Recensioni per
Gossip a merenda
di wildbeauty

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
20/04/15, ore 15:06


Sesto classificato – Gossip a merenda

Di wildbeauty


Sintassi, ortografia, punteggiatura
Poiché la storia è impostata principalmente sulle battute dialogate – e, dunque, su una sintassi piuttosto semplice – non ho riscontrato grossi errori grammaticali.
Il più curioso – e insolito – che ho trovato riguarda l’ortografia e, in particolare, l’uso degli accenti.
Cito alcune parole esattamente come le ho trovate scritte nel testo: asserí, incredulitá, ammiccó, chiocció, sibilò, etc…
Su tutte le parole che ho riportato – e anche su tantissime altre – hai inserito l’accento acuto invece di quello grave, ovvero l’accento che dall’alto scende verso sinistra. Non so come mai tu abbia utilizzato una simile grafia, ma essa è considerata, in tutti i casi citati, completamente o parzialmente erronea.
Partendo dai casi parzialmente erronei, tra essi si annoverano asserí e incredulitá. Sebbene, infatti, le norme standard della grafia italiana prevedano che esse vadano scritte con l’accento grave, è possibile che alcune case editrici utilizzino l’accento acuto. Non sto a spiegare le ragioni linguistiche che giustificano, almeno per quanto riguarda la vocale i, una simile scelta grafica; però posso dire che è accettabile in quanto il grafema i non designa due diversi tipi di pronuncia, ragion per cui il tipo di accento che vi si pone sopra indica solo ed esclusivamente la tonicità della vocale in finale di parola ma non il modo in cui essa va pronunciata. Diverso è il discorso per parole come ammiccó – terminanti, cioè, con la vocale o. Il grafema o, se inserito in posizione tonica, può avere due pronunce differenti: /o/ come nella parola amóre, oppure /ɔ/ come in amò, terza persona singolare del passato remoto. Le due differenti pronunce vengono indicate, appunto, da due tipi di accento differenti: quello acuto per la vocale chiusa di amore, quello grave per la pronuncia aperta di amò. È vero: nell’italiano standard si accentano solo le vocali toniche finali e, per quanto riguarda la o, in posizione finale e tonica è sempre aperta, per cui, a rigor di logica, un qualunque accento andrebbe bene. Bisogna però tener conto che, per quanto concerne il simbolo o, esistono in italiano due differenti tipi di pronuncia e che l’accento serve proprio a indicare quello corretto.
In realtà, ti consiglierei di cambiare gli accenti anche nelle parole terminanti con ì e con à: esiste una grafia standard a cui si rifà gran parte dell’editoria, per cui, soprattutto nei testi amatoriali, è sempre meglio seguire la norma.

Per quanto riguarda l’ortografia, ho riscontrato un errore piuttosto comune:

"E probabilmente avrai un matrimonio più felice del mio." commentò Cindy, versandosi il terzo bicchiere.

Quando si hanno delle battute dialogate rette esternamente – ovvero seguite da una frase il cui verbo principale è dire o simili e il soggetto di tale verbo è colui che ha pronunciato la battuta – non bisogna inserire il punto fermo prima della chiusura delle virgolette, poiché il punto si inserisce direttamente alla fine della frase reggente. Diverso sarebbe il discorso nel caso in cui la battuta terminasse con un punto esclamativo o interrogativo o con i puntini di sospensione; ma in presenza del punto fermo, quest’ultimo non va inserito.
8,5/10

Appropriatezza lessicale e stile
La tua storia non è particolarmente articolata dal punto di vista stilistico: hai scelto di narrare al passato – cosa che apprezzo senz’altro – e hai fatto sì che la maggior parte del racconto fosse costituito di battuto dialogate. La scelta è apprezzabile, visto anche il contenuto della storia, e sicuramente adatta a una trama non troppo complessa ma comunque pungente. L’unico problema, a mio avviso, è che ci sono troppi personaggi che interagiscono nel giro di pochissime battute e, dunque, diventa difficile discernere per bene chi stia parlando a chi e quale ruolo abbia all’interno del racconto. Non che sia impossibile – per carità! – però ammetto di aver avuto qualche difficoltà a tal proposito. Magari, il problema si sarebbe potuto ovviare inserendo qualche dettaglio narrativo in più, frapponendo, tra una battuta e l’altra, qualche descrizione un po’ più accurata; comunque, a prescindere da ciò, trovo che la scelta di utilizzare principalmente il discorso diretto sia appropriata a una storia che parla di gossip.
Ovviamente, il discorso diretto non è altro che una simulazione del parlato, per cui, a livello sintattico, non hai inserito costrutti troppo complessi. La sintassi, insomma, è piuttosto semplice, ma prediligo di gran lunga battute brevi e realmente simili a conversazioni parlate, piuttosto che discorsi troppo complicati che difficilmente una persona pronuncerebbe in determinate occasioni.
Per quanto riguarda il lessico, non ho nulla da dire se non che alcune parole particolarmente pungenti mi sono piaciute parecchio. Cito tra tutte chiocciò, voce verbale inerente al verso delle galline, che tu hai sapientemente utilizzato per indicare una risposta stizzita e starnazzante di una delle signore al tavolo. Essendo tale verbo una parola onomatopeica, sono riuscita a immaginare meglio il tono di voce utilizzato dal personaggio nel pronunciare la sua battuta.
9/10

Trama: originalità e sviluppo
La tua storia è molto divertente, lo ammetto: innanzitutto, è realistica, nel senso che a ognuno di noi è capitato di trovarci in una situazione del genere, con gente che ci spettegola davanti o, magari, con noi stesse a spettegolare; e poi è ironica, drammaticamente ironica, esasperata a tal punto da risultare a tratti imbarazzante, tanta è la superficialità della maggior parte delle protagoniste.
Spesso, l’idea di organizzare una rimpatriata non è sempre delle migliori: si parte sempre con buone intenzioni, con la volontà di riabbracciare dopo tanto tempo delle persone che, per un certo periodo, hanno fatto parte della nostra vita; poi, l’incontro si concretizza e il risultato è che, spesso, i difetti di tanti anni prima non sono affatto svaniti col passare del tempo e con l’avvento della maturità. Le protagoniste della tua storia, nonostante ormai siano delle donne adulte, non hanno perso il vizio di spettegolare tra loro e, riunitesi finalmente per una merenda tutte assieme, tirano fuori il peggio di loro parlando male delle commensali.
Ognuna di loro ha la sua vita, i suoi problemi e le sue soddisfazioni, ma in poche riescono davvero a gioire per le fortune delle altre: Lexie sembra l’unica ad aver superato la fase post-adolescenziale del pettegolezzo, mentre le altre continuano a gioire delle disgrazie altrui, alimentando dicerie, falsità e ostentando anche molta cattiveria.
Il pomeriggio va avanti tra una chiacchiera e un’altra, tra un pettegolezzo e un altro, tra una risata finta e un’altra. L’alcol fa la sua parte accendendo gli animi, facendo scaturire confessioni prima taciute e facendo affiorare problemi di coppia che diventano terreno fertile per nuove critiche gratuite e per ulteriori pettegolezzi. Ovviamente, viste le premesse, la giornata degenera e, nel delirio generale, si arrivano a toccare temi quali il razzismo e il tradimento, arrivando infine a una bella azzuffata.
I buoni propositi della padrona di casa, che ha gentilmente messo a disposizione il proprio salotto per una piccola rimpatriata, vengono vanificati del tutto dall’incapacità delle signore di tenere a freno la lingua nei momenti opportuni.
La tua storia non è affatto male dal punto di vista della trama proprio perché affronta un argomento apparentemente futile come quello del pettegolezzo, che però cela dietro di sé tante problematiche di non poco conto: in fondo, è proprio il gossip a rovinare le migliori amicizie, no?
Certo, tu hai proposto una versione molto esasperata delle dinamiche del pettegolezzo, però l’idea di base è apprezzabile.
8/10

Caratterizzazione dei personaggi
È molto difficile valutare singolarmente ognuno dei personaggi che compaiono nella storia. Come ho già avuto modo di dire, infatti, le battute delle varie donne presenti in scena si accavallano tra loro e si susseguono a ritmi incalzanti, rendendo difficile riuscire a seguire il filo logico della storia già alla prima lettura.
Si potrebbe, però, dividere in due macroblocchi i personaggi: da una parte c’è Lexie e dall’altra le restanti “amiche”.
Partendo proprio da quest’ultimo gruppo – il più cospicuo, ahimé – la caratterizzazione “tipo” è abbastanza stereotipata e così riducibile: trentenni appassionate di pettegolezzo, piuttosto povere culturalmente parlando, vittime dei loro pregiudizi e convinte sostenitrici della loro superiorità.
Lexie sembra invece distinguersi rispetto alle altre: ha una mente più aperta avendo vissuto a New York, non ama il pettegolezzo e, anzi, si sorprende nello scoprire che le sue amiche ancora, nonostante l’età, non hanno perso questa brutta abitudine.
Il difetto più grande che ho riscontrato nella caratterizzazione dei tuoi personaggi è proprio l’omologazione: va bene avere una certa tendenza, però, in effetti, tutte le protagoniste della storia – Lexie esclusa, appunto – hanno il medesimo modo di spettegolare e lo fanno sui medesimi argomenti. Non ce n’è una più discreta delle altre: tutte quante aspettano come rapaci che le orecchie della preda siano sufficientemente lontane, per poi artigliarla a suon di dicerie più o meno vere. Anche la faccenda del razzismo nei confronti delle persone di colore mi pare un po’ esagerata: d’accordo, siamo a qualche decennio fa – e in America, a tutt’oggi, il problema della discriminazione razziale è ancora ben presente – però, davvero, le argomentazioni che portano le signore per giustificare la presunta superiorità dei bianchi sono tutte molto ingenue.
Tutte.
Nessuna che abbia provato a dire qualcosa di un po’ più concreto pur di giustificare una teoria già di per sé assurda. A ben vedere, nemmeno Lexie riesce a dire cose molto incisive per difendere l’ideologia opposta.
Insomma, la sensazione è che intorno al tavolo non ci siano delle donne mature – come, almeno in teoria, dovrebbero essere delle trentenni – ma delle adolescenti neppure troppo istruite e perspicaci.
Ovviamente, visto il tipo di storia, la caratterizzazione dei tuoi personaggi non è da bocciare in toto, però, a mio avviso, avresti dovuto lavorare un po’ di più sulla personalità di almeno un paio delle protagoniste. Altrimenti, lo ripeto, distinguere una Verena da una Sally o da una qualunque altra ragazza all’interno del macrogruppo risulta davvero impossibile.
7/10

Attinenza tra trama e titolo
In questo parametro meriti il punteggio pieno poiché, come ho potuto constatare, l’attinenza è pienamente soddisfacente. Il titolo Gossip a merenda non si prestava a molte interpretazioni metaforiche e la scelta più ovvia era proprio quella di descrivere una situazione di pettegolezzo intorno a un bel tavolo pieno di vecchie “amiche”.
Hai scelto la strada più facile evitando forzature nella trama che, comunque, non erano necessarie viste la limpidezza del titolo. Questo, però, non sminuisce i tuoi meriti, avendo tu scritto una slice of life tutto sommato molto piacevole.
10/10

Gradimento personale
La tua è la classica storia che serve per “staccare la spina” dai problemi della vita quotidiana.
Mi ha fatto sorridere molto perché, in effetti, la situazione da te descritta, per quanto paradossale, è molto comune nella vita di tutti i giorni. Se è vero il pettegolezzo è il sale della vita, allora bisogna anche accettare di buon grado che, qualche volta, giocare a fare del gossip può avere conseguenze impreviste. Nel tuo racconto, sono venuti fuori tradimenti, bugie, incomprensioni, tutti sapientemente taciuti per anni prima che l’alcol e la mancanza di buonsenso contribuissero a farli venire fuori.
Come ho già detto, io avrei comunque preferito che i personaggi fossero più realistici e più consoni alla loro età, ma la storia è comunque molto piacevole e a tratti divertente.
Merita di essere letta.
Tot: 42,5/50

Recensore Master
25/03/15, ore 10:51

Ciao!
Ommamma, hai descritto una vera e propria fiera dell'ipocrisia! Mi ha fatto sorridere, anche se con un amaro retrogusto. Altro che amiche. ..dei veri e propri serpenti velenosi! Ahahah xD