Buongiorno!
Sono capitata per caso su questa storia grazie alla soffiata di un uccellino, e devo dire che ho fatto bene a dare un'occhiata. Amici miei nonn è esattamente il mio genere, l'ho visto che ero troppo piccola per capire appieno la carica caustica di Monicelli, qui all'ennesima potenza, ma la scena del treno e dei meravigliosi ceffoni assestati ai viaggiatori in partenza è entrata nella storia del cinema e nell'immaginario collettivo. Quella scena e il conte Mascetti.
Fa un po' tenerezza vedere Luciano onorare suo padre, nel giorno della scomparsa, con quella bischerata così iconica, al punto che gli stessi compagni del Perozzi fissano la scena perplessi. Adesso non mi resta che vedere perché abbia deciso di ricordarlo proprio attraverso questa commemorazione, mi hai messo addosso curiosità.
Lo stile è fluido, senza intoppi, rispettoso di un registros tilistico che sembra essere socmparso dai radar dell'italiano non solo parlato, ma anche scritto! Ho trovato un solo refuso, le braccia consorte in vece delle braccia conserte (te lo segnalo per proforma), ma non ci si fa davvero cosa, la tua penna racconta agevolmente e si arriva alla fine del capitolo chiedendosi "Beh? Perché è già finito?". Anzi, se mi scusi, vado a leggere il seguito. Con permesso... |