Quinta classificata al contest “Academy Emotions”: Pien de frezze ‘l dio d’Amor, Rota 23
Grammatica e sintassi: 9,2/10.
“Un cono di luce illumina il poso spazio...”
Errore di battitura. (-0,1)
“...e se Calle della Madonetta gli offre la vista della vetrina scura di una boutique chiusa, poco più avanti...”
Hai chiuso un inciso dopo “boutique chiusa”, quindi dovresti aprirlo tra le parole che ti ho sottolineato. (-0,05)
“...dal rumore esatto di una gondola in arrivo: a quell'ora gli pare strana...”
Non sono sicura che qui vadano i due punti. È vero che il rumore della gondola è correlato alla presenza di qualcuno, ma credo che il perno della questione sia la stranezza della presenza di qualcuno, e vista in questo modo i due punti non c’entrano. (-0,05)
“...e la compagnia come la solitudine lo accompagnano spesso...”
Compagnia/accompagnano è una sorta di ripetizione, poiché la radice della parola è la stessa. (-0,15)
“Appoggia il tono in precedenza preso...”
Errore di battitura. (-0,1)
“...verso la finestra di vetro che ha accanto a sé...”
Non è una vera e propria ripetizione, ma un paio di righe più su usi l’espressione “attorno a sé” e quest’altra, così simile, crea una certa eco che disturba un po’. (-0,15)
“...della vetro della finestra.”
Errore di battitura. (-0,1)
“Oh, no signore.”
Manca la virgola prima del vocativo “signore”. (-0,05)
Inoltre – se non sbaglio te l’ho già detto qualche altra volta, ma non ne sono sicura: il trattino andrebbe medio (–), non breve (-), e ci vorrebbe anche lo spazio prima della parola. (-0,05)
Stile e lessico: 9,5/10.
Questo stile è forse un po’ diverso da quello che usi di solito, probabilmente anche in relazione al tipo di storia che hai raccontato (anch’essa molto particolare e senza dubbio diversa da tutte le altre che mi hai proposto nel tempo), e l’ho trovato molto adatto al contesto onirico e surreale. C’è una grande abbondanza di aggettivi, di dettagli, e spesso le descrizioni esulano dalla pura... descrizione (scusa la pessima frase), nel senso che usi paragoni molto strani, ti perdi in elucubrazioni varie, quasi filosofiche, e lasci il lettore un po’ interdetto. Non dico che sia una cosa negativa – anche se a tratti può risultare pesante – ma dai un senso di disorientamento che si collega molto bene al contesto e all’atmosfera surreale. Non so se sia voluto, o se ti sia semplicemente lasciata prendere la mano da Venezia, ma ha un’impronta molto marcata e caratteristica. L’unica pecca è, appunto, che a tratti può appesantire la narrazione.
Anche a livello di lessico sono rimasta sorpresa, perché, se è vero che hai sempre mostrato un ampio vocabolario, stavolta sei andata oltre. Credo si possa proprio dire che hai giocato con le parole, hai voluto quasi strafare. L’abbondanza di aggettivi si nota molto e capita a volte di pensare “ma questo cosa c’entra?” e invece poi, alla fine del periodo, è come se si chiudesse un cerchio e le espressioni poco chiare si dipanano con una semplicità che quasi imbarazza (nel senso che ci si chiede per quale motivo non fosse chiaro prima). È... molto bello e affascinante. E surreale.
Ho giusto un neo da farti notare, più a livello stilistico che lessicale, ma è davvero una bazzecola. Tuttavia, le ho fatte notare a tutti ed è mia abitudine elencare tutti i difetti che riesco a trovare (sarà per quello che ci metto così tanto), per cui eccola:
“... poco più avanti c'è la serranda abbassata della panetteria che tanto gli piace, capace di evocargli precisi ricordi.”
C’è solo una cosa che non mi è chiara: è la serranda che gli evoca precisi ricordi o la panetteria? Cioè, è probabilmente ovvio che si tratti della panetteria, ma la frase scritta in questo modo mi trae in inganno e te lo volevo far presente.
Originalità: 5/5.
Penso che, al di là della storia, il fatto che tu, pur vivendo in città, abbia scritto la storia con la cartina davanti sia la prova lampante del fatto che hai scritto qualcosa di ostico e intricato e molto originale. Venezia è imprevedibile, ci sono stata qualche volta e mai mi è sembrata uguale alla volta precedente, per cui se si sa come prenderla è quasi scontato che l’originalità sprizzi da tutti i pori. Nel senso che può anche essere molto banale se si vuole scrivere una storia romantica e melensa, ma per fortuna non è il tuo caso.
Ci ho messo un po’ a capire dove volessi andare a parare, e ancora non sono convinta di averlo capito. Ma quest’idea della gondola, e dei libri, e dello scopo di tutto ciò mi ha affascinata immensamente. L’atmosfera onirica ha forse aiutato a rendere impalpabile e assolutamente non catalogabile ciò che accade in queste pagine, ma credo che dipenda anche dal tuo talento – anzi, ne sono più che convinta.
Il protagonista è una persona normale, fino a quando il lettore non scopre che è un’anima affine alla sua (forse è questo il punto?). Sembriamo tutti normali fino a quando non saliamo su una gondola del genere, ed è allora che si palesa la distinzione tra chi non vive di solo pane e chi, come l’Indeciso, invece sì.
In conclusione: potrei passare ore e ore a parlare di questa storia, a riflettere sul Bigliettaio e su cosa gli passi per la testa, ma non riuscirei mai a districare la matassa, perché ci sono così tanti aspetti e tante sfaccettature da rendere questa storia immensamente profonda e unica nel suo genere. Questa è l’originalità che volevo e, neanche a dirlo, hai centrato il punto. Bravissima.
Utilizzo dei pacchetti: 4 + 0/8.
1) Polvere: “allegro”.
L’allegria, principalmente, mi si para davanti agli occhi quando si parla del Bigliettaio. Si vede che è di buon umore per quello che fa, è soddisfatto quando riesce a conquistare qualcuno e si gode ogni momento. Indubbiamente questo lo rende allegro, e credo anche che l’espressione del suo volto lo sia. Non so, ma me lo immagino così. Allo stesso modo, anche chi viene “raccattato” può abbracciare questo sentimento, se si innamora del luogo in cui viene catapultato. L’Indeciso non è uno di loro, ma il lettore sul cui volto si dipinge la felicità di aver concluso un paragrafo è uno degli esempi dei clienti che fanno felice il Bigliettaio. Anche il Passante si trova parte di questa allegria e la realizza in particolare quando scende dalla gondola e osserva Venezia con un nuovo spirito. È forse un sentimento più nascosto, ma è indubbio che sia molto presente.
La polvere è una dei protagonisti assoluti di questa storia, ed è assolutamente legittimo, poiché in mezzo ai libri – soprattutto se non sono quelli di casa – è quasi d’obbligo la sua presenza. È quasi rassicurante, ecco. Quindi la parola è stata inserita correttamente e anche più volte. Bene.
2) Incrinare: “diffidente”.
Il Passante è diffidente, e più o meno tutti – ad eccezione del Bigliettaio e di chi non sia sulla gondola da parecchio tempo – hanno questa reazione davanti a questo fenomeno (posso chiamarlo così?). Anch’io sono stata diffidente, ma forse lo ero perché mi sono immedesimata nel protagonista, chissà. Ad ogni modo, la diffidenza è molto pressante per buona parte del racconto, ed è senza dubbio una dei protagonisti. Anche quando il Passante inizia a sentirsi a suo agio, e il sentimento sfuma, ecco che arriva l’Indeciso a ricordare la prima impressione di fronte alla gondola. Dopotutto, mi sembra perfettamente legittimo, quindi ottimo lavoro.
La parola “incrinare” così com’è non c’è, purtroppo. Ero convintissima di sì e sono arrivata qui convinta di darti il punteggio massimo – per la cronaca: lo sarebbe stato –, ma hai coniugato il verbo (“incrina” è stato inserito ben due volte e in modo ragionato, in linea con lo stile così surreale) e noi volevamo la parola così com’è. Devo darti zero e non hai idea di quanto mi dispiaccia.
Pacchetto bonus: 0/2.
Niente, hai detto di non averlo inserito e non ho nemmeno cercato eventuali connessioni col pacchetto che avevi scelto. Anzi, non avendo riportato nello specchietto quale fosse l’ho proprio rimosso. Quindi... zero punti. Se non altro ho fatto più veloce!
Gradimento personale: 5/5.
C’è bisogno di dirlo? Amo Venezia, amo i libri e amo come scrivi. Non avrei potuto darti un punteggio diverso nemmeno se mi fossi impegnata. Anzi, avrei potuto alzare tutti gli altri punteggi in nome dell’innamoramento per questa storia! Ma sono troppo onesta per farlo, quindi...
Io sono il Passante, è questo che volevi dire? A parte la sigaretta, io sono davvero il passante. Mi trovo costantemente in quel torpore mentale che potrebbe sfociare nell’apatia a ogni momento, e desidero da sempre voltare l’angolo e trovare qualcosa che mi dia la scossa. Forse è qualcosa che tutti desideriamo, ma da qui a immaginare qualcosa del genere c’è davvero un abisso. E come tu abbia potuto partorire una tale idea... beh, sarà il mio interrogativo più pressante per i prossimi giorni.
La cosa che ho notato è come, soprattutto la parte iniziale e finale (quelle con le descrizioni più accurate della città), siano piene di fascino e affetto, e credo che solo chi ama davvero qualcosa sia in grado di rendere una tale emozione in modo vivido. Quindi, se la storia non mi fosse già piaciuta abbastanza, potrei aggiungere il fatto che mi sono innamorata di come tu ami Venezia. E se non avessi troppe cose da fare partirei subito domani, perché sono stata assalita dalla nostalgia per un luogo che, purtroppo, non vedo da troppo tempo. E, a dire il vero, muoio dalla curiosità di sapere se incontrerò la gondola dei miei sogni – e il bigliettaio dei miei sogni – quando finalmente riuscirò a tornarci.
Rota, maledetta te, ci sarà mai una tua storia che non mi farà impazzire?
Totale: 32,7/40. |