un adulto, non voleva ridurla nelle sue stesse condizioni, sposandolo. Direi che l'insicurezza di Remus trapela abbastanza bene dalla tua storia, sei stata brava :-)
ciao ciao
Fri

Recensore Junior
24/02/15, ore 11:46

Ciao, anch'io partecipo a questo contest e quindi ero molto curiosa di leggere le altre storie in concorso. Trovo che Remus sia il personaggio giusto per questo tema: insicuro dall'inizio, fin quasi alla fine. Mi è pisciuta l'idea della corazza: spesso gli insicuri costruiscono delle barriere per proteggersi dagli altri o da quello che gli accade intorno. Anche la scelta del bicchiere di Wiscky mi sembra azzeccata.
Mi sarebbe piaciuto leggere anche la parte della dichiarazione di Dora, ma forse ti avrebbe un po' allontanata dal tema.
Complimenti quindi per la tua storia.

Recensore Master
23/02/15, ore 09:28

Ciao!!

Voglio premettere che io adoro Remus e anche io ero molto tentata di utilizzare lui come personaggio per il contest!
Quindi non potevo non correre a leggere :)
Trovo sia stata una scelta molto azzeccata.

Ma veniamo alla storia!
Ho apprezzato molto l'uso della seconda persona, che secondo me si presta bene all'introspezione, anche se non ho amato il fatto che ad un certo punto rivolga una domanda a se stesso.
Mi è piaciuto questo viaggio attraverso i ricordi di Remus, che inizia e finisce in un bicchiere d'alcol. Credo riesca a cogliere i punti salienti delle insicurezze di Remus e delle occasioni che lo hanno fatto sentire più sicuro. Manca solo il suo diventare padre, che avviene chiaramente dopo questo momento, quindi giusto così. Avresti potuto scegliere la notte dopo essersi offerto di accompagnare Harry ed essersi preso la sua strigliata, ma forse alla fine sarebbero state troppe cose.

Ci sono alcune cose che non mi hanno entusiasmata, tipo:

"Eri solo un bambino ma certi atteggiamenti e pregiudizi erano così evidenti che neppure una mente innocente come la tua poteva scambiare per semplici ed innocue ritrosie." Questa frase mi torna poco. Cioè, la traduco come "i commenti che gli facevano erano così cattivi che neanche a lui, così buono e ingenuo, poteva sfuggire", mentre io credo che, proprio a causa della sua insicurezza, oltre che della sua sensibilità, col cavolo che gli potesse sfuggire anche la minima traccia di cattiveria/pregiudizio/paura nei suoi confronti! Anzi, semmai il rischio era proprio che vedesse pregiudizi pure dove non ce n'erano (cioè, anche in chi non sapeva della sua natura... Immagino vivesse nel terrore di essere scoperto e che ad ogni frase che potesse sembrare insinuare qualcosa sulla sua natura gli si accendesse un campanello di allarme)

Sul tema insicurezza in sé, credo tu lo abbia centrato, però al tempo stesso un po' forzato: ad esempio, avrei evitato quelle frasi finali "Sei insicuro. Troppo", che sembrano messe lì proprio per ricordare che si parla di insicurezza, in un modo che risulta un pochino artificiale, a mio avviso.

L'idea della "corazza" di insicurezza è certamente interessante, visto l'antitesi tra le due cose, ed è anche portata avanti bene lungo il corso della storia. Però, non so, a tratti anche questa mi è sembrata un pochino una forzatura...

Nel complesso, comunque, è un'interessante viaggio nei pensieri del mio caro Remus :)

A presto,
Isidar^^

Recensore Master
22/02/15, ore 18:56

Lupin é il mio personaggio preferito e credo che questa sia la storia che piú si avvicina a rendere l'idea del cuore di quest'uomo cosí dolce altruista coraggioso e sfortunato a cui sembra essere stata negata ogni possibilità di essere felice da un morso di un essere ignobile ma che per fortuna incontra sulla sua strada degli amici straordinari e una donna splendida... Certo l'amore fa sempre paura aprirsi e donarsi agli altri può spaventare ancor di piú per un animo cosí ferito nel profondo.... Mi é piaciuta moltissimo tutta la descrizione dei suoi pensieri e la voglia di proteggere Tonks da lui descritta benissimo nel racconto... Tantissimi complimenti.